Parrocchia B.V. Maria del SS. Rosario

San Ferdinando di Puglia (BT)

  
  
  

Mailing List

Iscriviti alla nostra mailing list per ricevere una copia di "Strada Facendo" ed essere aggiornato sulle nostre iniziative parrocchiali.\n
Inserisci il tuo nome e la tua email e clicca su "iscriviti"

SMRosario TV

logo new smrosario 400x400

5x1000 essegielle

Servizio Diocesano per l'accoglienza dei fedeli separati

logo del servizio diocesano

NEWS

Servizio Informazione Religiosa

Notiziario OMD

OMD Notiziario 189

Periodico trimestrale dei Chierici Regolari dell'Ordine della Madre di Dio

Login

Visitatori dal 01/01/2010

10828762
Oggi
Ieri
Questo Mese
Totale
1004
2860
40229
10828762

Abbiamo 73 visitatori e nessun utente online

visitatori nel mondo

Parrocchia B.V. Maria del SS. Rosario

dei Padri Leonardini dell'Ordine della Madre di Dio

Benvenuti nel nostro sito web

 

    

 

 

 

RICEVI ONLINE LE NOSTRE NOTIZIE

Se vuoi ricevere una copia di "Strada Facendo"

ed essere aggiornato sulle nostre iniziative parrocchiali,

iscriviti alla MAILING LIST compilando il modulo qui a sinistra.

 

 

 

 

 

 

 

Filtro
  • logo strada facendo new

      DOMENICA 29 SETTEMBRE 2019 


     

    UN POVERO, DI NOME LAZZARO, STAVA ALLA SUA PORTA,COPERTO DI PIAGHE...LUCA 16,20

    Dal Vangelo secondo Luca(16,1-13)

    29092019In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.

    Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

    E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». 

     

     

     

    SF 319 2 

     

     

    SF 319 3


     
    strada facendo n 319 XXVI TO C 29 09 19
     
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo new

      DOMENICA 22 SETTEMBRE 2019 


     

    «FATEVI DEGLI AMICI CON LA RICCHEZZA DISONESTA...»LUCA 16,9

    Dal Vangelo secondo Luca(16,1-13)

    22092019In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

    L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

    Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

    Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

    Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

    Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.

    Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

     
     

     

     

    strada facendo n 318 2 

     

     

    strada facendo n 318 3


     
    strada facendo n 318 XXV TO C 22 09 19
     
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo new

      DOMENICA 15 SETTEMBRE 2019 


     

    «RALLEGRATEVI CON ME, PERCHÉ HO TROVATO LA MIA PECORA...» LUCA 15,6

    Dal Vangelo secondo Luca(15,1-24)

    15092019In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

     
     
     

     

     

     

     estate giovani I

    Campo estivo Giovanissimi
    Montagna Amica - Pescopennataro (IS) - 5-10 Agosto 2019

     

    15092019 2Dopo mesi di preparazione, finalmente l’alba del 5 agosto ci ha visti in partenza per Pescopennataro per l’ormai consueto campo estivo parrocchiale a cui ogni anno partecipano numerosi ragazzi di classi medie e superiori.

    A differenza degli altri, siamo partiti con tante incognite, tanti ragazzi alla loro prima esperienza, tanti nuovi animatori che con il loro entusiasmo riempivano di nuove idee noi con più esperienza. Per anni ci avevano chiesto “Come si fa per diventare animatore” ed ora erano dalla nostra parte. Ci hanno contagiato con il loro entusiasmo, la loro voglia di fare e il loro coraggio. Durante la preparazione sono stati con noi negli infiniti pomeriggi e serate, nella progettazione, nella ricerca dei materiali. Tanto impegno e tanto sacrificio che noi sapevamo sarebbe stato compensato dall’avventura che si apprestavano a vivere con noi. Così quel lunedì finalmente siamo partiti con l’ansia ben visibile sui nostri volti.

    Titolo di quest’anno è stato “Mettiti in gioco: perché la vita è una cosa seria!”. Abbiamo accompagnato i ragazzi per 6 giorni riflettendo con le dinamiche dei giochi classici, sulle situazioni ben più complicate della vita adolescenziale, paragonando la vita ad un grande tabellone da gioco, in cui gli imprevisti non mancano, in cui è facile rimanere bloccati, in cui la vera gioia non si trova nel vincere ma nel divertirsi insieme.

    Durante le giornate abbiamo scoperto la vita di alcuni Santi che si sono messi al servizio della comunità cristiana con il loro poco e le loro fragilità, così abbiamo conosciuto Madre Teresa di Calcutta, Bakhita, Sant’Agostino, Chiara Luce Badano e Don Gnocchi, santi che ci hanno dimostrato che “Santi si può!”: l’ultimo giorno la staffetta, infatti, è passata a noi, pedine di Dio, nel tabellone della vita.

    Oltre ai momenti riflessivi, non sono mancate le tante occasioni di divertimento, i tanti giochi, i festeggiamenti per i compleanni, le indimenticabili serate, le paure per il gioco notturno, i numerosi sorrisi e le immancabili lacrime dell’ultima sera, quando nessuno voleva tornare a casa.

    Dopo sei giorni immersi nella natura, circondati da Abeti bianchi, siamo tornati a casa con una nuova consapevolezza: “é meglio illuminare gli altri che brillare solo per se stessi”!

      

     

     

     

     

     “VIAGGIO NELLA TENEREZZA NUZIALE”

    Incontrando Tobia e Sara

    Seminario di spiritualità, Roccaporena di Cascia, 4-17 Agosto 2019

     

    15092019 3 colorVivere l’esperienza di un seminario di spiritualità per famiglie è un’occasione preziosa per gli sposi. Pertanto alcune coppie del Gruppo della Tenerezza, insieme ad altre coppie desiderose di unirsi al gruppo, hanno partecipato al seminario organizzato dalla Casa della Tenerezza di Perugia che ha visto la partecipazione di 100 coppie con 86 bambini, di età diverse, provenienti da ogni parte d’Italia.

    Sono stati giorni intensi che ci hanno offerto la possibilità di fermarci a riflettere su cose che, presi da mille occupazioni, generalmente tralasciamo. Ci hanno invitati a scoprire o a riscoprire la bellezza del viaggio nuziale intrapreso da pochi o da molti anni. Il matrimonio è, in effetti, un viaggio che sorge dall’incontro di un uomo e una donna i quali desiderano che, il loro essere un “IO” e un “TU”, diventi “NOI” in Dio-Amore e, amandosi l’un l’altra, si aprono alla vita, vivendo la loro appartenenza alla Chiesa e il loro impegno nella società.

    Questo è stato il messaggio sviluppato in questi giorni attraverso la storia del Libro di Tobia; un messaggio di grande speranza per le famiglie di tutti i tempi. Ogni famiglia può trovare in questo libro un percorso per rileggere la propria vicenda come “storia di salvezza” e scorgervi i segni della presenza e dell’azione dello Spirito Santo. Quante coppie si trovano oggi in situazione di solitudine, o sono tentate di lasciarsi andare alla mediocrità o alla disperazione! Quante coppie hanno bisogno di sentire un Dio che veglia su di loro ed è vicino alla loro famiglia con la Sua benedizione! E tutte sono chiamate a ri-innamorarsi ogni giorno guidate dalla presenza dello Spirito. E ancora quante coppie non sono consapevoli del grande dono ricevuto con il sacramento del matrimonio e perdono - così - la possibilità di vivere la bellezza e la gioia dell’amore umano, chiamato ad essere segno visibile dell’amore di Dio!

    Ripercorrendo la storia di Tobia e Sara le famiglie del seminario hanno ri-imparato a credere alla potenza salvifica di Dio, a rendersi disponibili all’azione sanante di Dio perché “Niente è impossibile a Lui”.

    E ancora ripercorrendo la storia di Tobia e Sara gli sposi possono guardare alla tenerezza di Dio sentendosi amati e amando, per far diventare la loro tenerezza l’anima del vissuto nuziale. La storia di questi sposi biblici il cui protagonista è Dio, è la storia di una lotta tra il bene e il male il cui campo di battaglia è la relazione sponsale di due giovani che con l’aiuto di Dio riusciranno a portare in salvo se stessi e il loro matrimonio.

    Tobia e Sara siamo tutti noi sposi e Asmodeo il cui nome significa “distruttore delle nozze”, è presente in ogni matrimonio, anche se non riconosciuto, pronto ad attaccarlo e distruggerlo ad ogni occasione. Mano male che, per grazia di Dio, ogni coppia di sposi è custodita e accompagnata dall’ angelo Raffaele il cui nome significa “Dio guarisce”, che non fa mancare la protezione e la guida che Dio, Padre buono, dona in abbondanza purché ci fidiamo di Lui e gli affidiamo il nostro amore.

    Il seminario ha aiutato gli sposi presenti e le loro famiglie a mettersi in ascolto della Parola di Dio in un clima di preghiera e di fiducia e ci ha indirizzati a condividere un cammino di fede che ci renda capaci di provare ogni giorno la gioia di amarsi. La famiglia è chiamata a riscoprire la presenza di Dio, a riconoscere che Lui ci accompagna ed è vicino a noi, pertanto come “atleti di Cristo” dobbiamo crearci tempi di preghiera per “benedire Dio” affinché Dio “dica bene di noi”.

     
     

     
    strada facendo n 317 XXIV TO C 15 09 19
     
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo new

      DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019

     


     

    «CHIUNQUE DI VOI NON RINUNCIA A TUTTI I SUOI AVERI, NON PUÒ ESSERE MIO DISCEPOLO»LUCA 14,33

    Dal Vangelo secondo Luca(14,25-33)

    08092019In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

    Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

    Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

     
     
     
     

    il parroco scrive

    Settembre, dopo la pausa estiva, ci riporta lentamente al quotidiano: si riavvia un nuovo anno pastorale, e mentre ci si prepara per la scuola, per la riapertura del catechismo, la liturgia di questa domenica pone al centro una parola semplice ma molto impegnativa: “ama di più”. Si, in amore non possiamo accontentarci del minimo, Gesù invita tutti noi a puntare in alto, a cercare quel di più che arricchisce la nostra storia ed è così che l’amore diviene croce da accogliere, perché la croce per Gesù è amare senza misura, è donarsi, è accogliere la parte del dolore che ogni amore ha in se. Prendere la sua croce è imparare da lui ad amare in modo nuovo. Tutto questo ci porta a guardare la nostra vita per chiederci cosa sia veramente importante. Il Vangelo di questa domenica, ci educa ad una rinuncia che diviene per noi ricchezza, perché alle volte rischiamo di legare la nostra vita ai beni, agli oggetti, alla necessità di apparire per essere qualcuno, mentre siamo semplicemente chiamati a volgere lo sguardo a Gesù per essere discepoli, per seguire lui nella via nuova dell’amore.

    p. Luigi Murra

     

     

     

      

    SF 316 pag 2

     

     

     

    V MEETING “FAMIGLIE SOTTO LE STELLE”

    IL SACRAMENTO DELLA COPPIA

     

    08092019 2Come i Magi provarono una grandissima gioia a vedere la stella e, giunti alla grotta, si prostrarono e adorarono il Bambino, così alcune famiglie, desiderose di approfondire la propria vocazione al matrimonio, si sono incontrate “sotto le stelle” con il desiderio di prostrarsi e adorare il Signore perché doni ad ognuna, soprattutto a quelle in difficoltà, la gioia del suo Amore.

    Anche quest’estate le famiglie del Gruppo della Tenerezza insieme ad altre famiglie della Parrocchia, con l’aiuto di P. Luigi Murra e grazie all’ospitalità delle suore dell’Istituto Riontino, hanno dato vita al V Meeting di “Famiglie sotto le stelle”. Il Meeting si è svolto in tre serate nel giardino messo a disposizione dalle suore e alla presenza di circa 35 partecipanti, coppie e single.

    La prima serata ha avuto inizio con l’intervento di P. Luigi che, attraverso la sua catechesi, ci ha fatto riscoprire la Grazia del Sacramento del matrimonio. Gli sposi cristiani sono “Sacramento vivente” e “Mistero grande”, da comprendere, con l’aiuto dello Spirito Santo, per arricchire se stessi e gli altri. A seguito della catechesi è stato offerto ai presenti un questionario per la riflessione personale e di coppia.

    Nella seconda serata i coniugi Russo hanno esposto attraverso slide e riflessioni “La Mistica dell’intimità degli sposi” che, afferma Papa Francesco, è un regalo meraviglioso di Dio per le sue creature (AL 150). Ciò che è stato messo in rilievo è che l’intimità nuziale è una via di celebrazione del sacramento delle nozze e, se vissuto bene, il talamo nuziale è altare di grazia; non semplicemente un arredo di casa, ma lo spazio sacro su cui gli sposi amandosi, celebrano il loro amore e sperimentano la bellezza dell’amore di Dio. È dunque per gli sposi luogo di grazia e di benedizione.

    La serata è terminata con l’Abbraccio-Terapia che ha fatto vivere un momento di particolare intensità e affettività soprattutto alle coppie presenti, le quali hanno avvertito quell’abbraccio reciproco come un dono, perché, come afferma Mons. Carlo Rocchetta, l’abbraccio fa incontrare, scioglie le barriere, fa sentire amati, dona tenerezza e rimanda all’abbraccio di Dio.

    Nell’ultima serata abbiamo vissuto un profondo momento di preghiera con l’Adorazione Eucaristica durante il quale abbiamo messo ai piedi del Signore le domande affiorate nei nostri cuori grazie a quanto ascoltato nelle catechesi e abbiamo affidato tutte le famiglie, specie quelle in difficoltà, a Gesù Eucarestia.

    La serata si è conclusa con un momento di fraternità e convivialità.

     
     

     
    strada facendo n 316 XXIII TO C 08 09 19
     
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo

     DOMENICA 7 OTTOBRE 2018 


     

    «CHI NON ACCOGLIE IL REGNO DI DIO COME LO ACCOGLIE UN BAMBINO, NON ENTRERÀ IN ESSO»MARCO 10,15

    Dal Vangelo secondo Marco (10,2-16)

    07102018In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
    Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
    A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
    Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

     

     

     

    il parroco

    “L’uomo non divida quello che Dio ha unito” è il pensiero e progetto originario di Dio sulla famiglia. Di questo erano a conoscenza tutti, in particolare, Scribi, Farisei e Dottori della Legge, che facendosi forti di questo, con intento malevolo, chiedono a Gesù: “E’ lecito a un marito ripudiare la propria moglie?”. Gesù non si limita a un sì o no, ma cerca di portarli oltre la loro sicurezza della decisione di Mosè, di ripudiare la propria moglie, trovandone la causa “nella durezza del cuore”. Questo gli dà motivo di confermare quanto è stato pensato fin dall’inizio della creazione. Dio vuole l’unità, l’uomo la separazione. La durezza di cuore è la radice di ogni male ed in specie nella famiglia, luogo primario di relazione, di vita, ma anche di conflitti. Senza la grazia sacramentale, non bastano i desideri e i sentimenti per vincere la durezza di cuore. Certo i principi, da soli, non sono sufficienti a risolvere la problematica familiare, per questo la Chiesa si fa Madre per accompagnare ogni famiglia nel vivere la letizia dell’amore e guarirne le ferite. Liberarsi dalla durezza per sperimentare la tenerezza dell’amore in famiglia, è possibile e lo possono testimoniare, in semplicità e umiltà, le famiglie della nostra parrocchia che hanno riscoperto il dialogo, l’incontro, la tenerezza.

    Cercate, troverete la risposta della bellezza dell’amore di Dio nella famiglia.

    Grazie a Mastromauro Domenico per il commento al Vangelo.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    COME I BAMBINI

    Il Vangelo di questa Domenica ci ricorda l'importanza dell'unione tra l'uomo e la donna, di come quest’amore che trasforma in una sola carne, sia fondamentale sin dall'inizio della creazione. Un bel lavoro quello della vita di coppia; oggi siamo un po' distratti da tante cose apparentemente interessanti ma che lasciano il tempo che trovano, rendendoci sempre più individualisti, mettendo da parte Dio e la nostra metà, perché ci rende scomoda la vita fatta di sacrifici e di comprensione nei confronti del proprio coniuge. Una ricetta per far rinascere la bellezza e l'amore, ci dice il Vangelo, è quella di cercare di essere semplici e innocenti come i bambini citati nella Scrittura, facendo entrare Dio nella vita quotidiana delle nostre famiglie, chiedere aiuto a Dio nostro Padre, perché prendendosi cura di noi faccia si che il rapporto tra l'uomo e la donna non si sgretoli!

    Domenico Mastromauro

       

     

      

     

     

     

    estate giovani 4

    "Per mille strade" Pellegrinaggio RnS

     

    Salve a tutti fratelli e sorelle carissimi…. mi chiamo Luigi, ho 27 anni e oltre ad essere un parrocchiano praticante della Chiesa del Rosario “cammino” assieme alla mia famiglia con la “Famiglia Sicut Parvuli” del Rinnovamento nello Spirito Santo, nella nostra Chiesa. Da giovane che sono, mi piacerebbe raccontarvi l’esperienza che ho vissuto a Roma l’11 e 12 Agosto scorso in occasione del Pre-Sinodo dei Vescovi sui Giovani con il tema “I GIOVANI, LA FEDE, IL DISCERNIMENTO VOCAZIONALE” vivendo l’incontro di tutti i giovani di ogni realtà ecclesiale, gruppo, movimento e associazione con Papa Francesco al Circo Massimo. Dall’8 al 10 Agosto, in preparazione all’incontro col Papa, ho vissuto a Perugia tre giorni assieme agli 800 giovani tra i 14 e 30 anni della Famiglia del Rinnovamento d’Italia, giorni in cui abbiamo vissuto bellissimi momenti di riflessione, preghiera, catechesi ma anche festa, musica e fraternità. A Perugia ho lasciato tanti ragazzi e ragazze, tante storie, tanti dubbi, e ho portato via con me la testimonianza di un cammino, con alcuni ragazzi più “maturo”, con altri un po' più acerbo.... ma essenzialmente intenso… Proprio Papa Francesco poi ce lo ricordava sabato, alla veglia del Circo Massimo "La chiesa senza testimonianza è soltanto Fumo"… e io aggiungerei come il Presidente Martinez, "la gratitudine ha un volto, un nome e un cognome". E io, che nella mia storia di vita sono stato salvato e reso nuovo dall'esperienza dell'Amore di Dio tramite l'impegno e la testimonianza di alcuni testimoni (scusate il gioco di parole), non posso far altro che esercitare nella semplicità e nella bellezza questo frutto del passaggio della Misericordia di Dio.

    Tornato a casa, porto nel cuore i volti, gli abbracci, i sorrisi, le lacrime di alcuni giovani che involontariamente hanno partecipato alla Veglia di Preghiera animata dal RnS a S. Maria in Campitelli, proprio in una parrocchia dell’Ordine della Madre di Dio, perché nel programma della Notte Bianca delle Chiese aperte eravamo passati "per caso" da lì, per completare il giro turistico degli edifici sacri. Io che prima che arrivassimo in chiesa "volevo solo godermi l'adorazione", io solitamente un addetto ai lavori, “un animatore”, volevo stare per una volta lì, seduto nel mio banco, davanti, e stare tranquillo dopo 4 giorni intensissimi, "mi meritavo quella cosa". Non appena varcate le soglie di quel tempio santo, la tentazione venne a visitarmi nella persona di un fratello che viaggiava con me... Involontariamente mi chiese proprio di accompagnarlo davanti ai primissimi banchi perché voleva proprio vivere come me quella fortissima esperienza personale d'amore....ma facendo un attimo silenzio in me stesso e fissando lo sguardo di Gesù sentii forte l'invito del Signore che mi chiedeva di “Accogliere alla porta” quei suoi figli che sarebbero arrivati da lì a poco nella sua casa. E così feci… GIOIOSAMENTE!

    Voi direte ma cosa sarà mai accogliere una persona…ebbene io vi dico che per me è una delle esperienza spirituali e materiali più forti dove io servo più da vicino il corpo di Cristo, che è la Santa Chiesa....Cosa mai potrà maturare nel cuore e nella mente di un ragazzo o di una ragazza che si sente dire per la prima volta un "Benvenuto a casa, ti aspettavamo"..... Vi posso assicurare che se queste poche parole vengono esercitate, espresse e vissute nell'esperienza personale della propria conversione quotidiana, hanno una POTENZA INIMMAGINABILE.... Queste parole possono rassicurare, liberare, sanare, convertire, mettere gioia, pace e amore toccando fino nel profondo dell'animo.

    In questa esperienza ho imparato che la Carità senza fede non ha luce, che la fede senza la Carità non ha voce ed entrambe, senza la Speranza, non hanno foce. E questa foce mi porta a ringraziare tutti voi fratelli e sorelle e chiedo a Dio nel nome di Gesù e nella forza dello Spirito Santo di essere assieme a voi sempre più foce in piena, per VIVERE, AGIRE E RACCONTARE ancora le stupende meraviglie del Sogno di Dio su noi.

     


     

     strada facendo n 280 27 TO B 07 10 18
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo

     DOMENICA 23 SETTEMBRE 2018 


     

    GESÙ DOMANDAVA AI SUOI DISCEPOLI: «MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?»MARCO 8,29

    Dal Vangelo secondo Marco(9,30-37)
    23092018In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
    Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
    E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

     

     

     

    il parroco

    La pagina di Marco ci presenta Gesù che cammina con i discepoli e annuncia, in modo riservato: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. È la seconda volta che Gesù parla, esplicitamente e chiaramente, della sua Passione. La parola del Maestro non trova nessuna risposta, anche perché i discepoli hanno ben altro da pensare, i loro interessi si limitano a chi sia “più grande”. Il loro silenzio è carico di vergogna, si sentono scoperti nell’intimo. “Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande”. Prospettive completamente opposte: per Gesù è la via che porta alla Croce per giungere alla gloria della

    Pasqua, alla pienezza della vita, per i discepoli è la corsa al primato, ad essere più grandi. E qui Gesù, da grande pedagogo, non solo non perde la pazienza o rimprovera, ma riporta tutti a farsi servi, ultimi: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Servo è la parola chiave di chi vuole essere discepolo. La corsa nella vita per servire, per accogliere i più deboli, i più poveri. E dalle parole al gesto di mettere al centro un bambino e abbracciarlo. Allora i bambini erano i più abbandonati, i più poveri e Gesù indica a tutti la via da seguire. Forse anche io, come i discepoli, resto nel silenzio di vergogna, perché corro per i primi posti.

    Grazie a Mauro Lopizzo per il commento al Vangelo.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    AL CENTRO

    Alcuni giorni fa sono stato invitato nel suo studio da p. Raffaele, il quale mi ha comunicato, con il suo modo gioviale e garbato, che sarebbe stato felice se avessi fatto un  commento sul vangelo secondo Marco. Non vi nascondo la mia meraviglia e comunque ho accettato e scopiazzando qua e la, ho scritto quello che segue:

    Gesù prende con sé i discepoli e "cammina davanti a loro", come un pastore che guida le sue pecore, anche se questa volta appare come un amico che apre il suo cuore ai suoi amici più intimi. Perché questi amici non lo comprendono? La risposta è semplice: perché il loro cuore e la loro mente sono lontani dal cuore e dalla mente del Maestro; le loro ansie sono altre rispetto a quelle di Gesù, e il loro cuore batte per ben diverse preoccupazioni. Come possono capire stando così distanti?

    Infine, perché comprendano bene quello che vuol dire, prende un bambino, lo abbraccia e lo mette in mezzo al gruppo dei discepoli. È un centro non solo fisico, ma di attenzione, di preoccupazione, di cuore. E ne spiega immediatamente il motivo: "Chi accoglie uno di questi bambini, accoglie me". L'affermazione è sconvolgente: nei piccoli, negli indifesi, dei deboli, nei poveri, nei malati, in coloro che la società rifiuta e allontana potete trovarmi. Tutto questo dovrebbe farci riflettere sulle nostre scelte quotidiane.

    Mauro Lopizzo

       

     

     

     

     

     

     

    estate giovani 2

    Campi Scout

     

    23092018 2Come ogni anno, quest’estate le attività scout del gruppo San Ferdinando 1, attivo nella nostra parrocchia, si sono concluse con i campi estivi.

    La peculiarità dello scautismo sta nel fatto che la proposta educativa viene fatta all’aria aperta, quindi non c’è scautismo senza uscite e senza campi.

    Quest’anno le attività hanno visto coinvolte tutte le fasce d’età e quindi tutte le branche secondo le specificità di ognuna e così, il 22 luglio, dopo un’accurata preparazione una parte del gruppo è partita, destinazione Parco dei monti picentini sull’altopiano di Verteglia, nel comune di Montella.

    I Lupetti, bambini dagli 8 agli 11 anni, accompagnati dal capo branco Leonardo e dai suoi aiuti Michele e Raffaele, hanno svolto le loro attività nei pressi del rifugio Verteglia pernottando in struttura e vivendo una settimana entusiasmante fatta di giochi, di storie e di condivisione, dove ogni bambino lontano dalle comode abitudini di casa e sotto la guida di capi preparati, ha vissuto autentiche gioie e momenti di crescita non riproducibili in nessun altro modo se non quello delle Vacanze di Branco.
    Esploratori e Guide (ragazzi e ragazze dagli 11 ai 16 anni) sotto la giuda dei rispettivi capi riparto Giuseppe ed Angela ed i loro aiuti, e condotti spiritualmente dal nostro assistente p. Luigi Murra, hanno svolto separatamente maschi e femmine le loro attività all’ombra delle faggete di cui l’altopiano è ricco, in un contesto sicuramente essenziale: acqua fredda di sorgente, sole e pioggia, cucina sul fuoco e quanto la natura aveva da offrire.

    23092018 3La proposta educativa, che attraverso le attività di costruzione, i giochi, i momenti di preghiera e di riflessione personale, ha visto i ragazzi aggiungere tasselli importanti nella crescita, gareggiando e confrontandosi con gli altri, condividendo notti in tenda o sotto un cielo stellato attorno al fuoco, mattine umide piene di gioia, pranzi semplici cucinati con le loro mani e giornate scandite dalla preghiera come costante lode a Dio per quanto di bello ogni giorno ha saputo offrire.

    In questo contesto le Scolte (ragazze dai 16 ai 23 anni), hanno vissuto il loro Campo di Servizio mettendo a disposizione le loro doti e capacità, sotto la guida della capo Fuoco Federica, la quale sintetizzava con momenti di riflessione la loro presenza viva, vera ed efficace al campo, sperimentando la gioia di utilizzare il proprio tempo e le proprie energie a vantaggio del sorriso delle più piccole.

    Invece, per i Rover (ragazzi dai 16 ai 23 anni) l’attività estiva è stata il loro Campo Mobile svoltosi in Calabria nel parco nazionale della Sila. È stato un campo itinerante (zaino in spalla), che partiva da Camigliatello Silano dove si è fatto poi ritorno l’ultimo giorno dopo aver raggiunto la vetta del monte Botte Donato (1928 mslm).

    23092018 4In questo contesto di vita rude dove tutto è precario, i ragazzi accompagnati dal Capo clan Stefano e dal maestro dei novizi Raffaele, hanno potuto vivere l’essenzialità del cammino, la gioia della strada metafora della vita e la comunità, che quest’anno è stata al centro della tematica: “se la strada si fa dura tutti insieme è un’avventura”.

    Tutte le attività svolte e brevemente descritte, hanno certamente lasciato una traccia nei cuori di ogni ragazzo e di noi capi; in fondo sono piccoli semi che attraverso lo scautismo vengono seminati.

    Se tu che leggi ti stai chiedendo perché andiamo in montagna, beh, la risposta è semplice: perché il creato parla del Creatore e vivere a così stretto contatto con esso è il nostro modo per avvicinarci al mistero di Dio.

    Certo, ad età diverse diversa è la sensibilità, ma il cuore non dimentica e, se da un lato la natura apparentemente ostile ci aiuta a riconoscere umilmente che anche noi siamo creature, dall’altro le gioie vissute al campo rimandano costantemente a Dio che ci vuole Felici.

     


     

     strada facendo n 278 25 TO B 23 09 18
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo

     DOMENICA 30 SETTEMBRE 2018 


     

    «CHIUNQUE VI DARÀ UN BICCHIERE D’ACQUA... NON PERDERÀ LA SUA RICOMPENSA»MARCO 9,41

    Dal Vangelo secondo Marco(9,38-43.45.47-48)
    30092018In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
    Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
    Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

     

     

     

    il parroco

    Marco con il suo Vangelo ci porta a vedere cosa succede nel gruppo dei dodici. Giovanni ha da dire qualcosa al Maestro: “Abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo proibito, perché non ci seguiva”. Il motivo è chiaro, nel cuore dei discepoli è presente una gelosia così forte, da non sopportare che “uno qualsiasi” possa fare del bene verso gli altri. Contenti di essere discepoli, di stare con Gesù, di compiere cose grandi, ma nello stesso tempo, cresce in loro il sentirsi diversi e superiori. Pretendono una forma di copyright esclusivo e quindi chi non è dei nostri non può agire senza un permesso esplicito e quindi deve essergli impedito. Gesù nel sentire queste cose rimane sbalordito, tutto il suo insegnamento è caduto nel vuoto! Il bene è sempre bene, anche fatto da chi non è come me. I discepoli mettono al centro se stessi e non il Signore, il servire e l’amore per gli altri e i più deboli. Così, con un linguaggio iperbolico aggiunge: “ Se la tua mano,… il tuo piede,… il tuo occhio, ti sono motivo di scandalo, di impedimento ai più piccoli che credono in me, taglia la mano, il piede e cavati l’occhio e mettiti una macina da mulino al collo”. Forte e tremenda questa parola! Che me ne faccio della mano, del piede, dell’occhio se poi vengo a perdere tutta la vita? Avranno capito i discepoli? E noi? Siamo chiamati a rimettere al centro della vita il Signore, l’amore e il servizio per gli altri, così guadagniamo tutta la vita.

    Grazie a Pietro Spina per il commento al Vangelo.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    ACCOGLIERE IL VANGELO

    Gesù aveva dato ai suoi discepoli la capacità di liberare dai demoni, cioè dalle forze del male, che si manifestano nelle passioni e tra queste, la gelosia, che impediscono all’uomo di accogliere il messaggio della buona notizia. Infatti, nell’espressione: “chi non è contro di noi è per noi”, Gesù allarga a tutti la possibilità di essere suoi discepoli, ad ogni uomo di buona volontà, superando le vedute umane, sempre piccole e ristrette, incoraggiando i discepoli e noi a seguirlo sulla sua strada. Nel Vangelo seguono diversi avvisi, molto precisi e rigorosi: “Se ti è di scandalo”: iniziando dalla mano per proseguire con il piede, l’occhio, per una conclusione tremenda: tagliare la mano, il piede e togliersi l’occhio piuttosto che essere di ostacolo agli altri e specie ai più piccoli. Il Signore ci parla così per riportarci ad accogliere il Vangelo, per viverlo e condurre a Lui gli altri che incontriamo senza essere di scandalo.

    Pietro Spina

       

     

     

     

     

    "CONSERVA" LA SOLIDARIETA'

    30092018 2C'è salsa e salsa! C'è chi va a scuola di ballo per imparare la "salsa" ….e c'è chi si sporca le mani per fare la salsa...si proprio quella che tutti noi abbiamo fatto a casa fino a poco tempo fa! Sabato 16 settembre con i nostri cresimandi a "Tenuta Sospiro" abbiamo fatto la salsa. I ragazzi si sono impegnati per tutta la mattinata a lavare i pomodori, a tagliarli e a imbottigliare la salsa. Per molti è stata la prima volta! È stato quasi un nuovo gioco e ci hanno messo tutto il loro entusiasmo. Abbiamo dedicato anche 10 minuti, ma proprio 10 minuti, alla raccolta dei pomodori….. eravamo in campagna, pomodori serviti per la spaghettata serale della "convivialità anche delle differenze", perché l'abbiamo condivisa con i migranti ospiti della casa. I ragazzi hanno fatto l'esperienza di quanto faticoso e pesante sia questo lavoro….e forse ora guarderanno con altri occhi le news televisive sulla raccolta dei pomodori fatta "solo" dai nostri fratelli di colore. È stata un'attività faticosa ma giocosa, un'attività che ci ha anche permesso di riflettere seriamente su alcune tematiche sociali dei nostri tempi. Il colore rosso della salsa è stato associato al colore rosso delle magliette dei bambini che sui barconi attraversano il nostro mare alla ricerca di un porto sicuro...rosso come il sangue che colora la terra dei paesi martoriati dalle guerre….rosso come il colore delle scarpe simbolo di quel grido soffocato di tante donne che subiscono violenze….rosso come il fuoco dello Spirito Santo che ci auguriamo renderà i nostri cresimandi appassionati di Cristo e della Chiesa. È stato bello scoprire che sporcarsi le mani insieme per aiutare gli altri, riempie il cuore di gioia, e che la fatica condivisa rende il lavoro meno faticoso (ndr la salsa sarà donata alle famiglie in difficoltà).
    PS. Un grazie a Sami, il nostro angelo custode, che per tutto il giorno ci ha aiutato a districarci nella struttura che ci ha accolti. 

    Le catechiste dei Cresimandi 

     

     

     

     

     

     

    estate giovsni 3

    Campi Scout

     

    30092018 3Il 22 luglio 2018 noi, Guide del San Ferdinando I, siamo partite dirette al Parco dei monti picentini sull’altopiano di Verteglia, nel comune di Montella. Abbiamo svolto attività a contatto con la natura, giochi istruttivi, uscite fuori campo, tanta fatica ricompensata dal divertimento e dai momenti insieme.

    Il posto in cui abbiamo alloggiato per dieci giorni era immerso nel verde, con un laghetto e una sorgente. Il primo giorno l’abbiamo dedicato al montaggio delle costruzioni. Dal secondo giorno sono iniziati i giochi e le attività; il tema del campo era incentrato sull’arte e di conseguenza le attività erano incentrate sulla manualità. Il motto del campo era “Arte significa dentro a ogni cosa mostrare Dio” di Hermann Hesse. Non sono mancati i momenti di spiritualità, che ci hanno portato a riflettere. Il quarto giorno siamo andate al “piccolo ranch” dove abbiamo inaspettatamente cavalcato dei cavalli, con i quali abbiamo fatto un giro nel bosco circostante. Nel pomeriggio abbiamo esplorato il territorio dopodiché con una bella passeggiata siamo tornate al nostro campo.

    La sera prima della giornata coi genitori (un giorno in cui i genitori possono venire a trovare i ragazzi al campo e trascorrere del tempo insieme), abbiamo fatto lo zaino e siamo andate in uscita in un posto distante solo qualche chilometro dal campo, in cui poi abbiamo dormito in un rifugio realizzato da noi con teloni e rami. La mattina seguente, tornate al campo si è svolta la giornata dei genitori, una giornata rilassante e di divertimento, dove le attività di campo vengono sospese per poi essere riprese la sera. La nostra attività preferita sono state le “guidiadi” che sono delle olimpiadi costituite da giochi fisici dedicati alle guide. Tra giochi, canti e divertimento, è finito il nostro campo. Questo campo per noi guide è stato un’opportunità per mettere in pratica ciò che abbiamo imparato durante l’anno. Abbiamo imparato ad apprezzare anche i piccoli momenti e soprattutto ci siamo accorte che in realtà ci si può divertire e comunicare con gli altri anche senza le tecnologie che ormai sono parte integrante della nostra vita.

    Le Guide del Riparto “Stella Polare”

     


     

     strada facendo n 279 26 TO B 30 09 18
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo

     DOMENICA 9 SETTEMBRE 2018 


     

    LO PRESE IN DISPARTE... E CON LA SALIVA GLI TOCCÒ LA LINGUA.MARCO 7,33

    Dal Vangelo secondo Marco(7,31-37)
    09092018In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
    E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

     

     

     

    il parroco

    “Strada facendo” ritorna ad essere presente, amico di strada nella nostra comunità del Rosario con la luce del Vangelo, le proposte di cammino, le testimonianze ed ogni altra piccola indicazione. “Effatà” è il cuore della pagina di Marco. Gesù sta percorrendo una terra straniera “la Decàpoli” e, pur trovandosi fuori casa, è riconosciuto e ritenuto capace di compiere miracoli, tanto da portargli un sordomuto. Gesù lo porta in disparte, lontano da ogni pubblicità: “gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua e gli disse: “Effatà”, cioè “Apriti!”.” La guarigione è immediata, tornò ad ascoltare e a parlare “correttamente”. Il sordomuto torna a vivere, ha riacquistato le capacità fondamentali di relazionarsi con gli altri, non è più isolato. Possiamo immaginare il suo stupore e la sua gioia! Come è vera e attuale oggi, questa pagina di Marco! In un mondo, fin troppo rumoroso, stiamo diventando “sordomuti”! Le orecchie inondate di tante parole e suoni, ci rendono muti nelle relazionarci con noi stessi, con gli altri e soprattutto con il Signore. Abbiamo bisogno di essere, nuovamente, toccati, come nel Battesimo, da Qualcuno che dica: “Effatà!”. È quanto avviene ogni domenica incontrando il Signore Gesù.

    Grazie alla famiglia Rachele e Giacomo Michiello per la loro testimonianza della Parola.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    EFFATA'

    “Lampada per i miei passi è la tua Parola, Luce sul mio cammino". Mi lascio dunque illuminare dalla Parola per comprendere cosa Dio vuole suggerirmi in questo momento, a cosa mi chiama.
    La parola aramaica Effatà rimanda al rito del mio battesimo. A suo tempo una mano sacerdotale ha toccato con il pollice le mie orecchie e le labbra accompagnate da una preghiera che dà significato a questo gesto: "Il Signore Gesù, ti conceda di ascoltare presto la sua Parola e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre". Riconosco già alcuni cardini sui quali assestare la mia vita: Ascolto attento della Parola, Testimonianza di fede nella vita concreta, Glorificazione di Dio come scopo e fine ultimo dell'uomo. In che modo? In povertà di spirito, nel discernimento delle mie potenzialità e nella scelta che rappresenti non ciò che io voglio fare, ma ciò che Dio vuol fare di me per gli altri.
    Il Vangelo mi invita anche ad una sosta di silenzio, "in disparte, lontano dalla folla". È infatti nella quiete della mia stanza, nel deserto del cuore; è nel raccoglimento del Tabernacolo, che incontro Dio. È qui, dentro questo silenzio profondo, che il Signore "apre" orecchie per comprendere la sua Parola, labbra per dire parole di sapienza e cuore per riordinare nella verità le cose della mia vita in vista del Regno di Dio.
    Il viaggio di Gesù che muove dalla Galilea verso i pagani di Sidone indica oggi, a me, a te un itinerario di missione verso gli altri in tutta gratuità e solidarietà. Missione significa incarnazione autentica degli insegnamenti di Gesù. Missione è il "fare" quotidiano. Missione sono io, sei tu, è la tua verità di uomo, la tua felicità di persona.

    Giacomo e Rachele

       

     

     

     

     

    IV MEETING “LE FAMIGLIE SOTTO LE STELLE”
    “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.
    Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,
    si prostrarono e lo adorarono” (Mt 2, 10 - 11).

     

    09092018 3È stato così anche per noi. Anche noi al vedere le stelle abbiamo provato una gioia grande. La gioia del metterci alla scuola del Signore e così, guidati ed illuminati dalla grazia del sacramento del matrimonio, abbiamo ancora una volta sperimentato che essere sposi nel Signore è una delle vocazioni più belle che possa accadere nella vita. Questa esperienza di grazia noi crediamo sia per noi il “vedere” la presenza e l’opera del Signore nella nostra vita constatando i segni della sua Provvidenza nell’accompagnarci ad attraversare e superare le “prove” che la vita certamente non risparmia.
    Per tre sere, il 6, 7 ed 8 agosto, per il quarto anno, un bel gruppo di famiglie delle tre parrocchie del nostro paese, si è ritrovato sotto le stelle per lodare il Signore e ringraziarlo per il dono del matrimonio. È stata una occasione preziosa per ascoltare ciò che insegna la Chiesa, parlarsi, confrontarsi, raccontarsi le proprie storie e condividere la gioia di vivere come sposi nel Signore. Sono state tre sere che ci hanno regalato bei momenti di serenità, in un clima disteso e piacevole.
    Ci ha reso ancora più felici la presenza di un gruppo di famiglie di Trani, della Parrocchia “San Magno”, che da tempo vivono l’esperienza dei gruppi Famiglie della Tenerezza, cammino che ha permesso loro di riscoprire la bellezza del matrimonio che, se vissuto bene, diventa annuncio della tenerezza dell’amore di Dio.
    Inoltre la presenza di queste famiglie è stato un prezioso dono perché è stata di grande aiuto ed esempio ed è stimolo a proseguire il cammino intrapreso come gruppo che ricerca ed invoca la presenza del Signore nella quotidianità.
    Anche la presenza di queste famiglie è stata un dono di grazia che ci spinge a lodare e ringraziare il Signore.
    Determinante il contributo del gruppo del Rinnovamento nello Spirito che ha messo a disposizione la strumentazione tecnica necessaria allo svolgimento degli incontri, amplificatori, microfoni, proiettori, maxischermo. Così come preziosa è stata la presenza di chi ha provveduto ad animare le serate con la musica e i canti in modo da rendere lode e ringraziare il Padre celeste, nella gioia.
    Grazie fratelli e sorelle nel Signore, è bello constatare che la grande famiglia della Chiesa cittadina coopera all’edificazione della casa comune superando divisioni, separazioni e steccati.
    Un grazie speciale, per la preziosa disponibilità, lo vogliamo riservare alle suore di Carità della Immacolata Concezione che ci hanno ospitato nel cortile-giardino dell’Istituto “Michele Riontino” offrendoci un luogo accogliente dove ci siamo subito sentiti a nostro agio. È importante che le famiglie si incontrino in luoghi piacevoli che facciano sentire accolti e graditi.
    In ultimo, un ringraziamento speciale lo riserviamo al caro p. Raffaele che ha fortemente voluto questi incontri e che con grande fatica ed impegno ha lavorato per la preparazione delle catechesi. Come i Magi, giunti sul luogo, adorarono Gesù così anche noi famiglie, l’ultima delle tre serate in programma l’abbiamo riservata all’adorazione del Signore presente nel Pane Eucaristico, quasi a voler lasciare a Lui il compito di riassumere e illuminare tutte le parole ascoltate. E come frutto immediato di questo momento di preghiera, dal cuore di molti è sgorgata la richiesta di ritrovarsi, come gruppo di famiglie, dinanzi al Signore per pregare ed adorarlo. Tale richiesta è stata prontamente accolta da padre Raffaele che ha immediatamente pensato di programmare momenti di adorazione dedicati alle famiglie.
    Siamo certi che da questi momenti non potremo che ricevere abbondanza di grazia e di luce per il nostro cammino di sposi.
    Al termine di questo breve resoconto di quanto vissuto, sentiamo di non poter concludere senza invitare tutte le coppie di sposi che leggeranno a lasciarsi afferrare dal Signore che già abita nella loro casa e che non desidera altro che rendere nuovamente gioioso e luminoso il loro amore come quello dei primi giorni.

    Vi aspettiamo per camminare insieme.

    Savino Russo e Tina Delvecchio


     

     strada facendo n 276 23 TO B 10 09 18
     
        libro animato

     

  • logo strada facendo

     DOMENICA 16 SETTEMBRE 2018 


     

    GESÙ DOMANDAVA AI SUOI DISCEPOLI: «MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?»MARCO 8,29

    16092018Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35)
    In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
    Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
    E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
    Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
    Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

     

     

     

    il parroco

    La pagina di Marco ci invita a farci compagni di strada di Gesù e “strada facendo” sentiamoci coinvolti dalla sua parola. La strada si offre quale luogo familiare per esprimere sentimenti, ascoltare le ultime notizie e relativi commenti. Anche Gesù si lascia coinvolgere, ma poi rivolge una domanda seria:” La gente, chi dice che io sia?”. È facile, per i discepoli, riferire le diverse opinioni, tutte ancorate al passato. Gesù non si accontenta, insiste:” Ma voi chi dite che io sia?”. La risposta spontanea di Pietro: “ Tu sei il Cristo”. Così sembra chiusa la cosa, ma Gesù impone il silenzio, aggiungendo l’annuncio della sua passione: “Il Figlio dell’uomo sarà ucciso e dopo tre giorni risorgerà”. Pietro ha capito bene la parola del Maestro e non accetta, anzi si fa forte, ”in disparte si mise a rimproverarlo”. Gesù non si lascia intimidire, anzi, rimprovera Pietro in maniera forte: “Va' dietro a me, Satana!”. Eppure, ha risposto giustamente! La motivazione la troviamo nella parola che rivolge alla folla: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Non bastano le parole, anche se sono esatte, se poi manca una sequela vera di fedeltà, prendendo con Gesù la sua e la nostra croce. Facile a dirsi cristiani, impegnativo ad esserlo. Gesù, non ci invita, ma ci garantisce la salvezza, se prendiamo la croce e lo seguiamo. Mettiamoci, come Pietro, dietro di lui e, da discepoli umili, seguiamolo con gioia.

    Grazie alla famiglia Angela e Giuseppe De Bari per il commento al Vangelo.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    TU SEI IL CRISTO

    16092018 2“Ma voi, chi dite che io sia?” e Pietro: “Tu sei il Cristo”. Giusto. Ma quale Cristo? Gesù lo delinea chiaramente. E’ l’uomo che si è messo in ascolto di Dio e, in ubbidienza, ha fatto la Sua volontà senza opporre la minima resistenza, deciso a portare a termine la missione per cui si è incarnato, affrontando sofferenze indicibili, rifiuti, umiliazioni e morte in croce. Ma questo non è il Cristo immaginato da Pietro!

    E oggi io a Gesù che mi interpella: “E tu, chi dici che io sia?” cosa rispondo?

    Sono più fortunato di Pietro perché conosco la Passione e la Resurrezione e duemila anni di storia della Chiesa. Ma conoscere la storia non è sufficiente. Essere discepoli significa comprendere la nostra vocazione e missione. Egli vuole che rinneghi me stesso e mi carichi della croce, se lo amo e voglio seguirlo. Mi chiede di abbandonare il mio egoismo, la mia ricerca smodata di privilegi e di potere, e di prendere la mia croce portandola con lo stesso atteggiamento con cui Lui ha portato la sua.

    È la rotta giusta per vincere in Lui il dolore, l’ingiustizia e la morte, se non voglio perdere la vita, se voglio vivere in eterno l’amore di Dio in comunione con tutti i suoi figli.

    Signore, chiedermi chi tu sia è scoprire chi posso diventare io. Seguirti sulla via della croce è comprendere quale sia la vera vita. Aiutami a non essere sazio delle mie risposte, ma sempre stimolato dalle tue domande. Tu sei il Cristo.

    Angela e Giuseppe

       

     

     

     

     

     

     

    estate giovani I

    Campo estivo Giovanissimi
    Casa della Fonte - Vitulano (BN)
    6–11 Agosto 2018

     

    16092018 3Il 6 agosto ci ha visti partire per un campo che rimarrà di sicuro tra i nostri ricordi più belli: un’avventura partita in discesa con le iscrizioni chiuse già a fine giugno per l’elevata affluenza dei ragazzi.
    Così dopo mesi e mesi di preparazione e di lavoro quotidiano, finalmente quella mattina ci ha visto partire per ciò che per noi poteva essere una grande impresa: 46 famiglie ci avevano affidato i loro figli per permettere loro di vivere un’esperienza indimenticabile. Tra le tante difficoltà iniziali, abbiamo vissuto una settimana straordinaria, fatta di giochi, di storie di vita vissuta, di attività e di tante emozioni. Il tema di questo campo è stato la bellezza degli incontri fatti da Gesù, ambientato nel mondo giornalistico.

    Il nostro lavoro è stato sicuramente ripagato dagli immensi sorrisi che ci sono stati regalati, dai tanti momenti di condivisione, dalla felicità che si respirava nell’aria.
    Al nostro arrivo in una struttura del paese di Vitulano, ci hanno raggiunto 2 ragazzi di Torremaura (RM) che anni fa avevano vissuto con noi l’esperienza del campo estivo e hanno fortemente voluto ripeterla.

    Questo campo però è stato anche ricco di novità: la seconda serata, infatti, è stata completamente lasciata alla gestione dei ragazzi più grandi del post-cresima che si sono divertiti, alle spese di noi animatori, con uova in testa e torte in faccia.

    Altro momento incancellabile è stata la salita sul monte, 5 km di percorso. Una giornata a stretto contatto con la natura, nella quale abbiamo potuto contemplare la grandezza di Dio nella bellezza della creazione con panorami da togliere il fiato.
    Ricca di tantissime emozioni è stata l’ultima serata, in cui dopo una classica serata disco, gli animatori hanno voluto dedicare ai ragazzi una lettera molto sentita - conclusasi con delle bellissime fontane pirotecniche - in cui hanno invitato i ragazzi a vivere la bella notizia nella loro vita quotidiana, a non arrendersi mai davanti alle tante difficoltà pur di riuscire a realizzare i propri sogni.
    L’ultimo giorno vi possiamo assicurare che nessuno dei ragazzi voleva tornare a casa, ormai eravamo diventati come una grande famiglia di 70 persone che ha condiviso momenti straordinari, momenti che resteranno nel cuore di ognuno di noi.

    Ora ci rivolgiamo in particolare a voi ragazzi. A distanza di qualche settimana, siamo già qui a darvi appuntamento per il prossimo anno, ma soprattutto a ricordarvi di vivere ogni giorno della vostra vita la bella notizia che al campo vi è stata consegnata. Al prossimo anno!!!

     


     

     strada facendo n 277 24 TO B 16 09 18
     
        libro animato

     

  • IMG 20180915 WA0002

     

    Per Info ed Iscrizioni rivolgersi in Parrocchia

    {jcomments on}

  • 09092018 2

    15 settembre
    8.30Tenuta Sospiro:
    “Conserva” la solidarietà
    Ragazzi e famiglie dei cresimandi preparano la salsa per le necessità dei poveri

     

    23 settembre 

    20.15 Incontro genitori, padrini e madrine cresimandi

     

    29-30 settembre

    15.00 Tenuta Sospiro:
    Ritiro cresimandi

     

    5 ottobre 

    16.00 Penitenziale cresimandi

     

    7 ottobre

    10.30 Cresime

    {jcomments on}

  • scuola diocesana formazione


    OBIETTIVI:

    La SDF si propone di: sostenere le esigenze formative per un laicato chiamato alla corresponsabilità; favorire una formazione unitaria nella chiesa diocesana; promuovere "competenze" pastorali a servizio delle comunità parrocchiali; attuare gli obiettivi pastorali indicati dal primo sinodo diocesano.


    DESTINATARI:

    I cristiani laici che avvertono il desiderio di dare ragione della loro fede, attraverso una fede pensata e adulta. Quanti hanno a cuore sviluppare competenze per un servizio pastorale sempre più qualificato nei diversi ambiti di apostolato parrocchiale e associazionistico: liturgia, catechesi, carità; consigli pastorali diocesani, zonali e parrocchiali; aderenti a Movimenti e Associazioni ecclesiali; laici desiderosi di mettersi a servizio delle comunità con competenza e passione. Il destinatario dei corsi della SDF, quindi, è quel laicato che, dal Concilio Vaticano II, vuole decollare e far maturare una sua posizione adulta all'interno della Chiesa.

    Per iscrizioni rivolgersi presso l'Ufficio Parrocchiale entro il 17 Settembre



    INAUGURAZIONE ANNO FORMATIVO 2017/2018


    Lunedì 18 settembre ore 20,00

    Parrocchia Spirito Santo - TRANI


    Inizio Corsi a Trinitapoli

    Mercoledì 27 settembre ore 19.30

  • CONVOCAZIONE CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

    Martedì 22 Settembre ore 19,45


    "Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth".

    Così l'inizio dell'indizione del Giubileo straordinario della Misericordia di Papa Francesco. Ora siamo chiamati a proposte concrete per la nostra parrocchia, ed a presentare indicazioni di cammino, come è stato suggerito a suo tempo.

    Come vivere il Giubileo e quali proposte sarà il punto nodale del CPP, in stretta relazione con le indicazioni del Vescovo.

    La festa di S. Giovanni Leonardi, l'Eucaristia della domenica e altro saranno oggetto di breve e sereno confronto.

    Con la luce e la forza della preghiera, con Maria, rendiamo le menti e i cuori docili alle proposte dello Spirito per vivere la grazia del Giubileo.

    San Ferdinando di Puglia, 09/09/2015

    P. Raffaele Angelo Tosto e il Consiglio di Presidenza.

  • sacr fam

    Gesù, Maria e Giuseppe,
    in voi contempliamo
    lo splendore dell'amore vero,
    a voi con fiducia ci rivolgiamo.
    Santa Famiglia di Nazareth,
    rendi anche le nostre famiglie
    luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
    autentiche scuole del Vangelo
    e piccole Chiese domestiche.
    Santa Famiglia di Nazareth,
    mai più nelle famiglie si faccia esperienza
    di violenza, chiusura e divisione:
    chiunque è stato ferito o scandalizzato
    conosca presto consolazione e guarigione.
    Santa Famiglia di Nazareth,
    il prossimo Sinodo dei Vescovi
    possa ridestare in tutti la consapevolezza
    del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
    la sua bellezza nel progetto di Dio.
    Gesù, Maria e Giuseppe,
    ascoltate, esaudite la nostra supplica.
    Amen.
  • logo strada facendo

    DOMENICA 24 SETTEMBRE 2017 

     


     

    «GLI ULTIMI SARANNO PRIMI E I PRIMI, ULTIMI»Matteo 20,16

     

    Dal Vangelo secondo Matteo(20,1-16)
    24092017In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
    Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
    Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

     

     

     

    il parroco

    “Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi” è la conclusione del vangelo della domenica. Per comprenderla nella sua interezza, non semplificandola come si è soliti, è fondamentale avere la mente aperta alla rivelazione: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie”. Il cuore della parabola è la gioia del “padrone di casa” nel chiamare a diverse ore del giorno: all’alba, alle nove, a mezzogiorno e al tramonto operai per la sua vigna. Nella sua vigna non esiste “disoccupazione” o paura di essere licenziati per soprannumero, tutti siamo chiamati a lavorare, a tutti è assicurata la ricompensa: “Quello che è giusto ve lo darò”. Alla gioia iniziale di essere coinvolti a lavorare nella vigna, subentra la mormorazione dei primi, quando il padrone, incominciando dagli ultimi, dà la paga e naturalmente si attendono, i primi, una ricompensa proporzionata al tempo di lavoro. Nasce una recriminazione “sindacale” della paga, la stessa per i primi e gli ultimi che ritengono ingiusta. Credo che questo sia il nostro modo di pensare nelle relazioni di “lavoratori” nella sua vigna, anche oggi. Mormorazioni, pretese, invidie serpeggiano tra di noi, guardando più agli interessi personali che al Signore. Si dimentica facilmente la voce di chi ha chiamato e allora prevalgono solo gli interessi umani di immagine, di primato sugli altri, di invidia e altro. La pagina del vangelo richiama ogni battezzato a riscoprire la gioia di essere chiamati a far parte e lavorare nella vigna, la parrocchia, la famiglia, godendo e ringraziando della “paga” che riceviamo: Gesù, la sua presenza di amore nella nostra vita, sempre, anche quando siamo chiamati all’ultima ora.
    Il nostro grazie a Michele Ferrante per la Parola offerta .

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

    PER DONO DI DIO

    24092017 2Questa Domenica ci viene proposta un'altra parabola. Dopo quella sull'importanza del perdono della scorsa settimana, oggi ne ascoltiamo un'altra che però è meno intuibile e che, in fondo, ci lascia un po' perplessi.
    Meritocrazia è una parola assai di moda oggi. Ad ognuno va riconosciuto il merito per ciò che fa. Crediamo tutti sia giusto così. Il nostro stato, la nostra società cercano di basare tutti i principi di giustizia sulla meritocrazia. Sorge spontanea la domanda allora: Perché in questo vangelo di meritocrazia non ce n'è? Forse che il padrone della vigna non sia giusto?
    Tutte domande giuste e sensate, a cui ci porta il nostro modo di pensare.
    Quanto diverso dal nostro è però il pensiero di Dio, e soprattutto quanta misericordia ha per noi suoi figli. Questo vangelo oggi porta una buona notizia, occulta ai nostri occhi dal nostro modo di pensare. I lavoratori delle prime ore sembrano aver dimenticato che se si trovano nella vigna è per dono di Dio. Inoltre, proprio come il messaggio annunciato nelle nostre chiese fino a qualche mese fa, i lavoratori hanno dimenticato la chiamata di ogni figlio di Dio ad essere "misericordiosi come il Padre". Chi parla con invidia, come quei lavoratori, non ricorda come Dio ha amato loro. La chiave di lettura infatti ci è offerta solo nell'ultimo versetto: gli ultimi saranno i primi e viceversa. Questa frase così poetica, che appiccichiamo un po' ovunque, nasconde però il senso della vita cristiana. Farsi ultimo, proprio come Gesù all'ultima cena, vuol dire chinarsi a lavare i piedi al prossimo, vuol dire riconoscere l'altro superiore a sé, perché chi ha coscienza del suo peccato e dell'amore che Dio ha avuto per lui, non giudica il fratello e non è invidioso dell'amore che Dio ha per lui, perché anch'egli si sente amato parimenti. Coraggio allora! C'è una buona notizia! C'è che Dio ti ama, ed è misericordioso con tutti noi, anche se non vediamo il suo amore e invidiamo il prossimo! Coraggio! Convertiti, impara ad essere misericordioso come il Padre, impara l'umiltà, ad essere l'ultimo, ad amare il fratello, ed insieme al fratello a lodare Dio per il suo amore per noi.

    Michele Ferrante

     

     

     triduo sgl 2017

     


    strada facendo n 239 XXV A 24 09 17
     

      

    libro animato

  • logo strada facendo

    DOMENICA 17 SETTEMBRE 2017 

     


     

    «IL REGNO DEI CIELI È SIMILE A UN RE CHE VOLLE REGOLARE I CONTI CON I SUOI SERVI»Matteo 18,23

    Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35)

    17092017In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

    Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

    Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

    Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.

    Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello»

     

     

     

    il parroco

    "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori" è la richiesta racchiusa nella preghiera del Padre nostro, che tante volte recitiamo, facile a dirsi, ma quanto difficile a viverla. Anche noi, come cristiani, quante volte diciamo: "Perdono, ma non dimentico". Risentimenti, provocazioni rendono difficile il perdono nella famiglia, nella società, nella chiesa, nel lavoro. La pagina di Matteo, con la domanda di Pietro a Gesù, che vive le nostre stesse difficoltà, ci guida alla via del perdono. "Se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?". La risposta immediata: "Non ti dico fino a sette volte, ma settanta volte sette". La parabola del re e del suo debitore è molto eloquente. Una storia di ieri e di oggi. Uno che deve restituire una somma enorme, diecimila talenti (oggi: 164 tonnellate d'oro!), ottiene il condono dal re. Lui, creditore di cento denari (oggi: 30 grammi di oro!), pretende ad ogni costo la restituzione, non accetta ragioni, anzi lo fa mettere in prigione. Questo è l'atteggiamento che, purtroppo, usiamo nei nostri rapporti, di famiglia e di chiesa. La morale della parabola: "Così anche il Padre mio celeste farà con voi, se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello". Liberiamoci dal limite del non perdono per rendere grande, infinita la misericordia di Dio, che perdona "settanta volte sette", sempre!

    Grazie al dono della Parola che ci offrono, Anna e Ruggiero Ferrante.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

    MORIRE A SE STESSI

    La parola del vangelo di questa settimana è vitale per la crescita spirituale del cristiano. Come potrò assomigliare a Gesù Cristo se non amo come lui? Come potrò essere in comunione con il Padre se non amo il resto dei suoi figli? Come potrò perdonare sempre, anche quando ho ragione?

    La verità è che se non ho sperimentato l'amore di Dio che mi ha amato quando io cercavo la giustizia, la vendetta, non potrò sentirmi come quel debitore cui è stato condonato il debito!

    L'uomo con le sue forze non può e non potrà mai perdonare perché la carne ci spinge sempre a cercare amore per il nostro egoismo, mentre invece perdonare significa farsi piccolo, umile, morire a se stessi.

    Anna e Ruggiero

     

     

    preghiera cuore

    la PREGHIERA di Roberto Laurita
    La misericordia del Padre
    è del tutto smisurata:
    lo è in modo inaudito
    e addirittura imprevedibile.
    Diecimila talenti non sono una somma qualsiasi,
    ma una vera e propria fortuna,
    una quantità di denaro spropositata.
    Eppure quel re non solo pazienta,
    ma addirittura condona quel debito enorme.
    E tuttavia, Gesù, tu ci lanci un avvertimento:
    il Padre è disposto a perdonarci
    solo se noi siamo pronti a fare altrettanto
    con i piccoli debiti contratti con i nostri fratelli.
    Ecco perché la tua parabola,
    cominciata all'insegna della misericordia,
    si chiude in modo triste, amaro.
    La grazia è revocata perché quel servo
    non ha avuto pietà del suo compagno.
    Gesù, trasforma il mio cuore
    e rendilo tenero e pieno di compassione.
    Non permettere che continui ad essere
    duro ed intransigente con i miei debitori:
    insegnami non solo a perdonare,
    ma a continuare a farlo
    anche quando un nuovo torto
    riporta a galla quello precedente.
    Gesù, dammi il senso delle proporzioni.
    Che cosa sono i piccoli debiti
    di cui sono creditore
    a confronto con quelli che ho aperto
    con la mia fragilità, con la mia debolezza,
    nei confronti del Padre tuo?

     


    strada  facendo n 238  XXIV A 17-09-17
     

      

    libro animato

  • PREGHIAMO PER CHIEDERE
    IL DONO DEL NUOVO VESCOVO
    O Dio, pastore eterno,
    che governi il tuo popolo
    con sollecitudine di padre,
    dona alla nostra Chiesa
    di Trani-Barletta-Bisceglie
    un vescovo a te accetto
    per santità di vita,
    interamente consacrato
    al servizio del tuo popolo.
    Per Cristo nostro Signore.
  • logo strada facendo

     DOMENICA 10 SETTEMBRE 2017 


    «SE IL TUO FRATELLO COMMETTERÀ UNA COLPA CONTRO DI TE...»Matteo 18,15

    Dal Vangelo secondo Matteo(18,15-20)

    10092017In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

    In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

    In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».




    il parroco

    "Strada facendo" si fa presente, dopo la sosta estiva, con rinnovato entusiasmo, per essere punto di riferimento, di conoscenza e di comunione nel cammino umano, di fede e pastorale della famiglia parrocchiale del Rosario. In questa domenica il Signore ci accompagna a saper affrontare i conflitti che accadono nell'ambito della Comunità. Il Vangelo propone a tutti il comandamento dell'amore, la gioia della fraternità, ma sembra irreale, impossibile, vista la realtà quotidiana in ogni ambiente, cominciando dalla famiglia. Oggi, Gesù dice a noi, suoi discepoli, come comporre litigi ed offese. "Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo tra te e lui solo". Questa prima indicazione è semplice, ma così difficile ad essere praticata! È più facile farsi prendere dalla , aggiungendo particolari, maldicenze, cattiveria, giudizio, piuttosto che, manifestare coraggio nel parlare a viso aperto, nella verità, ma, sempre nella carità, per giungere alla riconciliazione e al perdono. Poi aggiunge: "tutto quello che scioglierete sulla terra, sarà sciolto in cielo", ecco la forza perdonante di una comunità, che non esclude nessuno, ma con la preghiera e il perdono riaccoglie chi ha commesso una colpa. Operazione umanamente impensabile e quindi impossibile. Per questo Gesù ci invita alla preghiera: "Se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà". E che c'è di più bello e grande, di tornare a vivere nella gioia della comunione, della fraternità? È Gesù che prega per noi e con noi, è Lui che rende possibile l'amore in ogni ambiente, nella famiglia, nella comunità. Siamo chiamati a fare esperienza di preghiera: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro".

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)




    strada  facendo n 237 XXIII A 10-09-17

       

    libro animato

  • logo strada facendo

      DOMENICA 1 OTTOBRE 2016


    «SE AVESTE FEDE QUANTO UN GRANELLO DI SENAPE, POTRESTE DIRE A QUESTO GELSO...»Luca 17,6

    Dal Vangelo secondo Luca (17,5-10)

    In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

    Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe.

    Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"».

     

     

     

    il parroco

    Il brano di Luca ci presenta una richiesta degli apostoli, fuori dal comune: "Accresci in noi la fede!". Anche loro, dopo i primi e facili entusiasmi, ora avvertono la fatica a continuare a seguire il Maestro e nel loro cuore, emerge lo scoraggiamento e, prima di abbandonare tutto, gli rivolgono la domanda di riportarli alla fede. La risposta di Gesù illumina la richiesta degli apostoli a scoprire in loro la piccolezza e la forza della fede. "Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "sradicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe". La fede, prima di essere adesione, risposta è dono battesimale, alimentato dai Sacramenti, dalla Parola, dalla Chiesa e dalla partecipazione personale all'azione dello Spirito, che non viene annullata dalla fragilità, neanche dal peccato, solo viene resa inagibile e per questo crediamo di averla persa. Gesù, oggi, ci spinge a riscoprirla tra le troppe e vane occupazioni del quotidiano. Riordinando le cose, ritroveremo la luce e la gioia della fede, piccola come una granello di senape, come un atomo, ma sposterà, con una forza irresistibile, la "montagna" dell'incredulità accumulata nell'intimo di ciascuno. Lui ci guida alla ricerca della nostra fede.

    Vangelo e giovani sono sempre in sintonia! Questa domenica la voce di Roberto Riondino, grazie!

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

    FEDE INTENSA

    In questa domenica la parola chiave del Vangelo è FEDE. Ormai, specialmente per i più praticanti, la fede è diventata un "atteggiamento intellettuale", cioè si accettano le verità del Vangelo che poi rimangono senza seguito... La fede non è "teoria", ma "pratica", come ci insegna con il suo modo di fare Papa Francesco. Ognuno di noi deve sentirsi servo inutile, come ci ricorda il Vangelo, poiché il servo è colui che conosce bene il suo padrone, si fida ciecamente di lui, ha FEDE... e subito opera: esegue prontamente ciò che ascolta. Alla fine si ritira stanco, ma fiero di aver adempiuto al suo dovere, senza aspettarsi ulteriore ricompensa ed elogi. Inoltre il servo è FEDELE (il padrone ripone FEDE-FIDUCIA in lui), e antepone il servizio "per amore" prima di provvedere ai suoi propri bisogni. Ma per fare tutto ciò, Gesù ci dice quanto dev'essere intensa la nostra fede: "Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: Sràdicati e vai a piantarti nel mare".

    Roberto Riondino

    estate giovani 2

    Route Estiva 2016:

    SULLA VIA FRANCIGENA VERSO SIENA

    02102016 1Ricordo ancora ad 11 anni la mia prima uscita di Riparto e nella mente scorrono veloci i ricordi misti di gioia e paura. Dopo 20 anni torno a fare servizio nella terza branca: il timore misto all'insicurezza del non essere all'altezza del compito affidatomi mi fanno inizialmente titubare... ma perché non farsi guidare dal Signore nel Suo disegno? E allora via.. si parte. I mesi scorrono veloci e dopo un anno eccoci finalmente arrivate, dopo tanta ricerca, al fatidico 16 agosto. Qualcuno potrebbe pensare "Guarda queste pazze, dopo la nottata di Ferragosto, sono pronte a partire con gli scout!". Ebbene sì, il Fuoco Crux parte da Andria in direzione Montepulciano per la prima Route estiva. Il viaggio è lungo e tortuoso, ma alle19 arriviamo alla Chiesa di Sant'Agnese dove Valerio ci accoglie nella loro fantastica sede scout. L'avventura è iniziata e in un lampo concretizziamo, parlando con il primo pellegrino di una lunga serie, che saremo le uniche a fare la strada "controcorrente". Abbiamo deciso di percorrere la Via Francigena al contrario per andare a trovare la nostra protettrice Santa Caterina da Siena, al contrario di tutti i pellegrini che la percorrono andando verso Roma. La cosa non ci dispiace affatto e dopo la prima cena condivisa e il primo fuoco serale siamo andate a riposarci. Le 04.50 del mattino son presto arrivate e l'alba ha aperto il sipario al nostro primo giorno di cammino: San Quirico d'Orcia-Torrenieri-Buonconvento-Ponte d'Arbia. 13 km di cammino tra le dolci colline senesi nella Val d'Orcia, paesaggi con trionfi di colori, vento di salvezza nelle faticose salite, strada maestra, strada di pellegrini. Dopo un giorno e mezzo di sosta nel Centro Cresti, il 19 Agosto abbiamo ripreso il cammino verso Monteroni d'Arbia lungo le valli del Tressa e dell'Arbia; la strada è stata piacevole e la natura meravigliosa tra campi di girasole e cipressi alti silenti e maestosi. Arrivate a Monteroni, Don Cosimo ci ha accolte nella sua dimora e subito ci siamo sentite a casa. Lo spirito di comunità sempre più forte supportava la stanchezza del cammino che iniziava a farsi sentire, ma ogni giorno abbiamo potuto assaporare la presenza del Signore che guida i nostri passi, soprattutto nei silenzi del fuoco serale. Il 20 Agosto la nostra amata strada ci ha messe a dura prova: gli ultimi16 km sono stati faticosi. Il sole e le salite hanno fatto da sfondo all'entrata nella Valle di Siena che si concretizzava passo dopo passo ai nostri occhi. Dopo 50 km e tanto sudore, alle 13, stanche puzzolenti e affamate ma con una grande gioia nel cuore avevamo raggiunto la méta, eravamo a SIENA! Abbiamo affidato a Santa Caterina tutta la nostra gioia e la fatica ricordando sempre il motto della nostra Route "CAMMINANDO SILENZIOSAMENTE LUNGO IL SENTIERO DELLA VITA, TI ACCORGERAI CHE DIO È L'UNICA META DOVE GIACE LA RISPOSTA AD OGNI TUA DOMANDA".

    Buona strada.

    Federica

     


     

    curiositaCon il termine route, traducibile dal francese come "strada", in terminologia scout, si intende un cammino affrontato in più giorni consecutivi dalle Scolte (ragazze, tra i 16 e i 21 anni, che stanno vivendo la terza e ultima fase della proposta educativa scout) accompagnate da un tema o da una finalità educativa da raggiungere. In una Route il Fuoco (nome dell'unità che comprende tutte le Scolte) parte da un paese e, cartina alla mano, affronta le difficoltà e le fatiche di un cammino che si interrompe solo in determinati momenti della giornata per dormire, mangiare o lavarsi.


    strada facendo 200 XXVII TO C 2-10-16
     

      

    libro animato

  • logo strada facendo

      DOMENICA 25 SETTEMBRE 2016


    «C'ERA UN UOMO RICCO, CHE INDOSSAVA VESTITI DI PORPORA... E UN POVERO DI NOME LAZZARO...»Luca 16,19ss.

    Dal Vangelo secondo Luca(Lc 16,1-13)

    25092016In quel tempo, Gesù disse ai farisei:

    «C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".

    Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi".

    E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».




    il parroco

    Epulone, Lazzaro e Abramo danno vita alla parabola del vangelo di questa domenica. Quante volte l'abbiamo ascoltata e conserva tutta la sua attualità e verità. Gesù, con il linguaggio parabolico, vuole aprire la mente e i cuori di noi discepoli sull'uso della ricchezza in questa vita e proiettarci alla vita dopo la morte. Epulone, il suo soprannome dice tutto, è l'immagine di ogni lusso, dal vestire alla tavola, si può permettere tutto quello che vuole. Quanti, nel loro intimo, si dicono: beato lui! Alla sua porta il povero Lazzaro, "coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco". E' una descrizione di quanto vediamo oggi nel nostro mondo. Tanta ricchezza in mano di pochi e tantissimi Lazzaro che stanno alla porta a mendicare! Il Signore non condanna la ricchezza, ma l'uso egoistico dei beni, l'indifferenza che acceca gli occhi e chiude il cuore da non vedere il povero, Lazzaro. "Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto". La morte rovescia le cose! Allora si aprono gli occhi di Epulone e si scioglie la lingua appellandosi al "Padre Abramo" per cercare di portare rimedio ai suoi. Abramo con tutta la sua bontà paterna, ormai non può più intercedere, la pretesa di miracoli eccezionali richiesti da Epulone è inutile. Il tempo è finito! La troppa ricchezza rende stolti, insipienti e nel presente e nel futuro, ci si crede immortali! E' la Parola, ascoltata, che ci farà tornare alla sapienza della vita presente, accogliendo i tanti "Lazzaro" che bussano alla nostra porta. Facciamo tesoro della parabola, torniamo ad ascoltare la Parola che rende il cuore dell'uomo sapiente in questa vita per poi essere accolto "dagli angeli accanto ad Abramo".

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)





    estate giovani I

    Campo estivo esploratori


    campo estivo esploratoriIl Campo Estivo Scout di quest'anno è stato vissuto, dal nostro Riparto Maschile del Gruppo di San Ferdinando, sulle montagne del Subappennino Pugliese, nei pressi del paese di Bovino, dal 25 giugno al 3 luglio 2016. È stata un'esperienza per me nuova, essendo al mio primo campo scout: quest'avventura mi ha portato a scoprire un nuovo "universo", perché fino ad ora non ero mai stato fuori per 10 giorni consecutivi fuori casa senza genitori, ed ho dormito in tenda! Questo mi ha mostrato la vera immagine della natura cioè vivere un tutt'uno con la Creazione, "ascoltare" il silenzio intorno a me, vivere giorno e notte nella mia Squadriglia, accanto ai miei amici, tant'è che mi sono affezionato al dormire in tenda, al cucinare con i miei amici e specialmente mi sono legato tanto a tutto il mio Gruppo. È vero che un ragazzo alla prima esperienza come me, a questi campi estivi pensa che l'importante è divertirsi, ma poi dopo la risata si scopre che il momento serio, vissuto in questi contesti, diventa stupendo e formativo: si possono dire tante parole durante un anno in sede, ma basta un attimo vissuto fuori all'aria aperta per imparare tante cose!

    campo estivo esploratori 2Il momento più bello del campo estivo rimane sempre quello serale, quando ci si riunisce in cerchio intorno al fuoco per giocare, cantare e ridere assieme: queste immagini me le porterò sempre impresse nella mia mente. Stupende, anche se faticose, sono state le lunghe camminate per arrivare ai posti che durante il campo andavamo a visitare: dalla città di Bovino dove la domenica siamo scesi per la messa, alla camminata sui sentieri di montagna per raggiungere una sorgente, al percorso che ci ha portato a dormire fuori dal nostro campo per una notte. Ma la cosa che mi ha lasciato senza parole è stata l'infinità di stelle nel cielo... non avevo mai alzato la testa per così tanto tempo, abituato a non guardare in alto... Ciò mi ha insegnato che anche nella vita bisogna cambiare prospettiva per vedere cose nuove, e che le "stelle" che noi dovremmo veramente cercare possono dare un po' di luce in più al "buio" di qualche nostra giornata negativa.

    campo estivo esploratori 3L'ultimo giorno di campo l'abbiamo vissuto accogliendo i genitori per una mezza giornata, dove essi possono visitare tutto il campo con le nostre costruzioni: tende, cucine, lavabi ecc. Con loro abbiamo poi pranzato tutti insieme, e dopo le cerimonie finali e lo smontaggio siamo rientrati a casa. E' un'esperienza che valeva la pena di vivere!

    Grazie a tutto il Gruppo Scout che ci permette di crescere "con il gioco, ma non per gioco".




    strada facendo 199 XXVI TO C 25-09-16

       

    libro animato

  • logo strada facendo

      DOMENICA 18 SETTEMBRE 2016


    «UN UOMO RICCO AVEVA UN AMMINISTRATORE, E QUESTI FU ACCUSATO DINANZI A LUI DI SPERPERARE...»Luca 16,1

    Dal Vangelo secondo Luca(Lc 16,1-13)

    18092016In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:

    «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".

    L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua".

    Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta".

    Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

    Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

    Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

    Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».




    il parroco

    La pagina di Luca, ad una prima lettura, lascia nello sconcerto nel narrare la vicenda di un amministratore che ci ha saputo fare, a modo suo, per arricchirsi, da essere preso, quale riferimento di "scaltrezza" nell'uscire dai guai. Tutto questo, dà modo a Gesù, di parlare con i suoi discepoli per l'uso corretto dei beni. Parte dalla cronaca, allora come oggi, di un amministratore, senza scrupoli, che pur di arricchirsi supera ogni limite di giustizia. La cosa funziona, fino a quando non viene scoperto. "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione". Non si arrende e, come prima ha pensato e, c'è riuscito a frodare, ora ne progetta un'altra, altrettanto furba e scaltra: ridurre il debito verso il padrone. In questo è ammirato per uscire con da una situazione che l'avrebbe messo al lastrico. "I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari, sono più scaltri dei figli della luce" è l'osservazione di Gesù ai suoi discepoli e oggi a ciascuno di noi. Quanta cura, tempo, intelligenza, astuzia sappiamo mettere per le cose terrene, di affari, di beni terreni, nella speranza che sia onesta, e quanto è difettosa, scarsa, trascurata, verso l'unico bene che è Dio. Quale sarà la mia risposta, quando mi verrà chiesto: "Rendi conto della tua amministrazione?". Quanti beni ho ricevuto di ogni genere, umani, spirituali, di fede, di cose e molto altro. Come le amministro? Faccio crescere o sperpero il dono di Dio? La ricchezza che è un bene, se usata male, rende ciechi, non fa più vedere e cercare Dio, bene sommo. Gesù ai discepoli e oggi a noi: "Nessuno può servire a due padroni. Non potete servire Dio e la ricchezza".

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)





    23 SETTEMBRE

    SAN PIO


    san pioFrancesco Forgione nasce a Pietrelcina, provincia di Benevento, il 25 maggio 1887. Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietrelcina. Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S. Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant'anni.

    "Esiste una scorciatoia per il Paradiso?", gli fu domandato una volta. "Sì", lui rispose, "è la Madonna". "Essa – diceva il frate di Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori eterni". Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l'umiltà, la pazienza, il silenzio, la purezza, la carità. "Vorrei avere una voce così forte – diceva - per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna".

    Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in mano. Lo recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne. "Questa preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l'esplosione della nostra carità".

    Il suo testamento spirituale, alla fine della sua vita, fu: "Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario".

    Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni. Dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002.




    MISTERI DOLOROSI CON SAN PIO DA PIETRALCINA

    Immagine1


    I. L'Agonia di Gesù nell'orto degli ulivi.

    Si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". (Lc 22,41-42)

    Pensiero di Padre Pio

    Procura di conformarti sempre e in tutto alla volontà di Dio, in ogni evento e non temere. Questa conformità è la via sicura per arrivare al cielo. (Epist. III, 448)

     

    II. La Flagellazione di Gesù alla colonna.

    Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. (Gv 19,1)

    Pensiero di Padre Pio

    ...nelle ore di combattimento specialmente, ravvivate la vostra fede nelle verità della dottrina cristiana, e in modo singolarissimo ravvivate la fede nelle promesse di vita eterna che il dolcissimo Signor nostro fa a coloro che combatteranno con forza e coraggio. Valga a infondervi coraggio e a confortarvi il sapere che non si è soli nel soffrire, che tutti i seguaci del Nazareno sparsi nel mondo, patiscono le stesse cose: sono esposti anch'essi alle tribolazioni. (Epist. II, 248)

     

    III. La Coronazione di spine.

    I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi. (Gv 19,2-3)

    Pensiero di Padre Pio

    Tutta la vostra vita, dunque, sia spesa nella rassegnazione, nella preghiera, nel lavoro, nell'umiltà, nel rendere grazie al buon Dio. Se vi avverrà di sentire ridestarsi in voi l'impazienza, ricorrete subito alla preghiera; considerate che stiamo sempre alla presenza di Dio, a cui dobbiamo rendere conto di ogni nostra azione, buona o cattiva. Soprattutto poi portate il vostro pensiero sulle annichilazioni che il Figliuolo di Dio ha sofferto per nostro amore. Il pensiero delle sofferenze e delle umiliazioni di Gesù voglio che sia l'oggetto ordinario delle vostre meditazioni. Se lo praticherete, come son certo, in breve tempo ne sperimenterete i salutari frutti. Una tale meditazione vi sarà di scudo per difendervi dall'impazienza allorché il dolcissimo Gesù vi manderà dei travagli, vi metterà in qualche desolazione, vorrà fare di voi un bersaglio di contraddizione. (Epist. III, 58)

     

    IV. Il Viaggio al Calvario di Gesù carico della Croce.

    Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero. (Gv 19,17-18)

    Pensiero di Padre Pio

    Consolati! tutto passa; Gesù ti presenta una croce... sì, ma non perderti d'animo: la croce di Gesù fu molto più pesante; non temere; egli è vicinissimo a te; e ti guarda; è lì per alleviarti i dolori e tu invocalo sia nei pericoli, sia nelle cose prospere. (Epist. IV, 696)

     

    V. La Crocifissione e Morte di Gesù.

    Gesù, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!"... Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò. (Gv 19,26-27.30)

    Pensiero di Padre Pio

    La croce di Gesù e i dolori di Maria siano sempre fra la giustizia di Dio e i miei peccati. (Epist. II, 75)




    strada facendo 198 XXV TO C 18-09-16

       

    libro animato

  • logo strada facendo

      DOMENICA 11 SETTEMBRE 2016


    «QUALE DONNA, SE HA DIECI MONETE E NE PERDE UNA, NON CERCA FINCHÉ NON LA TROVA?»Luca 15,8

    Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,1-32 )

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.

    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.....

     

     

     

    il parroco

    "Strada facendo" torna nella ripresa del cammino pastorale della chiesa del Rosario. I mesi estivi sono stati segnati innanzitutto dalla liberazione delle impalcature per cui ora la chiesa rifulge nella sua originaria bellezza, poi da grandi eventi, che hanno coinvolto: l'Ordine della Madre di Dio con la celebrazione del Capitolo Generale e la scelta del P. Generale, nella persona di P. Vincenzo Molinaro; i giovani nella Giornata Mondiale della Gioventù in Polonia; la tre sere della famiglia con la presenza del Gruppo della Tenerezza; gli adolescenti nel Campo Scuola a Celenza Valfortore; la route delle Scolte in Toscana; la Veglia dell'Assunta sul sagrato della Chiesa, con una partecipazione di tutta la parrocchia; il Giubileo dei sanferdinandesi che vivono altrove, lasciando nel cuore di tutti, grazia e misericordia.

    Con Maria, la Vergine del Santo Rosario cantiamo in eterno la Misericordia del Signore!

    Il Vangelo di questa domenica ci offre tre parabole per rivelarci la vera immagine di Dio. "Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". Da questa provocazione la risposta di Gesù con le parabole della pecorella smarrita, della donna che cerca la dramma e del figlio scappato da casa e riaccolto dal Padre. E noi che immagine abbiamo di Dio? Un giudice che castiga? Un padrone che comanda a suo piacere? Di uno che chiude gli occhi per non vedere? La Parola di Gesù ci mostra il vero volto di Dio, che ama sempre e cerca, appassionatamente, noi suoi figli. Ci soffermiamo sulla parabola della pecorella smarrita. La prima osservazione è quella di avere a che fare con un pastore fuori dal modo ordinario di pensare. Gesù: "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una...". Cosa rispondiamo a tale provocazione? Certo mi dispiace, ma non posso, sarebbe una follia abbandonare le 99, peggio per lei che si è allontanata! Ora quello che per l'uomo è follia, è il modo ordinario di pensare e agire di Dio. Lui si mette in cammino nel deserto, per vie impervie, trova soddisfazione, gioia nel ricercare e nel riportare sulle spalle, la pecorella che volontariamente si era smarrita. "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". E' un pastore innamorato! Ecco l'immagine di Dio che Gesù rivela ai dottori, ai farisei e a noi. Beati noi se ci lasciamo toccare il cuore da un Dio, così misericordioso che non si stanca di mettersi alla ricerca di me, pecorella smarrita!

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

    scuola di formazione per operatori pastoraliLa Scuola Diocesana di Formazione è una struttura a servizio dell'Arcidiocesi di Trani - Barletta - Bisceglie, volta ad una formazione integrale degli operatori pastorali, inseriti nelle varie realtà diocesane. Il suo obbiettivo è quello di "far giungere tale formazione su tutto il territorio diocesano, tenendo conto di tempi, modi, risorse, persone, metodi di intervento e di analisi del territorio, distribuendo i tempi della formazione nel corso dell'anno" (Libro Sinodale, n. 32). È un servizio formativo istituito il 26 gennaio 2016 che intende offrire a tutti coloro che lo desiderano, la possibilità di approfondire i contenuti della propria fede, attraverso un cammino teologico diretto, immediato e completo che privilegia l'approfondimento storico, teologico, biblico e catechetico del messaggio cristiano, favorendo, oltremodo, una formazione specifica nell'indirizzo pastorale-ministeriale. In questo panorama di testimonianza del Vangelo, per contribuire a comunicare e diffondere il bene (cfr. Evangelii gaudium 9), nasce il senso della nostra Scuola Diocesana di Formazione. Essa è articolata su un'offerta formativa biennale, con un anno base e un anno di qualificazione specifica secondo i diversi ambiti pastorali. Il biennio di studio della SDF prevede nel suo piano di studi la presenza di numerose materie, per consentire agli studenti una completa e graduale formazione. È regolata da un apposito Regolamento approvato dall'Arcivescovo.

    OBIETTIVI: La SDF si propone di: sostenere le esigenze formative per un laicato chiamato alla corresponsabilità; favorire una formazione unitaria nella chiesa diocesana; promuovere "competenze" pastorali a servizio delle comunità parrocchiali; attuare gli obiettivi pastorali indicati dal primo sinodo diocesano.

    DESTINATARI: I cristiani laici che avvertono il desiderio di dare ragione della loro fede, attraverso una fede pensata e adulta. Quanti hanno a cuore sviluppare competenze per un servizio pastorale sempre più qualificato nei diversi ambiti di apostolato parrocchiale e associazionistico: liturgia, catechesi, carità; consigli pastorali diocesani, zonali e parrocchiali; aderenti a Movimenti e Associazioni ecclesiali; laici desiderosi di mettersi a servizio delle comunità con competenza e passione. Il destinatario dei corsi della SDF, quindi, è quel laicato che, dal Concilio Vaticano II, vuole decollare e far maturare una sua posizione adulta all'interno della Chiesa.

    Al termine del percorso verrà rilasciato, a firma dell'Arcivescovo, un ATTESTATO DI FORMAZIONE IN CULTURA RELIGIOSA, quale titolo di particolare idoneità per il servizio di Operatore Pastorale. L'attestato non è valido per altri fini.

    Info ed iscrizioni presso il tuo parroco, entro il 15 settembre 2016.

    INAUGURAZIONE ANNO FORMATIVO 2016/2017
    Mercoledì 21 settembre 2016 ore 20,00
    Parrocchia Spirito Santo - TRANI

     

     Scarica il volantino di informazione (PDF)


    SF 197 bis
     

      

    libro animato

  • logo strada facendo

      DOMENICA 27 SETTEMBRE 2015



    «CHIUNQUE VI DARA' DA BERE UN BICCHIERE D'ACQUA NEL MIO NOME...»Mc 9,41

    Dal Vangelo secondo Marco (9,38-43.45.47-48 )

    bere nel mio nomeIn quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.

    Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

    Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».


     

    il parroco

    La pagina del vangelo di Marco offre alcune indicazioni per essere veri discepoli di Gesù, ieri e oggi. I dodici conservano sempre nei loro pensieri, il sentirsi superiori agli altri, nonostante i ripetuti e continui richiami del loro Maestro. Si credono unici custodi di quanto hanno ricevuto e presi dalla gelosia pretendono che lo stesso Gesù impedisca ad altri di compiere il bene. Lui, ancora una volta, con tanta pazienza li educa a non essere chiusi in se stessi, a saper guardare con occhio buono tutti coloro che si impegnano concretamente verso chi è più debole, lottando contro le forze maligne. La loro reazione è meschina: "non è dei nostri!". Come è facile anche oggi constatare simili atteggiamenti. Vi è chi si crede di essere più cristiano, perché da sempre svolge un compito o appartiene ad un gruppo ed è tentato di guardare con occhio geloso chi cerca di accostarsi al Signore e opera con bontà e generosità verso gli altri. Quanto è necessaria l'umiltà del cuore per godere del bene che gli altri compiono e magari meglio di noi. L'umile sa vedere il bene e ne gode sempre, così facendo cresce la stima e la comunione fraterna. Esercitarsi a ringraziare il Signore per tanto bene operato da molti ed eventualmente far nascere il desiderio, una "santa" invidia di agire anche noi così. Gesù per rasserenarli dice loro: "Chiunque infatti vi darà un bicchiere d'acqua nel mio nome...non perderà la sua ricompensa". Basta così poco per ottenere molto! D'altra parte però li mette sull'attenti a non provocare scandalo, altrimenti c'è l'attesa della Geènna, luogo di perdizione e sofferenza. Scandalizzare vuol dire deviare dalla via buona, i "piccoli", i più fragili, impedire loro di incontrare il Signore. Con un linguaggio estremamente severo parla di " una macina al collo e buttato in mare", di tagliare la mano, il piede o di cavarsi l'occhio. Un giudizio senza pietà, per aiutarci a capire quanto è pericoloso e quanto danno opera chi scandalizza. Chiediamo oggi tanta umiltà di cuore e tanta sapienza per seguire il Signore con gioia con chi incontriamo sul nostro cammino.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    estate giovani 2

    CAMPO ESTIVO GIOVANISSIMI

    per far festaDopo molto lavoro, il giorno della partenza per il campo tanto atteso è arrivato: così domenica 9 agosto i ragazzi delle scuole medie e il Gruppo Giovani sono partiti per una nuova avventura a Carpignano.

    Per la maggior parte dei ragazzi è stata la prima esperienza fuoricasa, pertanto dopo i primi momenti di euforia è arrivata un po' di paura. Il titolo del campo è stato ''Per Far Festa... serve la ricetta giusta'' e, seguendo questo tema, ci siamo potuti divertire a spaziare nel mondo della cucina dando importanza alle relazioni con gli altri.

    Le relazioni, fondamentali per la nostra crescita, sono spesso così difficili da vivere, così abbiamo scoperto che è:

    • importante imparare a essere presenti con tutto se stessi (e non solo online) e con stile (non solo apparenza);
    • Dio vuole avere con me una relazione libera, non vuole essere scelto per paura o ricompensa e questo ci fatto riflettere su chi abita il nostro cuore;
    • l'amicizia non è solo sentire qualcosa, ma decidere di aiutare l'altro, essergli vicino con gesti capaci d'amore;
    • la famiglia è un punto di forza, rivalutandola come luogo caldo che ripara ma anche come "pista di lancio".

    Tutto questo ci ha portato alla fine del campo a riflettere sulle nostre scelte, che racchiudono in se delle conseguenze. Il valore della scelta, sta nel motivo, in quel progetto di vita, che la vocazione propone.

    I personaggi delle scenette hanno accompagnato i ragazzi a vivere questi 5 giorni all'insegna delle risate. Novità di quest'anno è stata l'attività culinaria: a causa di una finta crisi in cucina i ragazzi sono stati invitati a fare la pasta fresca, orecchiette e troccoli che dopo tanta fatica abbiamo gustato.

    Uno dei momenti più divertenti delle giornate sono state le serate nelle quali ci siamo cimentati in alcuni giochi televisivi come "Furore" o "Reazione a catena", ma soprattutto la serata in cui abbiamo improvvisato scenette e ballato.

    Il giorno più difficile... è stato l'ultimo perché nessun ragazzo voleva ritornare a casa.

    Per noi animatori è stato bello vedere il sorriso e la felicità sul volto dei ragazzi che sicuramente rivedremo al prossimo campo.

    E quindi... CHE DIRE!!!... Riprendiamo le nostre attività e incontri per prepararci all'avventura del prossimo anno!!!



    libro animato

  • logo strada facendo

      DOMENICA 19 SETTEMBRE 2015



    «CHI ACCOGLIE UNO SOLO DI QUESTI BAMBINI NEL MIO NOME, ACCOGLIE ME»Mc 9,37

    chi accoglie bambiniDal Vangelo secondo Marco (9,30-37)

    In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

    Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».

    E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».


     

    il parroco

    "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno". Questo il secondo annuncio della Passione che Gesù fa con chiarezza a tutti ed in particolare ai discepoli, che sono concentrati in altri discorsi completamente lontano da quanto Gesù, che si presenta quale figlio dell'uomo, il nome che lui maggiormente gradisce. Quando poi li provoca, per conoscere i loro pensieri, restano in un silenzio molto imbarazzante e comprensibile, perché si vedono scoperti nelle loro pretese per i primi posti nel sogno di un Cristo, un Messia politico, in breve erano preoccupati della...poltrona! E Gesù, ripartendo dai loro pensieri, rovescia totalmente le cose: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". Altro che concorsi! Alla parola fa seguire il gesto: "Prese un bambino, lo pose in mezzo, lo abbracciò e disse: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me". Un richiamo ancora una volta a mettersi dietro di lui con un risultato sorprendente: "Chi accoglie un bambino accoglie me". Anche qui accogliere, accarezzare, il bambino, il nipotino è facile, gratificante, mentre come è più difficile verso i piccoli di oggi che vengono da noi lasciando ogni cosa in attesa di una accoglienza umana, fraterna, cristiana. Papa Francesco sta risvegliando i nostri cuori a farsi più teneri, più accoglienti verso chi cerca l'essenziale per vivere in dignità. Un vangelo che non si traduce nella nostra vita quotidiana per servire, diventa una bella e comoda maschera come è avvenuto per i discepoli. Allora rendiamo vera la parola incominciando verso chi in casa ha bisogno, bambino, anziano, ammalato. Domandarsi: come posso rendermi disponibile al servizio nella Comunità? Nel gruppo Caritas? Nella catechesi? Nel coro? Nel servizio, bello, faticoso e gioioso di rendere accogliente la nostra chiesa prendendo in mano secchio e scopa? Ricordandoci che questi gesti semplici ci liberano da pensieri di orgoglio e primato, facendoci incontrare Gesù che è venuto "non per essere servito, ma per servire.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)





    UN SANTO PER AMICO:

    Beato Paolo VI (Giovanni Battista Montini) Papa
    26 settembre

    beato paolo vi

    Nato a Concesio, in provincia di Brescia, eletto Papa dichiarò immediatamente di voler portare avanti il concilio interrotto per la morte di Giovanni XXIII, di continuare la riforma del codice di Diritto Canonico e proseguire il cammino ecumenico, con proficui scambi e incontri con la Chiesa Anglicana e la Chiesa ortodossa: storico il suo incontro con il patriarca di Costantinopoli, Athenagoras. Inaugurò l'era dei grandi viaggi apostolici recandosi, nel 1964, a Gerusalemme e, in seguito, in molte altre parti del mondo. Numerose le sue encicliche ed esortazioni apostoliche. L'ultimo periodo della sua vita fu rattristato profondamente dal rapimento e dall'uccisione del suo amico fraterno Aldo Moro. Morì nella residenza di Castelgandolfo il 6 agosto 1978.



    estate giovani I

    CAMPO MOBILE ROVER SUL MONTE PASUBIO

    Trentino-Alto Adige

    logo gruppo con croce


    Con la ripresa delle attività scolastiche e lavorative, l'estate sembra ormai volgere al temine, ma i ricordi del vissuto, sono ancora vivi nella mente. Con una certa difficoltà mi accingo a descrivere/raccontare, il campo mobile fatto dai rover (ragazzi scouts con età compresa fra i 16 ed i 23 anni) a conclusione di un anno d'attività.

    Il Campo Mobile è una proposta fatta a ragazzi di una "certa" età, che con l'equipaggiamento personale racchiuso in uno zaino si spostano di tappa in tappa svolgendo così un percorso accuratamente e preventivamente studiato.

    Occorre quindi mettere in campo una certa preparazione, che si acquisisce negli anni e che in ogni caso può non bastare, visto che muoversi in montagna significa vivere comunque alcune incognite legate alla strada: difficoltà dei percorsi, meteo variabile, presenza o meno d'acqua potabile ecc.

    Tutto ciò nemmeno quest'anno ci ha fermati, così il 15 agosto siamo partiti da Barletta mentre imperversava un temporale, destinati a Rovereto.

    Iniziava da lì un campo durato sette giorni, che ci ha visti rientrare il sabato successivo 22 agosto e durante il quale abbiamo sviluppato un percorso circolare sul monte Pasubio, complesso montuoso che si estende tra le provincie di Trento e Vicenza la cui quota massima si raggiunge a cima Palon con i suoi 2232 mslm. Questa montagna è stata inoltre teatro di molte e cruente battaglie della 1° guerra mondiale, il territorio infatti ne porta ancora i segni.

    Muoversi in montagna non è l'obbiettivo di un anno, i rover, che insieme formano una comunità chiamata Clan, scelgono oltre al percorso da fare, una tematica, che accompagna le giornate di cammino, scandite dai percorsi e da momenti di preghiera ed arricchite da letture che stimolano la riflessione, in modo da approfondire alcune domande che i ragazzi si pongono ed alle quali bisogna trovare il tempo per rispondere.

    Il tema di questo campo è stato la Scelta, sicuramente molto impegnativo, il titolo infatti diceva: "Domani sarò quello che oggi ho scelto di essere", diviso in sottotitoli ognuno per ogni giorno, e letture progressive utili ad approfondire la tematica:

    - Scegliere di partire-la ricerca;

    - Limite come prospettiva-in cammino verso di se;

    - Orizzonti larghi-lasciarsi amare;

    - Prima e dopo-quale tristezza;

    - Vivere la strada-un itinerario di crescita;

    - Riprendere il cammino.

    campo mobile 2015Sono stati sicuramente sette intensi giorni nei quali tutta la comunità si è arricchita di ciò che solo un Campo Mobile sa offrire: lo stare insieme malgrado le difficoltà, i paesaggi che elevano corpo mente e spirito: la storia che ci interroga; il tempo che acquisisce un valore diverso; il silenzio che lascia spazio a momenti personali di crescita; la strada che con la fatica ed il sudore dà consapevolezza di sé; la precarietà dell'inconscio nella quale la provvidenza opera in maniera visibile; gli occhi dei fratelli; l'immensità della natura nei quali Dio sembra essere più vicino.

    Raffaele Dicorato, Capo Clan



    libro animato

  • logo strada facendo



    GESU' DOMANDAVA AI SUOI DISCEPOLI: «MA VOI, CHI DIRE CHE IO SIA?»Mc 8,29

    voi chi dite che io siaDal Vangelo secondo Marco (8,27-35)

    In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».

    Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

    E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.

    Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

    Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».



    il parroco

    "Strada facendo" ritorna a farsi compagno di cammino eco della Parola e segno, pur nella piccolezza, di comunione. E' la settimana della riapertura delle scuole e il piazzale della Chiesa, si rianimerà di voci festanti di fanciulli e ragazzi, insieme alle loro mamme, per tutti: insegnanti, alunni, famiglie l'augurio perché sia una bella avventura per crescere in cultura, in umanità. Lo sguardo materno di Maria accompagni tutti. L'evangelista Marco ci offre un Gesù in viaggio verso Cesarea di Filippo, "e per strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La gente, chi dice che io sia?". Ora, a ciascuno di noi, viene rivolta questa domanda che sembra facile e, scontata la risposta, ripetendo quanto abbiamo sentito da sempre, ripetendo formule che si fermano a quello che dice la gente, o di qualche vago e generico ricordo di catechismo. Gesù non si accontenta va in cerca della mia risposta personale, come quel giorno con Pietro che, sì, risponde in maniera più precisa e personale, ma nello stesso tempo mancante del coinvolgimento totale a seguirlo. La risposta era fondata sulle sue aspettative di gloria, di onore, difatti alla proposta della croce, fa del tutto per allontanarlo da una simile visione di vita. E qui Gesù interviene in modo forte e chiaro: "Và dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

    Pietro vuole essere protagonista, vuole dare lui le indicazioni a Gesù! E io? Quando il Vangelo corrisponde ai miei desideri, tutto è facile e pacifico, ma quando la sequela si fa seria con la vita, la coerenza della testimonianza, allora ci si dimentica di tutto, e si è capaci di abbandonare il Signore. Certo è da "stolti" mettersi dietro uno che invita a portare la croce, ma è la via maestra. Ritorniamo a metterci dietro a Gesù nel cammino quotidiano, reale, riportando il Signore al centro del cuore, delle scelte, sarà Lui a darci forza e gioia per seguirlo in umiltà imparando ad essere veri discepoli.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    I SETTE DOLORI DI MARIA

    sette dolori di maria


    PRIMO DOLORE

    La rivelazione di Simeone

    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2, 34-35).

    Padre nostro , 7 Ave Maria...

     

    SECONDO DOLORE

    La fuga in Egitto

    Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto. (Mt 2, 13-14)

    Padre nostro , 7 Ave Maria...

     

    TERZO DOLORE

    Lo smarrimento di Gesù nel Tempio

    Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». (Lc 2, 43-44, 46, 48).

    Padre nostro , 7 Ave Maria...

     

    QUARTO DOLORE

    L'incontro con Gesù sulla via del Calvario

    Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore. (Lm 1, 12). «Gesù vide sua Madre lì presente» (Gv 19, 26).

    Padre nostro , 7 Ave Maria...

     

    QUINTO DOLORE

    La crocifissione e la morte di Gesù.

    Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla Croce; vi era scritto "Gesù il Nazareno, il re del Giudei" (Lc 23,33; Gv 19,19). E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!" E, chinato il capo, spirò. (Gv 19,30)

    Padre nostro , 7 Ave Maria...

     

    SESTO DOLORE

    La deposizione di Gesù tra le braccia di Maria

    Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. (Mc 15, 43, 46-47).

    Padre nostro , 7 Ave Maria...

     

    SETTIMO DOLORE

    La sepoltura di Gesù e la solitudine di Maria

    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdàla. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19, 25-27).

    Padre nostro , 7 Ave Maria...

     

    Preghiamo:

    O Dio, che, per redimere il genere umano sedotto dall'inganno del maligno, hai associato alla passione del tuo Figlio la Madre addolorata, fa' che tutti i figli di Adamo, risanati dagli effetti devastanti della colpa siano partecipi della creazione rinnovata in Cristo redentore. Egli è Dio e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.


    libro animato

  • logo strada facendo estate


    DOMENICA 6 SETTEMBRE 2015


    Salmo 145

    R. Loda il Signore, anima mia.

    Il Signore rimane fedele per sempre
    rende giustizia agli oppressi,
    dà il pane agli affamati.
    Il Signore libera i prigionieri. R.

    Il Signore ridona la vista ai ciechi,
    il Signore rialza chi è caduto,
    il Signore ama i giusti,
    il Signore protegge i forestieri. R.

    Egli sostiene l'orfano e la vedova,
    ma sconvolge le vie dei malvagi.
    Il Signore regna per sempre,
    il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

     


  • logo strada facendo



    UN UOMO AVEVA DUE FIGLI. SI RIVOLSE AL PRIMO E DISSE: "FIGLIO, OGGI VÁ A LAVORARE NELLA VIGNA"...  Mt 21,28


    Dal Vangelo secondo Matteo 
    (21,28-32)

    vignaIn quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».

    E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».



    il parroco

    "Strada facendo" ritorna nell'edizione cartacea per continuare insieme, a piccoli passi, di domenica in domenica, un lungo percorso pastorale. Le visite al nostro sito in edizione estiva sono di grande incoraggiamento a proseguirlo.

    Il Vangelo di Gesù rimane il punto di partenza, senza non sapremmo dove andare. La pagina di questa domenica è provocante, inizia con: "Che ve ne pare?". E' un bel modo di coinvolgere gli ascoltatori. La storia dei due figli appartiene alla vita quotidiana di ogni famiglia, la si vive nelle occasioni più svariate e si deve constatare la sua verità. Quanti facili "sì" nascondono disobbedienza, rifiuto e ribellione; e quanti "no" apparenti si traducono, poi, in "sì" generosi! Alla provocazione di Gesù, la risposta è istantanea e precisa, orrendo il rischio di auto condannarsi. Infatti, proprio loro che si ritengono superiori e obbedienti, vivono all'opposto. Credersi superiori agli altri per il ruolo che si ricopre o perché si rispettano alcune regole di comportamento religioso. In breve: si dice "sì" con la parola, ma ci si contraddice con la vita. L'atteggiamento dei due figli si riflette in ciascuno, soprattutto quello del primo figlio, risponde sì, ma poi va' per i fatti suoi. Ci viene chiesto il coraggio dell'autocritica, dell'umiltà, di correggerci, se riusciamo in questo, iniziamo a fare la volontà del Padre.

    Accogliamo la riflessione sul vangelo di Pietro Spina, membro del Consiglio Pastorale, che ci aiuta ad aprire il cuore all'ascolto.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    TORNARE NELLA VIGNA CON UMILTÁ

    Il Vangelo di oggi ci invita a riflettere sul ruolo che ricopriamo nella nostra comunità. Sono tante le volte in cui diciamo il nostro ''si'' convinto al Padre e alla fine abbandoniamo la sua vigna. Dimentichiamo di essere peccatori e, come i farisei gonfi di superbia ed orgoglio, non riusciamo a guardare dentro noi stessi, non riusciamo ad essere umili, non sappiamo tornare nella vigna ed essere coerenti. Gesù mette in evidenza tutto ciò, dimostra ai farisei che anche loro, che sono dotti e sempre presenti nella sinagoga, sono peccatori e che magari chi è apparentemente lontano dal Padre, proprio queste persone mettono in pratica la parola del Padre. In essi Gesù trova il ''no'' che diventa un ''si'', lo trova in persone che sono considerate meno di niente dai farisei: sono proprio queste persone ad essere veri figli del Padre, nel loro piccolo con i loro limiti e con i loro peccati. Anche noi, a distanza di duemila anni, siamo farisei ma possiamo tornare nella vigna con umiltà perché come Gesù ci insegna, la via per tornare al Padre è sempre libera, possiamo sempre tornare indietro. Abbandoniamo quel velo di esteriorità che ci avvolge e diciamo il nostro ''si'' convinto al Padre entriamo nella sua vigna pur con tutti i nostri limiti e aiutiamo anche chi magari indugia sulla soglia, senza pregiudizi, discostandoci completamente dal comportamento superficiale e ipocrita dei farisei.

    Pietro Spina



    preghiera a tavola
    Padre, insegnaci a vivere in pace tra noi.
    Non permettere che siamo ambiziosi, ma umili.
    Aiutaci a vivere in armonia.
    Grazie per il pane che oggi ci dai!
    Grazie Signore!




    CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
    Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia

    Lettera a chi crede nella famiglia

    Carissimi,

    stiamo vivendo un vero tempo di Grazia, in attesa del Sinodo su "le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione". L'invito di Papa Francesco nella sua lettera alla famiglia ci interpella: "vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito".

    Per questo, vi invitiamo con gioia alla serata di preghiera indetta per SABATO 4 ottobre, festa di San Francesco di Assisi, Patrono d'Italia.

    La prima modalità di partecipazione sarà convenire a Roma in Piazza San Pietro, per sperimentare dalle ore 18.00 alle ore 19.30, come agli albori del Concilio Vaticano II, con il Santo Padre, quanto "è potente la preghiera" (cfr Gc 5,16).

    Una seconda modalità è ciò che abbiamo chiamato "accendi una luce in famiglia".

    Si tratta di creare quella stessa sera sul territorio, in forma domestica nella propria casa, o comunitaria in gruppi parrocchiali o diocesani, un incontro in cui invocare lo Spirito Santo e porre sulla finestra delle proprie abitazioni un lume acceso. A tale scopo, poco prima dell'evento uno schema di preghiera sarà scaricabile dal sito www.chiesacattolica.it/famiglia.

    La protezione della Santa Famiglia di Nazareth ci accompagni tutti.

    Con affetto,

    Don Paolo Gentili
    Direttore


     libro animato

  • logo strada facendo estate


    DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014


    Salmo 144

    Il Signore è vicino a chi lo invoca.

    Ti voglio benedire ogni giorno,
    lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
    Grande è il Signore e degno di ogni lode;
    senza fine è la sua grandezza.

    Misericordioso e pietoso è il Signore,
    lento all'ira e grande nell'amore.
    Buono è il Signore verso tutti,
    la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

    Giusto è il Signore in tutte le sue vie
    e buono in tutte le sue opere.
    Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
    a quanti lo invocano con sincerità.



    Il Salmo è innalzato al Signore invocato e descritto come "re" (cfr Sal 144, 1), una raffigurazione divina che domina altri inni salmici (cfr Sal 46; 92; 95-98). Anzi, il centro spirituale del nostro canto è costituito proprio da una celebrazione intensa e appassionata della regalità divina. In essa si ripete per quattro volte – quasi ad indicare i quattro punti cardinali dell'essere e della storia – la parola ebraica malkut, "regno" (cfr Sal 144, 11-13).Sappiamo che questa simbologia regale, che sarà centrale anche nella predicazione di Cristo, è l'espressione del progetto salvifico di Dio: egli non è indifferente riguardo alla storia umana, anzi ha nei suoi confronti il desiderio di attuare con noi e per noi un disegno di armonia e di pace. A compiere questo piano è convocata anche l'intera umanità, perché aderisca alla volontà salvifica divina, una volontà che si estende a tutti gli "uomini", a "ogni generazione" e a "tutti i secoli". Un'azione universale, che strappa il male dal mondo e vi insedia la "gloria" del Signore, ossia la sua presenza personale efficace e trascendente.Verso questo cuore del Salmo, posto proprio al centro della composizione, si indirizza la lode orante del Salmista, che si fa voce di tutti i fedeli e vorrebbe essere oggi la voce di tutti noi. La preghiera biblica più alta è, infatti, la celebrazione delle opere di salvezza che rivelano l'amore del Signore nei confronti delle sue creature. Si continua in questo Salmo a esaltare "il nome" divino, cioè la sua persona (cfr vv. 1-2), che si manifesta nel suo agire storico: si parla appunto di "opere", "meraviglie", "prodigi", "potenza", "grandezza", "giustizia", "pazienza", "misericordia", "grazia", "bontà" e "tenerezza".È una sorta di preghiera litanica che proclama l'ingresso di Dio nelle vicende umane per portare tutta la realtà creata a una pienezza salvifica. Noi non siamo in balía di forze oscure, né siamo solitari con la nostra libertà, bensì siamo affidati all'azione del Signore potente e amoroso, che ha nei nostri confronti un disegno, un "regno" da instaurare (cfr v. 11).Questo "regno" non è fatto di potenza e di dominio, di trionfo e di oppressione, come purtroppo spesso accade per i regni terreni, ma è la sede di una manifestazione di pietà, di tenerezza, di bontà, di grazia, di giustizia, come si ribadisce a più riprese nel flusso dei versetti che contengono la lode.La sintesi di questo ritratto divino è nel v. 8: il Signore è "lento all'ira e ricco di grazia". Sono parole che rievocano l'auto-presentazione che Dio stesso aveva fatto di sé al Sinai, dove aveva detto: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà" (Es 34, 6). Abbiamo qui una preparazione della professione di fede di san Giovanni, l'Apostolo, nei confronti di Dio, dicendoci semplicemente che Egli è amore: "Deus caritas est" (cfr 1Gv4, 8.16).Oltre che su queste belle parole, che ci mostrano un Dio "lento all'ira, ricco di misericordia", sempre disponibile a perdonare e ad aiutare, la nostra attenzione si fissa anche sul successivo bellissimo versetto 9: "Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature". Una parola da meditare, una parola di consolazione, una certezza che Egli porta alla nostra vita. A tale riguardo, san Pietro Crisologo (380 ca. – 450 ca.) così si esprime nel Secondo discorso sul digiuno: ""Grandi sono le opere del Signore": ma questa grandezza che vediamo nella grandezza della Creazione, questo potere è superato dalla grandezza della misericordia. Infatti, avendo detto il profeta: "Grandi sono le opere di Dio", in un altro passo aggiunse: "La sua misericordia è superiore a tutte le sue opere". La misericordia, fratelli, riempie il cielo, riempie la terra... Ecco perché la grande, generosa, unica, misericordia di Cristo, che riservò ogni giudizio per un solo giorno, assegnò tutto il tempo dell'uomo alla tregua della penitenza... Ecco perché si precipita tutto verso la misericordia il profeta che non aveva fiducia nella propria giustizia: "Abbi pietà di me, o Dio – dice -, per la tua grande misericordia" (Sal 50, 3)" (42, 4-5:Sermoni 1-62bis, Scrittori dell'Area Santambrosiana, 1, Milano-Roma 1996, pp. 299.301).E così diciamo anche noi al Signore: "Abbi pietà di me, o Dio, tu che sei grande nella misericordia".

    BENEDETTO XVI, Udienza generale I febbraio 2006
  • logo strada facendo estate

     


    DOMENICA 14 SETTEMBRE 2014

     


    Fil 2, 6-11

    Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

    Cristo Gesù,
    pur essendo nella condizione di Dio,
    non ritenne un privilegio
    l'essere come Dio,
    ma svuotò se stesso
    assumendo una condizione di servo,
    diventando simile agli uomini.
    Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
    umiliò se stesso
    facendosi obbediente fino alla morte
    e a una morte di croce.
    Per questo Dio lo esaltò
    e gli donò il nome
    che è al di sopra di ogni nome,
    perché nel nome di Gesù
    ogni ginocchio si pieghi
    nei cieli, sulla terra e sotto terra,
    e ogni lingua proclami:
    «Gesù Cristo è Signore!»,
    a gloria di Dio Padre.

    O Croce,
    il mio cuore languisce d'amore,
    di ardente passione e di desiderio,
    di fremiti.
    Di essere a te unito,
    a te fissato,
    da te onorato,
    illuminato e perfezionato.
    Per te restituito a colui
    che è sospeso a te
    che dalle sacre gocce del suo sangue
    fosti arrossata, fregiata e consacrata.

    O se mi sarà concesso
    di stendere le mani
    sopra le tue braccia,
    come fece il mio Maestro.
    Avrò conseguito tutto il mio scopo,
    raggiungerò ciò che da lungo tempo desidero,
    sarò vero discepolo del mio Maestro.

    O Croce,
    tu sola sei che mi puoi consolare,
    tu sola mi puoi appagare,
    tu sola quella che mi puoi ricondurre
    al mio dolce Maestro.
    Altra via che te, non trovo
    per andare a lui,
    per presentarmi al suo cospetto,
    di far che un domani
    possa contemplarlo faccia a faccia.
    Altra scala non trovo
    per potere ascendere al cielo.

    O Croce buona accoglimi,
    o Croce portatrice di salvezza,
    o Croce desiderabile,
    o Croce, bella fine della mia lunga peregrinazione,
    ricompensa delle mie afflizioni.
    Gemma preziosa,
    fregio tessuto di perle e oro,
    ghirlanda dei tuoi innamorati,
    premio di una vita onorata.

    O Croce
    a te vengo,
    sicuro di recarti gioia.
    Vienimi incontro lietamente
    poiché tanto tempo ti ho cercata,
    ti ho desiderata,
    tanto tempo bramata
    e finalmente,
    ti ho trovata.
    In te
    finirò il mio viaggio,
    in te sarà confermata la mia fede.

    Amen.

    San Giovanni Leonardi

  • logo strada facendo estate


    DOMENICA 07 SETTEMBRE 2014


    Salmo 64

    Ascoltate oggi la voce del Signore.

    Venite, cantiamo al Signore,
    acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
    Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
    a lui acclamiamo con canti di gioia.

    Entrate: prostràti, adoriamo,
    in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
    È lui il nostro Dio
    e noi il popolo del suo pascolo,
    il gregge che egli conduce.

    Se ascoltaste oggi la sua voce!
    «Non indurite il cuore come a Merìba,
    come nel giorno di Massa nel deserto,
    dove mi tentarono i vostri padri:
    mi misero alla prova
    pur avendo visto le mie opere».

     

    Dunque, oggi se ascolterete la sua voce. O mio popolo, popolo di Dio! Dio apostrofa il suo popolo, e non soltanto quella porzione che non respingerà, ma tutt'intero il suo popolo. La profezia dall'angolo rivolge la parola a tutte e due le pareti (cf. Ef 2, 20.): parla, in Cristo, tanto al popolo giudaico quanto al popolo pagano. Se ascolterete oggi la voce di lui, non indurite i vostri cuori. Una volta, in passato, ascoltaste la sua voce tramite Mosè e induriste il vostro cuore. Parlava per bocca di un araldo, quando voi induriste il vostro cuore. Ora vi parla lui direttamente: siano, almeno adesso, arrendevoli i vostri cuori! Colui che un tempo inviava araldi a precederlo si è degnato venire di persona. Colui che parlava per bocca dei profeti, parla ora con la sua propria bocca. Se pertanto oggi ne ascolterete la voce, non indurite i vostri cuori.

    Ma perché dici: Non indurite i vostri cuori? Perché voi ricordate cosa erano soliti fare i vostri padri. Non indurite i vostri cuori, come in quella, ben nota, irritazione, come nel giorno della tentazione nel deserto. Voi, fratelli, certamente ricorderete le vicende. Il popolo tentò Dio, e Dio gli diede delle lezioni salutari. A guisa di un espertissimo cavaliere, Dio lo guidò nel deserto con le briglie delle leggi e dei precetti. Anche se era come un puledro indomito, Dio non lo abbandonò: non gli fece mancare non solo i benefici della vita presente, ma nemmeno la severità con cui ravvedersi. Ebbene, non indurite i vostri cuori come durante l'irritazione, come nel giorno della tentazione nel deserto, quando i vostri padri mi misero alla prova (cf. Es 16, 2-3; 17, 2-7). Che costoro non siano i vostri padri. Non imitateli! Vostri padri lo sono stati, è vero, ma se voi non li imiterete, non saranno più vostri padri: anche se, appunto, per essere voi nati da loro, essi vi sono padri. E se delle genti verranno dall'estremità della terra, come dice Geremia: Verranno a te genti dai confini della terra e diranno: Veramente i nostri padri hanno adorato degli dèi bugiardi: delle statue che non possono recare alcun aiuto (Ger 16, 19)...: se, dunque, delle genti ripudiando i loro idoli ricorreranno al Dio di Israele, sarà mai possibile che quando queste saranno accorse al vero Dio, si staccheranno da lui i figli di Israele? Sarà possibile che gl'israeliti abbandonino il Dio che li ha liberati dall'Egitto, guidati nell'attraversare il mar Rosso, dove sommerse i nemici lanciati al loro inseguimento (cf. Es 14, 21-31), che li condusse fuori dal deserto, li cibò con la manna, mai dimenticando la sferza che li inducesse al ravvedimento, mai sottraendo i benefizi della sua misericordia? Ivi mi tentarono i vostri padri, ma sperimentarono e videro le mie opere . Per la durata di quarant'anni videro le mie opere e per quarant'anni mi irritarono. Io per mezzo di Mosè operavo prodigi dinanzi al loro sguardo, ed essi indurivano sempre di più il loro cuore (cf. Es 16, 13-35).

    S. Agostino – Commento ai Salmi

  • FAMIGLIA, VIVI LA GIOIA DELLA FEDE!

    Pellegrinaggio delle Famiglie alla Tomba di S. Pietro per l'Anno della Fede

    DOMENICA 27 OTTOBRE


    Programma

    00.30 Partenza dalla Piazza Umberto I

    9.30 Recita del S. Rosario in Piazza S. Pietro

    10.00 Celebrazione Eucaristica presieduta da Papa Francesco

    12.00 Angelus

    12.45 Visita al Santuario del Divino Amore e preghiera alla tomba dei Beati coniugi Beltrame Quattrocchi

    22.00 ca. rientro

    Pranzo al sacco.

    Quota: €20 di cui €10 all'iscrizione

  • logo strada facendo anno di fede



    UN RICCO E UN POVERO

    Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31)

    In quel tempo, Gesù disse ai farisei:

    ricco e povero«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

    Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".

    Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi".

    E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».


    il parroco

    La parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro che oggi ci viene offerta, si rassomiglia a una delle tante fiabe a lieto fine per gli sfortunati. Lazzaro in paradiso, Epulone all'inferno. Il racconto è di una attualità impressionante, drammatica per noi, oggi. Non c'è bisogno di tante parole, basterebbe fermarsi per qualche ora nei locali della parrocchia o far visita alla Caritas di Via delle Vigne, per toccare con mano quanti poveri "Lazzaro" bussano alla porta per chiedere "briciole" di pane. Nella parabola tre sono le persone: Lazzaro, il povero, è lì per terra con le sue piaghe e la sua fame; il ricco nella sua grassa spensieratezza di vita, immersa nel lusso di vestire e banchettare, cieco e sordo di fronte agli altri; il padre Abramo, la voce di Dio. Tutto fila liscio e gaudente, ma c'è un imprevisto: la morte! "Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto". Ed ora lo scenario è completamente opposto. La stoltezza del ricco l'aveva accecato, ora vede nella verità dell'inferno e fa ogni tentativo per avere almeno una goccia d'acqua di refrigerio o avvertire i fratelli. Ma la morte ha creato "un grande abisso". Ah! se in vita avesse avuto uno sguardo, un'attenzione al povero Lazzaro, ma la storia non si fa con il se... La storia, la vita la si costruisce con l'amore, la solidarietà. Parola antica, ma che Papa Francesco non si stanca di ripetercela di continuo, come ha fatto domenica a Cagliari, eccola: "Questa parola, solidarietà, rischia di essere cancellata dal dizionario, perché è una parola che dà fastidio. Perché? Perché ti obbliga a guardare l'altro e di darti all'altro con amore.... L'abbiamo inventata noi preti? No! È di Gesù". Che il Signore ci renda sapienti e solidali verso tanti poveri accanto a noi.

    Grazie a Caterina e Ferdinando per quanto ci hanno donato sul Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    GUADAGNARE IL REGNO DEI CIELI

    Siamo i genitori di Vito, un ragazzo che domenica 13 ottobre, riceverà il sacramento della confermazione. Siamo stati invitati ad esprimere il nostro pensiero sul vangelo di questa domenica. La parabola di Lazzaro e del ricco epulone è come una finestra che Gesù apre per noi sull'altro lato della vita, il lato di Dio. Non si tratta solo delle cose del cielo, ma del modo corretto di vivere i nostri giorni sulla terra, illuminati dalla fede e dalla Parola di Dio che il ricco epulone non percepisce. E' solo nella realtà della morte che l'ideologia del ricco si disintegra e nell'eterna arsura che provoca la lontananza da Dio comprende il valore vero della vita nei piccoli gesti della quotidianità. Alla luce della morte il ricco realizza che i vari Lazzaro costituiscono un'opportunità unica per guadagnare il regno dei cieli. Chiunque è nell'agiatezza e apre la porta del suo cuore alle necessità dei fratelli poveri, ha la possibilità di salvare gli altri e se stesso, godendo della luce di Dio, la stessa luce che godono Abramo, i profeti e i Santi. Questa pagina ci aiuta ad avere coraggio nel fare ciò che dobbiamo fare e farlo bene.

    Caterina e Ferdinando Larovere

    .


    estate giovsni 3


    CAMPO MOBILE CLAN ALTAIR

    scout 1Muoversi nel silenzio dei boschi, camminando ogni giorno a quote sempre più alte, tra una difficoltà ed un ostacolo da superare, legati alla precarietà di una "fonte estiva", fino a raggiungere la cima per poi scendere carichi e quasi "nuovi". Con questo tipo di esperienza i rover concludono un anno d'esperienze e ne cominciano un altro.

    Come capo del clan non trovo miglior modo per guidare i ragazzi a riflettere sui diversi argomenti che fanno del "campo mobile" qualcosa di unico ed irripetibile.

    scout 3

    Anche quest'anno con il clan Altair, dal 25 al 28 Luglio, non ci siamo fatti scappare l'occasione d'uscire e vivere questo assoluto contatto con la natura, dove il confronto - pur mediato da capi preparati - con il proprio limite, la fatica ricompensata da meravigliosi scenari, la condivisione di ogni istante con gli altri, temprano il nostro spirito e lasciano spazio a meditazioni che, nel caos quotidiano, difficilmente si troverebbe lo spazio ed il tempo di fare.

    Ad accompagnare i ragazzi oltre i capi, questa volta anche il nostro assistente spirituale P. Luigi Murra il quale ha reso più ricco ogni momento.

    Meta del "campo mobile" è stato il "parco regionale dei monti Picentini", in Campania, più precisamente il monte Terminio

    scout 4

     (1806 m slm), zona caratterizzata da una massiccia vegetazione di faggi, che lasciano spazio, in quota, ad ampie radure sferzate dal vento.

    Obbiettivo fondamentale non è semplicemente camminare in montagna. I preparativi per il campo mobile cominciano già nel mese di aprile, quando non solo i capi, ma i ragazzi stessi, scelgono con cura e metodo i percorsi e le tematiche, che scandiscono le giornate tra momenti di preghiera, cammino e comunità.

    Nei quattro giorni di campo il tema che ci ha accompagnati è stato "L'esempio" e, ad ogni giornata, è stato dato un titolo (un aspetto del tema da cui, con apposite letture, scaturivano riflessioni poi condivise). In maniera progressiva, attraverso l'approccio con la vita di santi e testimoni veraci, abbiamo così suddiviso la tematica: "qualcuno prima di noi", riflettendo sull'esempio positivo lasciatoci da altri prima di noi; "l'esempio della comunità", meditando su quanto sia efficace l'esempio di un gruppo rispetto a quello di un singolo; "essere Rover", soffermandosi su quanto sia importante vivere coerentemente la propria vocazione cristiana, soprattutto per i scout 2ragazzi più piccoli ai quali si presta servizio; "procurate di lasciare il mondo un po' migliore di come l'avete trovato" con questo passaggio, nell'ultimo giorno, siamo passati a considerare come attraverso le scelte di ognuno si costruisca il futuro, proprio come il nostro fondatore Baden Powell suggeriva a tutti gli scout nel suo ultimo discorso con la frase che ha dato il titolo alla giornata. Con questo sentimento si ritorna a casa, pronti per un nuovo anno a servizio dei ragazzi, per crescere insieme come cristiani e cittadini.

    Raffaele Di Corato



    punto interrogativoI ROVER sono ragazzi di 16-21 anni che si riuniscono in unità chiamate Clan, guidati da un Capo Clan coadiuvato da uno o più Aiuti.

    All'inizio del suo percorso il ragazzo è un Novizio e, il suo cammino, avviene all'interno della "Pattuglia Novizi" la cui attività è incentrata sulla "scelta". Il periodo di noviziato si conclude quando il giovane, per sua volontà e con il consenso del Capo Clan decide di firmare la Carta di Clan (un codice etico, plastico alle sue esigenze). Con questa firma, il novizio diviene Rover e continua il suo cammino sulle basi di "Comunità, Strada, Servizio e Fede". Coronamento della Promessa Scout è la "Partenza", con cui il giovane si impegna a realizzare gli ideali di vita propostigli dal Clan ed in particolare si impegna ad un Servizio continuativo e disinteressato.


    libro animato

  • logo strada facendo anno di fede



    I DUE PADRONI

    Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13)

    In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:


    due padroni«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".

    L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua".

    Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta".

    Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

    Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

    Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».


    il parroco

    La pagina evangelica di questa domenica, ad una prima lettura, offre una conferma delle tante cronache che abbondano sulle pagine dei giornali di amministratori politici, aziendali ed in altri ambiti, che con furba "scaltrezza", riescono a frodare, realizzando facili guadagni a spese di coloro che dovevano servire. Nell'osservare come si comportano gli amministratori del tempo, Gesù crea una parabola e la racconta ai primi "discepoli" ed oggi per noi. Il brano presenta due quadri: il primo l'amministratore disonesto, il secondo l'uso del denaro. "Un uomo ricco" affida all'amministratore, a me, i suoi beni, si fida totalmente. E' proprio quello che avviene da sempre, fin dalla prima pagina della creazione l'uomo è chiamato ad essere amministratore, economo, custode di tutto il creato. Nella parabola il riferimento è nell'uso di beni a servizio dei fratelli. E qui scatta la molla, l'astuzia, l'arte della frode, e finché la cosa funziona tutto va bene, ma...il diavolo fa le pentole, non i coperchi! Così prima le voci e poi il richiamo: "Che è questo che sento dire di te? Sei stato accusato di sperperare i miei beni". L'accusa è facile riferirla agli altri e se, con umiltà, provassi che è rivolta anche a me? San Paolo scrive ai cristiani di Corinto: "Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele". Ecco la regola, lo stile di ogni amministratore: la fedeltà. Quanto è stata grande l'infedeltà dell'"amministratore", e la mia? In tutta la vicenda c'è un risvolto sorprendente: l'uomo ricco loda il truffatore! E perché? Vede come ha saputo pensare ed escogitare il modo di uscire fuori da una situazione fallimentare, disastrosa, si fa amici i debitori del padrone condonando in parte quanto dovuto. Prima la sua ingiustizia, la sua ruberia, ora con l'amicizia, con il perdono. "Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza". Prima aveva agito da stolto, ora da "scaltro", saggio, prudente, anche se spinto da motivi personali, di carattere. Se quanto è stato rubato fosse restituito con questa "scaltrezza", quanti amici si ritroverebbero nella vita, quanta giustizia tornerebbe ad essere parte ordinaria della vita civile, familiare. La seconda parte del vangelo è chiara, forte, suona così: "Nessuno può servire due padroni. Non potete servire Dio e la ricchezza (mammona)". Il denaro, la ricchezza sono beni preziosi, necessari per la vita di ogni uomo, diventano strumenti diabolici quando diventano l'unico fine della propria vita. Ma in questo non c'è vangelo che tenga, la calamita denaro si rivela più forte, più attraente, si fa padrone nel cuore dell'uomo. Gesù rovescia questa realtà e propone la logica del dono, della solidarietà, della condivisione. "Fatevi degli amici con la disonesta ricchezza perché quando essa verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne". Che bello, da una situazione critica, difficile, fallimentare giungere ad un'armonia di vita, di rapporti belli, sereni, fraterni. L'augurio di diventare anche "scaltri" come l'amministratore disonesto! Un grazie alla famiglia Rosaria e Nicola Petrignano per la loro riflessione sul Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    CONQUISTARE L'AMICIZIA DI DIO

    pugno manoIl Vangelo di Luca di questa domenica sembra incomprensibile, conoscendo il linguaggio diretto e immediato di Gesù. La consapevolezza che Dio parla sempre con saggezza e sapienza ci induce a comprendere che l'elogio è nei riguardo della astuzia e attenzione del servitore a salvaguardarsi il futuro, quindi l'invito a noi di operare nella nostra vita per conquistare l'amicizia di Dio, il suo apprezzamento e un posto in Paradiso. Riguardo al rapporto dell'uomo con la ricchezza, anche quando essa è frutto di lavoro onesto e sacrificio, l'uomo deve essere abile amministratore, non deve attaccare ad essa il cuore, ma deve viverla e condividerla come dono e grazia. Dal cuore lo slancio, la passione, l'entusiasmo, ma anche la morbosità, e noi, che siamo fatti a immagine di Dio, siamo per essere liberi di amare con gioia, condizione che viene inibita e rende l'uomo schiavo quando c'è attaccamento e possessione alle ricchezze e al denaro.

    Rosaria e Nicola Petrignano

    .


    estate giovani 2

    SENTI CHE STORIA...

    "C'era una volta... e vissero per sempre felici e contenti".


    protagonista tuOgnuno di noi ha trascorso parte della propria infanzia leggendo o ascoltando fiabe che iniziavano e finivano con queste due frasi magiche. I bambini di ogni nazione vengono istruiti e sensibilizzati ai valori fondamentali della loro società tramite questi racconti di eroi e principi, di buoni e cattivi in cui vincono l'amore, l'intelligenza, l'amicizia e la verità. Spesso però accade che, crescendo e incontrando persone diverse, queste "istruzioni di vita" vengano dimenticate, ed occorre magari rinfrescare la memoria anche di giovani adulti e non solo di bambini.

    Questa è stata la linea guida che ha dato vita al Campo estivo parrocchiale dal 22 al 25 Agosto per i giovani dai 13 ai 17 anni, provenienti da San Ferdinando e da Torre Maura. Ogni giorni si iniziava con una scenetta interpretata dagli animatori, alla scoperta di quattro storie con quattro temi.

    Il primo giorno è toccato alla storia della Bella e la Bestia che riportava alla luce l'importanza dell'incontro tra persone spesso diverse ma che possono arricchire l'uno la vita dell'altro.

    Successivamente, tramite la storia del Mago di Oz, si è cercato di capire se effettivamente ognuno di noi ha consapevolezza dei suoi talenti, spesso nascosti dietro apparenti sconfitte con chi sembra più capace di noi.

    Durante il terzo giorno, con l'aiuto di Alice e del suo viaggio nel Paese delle Meraviglie ci si è posti una delle domande più ostili: dov'è la verità? Spesso confusi da un mondo che ci promette potere e magici cambiamenti, la verità è nascosta ai nostri occhi o addirittura impossibile da raggiungere.

    L'ultimo giorno invece il tema principale è stato la condivisione, con la fiaba del Povero e del principe, in cui l'uno volendo essere l'altro, scopre e capisce la realtà e le fatiche di ricoprire un certo ruolo.

    Incontro, consapevolezza, verità e condivisione però non sono solo concetti che riguardano la vita dell'uomo in sé, ma anche il suo rapporto con Dio. Ecco come i significati di 4 storie vengono arricchiti tramite la necessità di avere un incontro con Dio, che non è lontano da noi anzi, si rende uomo e ci dona la possibilità di conoscerlo, di essere consapevoli della sua salvezza e della sua parola con gli occhi del cuore, della fede e della mente. Inoltre Dio si offre come guida : "io sono la via, la verità e la vita", allontanando ogni vana ricerca di felicità false e volubili, dandoci quella certezza di cui tutti siamo affamati. Infine trattandosi di un campo estivo per ragazzi, cosa c'è di meglio che condividere questa ricchezza con altri? Ecco la condivisione, punto centrale di tutte le comunità cristiane in cui ci si riconosce legati fortemente l'uno all'altro dall'essere tutti figli di Dio, abbattendo qualunque diversità.

    Quattro giorni intensi di attività, preghiera, giochi e canti, di amicizie nuove o ancor più consolidate, un buon modo per chiudere le vacanze estive e riprendere con le faccende di studio e lavoro, ma soprattutto l'occasione per ognuno di avere qualcosa in più con cui arricchire la nostra storia personale!

    Gabriella Piazzolla


    libro animato

  • MADRINE DELLE VOCAZIONI OMD & APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

    PROMUOVONO IL PELLEGRINAGGIO

    AL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

    E AL MIRACOLO EUCARISTICO DI LANCIANO

    volto santo

    Sabato 5 Ottobre

    Partenza ore 6.30, rientro ore 21 (circa).

    La quota di partecipazione € 35 comprende il viaggio e pranzo.

    Iscrizioni entro il 28 settembre presso l'ufficio parrocchiale, versando € 10 di anticipo non rimborsabile.

    Il pellegrinaggio sarà guidato da p. Luigi Piccolo.

  • logo strada facendo anno di fede



    FAR FESTA E RALLEGRARSI

    Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 11-29)

    far festa rallegrarsi...Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.

    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

    E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».


    il parroco

    Ecco, ci siamo! Riaprono le scuole e il piazzale della Chiesa torna ad animarsi di voci, di allegria, sono quelle di fanciulli, ragazzi e giovani che riprendono la bella e faticosa avventura della scuola: è il segnale chiaro del ritorno all'impegno lavorativo per tutti. Gli auguri di "Strada facendo" vogliono esprimere tutta la simpatia della Comunità del Rosario a voi ragazzi, perché è cosciente della serietà del cammino educativo che state affrontando per essere uomini e donne che porterete speranza e progetti di vita alla nostra città. L'augurio si estende a tutto il mondo della scuola ed in particolare agli insegnanti. Una grande benedizione per tutti, unita alla preghiera a Maria, madre della sapienza.

    Il Vangelo di questa domenica riporta il capitolo 15 di Luca, sono le parabole della misericordia che rivelano una grande gioia. Anche il più distratto e lontano dal vangelo, ricorda quella storia, umanamente impossibile, del "figliol prodigo" e di un Padre misericordioso: è la storia di ciascuno, mi riguarda, è personale, ci sono proprio io in questa parabola! Perché allora, non provare a viverla fino in fondo questa meravigliosa avventura? "Mi alzerò...". Non da meno sono le due parabole che precedono: "C'era un pastore che aveva cento pecore e ne perde una..." e, "quale donna, se ha dieci monete e ne perde una...". Per una migliore comprensione delle parabole, è necessario rifarsi al pensiero introduttivo. "I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". La risposta si fa chiara con il linguaggio parabolico che rivela innanzitutto quale immagine l'uomo ha di Dio. Un giudice severo per sottomettere i sudditi? Un dio padrone che dispone a suo piacere per tenersi buoni gli uomini che necessariamente devono ricorrere a lui? Un dio distante che non concede misericordia, ma pronto al castigo per ogni eventuale mancanza? Gesù con le tre parabole ci mostra il vero volto di Dio: un Dio che è padre, sempre misericordioso, pieno di amore e di tenerezza verso tutti, fosse anche uno solo che si perde o è lontano da casa! "Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte". Un grazie sincero a Franco e Mariangela Colucci per il loro apporto a presentare il Vangelo di questa domenica, ci offrono la loro meditazione di come sia possibile sperimentare la misericordia di un Dio che perdona.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    NON CONOSCE LIMITI

    La parabola della Misericordia pone sotto i riflettori il figlio che si allontana, sbaglia e ritorna, trovando il Padre che lo perdona festeggiando. La parabola vuole evidenziare che Dio è amore, e che l'unica richiesta che Egli ci fa è quella di avere fiducia in Lui, anche quando, per scelte errate, ce ne allontaniamo. Dobbiamo ricordarci di non disperare, di pensare di non meritare la salvezza ed il perdono: è allora che, ammettendo i nostri errori, possiamo chiedere a Dio di donarci la sua presenza, non perché siamo stati bravi, ma perché il suo amore immenso e imprevedibile non conosce limiti. La pagina del Vangelo vuole essere per noi un annuncio apportatore di gioia, in quanto, anche quando sperimentiamo di esserci "persi", abbiamo la certezza che una festa di perdono ed accoglienza ci è sempre riservata da colui che, per amore e misericordia, ha perfino donato se stesso.

    Colucci Franco e Mariangela.


    un grande tesoro

    UN GRANDE TESORO...TRA LE OFFERTE!

    "Caro Gesù, ti voglio tanto bene, quando vengo alla tua chiesetta, ti mando tanti baci.

    Mio caro Gesù, ti amo e ti prometto che farò la brava. Mio padre e mia madre ti vogliono tanto bene e anche mia sorella ti ama tanto. Tuo padre e tua madre sono migliori di tutto il mondo, speriamo che ritorni sulla terra, e se torni, vieni a casa mia che ti do tanti baci".

    Graziana di 5 anni.



    estate giovani I

    PELLEGRINI AD ASSISI

    estate giovani 1Il pellegrinaggio è e deve essere una tappa fondamentale nella vita di ogni singolo uomo, in particolare nella vita di tutti coloro che sono animati da uno spirito religioso. Il pellegrino è colui che si mette in ricerca della strada per la felicità e siccome la felicità non può che venire da Dio, pellegrinare altro non è che cercare Dio. Ed è per questo che anche quest'anno, come ogni anno, il Cammino Neocatecumenale, presente nella nostra Parrocchia, ha organizzato un pellegrinaggio per i giovani, e quest'anno la meta è stata Assisi.

    Giunti ad Assisi abbiamo visitato la Porziuncola, il luogo dove S. Francesco, in una visione ottiene da Gesù stesso l'Indulgenza che il Papa approvò per tutti i fedeli che si mettessero in pellegrinaggio con umiltà e cuore puro. Questo aneddoto e l'atmosfera della basilica di Santa Maria degli Angeli ci hanno fatto riflettere sull'importanza della preghiera, unico e vero modo di comunicazione con Dio, e sulla bellezza di un amore disinteressato verso il prossimo nel più profondo rispetto del comandamento che ci ha lasciato nostro Signore Gesù Cristo: ama il prossimo tuo come te stesso.

    Successivamente abbiamo fatto visita alla basilica di San Francesco dove, aiutati dai dipinti di Giotto, abbiamo avuto modo di conoscere e ripercorrere al meglio la vita del santo.

    Altrettanto istruttiva ed emozionante è stata la visita, a Rivotorto, della basilica ove è conservato il cosiddetto "tugurio" ossia la casa di pietra e sassi dove ha vissuto il santo dopo aver abbracciato la vera fede con coloro che decisero di condividere la sua scelta di vita.

    Infine, è stata un'emozione grandissima per tutti noi visitare, questa volta a Loreto, la Santa casa dove la Beata Vergine Maria ebbe l'annuncio dall'arcangelo Gabriele. Conoscere il luogo ove la Vergine Maria ha avuto la forza di dire "eccomi" alla richiesta del Signore è stata un'emozione indescrivibile.

    Miglior chiusura per un viaggio alla scoperta della fede non poteva esserci.

    Tutti questi momenti sono stati accompagnati non solo dalla preghiera, dalla scrutatio, ma arricchiti anche dalla testimonianza di Carmela, una monaca agostiniana di clausura, da Antonio , giovane monaco benedettino, da Carmela, novizia alcantarina, vocazione nata proprio nella nostra comunità parrocchiale e dai padri Luigi che ci hanno accompagnato in questo pellegrinaggio spezzando il Pane e la Parola di vita

    In definitiva questo pellegrinaggio è stata l'occasione per molti di scoprire o confermare la propria vocazione nella vita dove per vocazione non si deve solo intendere la vita sacerdotale o consacrata ma molto più semplicemente la via che il Signore ha previsto per la nostra felicità.

    Armando Carbone


    libro animato

  • logo strada facendo anno di fede



    MIO DISCEPOLO

    Dal Vangelo secondo Luca (14,25-33)

    mio discepoloIn quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

    «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

    Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

    Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro".

    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».


    il parroco

    "Strada facendo... estate" ha accompagnato migliaia di visitatori portando, in piena calura estiva, la freschezza dei salmi alimentandone la preghiera. Ed ora si ripresenta nella tradizionale edizione cartacea quale compagno di viaggio nel cammino pastorale e, di domenica in domenica, vuol renderci partecipi della meravigliosa avventura cristiana. Domenica abbiamo lasciato Gesù, invitato a pranzo da un capo dei farisei, dando preziose indicazioni e per gli invitati e il padrone di casa, possiamo immaginare quali reazioni nei presenti, ma Lui non si lascia chiudere la bocca ed ora di fronte a "una folla numerosa" che lo segue con grande entusiasmo e simpatia fa la sua proposta per chi vuole mettersi alla sua sequela: "Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre,... e non porta la propria croce... non può essere mio discepolo". Parole forti, dure, crudeli all'orecchio e ai sentimenti. E' mai possibile che sulla bocca di Gesù possano uscire indicazioni di questo tenore? Cosa vuol dire a noi, oggi? Gesù non si lascia condizionare da facili entusiasmi, ma è onesto e radicale nella proposta. Seguirlo vuol dire mettere al primo posto il Vangelo, orientare il cuore, gli affetti alla sua persona, tutto il resto viene dopo, anche i legami di carne e di sangue. Lui chiede di amarlo di più. Invece quante volte la preferenza la diamo solo a chi ci piace, ci interessa, ci appaga nell'egoismo, ci ricatta: se mi ami...! Di fronte a una folla numerosa Gesù non è interessato dal numero, ma da chi risponde con verità e totalità, aggiungendo: "Colui che non porta la propria croce... non può essere mio discepolo". Lui, che sarà il Crocifisso, fin d'ora indica la via della croce, che non è la normale sofferenza della vita, ma la misura alta dell'amore. La croce diventa il vero legame tra Maestro e discepolo, la croce via concreta di amare di più. Trovo perfetta consonanza tra il vangelo di questa domenica e la parola di Papa Francesco rivolta alla folla immensa di giovani, oltre 3 milioni, radunati sulla spiaggia di Capocabana nella GMG del mese di Luglio, ha chiesto loro di essere rivoluzionari, andare controcorrente rispetto alla cultura di questo tempo, di non frullare la fede, di non annacquarla, di essere felici. Cari giovani, nel ritornare alle vostre case non abbiate paura di essere generosi con Cristo, di testimoniare il Vangelo... e nell'udienza di mercoledì, papa Francesco è tornato a far rivivere in piazza i giorni della GMG , rivolgendosi a tutti, ed in particolare ai giovani, di essere speranza per la Chiesa, di raccogliere la sfida della proposta di Cristo. Tra la folla del vangelo e dei giovani ci sono anch'io, ci sei anche tu! Il brano evangelico si chiude ad essere sapienti nel progettare non solo le cose della vita, ma soprattutto il cammino di fede, l'essere cristiani. La conclusione è, ancora una volta, scioccante, esigente: "Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo". Ci viene dato il punto da dove partire, saremo in grado di accoglierlo? Se dovessimo contare solo sulle strategie umane, la sconfitta è certa, ma chi propone una Parola così esigente, radicale, non fa mancare la sua presenza per sostenerci con la sua grazia. L'anno pastorale muove i suoi primi passi con Maria Bambina, è il giorno della Natività, siamo sicuri del suo accompagnamento materno. Buon anno pastorale!

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    proverbio africa occidentale

    NOI PREGHIAMO PER TUTTA L'UMANITÀ.

    Noi preghiamo per tutta l'umanità.

    Anche se divisi in nazioni e razze,

    tutti gli uomini son figli tuoi, da te ricevono vita ed esistenza,

    e tu comandi loro di obbedire alle tue leggi

    così come ciascuno può conoscerle e comprenderle.

    Fa' che scompaiano odi e lotte,

    fa' che una pace perenne riempia la terra,

    e che in ogni luogo l'umanità possa godere i frutti

    della pace.

    Così lo spirito di fratellanza tra gli uomini

    dimostrerà la loro comune fede in te, Padre di tutti.

    Liturgia ebraica


      

    libro animato

  • logo strada facendo anno di fede



    UN BICCHIERE D'ACQUA NEL MIO NOME

    Dal Vangelo secondo Marco (9,38-43.45.47-48 )

    acqua mio nomeIn quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.

    Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

    Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».


     

    Ci siamo lasciati con un'immagine straordinariamente bella, Gesù che abbraccia una bambino e lo mostra ai discepoli che guardano con occhi attoniti e stupiti, mentre il bambino si stringe al collo di Gesù, avvertendo tutta la sua tenerezza, avrà conservato a lungo questo abbraccio, certamente l'avrà raccontato ai suoi amici. Gesù non si ferma al gesto, ma aggiunge: "Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me." Ora, proseguendo l'insegnamento ai discepoli, deve constatare come sono ancora lontani dall'accogliere non solo i bambini, ma gli altri. Infatti, la loro mentalità è ancora così chiusa che non riescono ad "accogliere" gli altri, anzi, si sentono in dovere di difendere Gesù da questi intrusi, non sono dei "nostri", anche se fanno del bene, "scacciano demoni nel tuo nome". E qui Gesù è costretto ad insistere sull'accoglienza, Lui non vede nemici, al contrario, i discepoli si sentono spodestati, vogliono sentirsi protetti, guidati, ma nessuno altro deve entrare, la difesa del gruppo, del proprio modo di pensare, di gestire quanto ricevono dal Maestro è solo per loro. Anche oggi i discepoli possono correre il rischio di chiudersi nel gruppo ritenendolo più importante del "titolare", credendo di aver raggiunto il massimo. E' Cristo il punto di partenza e di arrivo, che strada facendo, dobbiamo conoscere, amare e nel suo nome saremo capaci di compiere cose grandi, anche miracoli. Gesù è più preoccupato dello scandalo che possiamo dare ai piccoli che delle questioni interne ai discepoli. Scandalo è impedimento nel cammino, ostacolo, pietra di inciampo, e per questo usa un linguaggio estremamente duro e senza misura: "Una macina al collo e gettarsi nel mare, una mano e un piede da tagliare, un occhio da gettare". Gesù ci vuole mettere davanti la seria e personale responsabilità che abbiamo di fronte agli altri, ed in specie ai più piccoli, ai figli, ai più deboli. Il male prima è pensato, voluto e poi si fa con le mani, i piedi, gli occhi... Per Gesù tutto questo costituisce scandalo così grave che è meglio... Una piccola osservazione, se dovessimo applicare alla lettera, credo che molti saremmo monchi, zoppi e orbi! Il linguaggio forte ci deve spingere ad evitare lo scandalo in famiglia, nella chiesa, nel lavoro, e in ogni ambiente dove si svolge la nostra vita. La scelta di vivere il Vangelo porta effetti buoni non solo a livello personale, ma anche sociale. Se Gesù ha parole forti per chi scandalizza usa un linguaggio estremamente accogliente per piccoli gesti come dare un bicchiere d'acqua, Lui dà tutta la sua vita a noi chiede così poco, tutto ciò che viene fatto ai più piccoli nel suo nome diventa grande, anzi meritevole di una grande ricompensa. Allora quanti piccoli gesti della giornata possiamo trasformare in capitale per la vita eterna. Il Signore ci avverte della gravità e responsabilità dello scandalo, ma soprattutto ci apre il cuore a gesti semplici di bontà che restano segnati nel suo cuore.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    OTTOBRE MISSIONARIO

    "Ho creduto perciò ho parlato"


    ottobre missionarioIl 50° anniversario dell'apertura del Concilio – 11 ottobre 1962 – ricorre nel cuore dell'ottobre missionario. L'Anno della Fede, che in tale circostanza il Papa inaugura, è riferimento prezioso anche per chi si occupa di missione. Il rinnovamento della coscienza missionaria che il Concilio ha promosso nelle Chiese locali e nel cuore di ogni battezzato, si intreccia con la fede, dono che caratterizza il percorso di ogni cristiano e ne costituisce l'identità profonda.

    L'intreccio di fede e missione richiama un unico modo di vivere: chi accoglie in sé la relazione costitutiva con Cristo, non può che comunicarla. L'autentico cammino della fede non si esaurisce in vicende individuali o in solitarie vette di spiritualità, ma ha la sua conseguenza nell'annuncio o nella testimonianza: la missione svela che la fede è vera.

    Perciò l'Ottobre e la Giornata Missionaria Mondiale ricorda che non solo "la fede si rafforza donandola", a anche "ci spinge a essere missionari", al punto che "la perdita di vitalità nella spinta missionaria è sintomo di una crisi di fede", secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II. Nella testimonianza della fede, missionari e missionarie da un lato e comunità di invio dall'altro, possono reciprocamente sostenersi e nello stesso tempo assicurare che la Buona Notizia venga divulgata.

    Ed è suggestivo pensare che in questi ultimi decenni, tanta parte della storia e del servizio missionario si è realizzato attorno all'espressione fidei donum: un dono che si riceve con gratitudine e che si distribuisce con gratuità.


    don Gianni Cesena

    Direttore nazionale Missio

  • logo strada facendo anno di fede



    SERVO DI TUTTI

    Dal Vangelo secondo Marco (9, 30-37)

    servo di tuttiIn quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

    Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».

    E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».


     

    Quante volte te lo devo dire? Come te lo devo spiegare? Sei di testa dura, non riesci a capire, eppure te l'ho spiegato così bene. Queste, o simili, sono le espressioni che tante volte sentiamo dai maestri nel presentare una lezione che gli alunni fanno fatica a prestare attenzione, non solo per la difficoltà a seguire, ma la loro fantasia è altrove. Amici, anche noi, come i discepoli, ci siamo messi alla scuola di Gesù e quanta fatica facciamo per entrare a capire il Vangelo, non a livello di parola, ma di vita. Così è avvenuto nel brano di questa domenica, dove Gesù per la seconda volta, insegna ai discepoli: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà". Più chiaro di così! Ebbene i discepoli non capiscono e hanno timore di interrogarlo.

    Erano così presi e distratti da altri pensieri e progetti di vita, che rendevano impossibili, anzi incomprensibili le parole di Gesù. Tra di loro parlavano che fosse "il più grande". E, Lui, il Maestro non agisce con minacce, con severi rimproveri, non li allontana, ma con amabilità si fa loro incontro e, attraverso un lavorio paziente cerca di riconquistare i loro cuori. E lo fa con tre parole: ultimo, servo, bambino.

    Con una espressione semplice e reale si rivolge ai discepoli: "Se qualcuno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". Prima non parlavano per la paura, ora hanno capito fin troppo bene! Nel loro cuore c'era una segreta convinzione, che stare con Gesù si guadagnava qualche "poltrona", ora sono costretti a rimangiarsi i loro pensieri di primato. Diciamoci la verità: non sono anche oggi i pensieri, gli atteggiamenti di tanti cristiani che credono di raggiungere qualche "primato" attraverso la Chiesa? E questo per tutti, compresi anche coloro che dovrebbero essere di esempio, di stile nel servizio. Dovremmo chiederci: servo la chiesa o mi servo della chiesa? Se non sono riconosciuto per quello che sono e faccio, facilmente entro in crisi di...fede. Rendersi umili servi per il Regno di Dio quanto è utile, necessario oggi, ci guadagna il servo e si dà una testimonianza di Vangelo che parla più di tante parole.

    Infine, chiama un bambino, "e, abbracciandolo, disse loro: chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome accoglie me...". Gesù si fa ultimo, si fa bambino, e chi accoglie gli ultimi, difende i poveri, fa crescere la loro dignità in umanità, in cultura, in libertà, in fede accoglie Gesù stesso guadagnando il primato nel servizio. Il farsi ultimo, piccolo è sperimentabile sempre e in qualsiasi ambiente, iniziando dalla propria casa, ambiente di lavoro, gruppo civile, politico, ecclesiale. Rimane quella tentazione di fondo di ogni uomo a dominare, ad essere primo, scavalcando ogni giustizia pur di averla vinta. Perché non provare a rimettere in gioco la propria vita, ascoltando e sperimentando nei piccoli gesti della vita il Vangelo di Gesù: " Se qualcuno vuole essere il primo sia il servitore di tutti?".

    P. Raffaele Angelo Tosto



    Come bambini


    come bambiniCarissimi, la condotta di vita insegnata dalla sapienza cristiana non sta nelle molte parole, in abili controversie e neppure nella brama di lode e di gloria, ma in quell'umiltà vera e volontaria che il Signore Gesù Cristo scelse e insegnò dal seno materno fino al supplizio della croce al posto della prepotenza. Infatti, mentre i suoi discepoli discutevano tra di loro, come dice l'evangelista, chi di loro fosse il più grande nel regno dei deli, egli chiamò un bambino, lo mise in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico, se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi dunque si umilierà come questo bambino, costui sarà più grande nel regno dei cieli" (Mt 18,2-4). Cristo, ama lo stato di bambino che per primo ha vissuto nell'animo e nel corpo. Cristo lo ama, perché esso è maestro di umiltà, regola di innocenza, modello di mitezza. Cristo lo ama e a esso vuole che si ispiri la vita degli adulti, a esso riconduce i vecchi, e invita a seguire il suo esempio quelli che innalza al regno eterno. Ma perché siamo in grado di conoscere perfettamente in che modo possiamo giungere a "tanto meravigliosa conversione e quale mutamento sia necessario per tornare allo stato di bambini, lasciamoci istruire dal beato Paolo: Non siate bambini nel modo di giudicare, ma siate bambini quanto a malizia (1Cor 14,20). Non dobbiamo tornare, dunque, ai giochi dei bambini e allo stato di immaturità dei primi anni di vita, ma di lì dobbiamo prendere qualcosa che si addice anche agli adulti: far passare rapidamente le nostre emozioni, ritornare subito alla pace, non custodire il ricordo delle offese, non avere desiderio di far carriera, amare la comunione con gli altri, provare un naturale spirito di uguaglianza. È infatti un gran bene non saper nuocere agli altri, non avere il gusto del male, perché offendere e ricambiare l'offesa è proprio di una saggezza mondana; non rendere male per male (cf. Rm 12,17) è proprio di uno stato da bambino cristiano ed equanime.

    S. Leone Magno

    Discorsi, 18,3-4

  • logo strada facendo anno di fede



    TU SEI IL CRISTO

    Dal Vangelo secondo Marco (8, 27-35)

    tu sei il cristoIn quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed gli domandava loro:

    «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

    E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.

    Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

    Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».


     

    "Strada facendo" al suono della campanella si presenta puntuale alla ripresa del cammino pastorale, di cui l'anno scolastico ne segna l'avvio. Il primo giorno di scuola è una festa tutta particolare! Bambini con il grembiule ben stirato con lo zainetto già pieno degli strumenti di lavoro si rivedono con i vecchi amici ritrovando gioia di raccontare storie ed avventure, mamme che accompagnano per la prima volta i loro bambini alla scuola, consegnandoli al simpatico bidello (come si chiamava ai tempi nostri, ora fa parte del personale ausiliario!), con "mi raccomando...", e gli insegnanti che attendono all'ingresso dell'aula per accogliere e dare l'avvio al lavoro scolastico ed educativo. Così, più o meno il primo giorno, per tutto il mondo della scuola un augurio grande accompagnato da una forte speranza per far fronte alle inevitabili difficoltà del percorso. Di fronte al grande e storico edificio scolastico "Edmondo De Amicis" di San Ferdinando c'è un' altra "scuola" con un maestro che da duemila anni non si stanca di insegnare la via buona, a piccoli e grandi e attende, con speranza, con bontà, tutti per offrirci la lezione più bella, quella della vita buona del Vangelo. La porta della sua "scuola" è sempre aperta, ma c'è un giorno della settimana che vuol far festa con tutti: è la domenica! Nella nostra Chiesa del Rosario, bella e accogliente nella sua struttura, vogliamo ritrovarci intorno a Gesù, che in parte lo conosciamo, ma rimane ancora molto per gustare la gioia del suo Vangelo.

    Così in questa prima domenica, Lui incomincia subito e ci rivolge una domanda: "La gente, chi dice che io sia?". Una domanda provocatoria, ma abbastanza facile da rispondere, ognuno può dire quello che ha sentito dire, anche perché, nonostante tutto si continua a parlare delle sue parole, della sua vita. Ma Lui è un "maestro" esigente, personale, non si accontenta della risposta di "catechismo" imparata a memoria da piccolo: "Tu sei il Cristo". A Pietro e a noi offre un progetto di vita, che supera ogni aspettativa e previsione: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Una parola che non si trova scritta in nessun libro, ma si impara con Lui e dietro di Lui. Ci sono riusciti in tanti e tra questi il nostro amico Pietro che, non era tra i migliori, ci possiamo riuscire anche noi. "Strada facendo" ci accompagnerà di domenica in domenica.

    Dall'8 settembre è con noi il P. Luigi Piccolo, mandato dal P. Generale, P. Francesco Petrillo, per realizzare il "Progetto Samuel", progetto pastorale-vocazionale nella nostra parrocchia del Rosario. La sua presenza si unisce a quella dei Padri già presenti e vedo con grande speranza la sua azione pastorale, conoscendo doni e qualità, uniti allo zelo ed entusiasmo per la Chiesa e per la Famiglia di S. Giovanni Leonardi. A lui i nostri auguri e se cammineremo in comunione, guidati dal Vangelo, non mancheranno i frutti che il Signore farà crescere nel nostro piccolo campo. Il cammino che ci aspetta è segnato da grandi obiettivi: l'Anno della Fede, il primo Sinodo Diocesano e le altre tappe che "Strada Facendo" porterà a conoscenza, perché tutti: piccoli, giovani, famiglie, operatori pastorali possiamo riscoprire la gioia di seguire Gesù, amico e maestro.

    Buon anno pastorale con la benedizione del Signore e lo sguardo materno di Maria, regina del Rosario.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    Perché un anno della fede?

    logo anno fedeLa domanda non è retorica e merita una risposta, soprattutto dinanzi alla grande attesa che si sta registrando nella Chiesa per tale evento.

    Benedetto XVI ha dato una prima motivazione quando ne ha annunciato l'indizione: «La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita. Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l'amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza». Questa è l'intenzione principale. Non far cadere nell'oblio il fatto che caratterizza la nostra vita: credere. Uscire dal deserto che porta con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia della fede e comunicarla in modo rinnovato.

    Questo anno, quindi, si rivolge in primo luogo a tutta la Chiesa perché dinanzi alla drammatica crisi di fede che tocca molti cristiani sia capace di mostrare ancora una volta e con rinnovato entusiasmo il vero volto di Cristo che chiama alla sua sequela.

    È un anno per tutti noi, perché nel perenne cammino di fede sentiamo la necessità di rinvigorire il passo, divenuto a volte lento e stanco, e rendere la testimonianza più incisiva. Non possono sentirsi esclusi quanti hanno consapevolezza della propria debolezza, che spesso prende le forme della indifferenza e dell'agnosticismo, per ritrovare il senso perduto e per comprendere il valore di appartenere a una comunità, vero antidoto alla sterilità dell'individualismo dei nostri giorni.

    In «Porta fidei», comunque, Benedetto XVI ha scritto che questa «porta della fede è sempre aperta». Ciò significa che nessuno può sentirsi escluso dall'essere positivamente provocato sul senso della vita e sulle grandi questioni che soprattutto ai nostri giorni colpiscono per la persistenza di una crisi complessa che aumenta gli interrogativi ed eclissa la speranza. Porsi la domanda sulla fede non equivale a estraniarsi dal mondo, piuttosto fa prendere coscienza della responsabilità che si ha nei confronti dell'umanità in questo frangente storico.

    Un anno durante il quale la preghiera e la riflessione potranno più facilmente coniugarsi con l'intelligenza della fede di cui ognuno deve sentire l'urgenza e la necessità. Non può accadere, infatti, che i credenti abbiano ad eccellere nei diversi ambiti della scienza, per rendere più professionale il loro impegno lavorativo, e ritrovarsi con una debole e insufficiente conoscenza dei contenuti della fede. Uno squilibrio imperdonabile che non consente di crescere nell'identità personale e che impedisce di saper dare ragione della scelta compiuta.

    Mons. Rino Fisichella

    Presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione




    logo anno fedeIL LOGO


    Su un campo quadrato, bordato, è simbolicamente rappresentata una barca, immagine della Chiesa, in navigazione su dei flutti graficamente appena accennati, e il cui albero maestro è una croce che issa delle vele che con dei segni dinamici realizzano il trigramma di Cristo; inoltre lo sfondo delle vele è un sole che associato al trigramma rimanda anche all'eucaristia.

  • logo strada facendo estate


    DOMENICA 9 SETTEMBRE 2012


    Quando Dio prende nelle sue mani la nostra storia i poveri possono essere sicuri: egli non si dimenticherà di loro, anzi saranno i primi a ricevere la sua salvezza e la gioia.


    Salmo 145

    Loda il Signore, anima mia.


    Il Signore rimane fedele per sempre

    rende giustizia agli oppressi,

    dà il pane agli affamati.


    Il Signore libera i prigionieri.

    Il Signore ridona la vista ai ciechi,

    il Signore rialza chi è caduto,

    il Signore ama i giusti,

    il Signore protegge i forestieri.


    Egli sostiene l'orfano e la vedova,

    ma sconvolge le vie dei malvagi.

    Il Signore regna per sempre,

    il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.


    salterioIl salmo è un cantico: non un cantico qualsiasi ma un cantico accompagnato sul salterio. Il quale salterio, poi, è uno strumento musicale, come la lira, la cetra e gli altri strumenti che sono stati inventati per accompagnare il canto. Pertanto colui che salmeggia non canta soltanto con la voce ma ha con sé anche uno strumento chiamato salterio, per cui l'abilità delle mani s'accorda con la voce. Vuoi dunque salmeggiare? Non sia soltanto la tua voce a cantare le lodi divine ma alla tua voce s'accordino anche le opere. Se infatti canterai [solo] con la voce, a un certo momento dovrai tacere: canta invece con la vita, affinché mai debba tacere. Tratti un affare e pensi di agire con frode? Sei muto nella lode di Dio, anzi, cosa ancora peggiore, non solo sei muto nella lode ma stai procedendo verso la bestemmia. Se infatti è vero che Dio vien lodato per le tue opere buone, quando compi il bene lodi Dio; e se è vero che Dio vien bestemmiato per le tue opere cattive, quando agisci male bestemmi Dio. Dunque, per stimolare l'orecchio canta pure con la voce, soprattutto però non ammutolirti col cuore, non tacere con la vita.

    s. Agostino

Calendario Eventi

Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
1
2
4
5
6
7
8
9
11
12
13
14
15
16
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31

AGENDA

Non ci sono eventi per i prossimi giorni

Un Tetto per Maria

Offri il tuo aiuto per i lavori di restauro della nostra chiesa.

Links Utili

banner omdei
banner arctrani
banner vatican va
ac diocesana
banner  chiesacattolica