DOMENICA 4 GIUGNO 2017
DOMENICA DI PENTECOSTE
GESÙ SOFFIÒ E DISSE LORO: «RICEVETE LO SPIRITO SANTO...»Giovanni 20,22
Dal Vangelo secondo Giovanni (20, 19-23)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
È la domenica di Pentecoste, 50 giorni dalla Pasqua del Signore. Una domenica di grande festa, di fuoco! Il vangelo ci narra quanto è avvenuto la sera della Pasqua. Da una parte, la paura dei discepoli che si difendono, sbarrando le porte di casa, dall'altra, una forza di pace che vince ogni resistenza e apre le porte di casa e soprattutto quelle dei cuori. E' la forza dell'amore, capace di vincere ogni resistenza. Il risorto porta con sé i segni della passione nelle mani e nel fianco, ma offre un dono inaspettato: la pace, che tocca i loro cuori. Si fa spazio allora la fiducia, tornano a guardare il loro maestro con gli occhi illuminati da una luce nuova, quella pasquale. È solo il primo dono, perché ne seguirà un altro, ancora più importante. Con il suo soffio: "Ricevete lo Spirito Santo". Il dono dei doni. Nella creazione, il primo soffio trasformò un pugno di argilla in uomo, ora, i discepoli in apostoli di amore, di perdono. "A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati". Pace e perdono sono le colonne fondanti della nuova umanità, la chiesa. Tutto questo per l'azione dello Spirito che è stato diffuso nei nostri cuori. Anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, è in noi, ma è stato dimenticato, è rimasto nascosto tra le tante cose ingombranti, quasi dimenticato. Da qui freddezza e tiepidezza di una vita cristiana avvolta nell'indifferenza e nell'apatia. I discepoli, dal cenacolo, escono trasformati, pronti a portare quella pace e nel perdono che hanno ricevuto. La Pentecoste è sempre attuale, necessaria e urgente. La liturgia ci fa pregare: "Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce". Una luce che si fa vita, riposo, conforto, forza, bellezza, docilità, santità. Riscopriamo in noi il dono dello Spirito Santo per vivere la gioia del Vangelo.
P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)
laPREGHIERAdi Roberto Laurita
Spirito Santo, soffio di Dio,
tu puoi trasformare le nostre lande solitarie,
i nostri deserti devastati dall'egoismo,
le nostre regioni lacerate
dal sopruso, dall'odio, dalla vendetta,
dalla brutalità cieca del terrorismo,
in una terra di giustizia e di pace,
rigenerata dall'amore e dalla solidarietà.
Spirito Santo, soffio di Dio,
tu ci aiuti ad abbattere i muri
costruiti per separare i popoli
nel nome del sospetto,
dell'ostilità e del privilegio
e ci dai la forza di lanciare ponti
per ridurre le distanze che impediscono
la comprensione, la stima,
il dialogo, la collaborazione.
Spirito Santo, soffio di Dio,
tu dai inizio ad un'epoca nuova,
abitata dal vangelo di Gesù,
guarita dall'individualismo,
risanata da ogni sentimento cattivo,
ravvivata dalla tua fantasia,
che ispira iniziative nuove
di riconciliazione e di misericordia.
Spirito Santo, soffio di Dio,
tu sciogli la durezza dei nostri cuori
e ci fai ritrovare la strada
della mitezza e della semplicità,
tu rendi limpido il nostro sguardo
e ci permetti di trattare ogni uomo
non da estraneo, ma da fratello,
non da concorrente, ma da collaboratore.
«NON VI LASCERÒ ORFANI» (Gv 14,18).
Papa Francesco, omelia 15 maggio 2016
La missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo, aveva questo scopo essenziale: riallacciare la nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato; toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli.
L'apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, dice: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!"» (Rm 8,14-15). Ecco la relazione riallacciata: la paternità di Dio si riattiva in noi grazie all'opera redentrice di Cristo e al dono dello Spirito Santo.
Lo Spirito è dato dal Padre e ci conduce al Padre. Tutta l'opera della salvezza è un'opera di ri-generazione, nella quale la paternità di Dio, mediante il dono del Figlio e dello Spirito, ci libera dall'orfanezza in cui siamo caduti. Anche nel nostro tempo si riscontrano diversi segni di questa nostra condizione di orfani: quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale; quella presunta autonomia da Dio, che si accompagna ad una certa nostalgia della sua vicinanza; quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte; quella fatica a riconoscere l'altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre; e altri segni simili.
A tutto questo si oppone la condizione di figli, che è la nostra vocazione originaria, è ciò per cui siamo fatti, il nostro più profondo "DNA", che però è stato rovinato e per essere ripristinato ha richiesto il sacrificio del Figlio Unigenito. Dall'immenso dono d'amore che è la morte di Gesù sulla croce, è scaturita per tutta l'umanità, come un'immensa cascata di grazia, l'effusione dello Spirito Santo. Chi si immerge con fede in questo mistero di rigenerazione rinasce alla pienezza della vita filiale.
«Non vi lascerò orfani». Oggi, festa di Pentecoste, queste parole di Gesù ci fanno pensare anche alla presenza materna di Maria nel Cenacolo. La Madre di Gesù è in mezzo alla comunità dei discepoli radunata in preghiera: è memoria vivente del Figlio e invocazione vivente dello Spirito Santo. E' la Madre della Chiesa. Alla sua intercessione affidiamo in modo particolare tutti i cristiani, le famiglie e le comunità che in questo momento hanno più bisogno della forza dello Spirito Paraclito, Difensore e Consolatore, Spirito di verità, di libertà e di pace.
Lo Spirito, come afferma ancora san Paolo, fa sì che noi apparteniamo a Cristo: «Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene» (Rm 8,9). E consolidando la nostra relazione di appartenenza al Signore Gesù, lo Spirito ci fa entrare in una nuova dinamica di fraternità. Mediante il Fratello universale, che è Gesù, possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo, non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso. E questo cambia tutto! Possiamo guardarci come fratelli, e le nostre differenze non fanno che moltiplicare la gioia e la meraviglia di appartenere a quest'unica paternità e fraternità.