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TU SEI IL CRISTO

Dal Vangelo secondo Marco (8, 27-35)

tu sei il cristoIn quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed gli domandava loro:

«Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.

Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».


 

"Strada facendo" al suono della campanella si presenta puntuale alla ripresa del cammino pastorale, di cui l'anno scolastico ne segna l'avvio. Il primo giorno di scuola è una festa tutta particolare! Bambini con il grembiule ben stirato con lo zainetto già pieno degli strumenti di lavoro si rivedono con i vecchi amici ritrovando gioia di raccontare storie ed avventure, mamme che accompagnano per la prima volta i loro bambini alla scuola, consegnandoli al simpatico bidello (come si chiamava ai tempi nostri, ora fa parte del personale ausiliario!), con "mi raccomando...", e gli insegnanti che attendono all'ingresso dell'aula per accogliere e dare l'avvio al lavoro scolastico ed educativo. Così, più o meno il primo giorno, per tutto il mondo della scuola un augurio grande accompagnato da una forte speranza per far fronte alle inevitabili difficoltà del percorso. Di fronte al grande e storico edificio scolastico "Edmondo De Amicis" di San Ferdinando c'è un' altra "scuola" con un maestro che da duemila anni non si stanca di insegnare la via buona, a piccoli e grandi e attende, con speranza, con bontà, tutti per offrirci la lezione più bella, quella della vita buona del Vangelo. La porta della sua "scuola" è sempre aperta, ma c'è un giorno della settimana che vuol far festa con tutti: è la domenica! Nella nostra Chiesa del Rosario, bella e accogliente nella sua struttura, vogliamo ritrovarci intorno a Gesù, che in parte lo conosciamo, ma rimane ancora molto per gustare la gioia del suo Vangelo.

Così in questa prima domenica, Lui incomincia subito e ci rivolge una domanda: "La gente, chi dice che io sia?". Una domanda provocatoria, ma abbastanza facile da rispondere, ognuno può dire quello che ha sentito dire, anche perché, nonostante tutto si continua a parlare delle sue parole, della sua vita. Ma Lui è un "maestro" esigente, personale, non si accontenta della risposta di "catechismo" imparata a memoria da piccolo: "Tu sei il Cristo". A Pietro e a noi offre un progetto di vita, che supera ogni aspettativa e previsione: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Una parola che non si trova scritta in nessun libro, ma si impara con Lui e dietro di Lui. Ci sono riusciti in tanti e tra questi il nostro amico Pietro che, non era tra i migliori, ci possiamo riuscire anche noi. "Strada facendo" ci accompagnerà di domenica in domenica.

Dall'8 settembre è con noi il P. Luigi Piccolo, mandato dal P. Generale, P. Francesco Petrillo, per realizzare il "Progetto Samuel", progetto pastorale-vocazionale nella nostra parrocchia del Rosario. La sua presenza si unisce a quella dei Padri già presenti e vedo con grande speranza la sua azione pastorale, conoscendo doni e qualità, uniti allo zelo ed entusiasmo per la Chiesa e per la Famiglia di S. Giovanni Leonardi. A lui i nostri auguri e se cammineremo in comunione, guidati dal Vangelo, non mancheranno i frutti che il Signore farà crescere nel nostro piccolo campo. Il cammino che ci aspetta è segnato da grandi obiettivi: l'Anno della Fede, il primo Sinodo Diocesano e le altre tappe che "Strada Facendo" porterà a conoscenza, perché tutti: piccoli, giovani, famiglie, operatori pastorali possiamo riscoprire la gioia di seguire Gesù, amico e maestro.

Buon anno pastorale con la benedizione del Signore e lo sguardo materno di Maria, regina del Rosario.

P. Raffaele Angelo Tosto



Perché un anno della fede?

logo anno fedeLa domanda non è retorica e merita una risposta, soprattutto dinanzi alla grande attesa che si sta registrando nella Chiesa per tale evento.

Benedetto XVI ha dato una prima motivazione quando ne ha annunciato l'indizione: «La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita. Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l'amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza». Questa è l'intenzione principale. Non far cadere nell'oblio il fatto che caratterizza la nostra vita: credere. Uscire dal deserto che porta con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia della fede e comunicarla in modo rinnovato.

Questo anno, quindi, si rivolge in primo luogo a tutta la Chiesa perché dinanzi alla drammatica crisi di fede che tocca molti cristiani sia capace di mostrare ancora una volta e con rinnovato entusiasmo il vero volto di Cristo che chiama alla sua sequela.

È un anno per tutti noi, perché nel perenne cammino di fede sentiamo la necessità di rinvigorire il passo, divenuto a volte lento e stanco, e rendere la testimonianza più incisiva. Non possono sentirsi esclusi quanti hanno consapevolezza della propria debolezza, che spesso prende le forme della indifferenza e dell'agnosticismo, per ritrovare il senso perduto e per comprendere il valore di appartenere a una comunità, vero antidoto alla sterilità dell'individualismo dei nostri giorni.

In «Porta fidei», comunque, Benedetto XVI ha scritto che questa «porta della fede è sempre aperta». Ciò significa che nessuno può sentirsi escluso dall'essere positivamente provocato sul senso della vita e sulle grandi questioni che soprattutto ai nostri giorni colpiscono per la persistenza di una crisi complessa che aumenta gli interrogativi ed eclissa la speranza. Porsi la domanda sulla fede non equivale a estraniarsi dal mondo, piuttosto fa prendere coscienza della responsabilità che si ha nei confronti dell'umanità in questo frangente storico.

Un anno durante il quale la preghiera e la riflessione potranno più facilmente coniugarsi con l'intelligenza della fede di cui ognuno deve sentire l'urgenza e la necessità. Non può accadere, infatti, che i credenti abbiano ad eccellere nei diversi ambiti della scienza, per rendere più professionale il loro impegno lavorativo, e ritrovarsi con una debole e insufficiente conoscenza dei contenuti della fede. Uno squilibrio imperdonabile che non consente di crescere nell'identità personale e che impedisce di saper dare ragione della scelta compiuta.

Mons. Rino Fisichella

Presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione




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Su un campo quadrato, bordato, è simbolicamente rappresentata una barca, immagine della Chiesa, in navigazione su dei flutti graficamente appena accennati, e il cui albero maestro è una croce che issa delle vele che con dei segni dinamici realizzano il trigramma di Cristo; inoltre lo sfondo delle vele è un sole che associato al trigramma rimanda anche all'eucaristia.

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