Parrocchia B.V. Maria del SS. Rosario

San Ferdinando di Puglia (BT)

  
  
  

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      DOMENICA 26 MAGGIO 2019 


     VI DOMENICA DOPO PASQUA


     

    GESÙ DISSE AI SUOI DISCEPOLI: «SE UNO MI AMA, OSSERVERÀ LA MIA PAROLA E IL PADRE MIO LO AMERÀ...»GIOVANNI 14,23

    26052019Dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-33a.34-35)

    Quando In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

    Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

    Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

    Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». 

     

     


     
    comunioni 26 maggio 2019 2

    IL PRIMO INCONTRO CON GESÙ
    Papa Francesco, omelia 06 05/19, Chiesa del Sacro Cuore di Rakovsky, Bulgaria. Passim.
    26052019 2Voi, cari bambini e care bambine, siete venuti qui da ogni angolo di questa “Terra delle rose” per partecipare a una festa meravigliosa, che sono sicuro non dimenticherete mai: il vostro primo incontro con Gesù nel sacramento dell’Eucaristia. Qualcuno di voi potrebbe chiedermi: ma come possiamo incontrare Gesù, che è vissuto tanti anni fa e poi è morto ed è stato messo nella tomba? È vero: Gesù ha fatto un atto immenso di amore per salvare l’umanità di tutti i tempi. È rimasto nella tomba tre giorni, ma noi sappiamo – ce lo hanno assicurato gli Apostoli e molti altri testimoni che lo hanno visto – che Dio Padre suo e Padre e nostro, lo ha risuscitato. E ora Gesù è vivo, è qui con noi, perciò oggi lo possiamo incontrare nell’Eucaristia. Non lo vediamo con questi occhi, ma lo vediamo con gli occhi della fede.
    Vi vedo qui vestiti con le tuniche bianche: questo è un segno importante e bello, perché siete vestiti a festa. La Prima Comunione è innanzi tutto una festa, in cui celebriamo Gesù che ha voluto rimanere sempre al nostro fianco e che non si separerà mai da noi. Festa che è stata possibile grazie ai nostri padri, ai nostri nonni, alle nostre famiglie, alle nostre comunità che ci hanno aiutato a crescere nella fede.
    I vostri sacerdoti e catechisti, che hanno seguito il vostro percorso di catechesi, vi hanno accompagnato anche nella strada che vi porta oggi a incontrare Gesù e a riceverlo nel vostro cuore. Egli, come abbiamo ascoltato nel Vangelo (cfr Gv 6,1-15), un giorno ha moltiplicato miracolosamente cinque pani e due pesci, saziando la fame della folla che lo aveva seguito e ascoltato. Vi siete accorti di come è incominciato il miracolo? Dalle mani di un bambino che ha portato quello che aveva: cinque pani e due pesci (cfr Gv 6,9). Allo stesso modo in cui voi oggi aiutate il compiersi del miracolo di far ricordare a tutti noi grandi qui presenti il primo incontro che abbiamo avuto con Gesù nell’Eucaristia e poter ringraziare per quel giorno. Oggi ci permettete di essere nuovamente in festa e celebrare Gesù che è presente nel Pane della Vita. Perché ci sono miracoli che possono accadere solo se abbiamo un cuore come il vostro, capace di condividere, di sognare, di ringraziare, di avere fiducia e di onorare gli altri. Fare la Prima Comunione significa voler essere ogni giorno più uniti a Gesù, crescere nell’amicizia con Lui e desiderare che anche altri possano godere la gioia che ci vuole donare. Il Signore ha bisogno di voi per poter realizzare il miracolo di raggiungere con la sua gioia molti dei vostri amici e familiari.
    Cari bambini, care bambine, sono contento di condividere con voi questo grande momento e di aiutarvi a incontrare Gesù. State vivendo davvero una giornata in spirito di amicizia, spirito di gioia e fraternità, spirito di comunione tra di voi e con tutta la Chiesa che, specialmente nell’Eucaristia, esprime la comunione fraterna tra tutti i suoi membri. La nostra carta di identità è questa: Dio è nostro Padre, Gesù è nostro Fratello, la Chiesa è la nostra famiglia, noi siamo fratelli, la nostra legge è l’amore.
    Desidero incoraggiarvi a pregare sempre con quell’entusiasmo e quella gioia che avete oggi. E ricordate che questo è il sacramento della Prima Comunione ma non dell’ultima Comunione. Oggi ricordatevi che Gesù vi aspetta sempre. Perciò, vi auguro che oggi sia l’inizio di molte Comunioni, perché il vostro cuore sia sempre come oggi, in festa, pieno di gioia e soprattutto gratitudine.
     

     
    strada facendo n 314 IV PSQ C 26 04 19
     
     
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      DOMENICA 19 MAGGIO 2019 


     V DOMENICA DOPO PASQUA


     

    «VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO: CHE VI AMIATE GLI UNI GLI ALTRI...»GIOVANNI 13,34

    19052019Dal Vangelo secondo Giovanni (13,31-33a.34-35)

    Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.

    Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

    Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». 

     

     


     
    SF 313 pag 2

    SF 313 pag 3
     

     
    strada facendo n 313 V PSQ C 19 04 19
     
     
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      DOMENICA 12 MAGGIO 2019 


     IV DOMENICA DOPO PASQUA


     

    «LE MIE PECOREASCOLTANOLA MIA VOCEE IO LE CONOSCOED ESSEMI SEGUONO»GIOVANNI 10,27

    12052019Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)

    In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

    Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

    Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.

    Io e il Padre siamo una cosa sola». 

     

     

     


     
    SF 312 pag 3

    VERSO IL RINNOVO DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
    dallo Statuto Diocesano, passim
      

    12052019 2Il Consiglio Pastorale Parrocchiale, costituito in ogni parrocchia dell’Arcidiocesi di Trani - Barletta - Bisceglie, è organismo di comunione e di corresponsabilità nella missione ecclesiale a livello parrocchiale.

    Il Consiglio Pastorale Parrocchiale, in comunione con il Vescovo, il Parroco, il Presbiterio diocesano e il Consiglio Pastorale Diocesano, ha il compito di:

    • analizzare approfonditamente la situazione pastorale della parrocchia;
    • elaborare alcune linee per il cammino pastorale della parrocchia, in sintonia con il cammino pastorale della Diocesi;
    • promuovere, coordinare, sostenere e verificare l'azione pastorale della comunità consentendo alle sue varie componenti la partecipazione responsabile e attiva all'unica missione della Chiesa: evangelizzare, santificare e servire l'uomo nella carità;
    • proporre piani di azione per la vita ecclesiale zonale e diocesana.

    Esso pertanto:

    • valorizza, stimola e coordina i diversi carismi dei sacerdoti, diaconi, religiosi, laici e gruppi ecclesiali per far risaltare l'unità della Chiesa di Cristo e per favorire la crescita spirituale dei singoli battezzati;
    • armonizza le diverse iniziative e attività pastorali, in una prospettiva di corresponsabilità;
    • favorisce una visione di pastorale integrata in uno stile sinodale.

    Il Consiglio Pastorale Parrocchiale stabilisce un Piano Pastorale che attua per la parrocchia le linee del Piano Pastorale Diocesano tenendo conto delle reali esigenze del Popolo di Dio.

    Sarà preoccupazione del Consiglio operare costantemente in comunione con la Zona Pastorale così che le decisioni prese per la parrocchia si inseriscano organicamente negli orientamenti zonali e quindi diocesani.

    Il Consiglio Pastorale Parrocchiale è formato da membri di diritto, membri rappresentanti dei Servizi Pastorali Parrocchiali, Membri eletti e Membri designati dal Parroco.

    Possono essere membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale i fedeli in piena comunione con la Chiesa cattolica, che si distinguono per fede sicura, buoni costumi e prudenza che abbiano raggiunta la maggiore età al momento dell’insediamento del Consiglio. Non devono ricoprire incarichi politici.

    Al Consiglio Pastorale Parrocchiale appartengono i seguenti membri di diritto: il parroco; i vicari parrocchiali e sacerdoti collaboratori; un rappresentante del Consiglio parrocchiale per gli Affari economici; un membro delle Confraternite presenti nelle chiese rientranti nel territorio parrocchiale; un membro dei movimenti e associazioni presenti in parrocchia, designato dagli stessi.

    Fanno parte del Consiglio i rappresentanti dei Servizi Pastorali Parrocchiali espressi secondo i quattro ambiti pastorali.

    Ogni gruppo di fedeli impegnato in un servizio parrocchiale esprime il proprio membro:

    • Settore Koinonia-Popolo di Dio;
    • Settore Profezia-Evangelizzazione;
    • Settore Liturgia e santificazione;
    • Settore Diakonia e testimonianza della carità;

    Fanno parte del Consiglio altri fedeli eletti. Tenendo conto degli abitanti, il numero dei membri eletti è il seguente: per le parrocchie da 3.000 a 5.000 abitanti: 3 laici.

     

     
    strada facendo n 312 IV PSQ C 12 04 19
     
     
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      DOMENICA 5 MAGGIO 2019 


     III DOMENICA DOPO PASQUA


     

    ALLORA QUEL DISCEPOLO CHE GESÙ AMAVA DISSE A PIETRO: «È IL SIGNORE!»GIOVANNI 21,7

    Dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-19)

    05052019In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

    Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

    Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

    Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

     

     

     

     

     

    il parroco scrive

    Il Mese di Maggio, che da qualche giorno abbiamo iniziato a vivere, ci invita ad alzare lo sguardo a Maria, alla donna semplice ed umile che ci mostra com’è possibile accogliere il Vangelo nella nostra vita per viverlo ancora oggi, nel nostro tempo.

    Il 16 Maggio 1909, si muovevano i primi passi per la costruzione della nuova Chiesa che, tra tante difficoltà venne conclusa solo nel 1933 tuttavia nel 1919, veniva realizzato e portato nella nostra città, il quadro della Madonna del Rosario. In questo I centenario, vogliamo riscoprire nella meditazione dei misteri del Rosario, come Dio entra nella nostra storia e ci porta a vedere la bellezza di una vita vissuta in pienezza. La preghiera del Rosario è dialogo tra Dio e l’uomo. Nel mistero annunciato Dio si rivela come Colui che entra nella storia dell’uomo, nasce bambino a Betlemme per portarci gioia (misteri gaudiosi) nel battesimo, a Cana, nell’annuncio del Regno, nella trasfigurazione e nell’Eucaristia porta luce ai nostri giorni (misteri luminosi). Si fa carico dei nostri peccati nella passione e morte di Croce (misteri dolorosi) per guidarci alla gloria della Pasqua, per dirci che Lui è più forte di ogni peccato e della morte, e per questo ci dona il suo Spirito, perché la sua vita possa entrare in noi. Solo a questo punto il Rosario si sofferma su Maria, che nella sua Assunzione e glorificazione, ci conduce alla Gerusalemme Celeste, ci aiuta ad alzare lo sguardo ricordandoci la meta verso la quale noi tutti stiamo camminando, perché tutto quello che noi viviamo, tutto quello che noi facciamo, ha una meta (misteri gloriosi).

    Quest’anno i Lunedì di Maggio, vedranno il quadro della Madonna pellegrino nelle nostre strade, come invito ad entrare in questo dialogo con Dio, con la nostra vita e con gesti di conversione.

    Buon mese di Maggio con Maria!

    p. Luigi Murra

     


     
    SF 311 pag 3

    "LASCIATE LE RETI, LO SEGUIRONO":
    Giornata diocesana dei ministranti
     
      
    05052019 2Una delle giornate più belle che noi ragazzi potessimo trascorrere insieme a tanti, tanti altri ragazzi a noi sconosciuti che in questo giorno diventano come fratelli con i quali condividiamo la stessa passione: l'amore di servire e seguire Gesù.
    Come tutti gli anni, nel giorno 25 aprile, ricorre la "Giornata dei Ministranti" che per la prima volta si è tenuta nel nostro paese.
    "Lasciate le reti, lo seguirono": questo il tema di quest'anno. Così come i discepoli seguirono Gesù, anche noi siamo chiamati dal Signore che ci invita a mettere in comunicazione la nostra mente e il nostro cuore affinché noi possiamo ascoltarlo e comprendere la sua Parola.
    E sulla base di questo tema, i ragazzi di ciascuna parrocchia della nostra diocesi, hanno realizzato uno striscione per partecipare ad una gara attraverso la quale vengono premiati i primi tre più belli. Come lo scorso anno ci siamo classificati in prima posizione ricevendo il primo premio per l'originalità e la creatività del nostro striscione.
    Che dire: un'esperienza da rivivere e che auguriamo a chiunque possa vivere nel corso della sua vita.
     

     
    strada facendo n 311 III PSQ C 5 04 19
     
     
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     DOMENICA 27 MAGGIO 2018 


     

    «A ME È STATO DATO OGNI POTERE IN CIELO E SULLA TERRA...»MATTEO 28,18

    27052018Dal Vangelo secondo Matteo(28,16-20)
    In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
    Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
    Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

     

     

     

    il parroco

    Lo scenario della pagina evangelica della domenica della Trinità è meraviglioso. Gesù sale sul monte, come tante volte, per manifestarsi ai suoi discepoli, per affidare loro il mandato che compendia tutta la sua missione. “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Una missione che abbraccia tutta l’umanità, ogni uomo, e certamente sproporzionata ad ogni forza umana, ma Gesù si fida e affida ai discepoli (e oggi a noi), una rivelazione alta, sublime, singolare: il volto di Dio, un Dio di amore, Padre! Essere figli di Dio e guidati dallo Spirito, come ci ricorda, San Paolo, possiamo gridare: ”Abbà! Padre!”. E’ l’effetto meraviglioso di essere battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, siamo immersi nell’amore Trinitario. Siamo liberati da ogni paura, non siamo più schiavi, possiamo vivere l’esperienza di questo amore, fin d’ora. Amarsi gli uni gli altri è la cosa più impegnativa e difficile, Gesù non solo a parole, ma con la croce, manifesta l’amore del Padre verso tutti. Sono molti, più di quanto crediamo, coloro che vivono e testimoniano la gioia di questo amore, nonostante la triste cronaca dei giorni. Vivere da Figli di Dio non è un’utopia, ma è bello, possibile. Incominciamo con quelli di casa. Lui ci assicura: ”Io sono con voi fino alla fine del mondo”.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

       

     

    IL NOSTRO MODO DI PENSARE SI ACCORDA ALL'EUCARISTIA

    Ireneo di Lione, Contro le eresie IV ,18,5

     

    27052018 2In che modo potranno dire che il pane eucaristico è il corpo del Signore e il calice il suo sangue, quanti non affermano che Gesù Cristo è il Figlio del creatore del mondo, cioè la sua Parola, grazie alla quale le piante danno frutto, le fonti zampillano, la terra dà prima un'erba, poi una spiga, poi il grano (cf. Mc 4,28)? Come potranno ancora dire che la carne è destinata alla corruzione e che partecipa alla vita, dal momento che essa è nutrita del corpo del Signore e del suo sangue?... Quanto a noi, il nostro modo di pensare si accorda con l'Eucaristia e l'Eucaristia, a sua volta, conferma il nostro modo di pensare. Infatti offriamo al Signore ciò che è suo, proclamando, come si conviene, la comunione e l'unione della carne con lo Spirito, poiché come il pane che viene dalla terra, dopo aver ricevuto l'invocazione di Dio, non è più pane ordinario, ma Eucaristia, formata da due elementi, l'uno terrestre e l'altro celeste, così anche i nostri corpi, dopo aver ricevuto l'Eucaristia, non sono più corruttibili perché hanno la speranza della resurrezione. Noi, dunque, facciamo la nostra offerta a Dio non come se ne avesse bisogno, ma rendendogli grazie per mezzo dei suoi doni e santificando la creazione. Come Dio, infatti, non ha bisogno di ciò che viene da noi, così noi abbiamo bisogno di offrire qualcosa a Dio, come dice Salomone: Chi ha misericordia del povero presta a Dio (Pr 19,17). Di nulla ha bisogno quel Dio che accetta le nostre buone azioni per poterci contraccambiare con i suoi beni. Come dice il Signore: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il Regno preparato per voi, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete, e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; nudo, e mi avete vestito; malato, e mi avete visitato; in prigione, e siete venuti da me (Mt 25,34-36).

    Come, dunque, pur non avendo bisogno di queste cose, tuttavia le vuole a causa nostra, perché non rimaniamo senza frutto, così la Parola stessa diede al popolo il precetto di fare offerte sebbene non ve ne fosse bisogno, affinché imparassero a servire Dio, così come vuole che anche noi gli offriamo continuamente all'altare il nostro dono.

     


    Ireneo, discepolo di san Policarpo e, attraverso di lui, dell'apostolo san Giovanni, è una figura di primaria importanza nella storia della Chiesa. Originario dell'Asia, nato con molta probabilità a Smirne, approdò in Gallia e nel 177 succedette nella sede episcopale di Lione al novantenne vescovo san Potino, morto in seguito alle percosse ricevute durante la persecuzione contro i cristiani. Pochi giorni prima delle sommosse anticristiane, Ireneo era stato inviato a Roma dal suo vescovo per chiarire alcune questioni dottrinali. Tornato a Lione, appena sedata la bufera, fu chiamato a succedere al vescovo martire, in una Chiesa decimata dei suoi preti e di gran parte dei suoi fedeli. Si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell'intera Gallia. Lui, greco, imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche. E dove non arrivò la sua voce giunse la parola scritta. Nei suoi cinque libri Contro le eresie traspare non solo il grande apologista, ma anche il buon pastore preoccupato di qualche pecorella allo sbando che cerca di condurre all'ovile.


     

     
    strada facendo n 275 TRINITA B 27 05 18
     
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  • estate 2018

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     DOMENICA 13 MAGGIO 2018 


     

    IL SIGNORE GESÙ, DOPO AVER PARLATO CON LORO, FU ELEVATO IN CIELO...Marco 16,19

    13052018Dal Vangelo secondo Marco(16,15-20)
    In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
    Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
    Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano .

     

     

     

    il parroco

    Oggi, celebriamo l’Ascensione del Signore, il suo ritorno alla destra del Padre. E’ la festa della missione compiuta da Gesù ed ora affidata ai suoi per continuarla. Gli Atti degli Apostoli riferiscono la voce degli angeli, mentre si compie l’evento: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”. Non è un fatto spaziale, ma siamo invitati a guardare dentro di noi la Sua presenza di salvezza. La liturgia ci fa pregare: “Nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te e non ci ha abbandonati nella povertà della nostra condizione umana, ma ci ha preceduto nella dimora eterna”. E’ un grande stimolo alla missione: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. La forza della fede in Lui, produce segni di salvezza: “scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove… imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Quanto è vera e urgente anche oggi tale missione! Liberare l’uomo dalle passioni; parlare la “lingua nuova”, la sapienza del Vangelo; guarirlo dai mali che lo imprigionano nell’animo e nel corpo. Tutto questo, “mentre il Signore agiva insieme con loro”. Il suo ritorno alla destra del Padre, non ci ha lasciati soli, fortificati nella missione, liberati dalla paura, egli continua a camminare con noi, sicuri di essere, un giorno, “in cielo” nella gloria dei santi.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

       

     

    ORA TOCCA A TE!

    52ª Giornata diocesana del ministrante

    13052018 2

     

    Come ormai da tradizione, anche quest’anno il 25 aprile si è svolta la Giornata del Ministrante, giunta quest’anno alla 52ª edizione!
    Ad ospitarci quest’anno è stata la parrocchia “Madonna di Fatima” di Trani.

    Un evento atteso da tutto il gruppo per molti mesi!

    Giunti a ridosso dell’evento, sono cominciati tutti i preparativi per la festa, tra cui la preparazione da parte dei nostri ragazzi dello striscione che avrebbe dovuto rappresentare il tema di tutto il corso vocazionale “Se Vuoi”, svoltosi a Bisceglie durante l’anno: “ORA TOCCA A TE!”.

    Dopo un’intensa attività che ci ha portati a riflettere molto su come vogliamo seguire Gesù nella nostra vita, abbiamo ideato il disegno che è raffigurato sul telo!

    Giunto l’atteso giorno, i nostri sorrisi erano già evidenti di primo mattino!

    Con l’entusiasmo a mille, siamo partiti per Trani e una volta giunti lì, siamo subito stati trascinati dalla gioia dei canti, dei balli, e dall’entusiasmo degli altri ragazzi.

    Ci siamo buttati nella mischia, divertendoci anche noi!

    Durante la mattinata abbiamo anche svolto una bella catechesi che ci ha resi protagonisti di un passo del Vangelo inerente al tema: quello del “Giovane ricco”.

    A seguire la messa: che gioia è stata partecipare ad una celebrazione così gioiosa! Tutti che indossavano il camice, tutti che cantavano con gioia! E’ stato davvero emozionante.

    Dopo la celebrazione ampio spazio per mangiare, giocare, ballare ancora, e divertirci nei modi più svariati possibili!

    A conclusione della festa, sono stati assegnati i premi per la “Corsa dei Colori”, la gara che premia gli striscioni che nel modo più fantasioso e creativo rappresentano meglio il tema annuale.

    Noi aspettavamo trepidanti i nomi dei vincitori.

    Il terzo posto…non era il nostro.

    Il secondo posto…neanche.

    Restava il primo. Sapevamo che erano presenti molti striscioni belli, ma continuavamo a sperarci!

    Dopo averci tenuti in suspense per un bel po' ecco che viene nominata la vincitrice: Parrocchia BEATA VERGINA MARIA DEL SS. ROSARIO!

    Un’esplosione di gioia ci ha travolti! Ci siamo abbracciati tutti! Non ci credevamo neanche noi!

    Saliti sul palco, ci hanno premiati e applauditi per il bel lavoro svolto sia durante l’anno che nella preparazione dello striscione!

    Ci siamo sentiti veramente fieri e orgogliosi di essere ministranti!

    E che gioia è stata essere premiati dal Vescovo in persona!

    Che bello è stato vedere molti di noi commuoversi durante la premiazione.

    Tutti noi ci mettiamo il cuore e il nostro tempo nell’essere ministranti, e questa è stata una bella gratificazione!

    Di tutta questa giornata ci porteremo dietro dei bei ricordi, che aumenteranno ancor di più la nostra voglia di continuare il nostro cammino di crescita!

    Ringraziamo tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare tutto ciò, e intanto aspettiamo con ansia l’arrivo della prossima Festa del Ministrante!

    Il gruppo Ministranti

     


     

     
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     DOMENICA 6 MAGGIO 2018 


     

    «IO SONO LA VITE VERA E IL PADRE MIO È L'AGRICOLTORE»Giovanni 15,1

    06052018Dal Vangelo secondo Giovanni(15,9-17)
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
    Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi Un Dio per amico è sorprendente! E’ la rivelazione della pagina evangelica della domenica, tanto da costituire una sintesi dell’amore. “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”. Tutto questo, nel contesto dell’Ultima Cena, dove gesti e parole manifestano in pienezza la ricchezza del suo amore. Amare ed essere amati costituisce l’essenza di ogni vita, la sua mancanza provoca ferite e morte. Gesù viene a noi, non con un amore verbale, sentimentale, ma vero: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. Nella letizia pasquale stiamo gustando la gioia del Risorto che, dopo i giorni della Croce, torna glorioso per confermarci nella relazione di amore con il Padre: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Quello che, forse non riusciamo a capire è il comando: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni altri”. E’ mai possibile? Sembra un controsenso parlare di comandamento dell’amore. Al cuore non si comanda, “va dove ti porta il cuore” e altro, ma il cuore può essere sedotto e distratto dalla sorgente dell’amore che è dono. Solo il Signore può dirci in verità: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni altri come io ho amato voi”. E’ bello avere per amico un Dio che ci ama così e ci spinge ad amare “perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.comando: che vi amiate gli uni gli altri».

     

     

     

    il parroco

    Un Dio per amico è sorprendente! E’ la rivelazione della pagina evangelica della domenica, tanto da costituire una sintesi dell’amore. “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”. Tutto questo, nel contesto dell’Ultima Cena, dove gesti e parole manifestano in pienezza la ricchezza del suo amore. Amare ed essere amati costituisce l’essenza di ogni vita, la sua mancanza provoca ferite e morte. Gesù viene a noi, non con un amore verbale, sentimentale, ma vero: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. Nella letizia pasquale stiamo gustando la gioia del Risorto che, dopo i giorni della Croce, torna glorioso per confermarci nella relazione di amore con il Padre: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Quello che, forse non riusciamo a capire è il comando: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni altri”. E’ mai possibile? Sembra un controsenso parlare di comandamento dell’amore. Al cuore non si comanda, “va dove ti porta il cuore” e altro, ma il cuore può essere sedotto e distratto dalla sorgente dell’amore che è dono. Solo il Signore può dirci in verità: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni altri come io ho amato voi”. E’ bello avere per amico un Dio che ci ama così e ci spinge ad amare “perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

      

     

    ECCO PERCHÉ MAGGIO È IL MESE DI MARIA

    www.avvenire.it - passim

     

    06052018 3Il mese di maggio è il periodo dell’anno che più di ogni altro abbiniamo alla Madonna. Un tempo in cui si moltiplicano i Rosari a casa e nei cortili, sono frequenti i pellegrinaggi ai santuari, si sente più forte il bisogno di preghiere speciali alla Vergine. Lo ricorda spesso il Papa che non a caso ha deciso di iniziare il suo maggio al santuario mariano del Divino Amore, pregando per la pace, soprattutto in Siria. Alla base della particolare attenzione alla Madonna di questi giorni, l’intreccio virtuoso tra la natura, che si colora e profuma di fiori, e la devozione popolare.

    In particolare la storia ci porta al Medio Evo, ai filosofi di Chartres nel 1100 e ancora di più al XIII secolo, quando Alfonso X detto il saggio, re di Castiglia e Leon, in "Las Cantigas de Santa Maria" celebrava Maria come: «Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via (...)». Di lì a poco il beato domenicano Enrico Suso di Costanza mistico tedesco vissuto tra il 1295 e il 1366 nel Libretto dell’eterna sapienza si rivolgeva così alla Madonna: «Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bel viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!».

    Ma il Medio Evo vede anche la nascita del Rosario, il cui richiamo ai fiori è evidente sin dal nome. Siccome alla amata si offrono ghirlande di rose, alla Madonna si regalano ghirlande di Ave Maria. Le prime pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però al XVI secolo. In particolare a Roma san Filippo Neri, insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre, a cantare le sue lodi, a offrire atti di mortificazione in suo onore. Un altro balzo in avanti e siamo nel 1677, quando il noviziato di Fiesole, fondò una sorta di confraternita denominata "Comunella". Riferisce la cronaca dell’archivio di San Domenico che «essendo giunte le feste di maggio e sentendo noi il giorno avanti molti secolari che incominciava a cantar maggio e fare festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantare anche noi alla Santissima Vergine Maria....». Si cominciò con il Calendimaggio, cioè il primo giorno del mese, cui a breve si aggiunsero le domeniche e infine tutti gli altri giorni. Erano per lo più riti popolari semplici, nutriti di preghiera in cui si cantavano le litanie, e s’incoronavano di fiori le statue mariane. Parallelamente si moltiplicavano le pubblicazioni. Alla natura, regina pagana della primavera, iniziava a contrapporsi, per così dire, la regina del cielo. E, come per un contagio virtuoso, quella devozione cresceva in ogni angolo della penisola, da Mantova a Napoli.

    L’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però a un padre gesuita: Annibale Dionisi. Un religioso di estrazione nobile, nato a Verona nel 1679 e morto nel 1754 dopo una vita, a detta dei confratelli, contrassegnata dalla pazienza, dalla povertà, dalla dolcezza. Nel 1725 Dionisi pubblica a Parma con lo pseudonimo di Mariano Partenio "Il mese di Maria o sia il mese di maggio consacrato a Maria con l’esercizio di vari fiori di virtù proposti a’ veri devoti di lei". Tra le novità del testo l’invito a vivere, a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa «per santificare quel luogo e regolare le nostre azioni come fatte sotto gli occhi purissimi della Santissima Vergine». In ogni caso lo schema da seguire, possiamo definirlo così, è semplice: preghiera (preferibilmente il Rosario) davanti all’immagine della Vergine, considerazione vale a dire meditazione sui misteri eterni, fioretto o ossequio, giaculatoria.

    Il resto è storia recente. La devozione mariana passa per la proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione (1854) cresce grazie all’amore smisurato per la Vergine di santi come don Bosco, si alimenta del sapiente magistero dei Papi. Nell’enciclica Mense Maio datata 29 aprile 1965, Paolo VI indica maggio come «il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia». Nessun fraintendimento però sul ruolo giocato dalla Vergine nell’economia della salvezza, «giacché Maria – scrive ancora papa Montini – è pur sempre strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso».

     


     

     
    strada facendo n 272 VI PSQ B 06 05 18
     
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  •  06052018 2

    DOMENICA 13 MAGGIO ORE 10:30

    Arnese Giovanni Paolo

    Bombino Salvatore

    Carlucci Francesco Pio

    Chiumarulo Nicola

    Crudele Carmela

    D’Addato Piermauro

    Dell’Olio Giulia

    De Palma Gabriel

    Di Biase Emanuele

    Distaso Andrea

    Distaso Giulia

    Distaso Maria Alessia

    Di Terlizzi Raffaella

    Disalvo Saverio

    Donofrio Denise 

    Ferreri Michele 

    Lamonaca Erika 

    Losito Carmen 

    Manco Antonio 

    Marrone Luca 

    Ponpon Antonio Francesco 

    Stella Aurora 

    Valerio Cosima Damiana 

    Valerio Domenico Francesco

  • manifesti piccoli

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  • copertina libro

    Ha visto la luce di recente Non Temere. Dialogo su Giovanni, un libro sul nostro Fondatore, San Giovanni Leonardi, destinato a giovanissimi e giovani - ma che risulta di gradevole lettura anche agli adulti, frutto del Progetto Vocazionale OMD Samuel.

    «Diversamente da altre biografie, questo dialogo, con la sua scrittura veloce ed incalzante, col suo farci riflettere sulla folla di pensieri, dubbi, emozioni, decisioni e indecisioni che l'uomo Giovanni ha compiuto e provato, fa risaltare in pieno tutte le inattese svolte della vita di questo prete lucchese. Un prete che, arrivato alla decisione del sacerdozio già adulto, forse si sarebbe accontentato ben volentieri di pochi compagni e una piccola parrocchia per vivere nel servizio pastorale la sua pagina di Vangelo.

    Un ritratto fresco e appassionato, frutto di un'assidua e accorta frequentazione delle fonti, sia delle prime narrazioni della vita che ne fecero i suoi primi compagni, sia dei ritratti meno lusinghieri che ne stilarono i suoi più accaniti avversari. [...]

    Narrando la vicenda umana e spirituale di Giovanni Leonardi, queste pagine ci rivelano ciò che davvero ci accomuna ai santi, quelli veri, quelli fatti di carne ed ossa, di dubbi e di sogni, figli del loro tempo, con un loro carattere preciso e non sempre facile, con le loro simpatie e antipatie, i loro affetti e desideri. Quei santi che, essendo uomini e donne alla scuola della vita come ciascuno di noi, possono anche cadere in madornali sviste ed incappare in errori e malintesi. Cosa allora rende la vita di Giovanni e quelle dei santi così speciali? La loro capacità di accogliere tutti i loro limiti come un prezioso bagaglio con il quale partire nella loro personale ricerca della verità, di una parola autentica sulla loro vita, le loro relazioni, il mondo, Dio.

    Giovanni ce lo indica chiaramente: è possibile scrivere anche su righe storte, è possibile scoprire qualcosa di meraviglioso anche per vie che non avremmo mai scelto da noi stessi e per noi stessi.

    Lasciamoci coinvolgere dall'avventura di Giovanni e camminiamo con fiducia, insieme a lui, per quelle strade che magari non saremo noi a scegliere, ma sulle quali avremo modo di costruire la trama della nostra, originalissima, "Biografia su righe storte". » (dalla Postfazione)

    Giovanni Leonardi, scrivendo dritto su righe storte, ponendo Gesù come centro e misura di ogni cosa, avendo Maria Assunta come compagna, madre, maestra e patrona, sarà Fondatore dei Chierici regolari della Madre di Dio, Co-fondatore del Collegio Urbano di Propaganda Fide, Visitatore Apostolico: un gigante della Riforma, un Santo per tutta la Chiesa.

    Chi desidera il testo può farne richiesta alla Comunità B.V. Maria del SS Rosario, Via Nicotera 2 – 76017 San Ferdinando di Puglia. Tel. 0883 621086. email: gigiardi@libero.it

  • Domenica 21 Giugno ore 16

    Pellegrinaggio alla Sindone di Trani

    esposta nella Chiesa S. Domenico (Copia originale)

    catechesi del prof. Giuseppe Di Monaco e Celebrazione Eucaristica

  • come dincanto 2

    Lunedì 8 Giugno - ore 20:00

    Villa Comunale

  • Azione Cattolica
    Apostolato della Preghiera
    Madrine OMD
    madonna dellarco

    Pellegrinaggio sui luoghi leonardini:

    SANTUARIO MADONNA DELL'ARCO - NAPOLI

    Domenica 14 Giugno

    7.00 - Partenza
    10.00 - Visita al Museo dell'Arco
    11.00 - S. Messa
    13.00 - Pranzo
    15.00 - Partenza per il Santuario di Pompei
    16.00 - Recita S. Rosario
    20.00 - ca. Rientro
    Quota € 40 di cui €20 all'iscrizione.
     
    La quota comprende viaggio in Pullman GT e pranzo.
    Info e iscrizioni: p. Luigi


  • head riso

    Grazie all'azione dei volontari e alla sensibilità di tanti sostenitori quest'anno sono stati acquistati ben 150 Kg di riso sostenendo i progetti di EsseGiElle.

    GRAZIE!!!

    essegielle

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      DOMENICA 28 MAGGIO 2017 

     


    ASCENSIONE DEL SIGNORE


    «GESÙ FU ELEVATO IN ALTO E UNA NUBE LO SOTTRASSE AI LORO OCCHI.Atti degli Apostoli 1,9

    28052017Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20)

    In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

    Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

     

     

     

    il parroco

    È una domenica di grande festa, l'Ascensione del Signore, che porta a compimento la nostra redenzione. Era iniziata con la "discesa" del Figlio di Dio nel farsi uomo, donandoci la sua divinità, ora con la "ascesa" porta la nostra umanità in cielo. Il linguaggio umano è limitato ad esprimere la bellezza del mistero che celebriamo, non si tratta di luoghi e di spostamenti. Lui non si assenta dalla vita dell'uomo, rimane presente, anche se invisibile e continua ad accompagnarci affidando alla Chiesa, agli apostoli la missione di annuncio, di salvezza. "A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra", così Gesù agli apostoli con un preciso mandato: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". L'Ascensione non è la fine, ma il punto di partenza per rendere partecipe ogni uomo della salvezza che è venuto a portare tramite la predicazione del Vangelo e i sacramenti, di cui il Battesimo costituisce il fondamento. Cielo e terra si avvicinano, ogni giorno un passo sulla terra è un gradino per il cielo. La meta non è lontana e vaga, Gesù illumina gli occhi, "per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati". Matteo nel chiudere il suo vangelo lascia a tutti noi una consolante certezza: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Una presenza che rafforza i nostri passi, dilata i cuori, allarga gli orizzonti per "ascendere" anche noi in cielo!

    Il nostro grazie ai genitori di Doriana Ditroia, Rossella e Luigi, per il contributo al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

    MAI SOLI

    Il vangelo di questa domenica, in cui si celebra l'Ascensione del Signore, racconta dell'investitura che gli undici discepoli ricevono da Gesù. Questi, giunti in Galilea e avendo "visto" Gesù, si prostrano, in segno di riconoscimento, ai suoi piedi. Gesù affida loro il compito di battezzare e di diffondere il suo vangelo nel suo nome. In questo passo Gesù si congeda da suoi discepoli per tornare al Padre. Nel momento in cui i discepoli, dopo aver trascorso tanto tempo con il Cristo, si chiedono quando lo potranno rivedere, Gesù afferma che non li lascerà mai soli, manderà lo Spirito Santo.

    Rossella e Luigi

    #GiornataDelMinistrante #SplendidiComeLeStelle

    51ª edizione della Giornata del Ministrante

     

     

    28052017 2Anche quest'anno il 25 Aprile si è svolto il tradizionale appuntamento della "Giornata dei Ministranti", giunta alla 51a edizione.

    Ad ospitarci quest'anno è stata la città di Barletta, in particolare la parrocchia San Giovanni Apostolo.

    Il tema dell'anno è stato "Splendidi come le Stelle".

    I preparativi per partecipare a questa manifestazione sono iniziati qualche giorno prima con la realizzazione dello striscione che ha visto impegnati tutti noi ministranti della parrocchia del Rosario, animati da buona volontà e collaborazione.

    L'unione fa la forza! Ed ecco che in pochi giorni abbiamo creato un vero e proprio capolavoro che rappresentasse al meglio il tema richiesto.

    Per l'occasione, inoltre, abbiamo realizzato degli occhialini a forma di stella, personalizzandoli secondo i nostri gusti, affinché anche noi "splendessimo come le stelle".

    L'entusiasmo era impresso nei nostri volti già di buon mattino, quando ci siamo ritrovati pronti per vivere una splendida giornata in compagnia.

    Una volta arrivati, ci siamo subito lasciati trasportare da canti, balli e sorrisi, ma soprattutto da tutti gli altri ministranti della diocesi presenti.

    La catechesi che seguiva ci ha invitato a credere in noi stessi, affinché potessimo essere felici e poi ognuno di noi ha indossato il suo camice e tutti a Messa con il nostro vescovo Giovan Battista.

    Che emozione nel vedere una chiesa dominata dal bianco del nostro abito liturgico, per noi che abbiamo scelto di fare di quella veste la nostra seconda pelle.

    Anche il Vescovo ha notato il nostro candore e ci ha esortato ad essere portatori della luce di Dio, così come le stelle illuminano l'Universo.

    La celebrazione si è conclusa con un lungo corteo festoso dove ogni parrocchia ha sfilato con il proprio striscione lungo le vie della città. Eravamo come un fiume in piena carico di gioia, entusiasmo, spensieratezza e amicizia.

    Arrivati in villa, la festa si è rianimata: e così abbiamo mangiato, giocato con la palla, ballato e cantato tutti insieme.

    A conclusione della festa, sono stati assegnati i premi per la "Corsa dei Colori", la gara che premia gli striscioni che nel modo più fantasioso e creativo rappresentano meglio il tema annuale.

    Abbiamo atteso i risultati con molto entusiasmo e aspettative, ma purtroppo noi non siamo saliti sul podio. Questo risultato tuttavia non ci ha rattristati, poiché eravamo consapevoli di aver vinto lo stesso: questa giornata passata insieme con tanto divertimento, in cui gioia e fede sono state le protagoniste indiscusse, non poteva che essere la nostra ricompensa più grande!

    Ringraziamo tutti coloro che ci hanno permesso di vivere quest'avventura e aspettiamo trepidanti il prossimo 25 Aprile!


    n 234 ASCENSIONE A 28-05-17
     

      

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      DOMENICA 14 MAGGIO 2017 


    5ª DOMENICA DI PASQUA

    gesu e risorto


    «CREDETE A ME: IO SONO NEL PADRE E IL PADRE È IN ME»Giovanni 14,11

    Dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-12)

    14052017In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

    Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».

    Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

    Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

    In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

     

     

     

    il parroco

    "Non sia turbato il vostro cuore" è la parola di grande conforto e di incoraggiamento, che Gesù rivolge ai discepoli nel Cenacolo, alla vigilia degli avvenimenti imminenti della Pasqua. Gesù parla con molta chiarezza del suo ritorno al Padre, lasciando nello sconforto l'animo dei discepoli. Da qui una serie di domande da parte di Tommaso e degli altri, che dà motivo a Gesù, non solo di rispondere, ma di rivelarsi nella sua vera identità: "Io sono la via, la verità e la vita". Una risposta non filosofica, ma esperienziale, comprensibile a tutti. Quante strade si presentano davanti all'uomo, quale quella giusta? Quante volte si percorre quella sbagliata che porta lontano dalla meta che ci si immaginava e conduce nel buio e nella tristezza. "Io sono la via" ci dice Cristo e, se l'hai smarrita, ritorna a me per riprendere il cammino quello vero. Ti senti appagato dalla "tua" verità parziale e interessato solo alla tua visione? "Io sono la verità" quella che ti libera dalla falsità e ti permette di essere pienamente te stesso e ti porterà a conoscere e vivere in pienezza i tuoi desideri. Chi non cerca la felicità, chi non sente il bisogno di una vita piena: umana, personale, relazionale, di senso e di esperienza? La cerchiamo in luoghi e in cose che non la danno. "Io sono la vita" completa la risposta a Tommaso e a noi. Dal vangelo ci vengono offerte tre direttive da un vero e grande amico: Gesù! Liberiamo il cuore dai facili inganni che portano nell'illusione, nella vanità. Se ci sentiamo fuori strada, nella menzogna e nella tristezza, Gesù, non solo ci rincuora, ma con grande amabilità ripete a ciascuno: "Io sono la via, la verità e la vita". Accogliamo e seguiamo la sua Parola.

    Ai genitori di Girolamo Di Modugno, Angela e Giuseppe, il grazie per il Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

    A PREPARARCI LA STRADA

    Nel Vangelo di questa settimana Gesù è in compagnia dei discepoli e li rassicura: "Io sono la via, la verità e la vita... non abbiate paura!". Gesù ci incoraggia e ci dice di affrontare con serenità gli avvenimenti che incontriamo ogni giorno, buoni o cattivi, che possono essere, perché Lui è andato a preparaci la strada. Non dobbiamo avere un cuore preoccupato dagli affanni della vita, se viviamo secondo la sua parola e il suo esempio a noi nulla è impossibile e, grazie a Lui che intercede per noi, saremo in sintonia anche con Dio Padre, perché chi crede in Gesù, crede nel Padre che è nei cieli.

    Angela e Giuseppe

    CON I BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE

    Catechesi di Papa Francesco, 15/10/2005

    14052017 2

     

    Andrea: «Caro Papa, quale ricordo hai del giorno della tua prima Comunione?»

    [...] Mi ricordo bene del giorno della mia Prima Comunione. Era una bella domenica di marzo del 1936, quindi 69 anni fa. Era un giorno di sole, la chiesa molto bella, la musica, erano tante le belle cose delle quali mi ricordo. Eravamo una trentina di ragazzi e di ragazze del nostro piccolo paese, di non più di 500 abitanti. Ma nel centro dei miei ricordi gioiosi e belli sta questo pensiero - la stessa cosa è già stata detta dal vostro portavoce - che ho capito che Gesù è entrato nel mio cuore, ha fatto visita proprio a me. E con Gesù Dio stesso è con me. E che questo è un dono di amore che realmente vale più di tutto il resto che può essere dato dalla vita; e così sono stato realmente pieno di una grande gioia perché Gesù era venuto da me. E ho capito che adesso cominciava una nuova tappa della mia vita, avevo 9 anni, e che adesso era importante rimanere fedele a questo incontro, a questa Comunione. Ho promesso al Signore, per quanto potevo: "Io vorrei essere sempre con te" e l'ho pregato: "Ma sii soprattutto tu con me". E così sono andato avanti nella mia vita. Grazie a Dio, il Signore mi ha sempre preso per la mano, mi ha guidato anche in situazioni difficili. E così questa gioia della Prima Comunione era un inizio di un cammino fatto insieme. Spero che, anche per tutti voi, la Prima Comunione che avete ricevuto in quest'Anno dell'Eucaristia sia l'inizio di un'amicizia per tutta la vita con Gesù. Inizio di un cammino insieme, perché andando con Gesù andiamo bene e la vita diventa buona.

    Livia: «Santo Padre, prima del giorno della mia Prima Comunione mi sono confessata. Mi sono poi confessata altre volte. Ma volevo chiederti: devo confessarmi tutte le volte che faccio la Comunione? Anche quando ho fatto gli stessi peccati? Perché mi accorgo che sono sempre quelli».

    Direi due cose: la prima, naturalmente, è che non devi confessarti sempre prima della Comunione, se non hai fatto peccati così gravi che sarebbe necessario confessarsi. Quindi, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione eucaristica. Questo è il primo punto. Necessario è soltanto nel caso che hai commesso un peccato realmente grave, che hai offeso profondamente Gesù, così che l'amicizia è distrutta e devi ricominciare di nuovo. Solo in questo caso, quando si è in peccato "mortale", cioè grave, è necessario confessarsi prima della Comunione. Questo è il primo punto. Il secondo: anche se, come ho detto, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione, è molto utile confessarsi con una certa regolarità. È vero, di solito, i nostri peccati sono sempre gli stessi, ma facciamo pulizia delle nostre abitazioni, delle nostre camere, almeno ogni settimana, anche se la sporcizia è sempre la stessa. Per vivere nel pulito, per ricominciare; altrimenti, forse la sporcizia non si vede, ma si accumula. Una cosa simile vale anche per l'anima, per me stesso, se non mi confesso mai, l'anima rimane trascurata e, alla fine, sono sempre contento di me e non capisco più che devo anche lavorare per essere migliore, che devo andare avanti. E questa pulizia dell'anima, che Gesù ci dà nel Sacramento della Confessione, ci aiuta ad avere una coscienza più svelta, più aperta e così anche di maturare spiritualmente e come persona umana. Quindi due cose: confessarsi è necessario soltanto in caso di un peccato grave, ma è molto utile confessarsi regolarmente per coltivare la pulizia, la bellezza dell'anima e maturare man mano nella vita.

     


    strada facendo n 232
     

      

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      DOMENICA 7 MAGGIO 2017 


    4ª DOMENICA DI PASQUA

    gesu e risorto


    EGLI CHIAMA LE SUE PECORE, CIASCUNA PER NOME, E LE CONDUCE FUORI.Giovanni 10,3

    Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

    07052017In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

    Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

    Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

    Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

    Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».




    il parroco

    "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". Questo è il grande dono che ci offre il vangelo, nella gioia della Pasqua. La similitudine del buon pastore è presente in tutto il racconto biblico. Il salmo "Il Signore è il mio pastore" è uno tra i più conosciuti e pregati nella divina liturgia, ora Gesù lo fa suo e si presenta con: "Io sono la porta delle pecore" per mettere in guardia da chi "sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante". È chiaro il riferimento ai cattivi pastori di allora e di oggi. Pastore e gregge, è così familiare che nella sua semplicità si rende comprensibile a tutti Gesù ci offre caratteristiche che qualificano e pastore e pecore. Il pastore le chiama "ciascuna per nome, e le conduce fuori, cammina davanti ad esse, e le pecore ascoltano la sua voce e lo seguono". A differenza di coloro che "ladri e briganti per rubare, uccidere e distruggere". Pastori e pecore siamo tutti chiamati a conversione. Il pastore sente "l'odore delle pecore" e si fa guardiano, custode premuroso, di tutto il gregge, e le pecore si mettono alla sequela del pastore. Papa Francesco non manca occasione per richiamare i pastori di oggi a questo stile di vangelo perché le pecore non abbiano a soffrire per la colpa di cattivi pastori. È la domenica di preghiera per le vocazioni al sacerdozio. Tutti ne avvertiamo la necessità, perché, come ci ricorda la lettera di san Pietro: "Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime".

    Grazie, a Tina e Raffaele, genitori di Emanuele Ragno, per il contributo al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    CHIAMA PER NOME

    Il Vangelo di questa domenica propone "la vita nuova" come accoglienza della voce di Gesù che chiama per nome le sue pecore e le invita a seguirlo perché, solo se uno entra attraverso Gesù sarà salvato, entrerà e uscirà e troverà accoglienza. Questo Vangelo ci fa riflettere sul significato della Chiesa che, mentre da Gesù viene descritta come un ovile sicuro in cui si entra seguendo la dolcezza di una voce che chiama, molto spesso viene respinta perché si ha paura della conversione. È necessario, quindi, mettersi nelle mani di Gesù, affinché ci guidi verso la retta via perché solo lui, anche se ci capita di prendere delle "deviazioni", è in grado di raccoglierci nella sua casa, in qualsiasi momento, riconoscendoci figli di Dio. Non dobbiamo, quindi, aver paura di avvicinarci alla parola di Gesù, ma, considerare la Chiesa la nostra casa principale in grado di accogliere tutti con gioia e amore senza alcuna distinzione e discriminazione.

    Giuseppe ed Emanuela






    ATTO DI AFFIDAMENTO A MARIA

    Papa Francesco, 13 maggio 2013

     07052017 2

    Beata Maria Vergine di Fatima,
    con rinnovata gratitudine
    per la tua presenza materna
    uniamo la nostra voce
    a quella di tutte le generazioni
    che ti dicono beata.
    Celebriamo in te le grandi opere di Dio,
    che mai si stanca
    di chinarsi con misericordia sull'umanità,
    afflitta dal male e ferita dal peccato,
    per guarirla e per salvarla.
    Accogli con benevolenza di Madre
    l'atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia,
    dinanzi a questa tua immagine a noi tanto cara.
    Siamo certi che ognuno di noi
    è prezioso ai tuoi occhi
    e che nulla ti è estraneo
    di tutto ciò che abita nei nostri cuori.
    Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo
    e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso.
    Custodisci la nostra vita fra le tue braccia:
    benedici e rafforza ogni desiderio di bene;
    ravviva e alimenta la fede;
    sostieni e illumina la speranza;
    suscita e anima la carità;
    guida tutti noi nel cammino della santità.
    Insegnaci il tuo stesso amore di predilezione
    per i piccoli e i poveri,
    per gli esclusi e i sofferenti,
    per i peccatori e gli smarriti di cuore:
    raduna tutti sotto la tua protezione
    e tutti consegna al tuo diletto Figlio,
    il Signore nostro Gesù.
    Amen


    strada facendo n 231

       

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    DOMENICA - 29 MAGGIO 2016


    GESÙ PRESE I PANI... RECITÒ LA BENEDIZIONE, LI SPEZZÒ E LI DAVA AI DISCEPOLI...Lc 9,16

    Dal Vangelo secondo Luca (9,11-17)

    sf 29052016In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

    Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».

    Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini.

    Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.

    Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.




    il parroco

    È il Corpus Domini! Ogni domenica celebriamo l'Eucaristia del Signore, ma oggi la vogliamo vivere con una fede ancora più grande, riscoprire il grande dono che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli e a tutta la chiesa. Il vangelo di Luca racconta come una folla grande che si mette a seguire Gesù per ascoltarlo e Lui si commuove e coinvolgendo i discepoli, con cinque pani e due pesci, soddisfa la loro fame. È il miracolo che anticipa quello del Cenacolo, dove dona il suo corpo e il suo sangue per salvezza di tutti. Chi segue Gesù non resta a "digiuno", ma viene saziato dalla Parola e dal Pane vivo. L'Eucaristia è sempre dono, è la presenza di amore nascosta nel pane. Non possiamo vivere senza il pane quotidiano, non possiamo vivere senza il Pane eucaristico.

    Grazie ad Angela Querques del vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)





    NOI PANE SPEZZATO PER GLI ALTRI

    Il vangelo di questa domenica del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo anticipa quel che sarà la cena Eucaristica.

    La parola di Gesù ci invita a riflettere sul significato della condivisione.

    Se cominciassimo noi per primi a mettere a disposizione il nostro piccolo gruzzoletto troveremo sicuramente qualcun'altro che metterà a disposizione il suo , solo così nascerà una piccola comunità con gli stessi ideali e come dice Gesù "dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro".

    Forse quello che ci manca è proprio la compassione, questa capacità di patire con gli altri, l'angoscia dell' altro, la sua disperazione.

    Allora non dobbiamo avere paura di sperimentare l'amore che ci rende liberi, leggeri senza quelle zavorre piene di cose inutili che ci impediscono di camminare dietro a Gesù.

    Il pane moltiplicato da Gesù non è un pane che serve per sfamare, per riempire lo stomaco, ma ci dà la forza di farci noi stessi pane spezzato per gli altri. Capiamo bene, allora, che non serve a nulla andare a messa, fare la comunione se poi tutto continua come sempre, se poi anche noi non ci facciamo pane spezzato per nostro marito, per i nostri figli e per i nostri fratelli.

    Angela Querques





    strada facendo 197

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    SPECIALE MISSIONE GIOVANI


    «IL PADRE VI DARÀ UN ALTRO PARACLITO PERCHÉ RIMANGA CON VOI PER SEMPRE»Gv 14,16



    Dal Vangelo secondo Giovanni
    (24,46-53 )

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

    Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

    Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

     



     

     

    il parroco

    E' la domenica di Pentecoste, la pienezza della Pasqua! Come i primi discepoli, riuniti nel Cenacolo, ci lasciamo avvolgere dal vento impetuoso e dal fuoco per essere colmati di Spirito Santo. Gesù nel vangelo si impegna in prima persona: "Io pregherò il Padre ed egli darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre", e conoscendo la nostra debolezza, aggiunge: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Questa parola è una garanzia per noi che troviamo difficile parlare delle cose umane, figuriamoci delle cose di Dio. Lo Spirito Santo è il dono più grande che il Signore poteva lasciarci, è la gioia piena della vita. Invochiamolo: "Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce, dona ai tuoi fedeli i tuoi santi doni".

    Il nostro grazie alla mamma di prima comunione Altomare Netti per il vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

    IL DONO DEL PARACLITO

    Questo Brano del Vangelo di Giovanni è tratto dalla parte finale del discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli durante l'ultima cena. In questa circostanza Gesù saluta i discepoli e li rassicura che non li lascerà soli perché la sua presenza continuerà a manifestarsi a loro attraverso lo Spirito Santo, che viene definito come "un Paraclito", un intermediario.

    Gesù dice anche ai discepoli che quando non sarà più tra loro se vorranno continuare ad amarlo potranno farlo attraverso l'osservanza dei suoi comandamenti ed egli pregherà Dio affinché mandi lo Spirito Santo (il Paraclito) che resterà per sempre con loro per mantenere vivo il ricordo dell'insegnamento che gli ha impartito quando era tra loro. Gesù sembra mostrare ai suoi discepoli la via attraverso la quale potranno continuare a godere della sua presenza. Essi dovranno continuare ad amarlo, a rimeditare la sua Parola e a viverla. In questo modo i discepoli si manterranno disponibili all'amore di Dio e gli apriranno le porte, affinché Dio e Gesù possano fare dimora dentro di loro.

    La parola che i discepoli ascolteranno e osserveranno la potranno comprendere solo grazie all'intervento dello Spirito Santo (il Paraclito). E' grazie allo Spirito Santo mandato da Dio che i discepoli potranno comprendere il senso della Parola di Gesù e se ne potranno appropriare. Il ministero terreno di Gesù sta per terminare ma, grazie allo Spirito Santo, le parole di Gesù per i discepoli saranno chiare, molto più che al tempo in cui le avevano ascoltate.

    Facendo ricordare ai discepoli le parole di Gesù lo Spirito Santo ne farà cogliere a pieno il significato e permetterà loro di comprenderle in profondità, alla luce della Pasqua.

    Altomare Netti

     


    giubileo ragazzi 2016Quest'anno noi ragazzi dagli 11 ai 17 anni abbiamo avuto l'opportunità di vivere un'esperienza unica: il Giubileo dei ragazzi tenutosi a Roma dal 22 al 25 Aprile. All'inizio si pensava fosse un viaggio noioso ma sin da quando siamo arrivati, abbiamo capito che così non sarebbe stato. È stata un'esperienza che ci ha segnati dentro, ma anche insegnato ad avere pazienza e buona volontà per le file infinite, i lunghi viaggi nei mezzi pubblici, quelli a piedi... eppure non ci siamo scoraggiati, perché sapevamo che eravamo lì per una buona causa, per avvicinarci di più a Dio, per essere certi del fatto che Lui ci ama e ci perdona sempre.

    Se la festa all'olimpico è stata un'esperienza ricca di gioia, un'emozione grandissima è stata quella di vedere il Papa, ascoltare la sua omelia nella quale ci invitava a credere nei sogni perché questi si avverano sempre.

    E il nostro grazie lo eleviamo al Signore non solo per le stupende giornate a Roma, ma anche per averci fatto conoscere persone stupende che si sono messe a nostra disposizione per ospitarci: le famiglie di Torre Maura e la comunità dei padri che sono stati affettuosi e disponibili. Ci hanno trattato come se fossimo loro figli e non ci hanno fatto mancare niente!

    Siamo tornati stanchi ma contenti e pieni di gioia perché quest'esperienza è servita a rafforzare le amicizie e a rendere tutti un po' più responsabili portando con noi la certezza che come dice Papa Francesco "Amare vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità".


    50a Giornata del Ministrante

    sf 15052016 2

    Ne abbiamo parlato a lungo, l'abbiamo atteso per tanto tempo, ma finalmente il 25 Aprile è arrivato, giorno in cui si festeggia, come ormai da tradizione, la Giornata del Ministrante, arrivata quest'anno alla sua 50a edizione. Quest'anno, inoltre, in occasione dell'anno Giubilare della Misericordia, il suo nome è stato sostituito con "Il Giubileo dei Ministranti".

    Fin dai giorni prima, abbiamo cominciato a prepararci a tale giornata, mettendoci tempo e passione affinché tutto fosse pronto, dallo striscione ai giochi.

    Prima della partenza, eravamo tutti emozionati e curiosi, soprattutto i ragazzi che partecipavano per la prima volta. Armati di zainetto e di sorrisi, non ci restava che partire: direzione Bisceglie!

    Una volta arrivati, l'atmosfera di festa era già viva: erano presenti i ministranti provenienti da tutti i paesi della Diocesi. L'accoglienza in Chiesa con canti, balli e sorrisi ci ha subito coinvolti, così anche noi ci siamo lasciati trascinare dal clima: eravamo tutti desiderosi di festeggiare con Gesù.

    Arrivato il momento della Messa, tutti abbiamo indossato il camice: che effetto vedere una Chiesa piena colorata di bianco!

    Nel pomeriggio la festa si è rianimata: e così abbiamo mangiato, cantato, ballato e giocato con tutti quanti gli altri. A conclusione della festa, sono stati dati i premi per "la corsa dei colori", gara in cui vengono premiati gli striscioni più belli rappresentati il tema dell'anno realizzati dalle varie parrocchie. Purtroppo il nostro striscione non è stato premiato, ma questo non importa, perché la nostra vittoria è stata divertirci nella sua realizzazione e condividere una giornata di festa con tutti gli altri ragazzi!

    Inutile dire che ci siamo divertiti tutti tantissimo, e che non vediamo l'ora che arrivi il prossimo 25 Aprile!




    strada facendo 195

     

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    SPECIALE MISSIONE GIOVANI


    13077093 1086038088101838 7373470200429283532 n

     

    mix giovani 1"Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annunzia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»". La parola di Isaia riesce a vedere e a descrivere la novità della gioia messianica ed è per noi la sintesi più bella di quanto abbiamo vissuto nei giorni 5 – 8 maggio con le Suore Alcantarine e un gruppo di ragazze che hanno inondato tutta la parrocchia raggiungendo in particolare i giovani, nelle strade, nella scuola e ogni sera nella Villa Comunale. Abbiamo visto piedi danzare e saltellare anche il cordone di Francesco, coinvolti in una mirabile sinfonia di gioia di piccoli e grandi, riscoprendo un fuoco, da tempo nascosto nella cenere, quello di essere amati per amare. Chi ti ama ti attende, Chi ti cerca fa festa con te, Chi ti ama ti cambia la vita è stato il leitmotiv della missione che è si è trasformata in una grande e abbondante seminagione di Vangelo, confermando la parola di papa Francesco: "Chi incontra il Signore incontra la gioia!". E' uno dei frutti di quest'anno giubilare che viene donato a ciascuno per farlo fruttificare. Maria, Regina di misericordia accompagni i nostri passi sui sentieri di Vangelo.

    p. Raffaele Angelo Tosto

     

     

     

     

    IL SENSO PIU' PROFONDO DELLA NOSTRA ESISTENZA

    mix giovani 2Siamo figli amati e la nostra unica missione è quella di amare!

    Questo è il messaggio che le Suore Francescane Alcantarine hanno annunciato in questi giorni ai giovani di San Ferdinando, ricordando a tutti il senso più profondo della nostra esistenza.

    Siamo amati prima di tutto: Da sempre il Signore ci ama e ci desidera. E' questo Suo Amore che ci ha chiamati gratuitamente alla vita. Ogni esistenza è preziosa ai Suoi occhi. L'esperienza della "Luce nella notte", che abbiamo vissuto la prima sera, ci ha rivelato che prima di ogni cosa c'è il Signore sempre pronto ad accoglierci, col desiderio di donarci il suo abbraccio misericordioso.

    Siamo amati nonostante tutto, nonostante i nostri limiti, le nostre fragilità, i nostri peccati.

    Il Signore ci ama così come siamo.

    Ci hanno accompagnato, in queste sere, due personaggi biblici, la Samaritana e Matteo, per dirci che tutti siamo desiderosi di trovare la felicità, di trovare la vita vera, ma molte volte la cerchiamo in modi sbagliati, in relazioni confuse, in abitudini pericolose. Attingiamo acqua a pozzi prosciugati, a pozzi avvelenati, a pozzi putridi che ci promettono la vita, ma odorano di morte, ci danno l'illusione di essere liberi, ma rendono il nostro cuore sempre più schiavo, sempre più bisognoso di tornare ad elemosinare ogni volta un po' d'acqua per sentirci vivi.

    Il Signore ci cerca per primo e ci attende proprio a questi pozzi per donarci l'acqua viva, per donarci se stesso.

    Il Signore viene a cercarci lì dove siamo, come Matteo, seduti al nostro banco a guardare la nostra sete di guadagno, i nostri fallimenti, i nostri egoismi, le nostre paure, la nostra solitudine.

    Il Signore viene e non guarda al nostro peccato, ma guarda il nostro cuore e ci dona il suo Amore, così forte da darci la forza di cambiare e di ricominciare.

    Al Signore sta a cuore la nostra vita, la nostra felicità.

    Siamo amati oltre tutto. Questa missione ci ha invitati a dire basta alla mediocrità, basta ad accontentarci, basta a sopravvivere. Il Signore ci invita ad andare oltre, a non avere paura di giocarci in pieno, a riscoprire che la vita vera che viene solo dal Signore.

    Sr. Carmela

    UNA LUCE NELLA NOTTE

    stella 1Amati per Amare, con questo spirito una "task-force" di giovani e suore Alcantarine è andata in ogni dove, incontro alla gioventù sanferdinandese. Segno di una Chiesa in uscita che quest'anno della Misericordia ha avuto un sapore tutto particolare, nello stile tanto amato da Papa Francesco e dai Santi che hanno accompagnato questa missione: Francesco d'Assisi e Giovanni Leonardi.

    Giovedì 5 maggio, dopo esserci preparati, con un momento di preghiera di fronte a Gesù Eucarestia, Persona viva, e abbiamo ricevuto da Lui l'invio missionario sulle orme del Vangelo. Le strade e le piazze di San Ferdinando si sono trasformate nel luogo in cui l'abbraccio misericordioso di Dio si è fatto presente e cercante, prima in noi, giovani e suore chiamati all'annuncio, che dissipate paure e vergogne iniziali ci siamo lanciati mossi dallo Spirito, e poi nei giovani destinatari, tutti sotto lo stesso cielo notturno illuminato dalla luce di Cristo.

    Il messaggio è chiaro e semplice: «Gesù ti aspetta e ti cerca con Amore ardente». Semplice anche il segno del lumino, fiammella che accende la speranza del desiderio di amore che è stato letto negli occhi dei ragazzi invitati a lasciarsi incontrare.

    stella 2La grande festa ha avuto inizio, "nessuno escluso"! Senza bisogno di particolari requisiti per parteciparvi, eppure tale da far sentire così speciali e unici nel poter dialogare con Gesù, cuore a cuore.

    Tutto è stato preparato nel dettaglio, accoglienza, liturgia, un clima di colori, canti e tenerezza che solo Chi ama veramente può regalare.

    Un vero trionfo della Grazia, di cui si ha un continuo bisogno nell'era dello sballo e del divertimento a buon mercato. Una gioia, quella vissuta giovedì e nei giorni successivi, che contagia e apre alla speranza che è possibile fare di più anche in quei contesti difficili e apparentemente impenetrabili.

    Un particolare ringraziamento va alle suore Alcantarine che hanno dato una lezione di fiducia, riuscendo in pochissimo tempo ad entrare in sintonia con i giovani, tanto da divenire e creare quei ponti che ora tocca a noi, ragazzi e ragazze di San Ferdinando, tenere in piedi e continuare a percorrere.

    Paolo

     

     

    LA GIOIA DELL'ANNUNCIO CON I BAMBINI

    gioia annuncio bambiniAmati per Amare... Spesso ci chiediamo come spiegare e far capire questo ai bambini! Poi un giorno... ecco un gruppo di suore missionarie... e tutto diventa più chiaro! Un'esplosione di gioia, di freschezza, di entusiasmo e di allegria, che era diretta ai giovani, ma che ha coinvolto tutti quanti: dai più grandi ai più piccoli.

    L'ingresso a scuola dei bambini, venerdì mattina, è stato alquanto insolito, allietato dalla presenza della suore che hanno animato il momento del mese di maggio dedicato a Maria, con canti gioiosi, balletti coinvolgenti e nastri colorati, che hanno reso più solare la giornata.

    Il momento più gioioso, diretto a coinvolgere i più piccoli e vissuto con grande entusiasmo è stato quello del sabato pomeriggio che si è tenuto nell'anfiteatro della villa comunale. I bambini, in ordine sparso, senza il criterio dell'appartenenza di classe di catechismo, sono stati suddivisi in squadre: amore, gioia, amicizia, forza (questi i nomi delle squadre). L'obiettivo era conquistare delle lettere che poi dovevano formare una frase.. In questo gioco si vinceva se si stava tutti uniti, perché occorreva stare in quadrati che finivano per diventare sempre più piccoli e se non si voleva perdere membri della squadra che sporgevano dai confini del quadrato bisognava stringersi e tenersi l'un l'altro. E questo è stato un grande insegnamento non solo per i piccoli, ma soprattutto per noi adulti, il segreto per una vita riuscita non è accaparrarsi ognuno il suo, ma condividere quel che si ha con gli altri, anche perché non dobbiamo dimenticare che nessuno si salva da solo!

    I giochi a squadre sono stati molto seguiti e partecipati, i bambini hanno giocato, ballato, cantato e dopo aver osservato una scenetta animata dalle suore con le postulanti, che raccontava in breve, con una simbologia a loro accessibile, la vita di San Francesco d'Assisi, sono stati invitati a riflettere su di essa e su ciò che il Santo vuole insegnare anche a noi.

    Momento culminante, nonché conclusivo, è stata la celebrazione di domenica mattina, a cui hanno partecipato tutti: bambini, giovani ed ex giovani. Tutta la celebrazione è stata animata dalle suore, e anche il celebrante, al momento dell'omelia, ha lasciato la parola a Suor Lucia, che ha spiegato in modo chiaro ed inequivocabile per tutti, partendo dal mistero dell'Ascensione di Gesù, quanto è grande l'Amore di Dio per ciascuno di noi, nessuno escluso!

    La missione con i bambini delle scuole elementari è stata molto entusiasmante e per noi catechisti ha significato rendersi conto che la catechesi può arricchirsi di questi metodi gioiosi di annuncio.

    Grazie Signore, per averci donato, la presenza e testimonianza incisiva e pregnante di queste suore missionarie, rendici capaci di annunciarti ai bambini che ci vengono affidati con esultanza, gioia ed entusiasmo!

    Florinda e Costanza

    TU SEI PREZIOSO AI MIEI OCCHI

    tu sei preziosoSabato 7 maggio ore 17,30 nell'anfiteatro della villa comunale appuntamento dei ragazzi di scuola media con le suore alcantarine.

    Il clima di festa si toccava con mano fin dall'inizio.

    Non è stato facile convincere i ragazzi a partecipare.... alcuni di quelli che sono venuti sulle prime sono rimasti sugli spalti a guardare, ma dopo l'invito personale delle suore, non hanno potuto dire no.... e si sono lasciati andare.

    Prima meraviglia dei ragazzi, la cosa più ovvia, "le suore ballano!".

    Superato l'impatto hanno scoperto che non era così male, anzi divertente.

    Si, si può parlare di Gesù in modo divertente... se chi "canta prega due volte".... figurarsi cantare e ballare e si è pregato per un tempo che a loro non è pesato, anzi è volato.

    L'attività con i mattoncini Lego, sparsi ovunque da sentimenti negativi e ricostruiti da valori alti è stata significativa e subito captata dai ragazzi che hanno ascoltato l'annuncio: siete preziosi agli occhi di Dio che ha mandato Gesù perché chi lo segue abbia nel cuore pace, gioia, amicizia....e tutte le paure della vita siano sconfitte.

    Ho fatto un piccolo sondaggio tra i ragazzi di prima media, quelli del nostro gruppo, erano entusiasti e nessuno ha più chiesto "quando finisce?" (richiesta fatta appena arrivati in Villa).

    E le suore sono partite!

    mix giovani 7Hanno lasciato a ciascuno di noi un tau «segno dell'amore di Dio per noi»..... ho usato tante volte il tau ma non è mai stato così pesante... mi è stato dato con la missione di continuare quello che le suore hanno concentrato nei tre giorni in cui sono rimaste con noi.

    Come catechista so che la mia "mission" è portare con gioia i ragazzi ad incontrare Gesù. È affidato alla mia, peraltro già molto presente, inquietudine e alla mia fantasia, costantemente da alimentare, trovare il modo per dire ad un ragazzo del 2016 che Cristo non è un personaggio al cui pensiero dire "mamma che barba", ma che Cristo è il senso della vita.

    Un grazie alle suore per aver alimentato/attizzato la mia inquietudine.

    Tonia


    UNA "LEZIONE" UN PO' SPECIALE

    mix giovani 8Papa Francesco ha insistito perché la Chiesa fosse attrattiva e testimone di un diverso modo di fare, di vivere, lontano dai vizi e dagli sfarzi a cui oggigiorno la società è abituata. La sua richiesta è stata accolta dai nostri Padri Leonardini che hanno risposto volentieri alla proposta delle Suore Alcantarine di realizzare anche a San Ferdinando una missione giovani.

    Nel corso della missione le suore alcantarine, accompagnate da un gruppo di postulanti e giovani, si sono lasciate coinvolgere dal desiderio di annunciare, in particolare agli altri ragazzi, che non bisogna mai dimenticare che è possibile vivere nella gioia.

    Nella mattina di Venerdì 6, la missione ha interessato le classi di 1°, 2° e 3° media presenti nell'istituto De Amicis del nostro paese. Inizialmente gli alunni sono giunti in palestra frettolosamente ed entusiasti per la possibilità di perdere un'ora di lezione, ignari dell'impatto che l'incontro a cui si apprestavano a partecipare, avrebbe avuto su di loro di lì a poco. Infatti, le suore hanno subito mostrato la loro voglia di sbizzarrirsi, iniziando ad animare l'incontro con il ballo. Questo insolito modo di fare ha sicuramente meravigliato i ragazzi, che, però, dopo l'imbarazzo iniziale si sono per lo più lasciati coinvolgere.

    Il momento di festa è servito per introdurre una breve catechesi sul personaggio di San Francesco d'Assisi. I ragazzi, chiamati personalmente a riflettere e a rispondere, hanno potuto constatare di non essere molto diversi da lui. Hanno riconosciuto in s. Francesco, la figura di un ragazzo, (sebbene fosse vissuto nel 1200), a cui piaceva divertirsi con i soldi del papà, a cui piacevano le ragazze e il cui sogno era quello di divenire cavaliere: lui, come loro, aveva un sogno nel cassetto e degli interessi, come per gli alunni lo sono il calcio, ascoltare musica, gli amici.

    Ai ragazzi di terza media, le suore hanno proposto l'ascolto della canzone "Onda perfetta" di un gruppo rock, i "The Sun", che sottolinea come tutto ciò che accade ha un senso, pertanto tutto deve essere vissuto in pienezza e con fede, per poter percepire ciò che si vive come un'onda perfetta anche se apparentemente sembra confuso e problematico. Ai ragazzi è stata fatta notare la necessità di andare al di là dell'immaginario comune che tende a screditare le persone, seguendo l'esempio di Francesco che è riuscito a guardare dentro di sé e a scoprire un amore più grande e autentico, fonte di vera gioia.

    Le suore hanno "dichiarato" che, se si vuole mettere in risalto la gioia che si ha nel cuore, bisogna sentirsi liberi dal giudizio altrui. Ai ragazzi di 1° e 2° media hanno consigliato di uscire fuori dagli schemi, come Francesco, a cui non mancava nulla materialmente, ma che ha deciso di inseguire la vera felicità. Per essere felici, i giovani non devono omologarsi, non devono aver paura del diverso, non arrendersi ma inseguire i propri sogni nonostante tutto.

    Nella mattina di Sabato 7, le suore, in compagnia dei giovani missionari, si sono recate presso l'istituto Michele Dell'Aquila, per incontrare i ragazzi di scuola superiore e rivolgere anche a loro l'invito a questa missione che li vedeva protagonisti. Dopo aver riscaldato l'atmosfera con movimentati bans, protesi a rasserenare gli animi dei presenti, molto sorpresi da questo incontro, le suore hanno lasciato spazio a un momento di riflessione più intenso.

    L'ascolto della canzone di Nek "Se non ami" ha permesso di toccare argomenti sensibili per i ragazzi. È facile nascondere le proprie esigenze dietro cose materiali, ma esse non portano alla vera felicità. È opportuno ricordare principalmente che tutti siamo stati dotati di un cuore, fatto per amare. "Se non ami, non ci sei": perché non hai capito come essere davvero felice.

    I ragazzi, quindi, nell'affrontare la loro età, ricca di scelte e decisioni da compiere, devono ricordarsi di non accontentarsi, ma amando se stessi, di concedersi l'opportunità di vivere a pieno la propria vita senza lasciarsi condizionare dagli altri.

    Questa missione giovani ha lanciato delle provocazioni nel cuore di ogni ragazzo con la speranza che ognuno accolga l'invito di vivere la gioia che si possiede e di lasciarsi coinvolgere da essa!

    Miriam

    UN VENTO IMPETUOSO
    mix giovani 11Non sapevamo proprio cosa fosse una missione popolare giovanile fino a quando il nostro paese è stato invaso dall'energia vitale di una ventina di religiose Alcantarine, postulanti e missionarie laiche che hanno colorato di un mix di calorosi colori la nostra Comunità Parrocchiale.

    Sono andate via domenica 8 maggio tra la folla commossa e occhi lucidi..... avremmo voluto averle tra noi per sempre perché hanno riempito di gioia e allegria queste 4 giornate, perché ci hanno fatto ballare e cantare, perché ci hanno fatto ridere e piangere, perché ci hanno fatto amare la vita parrocchiale, perché ci hanno fatto innamorare di San Francesco, perché hanno fatto sentire ognuno di noi importante per noi stessi e per la Comunità, perché ci hanno portato nuova forza per operare uniti per una Parrocchia viva e propositiva.

    Adesso sappiamo che cos'è una missione popolare: è un vento impetuoso che smuove giovani fuscelli e tronchi ben radicati portando tutti nella stessa direzione, verso la casa del Signore.

    Sarà curiosità?  Simpatia?  Fiducia?

    Non lo so ma non è certo facile sottrarsi a queste folate di vento.

    Gli incontri che sono stati organizzati con le Suore Francescane Alcantarine sono stati molto utili.

    Sono riuscite a fa avvicinare tutti, dai più piccoli ai più grandi, alla conoscenza del grande Amore che Dio ci dona, attraverso la cooperazione, che è l'operare insieme per raggiungere uno scopo, un fine comune, ma non solo !

    Grazie a loro abbiamo avuto la possibilità di sperimentare la condivisione delle nostre gioie, delle nostre tradizioni ed esperienze, della nostra fede con persone che accettano e desiderano non solo offrire un ascolto attivo ed efficace, ma anche mettersi in gioco nella relazione con l'altro.

    Infatti siamo riusciti a riscoprire e a mettere in pratica la fratellanza donando e ricevendo emozioni che già c'erano, ma che abbiamo vissuto con rinnovata forza.

    La cosa straordinaria è che tutto ciò l'abbiamo ottenuto con il semplice stare assieme.

    Chiunque abbia incontrato una Suora Alcantarina, una postulante o missionaria, chiunque le abbia aperto la porta di casa per ospitarla, chiunque abbia battuto le mani al ritmo dei loro canti, porterà per sempre nel cuore il ricordo di un momento unico.

    Un grazie di vero cuore ai nostri sacerdoti per questa splendida opportunità che ci hanno dato.

    Pietro


     

    FESTA CON GESU'

    mix giovani 10Le sere di venerdì e sabato siamo stati impegnati in due feste insolite nell'anfiteatro della villa comunale. Durante il primo incontro molto significativi sono stati il momento del mimo e quello dell'acclamazione della Parola. Alcuni ragazzi sono stati protagonisti del mimo, in cui si è messo in scena la creazione e l'allontanamento dell'uomo da Dio attraverso delle tentazioni. Alla lusinga delle tentazioni Dio ci tira a se con la forza del suo amore, lasciandoci liberi di sceglierlo e amarlo, proprio come ha raccontato una ragazza, Valentina, che nella testimonianza della sua vita ha condiviso con noi la sua ricerca della felicità che l'ha portata a vivere eccessi e trasgressioni, lontana da Dio, fino a quando non l'ha incontrata veramente in Gesù e la sua vita è completamente cambiata.

    L'acclamazione della Parola invece, è stata caratterizzata da una coreografia sulle note dello Shёma Israёl e alla fine tutti abbiamo baciato il Vangelo.

    Il sabato sera, oltre le testimonianze di suor Lucia e suor Chiara, significativo è stato il momento in cui dopo aver visto la rappresentazione sulla chiamata di Levi, abbiamo dato un taglio simbolico a ciò che lega la nostra vita e non ci fa volare e così alcuni palloncini a forma di cuore son saliti al cielo.

    Tutte le serate sono state piene di divertimento attraverso i numerosi balli, ma soprattutto con tanti spunti di riflessione che ci hanno aiutato a riflettere sul significato di "amare": nel cuore umano vi è un profondo bisogno di amore-felicità pertanto l'uomo è portato a riempire questo vuoto attraverso tre pozzi grandi sbagliati, cioè le relazioni vissute in modo eccessivo, l'omologazione e l'evasione sfrenata. Invece l'unica vera fonte di felicità inesauribile è Dio che, come ci hanno insegnato le varie testimonianze, è sempre pronto a cambiarci la vita guardandoci con il suo amore immenso.

    Giovani Leonardini

     

     

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    DOMENICA - 29 MAGGIO 2016


    GESÙ PRESE I PANI... RECITÒ LA BENEDIZIONE, LI SPEZZÒ E LI DAVA AI DISCEPOLI...Lc 9,16

    Dal Vangelo secondo Luca (9,11-17)

    sf 29052016In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

    Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».

    Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini.

    Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.

    Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.



     

     

    il parroco

    È il Corpus Domini! Ogni domenica celebriamo l'Eucaristia del Signore, ma oggi la vogliamo vivere con una fede ancora più grande, riscoprire il grande dono che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli e a tutta la chiesa. Il vangelo di Luca racconta come una folla grande che si mette a seguire Gesù per ascoltarlo e Lui si commuove e coinvolgendo i discepoli, con cinque pani e due pesci, soddisfa la loro fame. È il miracolo che anticipa quello del Cenacolo, dove dona il suo corpo e il suo sangue per salvezza di tutti. Chi segue Gesù non resta a "digiuno", ma viene saziato dalla Parola e dal Pane vivo. L'Eucaristia è sempre dono, è la presenza di amore nascosta nel pane. Non possiamo vivere senza il pane quotidiano, non possiamo vivere senza il Pane eucaristico.

    Grazie ad Angela Querques del vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

    NOI PANE SPEZZATO PER GLI ALTRI

    Il vangelo di questa domenica del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo anticipa quel che sarà la cena Eucaristica.

    La parola di Gesù ci invita a riflettere sul significato della condivisione.

    Se cominciassimo noi per primi a mettere a disposizione il nostro piccolo gruzzoletto troveremo sicuramente qualcun'altro che metterà a disposizione il suo , solo così nascerà una piccola comunità con gli stessi ideali e come dice Gesù "dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro".

    Forse quello che ci manca è proprio la compassione, questa capacità di patire con gli altri, l'angoscia dell' altro, la sua disperazione.

    Allora non dobbiamo avere paura di sperimentare l'amore che ci rende liberi, leggeri senza quelle zavorre piene di cose inutili che ci impediscono di camminare dietro a Gesù.

    Il pane moltiplicato da Gesù non è un pane che serve per sfamare, per riempire lo stomaco, ma ci dà la forza di farci noi stessi pane spezzato per gli altri. Capiamo bene, allora, che non serve a nulla andare a messa, fare la comunione se poi tutto continua come sempre, se poi anche noi non ci facciamo pane spezzato per nostro marito, per i nostri figli e per i nostri fratelli.

    Angela Querques

     


     
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    DOMENICA - 22 MAGGIO 2016


    «QUANDO VERRÀ LUI, LO SPIRITO DELLA VERITÀ, VI GUIDERÀ A TUTTA LA VERITÀ...»Gv 16,13

    sf 22052016 1Dal Vangelo secondo Giovanni (16,12-15)

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

    «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

    Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.

    Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».






    ESSERE TESTIMONI

    Nel vangelo di questa domenica, notiamo la preoccupazione di Gesù, nel momento di separarsi dai discepoli e conoscendo la loro fragilità nella missione di portare il Vangelo a tutto il mondo, promette lo Spirito Santo: "Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future". Così sono riassicurati per quello che diranno e faranno come apostoli e testimoni. Grazie a questo dono è giunto anche a noi il Vangelo, di apostolo in apostolo, sino ai nostri genitori, sacerdoti, catechisti. Ringraziamo il Signore perché anche a noi, oggi, dona lo Spirito Santo per essere apostoli e testimoni. Lo Spirito Santo scenda in abbondanza su noi genitori e i nostri figli, che oggi ricevono Gesù nella prima comunione e impegnamoci a continuare a conoscere la verità del Vangelo e testimoniarla.

    Giustina Luzzio



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    DOMENICA - 15 MAGGIO 2016


    «IL PADRE VI DARÀ UN ALTRO PARACLITO PERCHÉ RIMANGA CON VOI PER SEMPRE»Gv 14,16


    sf 15052016Dal Vangelo secondo Giovanni
    (24,46-53 )

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

    Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

    Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».






     

    il parroco

    E' la domenica di Pentecoste, la pienezza della Pasqua! Come i primi discepoli, riuniti nel Cenacolo, ci lasciamo avvolgere dal vento impetuoso e dal fuoco per essere colmati di Spirito Santo. Gesù nel vangelo si impegna in prima persona: "Io pregherò il Padre ed egli darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre", e conoscendo la nostra debolezza, aggiunge: "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Questa parola è una garanzia per noi che troviamo difficile parlare delle cose umane, figuriamoci delle cose di Dio. Lo Spirito Santo è il dono più grande che il Signore poteva lasciarci, è la gioia piena della vita. Invochiamolo: "Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce, dona ai tuoi fedeli i tuoi santi doni".

    Il nostro grazie alla mamma di prima comunione Altomare Netti per il vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)





    IL DONO DEL PARACLITO

    Questo Brano del Vangelo di Giovanni è tratto dalla parte finale del discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli durante l'ultima cena. In questa circostanza Gesù saluta i discepoli e li rassicura che non li lascerà soli perché la sua presenza continuerà a manifestarsi a loro attraverso lo Spirito Santo, che viene definito come "un Paraclito", un intermediario.

    Gesù dice anche ai discepoli che quando non sarà più tra loro se vorranno continuare ad amarlo potranno farlo attraverso l'osservanza dei suoi comandamenti ed egli pregherà Dio affinché mandi lo Spirito Santo (il Paraclito) che resterà per sempre con loro per mantenere vivo il ricordo dell'insegnamento che gli ha impartito quando era tra loro. Gesù sembra mostrare ai suoi discepoli la via attraverso la quale potranno continuare a godere della sua presenza. Essi dovranno continuare ad amarlo, a rimeditare la sua Parola e a viverla. In questo modo i discepoli si manterranno disponibili all'amore di Dio e gli apriranno le porte, affinché Dio e Gesù possano fare dimora dentro di loro.

    La parola che i discepoli ascolteranno e osserveranno la potranno comprendere solo grazie all'intervento dello Spirito Santo (il Paraclito). E' grazie allo Spirito Santo mandato da Dio che i discepoli potranno comprendere il senso della Parola di Gesù e se ne potranno appropriare. Il ministero terreno di Gesù sta per terminare ma, grazie allo Spirito Santo, le parole di Gesù per i discepoli saranno chiare, molto più che al tempo in cui le avevano ascoltate.

    Facendo ricordare ai discepoli le parole di Gesù lo Spirito Santo ne farà cogliere a pieno il significato e permetterà loro di comprenderle in profondità, alla luce della Pasqua.

    Altomare Netti


     





    giubileo ragazzi 2016Quest'anno noi ragazzi dagli 11 ai 17 anni abbiamo avuto l'opportunità di vivere un'esperienza unica: il Giubileo dei ragazzi tenutosi a Roma dal 22 al 25 Aprile. All'inizio si pensava fosse un viaggio noioso ma sin da quando siamo arrivati, abbiamo capito che così non sarebbe stato. È stata un'esperienza che ci ha segnati dentro, ma anche insegnato ad avere pazienza e buona volontà per le file infinite, i lunghi viaggi nei mezzi pubblici, quelli a piedi... eppure non ci siamo scoraggiati, perché sapevamo che eravamo lì per una buona causa, per avvicinarci di più a Dio, per essere certi del fatto che Lui ci ama e ci perdona sempre.

    Se la festa all'olimpico è stata un'esperienza ricca di gioia, un'emozione grandissima è stata quella di vedere il Papa, ascoltare la sua omelia nella quale ci invitava a credere nei sogni perché questi si avverano sempre.

    E il nostro grazie lo eleviamo al Signore non solo per le stupende giornate a Roma, ma anche per averci fatto conoscere persone stupende che si sono messe a nostra disposizione per ospitarci: le famiglie di Torre Maura e la comunità dei padri che sono stati affettuosi e disponibili. Ci hanno trattato come se fossimo loro figli e non ci hanno fatto mancare niente!

    Siamo tornati stanchi ma contenti e pieni di gioia perché quest'esperienza è servita a rafforzare le amicizie e a rendere tutti un po' più responsabili portando con noi la certezza che come dice Papa Francesco "Amare vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità".



    50a Giornata del Ministrante

    sf 15052016 2

    Ne abbiamo parlato a lungo, l'abbiamo atteso per tanto tempo, ma finalmente il 25 Aprile è arrivato, giorno in cui si festeggia, come ormai da tradizione, la Giornata del Ministrante, arrivata quest'anno alla sua 50a edizione. Quest'anno, inoltre, in occasione dell'anno Giubilare della Misericordia, il suo nome è stato sostituito con "Il Giubileo dei Ministranti".

    Fin dai giorni prima, abbiamo cominciato a prepararci a tale giornata, mettendoci tempo e passione affinché tutto fosse pronto, dallo striscione ai giochi.

    Prima della partenza, eravamo tutti emozionati e curiosi, soprattutto i ragazzi che partecipavano per la prima volta. Armati di zainetto e di sorrisi, non ci restava che partire: direzione Bisceglie!

    Una volta arrivati, l'atmosfera di festa era già viva: erano presenti i ministranti provenienti da tutti i paesi della Diocesi. L'accoglienza in Chiesa con canti, balli e sorrisi ci ha subito coinvolti, così anche noi ci siamo lasciati trascinare dal clima: eravamo tutti desiderosi di festeggiare con Gesù.

    Arrivato il momento della Messa, tutti abbiamo indossato il camice: che effetto vedere una Chiesa piena colorata di bianco!

    Nel pomeriggio la festa si è rianimata: e così abbiamo mangiato, cantato, ballato e giocato con tutti quanti gli altri. A conclusione della festa, sono stati dati i premi per "la corsa dei colori", gara in cui vengono premiati gli striscioni più belli rappresentati il tema dell'anno realizzati dalle varie parrocchie. Purtroppo il nostro striscione non è stato premiato, ma questo non importa, perché la nostra vittoria è stata divertirci nella sua realizzazione e condividere una giornata di festa con tutti gli altri ragazzi!

    Inutile dire che ci siamo divertiti tutti tantissimo, e che non vediamo l'ora che arrivi il prossimo 25 Aprile!





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      DOMENICA - 8 MAGGIO 2016


    MENTRE LI BENEDICEVA, SI STACCÒ DA LORO E VENIVA PORTATO SU, IN CIELOLc 24,51

    sf 08052016Dal Vangelo secondo Luca (24,46-53)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».

    Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.





    il parroco

    E' la domenica dell'Ascensione di Gesù al cielo. "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno e nel suoi nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati". Compiuta la sua missione ora inizia quella degli apostoli. Si porta sul monte e con un gesto solenne di benedizione si innalza verso il cielo. Nel mistero della Natività, nel silenzio, entra nel mondo, portando all'uomo la salvezza, ora, con gesto sacerdotale "alzate le mani" ritorna al Padre. Una gioia grande pervade il cuore degli apostoli perché avvertono la sua presenza: "poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio". Gli apostoli non si chiudono in se stessi, non si piangono addosso, nella lode insieme sperimentano la presenza nuova del Maestro, rivivono gesti e parole alla luce della Pasqua. Dopo la morte, la dispersione, ora la comunione di fede nella sua presenza e tutto questo da grande gioia. È la prima testimonianza silenziosa in Gesù morto, risorto e ora asceso al cielo. Anche noi stiamo vivendo nel dopo Ascensione, chiediamoci: c'è una grande gioia nei nostri cuori? Forse ci sentiamo orfani e ci chiudiamo in noi stessi guardando solo la terra. Gesù nel mistero dell'Ascensione ci apre la via del cielo, ci precede e ci attende per portarci alla gloria piena della vita. Siamo chiamati a camminare sulla terra, ma guardando al cielo.

    Grazie, alla mamma di prima comunione, Annalisa Scommegna per il contributo al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    GIOIRE COME GLI APOSTOLI

    L'Ascensione è l'ultimo episodio della vita terrena di Gesù, che 40 giorni dopo la sua morte e resurrezione ascese al cielo. Luca narra che Gesù "condusse i suoi discepoli fuori, verso Betania e alzate le mani li benedisse. Mentre li benediceva si staccò da loro e veniva portato in cielo. Essi si prostrarono dinanzi a Lui e tornarono a Gerusalemme con grande gioia". Di solito quando ci allontaniamo da amici o familiari o quando la morte ci separa da qualcuno, in noi c'è la tristezza. La gioia degli apostoli dopo l'Ascensione esprime la presenza di Gesù in mezzo a loro che li sostiene e li guida sempre. Anche noi dobbiamo gioire come gli apostoli perché il Signore è in mezzo nei giorni della nostra vita.

    Annalisa Scommegna






    CON MARIA IN ATTESA DELLO SPIRITO

    con maria attesa spirito santo

    PRIMO MISTERO

    Gesù annuncia il Paraclito che rimane per sempre con i discepoli

    "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi".(Gv 14,15-17)

     

    SECONDO MISTERO

    Gesù annuncia il Paraclito che ricorderà ciò che Egli ha detto

    Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

    Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.(Gv 14,23-26)

     

    TERZO MISTERO

    Gesù annuncia il Paraclito che sostiene la testimonianza dei discepoli

    Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. (Gv14,26-27)

     

    QUARTO MISTERO

    Gesù promette che dopo la sua dipartita manderà il Paraclito

    È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato. (Gv 16,7-11)

     

    QUINTO MISTERO

    Gesù annuncia lo Spirito che guiderà i discepoli a tutta la verità

    Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. (Gv 16,12-14)

     

    O Padre, che hai effuso i doni del tuo Spirito
    sulla beata Vergine
     orante con gli Apostoli nel Cenacolo,
     fa' che perseveriamo unanimi in preghiera
     con Maria nostra madre
     per portare al mondo,
    con la forza dello Spirito,
     il lieto annunzio della salvezza.
     Per Cristo nostro Signore.




    strada facendo 194

       

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    «ANDATE E FATE DISCEPOLI TUTTI I POPOLI»Mt 28,19

    andate e fate discepoliDal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,16-20)

    In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

    Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

    Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».



     

    il parroco

    Nel segno della croce: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo esprimiamo la nostra fede in modo semplice e familiare ogni giorno, in ogni preghiera.

    Questa domenica siamo chiamati a celebrare il mistero della SS. Trinità. "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome dl Padre e del Figlio e dello Spirito santo...Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Così Matteo chiude il suo Vangelo. La nostra vita nasce e cresce nella Trinità. "Il mistero della Santissima Trinità, il mistero di Dio in se stesso è la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che illumina" (CCC). Un mistero di amore, di presenza: l'Emanuele, il Dio con noi, ci accompagna e libera dalla schiavitù é un Dio vicino che si commuove, da rendersi madre: "Può una madre dimenticare il frutto del suo grembo? Anche se dovesse farlo, io non ti dimenticherò mai". Gesù, il Figlio unigenito rivela il volto di Dio: "Chi vede me, vede il Padre"; promette e dona lo Spirito Santo che ci fa entrare nella comunione di vita con il Padre e il Figlio. E noi, povere creature, con il Battesimo, entriamo in questo mistero sublime di gioia, piena e totale, ora da viandanti, un giorno per l'eternità.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

    5 GIUGNO 2015

    APERTURA DELLA CAUSA DIOCESANA

    DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE DEI SERVI DI DIO

    P. COSIMO BERLINSANI E MADRE ANNA MORONI


    beati nuoviCosimo Berlinsani nacque a Lucca il 12 dicembre 1619. Entrato in seminario si trasferì a Roma dove, nel 1643, entrò nella Congregazione dei Chierici Regolari della Madre di Dio a S. Maria in Campitelli, di cui fu anche parroco per molti anni. Nel 1649 assunse la direzione spirituale di Anna Moroni cui affidò diverse prostitute desiderose di cambiare vita e la incoraggiò ad occuparsi di alcune fanciulle che chiedevano di essere battezzate. Pochi anni dopo, nel 1656, diede alle stampe un libro, La Nutrice Spirituale del Bambino Gesù, destinato alle persone di cui era direttore spirituale e che sarà alla base del carisma della Congregazione delle Convittrici del SS. Bambino Gesù. Tra il 1661 e il 1662, Anna, consultatasi con p. Cosimo, decise di accogliere nella sua casa diverse fanciulle cui provvedeva a dare un insegnamento spirituale unito a quello culturale e a diversi lavori manuali (ricamo, cucito, ecc.). Constatato il successo dell'iniziativa e ottenuta, nel 1667, l'autorizzazione in scriptis del Vicegerente di Roma, i due Servi di Dio decisero di dar vita a un nuovo Istituto. Fu così che, il 2 luglio 1672, scelte 12 giovani che si erano distinte per il loro fervore spirituale, nacque la Congregazione delle Convittrici del SS. Bambino Gesù (il nome fu scelto per la grande devozione dei due Fondatori a Gesù Bambino). Anna Moroni fu eletta prima Superiora della Congregazione, ruolo che svolse fino alla sua morte avvenuta nella notte tra il 7 e l'8 febbraio 1675.

    Alla morte di Anna, P. Cosimo continuerà a seguire la Congregazione, essendone stato nominato nel frattempo Visitatore Apostolico, e completando la stesura delle Regole per le Convittrici.

    Il Berlinsani procurò inoltre di diffondere le Convittrici in diverse città d'Italia e questa sua feconda attività gli valse l'invidia e le calunnie di molti, al punto che il suo Padre Generale fu costretto ad allontanare il Berlinsani dalle Convittrici per diversi mesi.

    Egli tuttavia sopportò tutte queste umiliazioni con spirito evangelico e, ristabilita la verità, tornò ad occuparsene con rinnovato slancio, fino al giorno della sua morte, il 26 ottobre 1694.

     

    SOLENNE ADORAZIONE EUCARISTICA

     

    LA VITA CONSACRATA ALLA SCUOLA DELL'EUCARISTIA

     

    La Vita Consacrata ha una fonte unica dalla quale attingere con sicurezza l'acqua viva, un luogo in cui la consacrazione e la missione diventano una sola cosa, una luce e una forza capace di generare il "nuovo" nella vita consacrata. Questa fonte unica, questo luogo evangelico è il Sacramento dell'Eucaristia.

     

    "L'Eucaristia, memoriale del sacrificio del Signore, cuore della vita della Chiesa e di ogni comunità, plasma dal di dentro l'oblazione rinnovata della propria esistenza, il progetto di vita comunitaria, la missione apostolica. Tutti abbiamo bisogno del viatico quotidiano dell'incontro con il Signore per inserire la quotidianità nel tempo di Dio che la celebrazione del memoriale della Pasqua del Signore rende presente" (Ripartire da Cristo, n. 26; cfr Vita consecrata, n. 95).

     

     

    solenne eucarestiaLunedì 1 Giugno

     

    8.00 Celebrazione Eucaristica
     
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
     
    12.30 Ora media e litanie mariane
     
    18.00 Recita Rosario
     
    18.30 Vespri e meditazione: Eucaristia, da presenza a Presenza: l'oblazione rinnovata della propria esistenza. Celeste Piazzolla, Istituto Ancilla Domini
     
    19.00 Celebrazione Eucaristica

     

     

    Martedì 2 Giugno

     

    8.00 Celebrazione Eucaristica
     
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
     
    12.30 Ora media e litanie mariane
     
    18.00 Recita Rosario
     
    18.30 Vespri e meditazione: L'Eucaristia, segno di fraternità e di comunione: il progetto di vita comunitaria. Sr. Grazia Dicorato, Suore dell'Immacolata Concezione d'Ivrea
     
    19.00 Celebrazione Eucaristica

     

     

    Mercoledì 3 Giugno

     

    8.00 Celebrazione Eucaristica
     
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
     
    12.30 Ora media e litanie mariane
     
    18.00 Recita Rosario
     
    18.30 Vespri e meditazione: Eucaristia ed evangelizzazione: la missione apostolica. Sr. Lucia Resta, Adoratrici del Sangue di Cristo
     
    19.00 Celebrazione Eucaristica

     

     

    Giovedì 4 Giugno

     

    8.00 Celebrazione Eucaristica
     
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
     
    12.30 Ora media e litanie mariane
     
    18.00 Recita Rosario
     
    18.30 Vespri e meditazione: Eucaristia ed Escatologia: Vita Consacrata segno profetico del "Futuro". Sr. Carmela Dinuzzi, Francescane Alcantarine
     
    23.00 Benedizione

     

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    «QUANDO VERRÀ LO SPIRITO DELLA VERITÀ, VI GUIDERÀ ALLA VERITÀ»Gv 16,13

    spirito veritaDal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,26-27; 16,12-15)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

    Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».



     

    il parroco

    E' Pentecoste, la pienezza della Pasqua con l'effusione dello Spirito santo sui discepoli raccolti con Maria nel cenacolo. Il brano del vangelo di Giovanni può essere racchiuso nella parola di Gesù: " Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità". Non è facile parlare dello Spirito per noi immersi e circondati da una realtà così materiale, il linguaggio dei segni facilita la nostra debole comprensione, aprendoci la mente e il cuore alla sua sublimità. Così nella prima Pentecoste: fragore, vento impetuoso, fuoco, stupore, linguaggio nuovo e comprensibile, meraviglia, gioia per quanto di bello e di grande è sotto gli occhi di tutti. Anche su di noi è sceso il dono dello Spirito nel Battesimo, nella Cresima e in ogni azione sacramentale, ma è talvolta dimenticato, messo da parte e ci lasciamo guidare dalla "carne", come ci ricorda s. Paolo, con tutte le sue nefaste conseguenze di peccato di dissolutezza e idolatria. Mentre il frutto dello Spirito è pienezza di vita e di gioia. Siamo chiamati a ravvivare la sua presenza con la preghiera umile e costante per "camminare secondo lo Spirito e lasciarsi guidare dallo Spirito". Memorizziamo l'invocazione: "Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore" ripetendola spesso ogni giorno. Avvertiremo nella nostra fragilità i suoi benefici effetti come nella prima Pentecoste.

    Grazie alla famiglia D'Addato per la presentazione del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    IL CONSOLATORE

    La festa di Pentecoste celebra la discesa dello Spirito Santo e la Liturgia della Parola ci propone un brano di Giovanni. In esso, Gesù parla dello Spirito Santo, definendolo il "Paraclito" ovvero il "Consolatore". L'azione dello Spirito santo è quella di consolare, di difendere gli uomini da ogni tipo di attacco e di eliminare alla radice la causa della sofferenza. Gesù ci insegna che lo Spirito Santo è Spirito della Verità, forza d'amore che proviene dal Padre, che rende coraggiosi, forti e che conduce l'uomo alla verità. Ma quale Verità? Che Dio è amore e che l'uomo è chiamato ad essere figlio di Dio per darne testimonianza. Solo chi è pronto ad orientare la propria vita verso il bene degli altri potrà però entrare in sintonia con tale Verità, con la consapevolezza che la Verità è un cammino che conduce al Vangelo.

    Paolo e Nunzia


     

     

    SOLENNE ADORAZIONE EUCARISTICA

    LA VITA CONSACRATAALLA SCUOLA DELL'EUCARISTIA

    La Vita Consacrata ha una fonte unica dalla quale attingere con sicurezza l'acqua viva, un luogo in cui la consacrazione e la missione diventano una sola cosa, una luce e una forza capace di generare il "nuovo" nella vita consacrata. Questa fonte unica, questo luogo evangelico è il Sacramento dell'Eucaristia.

    "L'Eucaristia, memoriale del sacrificio del Signore, cuore della vita della Chiesa e di ogni comunità, plasma dal di dentro l'oblazione rinnovata della propria esistenza, il progetto di vita comunitaria, la missione apostolica. Tutti abbiamo bisogno del viatico quotidiano dell'incontro con il Signore per inserire la quotidianità nel tempo di Dio che la celebrazione del memoriale della Pasqua del Signore rende presente" (Ripartire da Cristo, n. 26; cfr Vita consecrata, n. 95).


    solenne eucarestiaLunedì 1 Giugno
    8.00 Celebrazione Eucaristica
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
    12.30 Ora media e litanie mariane
    18.00 Recita Rosario
    18.30 Vespri e meditazione: Eucaristia, da presenza a Presenza: l'oblazione rinnovata della propria esistenza. Celeste Piazzolla, Istituto Ancilla Domini
    19.00 Celebrazione Eucaristica

    Martedì 2 Giugno
    8.00 Celebrazione Eucaristica
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
    12.30 Ora media e litanie mariane
    18.00 Recita Rosario
    18.30 Vespri e meditazione: L'Eucaristia, segno di fraternità e di comunione: il progetto di vita comunitaria. Sr. Grazia Dicorato, Suore dell'Immacolata Concezione d'Ivrea
    19.00 Celebrazione Eucaristica

    Mercoledì 3 Giugno
    8.00 Celebrazione Eucaristica
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
    12.30 Ora media e litanie mariane
    18.00 Recita Rosario
    18.30 Vespri e meditazione: Eucaristia ed evangelizzazione: la missione apostolica. Sr. Lucia Resta, Adoratrici del Sangue di Cristo
    19.00 Celebrazione Eucaristica

    Giovedì 4 Giugno
    8.00 Celebrazione Eucaristica
    8.30 Esposizione e Lodi Mattutine
    12.30 Ora media e litanie mariane
    18.00 Recita Rosario
    18.30 Vespri e meditazione: Eucaristia ed Escatologia: Vita Consacrata segno profetico del "Futuro". Sr. Carmela Dinuzzi, Francescane Alcantarine
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    GESU', DOPO AVER PARLATO CON LORO, FU ELEVATO IN CIELOMc 16,19

    ascensione signoreDal Vangelo secondo Marco (16,15-20)

    In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

    Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

    Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.




    il parroco

    "Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio". Così l'evangelista Marco presenta l'evento dell'Ascensione del Signore Gesù. E' il momento culminante di tutta la missione di Gesù, segna la fine della presenza visibile ed inizia un modo nuovo di presenza e di accompagnamento degli apostoli per continuare quanto Lui ha iniziato. L' essere stato con loro nei giorni della Resurrezione ha rassicurato i cuori, ha riacceso il loro entusiasmo ed ora possono accogliere con maggiore disponibilità il Suo mandato: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura". Nasce la missione, il Vangelo si fa strada per incontrare l'uomo nei tempi e luoghi dove vive. Lui si fa presente con segni che accompagnano la loro opera. La forza e la grazia del Vangelo è capace di operare meraviglie, trasformando uomini deboli, fragili e peccatori in testimoni coraggiosi, strumenti di grazia, dando a noi un chiaro segno della presenza del Signore che accompagna ogni suo discepolo. Il mistero dell'Ascensione ci ricorda che siamo fatti per il cielo, ma nello stesso tempo mette davanti a noi l'impegno di viverlo mentre siamo viandanti su questa terra. Ravvivare la gioia del Vangelo, prima in ciascuno di noi, in un nuovo slancio di fede per renderlo credibile a chi incontreremo nel nostro cammino.

    Grazie alla famiglia De Palma per la riflessione sul vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    LA NOSTRA MISSIONE

    Nel brano di oggi l'evangelista Marco racconta che Gesù prima di salire al cielo appare ancora una volta ai suoi apostoli e consegna loro un grande compito: quello di andare in tutto il mondo a predicare il vangelo. Questo è un invito anche per noi, ma per farlo si richiede di aver fede, altrimenti non possiamo testimoniare. I discepoli partirono e predicavano dappertutto e il Signore era con loro. E' un incarico importante che abbiamo ricevuto, quello di continuare a testimoniare la presenza di Gesù nella nostra vita e in questo non siamo soli, lo Spirito Santo ci accompagna. La solennità dell'Ascensione deve risvegliare in noi la speranza che, dopo il nostro soggiorno terreno vissuto nella pace, nell'amore e nella testimonianza e sostenuto dalla preghiera, Gesù ci attende lassù in cielo assiso alla destra del Padre. Allora la frase che il sacerdote dice: "La Messa è finita andate in pace", non vuol dire che abbiamo esaurito il nostro dovere di cristiani partecipando alla Messa, bensì che la nostra missione comincia adesso, col diffondere tra i nostri fratelli la Parola di Dio ascoltata.

    Maria e Antonio




    IL ROSARIO PER OTTENERE IL DONO DELLO SPIRITO SANTO

    rosario x dono spirito santoPer rispondere all'appello del Papa per la Nuova Evangelizzazione, nel 1995 a Lourdes, si è pensato di diffondere nel mondo il nuovo Rosario per ottenere il dono dello Spirito Santo. Dato che molti cristiani non conoscono bene il Mistero dello Spirito santo, questo Rosario, è un invito alla riscoperta del primato dello Spirito nella vita cristiana ed a riflettere su cinque momenti del dono dello Spirito nella vita di Cristo e della Chiesa.


    1° Mistero:

    Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo.

    "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio (Lc 1,30-35).


    2° Mistero:

    Gesù è consacrato Messia al Giordano per opera dello Spirito Santo.

    Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento" (Lc 3,21-22).


    3° Mistero:

    Gesù muore in croce per togliere il peccato e donare lo Spirito.

    Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: "È compiuto!". E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Gv 19,30).


    4° Mistero:

    Gesù dona agli Apostoli lo Spirito per la remissione dei peccati.

    La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati" (Gv 20,19-23).


    5° Mistero:

    Gesù a Pentecoste effonde lo Spirito per la Missione nel Mondo.

    Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo (At 2,1-4).



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    «AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI COME IO HO AMATO VOI»Gv 15,12

    amatevi gli uniDal Vangelo secondo Giovanni (15, 9-17)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

    Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.

    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».




    il parroco

    Il brano evangelico di questa sesta domenica è collocato nel Cenacolo, nel contesto eucaristico, nella lavanda dei piedi, ha valore testamentario. E' una parola accorata, rivela l'unica cosa essenziale: l'amore! Ritorna con amabile insistenza di restare uniti a Lui, come tralci alla vite di domenica scorsa, questo permetterà di osservare i comandamenti, ma soprattutto il "suo" comandamento: «che vi amiate gli uni altri come io ho amato voi». Un amore che viene da lontano: "Come il Padre ha amato, anche io ho amato voi". Ci troviamo sulle vette sublimi dell'unica cosa che può soddisfare il cuore dell'uomo, che pur credendoci, purtroppo viene non solo dimenticato, tradito e così l'odio si fa strada nel piccolo della famiglia per globalizzarsi. Il frutto dell'amore è la gioia: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". La cronaca quotidiana sembra smentire la parola di Gesù, ma Lui non si stanca di crederci, anzi si spinge oltre: " Non vi chiamo più servi,... ma vi ho chiamato amici". Quanto fa bene nella vita la presenza di un amico e che dire se abbiamo quella di chi ha dato «la sua vita per i propri amici»? Rileggere il Vangelo alla luce della Pasqua è gustare oggi la presenza del Risorto nella nostra vita e nonostante le contraddizioni, far sorgere il desiderio, la nostalgia di un Amore più grande per liberarci da strettoie di odio e di morte.

    Un grazie alla famiglia Lionetti per la presentazione del vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    NEL SUO AMORE

    Il vangelo di Giovanni ci testimonia il nuovo e importante comandamento che il Signore ci ha trasmesso, di amarci gli uni gli altri. Egli stesso è il primo a sperimentare non solo l'Amore verso il Padre, ma anche nei confronti di noi figli che ha considerato come suoi amici. "Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi". Gesù ha dato la sua vita per noi, si è sacrificato per i nostri peccati morendo in croce e noi dobbiamo vivere osservando i suoi comandamenti, come lui ha osservato i comandamenti di suo Padre. Amandoci come suoi amici ci ha rivelato tutto ciò che ha udito dal Padre suo e noi seguendo il suo esempio dobbiamo amarci e rispettarci gli uni gli altri nel suo nome, perché solo così compiamo la sua volontà. Quanto è attuale il vangelo nei nostri giorni pieni di grandi tragedie umanitarie, aventi all'origine l'odio etnico e religioso tra gli uomini. Dovremmo nel nostro piccolo, in famiglia, in comunità, mostrare un maggiore impegno nelle relazioni umane, e non porre stupide barriere tra noi e il prossimo, consapevoli di essere tutti figli di uno stesso Padre, a cui dobbiamo obbedienza e che nel suo eterno amore non coi abbandonerà mai.

    Annunziata e Vincenzo




    MEDITIAMO IL ROSARIO CON SANTA FAUSTINA KOWALSKA

    santa faustinaPrimo Mistero Gaudioso.

    L'Annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine.

    Oggi ho sentito la vicinanza della mia mamma, la Madre Celeste. Prima di ogni Santa Comunione prego fervorosamente la Madonna, perché mi aiuti a preparare la mia anima a ricevere il Figlio Suo e sento chiaramente la Sua protezione su di me. La prego molto, affinché si degni di accendere in me quel fuoco di amor divino, che ardeva nel Suo Cuore verginale al momento della Incarnazione del Verbo di Dio. (Diario, pag. 382-383)


    Secondo Mistero Gaudioso.

    La Visita di Maria Vergine a Santa Elisabetta.

    Gesù: "Figlia Mia, durante questa meditazione rifletti sull'amore del prossimo. È il Mio amore che ti guida nell'amore del prossimo? Preghi per i nemici? Desideri il bene per coloro che in qualsiasi maniera ti hanno rattristata od offesa? Sappi che tutto ciò che fai di buono per qualsiasi anima lo accetto come se lo avessi fatto a Me stesso". (Diario, pag. 583)


    Terzo Mistero Gaudioso.

    La Nascita di Gesù.

    Quando giunsi alla Messa di Mezzanotte, subito fin dall'inizio m'immersi tutta in un profondo raccoglimento, nel quale vidi la Capanna di Betlemme inondata da tanta luce. La Vergine Santissima avvolgeva nei pannolini Gesù, tutta assorta in un grande amore. San Giuseppe invece dormiva ancora. Solo quando la Madonna depose Gesù nella mangiatoia, la luce divina svegliò Giuseppe che si unì a lei nella preghiera. Dopo un po' rimasi io sola col piccolo Gesù, che allungò le Sue manine verso di me ed io compresi che Lo dovevo prendere in braccio. Gesù appoggiò la Sua testina sul mio cuore e con uno sguardo profondo mi fece comprendere che stava bene accanto al mio cuore. (Diario, pag. 475).


    mistero gaudiosoQuarto Mistero Gaudioso.

    La Presentazione di Gesù al Tempio.

    O Maria, oggi una terribile spada ha trafitto la Tua santa anima. Nessuno eccetto Iddio ha conosciuto la Tua sofferenza. La Tua anima non si è spezzata, ma è stata forte, poiché era con Gesù. O Madre dolce, unisci la mia anima a Gesù, poiché solo allora potrò superare tutte le prove e le esperienze e solo in unione con Gesù i miei piccoli sacrifici saranno graditi a Dio. Madre dolcissima, ammaestrami sulla vita interiore. La spada della sofferenza non mi spezzi mai. O Vergine pura, infondi la fortezza nel mio cuore e custodiscilo. (Diario, pag. 329)


    Quinto Mistero Gaudioso.

    Il Ritrovamento di Gesù nel Tempio.

    Non cerco la felicità all'infuori dell'intimo, dove dimora Iddio. Gioisco di Dio nel mio intimo; qui dimoro continuamente con Lui; qui avviene il mio rapporto più familiare con Lui; qui con Lui dimoro sicura; qui non giunge occhio umano. La Santissima Vergine m'incoraggia a trattare così con Dio. (Diario, pag. 187)


    MARTEDÌ 12 MAGGIO

    alle ore 19.00

     nel trigesimo della morte diP. BRUNO DESSÌ

     i Padri Leonardini e la comunità parrocchiale del Rosario

     uniti al loro Pastore Mons. Giovan Battista Pichierri

     celebreranno una S. Messa di suffragio


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    «IO SONO LA VITE VERA...»Gv 10,14

    io sono la viteDal Vangelo secondo Giovanni (15, 1-8)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.

    Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».




    il parroco

    Il vangelo delle domeniche di Pasqua ci colpisce per la semplicità e ricchezza delle immagini. Domenica scorsa con Gesù buon pastore, oggi con quella della vite e dell'agricoltore che cura e ama la sua vigna. L'evangelista Giovanni nei pochi versetti, intensi e traboccanti, ci offre l'essenzialità della vita cristiana racchiusa in "Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto". Sento tutta la mia pochezza nel parlare di come si cura una vite, vedo e gusto la bontà del frutto, il vino, ma senza la cura, l'amore alla vigna questa diventa selvatica e improduttiva. E qui il Signore si fa esperto agricoltore: taglia, pota perché porti più frutto. La potatura per la vite, la purificazione del cuore, dei pensieri, dei desideri che nascono dalle passioni che avviluppano l'uomo come erbe infestanti che soffocano la vite. Una potatura che porta alla gioia eliminando il di più. La sua Parola possiede la forza di purificare il cuore per chi l'ascolta in verità e semplicità. Il Vangelo in chi l'accoglie crea contatto, anzi comunione, porta a rimanere con Lui e questa permanenza è preghiera, è forza che "porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla". Tutti i nostri fallimenti nascono dall'aver abbandonato la Parola, la preghiera. Abbiamo voluto fare da soli, siamo diventati come un tralcio secco "lo raccolgono e lo gettano nel fuoco". E' tempo di conversione per tornare alla comunione con Gesù nella preghiera per restare come tralci uniti alla vite e portare molto frutto.

    Ad Antonia e Francesco Merra il nostro grazie per la loro parola di vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    UNITI AL SIGNORE

    uniti al signoreIn quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore: Ogni tralcio che è in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto". Chi rimane in me, e io in lui porta molto frutto. Invece chi non rimane in me viene gettato via, e come il tralcio viene raccolto e infine gettato nel fuoco.

    Questo sta a significare che oggi l'uomo per causa del benessere, delle tentazioni e della tecnologia, si sta lasciando andare ad una vita di illusione dove tutto ciò che incontra lo allontana da Dio. Invece coloro che restano uniti al Signore, come tralci alla vite, con la fede e la preghiera sperimentano che è vera la Parola di Gesù.

    Antonia e Francesco




    IN MEMORIA

    p bruno

    Alcuni giovani hanno voluto condividere con noi piccoli ricordi su p. Bruno.


    Dolce, sincero, affettuoso ma allo stesso tempo rigido ed esigente, si contraddistingueva per la sua umiltà. Guida sicura, la vera incarnazione di Cristo sulla terra.

    Eravamo i suoi ragazzi, per noi ha lottato contro tutto e tutti...quanti momenti passati insieme tra campi scuola, ritiri, adorazioni e come dimenticare le tante serate con il suo amato coro al quale si ostinava a far imparare a tutti i costi il gregoriano.

    Quando avevi un problema sapevi che potevi trovarlo lì tra quei banchi con il capo chino a pregare e pronto ad aiutarti e consigliarti.

    Sapevamo come renderlo felice...bastava portargli un pezzo di torta o il suo amato pane carasau e subito gli si stampava il sorriso sulle labbra.

    Passavamo quasi tutte le serate in parrocchia con lui, tra giochi, feste, cinema, e i suoi racconti di vita delle esperienze tra Cile ed India! Come era divertente vederlo diventare ragazzo come noi, si metteva sempre in gioco, e questo noi l'abbiamo sempre apprezzato! E' stato per noi come un padre...non lo dimenticheremo mai, ci ha insegnato tanto...ci ha fatto conoscere veramente Cristo attraverso i suoi piccoli gesti. Ora che siamo cresciuti avremmo voluto fargli conoscere i nostri fidanzati, mariti, figli...insomma le nostre famiglie che abbiamo fondato su quei valori che lui stesso ci ha trasmesso. Siamo sicuri che ora sta godendo dell'immensa bellezza di Cristo e che è uno dei suoi più bei Santi. Sta vegliando su di noi e protegge ogni nostro singolo passo e noi, suoi umili discepoli non possiamo far altro che applicare ciò che lui ci ripeteva sempre: "la misura dell'amore è amare senza misura!".

    M. e R.


    Seguire la fede implica spesso un percorso tortuoso, pieno di insidie. L'incertezza però trova uno spiraglio di luce se guardi a un modello di fede come padre Bruno. Il suo credo amorevole, viscerale, saldo e soprattutto illuminato dalla ragione, sarà uno dei ricordi migliori per me.

    Non potrò mai dimenticare, quando contro voglia, mi ritrovavo a tradurre i Padri della Chiesa dal latino o dal greco...io, povera studentessa di ginnasio! Eppure oggi, dopo anni, riconosco quella sete di cultura che lo ha sempre caratterizzato e spronava noi ragazzi verso alte aspirazioni.

    DUC IN ALTUM! Ripeteva a noi giovani spesso bloccati in futili bisticci. In alto! Desiderosi di quel Grande da cui siamo stati generati!

    G.


    MARTEDÌ 12 MAGGIO

    alle ore 19.00

     nel trigesimo della morte diP. BRUNO DESSÌ

     i Padri Leonardini e la comunità parrocchiale del Rosario

     uniti al loro Pastore Mons. Giovan Battista Pichierri

     celebreranno una S. Messa di suffragio


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    "ANDATE E FATE DISCEPOLI TUTTI I POPOLI, BATTEZZANDOLI..." Mt 28,19

    andate fate discepoli tuttiDal Vangelo secondo Matteo (28,16-20)

    In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

    Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».



    il parroco

    E' la domenica dell'Ascensione del Signore. Il suo ritorno glorioso al Padre segna l'inizio della Chiesa che parte dal monte, dove, un giorno Gesù aveva chiamato intorno a sé i primi discepoli, affascinati dal suo invito. Marco così racconta: "salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici, che chiamò apostoli, perché stessero con lui e per mandarli a predicare e scacciare i demoni". Ed ora il mandato esplicito solenne. " A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,..." . Il Maestro aveva dedicato il suo tempo migliore per prepararli a questa missione, tre anni di accompagnamento, di formazione, di condivisione, di partecipazione, di rivelazione, ora sono pronti, anche se nel loro animo affiora tutta la loro umanità: "dubitarono". La missione è nuova, rivolta a tutti, universale: "Fate discepoli tutti i popoli", senza limiti di tempo e di luoghi. Portare l'uomo alla salvezza: "Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato". Da allora il Vangelo è stato predicato e un giorno è arrivato anche a noi. Il battesimo ricevuto ci ha resi figli di Dio e apostoli, mandati ad annunciare il Vangelo. Ci chiediamo: come viviamo questo dono e come operiamo? Forse è rimasto nascosto o addirittura, dimenticato. La festa dell' Ascensione ci deve portare a riscoprire la gioia di essere figli di Dio e il mandato a farla giungere a color che "strada facendo" incontriamo. La voce di Papa Francesco si fa insistente: uscire, andare alle periferie dell'uomo, portando l'amore, la misericordia, la tenerezza di Dio. Lui ci manda e ci assicura la sua presenza: " Ed ecco, io sono con voi tutti giorni, fino alla fine del mondo". Con questa certezza possiamo ritrovare fiducia ed entusiasmo a predicare il Vangelo.

    Grazie alla famiglia di Antonio, Lucia e Raffaele Frontino per il Vangelo comunicato.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI

    Siamo i genitori di Antonio che si è preparato a ricevere la prima comunione e in questa domenica vogliamo presentare la nostra piccola riflessione sul Vangelo. I discepoli nel vedere Gesù dubitano di Lui, anche noi molto spesso, presi dalla vita quotidiana, dai nostri problemi, dal lavoro ci dimentichiamo di Gesù. A volte dubitiamo del Suo amore, ma Egli vive sempre dentro di noi, accanto a noi e ci dice: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Accogliamo con gioia queste parole e mettiamo da parte i nostri dubbi, così possiamo annunciare a tutti gli insegnamenti che Gesù ci ha dato.

    Lucia e Raffaele Frontino


    io sono con voi tutti giorni



    PICCOLA STORIA DEL ROSARIO


    Il Rosario ha quasi mille anni di storia.

    storia rosarioÈ nel secolo XII che se ne intravede l'embrione, nel suggerimento dato ai monaci illetterati di sostituire la recita dei 150 Salmi con altrettanti Pater o Ave. Tra le preghiere ripetute, prevalse, diviso in tre cinquantine, il Rosario dell'Ave Maria (detto così perché all'inizio non c'era la seconda parte, quella che inizia con Santa Maria). Nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalcar propose la suddivisione in 15 decine, inserendo tra l'una e l'altra il Pater. Più tardi, nel 1613, l'inserimento del Gloria avrebbe completato l'opera. Intanto, alla contemplazione insita nelle preghiere vocali, si aggiunge quella meditativa, poggiata sull'evocazione di momenti della vita di Cristo. È merito di un certosino di Colonia, Domenico di Prussia, aver proposto l'aggiunta, all'Ave Maria, di una clausola cristologica. Le clausole variavano ad ogni Ave Maria. Questo "Rosario nuovo" si diffuse grazie alle confraternite del Rosario promosse dal domenicano Alano de la Roche che, nel 1400, distinse le tre cinquantine in rapporto a tre cicli meditativi incentrati sull'Incarnazione, la Passione e la Gloria di Cristo e di Maria. È in quest'epoca il salterio mariano comincerà a chiamarsi "Rosario della Beata Vergine Maria". Un altro domenicano, Alberto da Castello, legò le meditazioni dei "misteri" al Pater, considerando le clausole come commenti ai 15 misteri prescelti. Era venuta così alla luce la figura attuale del Rosario che, il Papa San Pio V, con la bolla Consueverunt romani Pontifices del 1569, stabilì in forma ormai definitiva.

    storia rosario 2Al Rosario, nel corso dei secoli, il vissuto di fede ha attribuito sempre grande efficacia rispetto ai pericoli che insidiano la vita. È rimasta particolarmente legata al Rosario la vittoria delle armi cristiane su quelle turche a Lepanto nel 1571. Da quel caso storico, molti interventi magisteriali hanno riproposto questa sua funzione "militante", ma vista sempre più in termini di milizia spirituale, fino a fare del Rosario una preghiera privilegiata per la causa della pace. San Pio V, nella bolla "Salvatoris Domini", scritta a pochi mesi dalla vittoria di Lepanto, attribuendo tale successo alla recita del Rosario, stabilì che ne venisse celebrata perpetua memoria il giorno 7 ottobre.

    I Romani Pontefici nel corso dei secoli hanno tenuto il Rosario in gran conto, raccomandandolo costantemente all'attenzione e alla pratica del popolo cristiano.

    Il primo documento che riguarda la pia pratica del Rosario risale al 1478: è la bolla Pastor aeterni promulgata da Papa Sisto IV (1471-1484) con la quale il Pontefice testimonia che la pratica è composta da 150 Ave Maria e da 15 Pater noster e la fedeltà al rosario è premiata col dono dell'indulgenza. La bolla Ea quae di Sisto IV si distingue per importanza. Indirizzata al Principe di Bretagna Francesco e alla moglie Margherita, contiene informazioni preziose per la storia del pio esercizio. Il Papa, osservando una crescente popolarità del Salterio tra i fedeli, sostiene che questo modo di pregare risale ai laici, che, nei tempi antichi, lo praticarono nelle diverse parti del mondo. Definendo la preghiera, Sisto IV menziona una serie di 150 Ave Maria e 15 Pater noster, senza però dire alcunché circa la meditazione dei misteri.

    Papa Innocenzo VIII (1484-1492) concesse delle indulgenze a tutti coloro che avessero aggiunto il nome di Gesù alla Salutazione angelica. Infine Alessandro VI (1492-1503), Leone X (1513-1521), Adriano VI (1522-1523) e Clemente VII (1523-1534), con rispettivi interventi hanno confermato sia le confraternite del Rosario, sia la pia pratica, premiando i fedeli dediti a tale devozione con nuove indulgenze. Ricordiamo anche Papa Gregorio XIII (1572-1585) che, nel 1573, istituì la festa solenne del Rosario alla prima domenica di ottobre, inserendola nel Calendario romano generale con la bolla Monet apostolus. Pio IX (1846-1878), il Papa dell'Immacolata, invitò la Chiesa alla recita del Rosario per il buon esito del Concilio Vaticano I con la lettera Egregiis suis del 3 dicembre 1869. Da Sisto IV a Pio IX sono stati numerosi i documenti pontifici sul Rosario, ma la maggior parte di questi riguarda l'erezione di confraternite, la disciplina, i privilegi, ecc. Non sempre apportano elementi nuovi. La loro importanza risiede nel fatto che documentano una continuità di vedute da parte dei Pontefici e una fiducia nel Rosario quale mezzo ecclesiale per estirpare eresie e favorire la pace tra i principi cristiani, come si esprime ad esempio Clemente VIII.

    storia rosario 3La stagione aurea è quella che comincia con Leone XIII, detto il "Papa del Rosario", per i numerosi documenti che dedicò a questa preghiera. Fu, la sua, una sorta di "politica del Rosario", con esso si assicurava un "esercito di contemplativi" grande quanto tutto il popolo cristiano, unendolo in una supplica corale di fronte ai mali della società, come egli stesso indicò nell'Enciclica Supremi Apostolatus Officio del 1° settembre 1883. Fu in risposta a questo appello che il beato Bartolo Longo formulò la celebre Supplica. Anche i successivi Pontefici hanno incoraggiato il Rosario, e quasi tutti ne hanno fatto oggetto di significativi interventi.

    Pio X, forse tenendo presente il cospicuo magistero del suo Predecessore, si è soffermato sul Rosario in documenti "minori", come nella lettera apostolica Summa Deus del 27 novembre 1907, scritta in occasione del cinquantesimo delle apparizioni di Lourdes, sottolineando come tale "fatto meraviglioso" abbia accresciuto il culto verso l'Immacolata e verso il "suo santissimo Rosario".

    Benedetto XV, il Papa che per primo recitò la Supplica in Vaticano, nel documento dedicato al VII centenario della morte di san Domenico Guzman, presenta il Rosario quale rimedio e conforto nei duri momenti della prova, essendo una prece "meravigliosamente idonea a nutrire e a far sorgere in tutte le anime la carità e le virtù". Per lui è un pio esercizio da rendere abituale ovunque, e che raccomanda caldamente, specialmente in quest'epoca così perturbata.

    Pio XI, nella Ingravescentibus malis del 1937, scrive che il Rosario è vero "breviario dell'evangelo e della vita cristiana", è un "mistico serto", una "mistica corona" amata da tutti i cattolici, a qualunque condizione appartengano; pio esercizio che, mediante la contemplazione dei misteri di Cristo e della Madre, è sprone alla pratica delle virtù evangeliche e ravviva la speranza suprema dei beni eterni. Il Rosario è una preghiera che, mentre inculca l'amore a Dio, insinua anche la carità verso il prossimo, che negli ultimi tempi appare illanguidita e raffreddata nel cuore di molti uomini; per cui i sacerdoti devono incentivarla tra i giovani e nelle famiglie, tra gli adulti e negli aderenti all'Azione Cattolica.

    Pio XII, nella Ingruentium Malorum del 1951, sottolinea il significato del Rosario per la famiglia, sullo sfondo della crisi crescente di questa istituzione, e invita alla preghiera del Rosario, consapevole della "sua potente efficacia per ottenere l'aiuto materno della Vergine". I misteri della redenzione, contemplati e pregati dal credente, specie dalle famiglie, mostrando i fulgidi esempi di Gesù e di Maria, aumentano lo zelo cristiano dei buoni, riaccendono la speranza della Chiesa e rammentano agli smarriti che il Signore non salva con la spada, ma col suo solo Nome. La preghiera cara alla Vergine ispira anche una profonda compassione verso il dolore che ancora attanaglia l'umanità e molti cristiani, a motivo della terribile e inumana seconda guerra mondiale, che egli in tutti i modi aveva cercato di evitare. Pio XII ha anche il merito di aver coniato, in una lettera del 1946 all'Arcivescovo di Manila, un'espressione poi divenuta ricorrente nel magistero dei suoi successori: il Rosario della Vergine può essere considerato sintesi, compendio di tutto il Vangelo.

    storia rosario4Giovanni XXIII fece numerosi interventi perché i fedeli, mediante il pio esercizio del Rosario, dell'Angelus, della pia pratica del mese di maggio, implorino l'intercessione della Madre di Gesù, da lui costituita Celeste Patrona del Concilio per il buon esito dell'assise ecumenica. Atto non formale ed episodico, visto che influirà non poco nella redazione della mariologia del Vaticano II, icasticamente espressa nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen Gentium. Durante il suo pontificato ha messo in rilievo la maternità universale della Vergine, anche in ordine alla Chiesa, amando in modo particolare il titolo di "Maria, Madre della Chiesa". Al Rosario ha dedicato due significativi documenti: l'Enciclica Grata recordatio, sulla recita del Rosario per le missioni e per la pace, del 1959; e la Lettera Apostolica Il Religioso Convegno del 1961, nella quale raccomandava questa preghiera esaltandone, contro le accuse di ripetitività e di poca originalità, la contemplazione mistica, la riflessione intima, l'intenzione pia. Secondo Roncalli, il Rosario è preghiera sociale, pubblica ed universale in ordine ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa, delle nazioni e del mondo.

    Paolo VI, nell'esortazione apostolica Marialis cultus, del 1974, ha offerto valide indicazioni per la revisione e lo sviluppo della pietà liturgica e dei pii esercizi, dell'Angelus e del Rosario in modo particolare, sottolineandone la caratura trinitaria, cristologia, pneumatologica ed ecclesiologica, l'orientamento biblico, liturgico, ecumenico ed antropologico. L'insieme di tutti questi elementi ne fa un rimarchevole esempio di sintesi dottrinale, che non solamente convoglia la dottrina già esposta in altri documenti dai Predecessori e dallo stesso Paolo VI, ma applica ad essa, sviluppandoli, anche norme e principi generali enunziati dal Vaticano II. Infatti, nell'Enciclica Mense maio, del 1965, Montini aveva già esortato i pastori ad inculcare "con ogni cura la pratica del santo Rosario, la preghiera così cara alla Vergine e tanto raccomandata dai Sommi Pontefici", mentre nell'enciclica Christi Matri, del 1966, aveva invitato la comunità cattolica ad impetrare da Dio, mediante l'intercessione della Vergine con il suo Rosario, il dono celeste ed inestimabile della pace; concetto ripreso anche nell'esortazione apostolica Recurrens mensis october del 1969. Secondo Paolo VI, il Rosario è preghiera che propizia il gran dono della pace e rende i credenti operatori di pace, in quanto "meditando i misteri del santo Rosario, noi impareremo, sull'esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice".

    Anche se non ci sono documenti in merito, la profonda e sincera pietà mariana di Papa Luciani esprime la caratteristica della incisiva sobrietà, probabilmente attinta dall'esemplare modello ispiratore: la Madre di Gesù.

    storia rosario 5Giovanni Paolo II ha voluto, fin dall'inizio del suo lungo e fecondo pontificato, esprimere il suo profondo legame con la Madonna, dedicando a lei il suo motto: Totus tuus. Numerosissimi sono i documenti a lei ispirati. Al Rosario, in particolare, è dedicata la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, del 2002, nella quale egli ha delineato il bisogno della Chiesa di contemplare Cristo mettendosi alla scuola di Maria. Secondo le sue indicazioni, il contenuto del Rosario è il volto di Cristo contemplato con gli occhi e con il cuore di Maria. Esso si è rivelato una preghiera alla portata di tutti, ed insieme preghiera capace di far innalzare l'animo verso le vette della più alta contemplazione. La riflessione si porta poi sui contenuti: i "misteri" del Rosario, tra gioia, dolore e gloria, il Papa aggiunge l'arco dei misteri della luce. Con questo documento, pubblicato in occasione dell'inizio del 25° anno di pontificato, Giovanni Paolo II ha riproposto alla Chiesa del Terzo Millennio il Rosario come vera scuola di preghiera, capace di portare i fedeli alla contemplazione del mistero cristiano. In modo più specifico, affermava il Santo Padre, "ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo". Tale valenza contemplativa del pio esercizio mariano rappresenta una novità coraggiosa: il Rosario si configura – come la persona di Maria – anche quale mistico pellegrinaggio del credente nella contemplazione del volto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo; proposta che costituisce un tema persistente e melodioso nella sinfonia della spiritualità e del magistero di Papa Wojtyla. Infatti, nella Novo Millennio Ineunte del 2001, ad esempio, uno dei cardini è proprio la contemplazione del volto di Gesù, seguendo i lineamenti tratteggiati dal vangelo e dalla sperimentata via della fede: è volto ora del Figlio del Padre celeste; ora del Figlio della Madre terrena; ora volto dolente; ora volto del Risorto. A duemila anni di distanza dall'evento dell'Incarnazione del Verbo, la Chiesa del XXI secolo nel volto di Cristo contempla il suo tesoro, la sua vera gioia. Per cui il Rosario, alla scuola di Maria donna della contemplazione, scrive convinto il Santo Padre, "costituisce un mezzo validissimo per favorire tra i fedeli l'impegno di contemplazione del mistero cristiano".

    Il 7 ottobre 2003 il mondo cattolico si è inginocchiato con Giovanni Paolo II ai piedi dell'immagine della Vergine di Pompei per implorare la pace. Dinanzi alla venerata icona mariana si sgrana un Rosario universale che risuona come alta, vibrante supplica di pace; è una giornata mariana radiosa, che corona il cammino spirituale dell'Anno del Rosario. Intorno alla maestosa facciata del Tempio di Pompei – che poco più di un secolo fa il beato Bartolo Longo (1841-1926) volle erigere proprio come monumento alla pace – il popolo dei devoti di Maria ha il volto dell'umanità peregrinante ed il cuore della Chiesa orante. Il terzo millennio con il suo fardello di drammi e di speranze, fa tappa a Pompei; sosta in quella Valle divenuta singolare ponte tra le antiche vestigia pagane e le straordinarie opere di una fede fattasi cemento di una nuova civiltà. Il 7 ottobre 2003, accanto all'icona della Madonna di Pompei c'è il Papa del Totus tuus; egli si unisce alla folla orante con la meditazione dei "suoi" misteri della luce, quasi per proiettare la luce di Cristo sui conflitti, le tensioni e i drammi dei cinque Continenti. Ogni Ave Maria, inoltre, ha il respiro di un grido dolente e la forza e l'anelito di speranza.

    Il Rosario, non è solo impetrazione e proiezione della luce di Cristo sul mondo e fra gli uomini vessati da conflitti e tensioni, ma è anche straordinario compendio dell'Evangelo. L'uomo e la donna del tempo post-moderno hanno bisogno di respirare a pieni polmoni il buon profumo di Cristo per disintossicarsi, ritemprarsi ed ossigenarsi della genuina bellezza e bontà del Mistero! Nella sintassi evangelica del Regno, respirare, contemplare, assimilare, percorrere, conoscere, amare, sono verbi di "movimento", cioè d'impegno martoriale; conducono, mediante l'opera silenziosa ed efficace dello Spirito, a Cristo, e Cristo conduce al Padre, origine, senso e meta della nostra fede. Questa sintassi evangelica è stata scrupolosamente esperita da Maria di Nazareth, vera discepola-maestra di vita cristiana.

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    "PREGHERÓ IL PADRE ED EGLI VI DARÁ UN ALTRO PARÁCLITO" Gv 14,5

    Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21)

    preghero il padreIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

    Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

    Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».



    il parroco

    "La luce della Pasqua ci illumina a comprendere quanto Gesù dice ai suoi discepoli e oggi a ciascuno di noi. Sono parole ultime prima della sua passione, hanno valore di testamento. La pagina del vangelo si apre e si chiude con la parola amare. "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti". La fiducia è grande, ma la risposta del discepolo deve essere concreta. L'amore vero se non diventa vita è inganno. La parola amore così logorata e tradita nei rapporti umani, se non diventa vera nei fatti, si traduce in odio e morte. L'amore è sempre esigente. Osservare i comandamenti è segno di vero amore e più il mio amore è forte, totale e più osservo la sua parola. "Non chi dice: Signore, Signore..., ma chi fa la volontà di Dio". Il Signore conosce la fragilità del cuore umano e per questo promette il dono dello Spirito, il Paraclito, perché il discepolo, nella consolazione, trovi la docilità e la gioia ad osservare i comandamenti. E se tutto questo non basta, Lui stesso assicura di rimanerci accanto, non saremo mai orfani, lasciati in balia della tentazione, del nemico che vorrebbe allontanarci dal suo amore. Fin d'ora Gesù ci invita ad aprire i cuori per accogliere il dono dello Spirito Santo che sarà effuso a Pentecoste. Il Vangelo, alla presenza di Gesù nella vita del discepolo, aggiunge un ulteriore dono, il più grande: la comunione piena, quella trinitaria: "Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". Questa è la gioia piena di chi accoglie e segue il Vangelo!

    Sinceri ringraziamenti ai genitori di Martina per la loro parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    ACCAREZZATI DAL SUO AMORE

    In questo brano del Vangelo Gesù parla ai suoi discepoli esortandoli a rispettare i suoi comandamenti, solo così lo possiamo amare. "A colui che lo ama il Signore si manifesterà". Oggi possiamo testimoniare che il Signore si manifesta in maniera particolare e ci sentiamo accarezzati dal suo amore, perché con questo vangelo avvertiamo la sua presenza nella nostra vita. Non ce l'aspettavamo di offrire questa piccola esperienza sulla Parola di Gesù e poi per il dono grandissimo che la nostra figlia Martina, insieme agli altri bambini, riceve per la prima volta Gesù nella prima comunione. Tutto questo ci riempie di grande gioia e ci fa scoprire quanto è grande il suo amore. Lo Spirito Santo aiuti noi e i bambini a vivere un cammino di fede con la stessa gioia ed entusiasmo di questa domenica. Grazie, Gesù!

    Anna Maria e Antonio Penza




    PICCOLA STORIA DEL ROSARIO


    Il Rosario ha quasi mille anni di storia.

    storia rosarioÈ nel secolo XII che se ne intravede l'embrione, nel suggerimento dato ai monaci illetterati di sostituire la recita dei 150 Salmi con altrettanti Pater o Ave. Tra le preghiere ripetute, prevalse, diviso in tre cinquantine, il Rosario dell'Ave Maria (detto così perché all'inizio non c'era la seconda parte, quella che inizia con Santa Maria). Nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalcar propose la suddivisione in 15 decine, inserendo tra l'una e l'altra il Pater. Più tardi, nel 1613, l'inserimento del Gloria avrebbe completato l'opera. Intanto, alla contemplazione insita nelle preghiere vocali, si aggiunge quella meditativa, poggiata sull'evocazione di momenti della vita di Cristo. È merito di un certosino di Colonia, Domenico di Prussia, aver proposto l'aggiunta, all'Ave Maria, di una clausola cristologica. Le clausole variavano ad ogni Ave Maria. Questo "Rosario nuovo" si diffuse grazie alle confraternite del Rosario promosse dal domenicano Alano de la Roche che, nel 1400, distinse le tre cinquantine in rapporto a tre cicli meditativi incentrati sull'Incarnazione, la Passione e la Gloria di Cristo e di Maria. È in quest'epoca il salterio mariano comincerà a chiamarsi "Rosario della Beata Vergine Maria". Un altro domenicano, Alberto da Castello, legò le meditazioni dei "misteri" al Pater, considerando le clausole come commenti ai 15 misteri prescelti. Era venuta così alla luce la figura attuale del Rosario che, il Papa San Pio V, con la bolla Consueverunt romani Pontifices del 1569, stabilì in forma ormai definitiva.

    storia rosario 2Al Rosario, nel corso dei secoli, il vissuto di fede ha attribuito sempre grande efficacia rispetto ai pericoli che insidiano la vita. È rimasta particolarmente legata al Rosario la vittoria delle armi cristiane su quelle turche a Lepanto nel 1571. Da quel caso storico, molti interventi magisteriali hanno riproposto questa sua funzione "militante", ma vista sempre più in termini di milizia spirituale, fino a fare del Rosario una preghiera privilegiata per la causa della pace. San Pio V, nella bolla "Salvatoris Domini", scritta a pochi mesi dalla vittoria di Lepanto, attribuendo tale successo alla recita del Rosario, stabilì che ne venisse celebrata perpetua memoria il giorno 7 ottobre.

    I Romani Pontefici nel corso dei secoli hanno tenuto il Rosario in gran conto, raccomandandolo costantemente all'attenzione e alla pratica del popolo cristiano.

    Il primo documento che riguarda la pia pratica del Rosario risale al 1478: è la bolla Pastor aeterni promulgata da Papa Sisto IV (1471-1484) con la quale il Pontefice testimonia che la pratica è composta da 150 Ave Maria e da 15 Pater noster e la fedeltà al rosario è premiata col dono dell'indulgenza. La bolla Ea quae di Sisto IV si distingue per importanza. Indirizzata al Principe di Bretagna Francesco e alla moglie Margherita, contiene informazioni preziose per la storia del pio esercizio. Il Papa, osservando una crescente popolarità del Salterio tra i fedeli, sostiene che questo modo di pregare risale ai laici, che, nei tempi antichi, lo praticarono nelle diverse parti del mondo. Definendo la preghiera, Sisto IV menziona una serie di 150 Ave Maria e 15 Pater noster, senza però dire alcunché circa la meditazione dei misteri.

    Papa Innocenzo VIII (1484-1492) concesse delle indulgenze a tutti coloro che avessero aggiunto il nome di Gesù alla Salutazione angelica. Infine Alessandro VI (1492-1503), Leone X (1513-1521), Adriano VI (1522-1523) e Clemente VII (1523-1534), con rispettivi interventi hanno confermato sia le confraternite del Rosario, sia la pia pratica, premiando i fedeli dediti a tale devozione con nuove indulgenze. Ricordiamo anche Papa Gregorio XIII (1572-1585) che, nel 1573, istituì la festa solenne del Rosario alla prima domenica di ottobre, inserendola nel Calendario romano generale con la bolla Monet apostolus. Pio IX (1846-1878), il Papa dell'Immacolata, invitò la Chiesa alla recita del Rosario per il buon esito del Concilio Vaticano I con la lettera Egregiis suis del 3 dicembre 1869. Da Sisto IV a Pio IX sono stati numerosi i documenti pontifici sul Rosario, ma la maggior parte di questi riguarda l'erezione di confraternite, la disciplina, i privilegi, ecc. Non sempre apportano elementi nuovi. La loro importanza risiede nel fatto che documentano una continuità di vedute da parte dei Pontefici e una fiducia nel Rosario quale mezzo ecclesiale per estirpare eresie e favorire la pace tra i principi cristiani, come si esprime ad esempio Clemente VIII.

    storia rosario 3La stagione aurea è quella che comincia con Leone XIII, detto il "Papa del Rosario", per i numerosi documenti che dedicò a questa preghiera. Fu, la sua, una sorta di "politica del Rosario", con esso si assicurava un "esercito di contemplativi" grande quanto tutto il popolo cristiano, unendolo in una supplica corale di fronte ai mali della società, come egli stesso indicò nell'Enciclica Supremi Apostolatus Officio del 1° settembre 1883. Fu in risposta a questo appello che il beato Bartolo Longo formulò la celebre Supplica. Anche i successivi Pontefici hanno incoraggiato il Rosario, e quasi tutti ne hanno fatto oggetto di significativi interventi.

    Pio X, forse tenendo presente il cospicuo magistero del suo Predecessore, si è soffermato sul Rosario in documenti "minori", come nella lettera apostolica Summa Deus del 27 novembre 1907, scritta in occasione del cinquantesimo delle apparizioni di Lourdes, sottolineando come tale "fatto meraviglioso" abbia accresciuto il culto verso l'Immacolata e verso il "suo santissimo Rosario".

    Benedetto XV, il Papa che per primo recitò la Supplica in Vaticano, nel documento dedicato al VII centenario della morte di san Domenico Guzman, presenta il Rosario quale rimedio e conforto nei duri momenti della prova, essendo una prece "meravigliosamente idonea a nutrire e a far sorgere in tutte le anime la carità e le virtù". Per lui è un pio esercizio da rendere abituale ovunque, e che raccomanda caldamente, specialmente in quest'epoca così perturbata.

    Pio XI, nella Ingravescentibus malis del 1937, scrive che il Rosario è vero "breviario dell'evangelo e della vita cristiana", è un "mistico serto", una "mistica corona" amata da tutti i cattolici, a qualunque condizione appartengano; pio esercizio che, mediante la contemplazione dei misteri di Cristo e della Madre, è sprone alla pratica delle virtù evangeliche e ravviva la speranza suprema dei beni eterni. Il Rosario è una preghiera che, mentre inculca l'amore a Dio, insinua anche la carità verso il prossimo, che negli ultimi tempi appare illanguidita e raffreddata nel cuore di molti uomini; per cui i sacerdoti devono incentivarla tra i giovani e nelle famiglie, tra gli adulti e negli aderenti all'Azione Cattolica.

    Pio XII, nella Ingruentium Malorum del 1951, sottolinea il significato del Rosario per la famiglia, sullo sfondo della crisi crescente di questa istituzione, e invita alla preghiera del Rosario, consapevole della "sua potente efficacia per ottenere l'aiuto materno della Vergine". I misteri della redenzione, contemplati e pregati dal credente, specie dalle famiglie, mostrando i fulgidi esempi di Gesù e di Maria, aumentano lo zelo cristiano dei buoni, riaccendono la speranza della Chiesa e rammentano agli smarriti che il Signore non salva con la spada, ma col suo solo Nome. La preghiera cara alla Vergine ispira anche una profonda compassione verso il dolore che ancora attanaglia l'umanità e molti cristiani, a motivo della terribile e inumana seconda guerra mondiale, che egli in tutti i modi aveva cercato di evitare. Pio XII ha anche il merito di aver coniato, in una lettera del 1946 all'Arcivescovo di Manila, un'espressione poi divenuta ricorrente nel magistero dei suoi successori: il Rosario della Vergine può essere considerato sintesi, compendio di tutto il Vangelo.

    storia rosario4Giovanni XXIII fece numerosi interventi perché i fedeli, mediante il pio esercizio del Rosario, dell'Angelus, della pia pratica del mese di maggio, implorino l'intercessione della Madre di Gesù, da lui costituita Celeste Patrona del Concilio per il buon esito dell'assise ecumenica. Atto non formale ed episodico, visto che influirà non poco nella redazione della mariologia del Vaticano II, icasticamente espressa nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen Gentium. Durante il suo pontificato ha messo in rilievo la maternità universale della Vergine, anche in ordine alla Chiesa, amando in modo particolare il titolo di "Maria, Madre della Chiesa". Al Rosario ha dedicato due significativi documenti: l'Enciclica Grata recordatio, sulla recita del Rosario per le missioni e per la pace, del 1959; e la Lettera Apostolica Il Religioso Convegno del 1961, nella quale raccomandava questa preghiera esaltandone, contro le accuse di ripetitività e di poca originalità, la contemplazione mistica, la riflessione intima, l'intenzione pia. Secondo Roncalli, il Rosario è preghiera sociale, pubblica ed universale in ordine ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa, delle nazioni e del mondo.

    Paolo VI, nell'esortazione apostolica Marialis cultus, del 1974, ha offerto valide indicazioni per la revisione e lo sviluppo della pietà liturgica e dei pii esercizi, dell'Angelus e del Rosario in modo particolare, sottolineandone la caratura trinitaria, cristologia, pneumatologica ed ecclesiologica, l'orientamento biblico, liturgico, ecumenico ed antropologico. L'insieme di tutti questi elementi ne fa un rimarchevole esempio di sintesi dottrinale, che non solamente convoglia la dottrina già esposta in altri documenti dai Predecessori e dallo stesso Paolo VI, ma applica ad essa, sviluppandoli, anche norme e principi generali enunziati dal Vaticano II. Infatti, nell'Enciclica Mense maio, del 1965, Montini aveva già esortato i pastori ad inculcare "con ogni cura la pratica del santo Rosario, la preghiera così cara alla Vergine e tanto raccomandata dai Sommi Pontefici", mentre nell'enciclica Christi Matri, del 1966, aveva invitato la comunità cattolica ad impetrare da Dio, mediante l'intercessione della Vergine con il suo Rosario, il dono celeste ed inestimabile della pace; concetto ripreso anche nell'esortazione apostolica Recurrens mensis october del 1969. Secondo Paolo VI, il Rosario è preghiera che propizia il gran dono della pace e rende i credenti operatori di pace, in quanto "meditando i misteri del santo Rosario, noi impareremo, sull'esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice".

    Anche se non ci sono documenti in merito, la profonda e sincera pietà mariana di Papa Luciani esprime la caratteristica della incisiva sobrietà, probabilmente attinta dall'esemplare modello ispiratore: la Madre di Gesù.

    Giovanni Paolo II ha voluto, fin dall'inizio del suo lungo e fecondo pontificato, esprimere il suo profondo legame con la Madonna, dedicando a lei il suo motto: Totus tuus. Numerosissimi sono i documenti a lei ispirati. Al Rosario, in particolare, è dedicata la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, del 2002, nella quale egli ha delineato il bisogno della Chiesa di contemplare Cristo mettendosi alla scuola di Maria. Secondo le sue indicazioni, il contenuto del Rosario è il volto di Cristo contemplato con gli occhi e con il cuore di Maria. Esso si è rivelato una preghiera alla portata di tutti, ed insieme preghiera capace di far innalzare l'animo verso le vette della più alta contemplazione. La riflessione si porta poi sui contenuti: i "misteri" del Rosario, tra gioia, dolore e gloria, il Papa aggiunge l'arco dei misteri della luce. Con questo documento, pubblicato in occasione dell'inizio del 25° anno di pontificato, Giovanni Paolo II ha riproposto alla Chiesa del Terzo Millennio il Rosario come vera scuola di preghiera, capace di portare i fedeli alla contemplazione del mistero cristiano. In modo più specifico, affermava il Santo Padre, "ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo". Tale valenza contemplativa del pio esercizio mariano rappresenta una novità coraggiosa: il Rosario si configura – come la persona di Maria – anche quale mistico pellegrinaggio del credente nella contemplazione del volto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo; proposta che costituisce un tema persistente e melodioso nella sinfonia della spiritualità e del magistero di Papa Wojtyla. Infatti, nella Novo Millennio Ineunte del 2001, ad esempio, uno dei cardini è proprio la contemplazione del volto di Gesù, seguendo i lineamenti tratteggiati dal vangelo e dalla sperimentata via della fede: è volto ora del Figlio del Padre celeste; ora del Figlio della Madre terrena; ora volto dolente; ora volto del Risorto. A duemila anni di distanza dall'evento dell'Incarnazione del Verbo, la Chiesa del XXI secolo nel volto di Cristo contempla il suo tesoro, la sua vera gioia. Per cui il Rosario, alla scuola di Maria donna della contemplazione, scrive convinto il Santo Padre, "costituisce un mezzo validissimo per favorire tra i fedeli l'impegno di contemplazione del mistero cristiano".

    Il 7 ottobre 2003 il mondo cattolico si è inginocchiato con Giovanni Paolo II ai piedi dell'immagine della Vergine di Pompei per implorare la pace. Dinanzi alla venerata icona mariana si sgrana un Rosario universale che risuona come alta, vibrante supplica di pace; è una giornata mariana radiosa, che corona il cammino spirituale dell'Anno del Rosario. Intorno alla maestosa facciata del Tempio di Pompei – che poco più di un secolo fa il beato Bartolo Longo (1841-1926) volle erigere proprio come monumento alla pace – il popolo dei devoti di Maria ha il volto dell'umanità peregrinante ed il cuore della Chiesa orante. Il terzo millennio con il suo fardello di drammi e di speranze, fa tappa a Pompei; sosta in quella Valle divenuta singolare ponte tra le antiche vestigia pagane e le straordinarie opere di una fede fattasi cemento di una nuova civiltà. Il 7 ottobre 2003, accanto all'icona della Madonna di Pompei c'è il Papa del Totus tuus; egli si unisce alla folla orante con la meditazione dei "suoi" misteri della luce, quasi per proiettare la luce di Cristo sui conflitti, le tensioni e i drammi dei cinque Continenti. Ogni Ave Maria, inoltre, ha il respiro di un grido dolente e la forza e l'anelito di speranza.

    Il Rosario, non è solo impetrazione e proiezione della luce di Cristo sul mondo e fra gli uomini vessati da conflitti e tensioni, ma è anche straordinario compendio dell'Evangelo. L'uomo e la donna del tempo post-moderno hanno bisogno di respirare a pieni polmoni il buon profumo di Cristo per disintossicarsi, ritemprarsi ed ossigenarsi della genuina bellezza e bontà del Mistero! Nella sintassi evangelica del Regno, respirare, contemplare, assimilare, percorrere, conoscere, amare, sono verbi di "movimento", cioè d'impegno martoriale; conducono, mediante l'opera silenziosa ed efficace dello Spirito, a Cristo, e Cristo conduce al Padre, origine, senso e meta della nostra fede. Questa sintassi evangelica è stata scrupolosamente esperita da Maria di Nazareth, vera discepola-maestra di vita cristiana.

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    "SIGNORE, NON SAPPIAMO DOVE VAI; COME POSSIAMO CONOSCERE LA VIA?" Gv 14,5

    come conoscere viaDal Vangelo secondo Giovanni (14,1-12)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

    In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».


    il parroco

    "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me". Con queste parole così incoraggianti si apre il Vangelo di questa domenica. Il Signore rivela ai suoi discepoli: la sua morte sulla croce, la risurrezione e il suo ritorno al Padre, e loro restano turbati e angosciati, per questo li rincuora. Anche noi sentiamo l'urgenza di essere rinfrancati. Se c'è un malessere diffuso e a livello personale e comunitario è proprio lo scoraggiamento, la sfiducia, e il Signore non dà ricette, ma si offre lui stesso come rimedio. "Abbiate fede in Dio e...in me". La fede può venir meno di fronte a momenti cruciali della vita. Il Vangelo si rivela, per chi lo accoglie, motivo di vera e grande gioia, perché porta ad incontrare Gesù. Nel parlare ai discepoli Gesù rivela loro di andare a preparare un posto, al riparo di ogni incertezza. E qui interviene Tommaso che chiede maggiori informazioni. E Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita". Tre parole fondamentali. Camminare senza via è impossibile! Lui è questa via, chi la intraprende si trova nella verità e nella pienezza della vita. Una via sicura che porta al Padre. Anche Filippo ha da chiedergli qualcosa: "Signore mostraci il Padre e ci basta". E con dolce rimprovero risponde:" Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto Padre". Anche noi, da tanto tempo conosciamo superficialmente Gesù e, forse, non riusciamo ad entrare in familiarità di fede con il Signore che ci introduce nella comunione vitale con il Padre che ci permette di operare cose belle e grandi. Ecco dove porta aver fede in chi è la mia via, la mia verità, la mia vita.

    Grazie ai genitori di Caterina per il vangelo della domenica.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    MAI SOLI

    Siamo i genitori di Caterina che si sta preparando per ricevere Gesù nella prima comunione. Nel Vangelo di questa domenica Gesù ci invita a non essere turbati per quanto ci capita nella vita, ma ad avere fiducia in Lui e troveremo la serenità e la nostra pace, perché Lui è la Via, la Verità e la Vita e chi lo segue conosce il Padre. Questo ci dice che Gesù è presente nella nostra vita di ogni giorno e non ci lascia mai soli. Abbiamo scoperto come genitori che il Signore è stato vicino a noi nei momento della prova e del dolore e ci siamo sentiti amati e protetti, ora vogliamo continuare a seguirlo insieme ai nostri figli e consideriamo una grande grazia la prima comunione della nostra bambina e di tutta la famiglia. Per questo diciamo con grande gioia: Grazie, Gesù!

    Michelina e Francesco Crudele




    PICCOLA STORIA DEL ROSARIO


    Il Rosario ha quasi mille anni di storia.

    storia rosarioÈ nel secolo XII che se ne intravede l'embrione, nel suggerimento dato ai monaci illetterati di sostituire la recita dei 150 Salmi con altrettanti Pater o Ave. Tra le preghiere ripetute, prevalse, diviso in tre cinquantine, il Rosario dell'Ave Maria (detto così perché all'inizio non c'era la seconda parte, quella che inizia con Santa Maria). Nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalcar propose la suddivisione in 15 decine, inserendo tra l'una e l'altra il Pater. Più tardi, nel 1613, l'inserimento del Gloria avrebbe completato l'opera. Intanto, alla contemplazione insita nelle preghiere vocali, si aggiunge quella meditativa, poggiata sull'evocazione di momenti della vita di Cristo. È merito di un certosino di Colonia, Domenico di Prussia, aver proposto l'aggiunta, all'Ave Maria, di una clausola cristologica. Le clausole variavano ad ogni Ave Maria. Questo "Rosario nuovo" si diffuse grazie alle confraternite del Rosario promosse dal domenicano Alano de la Roche che, nel 1400, distinse le tre cinquantine in rapporto a tre cicli meditativi incentrati sull'Incarnazione, la Passione e la Gloria di Cristo e di Maria. È in quest'epoca il salterio mariano comincerà a chiamarsi "Rosario della Beata Vergine Maria". Un altro domenicano, Alberto da Castello, legò le meditazioni dei "misteri" al Pater, considerando le clausole come commenti ai 15 misteri prescelti. Era venuta così alla luce la figura attuale del Rosario che, il Papa San Pio V, con la bolla Consueverunt romani Pontifices del 1569, stabilì in forma ormai definitiva.

    storia rosario 2Al Rosario, nel corso dei secoli, il vissuto di fede ha attribuito sempre grande efficacia rispetto ai pericoli che insidiano la vita. È rimasta particolarmente legata al Rosario la vittoria delle armi cristiane su quelle turche a Lepanto nel 1571. Da quel caso storico, molti interventi magisteriali hanno riproposto questa sua funzione "militante", ma vista sempre più in termini di milizia spirituale, fino a fare del Rosario una preghiera privilegiata per la causa della pace. San Pio V, nella bolla "Salvatoris Domini", scritta a pochi mesi dalla vittoria di Lepanto, attribuendo tale successo alla recita del Rosario, stabilì che ne venisse celebrata perpetua memoria il giorno 7 ottobre.

    I Romani Pontefici nel corso dei secoli hanno tenuto il Rosario in gran conto, raccomandandolo costantemente all'attenzione e alla pratica del popolo cristiano.

    Il primo documento che riguarda la pia pratica del Rosario risale al 1478: è la bolla Pastor aeterni promulgata da Papa Sisto IV (1471-1484) con la quale il Pontefice testimonia che la pratica è composta da 150 Ave Maria e da 15 Pater noster e la fedeltà al rosario è premiata col dono dell'indulgenza. La bolla Ea quae di Sisto IV si distingue per importanza. Indirizzata al Principe di Bretagna Francesco e alla moglie Margherita, contiene informazioni preziose per la storia del pio esercizio. Il Papa, osservando una crescente popolarità del Salterio tra i fedeli, sostiene che questo modo di pregare risale ai laici, che, nei tempi antichi, lo praticarono nelle diverse parti del mondo. Definendo la preghiera, Sisto IV menziona una serie di 150 Ave Maria e 15 Pater noster, senza però dire alcunché circa la meditazione dei misteri.

    Papa Innocenzo VIII (1484-1492) concesse delle indulgenze a tutti coloro che avessero aggiunto il nome di Gesù alla Salutazione angelica. Infine Alessandro VI (1492-1503), Leone X (1513-1521), Adriano VI (1522-1523) e Clemente VII (1523-1534), con rispettivi interventi hanno confermato sia le confraternite del Rosario, sia la pia pratica, premiando i fedeli dediti a tale devozione con nuove indulgenze. Ricordiamo anche Papa Gregorio XIII (1572-1585) che, nel 1573, istituì la festa solenne del Rosario alla prima domenica di ottobre, inserendola nel Calendario romano generale con la bolla Monet apostolus. Pio IX (1846-1878), il Papa dell'Immacolata, invitò la Chiesa alla recita del Rosario per il buon esito del Concilio Vaticano I con la lettera Egregiis suis del 3 dicembre 1869. Da Sisto IV a Pio IX sono stati numerosi i documenti pontifici sul Rosario, ma la maggior parte di questi riguarda l'erezione di confraternite, la disciplina, i privilegi, ecc. Non sempre apportano elementi nuovi. La loro importanza risiede nel fatto che documentano una continuità di vedute da parte dei Pontefici e una fiducia nel Rosario quale mezzo ecclesiale per estirpare eresie e favorire la pace tra i principi cristiani, come si esprime ad esempio Clemente VIII.

    storia rosario 3La stagione aurea è quella che comincia con Leone XIII, detto il "Papa del Rosario", per i numerosi documenti che dedicò a questa preghiera. Fu, la sua, una sorta di "politica del Rosario", con esso si assicurava un "esercito di contemplativi" grande quanto tutto il popolo cristiano, unendolo in una supplica corale di fronte ai mali della società, come egli stesso indicò nell'Enciclica Supremi Apostolatus Officio del 1° settembre 1883. Fu in risposta a questo appello che il beato Bartolo Longo formulò la celebre Supplica. Anche i successivi Pontefici hanno incoraggiato il Rosario, e quasi tutti ne hanno fatto oggetto di significativi interventi.

    Pio X, forse tenendo presente il cospicuo magistero del suo Predecessore, si è soffermato sul Rosario in documenti "minori", come nella lettera apostolica Summa Deus del 27 novembre 1907, scritta in occasione del cinquantesimo delle apparizioni di Lourdes, sottolineando come tale "fatto meraviglioso" abbia accresciuto il culto verso l'Immacolata e verso il "suo santissimo Rosario".

    Benedetto XV, il Papa che per primo recitò la Supplica in Vaticano, nel documento dedicato al VII centenario della morte di san Domenico Guzman, presenta il Rosario quale rimedio e conforto nei duri momenti della prova, essendo una prece "meravigliosamente idonea a nutrire e a far sorgere in tutte le anime la carità e le virtù". Per lui è un pio esercizio da rendere abituale ovunque, e che raccomanda caldamente, specialmente in quest'epoca così perturbata.

    Pio XI, nella Ingravescentibus malis del 1937, scrive che il Rosario è vero "breviario dell'evangelo e della vita cristiana", è un "mistico serto", una "mistica corona" amata da tutti i cattolici, a qualunque condizione appartengano; pio esercizio che, mediante la contemplazione dei misteri di Cristo e della Madre, è sprone alla pratica delle virtù evangeliche e ravviva la speranza suprema dei beni eterni. Il Rosario è una preghiera che, mentre inculca l'amore a Dio, insinua anche la carità verso il prossimo, che negli ultimi tempi appare illanguidita e raffreddata nel cuore di molti uomini; per cui i sacerdoti devono incentivarla tra i giovani e nelle famiglie, tra gli adulti e negli aderenti all'Azione Cattolica.

    Pio XII, nella Ingruentium Malorum del 1951, sottolinea il significato del Rosario per la famiglia, sullo sfondo della crisi crescente di questa istituzione, e invita alla preghiera del Rosario, consapevole della "sua potente efficacia per ottenere l'aiuto materno della Vergine". I misteri della redenzione, contemplati e pregati dal credente, specie dalle famiglie, mostrando i fulgidi esempi di Gesù e di Maria, aumentano lo zelo cristiano dei buoni, riaccendono la speranza della Chiesa e rammentano agli smarriti che il Signore non salva con la spada, ma col suo solo Nome. La preghiera cara alla Vergine ispira anche una profonda compassione verso il dolore che ancora attanaglia l'umanità e molti cristiani, a motivo della terribile e inumana seconda guerra mondiale, che egli in tutti i modi aveva cercato di evitare. Pio XII ha anche il merito di aver coniato, in una lettera del 1946 all'Arcivescovo di Manila, un'espressione poi divenuta ricorrente nel magistero dei suoi successori: il Rosario della Vergine può essere considerato sintesi, compendio di tutto il Vangelo.

    Giovanni XXIII fece numerosi interventi perché i fedeli, mediante il pio esercizio del Rosario, dell'Angelus, della pia pratica del mese di maggio, implorino l'intercessione della Madre di Gesù, da lui costituita Celeste Patrona del Concilio per il buon esito dell'assise ecumenica. Atto non formale ed episodico, visto che influirà non poco nella redazione della mariologia del Vaticano II, icasticamente espressa nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen Gentium. Durante il suo pontificato ha messo in rilievo la maternità universale della Vergine, anche in ordine alla Chiesa, amando in modo particolare il titolo di "Maria, Madre della Chiesa". Al Rosario ha dedicato due significativi documenti: l'Enciclica Grata recordatio, sulla recita del Rosario per le missioni e per la pace, del 1959; e la Lettera Apostolica Il Religioso Convegno del 1961, nella quale raccomandava questa preghiera esaltandone, contro le accuse di ripetitività e di poca originalità, la contemplazione mistica, la riflessione intima, l'intenzione pia. Secondo Roncalli, il Rosario è preghiera sociale, pubblica ed universale in ordine ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa, delle nazioni e del mondo.

    Paolo VI, nell'esortazione apostolica Marialis cultus, del 1974, ha offerto valide indicazioni per la revisione e lo sviluppo della pietà liturgica e dei pii esercizi, dell'Angelus e del Rosario in modo particolare, sottolineandone la caratura trinitaria, cristologia, pneumatologica ed ecclesiologica, l'orientamento biblico, liturgico, ecumenico ed antropologico. L'insieme di tutti questi elementi ne fa un rimarchevole esempio di sintesi dottrinale, che non solamente convoglia la dottrina già esposta in altri documenti dai Predecessori e dallo stesso Paolo VI, ma applica ad essa, sviluppandoli, anche norme e principi generali enunziati dal Vaticano II. Infatti, nell'Enciclica Mense maio, del 1965, Montini aveva già esortato i pastori ad inculcare "con ogni cura la pratica del santo Rosario, la preghiera così cara alla Vergine e tanto raccomandata dai Sommi Pontefici", mentre nell'enciclica Christi Matri, del 1966, aveva invitato la comunità cattolica ad impetrare da Dio, mediante l'intercessione della Vergine con il suo Rosario, il dono celeste ed inestimabile della pace; concetto ripreso anche nell'esortazione apostolica Recurrens mensis october del 1969. Secondo Paolo VI, il Rosario è preghiera che propizia il gran dono della pace e rende i credenti operatori di pace, in quanto "meditando i misteri del santo Rosario, noi impareremo, sull'esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice".

    Anche se non ci sono documenti in merito, la profonda e sincera pietà mariana di Papa Luciani esprime la caratteristica della incisiva sobrietà, probabilmente attinta dall'esemplare modello ispiratore: la Madre di Gesù.

    Giovanni Paolo II ha voluto, fin dall'inizio del suo lungo e fecondo pontificato, esprimere il suo profondo legame con la Madonna, dedicando a lei il suo motto: Totus tuus. Numerosissimi sono i documenti a lei ispirati. Al Rosario, in particolare, è dedicata la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, del 2002, nella quale egli ha delineato il bisogno della Chiesa di contemplare Cristo mettendosi alla scuola di Maria. Secondo le sue indicazioni, il contenuto del Rosario è il volto di Cristo contemplato con gli occhi e con il cuore di Maria. Esso si è rivelato una preghiera alla portata di tutti, ed insieme preghiera capace di far innalzare l'animo verso le vette della più alta contemplazione. La riflessione si porta poi sui contenuti: i "misteri" del Rosario, tra gioia, dolore e gloria, il Papa aggiunge l'arco dei misteri della luce. Con questo documento, pubblicato in occasione dell'inizio del 25° anno di pontificato, Giovanni Paolo II ha riproposto alla Chiesa del Terzo Millennio il Rosario come vera scuola di preghiera, capace di portare i fedeli alla contemplazione del mistero cristiano. In modo più specifico, affermava il Santo Padre, "ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo". Tale valenza contemplativa del pio esercizio mariano rappresenta una novità coraggiosa: il Rosario si configura – come la persona di Maria – anche quale mistico pellegrinaggio del credente nella contemplazione del volto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo; proposta che costituisce un tema persistente e melodioso nella sinfonia della spiritualità e del magistero di Papa Wojtyla. Infatti, nella Novo Millennio Ineunte del 2001, ad esempio, uno dei cardini è proprio la contemplazione del volto di Gesù, seguendo i lineamenti tratteggiati dal vangelo e dalla sperimentata via della fede: è volto ora del Figlio del Padre celeste; ora del Figlio della Madre terrena; ora volto dolente; ora volto del Risorto. A duemila anni di distanza dall'evento dell'Incarnazione del Verbo, la Chiesa del XXI secolo nel volto di Cristo contempla il suo tesoro, la sua vera gioia. Per cui il Rosario, alla scuola di Maria donna della contemplazione, scrive convinto il Santo Padre, "costituisce un mezzo validissimo per favorire tra i fedeli l'impegno di contemplazione del mistero cristiano".

    Il 7 ottobre 2003 il mondo cattolico si è inginocchiato con Giovanni Paolo II ai piedi dell'immagine della Vergine di Pompei per implorare la pace. Dinanzi alla venerata icona mariana si sgrana un Rosario universale che risuona come alta, vibrante supplica di pace; è una giornata mariana radiosa, che corona il cammino spirituale dell'Anno del Rosario. Intorno alla maestosa facciata del Tempio di Pompei – che poco più di un secolo fa il beato Bartolo Longo (1841-1926) volle erigere proprio come monumento alla pace – il popolo dei devoti di Maria ha il volto dell'umanità peregrinante ed il cuore della Chiesa orante. Il terzo millennio con il suo fardello di drammi e di speranze, fa tappa a Pompei; sosta in quella Valle divenuta singolare ponte tra le antiche vestigia pagane e le straordinarie opere di una fede fattasi cemento di una nuova civiltà. Il 7 ottobre 2003, accanto all'icona della Madonna di Pompei c'è il Papa del Totus tuus; egli si unisce alla folla orante con la meditazione dei "suoi" misteri della luce, quasi per proiettare la luce di Cristo sui conflitti, le tensioni e i drammi dei cinque Continenti. Ogni Ave Maria, inoltre, ha il respiro di un grido dolente e la forza e l'anelito di speranza.

    Il Rosario, non è solo impetrazione e proiezione della luce di Cristo sul mondo e fra gli uomini vessati da conflitti e tensioni, ma è anche straordinario compendio dell'Evangelo. L'uomo e la donna del tempo post-moderno hanno bisogno di respirare a pieni polmoni il buon profumo di Cristo per disintossicarsi, ritemprarsi ed ossigenarsi della genuina bellezza e bontà del Mistero! Nella sintassi evangelica del Regno, respirare, contemplare, assimilare, percorrere, conoscere, amare, sono verbi di "movimento", cioè d'impegno martoriale; conducono, mediante l'opera silenziosa ed efficace dello Spirito, a Cristo, e Cristo conduce al Padre, origine, senso e meta della nostra fede. Questa sintassi evangelica è stata scrupolosamente esperita da Maria di Nazareth, vera discepola-maestra di vita cristiana.

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  • Pellegrinaggio a Roma

    Domenica 15 Giugno

    papa francesco pellegrinaggio roma


    Ore 24,00: Ritrovo Via Isonzo;
    Ore 08,30: Preghiera al Santuario della Divina Misericordia;
     Ore 10,00: Celebrazione Eucaristica nelle Grotte Vaticane,Visita alla Basilica e preghiera all'altare di S. Pietro, S. Giovanni XXIII, S. Giovanni Paolo II;
     Ore 12,00: Angelus con Papa Francesco in Piazza San Pietro.
     Ore 14,00: Lariano, pranzo al ristorante "Al ponte".
     Ore 22,00 ca.: Rientro a San Ferdinando
    QUOTA: € 45,00 di cui € 15,00 all'iscrizione e assegnazione del posto. Saldo prima della partenza.
    Info ed iscrizioni: p. Raffaele
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    "IN VERITA', IN VERITA' IO VI DICO: IO SONO LA PORTA DELLE PECORE" Gv 10,7

    io porta pecoreDal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

    In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

    Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

    Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

    Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

    Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».


    il parroco

    E' la domenica del Buon Pastore. Così si presenta Gesù con una immagine molto familiare. "Io sono la porta delle pecore" è il cuore della pagina del vangelo. Fa da contrasto "chi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante". Gesù è la porta aperta attraverso la quale è giunto a noi l'amore del Padre, questa porta si fatta persona, dono di salvezza, si è rivelato a tutti, voce amica, da essere riconosciuto e seguito. Lo afferma con autorità e con verità di fronte a tanti che senza scrupoli sono " ladri e briganti". La sua parola è sempre attuale, vera, consolante, porta serenità, crea rapporto di fiducia, amore. "Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere". Con i ladri, il gregge patisce, soffre, si disperde. E quante volte si è verificato nella Chiesa del Signore! Ma Lui è "venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". Come è consolante questa parola di Gesù! E' venuto per donare la vita e in abbondanza, non si accontenta del minimo, va sempre oltre e supera molto le nostre aspettative. E' veramente gratificante avere un pastore così generoso ci apre la porta del cuore per introdurci all'abbondanza dei suoi pascoli. E' Lui l'unico buon pastore a cui devono far riferimento tutti i pastori che in nome suo sono chiamati a guidare la sua chiesa. In questa domenica siamo invitati a pregare con insistenza per tutte le vocazioni ed in particolare per i pastori. " La messe è molta, gli operari sono pochi, pregate il Padrone della messe che mandi operai alla sua messe". Grazie a Dio sono molti, anche oggi, pastori che guidano, amano e testimoniano con il martirio l'amore al gregge. Conosciamo i nomi, la loro bontà, la memoria di alcuni, tra tutti, Don Tonino Bello della nostra terra, ci riempiono il cuore di santa gioia, rinnovando entusiasmo ai pastori di oggi.

    Grazie ai genitori di Francesco della prima comunione per la loro presentazione del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    FIDARCI DI LUI

    In questo vangelo dell'apostolo Giovanni, Gesù fa una similitudine: Lui è il nostro pastore, noi cristiani siamo il suo gregge. Come un pastore conosce le sue pecore una ad una in tutti i loro pregi ed i loro difetti, e così anche le pecore conoscono la voce, gli ordini ed i movimenti del loro pastore, allo stesso modo, noi che siamo cristiani dobbiamo seguire il Signore perché suoi figli, dobbiamo fidarci di Lui, obbedirgli in ogni cosa. E se un giorno dovesse presentarsi qualcuno alla nostra porta che, mascherato, si volesse presentare al posto suo, noi non dobbiamo dargli ascolto, perché è solo un ladro o un brigante che vorrà ingannarci per farci deviare dalla retta via. Solo Gesù Cristo ci ha donato la vita, è morto per noi sulla croce, solo Lui ci guida giorno per giorno, per questo dobbiamo restargli vicino, seguirlo, onorarlo ed amarlo con tutte le nostre forze.

    Marianna e Vincenzo Fornelli




    PICCOLA STORIA DEL ROSARIO


    Il Rosario ha quasi mille anni di storia.

    storia rosarioÈ nel secolo XII che se ne intravede l'embrione, nel suggerimento dato ai monaci illetterati di sostituire la recita dei 150 Salmi con altrettanti Pater o Ave. Tra le preghiere ripetute, prevalse, diviso in tre cinquantine, il Rosario dell'Ave Maria (detto così perché all'inizio non c'era la seconda parte, quella che inizia con Santa Maria). Nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalcar propose la suddivisione in 15 decine, inserendo tra l'una e l'altra il Pater. Più tardi, nel 1613, l'inserimento del Gloria avrebbe completato l'opera. Intanto, alla contemplazione insita nelle preghiere vocali, si aggiunge quella meditativa, poggiata sull'evocazione di momenti della vita di Cristo. È merito di un certosino di Colonia, Domenico di Prussia, aver proposto l'aggiunta, all'Ave Maria, di una clausola cristologica. Le clausole variavano ad ogni Ave Maria. Questo "Rosario nuovo" si diffuse grazie alle confraternite del Rosario promosse dal domenicano Alano de la Roche che, nel 1400, distinse le tre cinquantine in rapporto a tre cicli meditativi incentrati sull'Incarnazione, la Passione e la Gloria di Cristo e di Maria. È in quest'epoca il salterio mariano comincerà a chiamarsi "Rosario della Beata Vergine Maria". Un altro domenicano, Alberto da Castello, legò le meditazioni dei "misteri" al Pater, considerando le clausole come commenti ai 15 misteri prescelti. Era venuta così alla luce la figura attuale del Rosario che, il Papa San Pio V, con la bolla Consueverunt romani Pontifices del 1569, stabilì in forma ormai definitiva.

    storia rosario 2Al Rosario, nel corso dei secoli, il vissuto di fede ha attribuito sempre grande efficacia rispetto ai pericoli che insidiano la vita. È rimasta particolarmente legata al Rosario la vittoria delle armi cristiane su quelle turche a Lepanto nel 1571. Da quel caso storico, molti interventi magisteriali hanno riproposto questa sua funzione "militante", ma vista sempre più in termini di milizia spirituale, fino a fare del Rosario una preghiera privilegiata per la causa della pace. San Pio V, nella bolla "Salvatoris Domini", scritta a pochi mesi dalla vittoria di Lepanto, attribuendo tale successo alla recita del Rosario, stabilì che ne venisse celebrata perpetua memoria il giorno 7 ottobre.

    I Romani Pontefici nel corso dei secoli hanno tenuto il Rosario in gran conto, raccomandandolo costantemente all'attenzione e alla pratica del popolo cristiano.

    Il primo documento che riguarda la pia pratica del Rosario risale al 1478: è la bolla Pastor aeterni promulgata da Papa Sisto IV (1471-1484) con la quale il Pontefice testimonia che la pratica è composta da 150 Ave Maria e da 15 Pater noster e la fedeltà al rosario è premiata col dono dell'indulgenza. La bolla Ea quae di Sisto IV si distingue per importanza. Indirizzata al Principe di Bretagna Francesco e alla moglie Margherita, contiene informazioni preziose per la storia del pio esercizio. Il Papa, osservando una crescente popolarità del Salterio tra i fedeli, sostiene che questo modo di pregare risale ai laici, che, nei tempi antichi, lo praticarono nelle diverse parti del mondo. Definendo la preghiera, Sisto IV menziona una serie di 150 Ave Maria e 15 Pater noster, senza però dire alcunché circa la meditazione dei misteri.

    Papa Innocenzo VIII (1484-1492) concesse delle indulgenze a tutti coloro che avessero aggiunto il nome di Gesù alla Salutazione angelica. Infine Alessandro VI (1492-1503), Leone X (1513-1521), Adriano VI (1522-1523) e Clemente VII (1523-1534), con rispettivi interventi hanno confermato sia le confraternite del Rosario, sia la pia pratica, premiando i fedeli dediti a tale devozione con nuove indulgenze. Ricordiamo anche Papa Gregorio XIII (1572-1585) che, nel 1573, istituì la festa solenne del Rosario alla prima domenica di ottobre, inserendola nel Calendario romano generale con la bolla Monet apostolus. Pio IX (1846-1878), il Papa dell'Immacolata, invitò la Chiesa alla recita del Rosario per il buon esito del Concilio Vaticano I con la lettera Egregiis suis del 3 dicembre 1869. Da Sisto IV a Pio IX sono stati numerosi i documenti pontifici sul Rosario, ma la maggior parte di questi riguarda l'erezione di confraternite, la disciplina, i privilegi, ecc. Non sempre apportano elementi nuovi. La loro importanza risiede nel fatto che documentano una continuità di vedute da parte dei Pontefici e una fiducia nel Rosario quale mezzo ecclesiale per estirpare eresie e favorire la pace tra i principi cristiani, come si esprime ad esempio Clemente VIII.

    La stagione aurea è quella che comincia con Leone XIII, detto il "Papa del Rosario", per i numerosi documenti che dedicò a questa preghiera. Fu, la sua, una sorta di "politica del Rosario", con esso si assicurava un "esercito di contemplativi" grande quanto tutto il popolo cristiano, unendolo in una supplica corale di fronte ai mali della società, come egli stesso indicò nell'Enciclica Supremi Apostolatus Officio del 1° settembre 1883. Fu in risposta a questo appello che il beato Bartolo Longo formulò la celebre Supplica. Anche i successivi Pontefici hanno incoraggiato il Rosario, e quasi tutti ne hanno fatto oggetto di significativi interventi.

    Pio X, forse tenendo presente il cospicuo magistero del suo Predecessore, si è soffermato sul Rosario in documenti "minori", come nella lettera apostolica Summa Deus del 27 novembre 1907, scritta in occasione del cinquantesimo delle apparizioni di Lourdes, sottolineando come tale "fatto meraviglioso" abbia accresciuto il culto verso l'Immacolata e verso il "suo santissimo Rosario".

    Benedetto XV, il Papa che per primo recitò la Supplica in Vaticano, nel documento dedicato al VII centenario della morte di san Domenico Guzman, presenta il Rosario quale rimedio e conforto nei duri momenti della prova, essendo una prece "meravigliosamente idonea a nutrire e a far sorgere in tutte le anime la carità e le virtù". Per lui è un pio esercizio da rendere abituale ovunque, e che raccomanda caldamente, specialmente in quest'epoca così perturbata.

    Pio XI, nella Ingravescentibus malis del 1937, scrive che il Rosario è vero "breviario dell'evangelo e della vita cristiana", è un "mistico serto", una "mistica corona" amata da tutti i cattolici, a qualunque condizione appartengano; pio esercizio che, mediante la contemplazione dei misteri di Cristo e della Madre, è sprone alla pratica delle virtù evangeliche e ravviva la speranza suprema dei beni eterni. Il Rosario è una preghiera che, mentre inculca l'amore a Dio, insinua anche la carità verso il prossimo, che negli ultimi tempi appare illanguidita e raffreddata nel cuore di molti uomini; per cui i sacerdoti devono incentivarla tra i giovani e nelle famiglie, tra gli adulti e negli aderenti all'Azione Cattolica.

    Pio XII, nella Ingruentium Malorum del 1951, sottolinea il significato del Rosario per la famiglia, sullo sfondo della crisi crescente di questa istituzione, e invita alla preghiera del Rosario, consapevole della "sua potente efficacia per ottenere l'aiuto materno della Vergine". I misteri della redenzione, contemplati e pregati dal credente, specie dalle famiglie, mostrando i fulgidi esempi di Gesù e di Maria, aumentano lo zelo cristiano dei buoni, riaccendono la speranza della Chiesa e rammentano agli smarriti che il Signore non salva con la spada, ma col suo solo Nome. La preghiera cara alla Vergine ispira anche una profonda compassione verso il dolore che ancora attanaglia l'umanità e molti cristiani, a motivo della terribile e inumana seconda guerra mondiale, che egli in tutti i modi aveva cercato di evitare. Pio XII ha anche il merito di aver coniato, in una lettera del 1946 all'Arcivescovo di Manila, un'espressione poi divenuta ricorrente nel magistero dei suoi successori: il Rosario della Vergine può essere considerato sintesi, compendio di tutto il Vangelo.

    Giovanni XXIII fece numerosi interventi perché i fedeli, mediante il pio esercizio del Rosario, dell'Angelus, della pia pratica del mese di maggio, implorino l'intercessione della Madre di Gesù, da lui costituita Celeste Patrona del Concilio per il buon esito dell'assise ecumenica. Atto non formale ed episodico, visto che influirà non poco nella redazione della mariologia del Vaticano II, icasticamente espressa nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen Gentium. Durante il suo pontificato ha messo in rilievo la maternità universale della Vergine, anche in ordine alla Chiesa, amando in modo particolare il titolo di "Maria, Madre della Chiesa". Al Rosario ha dedicato due significativi documenti: l'Enciclica Grata recordatio, sulla recita del Rosario per le missioni e per la pace, del 1959; e la Lettera Apostolica Il Religioso Convegno del 1961, nella quale raccomandava questa preghiera esaltandone, contro le accuse di ripetitività e di poca originalità, la contemplazione mistica, la riflessione intima, l'intenzione pia. Secondo Roncalli, il Rosario è preghiera sociale, pubblica ed universale in ordine ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa, delle nazioni e del mondo.

    Paolo VI, nell'esortazione apostolica Marialis cultus, del 1974, ha offerto valide indicazioni per la revisione e lo sviluppo della pietà liturgica e dei pii esercizi, dell'Angelus e del Rosario in modo particolare, sottolineandone la caratura trinitaria, cristologia, pneumatologica ed ecclesiologica, l'orientamento biblico, liturgico, ecumenico ed antropologico. L'insieme di tutti questi elementi ne fa un rimarchevole esempio di sintesi dottrinale, che non solamente convoglia la dottrina già esposta in altri documenti dai Predecessori e dallo stesso Paolo VI, ma applica ad essa, sviluppandoli, anche norme e principi generali enunziati dal Vaticano II. Infatti, nell'Enciclica Mense maio, del 1965, Montini aveva già esortato i pastori ad inculcare "con ogni cura la pratica del santo Rosario, la preghiera così cara alla Vergine e tanto raccomandata dai Sommi Pontefici", mentre nell'enciclica Christi Matri, del 1966, aveva invitato la comunità cattolica ad impetrare da Dio, mediante l'intercessione della Vergine con il suo Rosario, il dono celeste ed inestimabile della pace; concetto ripreso anche nell'esortazione apostolica Recurrens mensis october del 1969. Secondo Paolo VI, il Rosario è preghiera che propizia il gran dono della pace e rende i credenti operatori di pace, in quanto "meditando i misteri del santo Rosario, noi impareremo, sull'esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice".

    Anche se non ci sono documenti in merito, la profonda e sincera pietà mariana di Papa Luciani esprime la caratteristica della incisiva sobrietà, probabilmente attinta dall'esemplare modello ispiratore: la Madre di Gesù.

    Giovanni Paolo II ha voluto, fin dall'inizio del suo lungo e fecondo pontificato, esprimere il suo profondo legame con la Madonna, dedicando a lei il suo motto: Totus tuus. Numerosissimi sono i documenti a lei ispirati. Al Rosario, in particolare, è dedicata la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, del 2002, nella quale egli ha delineato il bisogno della Chiesa di contemplare Cristo mettendosi alla scuola di Maria. Secondo le sue indicazioni, il contenuto del Rosario è il volto di Cristo contemplato con gli occhi e con il cuore di Maria. Esso si è rivelato una preghiera alla portata di tutti, ed insieme preghiera capace di far innalzare l'animo verso le vette della più alta contemplazione. La riflessione si porta poi sui contenuti: i "misteri" del Rosario, tra gioia, dolore e gloria, il Papa aggiunge l'arco dei misteri della luce. Con questo documento, pubblicato in occasione dell'inizio del 25° anno di pontificato, Giovanni Paolo II ha riproposto alla Chiesa del Terzo Millennio il Rosario come vera scuola di preghiera, capace di portare i fedeli alla contemplazione del mistero cristiano. In modo più specifico, affermava il Santo Padre, "ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo". Tale valenza contemplativa del pio esercizio mariano rappresenta una novità coraggiosa: il Rosario si configura – come la persona di Maria – anche quale mistico pellegrinaggio del credente nella contemplazione del volto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo; proposta che costituisce un tema persistente e melodioso nella sinfonia della spiritualità e del magistero di Papa Wojtyla. Infatti, nella Novo Millennio Ineunte del 2001, ad esempio, uno dei cardini è proprio la contemplazione del volto di Gesù, seguendo i lineamenti tratteggiati dal vangelo e dalla sperimentata via della fede: è volto ora del Figlio del Padre celeste; ora del Figlio della Madre terrena; ora volto dolente; ora volto del Risorto. A duemila anni di distanza dall'evento dell'Incarnazione del Verbo, la Chiesa del XXI secolo nel volto di Cristo contempla il suo tesoro, la sua vera gioia. Per cui il Rosario, alla scuola di Maria donna della contemplazione, scrive convinto il Santo Padre, "costituisce un mezzo validissimo per favorire tra i fedeli l'impegno di contemplazione del mistero cristiano".

    Il 7 ottobre 2003 il mondo cattolico si è inginocchiato con Giovanni Paolo II ai piedi dell'immagine della Vergine di Pompei per implorare la pace. Dinanzi alla venerata icona mariana si sgrana un Rosario universale che risuona come alta, vibrante supplica di pace; è una giornata mariana radiosa, che corona il cammino spirituale dell'Anno del Rosario. Intorno alla maestosa facciata del Tempio di Pompei – che poco più di un secolo fa il beato Bartolo Longo (1841-1926) volle erigere proprio come monumento alla pace – il popolo dei devoti di Maria ha il volto dell'umanità peregrinante ed il cuore della Chiesa orante. Il terzo millennio con il suo fardello di drammi e di speranze, fa tappa a Pompei; sosta in quella Valle divenuta singolare ponte tra le antiche vestigia pagane e le straordinarie opere di una fede fattasi cemento di una nuova civiltà. Il 7 ottobre 2003, accanto all'icona della Madonna di Pompei c'è il Papa del Totus tuus; egli si unisce alla folla orante con la meditazione dei "suoi" misteri della luce, quasi per proiettare la luce di Cristo sui conflitti, le tensioni e i drammi dei cinque Continenti. Ogni Ave Maria, inoltre, ha il respiro di un grido dolente e la forza e l'anelito di speranza.

    Il Rosario, non è solo impetrazione e proiezione della luce di Cristo sul mondo e fra gli uomini vessati da conflitti e tensioni, ma è anche straordinario compendio dell'Evangelo. L'uomo e la donna del tempo post-moderno hanno bisogno di respirare a pieni polmoni il buon profumo di Cristo per disintossicarsi, ritemprarsi ed ossigenarsi della genuina bellezza e bontà del Mistero! Nella sintassi evangelica del Regno, respirare, contemplare, assimilare, percorrere, conoscere, amare, sono verbi di "movimento", cioè d'impegno martoriale; conducono, mediante l'opera silenziosa ed efficace dello Spirito, a Cristo, e Cristo conduce al Padre, origine, senso e meta della nostra fede. Questa sintassi evangelica è stata scrupolosamente esperita da Maria di Nazareth, vera discepola-maestra di vita cristiana.


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    DUE DEI DISCEPOLI ERANO IN CAMMINO PER UN VILLAGGIO DI NOME EMMAUS... Lc 24,13

    Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35)

    emmausEd ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

    Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

    Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

    Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.

    Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

    Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.


    il parroco

    Oggi siamo invitati a fare un viaggio da Gerusalemme ad Emmaus, 11 Km. L'andata è triste, pesante e faticosa, perché siamo come Cleopa e il suo compagno senza quella speranza che mette le ali ai piedi. L'evangelista Luca ci offre una pagina meravigliosa dell'esperienza pasquale dei due di Emmaus, anche noi viviamo le stesse emozioni. Siamo nel giorno di Pasqua e, non tutto è così facile dopo i giorni bui della croce, l'attesa della novità, di una liberazione sembra svanire nel nulla, si sente qualche voce e per di più di donne, ma nient'altro. Con questi sentimenti, racchiusi nella parola "speravamo", si fa compagno di strada un pellegrino che entra nei loro discorsi, si presenta disinteressato alla cosa, ma provoca a ritornare con la memoria a quanto avevano sentito della storia del Messia liberatore prendendo spunto da Mosè. Così parlando e camminando giungono a casa e qui il pellegrino li vuol lasciare, ma l'insistenza "resta con noi, perché si fa sera" lo costringono a fermarsi e a mettersi a tavola. Già la parola aveva aperto i loro cuori, ora prendere il pane, benedirlo e spezzarlo completa l'opera. Si aprono i loro occhi e lo riconoscono, è proprio Gesù, ma in quel momento si rende invisibile. Tutto cambia e, di corsa, tornano a Gerusalemme e ripercorrono gli 11 Km per annunciare: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!". Anche tu, ogni domenica puoi fare la stessa esperienza! Ascoltare la sua Parola, metterti alla sua mensa, riconoscerlo quale risorto che riporta la gioia, la speranza nel tuo cuore. E Lui continua a camminare con te sulla tua strada!

    Grazie ai genitori di Manuel della prima comunione per la loro parola sul vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    NON DOBBIAMO TENTENNARE

    Gesù è con noi, in ogni momento della nostra vita quotidiana e in qualsiasi stato d'animo ci troviamo, soprattutto quando siamo nel dolore. Anche se non siamo vissuti in quel periodo, dobbiamo credere in Cristo, non dobbiamo tentennare nemmeno un secondo nel credere in ciò che avevano predetto le antiche scritture e nel Vangelo, non dobbiamo farci cogliere impreparati come i due discepoli o increduli come Tommaso. Quando Gesù è apparso, dopo 8 giorni dalla Pasqua agli apostoli ha detto: "Pace a voi". Solo se viviamo in pace e non ci facciamo prevaricare dal peccato Gesù sarà alla nostra destra. Il vero cristiano è colui il quale non ha bisogno di segni per credere in Dio, anche se il Signore ci dà continua prova della sua esistenza tramite la Madonna e i miracoli dei santi. Il vero cristiano fa visita agli ammalati, non dà importanza ai beni materiali, aiuta un povero viandante, ama il prossimo, perché compiendo queste azioni, ama Gesù e Gesù è vivo nel cuore.

    Caterina e Massimo Grieco




    PICCOLA STORIA DEL ROSARIO


    Il Rosario ha quasi mille anni di storia.

    storia rosarioÈ nel secolo XII che se ne intravede l'embrione, nel suggerimento dato ai monaci illetterati di sostituire la recita dei 150 Salmi con altrettanti Pater o Ave. Tra le preghiere ripetute, prevalse, diviso in tre cinquantine, il Rosario dell'Ave Maria (detto così perché all'inizio non c'era la seconda parte, quella che inizia con Santa Maria). Nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalcar propose la suddivisione in 15 decine, inserendo tra l'una e l'altra il Pater. Più tardi, nel 1613, l'inserimento del Gloria avrebbe completato l'opera. Intanto, alla contemplazione insita nelle preghiere vocali, si aggiunge quella meditativa, poggiata sull'evocazione di momenti della vita di Cristo. È merito di un certosino di Colonia, Domenico di Prussia, aver proposto l'aggiunta, all'Ave Maria, di una clausola cristologica. Le clausole variavano ad ogni Ave Maria. Questo "Rosario nuovo" si diffuse grazie alle confraternite del Rosario promosse dal domenicano Alano de la Roche che, nel 1400, distinse le tre cinquantine in rapporto a tre cicli meditativi incentrati sull'Incarnazione, la Passione e la Gloria di Cristo e di Maria. È in quest'epoca il salterio mariano comincerà a chiamarsi "Rosario della Beata Vergine Maria". Un altro domenicano, Alberto da Castello, legò le meditazioni dei "misteri" al Pater, considerando le clausole come commenti ai 15 misteri prescelti. Era venuta così alla luce la figura attuale del Rosario che, il Papa San Pio V, con la bolla Consueverunt romani Pontifices del 1569, stabilì in forma ormai definitiva.

    Al Rosario, nel corso dei secoli, il vissuto di fede ha attribuito sempre grande efficacia rispetto ai pericoli che insidiano la vita. È rimasta particolarmente legata al Rosario la vittoria delle armi cristiane su quelle turche a Lepanto nel 1571. Da quel caso storico, molti interventi magisteriali hanno riproposto questa sua funzione "militante", ma vista sempre più in termini di milizia spirituale, fino a fare del Rosario una preghiera privilegiata per la causa della pace. San Pio V, nella bolla "Salvatoris Domini", scritta a pochi mesi dalla vittoria di Lepanto, attribuendo tale successo alla recita del Rosario, stabilì che ne venisse celebrata perpetua memoria il giorno 7 ottobre.

    I Romani Pontefici nel corso dei secoli hanno tenuto il Rosario in gran conto, raccomandandolo costantemente all'attenzione e alla pratica del popolo cristiano.

    Il primo documento che riguarda la pia pratica del Rosario risale al 1478: è la bolla Pastor aeterni promulgata da Papa Sisto IV (1471-1484) con la quale il Pontefice testimonia che la pratica è composta da 150 Ave Maria e da 15 Pater noster e la fedeltà al rosario è premiata col dono dell'indulgenza. La bolla Ea quae di Sisto IV si distingue per importanza. Indirizzata al Principe di Bretagna Francesco e alla moglie Margherita, contiene informazioni preziose per la storia del pio esercizio. Il Papa, osservando una crescente popolarità del Salterio tra i fedeli, sostiene che questo modo di pregare risale ai laici, che, nei tempi antichi, lo praticarono nelle diverse parti del mondo. Definendo la preghiera, Sisto IV menziona una serie di 150 Ave Maria e 15 Pater noster, senza però dire alcunché circa la meditazione dei misteri.

    Papa Innocenzo VIII (1484-1492) concesse delle indulgenze a tutti coloro che avessero aggiunto il nome di Gesù alla Salutazione angelica. Infine Alessandro VI (1492-1503), Leone X (1513-1521), Adriano VI (1522-1523) e Clemente VII (1523-1534), con rispettivi interventi hanno confermato sia le confraternite del Rosario, sia la pia pratica, premiando i fedeli dediti a tale devozione con nuove indulgenze. Ricordiamo anche Papa Gregorio XIII (1572-1585) che, nel 1573, istituì la festa solenne del Rosario alla prima domenica di ottobre, inserendola nel Calendario romano generale con la bolla Monet apostolus. Pio IX (1846-1878), il Papa dell'Immacolata, invitò la Chiesa alla recita del Rosario per il buon esito del Concilio Vaticano I con la lettera Egregiis suis del 3 dicembre 1869. Da Sisto IV a Pio IX sono stati numerosi i documenti pontifici sul Rosario, ma la maggior parte di questi riguarda l'erezione di confraternite, la disciplina, i privilegi, ecc. Non sempre apportano elementi nuovi. La loro importanza risiede nel fatto che documentano una continuità di vedute da parte dei Pontefici e una fiducia nel Rosario quale mezzo ecclesiale per estirpare eresie e favorire la pace tra i principi cristiani, come si esprime ad esempio Clemente VIII.

    La stagione aurea è quella che comincia con Leone XIII, detto il "Papa del Rosario", per i numerosi documenti che dedicò a questa preghiera. Fu, la sua, una sorta di "politica del Rosario", con esso si assicurava un "esercito di contemplativi" grande quanto tutto il popolo cristiano, unendolo in una supplica corale di fronte ai mali della società, come egli stesso indicò nell'Enciclica Supremi Apostolatus Officio del 1° settembre 1883. Fu in risposta a questo appello che il beato Bartolo Longo formulò la celebre Supplica. Anche i successivi Pontefici hanno incoraggiato il Rosario, e quasi tutti ne hanno fatto oggetto di significativi interventi.

    Pio X, forse tenendo presente il cospicuo magistero del suo Predecessore, si è soffermato sul Rosario in documenti "minori", come nella lettera apostolica Summa Deus del 27 novembre 1907, scritta in occasione del cinquantesimo delle apparizioni di Lourdes, sottolineando come tale "fatto meraviglioso" abbia accresciuto il culto verso l'Immacolata e verso il "suo santissimo Rosario".

    Benedetto XV, il Papa che per primo recitò la Supplica in Vaticano, nel documento dedicato al VII centenario della morte di san Domenico Guzman, presenta il Rosario quale rimedio e conforto nei duri momenti della prova, essendo una prece "meravigliosamente idonea a nutrire e a far sorgere in tutte le anime la carità e le virtù". Per lui è un pio esercizio da rendere abituale ovunque, e che raccomanda caldamente, specialmente in quest'epoca così perturbata.

    Pio XI, nella Ingravescentibus malis del 1937, scrive che il Rosario è vero "breviario dell'evangelo e della vita cristiana", è un "mistico serto", una "mistica corona" amata da tutti i cattolici, a qualunque condizione appartengano; pio esercizio che, mediante la contemplazione dei misteri di Cristo e della Madre, è sprone alla pratica delle virtù evangeliche e ravviva la speranza suprema dei beni eterni. Il Rosario è una preghiera che, mentre inculca l'amore a Dio, insinua anche la carità verso il prossimo, che negli ultimi tempi appare illanguidita e raffreddata nel cuore di molti uomini; per cui i sacerdoti devono incentivarla tra i giovani e nelle famiglie, tra gli adulti e negli aderenti all'Azione Cattolica.

    Pio XII, nella Ingruentium Malorum del 1951, sottolinea il significato del Rosario per la famiglia, sullo sfondo della crisi crescente di questa istituzione, e invita alla preghiera del Rosario, consapevole della "sua potente efficacia per ottenere l'aiuto materno della Vergine". I misteri della redenzione, contemplati e pregati dal credente, specie dalle famiglie, mostrando i fulgidi esempi di Gesù e di Maria, aumentano lo zelo cristiano dei buoni, riaccendono la speranza della Chiesa e rammentano agli smarriti che il Signore non salva con la spada, ma col suo solo Nome. La preghiera cara alla Vergine ispira anche una profonda compassione verso il dolore che ancora attanaglia l'umanità e molti cristiani, a motivo della terribile e inumana seconda guerra mondiale, che egli in tutti i modi aveva cercato di evitare. Pio XII ha anche il merito di aver coniato, in una lettera del 1946 all'Arcivescovo di Manila, un'espressione poi divenuta ricorrente nel magistero dei suoi successori: il Rosario della Vergine può essere considerato sintesi, compendio di tutto il Vangelo.

    Giovanni XXIII fece numerosi interventi perché i fedeli, mediante il pio esercizio del Rosario, dell'Angelus, della pia pratica del mese di maggio, implorino l'intercessione della Madre di Gesù, da lui costituita Celeste Patrona del Concilio per il buon esito dell'assise ecumenica. Atto non formale ed episodico, visto che influirà non poco nella redazione della mariologia del Vaticano II, icasticamente espressa nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen Gentium. Durante il suo pontificato ha messo in rilievo la maternità universale della Vergine, anche in ordine alla Chiesa, amando in modo particolare il titolo di "Maria, Madre della Chiesa". Al Rosario ha dedicato due significativi documenti: l'Enciclica Grata recordatio, sulla recita del Rosario per le missioni e per la pace, del 1959; e la Lettera Apostolica Il Religioso Convegno del 1961, nella quale raccomandava questa preghiera esaltandone, contro le accuse di ripetitività e di poca originalità, la contemplazione mistica, la riflessione intima, l'intenzione pia. Secondo Roncalli, il Rosario è preghiera sociale, pubblica ed universale in ordine ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa, delle nazioni e del mondo.

    Paolo VI, nell'esortazione apostolica Marialis cultus, del 1974, ha offerto valide indicazioni per la revisione e lo sviluppo della pietà liturgica e dei pii esercizi, dell'Angelus e del Rosario in modo particolare, sottolineandone la caratura trinitaria, cristologia, pneumatologica ed ecclesiologica, l'orientamento biblico, liturgico, ecumenico ed antropologico. L'insieme di tutti questi elementi ne fa un rimarchevole esempio di sintesi dottrinale, che non solamente convoglia la dottrina già esposta in altri documenti dai Predecessori e dallo stesso Paolo VI, ma applica ad essa, sviluppandoli, anche norme e principi generali enunziati dal Vaticano II. Infatti, nell'Enciclica Mense maio, del 1965, Montini aveva già esortato i pastori ad inculcare "con ogni cura la pratica del santo Rosario, la preghiera così cara alla Vergine e tanto raccomandata dai Sommi Pontefici", mentre nell'enciclica Christi Matri, del 1966, aveva invitato la comunità cattolica ad impetrare da Dio, mediante l'intercessione della Vergine con il suo Rosario, il dono celeste ed inestimabile della pace; concetto ripreso anche nell'esortazione apostolica Recurrens mensis october del 1969. Secondo Paolo VI, il Rosario è preghiera che propizia il gran dono della pace e rende i credenti operatori di pace, in quanto "meditando i misteri del santo Rosario, noi impareremo, sull'esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice".

    Anche se non ci sono documenti in merito, la profonda e sincera pietà mariana di Papa Luciani esprime la caratteristica della incisiva sobrietà, probabilmente attinta dall'esemplare modello ispiratore: la Madre di Gesù.

    Giovanni Paolo II ha voluto, fin dall'inizio del suo lungo e fecondo pontificato, esprimere il suo profondo legame con la Madonna, dedicando a lei il suo motto: Totus tuus. Numerosissimi sono i documenti a lei ispirati. Al Rosario, in particolare, è dedicata la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, del 2002, nella quale egli ha delineato il bisogno della Chiesa di contemplare Cristo mettendosi alla scuola di Maria. Secondo le sue indicazioni, il contenuto del Rosario è il volto di Cristo contemplato con gli occhi e con il cuore di Maria. Esso si è rivelato una preghiera alla portata di tutti, ed insieme preghiera capace di far innalzare l'animo verso le vette della più alta contemplazione. La riflessione si porta poi sui contenuti: i "misteri" del Rosario, tra gioia, dolore e gloria, il Papa aggiunge l'arco dei misteri della luce. Con questo documento, pubblicato in occasione dell'inizio del 25° anno di pontificato, Giovanni Paolo II ha riproposto alla Chiesa del Terzo Millennio il Rosario come vera scuola di preghiera, capace di portare i fedeli alla contemplazione del mistero cristiano. In modo più specifico, affermava il Santo Padre, "ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo". Tale valenza contemplativa del pio esercizio mariano rappresenta una novità coraggiosa: il Rosario si configura – come la persona di Maria – anche quale mistico pellegrinaggio del credente nella contemplazione del volto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo; proposta che costituisce un tema persistente e melodioso nella sinfonia della spiritualità e del magistero di Papa Wojtyla. Infatti, nella Novo Millennio Ineunte del 2001, ad esempio, uno dei cardini è proprio la contemplazione del volto di Gesù, seguendo i lineamenti tratteggiati dal vangelo e dalla sperimentata via della fede: è volto ora del Figlio del Padre celeste; ora del Figlio della Madre terrena; ora volto dolente; ora volto del Risorto. A duemila anni di distanza dall'evento dell'Incarnazione del Verbo, la Chiesa del XXI secolo nel volto di Cristo contempla il suo tesoro, la sua vera gioia. Per cui il Rosario, alla scuola di Maria donna della contemplazione, scrive convinto il Santo Padre, "costituisce un mezzo validissimo per favorire tra i fedeli l'impegno di contemplazione del mistero cristiano".

    Il 7 ottobre 2003 il mondo cattolico si è inginocchiato con Giovanni Paolo II ai piedi dell'immagine della Vergine di Pompei per implorare la pace. Dinanzi alla venerata icona mariana si sgrana un Rosario universale che risuona come alta, vibrante supplica di pace; è una giornata mariana radiosa, che corona il cammino spirituale dell'Anno del Rosario. Intorno alla maestosa facciata del Tempio di Pompei – che poco più di un secolo fa il beato Bartolo Longo (1841-1926) volle erigere proprio come monumento alla pace – il popolo dei devoti di Maria ha il volto dell'umanità peregrinante ed il cuore della Chiesa orante. Il terzo millennio con il suo fardello di drammi e di speranze, fa tappa a Pompei; sosta in quella Valle divenuta singolare ponte tra le antiche vestigia pagane e le straordinarie opere di una fede fattasi cemento di una nuova civiltà. Il 7 ottobre 2003, accanto all'icona della Madonna di Pompei c'è il Papa del Totus tuus; egli si unisce alla folla orante con la meditazione dei "suoi" misteri della luce, quasi per proiettare la luce di Cristo sui conflitti, le tensioni e i drammi dei cinque Continenti. Ogni Ave Maria, inoltre, ha il respiro di un grido dolente e la forza e l'anelito di speranza.

    Il Rosario, non è solo impetrazione e proiezione della luce di Cristo sul mondo e fra gli uomini vessati da conflitti e tensioni, ma è anche straordinario compendio dell'Evangelo. L'uomo e la donna del tempo post-moderno hanno bisogno di respirare a pieni polmoni il buon profumo di Cristo per disintossicarsi, ritemprarsi ed ossigenarsi della genuina bellezza e bontà del Mistero! Nella sintassi evangelica del Regno, respirare, contemplare, assimilare, percorrere, conoscere, amare, sono verbi di "movimento", cioè d'impegno martoriale; conducono, mediante l'opera silenziosa ed efficace dello Spirito, a Cristo, e Cristo conduce al Padre, origine, senso e meta della nostra fede. Questa sintassi evangelica è stata scrupolosamente esperita da Maria di Nazareth, vera discepola-maestra di vita cristiana.


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    MANGIARONO A SAZIETA'

    Dal Vangelo secondo Luca (9, 11-17)

    mangiarono a sazietaIn quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

    Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».

    Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini.

    Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.

    Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.

    Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.




    il parroco

    Ogni domenica celebriamo l'Eucaristia, ma in questa domenica chiamata del "Corpus Domini" la liturgia la mette maggiormente in risalto. Veniamo da una settimana eucaristica, le 40 ore, che ha visto coinvolta tutta la comunità parrocchiale intorno a Gesù, pane vivo, con la Parola, il silenzio, l'adorazione. Giorni di Eucaristia e di comunione. Grazie, Signore! Ora dobbiamo portarla a tanti che hanno fame. E' il vangelo di Luca che presenta una folla, cinquemila uomini, che seguono Gesù e al calar della sera hanno fame, e invece di rimandarli a casa, coinvolge i discepoli a dar loro da mangiare, proposta che appare subito sproporzionata, impossibile. Ma il suo cuore, come quello di una mamma, non si ferma, anzi coinvolge gli stessi discepoli ad essere partecipi di una nascente "caritas", prendendo il poco, "cinque pani e due pesci" partecipando di persona al miracolo della condivisione. E' donare, anche se poco, che lo moltiplica e rende partecipi molti. E' la solidarietà che vince l'egoismo. Oggi se ne parla tanto, ma è sempre grande la folla, accanto a noi e nel mondo, che ha fame. La parola di Gesù: " Date voi da mangiare" è più attuale che mai. Di parole buone ne usiamo in abbondanza, rifugiandoci che non è compito nostro, spetta a qualcun altro risolvere la fame, la sete di una folla che oggi chiede pane, acqua. Il poco offerto può diventare pane per molti. E' il miracolo della solidarietà, di tanti che sono capaci con piccoli gesti di compiere cose grandi. In questa linea si è mossa l' EsseGiElle offrendo un pacco di riso. Certo è solo una piccolissima goccia nel mare infinito della fame nel mondo, ma è un segno che può aprire nuove vie al "Date voi stessi da mangiare". Anche oggi Gesù insiste con noi, come quel giorno con i discepoli che si resero partecipi di un miracolo, che con poco sfamarono "circa cinquemila persone". Signore, apri il mio cuore, rendilo eucaristico, come il tuo, come hanno fatto e fanno tanti fratelli e sorelle. A pensieri pii e buoni fa che seguano gesti di autentica carità.

    Il vangelo di questa domenica ce lo presentano Roberto Riondino e Michele Scarcelli, che domenica hanno ricevuto il ministero di Lettore. Li ringraziamo per questa primizia di Parola, buona come il Pane.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    CONDIVIDERE

    Il Vangelo della solennità del "Corpo e Sangue di Cristo" ci presenta la Messa come un momento forte di incontro con Gesù: egli ci annuncia la sua Parola, guarisce le nostre ferite (del corpo e dello spirito) e ci dà da mangiare. La Messa non è solo un momento di preghiera per "gli eletti", infatti "Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure" (Lc 9,11): il medico serve a chi ha bisogno di cure. Gesù sta dunque accogliendo i peccatori, e offre loro la sazietà. Poi il giorno declina e bisogna pensare alle cose pratiche: gli apostoli chiedono a Gesù di mandarli via perché possano andare a cercarsi da mangiare. Ma Gesù non ha mai mandato via nessuno. Gesù replica invece con un ordine: date loro voi stessi da mangiare! Ecco il ruolo dei ministri, dispensatori dei doni divini comunicati al popolo di Dio. Gli apostoli vengono chiamati da Gesù a procurare e a distribuire il pane che viene dato da Gesù stesso. Questa è l'opera della Chiesa! «Date»: un ordine che attraversa i secoli, che arriva fino a me, oggi, ora, e che Gesù ci ricorderà nel giorno del Giudizio: avevo fame e mi avete dato da mangiare... Ma la sorpresa di quella sera è che poco pane condiviso tra tutti è sufficiente; il miracolo non sta nel mangiare a sbafo, da solo, voracemente, il proprio pane, ma nel condividerlo, spartendo il poco che si ha... un canto scout dice: ho solo un pane, ma per spezzarlo con te: crescerà la letizia di marciare insieme fratel...

    O Padre, tu ci hai redenti col corpo e il sangue del tuo unico Figlio. L'immensità di questo amore resta per noi un mistero. Aiutaci a non ammirarlo soltanto, ma a viverlo ogni giorno. Amen

    Roberto Riondino



    IL DONO

    La riflessione della Liturgia, in questa Domenica del Corpus Domini, ha risvegliato in me un senso di gratitudine verso il Signore perché insieme al altri laici della Diocesi, domenica scorsa, abbiamo ricevuto dal nostro Vescovo il mandato del Ministero del Lettorato. Questo compito per tutti noi è stato un grande dono di Dio. L'atteggiamento del donare è quello che emerge in questa domenica e che ci spinge a meditare sull'Eucarestia, il Dono per eccellenza dove Cristo si fa Pane per nutrirci e per indicarci la via da perseguire. Quel pane Eucaristico che ogni volta riceviamo è il dono prezioso che ci fa diventare cristiani autentici; che ci sostiene e ci fa essere comunità. Ogni Celebrazione Eucaristica deve essere incontro con Gesù, pane del cammino, farmaco e consolazione, luogo di accoglienza, di conversione, di fraternità e di perdono. Gesù chiede di vivere in comunione con noi, di condividere la nostra esistenza per rinvigorirla e condurla all'incontro con il Padre.

    O Signore, tu ci hai scelti ad annunciare la tua Parola e né siamo felici ma ti preghiamo di sostenerci e fortificarci in questo Ministero che ci hai chiamati a svolgere, fa che possiamo sempre servirti con fedeltà. Amen.

    Michele Scarcelli


      

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  • sposiIl percorso dei fidanzati, Domenica 9 Giugno, fa pit/stop a CANNE DELLA BATTAGLIA con una simpatica famiglia: Aquila e Priscilla che troviamo negli Atti degli Apostoli. Negli ultimi incontri ci siamo dati appuntamento ad una domenica speciale e questa è quella giusta. Un luogo bello e accogliente, ricco di natura e storia, il desiderio di vivere una giornata densa di amicizia, di comunione, di spiritualità familiare, di preghiera, di Eucaristia, di pane buono da condividere insieme con le famiglie. Una tappa importante nel percorso che ci avvicina alla celebrazione del matrimonio. Il ritmo della giornata.

    8,30: Ritrovo – parrocchia (Via Nicotera) – coordinare le auto.

    9,30: Canne della Battaglia – conoscenza del luogo – Lodiamo il Signore.

    10,00: In casa di Aquila e Priscilla – Atti degli Apostoli – Icona – Battesimo/Matrimonio.

    11,00: Sosta caffè o...

    11,30: Proposte per la famiglia: casa/chiesa domestica – parrocchia/chiesa di famiglie.

    12,30: A tavola! Mangiamo insieme e condividiamo.

    13,30: Giochiamo insieme – accendere la fantasia.

    15,00: Lettura III capitolo "Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia" - CEI. 2012. Dialogo, verifica, proposte.

    16,30: Il culmine della domenica: EUCARISTIA.

    18,00: A casa.

    L'incontro personale permette di superare eventuali difficoltà per rendere partecipato, bello, gioioso e santo questo pit/stop.

    Un caro saluto mio e delle famiglie a ciascuno di voi.

    P. Raffaele Angelo Tosto, parroco.


    N.B.: Abbigliamento...campagnolo! Quota partecipazione: Euro 5,00 a persona.


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    VI GUIDERA' A TUTTA LA VERITA'

    guidera a tutta veritaDal Vangelo secondo Giovanni (16, 12-15)

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

    Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.

    Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».



    il parroco

    E' la domenica della Trinità! Sempre viviamo nella Trinità, ma oggi la liturgia ci vuole accompagnare ad una sosta più attenta a questa sorgente di vita. Due i misteri principali della fede: 1. Unità e Trinità di Dio. 2. Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione di Nostro signore Gesù Cristo. Chi crede è salvo! Tutta la storia della nostra salvezza ha origine da quì. E' l'opera meravigliosa di Gesù che è venuto a rivelare all'uomo la natura intima, profonda del nostro Dio. Non crediamo in un Dio "solitario", ma un Dio di comunione. Non è un "gioco" di numeri, ma una rivelazione d'amore. Gesù nel Vangelo: "Chi vede me, vede il Padre". Lontani da questa fonte non si fa nessun cammino. Siamo rinati dall'acqua e dallo Spirito, siamo battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, cioè immersi in questa mirabile comunione di amore Trinitario. Quante volte forse andiamo altrove a trovare ciò che la nostra fede desidera e non troviamo la piena e completa risposta a quanto cerchiamo. Ci fermiamo a piccole sorgenti tralasciando quella vera, unica, abbondante capace di riempire il cuore dell'uomo. E' l'esperienza dei discepoli dopo l'effusione dello Spirito nella Pentecoste, di Maria e di tutti i santi che guidati dallo Spirito sono entrati nel cuore del mistero di Dio, gustandone tutta la pienezza di gioia, di vita, di comunione. "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lo Spirito di verità, vi guiderà a tutta la verità". E' la docilità del cuore, è la preghiera, è il silenzio, è la contemplazione, la via maestra per accogliere nel frammento della nostra umanità un Mistero d'amore che supera infinitamente ogni intelligenza e ci permette pur nel limite della creatura di entrare in quella comunione d'amore Trinitario.

    Grazie al fratello Michele Ronzullo per i suoi pensieri sul Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    IL  DONO

    Oggi la chiesa celebra la solennità della Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Nel brano del Vangelo di Giovanni, Gesù dice ai suoi discepoli che quando Egli salirà al cielo essi non saranno soli, ma lo Spirito Santo li guiderà in ogni cosa, li illuminerà sulle cose passate e su quelle future. Annuncerà tutto quello che Gesù ha detto, ed essi ricorderanno ciò che il Signore ha compiuto in mezzo a loro. Lo Spirito Santo è il dono che Gesù fa a noi e che Dio Padre ha donato a suo Figlio. Perciò siamo certi che il Suo Spirito ci illuminerà sulla sua parola che ogni giorno ascoltiamo attraverso il vangelo, su tutto quello che ci succede nella nostra vita e che noi a volta non comprendiamo, sulle nostre miserie, su tutto ciò che ci rende schiavi: il denaro, il successo, il potere, il nostro egoismo. Lo Spirito Santo ci viene a liberare da tutto ciò, se noi lo vogliamo, facendoci uomini liberi e questo è un grande dono d'amore per tutti noi.

    Michele Ronzullo




    "HO VISTO PIETRO, HO PARLATO DI VOI, VI BENEDICE!"

    Messaggio dell'Arcivescovo Giovan Battista Pichierri, dopo la Visita ad limina..


    foto vescovi con papaIl 13 maggio 2013, alle ore 11.50, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in visita ad limina il primo gruppo degli Arcivescovi e Vescovi della regione ecclesiastica di Puglia: S.E. Francesco Cacucci, S.E. Giovan Battista Pichierri, S.E. Donato Negro, S.E. Francesco Pio Tamburrino, S.E. Michele Castoro, S.E. Raffaele Calabro, S.E. Mario Paciello, S.E. Lucio Angelo Renna, S.E. Felice Di Molfetta, S.E. Luigi Martella, S.E. Pietro Maria Fragnelli, S.E. Domenico Cornacchia
    (cfr. O.R. 13-14.V.2013).

    L'incontro è durato circa 45 minuti. Dopo una presentazione generale della situazione religiosa in Puglia nell'insieme dell'azione pastorale della CEP (Conferenza Episcopale Pugliese), introdotta dall'Arcivescovo presidente, Mons. Cacucci, e arricchita nei vari aspetti della pastorale dagli altri vescovi, si è determinato un clima di fraterno dialogo con il Santo Padre. Ho potuto percepire personalmente dalle svariate risposte di Papa Francesco un uomo di grande fede e un pastore d'anime eccezionale, caratterizzato da profonda umiltà e vivida speranza, proteso nel dono di sé verso tutti ed in modo particolare verso i poveri di ogni genere. Ha la consapevolezza di essere stato chiamato dal Signore per amare il suo gregge. Manifesta attraverso la sua umanità la misericordia e la mitezza del cuore di Gesù Cristo nostro Signore. Ha una spiritualità tipicamente ignaziana, contraddistinta da una sana e santa indifferenza. Guarda al primato di Dio e nulla lo turba e lo spaventa, perché solo Dio gli basta.

    Papa Francesco chiede la nostra preghiera. Mi ha profondamente colpito, quando nel saluto finale personale mi ha detto: "Preghi per me!". Al Santo Padre, presentandomi, gli ho rivolto il saluto di tutta la Chiesa diocesana ed in particolare degli ammalati e dei giovani. Gli ho chiesto di benedire la nostra Arcidiocesi nel cammino sinodale che sta compiendo. Il Santo Padre ha risposto a questa mia richiesta, quando, a conclusione dell'incontro, ci ha invitati ad invocare la nostra madre celeste con l'Ave Maria e ci ha benedetti.

    Il giorno seguente, 14 maggio, festa dell'Apostolo S. Mattia, ho concelebrato con i fratelli Vescovi sulla tomba dell'Apostolo Pietro (Ad limina Petri apostoli) applicando la Santa Messa pro populo della nostra Arcidiocesi, rinnovando la fede apostolica che in quest'anno particolare ci sta impegnando nel discernimento sinodale in vista della seconda fase del Sinodo, quella della speranza che vivremo nel prossimo anno pastorale.

    Con rendimento di grazie alla Santissima Trinità e con la gioia di aver visto Pietro nella persona di Papa Francesco, sono rientrato in diocesi e ho avvertito subito il bisogno di comunicarvi quanto vi ho scritto.

    Con affetto vi saluto e vi benedico con la persona mite e buona di Papa Francesco.

    Trani, 14 maggio 2013

    firma arcivescovo

      

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    VI INSEGNERA' OGNI COSA

    Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-16.23-26 )

    pentecosteIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

    Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.

    Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».



    il parroco

    Dalla Pasqua ad oggi sono trascorsi 50 giorni, il suo compimento è la Pentecoste! Con il mistero dell'Ascensione Gesù torna al Padre e lascia "le porte aperte", secondo un dire bello, simpatico e ricco di humor, che Papa Francesco ha usato in questi giorni nelle omelie quotidiane del mattino nella Chiesa di santa Marta, non perché "si sia dimenticato di chiuderla", ma perché "lui stesso è la porta" e attraverso questa porta noi possiamo seguirlo e soprattutto attraverso questa porta viene a noi lo Spirito Paraclito. E' il Vangelo della Pentecoste, del dono più grande: lo Spirito Paraclito, colui che sta accanto a ciascuno di noi in ogni momento della vita, ci difende da ogni falso accusatore, ci insegnerà ogni cosa, ricordandoci quanto Lui ci ha detto, ci ricorderà dal di dentro ogni gesto, ogni parola rendendoli vivi in tutta la loro portata. Soprattutto ci renderà capaci di amare, di osservare i comandamenti del Maestro, quali discepoli docili e obbedienti con gioia portando frutti buoni. E' Lui il maestro interiore, la guida sicura, si fa intimo, entra nelle fibre della mia vita. E' vento, è fuoco, è acqua, è dito di Dio e ogni altra espressione che possa aiutarci a comprenderne la sua presenza. E tornando a Papa Francesco sulla presenza dello Spirito santo, è il grande dimenticato! Per questo dobbiamo notare la scarsità dei frutti nella vita quotidiana dei cristiani. La preghiera ci riporta alla dimensione spirituale, vera della vita per questo invochiamolo: "Vieni Spirito santo e rinnova la faccia della terra".

    Grazie alla famiglia Di Pilato Giuseppe e Binetti Altomare per il contributo al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    IL GIORNO DEL DONO

    Siamo Giuseppe e Mara genitori di Stella Maria Pia Rosaria che in questa domenica riceve la prima comunione. E' una gioia grande per tutta la famiglia e ringraziamo il Signore per avercela donata. Un grazie anche per quanto la parrocchia ci dona e per la partecipazione ad impegni pastorali. Siamo felicissimi di prestare il nostro commento al Vangelo della Pentecoste, il giorno in cui ci viene donato lo Spirito santo, la terza persona della Santissima Trinità, è lui che ci indica, ci illumina, ci suggerisce, ci istruisce e ci fa ricordare il Vangelo di Gesù.

    Il Consiglio è il primo dono. Lui ci mette davanti delle persone: genitori, catechisti, testimoni, amici che illuminano la nostra vita. La Sapienza ci aiuta a decidere per le cose migliori, tenendo presente la cosa più importante: Dio. La Fortezza ci fortifica nella fede per sconfiggere il male. L'Intelletto ci guida alla verità in noi e nelle cose. La Pietà ci aiuta a riconoscere Dio come un padre buono e amorevole. La scienza è guardare cose e persone come si guarda Dio. Timore di Dio è rispettare Dio con tutto il nostro amore perché Lui ci conosce e non possiamo ingannarlo. Se ci lasciamo guidare da Lui, i suoi doni si manifesteranno in noi e possiamo vivere da figli di Dio degni del suo immenso amore.

    Famiglia Giuseppe e Altomare Di Pilato




    LO SPIRITO SANTO E' LO SCONOSCIUTO DELLA NOSTRA FEDE

    Dall'omelia di Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. 13 maggio 2013.

    spirito santo sconosciuto nostra fedeÈ lo Spirito Santo che permette al cristiano di avere "memoria" della storia e dei doni ricevuti da Dio. Senza questa grazia, si rischia di scivolare nell'idolatria.

    La risposta che San Paolo riceve da un gruppo di discepoli di Efeso, riportata negli Atti degli Apostoli, è sorprendente: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo". Papa Francesco inizia l'omelia da quelle parole, dallo stupore suscitato da esse in Paolo, osservando però con realismo che l'inconsapevolezza manifestata dai cristiani di duemila anni fa non è solo "una cosa dei primi tempi", "lo Spirito Santo - dice - è sempre un po' lo sconosciuto della nostra fede": "Adesso, tanti cristiani non sanno chi sia lo Spirito Santo, come sia lo Spirito Santo. E alcune volte si sente: 'Ma io mi arrangio bene con il Padre e con il Figlio, perché prego il Padre Nostro al Padre, faccio la comunione con il Figlio, ma con lo Spirito Santo non so cosa fare...'. O ti dicono: 'Lo Spirito Santo è la colomba, quello che ci dà sette regali'. Ma così il povero Spirito Santo è sempre alla fine e non trova un buon posto nella nostra vita".

    Invece, prosegue Papa Francesco, lo Spirito Santo è un "Dio attivo in noi", un "Dio che fa ricordare", che "fa svegliare la memoria". Gesù stesso lo spiega agli Apostoli prima della Pentecoste: lo Spirito che Dio vi invierà in mio nome, assicura, "vi ricorderà tutto quello che ho detto". Viceversa, per un cristiano si profilerebbe una china pericolosa: "Un cristiano senza memoria non è un vero cristiano: è un uomo o una donna che prigioniero della congiuntura, del momento; non ha storia. Ne ha, ma non sa come prendere la storia. E' proprio lo Spirito che gli insegna come prendere la storia. La memoria della storia... Quando nella Lettera agli Ebrei, l'autore dice: 'Ricordate i vostri padri nella fede' – memoria; 'ricordate i primi giorni della vostra fede, come siete stati coraggiosi' – memoria. Memoria della nostra vita, della nostra storia, memoria dal momento che abbiamo avuto la grazia di incontrare Gesù; memoria di tutto quello che Gesù ci ha detto". "Quella memoria che viene dal cuore, quella è una grazia dello Spirito Santo", ripete con forza Papa Francesco. E avere memoria – precisa – significa anche ricordare le proprie miserie, che rendono schiavi, e insieme la grazia di Dio che da quelle miserie redime: "E quando viene un po' la vanità, e uno crede di essere un po' il Premio Nobel della Santità, anche la memoria ci fa bene: 'Ma... ricordati da dove ti ho preso: dalla fine del gregge. Tu eri dietro, nel gregge'. La memoria è una grazia grande, e quando un cristiano non ha memoria – è duro, questo, ma è la verità – non è cristiano: è idolatra. Perché è davanti ad un Dio che non ha strada, non sa fare strada, e il nostro Dio fa strada con noi, si mischia con noi, cammina con noi. Ci salva. Fa storia con noi. Memoria di tutto quello, e la vita diventa più fruttuosa, con questa grazia della memoria".

    Papa Francesco conclude quindi con un invito ai cristiani a chiedere la grazia della memoria per essere, afferma, persone che non dimenticano la strada compiuta, "non dimenticano le grazie della loro vita, non dimenticano il perdono dei peccati, non dimenticano che sono stati schiavi e il Signore li ha salvati".

    Da radiovaticana.va

     

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    ALZATE LE MANI, LI BENEDISSE

    Dal Vangelo secondo Luca (24,46-53)

    alzate mani benedisseIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.

    Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».

    Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.



    il parroco

    Il "Partir è un po' morir...", così un ritornello di un canto dei tempi nostri, che nascondeva la tristezza del distacco. Così non è avvenuto quel giorno, quando Gesù raccolse i suoi discepoli sulla collina di Betania per salutarli, per benedirli, per tornare al Padre. "Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia". E' il mistero dell'Ascensione di Gesù che celebriamo in questa domenica, il compimento della missione di Gesù e l'inizio di quella dei discepoli. "Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". Ormai il Vangelo ha iniziato a percorrere le strade dell'uomo e non conosce più sosta, la Scrittura si è compiuta, il Risorto è presente, tutto acquista una luce nuova, l'Amore ha vinto per sempre, però ha bisogno di testimoni, dai primi discepoli a quelli di oggi, da Papa Francesco al cristiano anonimo, che senza etichette speciali, vive il suo Vangelo, confondendosi tra gli uomini e portando, testimoniando la gioia di averlo incontrato. Sono rimasto toccato nel vivo, porto nella mia pelle, nel mio cuore la sua parola, non ne posso fare a meno. Dentro avverto un fuoco che arde e mi spinge a parlare, prima con la vita e poi con le parole.

    Sempre, ma oggi più che mai l'uomo avverte la necessità di testimoni autentici e semplici. Un compito certamente inadeguato, sproporzionato per l'uomo e il Signore Gesù si fa garante con la sua "benedizione". Il Signore ti benedice, sempre, ha fiducia in me, in te e ti invia a testimoniare la gioia del Vangelo.

    Grazie alla famiglia D'Ercole per la testimonianza del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    IN MEZZO A NOI

    Siamo i genitori di Loris, un bambino che oggi emozionatissimo farà la sua prima comunione. Inaspettatamente ci è stato chiesto di commentare il vangelo di oggi e con un po' di timore, ma felici, abbiamo accettato. Proviamo ad esprimere i nostri pensieri. Gesù. Dopo aver dato le ultime istruzioni agli apostoli, esce con loro dirigendosi verso Betania e sale sino al monte degli ulivi, ad un certo punto si separa da loro per salire in cielo. La narrazione si sviluppa in appena tre versetti, eppure questo episodio rappresenta un momento cruciale per la vita di Gesù e per la storia dei discepoli. L'ascesa al cielo di Gesù non vuol dire abbandonare i discepoli, ma significa raggiungere il Padre che è nei cieli e sedersi accanto a lui nella gloria. Quindi Gesù dal cielo comprende e avvolge tutti. L'ascensione di Cristo non significa allontanarsi dagli uomini, ma bensì avvicinarsi a loro in un modo più profondo e coinvolgente. Se così non fosse non si piegherebbe come mai quel giorno sul monte, i discepoli hanno gioito. In sintesi si è compreso che in qualunque parte della terra, in qualunque epoca e in qualunque ora si dovessero radunare due o più o più discepoli del Signore, egli è tra loro. Oggi il Signore è in mezzo a noi!

    Famiglia Mino e Nadia D'Ercole




    LA GIOIA DEL CRISTIANO

    Dall'omelia di Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. 10 maggio 2013.


    gioia del cristiano"Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa, in questo tempo in maniera speciale. Che cosa è, questa gioia? È l'allegria? No: non è lo stesso. L'allegria è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un'altra cosa. È una cosa che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda. È un dono. L'allegria, se noi vogliamo viverla tutti i momenti, alla fine si trasforma in leggerezza, superficialità, e anche ci porta a quello stato di mancanza di saggezza cristiana, ci fa un po' scemi, ingenui, no?, tutto è allegria... no. La gioia è un'altra cosa. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. È come una unzione dello Spirito. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre".

    L'uomo gioioso, ha proseguito, è un uomo sicuro. Sicuro che "Gesù è con noi, che Gesù è con il Padre". Ma questa gioia, si chiede il Papa, possiamo "imbottigliarla un po', per averla sempre con noi?": "No, perché se noi vogliamo avere questa gioia soltanto per noi alla fine si ammala e il nostro cuore diviene un po' stropicciato, e la nostra faccia non trasmette quella gioia grande ma quella nostalgia, quella malinconia che non è sana. Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncini all'aceto che proprio di gioiosi che hanno una vita bella. La gioia non può diventare ferma: deve andare. La gioia è una virtù pellegrina. È un dono che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga la strada e allarga la strada. È proprio una virtù dei grandi, di quei grandi che sono al di sopra delle pochezze, che sono al di sopra di queste piccolezze umane, che non si lasciano coinvolgere in quelle piccole cose interne della comunità, della Chiesa: guardano sempre all'orizzonte".

    La gioia è "pellegrina", ha ribadito. "Il cristiano canta con la gioia, e cammina, e porta questa gioia". È una virtù del cammino, anzi più che una virtù è un dono: "È il dono che ci porta alla virtù della magnanimità. Il cristiano è magnanimo, non può essere pusillanime: è magnanimo. E proprio la magnanimità è la virtù del respiro, è la virtù di andare sempre avanti, ma con quello spirito pieno dello Spirito Santo. È una grazia che dobbiamo chiedere al Signore, la gioia. In questi giorni in modo speciale, perché la Chiesa si invita, la Chiesa ci invita a chiedere la gioia e anche il desiderio: quello che porta avanti la vita del cristiano è il desiderio. Quanto più grande è il tuo desiderio, tanto più grande verrà la gioia. Il cristiano è un uomo, è una donna di desiderio: sempre desiderare di più nella strada della vita. Chiediamo al Signore questa grazia, questo dono dello Spirito: la gioia cristiana. Lontana dalla tristezza, lontana dall'allegria semplice... è un'altra cosa. È una grazia da chiedere".

    Da radiovaticana.va

     

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    VI LASCIO IN PACE

    Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 23-29)

    vi lascio in paceIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

    Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

    Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

    Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».



    il parroco

    Le testimonianze dei genitori di Ferdinando e quelle di piccoli e grandi danno una nota bella e varia a "Strada facendo" di questa domenica nella quale Gesù continua a parlare dell'amore ricevuto dal Padre e donato ai discepoli che lo potranno vivere grazie al dono dello Spirito santo che "vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Gesù insiste con molta dolcezza sul significato dell'amore vero: "se uno mi ama, osserverà la mia parola", come siamo lontani dai nostri facili sentimentalismi di parole: love is... messaggi e segni dove, la bellezza, la poesia dell'amore è totalmente annullata o banalizzata. Gesù ci ricorda che l'amore vero è nella vita: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola" la contro prova: "Chi non mi ama, non osserva le mie parole". Frutto dell'amore vero l'uomo diventa dimora accogliente del Padre che con "il Paraclito, lo Spirito Santo...vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". E ancora: " Vi lascio la pace, vi do la mia pace". Un amore di questa portata e grandezza solo Gesù poteva promettere e ancora oggi donare alla sua chiesa e a ogni discepolo. Perché non entrare in questo cerchio d'amore? Come? Accogliere e osservare la sua parola. Il grazie si fa allarga alla famiglia Russo per il commento al Vangelo, e a quelle di tanti bambini e giovani per i loro pensieri, ricordi di una giornata meravigliosa di ritiro a Lanciano. Infine "strada facendo" brinda ai centomila visitatori del sito www.smrosario.org, è solo un piccolo passo, la strada è lunga!

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    SE UNO MI AMA

    Siamo Rosa e Biagio, genitori di Ferdinando e siamo felici di accompagnare nostro figlio verso l'Eucaristia del Signore, partecipando al cammino di fede in preparazione della sua prima comunione.

    Oggi siamo lieti di essere stati scelti dalla nostra catechista Pasqualina in rappresentanza del nostro gruppo per commentare il vangelo di questa domenica, dove Gesù ci dice di ascoltare le sue parole e di amarlo, in quanto la sua parola è strettamente legata a quella del Padre.

    Gesù tornerà da suo Padre e noi dobbiamo vivere in pace con noi stessi e con il mondo, rispettando il nostro prossimo, dando prova di amarlo con tutte le nostre forze. Gesù ci dice: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace".

    Con questo, da genitori ci auguriamo che nelle nostre famiglie si affrontino tutti i problemi della vita con la pace e l'amore di Dio, così da vivere in armonia per tutti i nostri giorni.

    Famiglia Rosa e Biagio Russo


    SF 79 RIT




    giovanissiminsieme

    giovanissimi insiemeSan Gabriele dell'Addolorata, chiamato il santo del sorriso, ha portato veramente a ben 60 ragazzi della nostra comunità una giornata piena di allegria. Si, una giornata trascorsa insieme ai piedi del Gran Sasso, per conoscere e approfondire la figura di questo ragazzo, amante del ballo, della musica, appassionato di teatro e grande lettore di romanzi, un giovane pieno di vitalità, che un giorno, durante la processione della Madonna, ha sentito dentro di se una voce che gli diceva di seguire la sua vocazione, e così lasciando tutto, ha iniziato la strada verso la consacrazione e il sacerdozio. Scrivendo al papà, dopo la sua scelta, disse: "La mia vita è una continua gioia. La contentezza che io provo è quasi indicibile. Non cambierei un quarto d'ora di questa vita". Purtroppo a causa della malattia che lo ha colpito, non è potuto arrivare al sacerdozio.

    Oltre alla sua allegria, di questa giornata ci resta la gioia dello stare insieme, del gioco, dei bans e la consegna finale dell'impegno a recitare in questo mese di Maggio ogni giorno una decina del Rosario perché come diceva s. Gabriele: Maria "nei pericoli subito accorre a liberarti, ti consola se sei afflitto, ti solleva se sei malato, ti soccorre se sei nel bisogno" e con Lei vogliamo camminare incontro a Gesù.



    Domenica 28 Aprile: giornata lunga per noi giovani leonardini.

    festa giovani OMDCi siam svegliati presto per prendere il pullman e incamminarci verso il Santuario della Madonna dell'arco a Napoli, fondato dal nostro san Giovanni Leonardi .

    Arrivati al Santuario, ci siamo ritrovati con altri ragazzi di Napoli, Torre Maura e Lariano, siamo andati in una sala conferenze dove gli animatori ci hanno presentato una scenetta che narrava attualizzandolo, un racconto che san Giovanni Leonardi fa in suo sermone. Si racconta che nella Città di Lucca, un giorno, un giocatore arrabbiato per aver perso tutto ciò che aveva, entro in una Chiesa con un sasso nella mano e arrivando davanti al Signore posto in croce le lancio il sasso, percuotendolo nella faccia e precisamente sull'occhio. Dal volto del crocifisso uscirono delle piccole gocce di sangue. Il giovane giocatore davanti a questo, cercò di scappare ma all'improvviso, la soglia della porta si spalancò e fini al suo interno. Un attimo dopo, si senti un forte rumore di pietre che sigillavano la voragine in cui era caduto il giovanotto. E l'unico segno che rimase di quel gesto, furono le piccole gocce di sangue cadute dal volto del crocifisso.

    Dopo il racconto, ci siamo divisi in piccoli gruppi per leggere e riflettere sul testo del nostro santo, sulle nostre azioni e sul modo in cui Dio ci ama nonostante le mille pietre che possiamo lanciargli ogni giorno. La nostra riflessione è stata racchiusa in un disegno o testo che abbiamo condiviso con tutti.

    Alle 13.00 in punto abbiamo partecipato alla Messa insieme al nostro p. Generale, animando il canto con voci e strumenti. In seguito abbiamo mangiato nell'ampio cortile che circonda la Chiesa e poi via ai giochi e ai canti. Dopo questo, abbiamo preso le nostre cose e visitato l'Aula liturgica dedicata a S. Giovanni Leonardi dove con tutto il gruppo dei giovani leonardini ci siamo fatti una foto ricordo sotto il quadro di s. Giò. A chiudere l'incontro, la consegna di una pietra con scritto "Gesù pietra viva" e un fumetto con la vita del nostro santo.

    È stata una giornata stupenda, con nuovi amici, e tante belle emozioni e ricordi, soprattutto tantissime foto

    Marilea

     

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  • LO SPIRITO VI GUIDERA'

    Dal Vangelo secondo Giovanni(15,26-27; 16,12-15 )

    lo spirito vi guideraIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».



     

    “Quando verrà il Paraclito, … lo Spirito della verità … anche voi date testimonianza” è la promessa che Gesù fa ai suoi e oggi a noi. Nella prima Pentecoste, nel racconto degli Atti degli Apostoli, si è manifestato con “fragore, vento impetuoso, lingue di fuoco”, oggi nel silenzio, ma non per questo meno efficace. Gesù è cosciente della inadeguatezza dei discepoli a compiere qualcosa che supera di molto le loro forze, per questo li riassicura che “quando verrà lui, lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità”. Se ci domandiamo: come hanno fatto dei pescatori, dei poveri uomini a diventare testimoni, ad annunciare il vangelo,  farsi capire ed accettare la Verità in persona, Gesù Figlio di Dio, fatto uomo, crocifisso e risorto? La risposta la troviamo nell’effusione dello Spirito che ha trasformato la loro vita in ogni cosa. 

    “Strada facendo” rende pubblica la lettera che il nostro Vescovo indirizza ai parroci per il primo Sinodo Diocesano un evento di Chiesa che porterà frutti di comunione, di vangelo se ci troverà “tutti insieme nello stesso luogo” e lo Spirito rinnoverà i nostri cuori.

    Grazie a Mario e Lina Vurchio per il loro contributo nel presentare la Pentecoste oggi.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    LA PROMESSA

    Alleluia, Alleluia. Cristo è risorto e veramente risorto come aveva promesso.

    Nel giorno di pentecoste si attua un’altra sua promessa: quando verrà il Paraclito che io vi manderò dal Padre, vi guiderà a tutta la verità; e lo Spirito Santo è stato riversato abbondantemente su di noi.

    E’ Lui che nella frazione dello spezzare il pane ci accomuna in un solo corpo rendendoci uno in tutti. Egli è il Maestro di sostegno ci convince in quanto al peccato, ci rende veri figli di Dio, coeredi di Cristo.

    E’ lo Spirito Santo che ci immerge nell’Amore del Padre e ci dona una sapienza per comprendere un linguaggio nuovo, quello che Gesù è venuto a rivelare non ai dotti e ai sapienti ma agli umili e ai piccoli.

    Lo Spirito Santo sconosciuto da molti, con il Padre e il Figlio sono la Santissima Trinità.

    Senza di Lui non possiamo innestarci nella vite del vignaiuolo, senza di Lui non possiamo far frutti, rimarremmo sterili.

    Lo Spirito Santo è fuoco che ravviva la fiamma della nostra fede, è vento che spiega le vele per andare oltre i nostri stagni, è forza che ci rialza dalle nostre cadute, è acqua che sgorga dal costato di Cristo per dissetare i nostri cuori aridi. Il Signore Gesù lo riversa su di noi ogni qualvolta lo chiediamo.

    Con tutto l’ardore che lo Spirito Santo a messo nei nostri cuori per questa nuova Pentecoste noi invochiamo il Padre nel nome di Gesù che effonda lo Spirito Santo su tutto il creato,  sulla  chiesa perseguitata, sulla nostra parrocchia e su quanti non credono. Vieni, Vieni Spirito Santo e rinnova la faccia della terra!!!

    Mario e Lina Vurchio



    Lettera dell'Arcivescovo

    IL SINODO DIOCESANO

    sinodo diocesano

    Carissimi Parroci,

    a partire dalla data dell'annuncio del Sinodo (5 aprile 2012) e per i prossimi anni - in modo particolare dalla data di indizione (20 ottobre 2012) - tutta la comunità diocesana, nelle diverse articolazioni di parrocchie, associazioni, movimenti, gruppi, comunità religiose, organismi di comunione, commissioni pastorali, in stretta comunione tra di loro, è chiamata a "percorrere insieme un cammino" straordinario di ascolto, conversione, discernimento, comunione e progettazione pastorale, per rinnovarsi radicalmente e per crescere nella comunione e nella missione, nella fedeltà a Dio e agli uomini del nostro tempo, capace di testimoniare e annunciare il Vangelo da credenti credibili.

    Il Sinodo diocesano non è "un di più", da aggiungere alle varie attività pastorali, ma è una "modalità straordinaria" di vivere la vita pastorale ordinaria, in vista di un rinnovamento della vita e della missione delle nostre comunità cristiane perché si realizzi il progetto che il Signore ha sulla Chiesa: essere un cuor solo e un'anima sola (At 4,32), una comunità che cammina unita nell'ascolto dello Spirito Santo e a servizio dell'uomo con una rinnovata passione per l'annuncio del Vangelo.

    La preparazione del Sinodo potrà essere veramente feconda solo nella misura in cui viene a calarsi nel tessuto vivo dell'esistenza quotidiana della comunità; l'attenzione specifica al Sino do non deve distogliere l'attenzione da quelli che sono gli impegni costanti di ogni comunità cristiana. 

    Prepariamo, pertanto, il Sinodo vivendo bene la nostra vita cristiana nelle parrocchie. La vita ordinaria (che è poi la vita più vera) delle parrocchie deve continuare integralmente in tutti suoi aspetti. Ogni parrocchia e realtà ecclesiale imposterà la propria preparazione al Sinodo diocesano proprio cercando di rendere vivo ciò che meglio la caratterizza e la esprime e accogliendo le indicazioni che di tappa in tappa la Segreteria generale offrirà.

    Con l'augurio di crescere insieme come "Chiesa, mistero di comunione e di missione", vi affido la preghiera particolare per il Sinodo da far recitare in ogni comunità dopo la recita del Rosario che solitamente è inserita prima della celebrazione della Messa.

    Con affetto, vi saluto e benedico!

    firma arcivescovo



  • Signore, ti ringraziamo per il dono fatto a tutti questi fanciulli

    che oggi hanno celebrato la loro prima comunione.


    Dal nostro amore sono venuti al mondo.

    Dopo la nascita, li abbiamo portati a Te per il battesimo.

    Abbiamo così riconosciuto che c'è un Amore più grande,

    dal quale veniamo tutti:

    Tu Dio, Creatore e Padre!


    Ora, Signore, i nostri figli sono cresciuti;

    nel loro cammino, con l'aiuto delle catechiste, dei sacerdoti e di noi genitori,

    hanno imparato a conoscerti e ad amarti

    e sono giunti con emozione all'incontro con Te.

    Nel cammino hanno conosciuto

    il dono del Tuo perdono e la grandezza del mistero dell'Eucarestia.


    Oggi, Domenica, nel giorno in cui Gesù ha vinto la morte,

    nella nostra Comunità celebriamo la loro prima Comunione.

    I nostri figli, coscienti della loro fede,

    hanno risposto con entusiasmo al tuo invito,

    e con il sostegno di tutta la Comunità

    sono venuti all'incontro con Te Padre buono,

    Tu che sei il "PANE VIVO",

    cibo che nutre e fonte che disseta.


    Grazie a loro abbiamo ravvivato la nostra fede,

    e la gioia di poter seguire e aiutare ancora i nostri figli nel cammino della loro vita.

    Sappiamo che per loro questo giorno non è un traguardo,

    ma una tappa importante del cammino che stanno percorrendo

    e vogliamo continuare a percorrere insieme a loro.


    A tutti noi qui riuniti dona, Signore,

    la forza di accompagnarli con amore all'incontro settimanale con Te,

    perché possiamo conservare sempre la fede e la gioia nel Gesù Risorto,

    perché senza la Domenica non possiamo vivere.

    Grazie, Signore!

  • IV Festival Artistico Internazionale

    I COLORI DELL'ARTE

    - SANNICANDO DI BARI -

    1° CLASSIFICATO

    coro "MAGNIFICAT" della Parrocchia del Rosario


  • ANDATE IN TUTTO IL MONDO

    Dal Vangelo secondoMarco(16,15-20)

    andate nel mondoIn quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

    Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

    Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.


     

    “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo” è l’ultima parola di Gesù ai discepoli, “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” è la prima parola. C’è una perfetta sintonia, coerenza. Il mistero dell’Ascensione che celebriamo in questa domenica, è un mistero che rivela la divinità di Gesù e la grande totale fiducia nei discepoli, lui torna “al suo posto” ed incomincia il bello della missione, rendere vero il Vangelo, questa buona notizia: scacciare i demoni, rendere innocui i serpenti e i veleni, guarire i malati. “Allora essi partirono e predicarono dappertutto”, oggi sono io, sei tu, chiamato a questo compito. Tu sei stato guarito, salvato, renditi annuncio credibile perché altri, i vicini, chi incontri possa sperimentare la salvezza dalle insidie del demonio, e dai tanti serpenti pronti a iniettare i loro veleni. “Mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano”.

    Esprimo gratitudine a Maria Grazia e Aurelio Vania del gruppo genitori di prima comunione, per il loro contributo al vangelo di questa domenica.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    LO SGUARDO AL CIELO

    L'Ascensione non è un episodio che si possa descrivere isolatamente, ma una delle sfaccettature di quell'unico gioiello che è il mistero Pasquale. Tra Pasqua e Pentecoste, è la festa dell'intervallo di tempo in cui Gesù risorto scompare agli occhi dei suoi, iniziando con loro un altro tipo di rapporto, talmente efficace che tutto sarà colmato della sua presenza. E’ una festa difficile ed esaltante allo stesso tempo. E’ esaltante perché ci fa prendere coscienza del destino verso cui “ Cristo” orienta la nostra esistenza; un’esistenza non destinata ad essere prigioniera della terra.

    E’ il cielo la nostra patria. Il Signore asceso è Lui stesso il nostro cielo e la nostra sicurezza. Egli ci attrae verso il futuro che Lui ha già raggiunto in pienezza. E ai discepoli di ogni tempo conferisce il potere di dirigere la storia e il creato verso questa meta: essi possono scacciare i demoni e parlare la lingua nuova dell’amore; possono neutralizzare i serpenti tentatori e vincere le insidie velenose della vita; possono guarire i malati e confortare chi ha bisogno di consolazione.

    Anche noi siamo chiamati ad essere “Gesù oggi” che fa conoscere e sperimentare l’amore di Dio Padre alle persone che incontriamo, con le quali viviamo e quelle che dobbiamo andare a cercare per aiutarle nelle cose importanti della vita e della fede. Cerchiamo di volgere lo sguardo al cielo, pur rimanendo in città, non possiamo rimanere impiantati sulla terra. Questo è il senso dell’Ascensione, Cristo è salito al cielo, ci sta tirando, non opponiamo resistenza. Anzi con la nostra testimonianza, tiriamo il mondo verso Dio.

    Maria Grazia e Aurelio Vania


  • locandina madrine 2012 page 001

    Quota di partecipazione: 40 €
    La quota comprende le spese di viaggio e pranzo per gruppo di almeno 30 persone


    Info ed Iscrizioni:
    Rivolgersi presso l'ufficio parrocchiale o alla Presidente del proprio Gruppo Madrine



  • Signore ti lodiamo e ti ringraziamo

    per il dono di questi nostri figli, essi sono il segno

    Vivente del tuo amore nelle nostre famiglie.

     

    Tu ami tanto i bambini perché sono

    semplici e puri e li hai affidati a noi perché

    ci vuoi tuoi collaboratori, messaggeri del Tuo amore.

     

    Signore ti ringraziamo perché oggi in questa

    comunità hanno celebrato per la prima volta l’Eucarestia.

    Tu li hai condotti all’incontro con Te e Ti sei donato

    a loro come pane di vita.

     

    In questo giorno particolare, riconoscendoci creature umane,

    noi genitori ti offriamo con umiltà i nostri errori e fallimenti.

    Ti chiediamo perdono se non siamo stati sempre di buon esempio,

    se ci siamo preoccupati più del loro benessere materiale che di quello spirituale,

    se li abbiamo amati in maniera sbagliata.

     

    Signore ti ringraziamo per i nostri sacerdoti

    che con piena disponibilità e gratuità guidano il nostro

    cammino di fede indicando le linee generali,

    verso le quali ogni cristiano deve orientare i propri passi.

     

    Grazie P. Raffaele che “strada facendo” ci hai condotti

    a vivere questa celebrazione con un cuore nuovo,

    desideroso di condividere ardentemente questo pane e questo vino con i nostri figli.

    Ci hai fatto sentire protagonisti di questa domenica e non spettatori,

    sottolineando che il nostro cammino di catechesi

    non si interrompa con questa celebrazione,

    ma continui nella vita quotidiana e ogni volta

    che celebriamo l’Eucarestia.

     

    Grazie P. Luigi che come un pastore paziente,

    hai guidato queste pecorelle al pascolo;

    con la tua semplicità e dolcezza  hai accolto  durante l’omelia domenicale

     il sorriso di questi bambini,

    facendo scoprire loro che la Messa della Domenica

    non è solo il momento in cui ci si ritrova con gli amici,

    ma  il vero incontro è con Gesù.

     

    Signore ti ringraziamo per i catechisti di questa comunità

    In particolar modo:

    Rosaura, Edesia, Angela, Maria Grazia e Vanessa

    perchè sono persone che illuminano

    e orientano la vita dei nostri figli.

    E noi genitori non guardiamoli come persone che rubano un’ora settimanale ma

    come i nostri più preziosi alleati.

    La maestra insegna a sapere, il catechista insegna a vivere;

    la maestra fa conoscere la Terra, il catechista fa conoscere anche il cielo.

     

    ll loro impegno costante e coraggioso sia di

    esempio per tutta la comunità.

     

    Signore

    Fa che i nostri figli durante il loro cammino

    Ti scelgano sempre come cibo che nutre

    e fonte che disseta.

    AMEN


  • Bartucci Sabrina

    Capacchione Lucia

    Caressa Martina

    Dedevitiis Clarissa

    Dell’Olio Ruggiero

    Dicorato Alessandro

    Dipaola Francesca

    Ditrani Marika

    Ditroia Sarah

    Fortunato Marilena

    comunione

    Frontino Ruggiero

    Mastrodonato Sergio

    Pellegrino Felice

    Piazzolla Fiorenzo Pio

    Piazzolla Francesco

    Rizzitiello Giuseppe

    Romanelli Erika

    Russo Prospero Antonio

    Vania Luca

    Zizza Carmen

  • ifeelcud


  • QUESTO E' IL MIO COMANDAMENTO

    Dal Vangelo secondoGiovanni(15,9-17)

    il mio comandamentoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

    Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

    Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

       

     

    “Il Signore ci ha tanto amato da donarsi totalmente a noi con il suo corpo e il suo sangue. Egli ci ama nonostante la nostra poca fede e ci consola nel momento di prova, e ci invita ad amare il nostro prossimo.” Così i coniugi M. Rosaria e Sabino Ditroia sintetizzano il vangelo di questa domenica dominato dall’amore.

    “Amici” è il nome di una trasmissione televisiva che riesce ad aggregare fasce di giovani e non per momenti di celebrità, esponendosi ad esercizi canori e di altre specialità. La pagina di Giovanni ci rivela una sorgente d’amore che viene da lontano e che solo Gesù ha potuto rivelare: “come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”, questo è il vero amore, non un sentimento spontaneo, passeggero, un desiderio: essere amati, il figlio nel grembo materno non vede, ma sente di essere avvolto da un amore più grande, vive solo d’amore, gode di questo amore, incomincerà a piangere quando uscirà all’esterno e la mamma con il suo caldo abbraccio gli farà sentire tutto il suo primitivo amore. Gesù ci comunica l’amore del Padre e ci invita a rimanere in questo amore. Se mi chiedono: dove abiti? Quale è la tua casa? Dovrei rispondere: abito nella casa dell’amore. Ma l’uomo, il credente fa questa scelta, o come le storie e le avventure umane ci dicono del rifiuto di rimanere in questo amore? L’amore deve portare il frutto della gioia, è proprio così nei rapporti umani,  nella famiglia, nella società, nella chiesa? Il Signore ci garantisce non una gioia, ma una gioia piena, se rimaniamo e osserviamo i comandamenti del Padre. Ci consola il fatto che Gesù, conoscendoci nella verità ci considera suoi amici e non più servi. Che bello essere considerati amici da chi ha donato la sua vita in un gesto d’amore senza misura. Ora questo amore è messo nei nostri cuori perché li faccia palpitare al suo ritmo per amarci “gli uni altri come io vi ho amato”.

    Se così, è già un anticipo di cielo!

     P. Raffaele Angelo Tosto



    Beato Giovanni Paolo II,  Udienza 4/12/1996

    EDUCATRICE DEL FIGLIO DI DIO (2)

     educatrice figlio di dio 2... I pochi elementi, che il Vangelo offre, non ci consentono di conoscere e valutare completamente le modalità dell’azione pedagogica di Maria nei confronti del suo divin Figlio. Di certo è stata lei, insieme con Giuseppe, ad introdurre Gesù nei riti e prescrizioni di Mosè, nella preghiera al Dio dell’Alleanza mediante l’uso dei Salmi, nella storia del popolo d’Israele centrata sull’esodo dall’Egitto. Da lei e da Giuseppe Gesù ha imparato a frequentare la sinagoga ed a compiere l’annuale pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua.

    Guardando ai risultati, possiamo certamente dedurre che l’opera educativa di Maria è stata molto incisiva e profonda e ha trovato nella psicologia umana di Gesù un terreno molto fertile.

    5. Il compito educativo di Maria, rivolto ad un figlio così singolare, presenta alcune particolari caratteristiche rispetto al ruolo delle altre mamme. Ella ha garantito soltanto le condizioni favorevoli perché potessero realizzarsi i dinamismi ed i valori essenziali di una crescita, già presenti nel figlio. Ad esempio, l’assenza in Gesù di ogni forma di peccato esigeva da Maria un orientamento sempre positivo, con l’esclusione di interventi correttivi nei confronti di lui. Inoltre, se è stata la madre ad introdurre Gesù nella cultura e nelle tradizioni del popolo d’Israele, sarà Lui a rivelare fin dall’episodio del ritrovamento nel tempio la piena consapevolezza di essere il Figlio di Dio, inviato ad irradiare la verità nel mondo seguendo esclusivamente la volontà del Padre. Da “maestra” del suo figlio, Maria diviene così l’umile discepola del divino Maestro da lei generato.

    Rimane la grandezza del compito della Vergine Madre: dall’infanzia all’età adulta, ella ha aiutato il figlio Gesù a crescere “in sapienza, età e grazia” (Lc 2,52) e a formarsi alla sua missione.

    Maria e Giuseppe emergono perciò come modelli di tutti gli educatori. Essi li sostengono nelle grandi difficoltà che oggi incontra la famiglia e mostrano loro il cammino per giungere ad una formazione incisiva ed efficace dei figli.

    La loro esperienza educatrice costituisce un punto di riferimento sicuro per i genitori cristiani, chiamati, in condizioni sempre più complesse e difficili, a porsi al servizio dello sviluppo integrale della persona dei loro figli, perché vivano un’esistenza degna dell’uomo e corrispondente al progetto di Dio.



  • IO SONO LA VITE VERA

    vite veraDal Vangelo secondoGiovanni(15,1-8)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

    Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

    Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


       

     

    Il vangelo di Giovanni presenta Gesù con una ricchezza di immagini che ha del sorprendente: Lui è il pane, la luce, la porta, il pastore, la via,… nel brano di questa domenica: “Io sono la vite vera”. La solennità con cui si propone richiama una lunga storia di presenza nella storia dell’uomo che vede accanto a sé un Dio personale, “Io sono il Dio Abramo,…” che accompagna, libera, salva, tutta l’esperienza dell’Esodo, costituisce un’esperienza unica, proponendo di non rivolgere lo sguardo e il cuore ad altri. Oggi la relazione tra lui vite vera e il Padre l’agricoltore. Senza dilungarsi  in parole è sufficiente sottolineare: vite e tralci, frutto, l’azione del Padre che pota per un frutto abbondante, ma nel cuore troviamo il “rimanete in me” è la condizione primaria, assoluta per portare frutto. Per non finire miseramente nel fuoco viene ripetuto con insistenza:”Rimanete in me”. E’ la via del discepolo che ascolta e conserva la Parola, che alimenta la comunione e rende fruttuoso il tralcio. Se è bella l’immagine ancora più affascinante è la vita concreta dei discepoli che sperimentano la comunione con Gesù vite vera. E’ quanto ci vogliono indicare  Giuseppe e  Francesca del gruppo genitori prima comunione con il loro breve, ma efficace commento al Vangelo, esprimiamo a loro la nostra gratitudine.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    DIPENDE DA NOI

    Questa domenica l’evangelista Giovanni ci presenta l’intimità profonda tra Cristo e i suoi fedeli attraverso l’immagine della vite e dei tralci. La vite, potata dal Signore Dio, l’agricoltore; è Cristo e i fedeli i tralci.

    Tutto dipende da noi: se rimaniamo e abbiamo fede in lui, se lo amiamo, portiamo molto frutto, potremo crescere nella vita divina, dataci dal Battesimo. Se invece decidiamo di non rimanere in lui, la nostra vita divina seccherà, come un tralcio che non porta frutto, che viene poi gettato via e incendiato. Se ci separiamo dal Signore la nostra vita non fruttifica, perde tutto il suo splendore, tutta la sua bellezza.



    La riflessione si fa preghiera


     Signore, tu che sei la vite,

    aiutaci a rimanere in te,

    ad avere fede in te

    e a manifestarla apertamente,

    al fine di portare molto frutto

    e divenire tuoi discepoli.

      

    Scaringella Giuseppe e Bizzoca Francesca,

    genitori gruppo prima comunione.




    Beato Giovanni Paolo II,  Udienza 4/12/1996

    EDUCATRICE DEL FIGLIO DI DIO

     maria educatrice 

    1. Pur essendo avvenuta per opera dello Spirito Santo e di una Madre Vergine, la generazione di Gesù, come quella di tutti gli uomini, ha conosciuto le fasi del concepimento, della gestazione e del parto. Inoltre la maternità di Maria non si è limitata soltanto al processo biologico del generare, ma, al pari di quanto avviene per ogni altra madre, ha donato anche un contributo essenziale alla crescita e allo sviluppo del figlio.

    Madre è non solo la donna che dà alla luce un bambino, ma colei che lo alleva e lo educa; anzi, possiamo ben dire che il compito educativo è, secondo il piano divino, il prolungamento naturale della procreazione.

    Maria è Theotokos non solo perché ha generato e partorito il Figlio di Dio, ma anche perché lo ha accompagnato nella sua crescita umana.

    2. Si potrebbe pensare che Gesù, possedendo in sé la pienezza della divinità, non abbia avuto bisogno di educatori. Ma il mistero dell’Incarnazione ci rivela che il Figlio di Dio è venuto nel mondo in una condizione umana del tutto simile alla nostra, eccetto il peccato (cf. Eb 4,15). Come avviene per ogni essere umano, la crescita di Gesù, dall’infanzia fino all’età adulta (cf. Lc 2,40), ha avuto bisogno dell’azione educativa dei genitori.

    Il Vangelo di Luca, particolarmente attento al periodo dell’infanzia, narra che Gesù a Nazaret era sottomesso a Giuseppe e a Maria (cf. Lc 2,51). Tale dipendenza ci mostra Gesù nella disposizione a ricevere, aperto all’opera educativa di sua madre e di Giuseppe, che esercitavano il loro compito anche in virtù della docilità da lui costantemente manifestata.

    3.I doni speciali, di cui Dio aveva ricolmato Maria, la rendevano particolarmente idonea a svolgere il compito di madre ed educatrice. Nelle concrete circostanze di ogni giorno, Gesù poteva trovare in lei un modello da seguire e da imitare, e un esempio di amore perfetto verso Dio e i fratelli.

    Accanto alla presenza materna di Maria, Gesù poteva contare sulla figura paterna di Giuseppe, uomo giusto (cf. Mt 1,19), che assicurava il necessario equilibrio dell’azione educativa. Esercitando la funzione di padre, Giuseppe ha cooperato con la sua sposa a rendere la casa di Nazaret un ambiente favorevole alla crescita ed alla maturazione personale del Salvatore dell’umanità. Iniziandolo, poi, al duro lavoro di carpentiere, Giuseppe ha permesso a Gesù di inserirsi nel mondo del lavoro e nella vita sociale.

    [continua]


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