Parrocchia B.V. Maria del SS. Rosario

San Ferdinando di Puglia (BT)

  
  
  

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  • lectio divina 33 11 2023

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    DOMENICA 1 DICEMBRE 2019 


    1ª DOMENICA DI AVVENTO


     

    «VEGLIATE DUNQUE, PERCHÉ NON SAPETE IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VOSTRO VERRÀ»MATTEO 24,42

    01122019Dal Vangelo secondo Matteo (24,37-44)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». 

     

     

     

     

     

      

     

     FESTA DELLA FAMIGLIA

    Cronaca di una giornata di ritiro

     

    01122019 3Nel Consiglio Pastorale per la programmazione del nuovo anno il Parroco ha invitato i rappresentanti dei diversi gruppi parrocchiali a presentare idee da intraprendere per attuare l’invito di Papa Francesco ad “uscire per le strade del mondo” e dare un orientamento missionario alla vita della Chiesa. Quale rappresentante del Popolo di Dio nonché appartenente al Gruppo della Tenerezza, proposi di organizzare un momento con l’intento di raggiungere le famiglie che normalmente non partecipano alla vita parrocchiale, specialmente le coppie di giovani sposi. La proposta fu accolta e la data stabilita fu la domenica 17 novembre. E fu così che l’intero gruppo, in stretta collaborazione con il Parroco, padre Luigi, ha dato inizio all’organizzazione scegliendo come tema: LA TENEREZZA COME PROGETTO DI VITA NUZIALE. “Dove abita la Tenerezza avviene sempre un miracolo “.

    Il tempo dei preparativi è stato un turbinio di interrogativi, primo fra tutti: come attrarre le famiglie del nostro tempo ad informarsi e riflettere su un tema così insolito per il mondo odierno, dove la tenerezza è vista come sentimento di debolezza e non come progetto di vita nel quale gli sposi, a imitazione della SS. Trinità, devono crescere nel percorso di vita matrimoniale? Tuttavia con la partecipazione dei componenti del gruppo e del Parroco e col supporto della preghiera è giunto il giorno fissato nel quale abbiamo avuto come relatori i coniugi Menduni di Trani, cresciuti alla scuola dei gruppi della Tenerezza fino a diventare entrambi consulenti familiari.

    E così domenica 17 novembre, alle ore 15.00, nonostante il diluvio in atto, 12 coraggiose coppie di sposi, alcune giovanissime, altre con un po’ di anni di matrimonio alle spalle, hanno condiviso un bel pomeriggio di formazione, riflessione, preghiera e festa. Dopo l’accoglienza e la preghiera, i coniugi Menduni ci hanno raccontato della loro unione coniugale, a partire dai primi anni di matrimonio, anni inizialmente felici ma segnati in modo quasi inesorabile da momenti di fragilità e di conflitto che, pian piano, li aveva portati a vivere un vuoto interiore allontanandoli l’uno dall’altro.

    Questa specie di “cancro” dell’amore è andato avanti finché, grazie ad alcuni amici, hanno fatto l’esperienza, bellissima, di un Seminario organizzato dalla comunità familiare “Casa della Tenerezza” di Perugia, guidato da don Carlo Rocchetta. Nei giorni di Perugia i due coniugi hanno compreso che il loro rapporto di coppia era scivolato in una condizione di crisi che loro vivevano come una condizione inevitabile e normale ma che, attraverso il percorso della scuola di tenerezza, avrebbero potuto ri-innamorarsi e godere nuovamente di un amore rinato.

    Nel loro racconto ci hanno sottolineato come, fu proprio nel momento particolare dell’abbraccio-terapia che hanno sentito su di loro, come una rigenerante cascata di Grazia, la benevolenza perdonante di Dio-Amore che li ha resi più forti nel ricominciare ad amarsi con un amore chiamato ad essere simile all’Amore sconfinato di Dio Padre, buono e misericordioso. Questa loro rinascita fu così determinante per la loro vita di sposi da spingerli a formare, anche nella loro città, dei gruppi di sposi alla scuola della tenerezza.

    Molte coppie di coniugi, ma anche persone singole, imparano a scegliere la tenerezza come progetto di vita da ricercare e testimoniare nella vita di ogni giorno per rispondere in pienezza alla missione ricevuta, come speciale dono il giorno del loro “ SI” , per renderli segno vivente della Tenerezza amante di Dio, nella Chiesa e nel mondo.

    Tutte le coppie presenti domenica 17 erano attratte dalla testimonianza dei coniugi Menduni anche perché dai loro sguardi, dai loro sorrisi e dalle loro parole sprigionava una tenerezza colma di gioia. La cosa più significativa era che si alternavano l’un l’altro, raccontando dei loro periodi di fragilità, con serenità e amore. Abbiamo percepito tutti che lo Spirito Santo, l’Eterna Amorevolezza, era su di loro e guidava il loro racconto!

    Dopo la testimonianza c’è stato un momento di riflessione degli sposi presenti, dapprima singolarmente e poi in coppia, per accrescere la consapevolezza dei lati oscuri della loro vita matrimoniale con l’intento di curare e guarire il loro amore.

    Il momento di formazione e riflessione si è concluso con la Celebrazione Eucaristica nella quale tutti noi sposi abbiamo ringraziato il Signore del dono rinnovato della sua Grazia che ci unisce ogni giorno di più; come segno concreto del legame sacramentale che ci unisce, tutti noi sposi abbiamo ricevuto l’Eucarestia in coppia tenendoci per mano.

    L’incontro si è concluso con un momento di festa in cui tutti hanno condiviso ciò che avevano preparato e portato; il momento conviviale ha favorito lo scambio di pensieri, esperienze, stati d’animo e ci ha regalato una degna conclusione della bella serata passata insieme.

    Il nostro pensiero è andato spesso a tutte le coppie che sono state invitate e che, purtroppo, non sono potute intervenire. Sarà per la prossima volta. Grazie a quanti hanno organizzato e partecipato, e grazie al Cielo che ci ha guidati ed accompagnati.

       


    strada facendo n 328 I avvento A 01 12 19 
     
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      DOMENICA 24 NOVEMBRE 2019 


    SOLENNITA' DI CRISTO RE


     

    «GESÙ, RICÒRDATI DI ME QUANDO ENTRERAI  NEL TUO REGNO» LUCA 23,42

    24112019Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43)

    In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».

    Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

    Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

    E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». 

     

     

     

     

      

     

     

    IL PARADISO APERTO A UN LADRO

    Giovanni Crisostomo, Hom. de cruce et latrone, 2 s.

     

    24112019 3Vuoi vedere un`altra sua opera meravigliosa? Oggi ci ha aperto il paradiso, ch`era chiuso da più di cinquemila anni. In un giorno e in un`ora come questa, vi portò un ladro e così fece due cose insieme: aprì il paradiso e v`introdusse un ladro. In questo giorno ci ha ridato la nostra vera patria e l`ha fatta casa di tutto il genere umano, poiché dice: "Oggi sarai con me in paradiso" (Lc 23,43). Che cosa dici? Sei crocifisso, hai le mani inchiodate e prometti il paradiso? Certo, dice, perché tu possa capire chi sono, anche sulla croce. Perché tu non ti fermassi a guardare la croce e potessi capire chi era il Crocifisso, fece queste meraviglie sulla croce. Non mentre risuscita un morto, o quando comanda ai venti e al mare, o quando scaccia i demoni, ma mentre è in croce, inchiodato, coperto di sputi e d`insulti, riesce a cambiar l`animo d`un ladro, perché tu possa scoprire la sua potenza. Ha spezzato le pietre e ha attirato l`anima d`un ladro, più dura della pietra e l`ha onorata, perché dice: "Oggi sarai con me in paradiso". Sì, c`eran dei Cherubini a custodia del paradiso; ma qui c`è il Signore dei Cherubini. Sì, c`era una spada fiammeggiante, ma questi è il padrone della vita e della morte. Sì, nessun re condurrebbe mai con sé in città un ladro o un servo. L`ha fatto Cristo, tornando nella sua patria, v`introduce un ladro, ma senza offesa del paradiso, senza deturparlo con i piedi d`un ladro, accrescendone anzi l`onore; è onore, infatti, del paradiso avere un tale padrone, che possa fare anche un ladro degno della gioia del paradiso. Quando infatti egli introduceva pubblicani e meretrici nel regno dei cieli, ciò non era a disonore, ma a grande onore, perché dimostrava che il padrone del paradiso era un così gran Signore, che poteva far di pubblicani e meretrici persone così rispettabili, da meritare l`onore del paradiso. Come, infatti, ammiriamo maggiormente un medico, quando lo vediamo guarire le più gravi e incurabili malattie, cosi è giusto ammirare Gesù Cristo, quando guarisce le piaghe e fa degni del cielo pubblicani e meritrici. Che cosa mai fece questo ladro, dirai, da meritar dopo la croce il paradiso? Te lo dico subito. Mentre per terra Pietro lo rinnegava, lui in alto lo proclamava Signore. Non lo dico, per carità, per accusare Pietro; ma voglio rilevare la magnanimità del ladro. Il discepolo non seppe sostenere la minaccia d`una servetta; il ladro tra tutto un popolo che lo circondava e gridava e imprecava, non ne tenne conto, non si fermò alla vile apparenza d`un crocifisso, superò tutto con gli occhi della fede, riconobbe il Re del cielo e con l`animo proteso innanzi a lui disse: "Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno" (Lc 23,42). Per favore, non sottovalutiamo questo ladro e non abbiamo vergogna di prendere per maestro colui che il Signore non ebbe vergogna di introdurre, prima di tutti, in paradiso; non abbiamo vergogna di prender per maestro colui che innanzi a tutto il creato fu ritenuto degno di quella conversazione che è nei cieli; ma riflettiamo attentamente su tutto, perché possiamo penetrare la potenza della croce. A lui Cristo non disse, come a Pietro: "Vieni e ti farò pescatore d`uomini" (Mt 4,19), non gli disse, come ai Dodici: "Sederete sopra dodici troni per giudicare le dodici tribù d`Israele" (Mt 19,28). Anzi neanche lo degnò d`una parola, non gli mostrò un miracolo; lui non vide un morto risuscitato, non demoni espulsi, non il mare domato; eppure lui innanzi a tutti lo proclamò Signore e proprio mentre l`altro ladro lo insultava...

    Hai visto la fiducia del ladro? La sua fiducia sulla croce? La sua filosofia nel supplizio e la pietà nei tormenti? Chi non si meraviglierebbe che, trafitto dai chiodi, non fosse uscito di mente? Invece non solo conservò il suo senno, ma abbandonate tutte le cose sue, pensò agli altri e, fattosi maestro, rimproverò il suo compagno: "Neanche tu temi Dio?" (Lc 23,40). Non pensare, gli dice, a questo tribunale terreno; c`è un altro giudice invisibile e un tribunale incorruttibile. Non t`affannare d`essere stato condannato quaggiù; lassù non è la stessa cosa. In questo tribunale i giusti a volte son condannati e i malvagi sfuggono la pena; i rei vengono prosciolti e gl`innocenti vengono giustiziati. Infatti i giudici, volenti o nolenti, spesso sbagliano; poiché per ignoranza o inganno o per corruzione possono tradire la verità. Lassù è un`altra cosa. Dio è giudice giusto e il suo giudizio verrà fuori come la luce, senza tenebre e senza ignoranza...

    Vedi che gran cosa è questa proclamazione del ladro? Proclamò Cristo Signore e aprì il paradiso; e acquistò tanta fiducia, che da un podio di ladro osò chiedere un regno. Vedi di quali beni la croce è sorgente? Chiedi un regno? Ma che cosa vedi che te lo faccia pensare? In faccia hai una croce e dei chiodi, ma la croce, egli dice, è simbolo di regno. Invoco il Re, perché vedo il Crocifisso; è proprio del re morire per i suoi sudditi. Questo stesso disse: "Il buon pastore dà la vita per le sue pecore" (Gv 10,11). Dunque, anche un buon re dà la vita per i sudditi. Poiché dunque diede la sua vita, lo chiamo Re. "Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno".

     

       


    strada facendo n 327 CRISTO RE C 24 11 19 
     
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  • 11° PRANZO DELLA SOLIDARIETÀ

    Domenica 15 Dicembre 2019

     

    24112019 2Da pochi mesi nel Centro Parrocchiale sito in via Tripoli, grazie al contributo della Regione Puglia, sono iniziati i lavori di ristrutturazione dell’Oratorio parrocchiale. Questi lavori si erano resi necessari per alcuni danni strutturali arrecati dal tempo. La quota che la parrocchia si trova a dover coprire, unita al mutuo per i lavori della Chiesa diviene un peso molto grande, questi motivi, ci hanno portato a scegliere di destinare quest’anno la quota del Pranzo a sostegno dei suddetti lavori.

    Mangiare insieme, condividere insieme la mensa per creare uno spazio di comunità e comunione per la nostra Chiesa del Soldo!
    Ecco la gioia di vivere fin d’ora come commensali al banchetto celeste tra canti di gioia e danze di esultanza...e perché no, una bella tombolata !!!

    Il divertimento è assicurato, partecipa anche tu!

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      DOMENICA 3 NOVEMBRE 2019 


     

    «ZACCHÈO, ALZATOSI, DISSE AL SIGNORE: «ECCO, SIGNORE, IO DO LA METÀ DI CIÒ CHE POSSIEDO AI POVERI...»LUCA 19,8

    03112019Dal Vangelo secondo Luca (19,1-10)

    In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

    Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

    Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

     

     

     

     

     

      

     

     

    LA SPERANZA DEI POVERI NON SARÀ MAI DELUSA

    Messaggio di papa Francesco per la 3ª Giornata mondiale dei poveri (17 novembre)

     

     03112019 21. «La speranza dei poveri non sarà mai delusa» (Sal 9,19). Le parole del Salmo manifestano una incredibile attualità. Esprimono una verità profonda che la fede riesce a imprimere soprattutto nel cuore dei più poveri: restituire la speranza perduta dinanzi alle ingiustizie, sofferenze e precarietà della vita.

    Il Salmista descrive la condizione del povero e l’arroganza di chi lo opprime (cfr 10, 1-10). Invoca il giudizio di Dio perché sia restituita giustizia e superata l’iniquità (cfr 10, 14-15). Sembra che nelle sue parole ritorni la domanda che si rincorre nel corso dei secoli fino ai nostri giorni: come può Dio tollerare questa disparità? Come può permettere che il povero venga umiliato, senza intervenire in suo aiuto? Perché consente che chi opprime abbia vita felice mentre il suo comportamento andrebbe condannato proprio dinanzi alla sofferenza del povero?

    Nel momento della composizione di questo Salmo si era in presenza di un grande sviluppo economico che, come spesso accade, giunse anche a produrre forti squilibri sociali. La sperequazione generò un numeroso gruppo di indigenti, la cui condizione appariva ancor più drammatica se confrontata con la ricchezza raggiunta da pochi privilegiati. L’autore sacro, osservando questa situazione, dipinge un quadro tanto realistico quanto veritiero.

    Era il tempo in cui gente arrogante e senza alcun senso di Dio dava la caccia ai poveri per impossessarsi perfino del poco che avevano e ridurli in schiavitù. Non è molto diverso oggi. La crisi economica non ha impedito a numerosi gruppi di persone un arricchimento che spesso appare tanto più anomalo quanto più nelle strade delle nostre città tocchiamo con mano l’ingente numero di poveri a cui manca il necessario e che a volte sono vessati e sfruttati. Tornano alla mente le parole dell’Apocalisse: «Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo» (Ap 3,17). Passano i secoli ma la condizione di ricchi e poveri permane immutata, come se l’esperienza della storia non insegnasse nulla. Le parole del Salmo, dunque, non riguardano il passato, ma il nostro presente posto dinanzi al giudizio di Dio.

     

    2. Anche oggi dobbiamo elencare molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini.

    Incontriamo ogni giorno famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali viene impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga, e umiliate nel loro intimo. Come dimenticare, inoltre, i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, spesso strumentalizzati per uso politico, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza? E tante persone senzatetto ed emarginate che si aggirano per le strade delle nostre città?

    Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo, per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi! Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo. Giudicati spesso parassiti della società, ai poveri non si perdona neppure la loro povertà. Il giudizio è sempre all’erta. Non possono permettersi di essere timidi o scoraggiati, sono percepiti come minacciosi o incapaci, solo perché poveri.

    03112019 3Dramma nel dramma, non è consentito loro di vedere la fine del tunnel della miseria. Si è giunti perfino a teorizzare e realizzare un’architettura ostile in modo da sbarazzarsi della loro presenza anche nelle strade, ultimi luoghi di accoglienza. Vagano da una parte all’altra della città, sperando di ottenere un lavoro, una casa, un affetto… Ogni eventuale possibilità offerta, diventa uno spiraglio di luce; eppure, anche là dove dovrebbe registrarsi almeno la giustizia, spesso si infierisce su di loro con la violenza del sopruso. Sono costretti a ore infinite sotto il sole cocente per raccogliere i frutti della stagione, ma sono ricompensati con una paga irrisoria; non hanno sicurezza sul lavoro né condizioni umane che permettano di sentirsi uguali agli altri. Non esiste per loro cassa integrazione, indennità, nemmeno la possibilità di ammalarsi.

    Il Salmista descrive con crudo realismo l’atteggiamento dei ricchi che depredano i poveri: “Stanno in agguato per ghermire il povero…attirandolo nella rete” (cfr Sal 10,9). È come se per loro si trattasse di una battuta di caccia, dove i poveri sono braccati, presi e resi schiavi. In una condizione come questa il cuore di tanti si chiude, e il desiderio di diventare invisibili prende il sopravvento. Insomma, riconosciamo una moltitudine di poveri spesso trattati con retorica e sopportati con fastidio. Diventano come trasparenti e la loro voce non ha più forza né consistenza nella società. Uomini e donne sempre più estranei tra le nostre case e marginalizzati tra i nostri quartieri.

     

    3. Il contesto che il Salmo descrive si colora di tristezza, per l’ingiustizia, la sofferenza e l’amarezza che colpisce i poveri. Nonostante questo, offre una bella definizione del povero. Egli è colui che “confida nel Signore” (cfr v. 11), perché ha la certezza di non essere mai abbandonato. Il povero, nella Scrittura, è l’uomo della fiducia! L’autore sacro offre anche il motivo di tale fiducia: egli “conosce il suo Signore” (cfr ibid.), e nel linguaggio biblico questo “conoscere” indica un rapporto personale di affetto e di amore.

    Siamo dinanzi a una descrizione davvero impressionante che non ci aspetteremmo mai. Ciò, tuttavia, non fa che esprimere la grandezza di Dio quando si trova dinanzi a un povero. La sua forza creatrice supera ogni aspettativa umana e si rende concreta nel “ricordo” che egli ha di quella persona concreta (cfr v. 13). È proprio questa confidenza nel Signore, questa certezza di non essere abbandonato, che richiama alla speranza. Il povero sa che Dio non lo può abbandonare; perciò vive sempre alla presenza di quel Dio che si ricorda di lui. Il suo aiuto si estende oltre la condizione attuale di sofferenza per delineare un cammino di liberazione che trasforma il cuore, perché lo sostiene nel più profondo.

    [continua]

     

     

     

      


     
     
     
    strada facendo n 324 XXXI TO C 03 11 19 
     
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  • DOMENICA 10 NOVEMBRE

    69ª GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO

     

    giornata ringraziamento

    Domenica 10 Novembre ringrazieremo il Signore riconoscendo la sua mano creatrice e provvida che nutre i suoi figli.
    Sabato 9, la comunità è invitata a portare qualche "frutto della terra" (frutta, olio, ma anche marmellate fatte in casa, etc...) da offrire all'altare.
    Quanto raccolto sarà distribuito alle famiglie bisognose della parrocchia.
    Grazie a quanti accoglieranno l'invito.

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  • Sabato 15 Dicembre 2018

    ore 20:00

    (presso Centro Servizi - Via Germania (zona P.I.P.)

     

    pranzo solidarietaA gennaio 2016 sono iniziati i lavori di restauro della nostra chiesa, che manifestava crepe preoccupanti alla volta e alla copertura del tetto. Nel frattempo, un ulteriore verifica statica alla torre campanaria, ha portato urgenti e improrogabili necessità di consolidamento, ed anche tale opera si è rivelata molto onerosa.

    Questi motivi, ci hanno portato a scegliere di destinare anche quest’anno la quota della cena a sostegno dei lavori.
    Mangiare insieme, condividere insieme la mensa per creare uno spazio di comunità e comunione per la nostra Chiesa del Soldo!

    Ecco la gioia di vivere fin d’ora come commensali al banchetto celeste tra canti di gioia e danze di esultanza...e perché no, una bella tombolata !!!

    Il divertimento è assicurato, partecipa anche tu!

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     DOMENICA 18 NOVEMBRE 2018 


     

    «DALLA PIANTA DI FICO IMPARATE LA PARABOLA...»MARCO 13,28

    Dal Vangelo secondo Marco(13,24-32)
    18112018In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

    Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

    In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

    Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

     

     

     

     

    il parroco scrive

    Può succedere che il tenore apocalittico, un po’ catastrofico del Vangelo di questa domenica, ci porti a pensare che stia per accadere qualcosa di negativo, di disastroso...

    Nell’atto della creazione, ci dice il libro della Genesi (1,14-15), Dio disse: "Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra". Per orientarsi serve il sole, per capire in quale momento della stagione dell’anno ci troviamo guardiamo le fasi della luna, per trovare la direzione seguiamo le stelle. In questo vangelo, tutto si sconvolge, arriva la fine, anche se la fine di cui parla Gesù è la sua, nel momento della sua morte infatti il sole si oscurò e si fece buio su tutta la terra. Con la croce inizia il tempo nuovo, quel tempo capace di riconoscere nella gemma dell’albero, la vita che non termina ma che risorge. Con la resurrezione un nuovo sole splende sul nostro cammino, un nuovo astro ci guida verso la felicità e la vita piena cui andiamo incontro.

    Allora il Vangelo di questa domenica ci porta a fermarci per chiederci quali sono i nostri punti di riferimento, se siamo capaci di cogliere quel piccolo germoglio che erompe nella nostra vita e, mentre le cose sembra stiano per terminare, ecco che in realtà sono un nuovo inizio. Non è importante allora conoscere giorno e ora, o sapere quando le cose finiranno, ma scoprire se stiamo andando verso le cose nuove che Dio ci da’, se lo stiamo aspettando, se gli stiamo andando incontro.

    Il nostro grazie a Salvatore e Rosanna per aver condiviso con noi le loro riflessioni sul Vangelo.

    P. Luigi Murra

     

     

     

     

     

    NUOVA SPERANZA

    Nel Vangelo di questa domenica, Gesù dona ad ognuno di noi una nuova speranza. “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi, con grande potenza e gloria…” la sua venuta salvifica alla fine dei tempi permetterà, a coloro che hanno vissuto con fede e seguendo il suo esempio, di conoscere la vera vita, quella eterna, dove ogni sofferenza terrena avrà fine. A noi non è dato sapere quando ciò avverrà: ma dobbiamo semplicemente fidarci di Dio nostro Padre, che opera per il bene di noi figli. Pertanto Gesù ci invita a vegliare, ad essere pronti. È necessario predisporci all'ascolto della sua parola sempre attuale, punto di partenza e guida del nostro cammino.

    Salvatore e Rosanna

       

     

      

     

     

     

     

     

    GIORNATA PRO ORANTIBUS

    Benedetto XVI, Angelus 19 novembre 2006

     

    18112018 2Dopodomani, 21 novembre, in occaone della memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità religiose di clausura. È un'occasione quanto mai opportuna per ringraziare il Signore per il dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimento. Qualcuno si chiede che senso e che valore possa avere la loro presenza nel nostro tempo, in cui numerose e urgenti sono le situazioni di povertà e di bisogno a cui far fronte. Perché "rinchiudersi" per sempre tra le mura di un monastero e privare così gli altri del contributo delle proprie capacità ed esperienze? Che efficacia può avere la loro preghiera per la soluzione dei tanti problemi concreti che continuano ad affliggere l'umanità?

    Di fatto tuttavia, anche oggi, suscitando spesso la sorpresa di amici e conoscenti, non poche persone abbandonano carriere professionali spesso promettenti per abbracciare l'austera regola d'un monastero di clausura. Che cosa le spinge a un passo tanto impegnativo se non l'aver compreso, come insegna il Vangelo, che il Regno dei cieli è "un tesoro" per il quale vale veramente la pena abbandonare tutto (cfr Mt 13, 44)? In effetti, questi nostri fratelli e sorelle testimoniano silenziosamente che in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta assai convulse, unico sostegno che mai vacilla è Dio, roccia incrollabile di fedeltà e di amore. "Todo se pasa, Dios no se muda", scriveva la grande maestra spirituale santa Teresa d'Avila in un suo celebre testo. E dinanzi alla diffusa esigenza che molti avvertono di uscire dalla routine quotidiana dei grandi agglomerati urbani in cerca di spazi propizi al silenzio e alla meditazione, i monasteri di vita contemplativa si offrono come "oasi" nelle quali l'uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il cammino. Questi luoghi, pertanto, apparentemente inutili, sono invece indispensabili, come i "polmoni" verdi di una città: fanno bene a tutti, anche a quanti non li frequentano e magari ne ignorano l'esistenza.

    Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore, che nella sua provvidenza, ha voluto le comunità di clausura, maschili e femminili. Non facciamo mancare loro il nostro sostegno spirituale ed anche materiale, affinché possano compiere la loro missione, quella di mantenere viva nella Chiesa l'ardente attesa del ritorno di Cristo. Invochiamo per questo l'intercessione di Maria, che, nella memoria della sua Presentazione al Tempio, contempleremo come Madre e modello della Chiesa, che riunisce in sé entrambe le vocazioni: alla verginità e al matrimonio, alla vita contemplativa e a quella attiva.

     


    La Presentazione della Beata Vergine Maria è una memoria liturgica che si basa sul racconto del protovangelo di Giacomo, uno dei vangeli apocrifi, il quale afferma che all'età di un anno Maria viene presentata ai sacerdoti del Tempio dai suoi genitori, Anna e Gioacchino; pochi anni dopo viene fatta accedere all'interno, prendendo parte alla vita sacerdotale, fino al momento dell'incontro conGiuseppe.


     strada facendo n 286 TO B 18 11 18
     
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     DOMENICA 11 NOVEMBRE 2018 


     

    «QUESTA VEDOVA, COSÌ POVERA, HA GETTATO NEL TESORO PIÙ DI TUTTI GLI ALTRI»MARCO 12,43

    Dal Vangelo secondo Marco(12,38-44)
    11112018In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

    Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

    Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

     

     

     

     

    il parroco scrive

    Due scene si contrappongono nel vangelo di questa domenica, da un lato personaggi che hanno lo spettacolo nel sangue: passeggiano in lunghe vesti, amano i primi posti, essere riveriti per strada...

    Dall’altro Gesù che, seduto nel tempio, guarda “come” la gente lascia le offerte, non “quanto” depone. In questo osservare, il suo sguardo si posa su una donna, una vedova che, a differenza dei ricchi, getta nella cassetta solo due piccole monetine, in apparenza poco, eppure questo gesto diventa per il Maestro motivo d’insegnamento per i discepoli. La vedova infatti nella sua povertà, ha dato tutto quello che aveva, tutto quello che aveva per vivere o meglio, con una traduzione letteraria del testo, ha dato “tutta la sua vita”.

    Questa donna ci mostra la capacità di amare Dio, proprio come abbiamo sentito domenica scorsa, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, tutti i suoi beni.

    Come discepoli, ciascuno di noi oggi, è chiamato a confrontarsi con questa “discepola”, capace di rinunciare a ciò che è necessario, alla sua stessa vita, come di li a poco farà Gesù, offrendo la sua vita sulla croce.

    Quando nella vita giochiamo sul superfluo, non entriamo in relazione, quando dobbiamo dare solo il superfluo, nella nostra vita non cambia nulla: È solo quando ci giochiamo la vita, che noi vediamo la potenza di Dio!

    Questa donna, è una donna che sa amare... ed io?

    Grazie a Sergio Dipaola per la sua riflessione sul Vangelo.

    P. Luigi Murra

     

     

     

     

     

    IL CUORE CHE SA AMARE

    Nel Vangelo di questa settimana Gesù svela il cuore degli scribi del suo tempo, e con il loro cuore svela anche il nostro. Come loro anche noi a volte desideriamo essere ai primi posti ed essere al centro delle attenzioni. Gesù ci insegna a guardarci dentro, a tenerci lontano dallo stile di chi presume di sapere, di essere vicino a Dio disprezzando e sfruttando il povero e il debole. Il Signore presentandoci l'esempio della vedova che al tempio dona pochi spiccioli, ma era tutto quanto aveva per vivere, ci mostra che a lui non importa il peso della moneta o il foglio delle banconote. Cristo non guarda le apparenze, a lui importa il cuore che sa amare con un amore misericordioso, capace di condividere con gli altri anche le cose più piccole, che sa essere solidale con gli altri specie con gli ultimi, i diversi, i profughi, i sofferenti. Un amore come quello di Cristo che, per salvarci, ha donato tutto se stesso fino alla croce.

    Sergio

       

     

      

     


     

    UN SALUTO DA NAPOLI

     

    Un'emozione grande, leggere via mail, "strada facendo" negli occhi e nel cuore!

    Complimenti a tutti: a p. Luigi nella veste di parroco che porta il Vangelo in semplicità nei cuori, ma il racconto vivace dei ministranti ha suscitato sorriso e gioia, mi hanno fatto rivivere le processioni, segnate dal clima di preghiera festosa, con "attacca banda" che rallegrava i cuori e dava nuovo slancio a camminare!

    Grazie alle voci di Roberto e Angela che completano il numero.

    E poi il percorso bello, ricco, per tutti!

    Da lontano, "strada facendo", è ancora più bella che da… vicino!

    Ancora complimenti a tutti coloro che con un semplice e povero foglio rendono bella la chiesa del Rosario!

    Da Napoli, Santa Maria in Portico, un saluto cordiale a tutti: "ca ‘a Maronna t’accumpagn".

    P. Raffaele


     

     PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO PER IL RACCOLTO

    Noi ti benediciamo
    e ti ringraziamo, Signore,
    perché in questa stagione dell’autunno
    raccogliamo con abbondanza
    i frutti della terra.

    Sii benedetto Signore, 
    perché noi abbiamo
    seminato e irrigato 
    e tu hai dato fecondità
    al nostro lavoro.

    Sii benedetto, Signore,
    tu che hai affidato all’uomo
    tratto dalla terra
    le risorse della terra:
    fa’ che l’abbondanza
    del nuovo raccolto 
    sia da noi condivisa con i più poveri 
    nella solidarietà e nella giustizia.

    Sii benedetto Signore,
    perché tu apri la tua mano generosa
    e ogni vivente si sazia dei tuoi beni: 
    tua è la terra
    e tutto ciò che essa contiene.
    Fa’ che nessun uomo soffra la fame,
    e i beni che tu hai creato per tutti 
    da tutti siano condivisi.

     

    Monastero di Bose


     

     strada facendo n 285 TO B 11 11 18
     
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  • p murra invito parroco

    Non temere
    Lc 1,42

     

    Ogni salutazione angelica
    è un divieto divino.
    Alda Merini

     

    La comunità religiosa dei Padri Leonardini
    e la comunità parrocchiale B. V. Maria del SS. Rosario in San Ferdinando di Puglia
    è lieta di invitarVi
    Sabato 24 Novembre ore 18.30
    alla Concelebrazione Eucaristica
    presieduta da S. Ecc. Rev.ma
    Mons. Leonardo D’Ascenzo
    Arcivescovo di Trani - Barletta - Bisceglie
    per l’inizio del ministero pastorale con
    l’Immissione Canonica
    nell’Ufficio di Parroco
    di p. Luigi Murra, OMD

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     DOMENICA 4 NOVEMBRE 2018 


     

    «CHI VUOLE DIVENTARE GRANDE TRA VOI SARÀ VOSTRO SERVITORE...»MARCO 10,43

    Dal Vangelo secondo Marco(12,28b-34)
    Immagine1In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
    Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».
    Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
    Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

     

     

     

    il parroco scrive

    Qual è il primo dei comandamenti? Domanda fondamentale in una religiosità che cerca di rinchiudere la vita di fede in alcuni precetti da seguire, in delle regole che garantiscono di non sbagliare.

    Ed ecco, la risposta di Gesù parte da una citazione importante del Deuteronomio, Gesù cita il “credo” d’Israele: Shemà Israel: Ascolta Israele.

    Il primo comando è ascoltare, è rivolgere l’attenzione, mettersi in un atteggiamento nuovo. Se infatti, ti disponi ad ascoltare, vuol dire che riconosci di essere in una relazione, vuol dire che ti sei accorto di non essere il solo, c’è un altro davanti a te. Ascolta il Signore che è “uno”, non cercare altri idoli nella tua vita, non metterti in ascolto di ciò che non è vita. Così scopriamo che ascoltare è amare, che la nostra vita è amare e il rapporto con Dio non è dovere, sottomissione o schiavitù, ma accorgerci di quanto siamo importanti uno per l’altro, in una dinamica che è propria di chi ama, nel desiderio di fare felice qualcuno, di inondarlo di un bene che si espande oltre lui, va verso gli altri, e abbraccia il mondo... amare mettendosi in gioco interamente, cuore, mente, anima, forza.

    Ed ecco che la gioia di incontrare Dio diviene amore, un amore che si estende al prossimo, a chi è vicino a me.

    Ama chi ti è vicino come se fossi tu! Ecco la novità del Vangelo. Prenditi cura del tuo fratello, mettiti in ascolto del suo cuore, cogli i suoi desideri mentre tu stesso alimenti la tua vita nell’ascolto di Dio.

    Dio ci rende capaci di amore, tu ama con tutto ciò che riesci, come riesci, ama senza paura.

    Grazie ad Angela Binetti per la sua riflessione sul Vangelo.

    P. Luigi Murra

     

     

     

     

     

    AMERAI IL SIGNORE TUO DIO

    Il Vangelo di questa domenica, ci mette di fronte alla consapevolezza che, per amare Dio, bisogna altrettanto amare il prossimo come se stesso!

    Il Signore Gesù ci invita ad amarlo con tutto il cuore (cioè con tanto amore) con tutta la mente (cioè con grande desiderio di sceglierlo) con tutta la forza (anche quando ci sentiamo deboli).

    Diremo dunque: Con tutto il nostro essere.

    Il Signore Gesù, ci fa notare anche che amare il prossimo come se stesso, vale più di tutti gli olocausti! Lui non guarda tanto i nostri rosari, i nostri incontri di preghiera, il nostro dare il superfluo cioè ciò che ci fa comodo, ci chiede di spalancare il nostro cuore all'amore, anche quando questo amore non è corrisposto!

    Questo è il suo volere dice nel Salmo 40,7-9: “Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto. Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. Allora ho detto : Ecco io vengo. Sul Rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere” cioè AMARE.

    Angela

       

     

      

     


     

    “CA ‘A MARONN T’ACCUMPAGN”

    Carissimo padre Raffaele, come vicepresidente del Consiglio Pastorale Parrocchiale, a me il difficile compito di salutarti e ringraziarti a nome di tutta Comunità, per questi anni di vita dedicati al servizio della nostra Parrocchia. Cercherò di racchiudere in queste poche righe tutti i sentimenti che noi, Comunità del Rosario, proviamo in questo momento.

    Grazie di cuore, perché come padre amorevole hai guidato i nostri passi alla sequela di Cristo; grazie perché hai saputo darci fiducia e stimolarci a fare sempre meglio; grazie per l'esempio che ci hai dato di "Chiesa in uscita": sei riuscito a raggiungere ogni famiglia e sei entrato in ogni casa, anche attraverso il calendario parrocchiale, girando in lungo e in largo il nostro quartiere; grazie perché hai inculcato in noi il senso della fiducia nella Provvidenza, riuscendo, con grande fatica e perseveranza, a ridare un "tetto a Maria"; grazie per averci sempre trasmesso entusiasmo e voglia di fare, con la freschezza della giovinezza che porti dentro, pur essendo un po' avanti con gli anni. Grazie anche per non averci mai nascosto i tuoi sentimenti di amarezza e fatica che il ministero di Parroco porta con sé. Pregheremo il Signore perché tu non perda mai quello stile contagioso che dice la felicità di aver donato la vita al Signore ed ai fratelli. Hai preparato la tua valigia con grande discrezione ed umiltà, rimanendo a servizio della nostra Comunità fino all'ultimo giorno. Ti ricorderemo sempre per il tuo motto "Strada facendo", che ha trovato la sua maggior espressione nel foglio di comunicazione parrocchiale. Grazie di vero cuore per quello che sei stato, che sei e che continuerai ad essere per ciascuno di noi.

    Questa volta saremo noi a rivolgerti quel saluto napoletano a te tanto caro e forse premonitore: "Ca ‘a maronn t’accumpagn"

    Roberto Riondino


     

     

     

    CIAO P. RAFFAELE!

    Caro padre Raffaele, 

    04112018 2purtroppo inesorabilmente è arrivato il momento dei saluti.

    Tutti noi speravamo che questo momento arrivasse il più lontano possibile, ma a volte la vita ci porta ad affrontare situazioni un po' malinconiche, come questo cambio un po' improvviso.

    Quando abbiamo saputo della tua imminente partenza, siamo rimasti un po' tutti scossi…non ce lo aspettavamo!

    E così durante una delle nostre solite riunioni, abbiamo cominciato a pensare a tutti i momenti belli che abbiamo vissuto insieme. E da qui è nata l'idea di scriverti questa piccola lettera che potesse contenere tutto ciò che abbiamo nei nostri cuori nei tuoi confronti.

    E allora proviamo ad esprimere tutto ciò che sentiamo in queste poche righe.

    Di te ci mancheranno molte cose, inutile negarlo!

    A cominciare dal tuo sorriso!

    Sei sempre stato lì, pronto ad accoglierci tutti con una battuta, un sorriso sereno e paterno, che faceva sentire tutti noi ministranti a casa.

    Noi siamo cresciuti con te in tutti questi anni, e siamo migliorati nel servizio al Signore anche grazie alla tanta pazienza che tu, insieme ai due padre Luigi, avete avuto nei nostri confronti.

    Abbiamo imparato a servire il Signore nella vita anche grazie ai tuoi insegnamenti.

    Le tue visite in giro per il territorio, ai malati e alle persone anziane, ci hanno fatto capire che non si serve solo in Chiesa, ma anche e soprattutto fuori, per la gente che ne ha bisogno, e che amare il prossimo vuol dire anche “sporcarsi le mani”.

    E come potremmo dimenticare i tuoi saluti col fazzoletto bianco ogni qualvolta dovevamo partire col furgone per andare a Bisceglie?

    O, ancora, come potremmo mai dimenticarci del modo con il quale ci hai accolto di ritorno da Trani, quando tornavamo gioiosi dopo aver vinto il primo premio per lo striscione da noi realizzato per la Festa del Ministrante? 

    Ci hai portato in festa, ci hai fatti sentire importanti, ci hai fatti sentire bravi!

    Non ci dimenticheremo mai neanche di tutte le processioni, in cui aspettavamo il tuo “ATTACCA BANDA” per farci sorridere ancora un po', anche quando poteva esserci un po' di tensione.

    Io, Leo, non dimenticherò mai neanche tutta l'esperienza vissuta con te nel Sinodo Diocesano: i viaggi con te, i tuoi discorsi, le tue idee…sei stato un buon parroco per tutti.

    Ed è per tutto ciò che molti di noi hanno visto in te una guida spirituale, e cercavano te con insistenza per confessarsi o per chiedere un aiuto.

    Nelle nostre menti ora riaffiorano molti ricordi, e potremmo stare qui a scrivere per molto tempo ancora.

    Tutto quello che volevamo dirti, però, con questa lettera è che ti vogliamo bene.

    Ognuno di noi ti vuole un bene dell'anima.

    Vogliamo ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per noi e per la parrocchia intera.

    E anche se avremmo voluto tenerti con noi per ancora molto tempo, ti auguriamo di trovare nel tuo nuovo cammino una bella comunità che sappia renderti felice come meriti di essere.

    Ciao p. Raffaele!

    I ministranti della Chiesa del Rosario

     


     

     strada facendo n 284 TO B 04 11 18
     
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    DOMENICA 19 NOVEMBRE 2017 

     


     

    «A UNO DIEDE CINQUE TALENTI, A UN ALTRO DUE, A UN ALTRO UNO...»Matteo 25,15

     

    Dal Vangelo secondo Matteo(25,14-30 )
    18112017In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

     

     

     

    il parroco

    “Servo malvagio e pigro…” è il tremendo giudizio che “il padrone” dà a chi non ha saputo far fruttificare i talenti consegnati. La chiusura del Vangelo fa riferimento agli ultimi tempi della vita, quando ci presenteremo davanti al Signore che è stato generoso con tutti, assegnando i talenti secondo le proprie capacità. Per non trovarsi in questo giudizio negativo e di condanna, è necessario darsi da fare per far fruttificare i talenti, il capitale che il Signore ci mette nelle mani, dimostrando una grande fiducia nella diversità: “ A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno”. Il linguaggio è quello di interesse economico, e per questo da tutti comprensibile. Un talento corrisponde a 34 kg di oro! La vita, la fede che ci viene donata hanno un valore molto più grande e il Signore ce li dona non per sotterrarli, ma per farli crescere. Ridurre la fede a una semplice pratica e osservanza di una legge, vuol dire seppellirla. La paura e la pigrizia ci chiude il cuore e spegne la fantasia per il Vangelo. Quanto impegno, lavoro, fantasia per crescere nelle cose della vita. Mentre dobbiamo notare quanto poco facciamo per il regno di Dio. Il rischio, la novità li mettiamo da parte o rimandiamo a domani quanto dobbiamo fare oggi. Il Vangelo è in se dinamico, ma richiede che il discepolo ci metta il suo, allora i frutti buoni e abbondanti non mancheranno e certamente non mancherà il premio: “ Bene servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto, prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
    Grazie a Giovanni Di Pilato per il suo commento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    FIDARSI

    “Ho avuto paura”. È la frase detta dal servitore, che ha ricevuto un solo talento, nei confronti del suo padrone. Ma è anche la frase che tanti di noi pensano e pronunciano nell’arco delle loro giornate. Ma cosa voleva far intendere il servitore con quelle tre parole? La risposta è semplice. Il servitore è un uomo che si fida poco del mondo che lo circonda e non ha voluto rischiare di investire, tramite banchieri, il talento che avrebbe dovuto restituire al suo padrone per paura di una perdita dell’unico talento affidatogli così come hanno fatto gli altri servitori rispettando il volere del padrone. Così come il servitore con un talento operiamo noi nella nostra vita sviando le difficoltà per cercare solo le cose sicure senza osare per trovare quel qualcosa in più che tanto cerchiamo. Gesù ci dice in questa parabola di affidare tutte le nostre opere, facili o rischiose che siano, nelle mani di Dio e riporre fiducia in Lui che ci condurrà nella strada verso la libertà.

    Giovanni Di Pilato

     

     

     

     

    IL VOLTO DEL NOSTRO SALVATORE

    GREGORIO DI NISSA, OMELIA SULL'AMORE PER I POVERI 1,3-4.7-8

     

    18112017 2Dice Isaia: "Perché digiunare e intanto contendere e combattere e colpire con pugni il povero?" (cf. Is 58,3-4). Lo stesso profeta ci insegna le opere di un digiuno sincero e puro: "Sciogli ogni ingiusta catena, sciogli i contratti forzati, spezza il tuo pane all'affamato e fa' entrare i poveri senza tetto in casa tua" (cf. Is 58,6-7). Il tempo presente ci ha procurato una grande quantità di ignudi e senzatetto. Alle porte di ognuno vi è una folla di deportati. Non mancano stranieri e profughi; ovunque si vede la mano tesa a chiedere. Per costoro la casa è all'aperto, loro riparo sono i portici, i crocicchi e gli angoli più riposti delle piazze... Ma tu mi dirai: "Anch'io sono povero". E sia! Da' quello che hai. Dio non chiede al di là delle nostre forze. Tu dai del pane, un altro darà un bicchiere di vino, un altro un vestito, e così con un po' di solidarietà si libera uno dalla disgrazia. Neppure Mosè ricevette da uno solo il necessario per la tenda, ma da tutto il popolo. Un ricco infatti portò dell'oro, un altro dell'argento, il povero delle pelli, il più povero dei poveri della lana. Vedi come l'obolo della vedova supera le offerte dei ricchi (cf. Mc 12,41-44)? Diede, infatti, tutto quello che aveva, i ricchi invece avevano dato una piccola parte. Non disprezzare i poveri che giacciono a terra come se non meritassero nulla. Pensa chi sono e scoprirai la loro dignità: hanno rivestito il volto del nostro Salvatore. L'amico degli uomini ha dato loro il suo stesso volto affinché siano confusi i duri di cuore che odiano i poveri. Avviene come ai viaggiatori che, assaliti dai predoni, mostrano le immagini del re affinché dinanzi all'immagine di chi detiene il potere restino confusi quelli che la disprezzano. I poveri sono le casseforti dei beni che attendiamo, i portinai del Regno, quelli che aprono le porte ai buoni e le chiudono a quanti sono duri di cuore e odiano i poveri. I poveri sono accusatori terribili e buoni avvocati. Sono avvocati e giudici senza proferire parola: il giudice li guarda. Le cure che noi prodighiamo gridano presso colui che conosce i cuori, con voce più chiara di quella di ogni araldo.


     strada facendo n 247 XXXIII A 19 11 17
     
     

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  • DOMENICA 12 NOVEMBRE 2017


    frutti terraRingrazieremo il Signore riconoscendo la sua mano creatrice e provvida che nutre i suoi figli.
    Sabato 11, la comunità è invitata a portare qualche "frutto della terra" (frutta, olio, ma anche marmellate fatte in casa, etc...) da offrire all'altare.
    Quanto raccolto sarà distribuito alle famiglie bisognose della parrocchia.

     

    Grazie a quantiaccoglieranno l’invito.

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    {jcomments on}

     

  • Padre buono, 
    la tua misericordia,
    non conosce limiti 
    e infinito è il tesoro della tua bontà;
    noi ti rendiamo grazie per i doni ricevuti
    e supplichiamo la tua paterna clemenza:
    tu che esaudisci sempre
    le preghiere degli umili,
    non abbandonarci mai
    allontana dai nostri campi
    il flagello delle tempeste 
    e ogni altra sciagura, 
    perché producano frutti copiosi
    e una mèsse abbondante
    e guidaci al possesso dei beni futuri.
    A te lode e gloria nei secoli.

    Per Cristo nostro Signore. 
    Amen

    {jcomments off}

  • Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso? (1 Re 3, 7b.9). Queste parole con le quali Salomone si rivolge a Dio, alimentano in questi giorni la mia preghiera e sono motivo di consolazione…

     

    Carissimi,

    sono passati alcuni giorni da quando mi è stata comunicata la nomina a Vescovo della vostra Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, nostra dal momento in cui ho accettato. In quel momento ho pronunciato un si rivolto a due destinatari: il Santo Padre e tutti voi, miei fratelli nella fede, perché il Signore ci ha voluti compagni di viaggio e con voi sono stato chiamato a camminare, a condividere il pane del cammino. Penso a voi, cari sacerdoti, al servizio che siamo chiamati ad offrire come presbiterio e alla comunione da alimentare tra di noi per essere testimoni autentici; penso a voi, cari consacrati, alla vostra preziosa presenza per quello che siete e fate nella nostra chiesa; penso a voi, care famiglie, all’impegno non semplice di annunciare con il vostro vissuto l’infinito amore e tenerezza del Padre; penso a voi, cari giovani, al vostro futuro, alle vostre scelte e al discernimento vocazionale bello e impegnativo che la vita domanda; penso a voi, care persone che vivete nella fragilità della malattia, vi porto con me nel pensiero, nel cuore e quanto prima nelle attenzioni pastorali.

    Vi ho accolti da subito nella mia preghiera, e vi ricordo volentieri ogni giorno. Chiedo il permesso di entrare nei vostri cuori e avere un piccolo spazio nella vostra preghiera. Lo Spirito Santo ha già cominciato a tessere legami, invisibili ma reali, di comunione che avremo modo, tra non molto, di approfondire ed incarnare nelle ordinarie e quotidiane relazioni.

    Il mio cuore è abitato da preoccupazione, quando provo ad immaginare la responsabilità del ministero che mi attende, ma anche da fiducia nel Signore che mi ha accompagnato finora nei miei cinquantasei anni di vita, trentuno dei quali nel ministero sacerdotale. Ne sono certo, continuerà a starmi vicino, per sostenermi e aiutarmi a vivere questa nuova fase della mia vita lasciando che entrino in me, sempre di più, gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù il quale è venuto non per essere servito ma per servire e dare la sua vita.

    Mentre scrivo questo saluto, nella mia stanza in seminario, osservo la riproduzione di un dipinto di Sieger Köder appeso alla parete al lato sinistro della scrivania. La scena riprodotta è quella della lavanda dei piedi raccontata dal Vangelo di Giovanni al capitolo 13. Gesù è inginocchiato davanti a Pietro, è tutto servizio, non si vede nemmeno il suo volto lo si scopre rispecchiato nell’acqua del catino utilizzato per lavare i piedi dell’Apostolo. Pietro è chinato verso Gesù, non capisce ciò che sta accadendo, accetta l’esperienza e comincia a comprendere che quella è una chiamata al servizio, a ripetere gli stessi gesti di Gesù. Sento che questa scena evangelica mi parla con discrezione ma in modo chiaro e che l’essenza della mia chiamata è proprio il servire come Gesù!

    In questi primi giorni di novembre, in cui la liturgia ci invita a fare memoria della comunione dei santi e a pregare per tutte le persone che ci sono state care in vita, il pensiero va con gratitudine a Mons. Gian Battista Pichierri che ha guidato la nostra Diocesi per diversi anni, certamente continuerà a farlo dal cielo intercedendo per tutti noi presso il Padre al quale chiediamo di donargli la ricompensa per tutto ciò che di bene ha seminato nel corso della sua vita.

    Giunga a tutti, carico d’affetto, il mio saluto e la richiesta di vivere questo momento nella preghiera affinché possiamo corrispondere al cuore di Dio, misterioso e misericordioso verso tutti noi.

    A presto!

    don Leonardo

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  • GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

    Lettera dell'Arcivescovo alla Chiesa Diocesana


    anno-della-misericordiaCarissimi,

    la Chiesa universale guidata dal suo Pastore si appresta a vivere l'ormai imminente Giubileo della Misericordia (8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016), occasione favorevole di conversione e crescita nella fede.

    L'evento di grazia verrà inaugurato in ogni diocesi e, in virtù di quanto stabilito dalla Bolla pontificia Misericordiae Vultus, è prevista l'apertura della Porta della Misericordia presso la Cattedrale, le Concattedrali e anche nei Santuari e in chiese di speciale significato (cf MV, n.3).

    Nella Chiesa particolare di Trani-Barletta-Bisceglie la Porta della Misericordia si aprirà:

    • nella Basilica Cattedrale di Trani il 12 dicembre 2015
    • nella Basilica Concattedrale di Barletta il 29 dicembre 2015
    • nella Basilica Concattedrale di Bisceglie il 3 gennaio 2016

    Nei Santuari

    • "Madonna delle Grazie" in Corato il 2 gennaio 2016
    • "SS. Rosario" in San Ferdinando di Puglia il 6 gennaio 2016
    • "SS. Salvatore" in Margherita di Savoia il 9 gennaio 2016
    • "B.V.M. di Loreto" in Trinitapoli il 16 gennaio 2016

    presso la casa circondariale maschile di Trani il 25 dicembre 2015

    presso la casa circondariale femminile di Trani il 28 dicembre 2015

    [...] Nel chiedere a tutti, clero, religiosi e fedeli laici, di vivere intensamente queste celebrazioni e l'intero Giubileo, invoco sull'intera comunità diocesana la paterna benedizione.

    Trani, 12 ottobre 2015

    firma arcivescovo

  • LUNEDÌ 16 NOVEMBRE ORE 19.30

    - CRIPTA CHIESA MADRE -

    Incontro con il

    direttore diocesano Caritas

    di presbiteri, diaconi,

    referenti parrocchiali e cittadini Caritas

    per l'accoglienza dei profughi.

    caritas diocesana

  • 20 Novembre 2015 ore 19,30

    La lettera del Vescovo che indica la nostra Chiesa quale Chiesa giubilare dell'anno della Misericordia ci riempie di grande gioia e stimola tutti noi a progettare il cammino di fede perché il Giubileo sia ricco di frutti di Misericordia.

    La Porta Santa della nostra Chiesa sarà aperta il giorno dell'Epifania del Signore, il 6 gennaio 2016.

    Siamo convocati per indicazioni concrete per questo evento di fede.

    Nella preghiera allo Spirito Santo la luce e la sapienza perché possiamo essere strumenti di Vangelo e di Misericordia.

    In comunione di preghiera.


    San Ferdinando di Puglia, 2/11/2015

    P. Raffaele Angelo Tosto

    e la Presidenza del CPP

  • Domenica 14 Dicembre 2014

    CONTINUA IL NOSTRO IMPEGNO PER IL PROGETTO SOCIO-SANITARIO A YALIKPO - RD CONGO


    africaLe condizioni sanitarie in cui vive la popolazione della RD Congo sono drammatiche:

    - Mortalità infantile entro il 5 anno di vita: 205 ogni 1000 nati vivi (20%)

    - Speranza di vita alla nascita: 46 anni

    - Bambini affetti da diarrea che ricevono cure e reidratazione: 17%

    - Accesso all'acqua potabile: 46% della popolazione (29 % nelle aree rurali)

    - Accesso ai servizi igienici: 30 % della popolazione (25 % nelle aree rurali)

    Il Villaggio di Yalipko, come il territorio di Bumba in particolare, conosce una copertura molto bassa di assistenza sanitaria di base, a causa di una carenza notevole di strutture sanitarie in grado di fornire un servizio medico di qualità. In molti casi si ricorre alla cura tradizionale e, ai limiti dell'impossibile, a quella sanitaria moderna con un sacrificio fuori dal comune in termini di risorse.

    pozzoA questo problema è strettamente connesso l'approvvigionamento di acqua potabile per le abitazioni.

    La fonte di acqua potabile più vicina è una sorgente che dista 3 kilometri dal villaggio ed è localizzata in piena foresta. Occorre più di un'ora per portare acqua nelle abitazioni e, sono le donne e i bambini che si addentrano nella selva per raccogliere una quantità che può soddisfare minima parte del fabbisogno famigliare quotidiano.

    logo medObiettivi del nostro intervento:

    creare ambulatori gestiti da personale che qualificato, per garantire un intervento il più immediato possibile;

    completare la costruzione del pozzo per offrire a tutti la possibilità di una vita dignitosa.

    Costo totale del progetto avviato nel 2013: € 162.935,20

    Mangiare insieme, condividere insieme la mensa che si allarga e raggiunge chi non ha di che vivere e gli fa posto alla tavola della famiglia di Dio. Ecco la gioia di vivere fin d'ora come commensali al banchetto celeste tra canti di gioia e danze di esultanza...e perché no, una bella tombolata !!!

    Il divertimento è assicurato,
    partecipa anche tu!
    Aiutaci a ridare diritto alla vita
    sostenendo i nostri progetti!

    Per prenotare il biglietto rivolgersi presso l'ufficio o ai referenti di tutti i gruppi parrocchiali.


    I nostri pranzi...

    1° - 2009: Costruzione di un frantoio in Nigeria - Progetto realizzato nel 2010;

    2° - 2010: Una scuola per Owerri;

    3° - 2011: Istruzione per tutti;

    4° - 2012: Arrediamo un aula - Scuola inaugurata il 15 agosto 2014;

    5° - 2013: progetto socio -sanitario a Yalikpo - RD - Progetto in corso.


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    DOMENICA 26 NOVEMBRE 2017 

     


    SOLENNITA' DI CRISTO RE


     

    «TUTTO QUELLO CHE AVETE FATTO... L’AVETE FATTO A ME»Matteo 25,40

     

    Dal Vangelo secondo Matteo(25,31-46)
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

     

     

     

    il parroco

    È la domenica del Giudizio! Siamo tutti chiamati a volgere lo sguardo verso le cose ultime, quando Gesù, buon Pastore e Re radunerà l’umanità intera per essere divisa in due gruppi: pecore e capre, per dare in eredità il Regno. “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno”. Questo suscita sorpresa nei giusti. Quando? La risposta è più semplice del previsto. Ogni gesto, anche il più piccolo fatto verso i poveri, gli indigenti, è dono di amore, non solo ai fratelli, ma a Cristo stesso. Altrettanto terribile la condanna con un linguaggio duro: “Via lontano da me, maledetti nel fuoco eterno”. Anche costoro restano sorpresi. Come, quando? Ogni volta che avete rifiutato di accogliere il povero, l’affamato, lo straniero, avete rifiutato me. Allora, il premio del paradiso e il castigo dell’inferno, sono legati solo all’amore, che manifestiamo nel concreto e non solo a parole. E’ consolante sapere che il giudizio sarà fatto sull’amore: un bicchiere d’acqua, un pane, un vestito, piccoli gesti, ma che rivelano il nostro amore al Signore. Queste le indicazioni del cammino per assicurarsi, con certezza, il paradiso nella gloria eterna nel cielo, con Gesù, nostro Re e Pastore e con tutta l’umanità.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    IL FUTURO DI TUTTA L'UMANITA'

    Il vangelo di Matteo ci presenta Gesù come il nostro Re che condurrà il suo popolo nella nuova terra promessa. Il discorso che Gesù rivolge ai suoi discepoli riguarda il futuro di tutta l’umanità, non sappiamo né l’ora, né il giorno in cui il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria per giudicare i vivi e i morti. Egli giudicherà ognuno di noi in base ai gesti d’amore, di carità e di misericordia espressi nei confronti del fratello più fragile ed emarginato. Oggi il Re dell’Universo ci sta chiamando alla conversione, quella vera, che scaturisce dal nostro cuore. Egli che è Dio d’amore e di misericordia ci sta dicendo che siamo ancora in tempo e che è giunta l’ora di cambiare la nostra vita: Gesù non ci chiede sacrifici e olocausti, ma solo amore, amiamo il nostro prossimo come Lui ama noi. Cominciamo oggi ad amare, l’amore è l’unico tesoro che si moltiplica per divisione, l’unico dono che aumenta quanto più ne sottrai. Viviamo con fede e amore la nostra vita, aspettando con gioia l’ora del giudizio finale, l’ora in cui il nostro Re ci accoglierà nel suo regno illuminato dal suo eterno amore.

    Rosa Papagno

     

     

     

     

    AVVENTO 2017

    26112017 2

     

    Cos’è?
    E’ un modo per pregare ininterrottamente, giorno e notte, per tutto il periodo di Avvento.

     

    Quando?

    E' un impegno personale a dedicare del tempo (da quindici minuti ad un’ ora), in modo da coprire le 24 ore quotidiane.

     

    Dove?

    Si può pregare durante il viaggio verso il proprio luogo di lavoro, mentre si sistema la casa o si prepara il pranzo, con un momento di raccoglimento nell’intimo della propria camera.

     

    Come?

    Si può recitare il Rosario, meditare un brano della Scrittura, fare preghiera di lode e di invocazione allo Spirito o pregare nel silenzio, nella libertà e nella gioia di sapersi ascoltati dal Signore.

     

     

    26112017 3

     

    Avvento, tempo dell'attesa e della speranza:
    è la tua venuta, o Cristo, che vogliamo rivivere,
    preparandoci più profondamente
    nella fede e nell'amore.

    Avvento, tempo della Chiesa affamata del Salvatore:
    essa vuole ripeterti, volgendosi a te
    con più insistenza, con un lungo sguardo,
    che tu sei tutto per lei.

    Avvento, tempo dei desideri più nobili dell'uomo
    che più coscientemente convergono verso di te,
    e che devono cercare in te, nel tuo mistero,
    il loro compimento.

    Avvento, tempo di silenzio e di raccoglimento,
    in cui ci sforziamo d'ascoltare la Parola
    che vuol venire a noi,
    e di sentire i passi che si avvicinano.

    Avvento, tempo dell'accoglienza
    in cui tutto cerca di aprirsi,
    in cui tutto vuol dilatarsi nei nostri cuori troppo stretti,
    al fine di ricevere la grandezza infinita
    del Dio che viene a noi. (Jean Galot)

     


     
    strada facendo n 248 CRISTO RE A 26 11 17
     
     

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    DOMENICA 12 NOVEMBRE 2017 

     


     

    «ZACCHÈO, SCENDI SUBITO, PERCHÉ OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA»Luca 19,5

     

    Dal Vangelo secondo Luca(19,1-10 )
    12112017aIn quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
    Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
    Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

     

     

     

    il parroco

    Auguri, Chiesa del Rosario, è il tuo compleanno! E’ quanto ci ricorda un documento storico: “1933 giorno 12 novembre. Io Giuseppe Maria Leo Arcivescovo ho consacrato la Chiesa e l’Altare in onore di Maria Santissima del Rosario, ed ho incluso in esso le reliquie dei Santi Martiri Mauro, Sergio e Pantaleone…”.
    Da quel giorno un fiume di salvezza è sgorgato dal Tempio, secondo la visione profetica di Ezechiele. Proviamo a chiederci: cosa sarebbe la nostra vita nelle relazioni umane e di fede, se non avessimo avuto questa chiesa? Dobbiamo essere grati al Signore e alla lungimiranza di Mons. Raffaele Lopez, che ci lasciato in eredità “La chiesa del soldo”, ora resa ancora più bella, accogliente, con i lavori di restauro giunti alla fase terminale, per celebrare la presenza del Signore, che si manifesta con la sua grazia sacramentale nel pellegrinaggio terreno, dal battesimo alla morte e soprattutto la domenica, convocati come popolo santo nell’ascolto della Parola e nello spezzare il Pane. Il Vangelo ci propone la figura di Zaccheo. La sua vicenda è fatta di miseria e di peccato, si trasforma in grazia nell’incontro con Gesù. Così la casa di Zaccheo diventa “chiesa” luogo di salvezza, sperimenta il perdono, la gioia di una vita nuova. Quanto è avvenuto in casa di Zaccheo, si compie ogni volta che ci riuniamo, nella nostra chiesa, come ”Popolo di Dio adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
    Grazie a Concetta Terlizzi per la sua partecipazione alla lettura del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    A CASA SUA

    12112017bIl Vangelo di Luca ci parla di un pubblicano di nome Zaccheo che in apparenza possiede tutto eppure è insoddisfatto. Zaccheo cerca Gesù, ma in realtà è Gesù che cerca lui. Salendo su quell’albero, Zaccheo pensa di vedere senza essere visto, ma Gesù lo vede, lo chiama per nome e si fa invitare a casa sua. È della misericordia di Dio che Zaccheo ha un reale bisogno! Gesù è venuto a salvare tutti noi dal peccato se legge il vero pentimento nel nostro animo. Questo brano evangelico ci invita a fare come Zaccheo, cioè a condividere con i nostri fratelli ciò che abbiamo. Saremo, così, riempiti di pace e gioia.

    Concetta Terlizzi

     

     

     


     
    strada facendo n 246 XXXII A 12 11 17 dedicazione chiesa
     

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  • Domenica 10 dicembre 2017

     

    chiesaA gennaio 2016 sono iniziati i lavori di restauro della nostra chiesa, che manifestava crepe preoccupanti alla volta e alla copertura del tetto. Tutta la comunità ha fatto la sua parte con fede e sacrificio e siamo stati costretti ad accedere ad un mutuo bancario per coprire le spese riuscendo anche a garantire idonea ed economica illuminazione, per cui la Chiesa risplende ora in bellezza e luminosità.
    Nel frattempo, un ulteriore verifica statica alla torre campanaria, ha portato urgenti e improrogabili necessità di consolidamento, ed anche tale opera si è rivelata molto onerosa fino a raggiungere la somma di € 88.700,00, cui aggiungere le spese per lo smontaggio e rimontaggio delle campane al fine di dotarle di castelletto in acciaio e nuovi ceppi.
    Questi motivi, ci hanno portato a scegliere di destinare quest’anno la quota del Pranzo a sostegno dei lavori.
    Mangiare insieme, condividere insieme la mensa per creare uno spazio di comunità e comunione per la nostra Chiesa del Soldo!
    Ecco la gioia di vivere fin d’ora come commensali al banchetto celeste tra canti di gioia e danze di esultanza...e perché no, una bella tombolata !!!
    Il divertimento è assicurato, partecipa anche tu!

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    DOMENICA 5 NOVEMBRE 2017 

     


     

    «OSSERVATE TUTTO CIÒ CHE VI DICONO, MA NON AGITE SECONDO LE LORO OPERE...»Matteo 23,3

     

    05112017Dal Vangelo secondo Matteo(23,1-12)
    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ''rabbì'' dalla gente.
    Ma voi non fatevi chiamare ''rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ''padre'' sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ''maestri'', perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
    Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato".

     

     

     

    il parroco

    “In quel tempo” Gesù rivolge la sua parola a noi suoi discepoli denunciando il comportamento ipocrita di “scribi e farisei”, di ieri e di oggi. Il rimprovero è a non servirsi della religione, del ruolo di maestro, di guida, per uso personale, per mettersi in mostra, per ostentazione, essere ammirati e ricevere soddisfazione personale e ammirazione sociale. Quello che conta spesso è l’immagine, segno di superiorità di fronte agli altri essere generosi nei consigli verso tutti, osservanti, a modo proprio, delle leggi, condannando chi non si comporta diversamente. Gesù non incita alla ribellione, alla disobbedienza, ma: “Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché dicono e non fanno”. In questo identikit ci possiamo ritrovare tutti. Il ruolo di guida è partecipazione alla liturgia, ai gruppi, può trasformarsi in facile e comoda tentazione di immagine per esercitare una supremazia verso gli altri. È facile mettersi “in cattedra” dispensando utili consigli a tutti su quanto si dovrebbe fare, salvo tirarsi indietro al primo piccolo impegno, offrendo indicazioni di moralità senza viverle a livello personale, familiare e sociale. A questo atteggiamento farisaico la proposta di Gesù è: essere tutti discepoli dell’unico Maestro e tutti fratelli, perché figli dell’unico Padre, riscoprendo e vivendo la gioia dell’umiltà e del servizio. “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo…e chi si umilierà sarà esaltato”.
    Grazie per la lettura del Vangelo di Ignazio Binetti.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    IL CUORE DELL'UOMO

    Come sempre, Gesù ci consegna un compito da portare a casa, perché sa bene di cosa sia impastato il cuore dell’uomo. Creatura fragile, suscettibile, pronta a cedere alle lusinghe di questo mondo. In questo brano evangelico, Gesù mette in risalto la concupiscenza dell’apparire, una tentazione che attanaglia da sempre il cuore dell’uomo. Apparire, dimostrare alla gente tutto il bene che facciamo! Ma il bene ha bisogno di pubblicità? Gesù vuole che siamo autentici ascoltatori della sua Parola, perché Lui solo è il Maestro. La Parola diventi guida e lampada per i nostri passi. Una Parola che ci fa prendere coscienza, che siamo creature bisognose della sua Grazia, che ci dà la forza di servire i nostri fratelli nel silenzio e lontano da ogni obbiettivo fotografico.

    Binetti Ignazio

     

     

     


     
    strada facendo n 245 XXXI A 5 11 17
     

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      DOMENICA 27 NOVEMBRE 2016


    1ª DOMENICA DI AVVENTO

    candela


    «VEGLIATE, PERCHÉ NON SAPETE IN QUALE GIORNO IL SIGNORE VOSTRO VERRÀ»Matteo 24,42

    Dal Vangelo secondo Matteo (24,37-44)

    27112016In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.

    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

    Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».




    il parroco

    "Vegliate, per essere pronti al suo arrivo". Così il Vangelo della prima domenica di Avvento. Siamo chiamati a rimetterci in corsa, liberandoci dal torpore che spegne ogni desiderio di novità vera. Si dà tutto per scontato, "come nei giorni di Noè", lasciandosi travolgere dagli avvenimenti, senza nessun discernimento del presente e del futuro. L'Avvento costituisce un pit-stop salutare, per riprendere in mano la rotta del cammino, convertendo pensieri e vita. La vigilanza è la prima cosa che viene richiesta. Il richiamo del ladro può sembrare sconvolgente, ma comprensibile. Le nostre cose le sappiamo difendere, mentre non usiamo la stessa vigilanza verso beni di gran lunga superiori. Perché vigilare? Se fosse la paura perché il ladro non rubi, è troppo poco. La vigilanza deve nascere da una grande speranza, che dà senso e gioia alla vita, che nelle sue vicende quotidiane tante volte è oscurata o addirittura assente. L'Avvento è la sorpresa di Dio per l'uomo. Annunciata dai profeti, portata a compimento da Gesù, Figlio di Dio, che si è fatto uomo. Questa è la nostra speranza, non una parola, ma Gesù! Saremmo capaci di liberarci dagli affanni che ci opprimono per alzare lo sguardo e i cuori, per incontrare Gesù in questo tempo di Avvento? La Parola, la preghiera, il silenzio, piccoli gesti concreti ci aprono il cuore e faranno fiorire la speranza. Buon Avvento!

    Grazie a Flora Daluiso per la lettura del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)




    ACCOGLIERE

    "...tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo".

    Ognuno di noi incontrerà Gesù nel giorno del suo ultimo respiro, giorno di una vita vissuta con stoltezza o sapienza. Sapienza per aver riconosciuto la voce di Dio nella quotidianità, negli eventi, nelle persone.

    Sempre Dio ci parla: attraverso le situazioni, attraverso gli altri. E noi, abbiamo orecchi per ascoltare la Sua voce? Abbiamo occhi per riconoscerlo in chi ci è vicino? Spesso siamo affetti da "presbiopia sociale cronica ", infatti, non vediamo Gesù in chi ci è vicino e, così facendo, sprechiamo da stolti la nostra vita, che è unica, irripetibile, "Dono di Dio".

    Questa è la prima Domenica d'Avvento, perciò accogliamo l'invito ad essere attenti, vigilanti, per accogliere Gesù che è Dono per l'umanità.

    Sicché ognuno dica a sé stesso: "Vivi nel bene che fai. Se così non è, comincia da oggi"!

    Flora




    LA SCELTA DEL PAPA.
    ABORTO E PERDONO: SEI PUNTI PER CAPIRE
    Aborto, Chiesa, magistero e diritto canonico.
    Una breve scheda per approfondire la scelta di Francesco nella Lettera apostolica "Misericordia et misera"

    papa francesco 27112016 

    1 - Aborto e perdono, cosa dice papa Francesco

    Nella Lettera apostolica, al n.12, afferma: «Concedo d'ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto... Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l'aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre».


    2 - Cos'è l'aborto volontario

    Giovanni Paolo II nell'Evangelium vitae lo definisce: «L'uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita... un'enorme minaccia contro la vita, non solo di singoli individui ma dell'intera civiltà». Si tratta in ogni caso di un intervento che pone fine alla gravidanza sopprimendo il feto.


    3 - Cosa dice la legge della Chiesa

    Il Codice di Diritto canonico (1398) recita: "Chi procura l'aborto incorre nella scomunica latae sententiae". Si tratta cioè di una pena estrema che scatta in modo automatico senza che ci sia la necessità di una sentenza specifica. La Chiesa ha sempre ammesso la possibilità del perdono a chi è sinceramente pentito. Ma era necessaria l'autorizzazione del vescovo (canone 969) o di un sacerdote da lui delegato. Papa Francesco all'inizio dell'Anno giubilare aveva concesso a tutti i sacerdoti la possibilità di assolvere dal peccato di aborto. Con la lettera "Misericordia et misera" estende questa possibilità in modo permanente.


    4 - Cosa dice il magistero

    Tantissime le pronunce di condanna. Fin dal primo secolo la Chiesa si è espressa contro l'aborto provocato. L'aborto diretto rimane gravemente contrario alla legge morale: "Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita" (Didaché, 2, 2). «Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti». (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 51).


    5 - Scomunica e gravità del peccato

    Non c'è alcun rapporto tra la scomunica, che riguarda la vita spirituale della persona, e la gravità del peccato. L'aborto resta un peccato mortale come altri, ma il fatto che venga commesso dalla madre stessa contro un figlio innocente, ha indotto la Chiesa a porre l'aggravante della scomunica (che riguarda la persona e non il peccato). Un richiamo quindi perché la donna, e coloro che con lei hanno concorso all'aborto (medici e familiari), decidano di avviarsi su un cammino di penitenza e di conversione.


    6 - Cosa cambierà con la decisione di papa Francesco

    Sarà agevolato il cammino di conversione di quanti si sono macchiati di questa gravissima colpa. Il fatto che tutti i sacerdoti abbiano ora in modo permanente la possibilità di accogliere e di assolvere queste persone, favorirà anche una presa di coscienza più viva del problema e non potrà che indurre una preparazione e una formazione più accurata da parte dei confessori, come auspicato dal Papa stesso («perché a nessuno venga mai a mancare il segno sacramentale della riconciliazione attraverso il perdono della Chiesa»).

    Luciano Moia

    (www.avvenire.it)




     strada facendo 208

       

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      DOMENICA 20 NOVEMBRE 2016


    DOPO CHE EBBERO CROCIFISSO GESÙ, IL POPOLO STAVA A VEDERE.Luca 23,35

    Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43)

    20112016In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».

    Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

    Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

    E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».




    il parroco

    Oggi celebriamo la festa di Cristo Re e siamo tutti invitati ad incontrarlo, portandoci davanti ad un trono, del tutto speciale, la Croce! Le folle, ormai, l'hanno dimenticato, nonostante i benefici ricevuti. Sono pochi coloro che ne sono testimoni: i capi, i soldati, e due malfattori. E lo fanno con gesti e parole di sfida: "Ha salvato gli altri! Salvi se stesso!". E' veramente strano, inconcepibile che possa fare una fine così infamante, uno che ha fatto sempre del bene verso tutti. La conferma è data dalla scritta sulla croce: "Costui è il re dei Giudei". Una farsa ben studiata! E Lui, mite come un agnello, non oppone resistenza, anzi porta a compimento la sua parola: "Nessuno ha un amore più grande di chi dona la propria vita". Ai piedi della Croce solo indifferenza e ricatti. Uno solo si salva, un povero malfattore, che riconosce i suoi trascorsi di male e si si rimette con tutta la fiducia che gli rimane alla sua bontà: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". La risposta non si fa attendere: "Oggi, con me sarai nel paradiso". Dalla Croce, il Signore Gesù, dona a tutti "il paradiso": la sua salvezza, ad una precisa condizione, riconoscersi, malfattori, peccatori, come ha confessato il ladrone, ottenendo perdono e salvezza. Ciascuno di noi è chiamato ad accogliere questa regalità del Signore, dono della sua Croce.

    Il nostro grazie a Giuseppe Daloiso per la lettura del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)




    UNA PROMESSA CHE È CERTEZZA

    La liturgia ci propone, nella domenica conclusiva del Giubileo Straordinario della Misericordia, un passo del Vangelo di Luca, una delle pagine più alte e significative dell'intero messaggio evangelico: il più drammatico e il più luminoso. È un affresco che presenta la crocifissione di Cristo, nel disegno salvifico stabilito ab aeterno da Dio, per liberare l'umanità dal peccato. Ai margini un popolo stupefatto e smarrito, i capi e i soldati che scherniscono Gesù: un'umanità misera e insipiente. Dal Cristo si irradia luce e bontà. Nel dialogo conciso e icastico tra i due ladroni, nella preghiera di quello pentito a Gesù e nella risposta del Crocifisso, possiamo riconoscere i fondamenti della vita cristiana, le virtù teologali. La Fede: "Non hai alcun timore di Dio? – rimprovera uno dei due ladroni – Egli non ha fatto nulla di male". La Speranza: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". La Carità, che è insieme misericordia e amore: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso". Il secondo: il pentimento dei propri peccati da parte dell'uomo; il perdono di Dio; la salvezza, che egli concede a chi fa atto di contrizione. Una promessa che è certezza per tutti coloro vivono il vangelo.

    Giuseppe Daloiso




    QUESTO È IL NOSTRO SALVATORE

    Teodoro Abu Qurrah, Trattato sulla venerazione delle immagini 24,4-16.20-22

    20112016 2Immaginate un re che dominò il mondo intero e la cui sapienza fu tale che al suo paragone ogni altra sapienza pareva ignoranza. Egli era la creatura più gloriosa e sublime.

    Vestiva di porpora, aveva il capo cinto da una corona scintillante, una bellezza superiore a ogni bellezza tanto che lo sguardo era abbagliato dalla sua vista. Gli si erano consacrati molti uomini, che ricorsero a lui coltivando il suo amore e rendendogli il massimo onore.

    Orbene questo re mirò, nella sua sapienza, a un disegno da lui elaborato: si nascose alla vista di chi lo circondava, si rese irriconoscibile nell'abbigliamento, si liberò della porpora, gettò via la corona del capo, discese dal trono, si rivestì di un aspetto spregevole, vile, logoro. Quindi lasciò se stesso alla mercé dei suoi nemici, che lo percossero, oltraggiandolo vergognosamente, lo sottoposero all'infamia mentre lo deridevano, si dilettavano attorno a lui, godendo della sua cattiva sorte, e lo schernivano apostrofandolo ad alta voce. Quando accadde tutto questo, quasi tutti coloro che si erano rifugiati presso di lui, delusi, lo abbandonarono. Ne rimase invece un gruppo che confermò l'amore che pretendeva di provare per lui. Perseverarono con lui nella sua infamia, camminando con lui mentre era sottoposto al biasimo vergognoso dei suoi nemici. E i suoi nemici li infamavano dicendo loro: "O sciagurati, non vi vergognate che sia questo il vostro re!". Allora costoro gridavano ad alta voce: "Noi non abbiamo re, né signore, né diletto all'infuori di costui"... Lo stesso si può dire di noi cristiani che abbiamo raffigurato nelle nostre chiese Cristo vergognosamente crocifisso. Se qualcun altro lo vedesse e ci dicesse: "O sciagurati, non vi vergognate che sia questo il vostro Dio?", noi diremmo a gran voce: "Sì! Questo è il nostro Salvatore, la nostra speranza e ne siamo contenti".



    Teodoro Abu Qurrah nato a Edessa in Mesopotamia e vissuto all'incirca dal 740 all'820 d. C., fu vescovo melchita (cattolici di rito bizantino, ma di lingua araba) di Ḥarrān (l'antica Carrhae) nella Mesopotamia occidentale. Letterariamente, se non anche personalmente, fu sotto l'influenza di S. Giovanni Damasceno, di cui in generale riproduce il pensiero. Con numerosi opuscoli in greco e in arabo, sostenne le dottrine della chiesa cattolica, difese il culto delle immagini contro ebrei, musulmani e iconoclasti cristiani, e polemizzò contro i dogmi dell'islamismo. È forse il più antico scrittore cristiano che abbia usato la lingua araba in materia religiosa.

     strada facendo 207

       

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      DOMENICA 13 NOVEMBRE 2016


    «... NON PREPARATE PRIMA LA VOSTRA DIFESA; IO VI DARÒ PAROLA E SAPIENZA...» Luca 21,14s.

    Dal Vangelo secondo Luca (21,5-19)

    13112016In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

    Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

    Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

    Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».




    il parroco

    "La parola del Vangelo di questa domenica è sconvolgente! "Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta". È una lettura di tante situazioni "apocalittiche" che si vivono nel mondo vedi terremoto ed eventi simili. È una considerazione sulla caducità di ogni realizzazione umana, pur meravigliosa. L'evangelista Luca fa riferimento agli eventi succedutosi alla distruzione di Gerusalemme, e ne testimonia tutta la realtà. Sorge spontanea la domanda: Quando avverrà? La Parola di Gesù conforta e riassicura: "Guardate di non lasciarvi ingannare". Siamo chiamati a vivere il presente nella fedeltà e nella coerenza della nostra vocazione, attraverso le piccole e umili azioni quotidiane, in famiglia, nel proprio ambiente di lavoro. Sapendo che il cristiano è sottoposto alla prova per la sua fede. E quanti, nostri fratelli, pagano con la croce la loro fedeltà e testimonianza. "Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto". Non siamo soli nell'ora della prova: "Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita".

    Grazie a Sabino Perchinelli per la riflessione sul Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)




    CON NOI NEL CAMMINO

    13112016 2La paura della fine del mondo, accompagnata da sconvolgimenti climatici e cataclismi di ogni specie, è sempre presente nella nostra vita. Infatti nel corso degli anni, si sono susseguiti sempre "falsi profeti" che ci hanno fatto credere che la fine del mondo fosse molto vicina.

    Nel Vangelo di oggi, le persone del popolo ascoltavano Gesù che diceva: "Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta". Dopo di che domandarono a Gesù: "Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?". La risposta di Gesù è emblematica perché dice che "ci saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.... mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa".

    Gesù inoltre ci esorta a non lasciarsi ingannare da falsi messia e questa Parola è forte e inequivocabile a proposito di tutte le indicazioni cronologiche annunciate come le date della fine del mondo, a partire dal medioevo fino ai giorni nostri.

    Infatti pretendere di poter calcolare, la data del ritorno di Cristo o della fine del mondo è contro il Vangelo, contro l'insegnamento di Gesù e della Parola di Dio!

    È molto bello questo brano perché mentre Gesù ci parla della fine, ci sussurra una frase amica che ci incoraggia: "non vi terrorizzate".

    Si tratta di capire a fondo che Dio non ci lascia soli, e che è sempre con noi nel cammino della vita.

    Sabino




    LETTERA DELL'ARCIVESCOVO

    Carissimi,

    durante la recente Conferenza Episcopale Italiana tenutasi a Roma, con la presenza del Santo Padre, tutti i Vescovi d'Italia sono stati stimolati dall'Arcivescovo Delegato Pontificio per il Santuario della Santa Casa di Loreto, Mons. Tonucci, a diffondere la preghiera alla Santa Famiglia composta da Papa Francesco.

    Detta preghiera è stata composta per invocare la protezione della Santa Famiglia sui lavori preparatori del Sinodo straordinario sul tema della Famiglia; per far questo il Papa ha voluto coinvolgere i Santuari che più da vicino sono dedicati alla Sacra Famiglia, e quindi Nazaret, Loreto e la Sagrada Familia di Barcellona.

    Per arricchire tale iniziativa la Penitenzeria Apostolica, per mandato del Papa, ha concesso l'indulgenza plenaria a tutti coloro che, in questi mesi, si recheranno nei luoghi succitati e reciteranno la preghiera alla Santa Famiglia. L'Arcivescovo di Loreto ha invitato altresì ad unirsi spiritualmente, tutti i santuari, le chiese e le parrocchie che sono legati al Santuario della Santa Casa di Loreto.

    Unisco alla mia lettera il testo della preghiera del Santo Padre, che potrà essere esposta in luogo evidente, in modo che i fedeli possano avere agio a recitarla; [...].

    Vi ricordo di pregare ogni giorno, al termine della recita del S. Rosario, per la buona riuscita del nostro Sinodo diocesano di cui ci prepariamo a vivere la fase culminante nel prossimo anno.

    Con affetto di padre e pastore, vi benedico!

    firma arcivescovo



    PREGHIERA ALLA SANTA FAMIGLIA

    sacra famigliaGesù, Maria e Giuseppe,
    in voi contempliamo
    lo splendore dell'amore vero,
    a voi con fiducia ci rivolgiamo.

    Santa Famiglia di Nazareth,
    rendi anche le nostre famiglie
    luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
    autentiche scuole del Vangelo
    e piccole Chiese domestiche.

    Santa Famiglia di Nazareth,
    mai più nelle famiglie si faccia esperienza
    di violenza, chiusura e divisione:
    chiunque è stato ferito o scandalizzato
    conosca presto consolazione e guarigione.

    Santa Famiglia di Nazareth,
    il prossimo Sinodo dei Vescovi
    possa ridestare in tutti la consapevolezza
    del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
    la sua bellezza nel progetto di Dio.

    Gesù, Maria e Giuseppe,
    ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen


    strada facendo 206

       

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      DOMENICA 6 NOVEMBRE 2016


    GESÙ DISSE AD ALCUNI SADDUCEI: «DIO NON È DEI MORTI, MA DEI VIVENTI»Luca 20,38

    Dal Vangelo secondo Luca (20, 27-38)

    06112016In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c'è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».

    Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».




    il parroco

    "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". "Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono in lui". Così, Gesù risponde alla domanda tranello di alcuni sadducei per ridicolizzare una vicenda umana, che ricorda la storia di Tobia che sposa Sara, figlia di Raguele, vedova di sette mariti, tutti uccisi da Asmodeo, il demone della lussuria. Gesù vola alto nella risposta, andando alla radice della rivelazione a Mosè: "Io sono", che significa: Io sono colui che è; Io sono l'esistente, Io sono la vita. Inoltre Gesù parla della vita futura, totalmente diversa, da quanto sperimentiamo sulla terra, perché "sono uguali agli angeli...sono figli di Dio". La vita, nata dal Battesimo, ci immette fin d'ora nella "vita" piena nel "Dio vivente", per questo, siamo già inseriti nell'eternità. E' il peccato che ci conduce alla morte, ma Gesù, lo ha vinto, morendo sulla croce e risorgendo. Questa è la garanzia certa che ci sostiene nel tempo limitato delle cose presenti, per proiettarci nell'eternità beata al termine del terreno pellegrinaggio. Ora è giusto domandarsi: Io credo alla vita eterna o la morte ha la sua vittoria? Lasciamoci illuminare dalla Parola del Signore che ci conferma che siamo figli della resurrezione, figli di quel Dio che è il Dio dei vivi e non dei morti.

    Siamo grati a Mariella e Aristide Todisco per la loro parola sul Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)




    ACCOGLIERE GESU'

    Incapaci di immaginare una vita oltre la morte, i sadducei si chiudono alla risurrezione perché presi dai loro calcoli politici e dagli interessi economici; non ce la fanno proprio a raffigurarsi un cielo nuovo ed una terra nuova.

    Come i sadducei però anche noi uomini di questo tempo facciamo fatica, è vero, anche solo ad immaginare questa vita oltre la morte, completamente aperta all'amore del Padre, totalmente liberata da ogni sofferenza e da ogni male.

    Infatti interessi temporali e paure di ogni genere ci rendono prigionieri di logiche terrene che spesso non ci consentono di riuscire a guardare oltre, a Dio e all'eternità e ci confinano in un orizzonte ristretto in cui noi uomini continuiamo a muoverci e a pensare, quasi che questo mondo dovesse durare per sempre.

    Ebbene il Vangelo di oggi ci ricorda che la morte e la sofferenza non sono l'ultimo atto dell'esistenza umana nella storia; il nostro Dio non è il Dio dei morti ma il Dio dei vivi e la fede nella risurrezione la bussola che deve concretamente determinare il nostro agire nella storia.

    Negare infatti la realtà della risurrezione significherebbe per l'uomo negare il coinvolgimento di Dio nella storia umana.

    Aristide e Mariella




    ROSARIO EUCARISTICO

    rosario eucaristico

    O Dio vieni a salvarmi...

    PRIMO MISTERO EUCARISTICO
    Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per ricordarci la Sua passione e morte.

    Dice Gesù: "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6,51)

    Ad ogni mistero:
    - Padre nostro
    - 10 volte: Sia lodato e ringraziato ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento
    - Gloria al Padre
    - "Mio Dio, credo, adoro, spero e Ti amo. Domando perdono, per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano."

    "Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo: ti adoro profondamente e ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi, indifferenze con cui Egli è offeso. E per meriti infiniti del suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria ti domando la conversione dei poveri peccatori (L'Angelo della pace ai tre bambini di Fatima)


    SECONDO MISTERO EUCARISTICO
    Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per rimanere con noi tutto il tempo della nostra vita.

    Dice Gesù: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20)


    TERZO MISTERO EUCARISTICO
    Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per perpetuare il Suo Sacrificio sugli altari per noi sino alla fine del mondo.

    Dicono i discepoli di Emmaus: "Resta con noi Signore perché si fa sera" (Lc 24,29)


    QUARTO MISTERO EUCARISTICO
    Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per farsi cibo e bevanda dell'anima nostra.

    Dice Gesù: "Io sono il pane della vita chi viene a me non avrà più fame" (Gv 6,34)


    QUINTO MISTERO EUCARISTICO
    Si contempla come Gesù Cristo abbia istituito il Santissimo Sacramento per rivisitarci nel momento della nostra morte e per portarci in Paradiso.

    Dice Gesù: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna" (Gv 6,54)


    LITANIE EUCARISTICHE
    Signore pietà / Cristo pietà / Signore pietà
    Santissima Eucaristia noi ti adoriamo
    Dono ineffabile del Padre
    Segno dell'amore supremo del Figlio
    Prodigio di carità dello Spirito Santo
    Frutto benedetto della Vergine
    Sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù
    Sacramento che perpetua il sacrificio della croce
    Sacramento della nuova ed eterna Alleanza
    Memoriale della morte e risurrezione del Signore
    Memoriale della nostra salvezza
    Sacrificio di lode e di ringraziamento
    Sacrificio d'espiazione e di conciliazione
    Dimora di Dio con gli uomini
    Banchetto di nozze dell'Agnello
    Pane vivo disceso dal cielo
    Manna piena di dolcezza
    Vero Agnello pasquale
    Viatico della Chiesa pellegrina nel mondo
    Rimedio della nostra quotidiana fatica
    Farmaco di immortalità
    Mistero della fede
    Sostegno della speranza
    Vincolo della carità Segno di unità e di pace
    Sorgente di gioia purissima
    Sacramento che germina i vergini
    Sacramento che dà forza e vigore
    Pregustazione del banchetto celeste
    Pegno della nostra risurrezione
    Pegno della gloria futura.

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo... Perdonaci, Signore.
    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo... Ascoltaci, Signore.
    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo... Abbi pietà di noi.

    Preghiamo
    Signore Gesù Cristo, che nel mirabile Sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della Tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero dei tuo Corpo e dei tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della Redenzione, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.


    strada facendo 205

       

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      DOMENICA 22 NOVEMBRE 2015



    PILATO DISSE A GESU': «SEI TU IL RE DEI GIUDEI?»Gv 18,33

    sei tu re giudeiDal Vangelo secondo Giovanni (18, 33-37)

    In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

    Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

    Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».


     

    il parroco

    "Io sono Re" è la dichiarazione che Gesù fa davanti a Pilato. Tutte le volte che la gente voleva proclamarlo re, si nascondeva e imponeva il silenzio. Ora in un processo pubblico, in un luogo, il Pretorio, davanti all'autorità, rivela la sua regalità. Per meglio comprendere il Vangelo e, in particolare il brano odierno, è necessario entrare nel pretorio e mettermi vicino a Gesù, dopo una notte di interrogatori, di percosse, di scherni e tradimenti, in atteggiamento di ascolto, da discepolo. E' la notte della passione e Lui si rivela "Re"! Pilato gli rivolge la domanda:" Sei tu il re dei Giudei?". E se questa domanda gliela rivolgessi io? Saprebbe scoprire in me la sincerità o un raggiro di parole come si è comportato Pilato? Gesù, anche ora, vuole arrivare al cuore di chi gli sta davanti. La domanda è tua o di qualcun altro? Mi cerchi, mi vuoi seguire, mi ami? Se è così: sappi che io sono il tuo re! "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità". La croce è la testimonianza alta di Gesù per l'uomo, per me. Un re, che si fa pastore, che si dona totalmente per questo mi chiede di ascoltarlo e seguirlo. Ora mi domando: da che parte io sto? Ascolto e seguo la sua Parola per regnare con Lui? O seguo altre voci che promettono facili regni di questo mondo? Lasciamoci attrarre dallo sguardo di Gesù crocifisso per tornare semplici e umili di cuore con la preghiera dei figli di Dio: Padre nostro...venga il tuo regno e con una vita buona e onesta.

    Esprimiamo gratitudine alla famiglia Filomena e Vincenzo Ditrani per la partecipazione al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    LA NUOVA REGALITA'

    nuova regalitaNel brano evangelico di questa domenica, Cristo manifesta la sua regalità nella scena straziante della passione, in cui lo vediamo umiliato, inerme, spogliato di ogni segno di umana regalità davanti a Pilato giudice e rappresentante emblematico del potere di Roma. La regalità di Cristo è diversa da quella di Pilato, perché non è al servizio del potere umano, politico, ma è semplicemente al servizio della verità e dell'amore.

    Essere re, per Cristo, è entrare nella verità e renderle testimonianza. È nell'umiltà, nell'amore, non nella menzogna delle cose terrene e passeggere che Cristo esprime la sua verità di re. Il trono di Gesù è la croce, è lì che Egli esprime la potenza più grande, quella dell'amore, del dono totale di sé, del perdono, della capacità di dare la vita, perché gli altri la abbiano in abbondanza.

    Di fronte alla sfida, ai problemi, ai drammi del nostro tempo, soprattutto in riferimento agli ultimi episodi di violenza per affermare il potere umano, abbiamo bisogno di un re che ci liberi e ci guidi a realizzare un regno di giustizia, di amore, di pace, di perdono e misericordia.

    Il mondo ha bisogno di questo nuovo regno di pace, ma sta a noi costruirlo, insieme a "Cristo re" siamo chiamati ad essere suoi collaboratori, per costruire il suo regno e portare la verità del Vangelo. Siamo chiamati anche noi a vivere questa nuova regalità, ma dobbiamo lasciarci conquistare dal suo amore e liberare dall'odio verso il diverso, che spesso consideriamo nemico.

    Per essere re, bisogna imparare ad amare fino a dare la vita per il nemico: questa è la nuova regalità di Cristo.

    Filomena e Vincenzo Ditrani



    SIGNORE, DISARMALI E DISARMACI

    Preghiera per la pace pubblicata dai vescovi francesi, scritta "nello spirito di Tibhirine" da frère Dominique Motte, domenicano del Convento di Lille.

    colomba pace"Disarmali:
    sappiamo quanto questa violenza estrema
    sia il sinistro pane quotidiano in Iraq, in Siria,
    Palestina, Centrafrica, Sudan, Eritrea, Afghanistan.
    Ora si è impossessata di noi".

    "Disarmali Signore:
    e fa che sorgano in mezzo a loro
    profeti che gridano la loro indignazione
    e la loro vergogna nel vedere
    come hanno sfigurato
    l'immagine dell'Uomo, l'immagine di Dio".

    "Disarmali, Signore dandoci, se necessario,
    poiché è necessario, di adottare tutti i mezzi utili
    torre eiffelper proteggere gli innocenti con determinazione.
    Ma senza odio.

    Disarma anche noi, Signore: in Francia, in Occidente,
    senza ovviamente giustificare
    il circolo vizioso della vendetta,
    la Storia ci ha insegnato alcune cose.
    Dacci, Signore, la capacità di ascoltare
    profeti guidati dal tuo Spirito.
    Non farci cadere nella disperazione,
    anche se siamo confusi
    dall'ampiezza del male in questo mondo".

    "Disarmaci e fa' in modo
    che non ci irrigidiamo dietro porte chiuse,
    memorie sorde e cieche,
    dietro privilegi che non vogliamo condividere.

    Disarmaci, a immagine del tuo Figlio adorato
    la cui sola logica è la sola veramente all'altezza
    degli avvenimenti che ci colpiscono:
    'Non prendono la mia vita. Sono io che la dono'".



    strada facendo 169 CRISTO RE B

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      DOMENICA 15 NOVEMBRE 2015



    DALLA PIANTA DEL FICO IMPARATE LA PAROLA... .Mc 13,28

    pianta fico parabolaDal Vangelo secondo Marco (13,24-32)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.

    Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

    Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

    In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

    Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».


     

    il parroco

    "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" questo l'annuncio che da speranza quando avverrà la fine del mondo. L'anno liturgico volge al termine e la Parola del Vangelo ci accompagna a guardare con speranza verso le ultime cose. Che il mondo si consumi è sotto gli occhi di tutti, niente è eterno, "non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura". La pagina di Marco ci offre una descrizione molto chiara: "Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno convolte". Di fronte a questa presentazione, siamo chiamati ad essere vigilanti. Finisce il tempo dell'attesa per quello dell'eternità. Ora è il momento prezioso per imparare a vivere con lo sguardo già rivolto alla vita eterna attingendo alla certezza della Parola del Signore. La parabola del fico ci deve rendere sapienti nel saper discernere i segni dei tempi e non restare accecati e pigri nelle nostre facili convinzioni. Chi ci accuserà sarà la stessa nostra vita, i peccati, per questo ora è il tempo buono di ascoltare il richiamo alla vigilanza e alla conversione, per non lasciarci sorprendere dagli eventi dell'ultima ora. Il Signore vuole suscitare la speranza per essere trovati preparati al momento opportuno, ma chi rimane saldo alla sua Parola è certo che non perirà. Guardare il cielo non per dimenticare la terra, ma per rendere più forte il nostro cammino verso il premo eterno. Il Signore che ci invita alla vigilanza è con noi per sostenerci e mantenere viva la speranza.

    Grazie a Maria e Leonardo De Lillo per la loro lettura del vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    VIVERE IL TEMPO DONATOCI

    vivere tempo donatociOgni qualvolta che il nostro parroco ci invita a commentare il Santo Vangelo, ci sentiamo in una condizione di apprensione ed inadeguatezza; in special modo dinanzi a questo Vangelo di Marco che ci fa percepire tutta la nostra pochezza. Noi, miseri peccatori, chiamati a dare la nostra interpretazione al grande disegno di Dio di ricapitolare in Cristo tutte le cose. Ci si sente smarriti ed incapaci di proferire qualsiasi parola. Ci tornano alla mente i versi di quel salmo: "che avete voi monti per sobbalzare come arieti e tu Giordano perché torni indietro alla vista del Signore che viene?" Si corre il rischio di uscire fuori tema, sembra quasi di scivolare alla deriva. Eppure, ancora una volta, il Signore Gesù, che è via, verità e vita, è lì a ricordarci la Sua promessa che ritornerà con potenza, alla fine dei tempi a giudicare i cieli e la terra e l'umanità intera. Allo stesso tempo, affinché non restiamo annichiliti davanti a questi eventi terrificanti, Egli ci conforta con la certezza che nessuno, di coloro che fanno la Sua volontà, andrà perduto. A noi non rimane che vivere il tempo donatoci, in santità e giustizia, avendo piena fiducia in Colui che ci ha redenti e nelle Sue promesse.

    Sia lode, onore e gloria a Cristo Gesù nostro Signore Re dell'universo.

    Maria e Leonardo De Lillo



    IL GIORNO DELLA MIA VESTIZIONE

    giorno vestizione

    "Il giorno della mia vestizione ero molto emozionata, perché per la prima volta dovevo servire Gesù all'altare. Questo momento lo aspettavo da molto tempo, da quando ero piccola..

    Appena entrata in sacrestia per prendere la veste, il mio cuore ha iniziato a battere a mille e le mie mani a tremare.

    Io e i miei amici ci mettemmo in fila dal più basso al più alto, per poi fare l'entrata in chiesa.. Appena entrata, vidi tutti che cantavo e il posto dove mi sedevo di solito era vuoto e vedevo anche i miei amici che mi guardavano.

    Mi sedetti sul primo banco e in men che non si dica la Liturgia della Parola finì. Dopo la presentazione di Leo, che ci guida nel nostro percorso, padre Luigi Piccolo, ci ha invitati a esprimere il nostro desiderio di servire Gesù e così, indossati i nostri camici, abbiamo iniziato a servire all'altare.

    Di nuovo il cuore mi batteva fortissimo, e iniziai a diventare tutta rossa, perché sapevo che tra me e Dio c'era un legame più forte.

    Anche la Liturgia Eucaristica passò molto velocemente ed io ero la stessa persona anche dopo la Messa, ma l'unica cosa che cambiò era che prima Dio occupava metà del mio cuore, ora la occupa tutto!! "

    Nicole D'Addato

     


    "Questo giorno è stato molto importante per me, perché per la prima volta ho servito il Signore, ma servire non significa servirlo solo sull'altare, ma servirlo tutti i giorni nei gesti, nei pensieri, nell'amore e nell'aiuto verso il prossimo."

    Andrea Cristiano

     


    In questa domenica, festa di tutti i santi, sette fanciulli sono davanti a te Gesù per servirti con gioia e amore. Custodiscili e benedicili come solo tu sai fare. Ti rendiamo grazie anche noi genitori per questa bella partecipazione emozionante.

    Antonietta e Vito Di Terlizzi



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      DOMENICA 8 NOVEMBRE 2015



    SEDUTO DI FRONTE AL TESORO, OSSERVAVA COME LA FOLLA VI GETTAVA LE MONETE.Mc 12,41

    Dal Vangelo secondo Marco (12,38-44)

    osservava folla gettava moneteIn quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento:

    «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

    Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

    Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».


     

    il parroco

    Una povera vedova è la protagonista del vangelo di questa domenica. Proviamo a metterci alla sua scuola. Gesù si trova nel Tempio e ancora una volta ha da dire qualcosa a chi si si crede di saperne di più degli altri, gareggiando per i primi posti nella vita pubblica e privata, scavalcando i più deboli, i poveri. Ora davanti ai suoi occhi si presenta la scena ordinaria di quanti entrano nell'angolo del tesoro per lasciare la loro offerta. I primi lo fanno con vera ostentazione, nell'incedere e soprattutto facendo risuonare le monete che depositavano per attirare l'attenzione, lo sguardo dei presenti e riceverne ammirazione. Alla fine, una povera vedova vi versa "due monetine, che fanno un soldo". Questo gesto tocca il cuore di Gesù tanto da indicarla come la più generosa: "Questa vedova, coì povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei...tutto quello che aveva". Ieri ed oggi sono i poveri che danno lezione di generosità.

    La vedova si dimostra molto sapiente, sa investire il suo poco per il Regno dei cieli. La nostra chiesa è "la chiesa del soldo" realizzata soprattutto con l'offerta della "vedova" e ancora oggi, è l'obolo delle vedove che la mantiene. Tutti abbiamo bisogno di farci alunni dei poveri per imparare a vivere il vangelo con cuore generoso.

    Grazie alla famiglia Dicorato per il contributo al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    QUELLA VEDOVA SONO IO

    Chi è la vedova? Se non quella persona che non ha nessuno che la difenda e la sostiene: quando riconosco che quella vedova sono io perché ho bisogno di sostegno, di qualcuno che mi dia il nutrimento e sono disposto a mettere la mia vita nelle mani di Dio, allora il Signore, a cui nulla sfugge, provvederà al mio nutrimento in tutti i sensi. Questa Parola mi chiama a conversione, perché mi chiede dove metto la mia vita: se la metto nel denaro o nella fede in Dio. A questo punto mi ricordo di quel giovane ricco che pur osservando i comandamenti andò via triste perché aveva molti beni. Il Signore creatore del cielo e della terra non ha bisogno dei miei soldi e specialmente di quelli superflui; ma per mezzo di essi mi dà l'occasione di vedere quanta fede ho in Lui. Fa', o Signore, che io sia un cristiano nei fatti e nella verità e non a parole.

    Concetta e Michele Dicorato


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      DOMENICA 29 NOVEMBRE 2015



    «VEGLIATE IN OGNI MOMENTO PREGANDO...»Lc 21,36

    vegliate pregandoDal Vangelo secondo Luca (21,25-28.34-36 )

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.

    Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».


     

    il parroco

    Con questa domenica inizia il tempo di Avvento. Il nuovo anno liturgico che guida il cammino del credente nel presente della storia, ma fin dall'inizio ci esorta a guardare lontano, alle ultime cose e a prepararci al Natale di Gesù. Il primo atteggiamento sia quello di gratitudine per questo dono che ci mantiene desti e in buona salute, rinnovando l'impegno a fronte alta e con sguardo lontano. L'Avvento viene a scuoterci da un torpore che prende tutti e ci lascia indifferenti a qualsiasi novità. L'evangelista Luca si fa nostro amico e questo, ci conforta grandemente, come lo è stato per i cristiani del suo tempo che vivevano le stesse nostre attese e preoccupazioni. Gerusalemme era stata distrutta, i cristiani perseguitati, sembrava la fine. E oggi? Il terrore, la paura, la morte, il coprifuoco e ognuno può aggiungere tanti altri pensieri e presentimenti di questi giorni difficili.

    "Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita...vegliate in ogni momento pregando". Ecco che cosa ci viene chiesto: vigilanza e preghiera , sempre, in particolare in questi giorni. Siano queste le caratteristiche dell'Avvento per tornare ad orientare la nostra vita per incontrare il Signore fonte di gioia.

    Grazie alla famiglia Rosa e Vincenzo Rizzitiello per il contributo al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    VEGLIATE IN OGNI MOMENTO PREGANDO

    Il vangelo della prima domenica di avvento è rivolto a tutti i cristiani del mondo, a vivere nella fede del Signore.

    Ci sono parole di consolazione, di speranza, di salvezza per tutte le tribolazioni e dispiaceri della vita.

    Troppi avvenimenti disorientano gli uomini, ma proprio queste tristezze faranno capire a tutti i cristiani che per loro l'ora della salvezza è vicina e che non bisogna mai perdere la fede per quanto difficile sia. Dietro queste vicende dolorose che l'uomo provoca e riceve, essi potranno scoprire che il Signore annuncia la sua venuta.

    La sua redenzione è l'inizio di una nuova era, perciò non facciamo mai appassire i propri cuori.

    La venuta del Signore non dev'essere considerata come una cosa ormai passata, bensì per i cristiani deve essere fiamma viva che duri a lungo, fino alla creazione definitiva del Regno di Dio.

    Bisogna vivere quindi pazienti di fronte alle avversità e perseverare nel cammino che ci conduce alla vita piena.

    Il vangelo così ci mette in guardia per mantenere viva e operosa la nostra attesa, cercando nella preghiera la forza per orientare costantemente al Signore le scelte della nostra vita.

    Rosa e Vincenzo

     



    MISERICORDIA: CE NE' PER TUTTI!

    Se ci lasciamo raggiungere dall'amore di Dio, allora saremo davvero pronti per un'altra storia.


    anno-della-misericordiaLa cosa incredibile è che non è un'idea nostra. E neppure di papa Francesco. L'Anno della misericordia è un'idea di Dio! L'ha inventato lui, l'ha condiviso con noi da subito, facendone persino un obbligo (Lv 25). Poi noi ci siamo un po' persi tra legalismo, altre quisquiglie devozionali e deliri di onnipotenza, per cui abbiamo presunto di poterne fare a meno. Dio, lui no. Se è pur vero che egli di sé afferma, persino giura a noi «stolti e lenti di cuore a credere» (Lc24,25), di essere «amore» (1Gv 4,8.16), «misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6), non può che restare fedele a se stesso (cf. Dt 7,9). La sua misericordia non è faccenda da sovrano illuminato, e il suo perdono non è condono per risolvere il problema di affollamento dell'inferno. È il cuore della Trinità!

    Il Giubileo straordinario della misericordia, indetto da papa Francesco, capita per ricordarci prima di tutto che è «il nostro Samaritano, Gesù Cristo» (sant'Antonio, La resurrezione del Signore 2) che si mette pazientemente per strada, viene in pellegrinaggio da ognuno di noi sua meta agognata. Da raggiungere a ogni costo, anche a quello di sanguinare mani e piedi... Che bussa alla porta «santa» (Ap 3,20) delle nostre esistenze, famiglie, comunità cristiane, del mondo intero senza ulteriori distinzioni!

    Si apriranno altre «porte sante» in tante chiese: per esortarci a passare dal vestibolo all'interno del tempio, dal sagrato alla chiesa, dalle sacrestie ai nostri fratelli e sorelle che sono fuori. Dalle nostre idee e teologie su Dio, a un'esperienza vitale e concreta del suo amore. Parteciperemo a liturgie penitenziali e ci accosteremo alla confessione sacramentale.

    Non per sentirci semplicemente in pace con noi stessi, e ancor di meno per paura delle pene dell'inferno o per guadagnarci le delizie del paradiso (ma entrambi i motivi aiutano la nostra pigrizia). Ma perché Dio non si stanca mai di fare il «dio», e come un segugio ostinato ci insegue e ci stana anche quando svoltiamo gli angoli della vita!

    Se ci lasciamo raggiungere dal suo amore, allora saremo davvero pronti per un'altra storia. Dove avremo accolto la nostra fragilità e il nostro limite umano come la bellezza e la grazia delle nostre vite! Come sfida per crescere e migliorare, ma soprattutto come occasione. Che se talvolta rende l'uomo ladro, sempre ne fa di lui la meraviglia della misericordia di Dio! Più che il dritto, possa davvero commuoverci il rovescio delle nostre vite! Lì dove la bontà di Dio le tesse con sapienza e fantasia, le annoda e le riannoda, con grande soddisfazione. Sua e nostra.


    Tratto da: Giubiliamo, Piccolo manuale per vivere bene il Giubileo della Misericordia, Messaggero S. Antonio Ed.




    strada facendo 170  Iavvento c

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    «VEGLIATE: VOI NON SAPETE QUANDO IL PADRONE DI CASA RITORNERÁ» Mc 13,35

    vegliateDal Vangelo secondo Marco (13,33-37)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

    Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.

    Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

     

     

    il parroco

    "Vegliate: non sapete quando il padrone di casa verrà". Questo è il cuore del vangelo di questa prima domenica di Avvento. Attesa e vigilanza ripetute con insistenza a noi oggi che siamo stanchi e annoiati. Non sappiamo più attendere, forse perché delusi e amareggiati da una vita non appagata. Ci lasciamo cadere le braccia, cadiamo nel torpore, viviamo alla giornata. Cristo con il suo vangelo suona la sveglia e "ordina al portiere di vegliare".

    Nel tempo subiamo l'effetto tranquillizzante di vivere come se, il padrone non tornerà più. La Parola allora risveglia il desiderio dell'attesa e come primo effetto fa nascere la preghiera: "O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene" recita la liturgia. Dalla preghiera la domanda: in che cosa devo svegliare la mia vita? Un risveglio che ci libera da abitudini scontate, soprattutto in questi giorni verso il Natale. Papa Francesco con la sua parola semplice e schietta ci ammonisce: "La Chiesa sposa aspetta il suo sposo! Dobbiamo chiederci però, con molta sincerità: siamo davvero testimoni luminosi e credibili di questa speranza?". Allora: attesa, vigilanza, impegno.

    Grazie a Ruggiero Ferrante per il dono della parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

    VEGLIATE!

    Inizia un anno nuovo per ogni cristiano, e la prima Domenica di Avvento ci ricorda che il Natale è vicino. Certo è dolce e caldo il pensiero del presepio, della venuta di Gesù nella mangiatoia, ma al di là di questo segno, il Salvatore ci invita a preparaci. Infatti ci sono due venute, una già stata, una alla fine dei tempi, ma come S. Bernardo insegna c'è una terza venuta, ogni giorno, in cui Gesù viene a salvarti e ti aiuta a convertirti, a capire qual è la volontà di Dio. "Vegliate". Questo è un imperativo, quasi un ordine. Perché? Che succede se non vegliamo? Che significa essere addormentati? Addormentarsi significa non vivere a pieno, vuol dire arrendersi subito, e non combattere per il premio. Vegliare, invece, significa restare attenti, significa vincere le insidie della quotidianità e le prove che Dio manda per purificare come l'oro la nostra fede. Vegliare è accettare la volontà di Dio come Gesù nel Getsemani, Vegliare vuol dire pregare innanzi alla tentazione, di modo da non aver paura della venuta di Dio, di non essere trovato nel peccato. Vegliare è combattere con le armi che Dio stesso ci ha dato. Viviamo perciò l'Avvento preparando il nostro cuore con la preghiera, perché ancora una volta lui possa risollevarci, perché se anche noi cadiamo cento volte, lui centouno volte ci tenderà la mano, come a Pietro, e ci dirà "Coraggio, veglia."

    Ruggiero Ferrante

     


    preghiera a tavola
    Signore Gesù, vogliamo restare svegli
    per accogliere con gioia la tua visita.
    Benedici quello che mangeremo
    e donaci la pace e la gioia.
    Amen

     

    ANNO DELLA VITA CONSACRATA

    29 Novembre 2014 - 2 Febbraio 2016

    In una lettera, rivolta alla chiesa diocesana, il nostro Vescovo, Mons. Giovan Battista Pichierri annunzia che il 9 dicembre, in diocesi, con una "tavola a più voci", a cura del Centro di Spiritualità "Sanguis Christi", l' "Anno della Vita Consacrata 2015".  E ciò su indicazione stessa di Papa Francesco, che aprirà per la Chiesa Universale l' "Anno della Vita Consacrata" nella preghiera vigilare della Prima Domenica di Avvento il 29 novembre 2014.

    L'Arcivescovo volgendo lo sguardo allo realtà di Trani-Barletta-Bisceglie afferma: "Lodo e ringrazio insieme con voi la SS. Trinità per il dono della Vita Consacrata inserita nel corpo ecclesiale diocesano: 7 Ordini e Congregazioni maschili con la presenza di 10 case; 3 Monasteri di Clausura, 15 congregazioni femminili con la presenza di 30 case, 7 istituti secolari".

     

    Locandina apertura anno vita consacrata

     

     

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    «VENITE, BENEDETTI DEL PADRE MIO... PERCHÉ ERO NUDO E MI AVETE VESTITO...» Mt 25,34 ss.

    Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46)

    ero nudo e mi avete vestitoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

    Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".

    Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

    Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".

    Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".

    E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».



    il parroco

    Ci siamo! È l'ultimo atto. L'immagine di pecore e capri davanti al "Figlio dell'uomo" per ascoltare la consolante parola: "Venite, benedetti del Padre mio" per le pecore, per gli altri: "Via, lontano da me, maledetti nel fuoco eterno". È quanto ci accadrà al giudizio finale. La motivazione è tutta raccolta nell'amare o nel rifiutare di amare. Gesù, Pastore Re, che ama, guida, dona la vita, ed ora ci dà una traccia, fin troppo chiara, di come si svolgerà il giudizio. Un grande santo, S. Giovanni della Croce, ci ha lasciato questo pensiero: "Alla sera della vita, noi saremo giudicati sull'amore". Un amore concreto, non solo proclamato. L'amore di Dio che si riflette nei fratelli. "Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Che cosa? Dar da mangiare, dar da bere... ogni gesto di amore anche il più piccolo costituisce un credito prezioso per il Regno ed è fatto a Gesù stesso. Così il rifiuto dell'amore è condanna definitiva. Un grande premio per azioni minime, eppure che fatica che facciamo ad amore. La nostra bocca si riempie di belle parole: amore, giustizia, impegno, solidarietà...ma poi chiudiamo occhi e cuore ad amare il vicino, quello della porta accanto, o chi da lontano bussa alle nostre porte per un pane. Farebbe bene a tutti entrare al Centro Caritas di Madre Teresa di Calcutta della nostra città, per toccare con mano, guardare il loro volto, leggere nei loro cuori. Il vangelo sempre ed oggi, in particolare, ci ricorda: "Fratelli, non amiamo a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità".

    A Michele Dicorato il nostro grazie per la sua parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    IL SIGNORE VERRÁ

    il signore verraSi può vivere come se non si aspetta niente? Invece verrà il Signore. L'ha promesso, e con tutti gli angeli, re dei re. È una notizia fantastica, che riempie la vita di un'attesa trepidante e piena di speranza. Siamo immortali nel bene e nel male. Per quanti sono assetati di giustizia sarà il momento del giudizio. Un giudizio su come ho amato, non sul male fatto, piuttosto sul bene che non ho fatto. Ma a questo punto mi chiedo: riesco a vedere nel fratello che mi sta vicino l'immagine di Cristo? Quando il mio cuore sarà trasformato in modo che sento che gli altri sono parte di me e che tutti facciamo parte di un corpo? e questo corpo è Cristo? Nel Padre nostro diciamo: venga il tuo Regno; e Gesù dice: il Regno di Dio è in mezzo a voi. Queste parole, se crediamo, ci incoraggiano e ci sostengono a renderlo presente.

    Michele Dicorato



    preghiera a tavola
    Sia magnificato il tuo amore per noi, o Padre.
    Anche oggi ci doni un pasto da condividere.
    Rendici capaci di spezzarlo
    con chi vive nella necessità.
    Amen


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    UN UOMO, PARTENDO PER UN VIAGGIO, CHIAMO' I SUOI SERVI E CONSEGNO' LORO I SUOI BENIMt 25,14

    Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)

    servo beniIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

    «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.

    Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

    Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.

    Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".

    Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".

    Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo".

    Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"».



    il parroco

    La gioia è incontrare un uomo generoso in parole e in doni. Così la pagina del Vangelo di Matteo. "Un uomo consegnò i suoi beni. A uno cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì". Doni per tutti e di grande valore: i primi due raddoppiano il capitale, l'ultimo lo conserva intatto. Soddisfazione e premio per i primi, "tenebre, pianto e stridore di denti" per l'ultimo. La parabola è chiara ed è per noi. Quanti doni abbiamo ricevuto e, purtroppo, per la paura li nascondiamo! Primi a lamentarci e a criticare coloro che provano a impegnarsi. Il vangelo non va nascosto, ma impiegato nella vita, rischiando nei progetti e nell'azione. Papa Francesco non si stanca di stimolarci a correre rischi "preferisco una chiesa ferita che una adagiata nell'immobilismo". Alla preghiera deve corrispondere l'azione, l'impegno, la creatività per far crescere la comunità.

    A Costanza Laserra il nostro grazie per la proposta evangelica.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    PER CHI SA OSARE

    La parabola dei talenti ci porta a riflettere sulle responsabilità di ciascuno di noi nella nostra Comunità e in ciascun ambito di vita. Infatti il Vangelo di questa domenica ci invita a riscoprire quali sono i nostri "talenti". Quali sono cioè i doni che il Signore ci offre per la salvezza nostra e altrui. Poiché ognuno è talento di Dio per gli altri. Nessuno è senza talenti, a ciascuno di noi Dio ha dato una ricchezza, ma non si tratta di un tesoro da custodire gelosamente. Occorre, invece, mettere a disposizione quanto donatoci da Dio, le nostre capacità, per diffondere il Vangelo: la buona notizia che Gesù è morto e risuscitato per la nostra salvezza, per la salvezza di tutti gli uomini, nessuno escluso. Dobbiamo essere donatori di pace, di libertà, di giustizia, di gioia... altrimenti rischiamo di fare la fine del terzo servo, che per paura e pigrizia ha preferito sotterrare, nascondere quel talento ricevuto. Certo, di sicuro non ha corso rischi, poiché così sapeva che avrebbe restituito al suo padrone esattamente quanto ricevuto (e questo lo avrebbe sollevato da ogni responsabilità).

    ..Ma non era ciò che gli era stato chiesto o quello che il suo padrone si attendeva..

    Quel talento donato dal padrone (Dio) è un atto di fiducia, ma quel servo che ha una visione sbagliata di Dio, ne ha paura. La paura paralizza la vita, mentre il dono esige un impegno. Quel terzo servo pavido non ha voluto mettersi in gioco... mentre il Regno è per chi sa osare: chi non vuole perdere le proprie sicurezze finisce per perdere il Regno.

    Occorre invece sperimentare la bellezza di condividere i talenti ricevuti e vivere la Comunità in maniera proficua, corresponsabile e feconda!

    Costanza Laserra



    preghiera a tavola
    Signore, Dio nostro,
    fa' che le nostre azioni ti siano gradite
    perché possiamo gustare
    il pane e la bevanda che ci offri.
    Amen


     libro animato

  • 64 giornata ringraziamento

    "Coltivare la terra in forme sostenibili, per nutrire il pianeta con cuore solidale"; "adottare comportamenti quotidiani basati sulla sobrietà e la salubrità nel consumo del cibo"; "rendere grazie a Dio e ai fratelli" per il dono "che ogni giorno riceviamo dalla terra e dal lavoro dell'uomo, in modo tale da tutelarli anche per le prossime generazioni". Sono le "scelte" indicate dalla Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, nel messaggio per la 64ª Giornata nazionale del ringraziamento (9 novembre 2014).

    A pochi mesi dall'apertura di Expo Milano 2015, dedicato a "Nutrire il pianeta. Energia per la vita" - riferisce l'agenzia Sir - i vescovi incaricati della pastorale sociale e del lavoro richiamano il monito di Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale dell'alimentazione (16 ottobre 2013), sulla "tragica condizione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini". Di qui l'invito a custodire la terra "come un vero e proprio bene comune della famiglia umana, dato per la vita di tutti".

    La stessa disponibilità della terra, si legge ancora nel messaggio, "è a rischio: spesso essa è destinata ad altri scopi o diviene oggetto di una lotta commerciale tra le economie più forti. E non mancano le pressioni crescenti sul piano della legalità". Per uscirne i vescovi suggeriscono anzitutto di "educarci a pensare l'agricoltura come spazio in cui la giusta ricerca della remunerazione del lavoro si intrecci con la solidarietà, l'attenzione per i poveri, la lotta contro lo spreco, con un'attiva custodia della terra". Occorre promuovere un modello di produzione agricola attento alla qualità e alla salvaguardia dei terreni, "in modo da garantire effettiva sostenibilità.

    Il pensiero dei vescovi va anche al territorio, da preservare "contro il degrado e la cementificazione" e da riqualificare attraverso l'attività agricola. Quando esso ne è privato, è anche "più esposto a fenomeni di erosione, tanto più in un tempo di mutamento climatico, segnato da eventi meteorologici di vasta portata" che richiedono un'adeguata impostazione etica, un necessario cambio culturale, e un deciso impegno politico-economico da parte della comunità internazionale.

    Nel ringraziare i contadini per il loro impegno e i lavoratori immigrati presenti sul nostro territorio, i presuli sottolineano "la grande rilevanza delle famiglie rurali, testimoni concrete di un'alleanza con la terra che esse sono chiamate a rinnovare nelle pratiche produttive".

    Un richiamo, infine, alla responsabilità delle singole persone e delle famiglie, consumatori, ma anche cittadini attivi e responsabili. "Educarci alla custodia della terra" significa anche "adottare comportamenti e stili di vita in cui l'uso del cibo e dei prodotti alimentari sia più attento e lungimirante", nonché "agire sulle nostre famiglie per ridurre ed eliminare lo spreco alimentare, che nelle società agiate raggiunge livelli inaccettabili", come ha più volte denunciato Papa Francesco parlando della "cultura dello scarto". (Radio Vaticana)


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    «ALLORA FECE UNA FRUSTA DI CORDICELLE E SCACCIO' TUTTI FUORI DAL TEMPIO»Gv 2,15

    Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-12)

    cacciata dal tempioSi avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

    Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.

    Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

    I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.



    il parroco

    La liturgia di ogni domenica, anche se celebrata in una piccola chiesa, è sempre universale, ma oggi, in modo particolare, perché è il giorno della dedicazione della Chiesa di Roma, S. Giovanni in Laterano, come segno di unità, di fede per tutti i credenti. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa". Sulla pietra angolare, che è Cristo, si fonda la nostra fede, confermata da Pietro e, oggi, da Papa Francesco. Non è un culto alla chiesa di pietre, ma al suo significato. E' Gesù, il nuovo Tempio, in cui l'uomo ritrova la comunione con Dio e noi formiamo la sua Chiesa, come ci ricorda S. Paolo: "Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?". Lasciamoci accompagnare dalla bellezza e melodia del canto nella festa della Chiesa:

    "Cristo, pietra angolare,
    fondamento immutabile,
    stabilito dal Padre
    per unire le genti!
    In te salda si edifica
    la Chiesa una e santa,
    città del Dio vivente,
    tempio della sua lode.
    Vieni dolce Signore,
    vieni nella tua casa;
    accogli con clemenza
    i voti dei fedeli.
    In questa tua dimora
    la grazia dello Spirito
    discenda sulla Chiesa,
    pellegrina nel mondo".

    Grazie alla famiglia Rizzitiello per la loro parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    DIVENTARE LA CASA DI DIO

    diventare casa di dioGesù, in prospettiva della sua passione, morte e risurrezione con la quale redimerà l'intera umanità e rivelerà in Lui la presenza del Padre, si imbatte con i mercanti di bestiame e con i cambiavalute che non pensano ad altro che ai propri interessi di guadagno, facendo del culto un pretesto per fare lucro. Questo commercio autorizzato dalle autorità religiose e dal sommo sacerdote Caifà, scatena la dura reazione di Gesù che constata il carattere profano col quale si festeggia la Pasqua. L'evangelista ci presenta Gesù come il fustigatore dei vizi e delle azioni malvagie e come colui che denuncia e rimprovera questo loro comportamento: "Non fate della casa del Padre mio un mercato". I sommi sacerdoti chiedono spiegazioni e un segno per la sua reazione ma egli risponde che il segno che darà è quello di far risorgere il tempio qualora lo distruggessero, ma essi non compresero perché Gesù parlava del tempio del suo corpo, parlava di sé. Gesù è il nuovo tempio in cui dimora Dio e che nessuno potrà distruggere. Con Lui lo diventiamo anche noi, infatti, prima che Cristo ci redimesse, noi eravamo abitazione del diavolo, in seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si è degnato di fare di noi la sua dimora. Ma ricordiamo che, affinché il Signore possa sempre dimorare nel tempio della nostra anima, dobbiamo cacciare via ogni ombra di vizio e di azioni malvagie, cacciamo i mercanti e i cambiavalute dalla nostra vita. Non macchiamo la nostra anima con le sozzure del peccato. Dio vuole che nella nostra anima non vi siano tenebre ma piuttosto risplenda la luce delle opere, perché sia glorificato colui che sta nei cieli.

    Giovanni e Giuseppina Rizzitiello




    preghiera a tavola
    Signore nostro Dio,
    ti benediciamo per i doni di questa mensa.
    Fa' che accogliamo nella gioia
    il tuo Figlio Gesù,
    per essere sempre
    tempio vivo del suo amore.
    Amen




    DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

    Con il battesimo siamo tutti diventati tempio di Dio

    dedicazione basilica lateranense

    La dedicazione della casa di preghiera è la festa della nostra comunità. Questo edificio è divenuto la casa del nostro culto. Ma noi stessi siamo casa di Dio.

    Veniamo costruiti in questo mondo e saremo dedicati solennemente alla fine dei secoli. La casa, meglio la costruzione, richiede fatica. La dedicazione, invece, avviene nella gioia. Quello che qui avveniva mentre questa casa si innalzava, si rinnova quando si radunano i credenti in Cristo. Mediante la fede, infatti, divengono materiale disponibile per la costruzione come quando gli alberi e le pietre vengono tagliati dai boschi e dai monti.

    Quando vengono catechizzati, battezzati, formati sono come sgrossati, squadrati, levigati fra le mani degli artigiani e dei costruttori.

    Non diventano tuttavia casa di Dio se non quando sono uniti insieme dalla carità. Questi legni e queste pietre se non aderissero tra loro con un certo ordine, se non si connettessero armonicamente, se collegandosi a vicenda in un certo modo non si amassero, nessuno entrerebbe in questa casa. Infatti quando vedi in qualche costruzione pietre e legni ben connessi tu entri sicuro, non hai paura d'un crollo.

    Volendo dunque Cristo Signore entrare e abitare in noi, diceva, quasi nell'atto di costruire: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34). Ha detto: «Vi do un comandamento nuovo». Eravate infatti invecchiati, non mi costruivate ancora una casa, giacevate nelle vostre macerie.

    Perciò, per liberarvi dal disfacimento delle vostre macerie, amatevi gli uni gli altri. Consideri dunque la vostra carità che questa casa è ancora in costruzione su tutta la terra, come è stato predetto e promesso. Quando si stava edificando il tempio dopo l'esilio, com'è scritto in un salmo, si diceva: Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra (cfr. Sal 149, 1). Quel che qui è detto «canto nuovo», è chiamato dal Signore «comandamento nuovo». Qual è infatti la caratteristica del canto nuovo se non l'amore nuovo? Cantare è di chi ama. La voce di questo cantore è fervore di santo amore.

    Dunque, quanto qui vediamo fatto materialmente nei muri, sia fatto spiritualmente nelle anime; e ciò che vediamo compiuto nelle pietre e nei legni, si compia nei vostri corpi per opera della grazia di Dio.

    Anzitutto perciò ringraziamo il Signore nostro Dio, da cui viene ogni buon regalo e ogni dono perfetto; rendiamo lode alla sua bontà con tutto l'ardore del cuore, perché ha eccitato l'animo dei suoi fedeli alla costruzione di questa casa di orazione, ne ha stimolato l'amore, ha prestato l'aiuto; ha ispirato a volere coloro che ancora non volevano, ha aiutato gli sforzi della buona volontà perché passassero all'azione; per questo è Dio stesso che ha cominciato e portato a termine tutto questo, egli «che suscita» nei suoi «il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2, 13).

    S. Agostino



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    VEGLIATE

    Dal Vangelo secondo Matteo (24,37-44)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.

    Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».


    il parroco

    Questa domenica segna l'inizio del nuovo anno liturgico che accompagna l'uomo ed in particolare il credente a vivere la meravigliosa avventura della storia di un Dio che si è fatto uomo per essergli accanto, per salvarlo. E' il tempo dell'Avvento. Di domenica in domenica siamo invitati ad alzare lo sguardo, a desiderare qualcosa di nuovo, a vedere la luce! Si fa nostro compagno di viaggio l'evangelista Matteo, uno che aveva fatto della sua vita quello che voleva, mettendo al primo posto i suoi interessi personali, i soldi, a scapito della povera gente, ma un giorno incontra Gesù e la sua vita acquista una nuova direzione, diventa discepolo attento, ascolta ogni cosa e quando è chiamato ad annunciare con la vita e la parola tira fuori il meglio di sé, racconta il Vangelo, la buona notizia iniziando così: "Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo". Ogni domenica sentiremo: Dal Vangelo secondo Matteo, non ce lo dice, ma tra le righe ci fa leggere la sua storia e ci invita ad imitarlo: " Ci sono riuscito io, pubblicano, ci riuscirai anche tu!". E allora pronti per il grande viaggio.

    La prima indicazione offerta dal vangelo di questa domenica di Avvento è quella di volgere lo sguardo verso gli ultimi tempi, richiamando "i giorni di Noè", il diluvio che trova impreparati gli uomini. Come il primo diluvio trovò impreparati gli uomini di allora, così anche oggi. Un torpore si diffonde anche oggi tanto che guardare lontano, pensare le ultime cose è impensabile, anzi volutamente rimosso con uno stile di vita di consumismo e di immediata resa di quanto appaga l'attimo presente. Se questa è la realtà, quale deve essere l'atteggiamento dell'uomo? "Vegliate!". Il tempo di Avvento è quello favorevole per mantenere alta la speranza, rafforzando la fede riscoprendo la preghiera in questi giorni di cammino ad incontrare Gesù nel mistero della Incarnazione, Lui Figlio di Dio nasce nella nostra umanità: Maranhatà. Vieni, Signore Gesù!

    "Strada facendo" ringrazia Maddalena Russo per la partecipazione alla Parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     vignetta 96



    ATTENTI E VIGILI

    I testi del Vangelo sono la via più sicura per sentirci vicini a Dio e non ci ingannano mai. Il messaggio del Vangelo di questa domenica, ci sprona ad essere attenti e vigili. E noi ci domandiamo: perché bisogna essere vigili? Certamente non dobbiamo stare fermi ed attendere senza far nulla con gli occhi rivolti al cielo, ma dobbiamo operare per mettere in pratica il messaggio del Vangelo. L'esempio del ladro che non annuncia quando scassinerà una casa, è facilmente comprensibile, nessuno di noi lascerebbe la propria casa sapendo della venuta del ladro. Così è per noi la venuta del Signore: improvvisa. E noi per non essere impreparati, dobbiamo mettere in pratica la Sua parola, fare la Sua volontà e vivere la nostra vita sulle orme di Gesù, solo così non saremo impreparati quando il Signore verrà per il giudizio finale. Oggi è la prima domenica di Avvento, prepariamoci a vivere un Natale pieno di fede.

    Maddalena Russo

      

    libro animato

  • Domenica 15 Dicembre 2013

    PROGETTO SOCIO-SANITARIO A YALIKPO - RD CONGO

    "Ogni volta che avete fatto queste cose
    a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
     l'avrete fatto a me" (Mt.25,40)

    logo essegielleAnche quest'anno il nostro Natale sa di Solidarietà sostenendo il progetto EsseGiElle, teso a realizzare un centro sanitario ed un primo pozzo nella zona di Yalikpo, RD CONGO.

    Il Villaggio di Yalipko, come il territorio di Bumba in particolare, conosce una copertura molto bassa di assistenza sanitaria di base, a causa di una carenza notevole di strutture sanitarie in grado di fornire un servizio medico di qualità. In molti casi si ricorre alla cura tradizionale e, ai limiti dell'impossibile, quella sanitaria moderna con un sacrificio fuori dal comune in termini di risorse.

    A questo problema è strettamente connesso l'approvvigionamento di acqua potabile per le abitazioni.

    africaLa fonte di acqua potabile più vicina è una sorgente che dista 3 kilometri dal villaggio ed logo medè localizzata in piena foresta. Occorre più di un'ora per portare acqua nelle abitazioni e, principalmente, sono le donne e i bambini che si addentrano nella selva con ogni sorta di recipiente utile per raccogliere una quantità che non può soddisfare che una minima parte del fabbisogno famigliare quotidiano.

    Mangiare insieme, condividere insieme la mensa che si allarga e raggiunge chi non ha di che vivere e gli fa posto alla tavola della famiglia di Dio. Ecco la gioia di vivere fin d'ora come commensali al banchetto celeste tra canti di gioia e danze di esultanza...e perché no, una bella tombolata !!!

    Il divertimento è assicurato, partecipa anche tu!

    pozzoPer prenotare il biglietto rivolgersi presso l'ufficio o ai referenti di tutti i gruppi parrocchiali.

  • caritas filippine

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    COSTUI E' IL RE

    Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43)

    costui il reIn quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».

    Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

    Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

    E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».


    il parroco

    Con questa domenica, solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo, si chiude l'anno liturgico. Siamo stati accompagnati dal Vangelo di Luca nel lungo viaggio verso Gerusalemme dove si è compiuta la morte e la risurrezione di Gesù, il Mistero pasquale. Portiamoci anche noi sul Calvario per esserne partecipi. L'evangelista descrive, con mano di artista, la cosa. "Il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano". Sono andati allo spettacolo per sfidarlo, per deriderlo. Assistere era prendersi una rivincita di tutto quello che aveva detto e fatto: è ora lì inchiodato alla croce per una morte crudele, miserabile, da schiavo. Nel Tempio, nelle sinagoghe, lungo le strade accettava il confronto e li metteva a tacere, ora è sul trono della croce, da sconfitto, alle provocazioni e ai ricatti: "Ha salvato altri! Salvi se stesso". La sua risposta è il silenzio d'amore. "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me". Ma l'uomo nella sua cecità è tanto incapace di leggere, di vedere, di sentire l'amore da restare solo "osservatori" prendendosi gioco di un re da burla, offrendogli "l'aceto" segno del loro odio. La sua parola ora si fa vita: "nessuno ha un amore più grande di chi dona la propria vita". Nello scenario del Calvario accanto alla croce di Gesù ci sono due malfattori, anche loro entrano in azione, uno imprecando: " Salva te stesso e noi" e l'altro nella verità della sua vita si affida: "Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno". Gesù si lascia ferire da questa fiducia e non si tira indietro, non fa interrogatori, non dà giudizi, ma apre le porte del Regno: " Oggi con me sarai in paradiso". Dalla Croce la più bella notizia: il Regno di Dio, il Paradiso! Ricorro a S. Giovanni Crisostomo nella richiesta del malfattore: "Vedi che gran cosa è questa proclamazione del ladro? Proclamò Cristo Signore e aprì il paradiso; e acquistò tanta fiducia, che da un podio di ladro osò chiedere un regno. Vedi di quali beni la croce è sorgente? Chiedi un regno? Ma che cosa vedi che te lo faccia pensare? In faccia hai una croce e dei chiodi, ma la croce, egli dice, è simbolo di regno. Invoco il re, perché vedo il Crocifisso; è proprio del re morire per i suoi sudditi. Questo disse: "Il buon pastore dà la vita per le sue pecore". Dunque, anche un re dà la vita per i sudditi. Poiché dunque diede la sua vita, lo chiamo Re. "Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno".

    Grazie a Matteo De Candia per la partecipazione al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

    fumetto



    L'OGGI DI DIO

    E' la festa della regalità di Cristo. Lui sulla croce, che si offre in sacrificio per la sua sposa, la Chiesa, e osservatori che giudicano, deridono. Anche oggi sono tanti coloro che sono crocifissi: non hanno un tetto, hanno perso il lavoro, i giovani in situazione precaria. Noi ascoltando questo vangelo siamo liberati dalla Croce come il buon ladrone.

    Dalla Croce di Gesù i sacramenti per prendere forza e portare frutti. Dobbiamo imparare dal buon ladrone: "Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gesù non l'ha fatto aspettare, così non farà aspettare tutti i credenti, "oggi sarà con me in paradiso". E' arrivato così l'oggi di Dio, quello che aspetta ciascuno di noi.

    Matteo De Candia


    IL TEMPO DI AVVENTO
    Da «È ormai tempo di svegliarvi dal sonno» (Rm 13,11). Sussidio CEI, Avvento - Natale 2013

    Guardo da lontano
    e vedo arrivare la potenza del Signore,
    come una nube che copre la terra;
    andategli incontro e dite:
    Sei tu colui che aspettiamo,
    il Re della casa d'Israele?
    Voi tutti, abitanti della terra, figli dell'uomo,
    poveri e ricchi insieme,
    andategli incontro e dite:
    Pastore d'Israele, ascolta,
    tu che guidi il tuo popolo come un gregge,
    sei tu colui che aspettiamo?
    Sollevate, porte, i vostri frontali;
    alzatevi, porte antiche:
    entri il Re della gloria, il Re della casa d'Israele.

    Questo responsorio che sigilla l'Ufficio delle letture della prima domenica di Avvento è un'eccellente sintesi degli atteggiamenti che la liturgia fa vivere ai credenti in questo tempo. È l'attesa di un popolo intero, è soprattutto l'attesa di un popolo di poveri, desideroso di abbracciare l'unico che può dargli vita e salvezza. È un' attesa dinamica poiché egli viene incontro al suo popolo, ma anche il popolo si mette in cammino verso il suo Signore. Dono e impegno come il sentimento di stupore misto a invocazione ardente che permea questa preghiera densa di riferimenti biblici (cfr. Mt 11,3, Sal 49,3, Mt 25,6; Sal 80,2; Sal 24,7.9). Soprattutto l'immagine conclusiva delle porte del tempio è particolarmente efficace per cogliere la dinamica iniziatica del tempo di Avvento. Se il Signore entra solennemente nel suo tempio, come Cristo è entrato nella storia dell'uomo, anche il credente è chiamato a varcare la soglia del rito per accedere per via simbolica al mistero che lo rigenera. L'Avvento, vera soglia dell'anno liturgico, è icona temporale e liturgica di Cristo, porta delle pecore (cfr. Gv 10,9), attraverso la quale i discepoli devono passare se vogliono avere salvezza. Un passaggio necessario nei ritmi e nei simboli per accogliere il Re della gloria e lasciarsi da lui risollevare. Evidentemente l'atteggiamento della vigilanza è l'atteggiamento fondamentale. Nella celebrazione i tempi si contraggono e la memoria del passato e della lunga attesa di Israele prepara, prelude e, in qualche modo realizza, l'attesa della Chiesa. Pertanto «è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti» (Rm 13,11). Se il sonno è sinonimo di assenza e di incoscienza, la veglia o vigilanza, invece indica presenza e consapevolezza. Non a caso, da sempre, una delle forme celebrative più sentite è proprio quella del pregare vegliando dove l'assemblea "osa" interrompere il modo consueto di vivere la notte, ovvero il riposo e il sonno, per riconoscere nella lode e nella supplica Colui che sempre viene.

    La notte, allora, si fa simbolo eloquente della vita credente nella quale è sempre urgente la rottura con il sonno e il buio del peccato e l'apertura allo Sposo che arriva all'improvviso (cfr. Mt 25,1-13; Lc 12,35). È, dunque, desto colui che si prende a cuore le proprie sorti e le sorti del proprio prossimo e sa che la vigilanza, orante e attiva, è la via maestra per accogliere, con rinnovato stupore, colui che sta alla porta e bussa nell'attesa che gli apriamo per poter cenare con noi (cfr. Ap 3,20).

    In questo "mattino" dell'anno, quale è l'Avvento, il credente si apre alla speranza e si inebria della luce di Cristo: «Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta» (Francesco, Lumen fidei 1).

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    NEMMENO UN CAPELLO

    Dal Vangelo secondo Luca (21,5-19)

    nemmeno un capelloIn quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

    Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

    Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

    Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

    Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».


    il parroco

    E' la penultima domenica dell'anno liturgico e la Parola del Vangelo rivela le cose ultime, la fine del mondo, quelle che noi abbiamo rimosso dai nostri progetti di vita, riducendo il tutto, solo a quello che vediamo e tocchiamo per vivere spensierati senza troppo affanno.

    Gesù è nel Tempio, una meraviglia per la sua bellezza, grandiosità e soprattutto per il significato per tutto Israele di presenza di Dio. Ebbene, "non resterà pietra su pietra che non sarà distrutta". Un annuncio che lascia sgomenti, suscitando curiosità di conoscere tempi e momenti per correre ad eventuali ripari. La parola di Gesù si riferisce innanzitutto al tempio che è il suo corpo immolato sulla croce, risorto sarà il nuovo Tempio. Nello stesso tempo i discepoli saranno soggetti a persecuzioni e prove "a causa del suo nome" che si tradurranno in "occasione di dare testimonianza", aggiungendo il "tradimento di genitori, parenti, amici". Gesù non è un profeta di sventure, ci parla nella verità e ci prospetta l'ora della prova e ci annuncia il Vangelo di salvezza: "Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto". Questa è fede fondata sulla roccia che non delude, è speranza certa a differenza di tanti facili impostori che vogliono illudere nel presentare facili e appaganti illusioni. Senza troppe parole non è così difficile capire che ogni inizio ha una fine. Il Vangelo non ci porta alla "fine", ma "al fine" della vita, rassicurandoci di essere in buone mani che ci custodiscono sempre con amore, se Lui si preoccupa di un capello... perché temere? Santa Teresa nelle sue lotte umane e spirituali riusciva a cantare: "Niente ti turbi, niente ti spaventi, solo Dio basta...". Noi credenti abbiamo un Qualcuno che ci garantisce una serenità, una forza antisismica da resistere ad ogni calamità, anche alla fine del mondo. Siamo nelle sue mani, nel suo cuore.

    Grazie a Lucrezia Bombini per la sua parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    UNA SCROLLATA ALLE NOSTRE CERTEZZE

    scrollata alle certezzeNel vangelo, Gesù si rivolge subito a coloro che lo ascoltano e sentirsi dire che il Tempio sarebbe stato distrutto e non sarebbe rimasta neanche una pietra, deve essere stato per i presenti devastante come un terremoto. In realtà, Gesù si riferiva al tempio delle proprie convinzioni. Quante volte siamo convinti che la nostra fede sia incrollabile oppure che possiamo fare a meno di Dio. In entrambi i casi ci rendiamo conto che le nostre certezze davanti a una sofferenza crollano. Il dolore ci rende fragili e finiamo per confidare nella cose del mondo, che ci allontanano dalla verità di Dio. Per questo Gesù ci richiama a riflettere sulle nostre certezze dal momento che niente e per sempre e che tutto è destinato a finire se non ricerchiamo la vera essenza della vita che è la fede in Cristo Gesù. Sicuramente suscitano scalpore le affermazioni di Gesù che riguardano il tradimento da parte dei genitori, può sembrare qualcosa di incompressibile o quasi "contronatura". Non è un caso che Gesù abbia usato un concetto così forte, infatti questo ammonimento serve a dare una scrollata alle nostre certezze e ci fa capire che se non rimaniamo radicati nella fede autentica, tutto quello che ci accade durante la nostra vita può allontanarci dall'amore di Dio.

    Lucrezia Bombini



    CON IL BATTESIMO SIAMO TUTTI DIVENTATI TEMPIO DI DIO
    Dai «Discorsi» di san Cesario di Arles, vescovo, citati dall'Arcivescovo nell'omelia dell'80° della festa della nostra Chiesa

    battesimo tempio di dioCon gioia e letizia celebriamo oggi, fratelli carissimi, il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo è vero senza dubbio. Tuttavia i popoli cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che è proprio in essa che sono rinati spiritualmente.

    Per la prima nascita noi eravamo coppe dell'ira di Dio; la seconda nascita ci ha resi calici del suo amore misericordioso. La prima nascita ci ha portati alla morte; la seconda ci ha richiamati alla vita. Prima del battesimo tutti noi eravamo, o carissimi, tempio del diavolo. Dopo il battesimo abbiamo meritato di diventare tempio di Cristo. Se rifletteremo un po' più attentamente sulla salvezza della nostra anima, non avremo difficoltà a comprendere che siamo il vero e vivo tempio di Dio. «Dio non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo» (At 17, 24), o in case fatte di legno e di pietra, ma soprattutto nell'anima creata a sua immagine per mano dello stesso Autore delle cose.

    Il grande apostolo Paolo ha detto: «Santo è il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3, 17). Poiché Cristo con la sua venuta ha cacciato il diavolo dal nostro cuore per prepararsi un tempio dentro di noi, cerchiamo di fare, col suo aiuto, quanto è in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni.

    Chiunque si comporta male, fa ingiuria a Cristo. Prima che Cristo ci redimesse, come ho già detto, noi eravamo abitazione del diavolo. In seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si è degnato di fare di noi la sua dimora.

    Se dunque, o carissimi, vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio. Parlerò in modo che tutti mi possano comprendere: tutte le volte che veniamo in chiesa, riordiniamo le nostre anime così come vorremmo trovare il tempio di Dio.

    Vuoi trovare una basilica tutta splendente?

    Non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre.

    Fa' piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli.

    Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima. Lo ha affermato egli stesso quando ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò (cfr. Lv 26, 11. 12).

    libro animato

  • 80 anniversario chiesa

    "Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale" (1 Pt. 2,5)




    Con Maria riscopriamo la nostra fede
    con i sacerdoti di San Ferdinando di Puglia


    6 Novembre - "Eccomi sono la serva del Signore"
    predicatore: Padre Rosario Piazzolla OMD
    rosario piazzolla 


    7 Novembre - "Maria premurosa nella carità"
    predicatore:Padre Ignazio Miccolis OMD
    p ignazio  


    8 Novembre - "Dal grembo verginale di Maria, Cristo"
    predicatore: Padre Michele Lopopolo OMD
    lopopolo  


    9 Novembre - "Maria immagine e Madre della Chiesa"
    predicatore:Don Mimmo Marrone
    don mimmo marrone  


    10 Novembre - "Maria Vergine fonte di luce e di vita"
    predicatore:Padre Tommaso Galasso OMD
    Padre-Galasso  


    11 Novembre - "Maria Vergine Tempio del Signore" 
    predicatore: Padre Francesco Petrillo OMD
    p generale  


    12 Novembre -Omelia S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo
    mons pichierri  
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  • nel grembo della sposa2


    Che cos'è l'Oratorio

    Quando nella seconda metà del '600 San Filippo Neri creò a Roma l'oratorio di San Girolamo della carità, non pensava che quel nome "oratorio" sarebbe ben presto divenuto il nome di un genere musicale che avrebbe avuto un grande sviluppo nei secoli seguenti. L'intuizione originale dell'"oratorio" non è strettamente musicale; S. Filippo si serviva della musica per accompagnare la preghiera e la catechesi che si svolgeva a San Girolamo, ma questa invenzione apparve subito come un mezzo per avvicinare a Dio giovani ed adulti, ignoranti e colti.

    Attraverso l'universale linguaggio della musica e del canto, la parola di Dio diventa più facile, più comprensibile, più vicina al cuore di ciascuno. Col tempo le laudi polifoniche anche monodiche, accompagnate o no da strumenti, divennero più preziose e curate, scrissero per l'oratorio musicisti quali Animuccia e Palestrina, e pian piano l'"oratorio" acquisisce una forma drammatica per rappresentare, quasi come un'opera, i sentimenti e le vicende bibliche muovendoli cuore degli ascoltatori. Scrissero oratori tutti i più grandi musicisti in ogni epoca, ma gradualmente la forma musicale ha preso il sopravvento sul contenuto spirituale che, pur sempre presente, rimaneva chiuso all'interno della composizione. Il pubblico, in una parola, prese il posto degli "oratoriani", si veniva a "sentire la musica" e non più a "pregare con la musica".

    Questo oratorio vuole essere un tentativo di "ritorno" al modo con cui San Filippo vedeva il rapporto Parola-musica.

    don Marco Frisina

  • I Parroci del Rosario

    i parroci del rosario

  • logo strada facendo anno di fede



    DIO DEI VIVENTI

    Dal Vangelo secondo Luca (20,27-38)

    dio dei viventi2In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c'è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».

    Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».


    il parroco

    Sono giorni di memoria e di festa per gli ottanta anni della Chiesa del Rosario. una settimana giubilare, animata dai sacerdoti leonardini e da don Mimmo Marrone, nati sotto lo sguardo di Maria del Rosario.

    Quel 12 novembre del 1933 ha segnato l'inizio di un cammino meraviglioso di fede e di vita cristiana. L'intuizione di Mons. Raffaele Lopez che ha voluto con grande tenacia la sua costruzione si è rivelata vincente. Ogni chiesa appartiene al suo popolo, ma quella del Rosario lo è in modo ancora più partecipato, mattone su mattone, soldo su soldo per realizzarla in tutta la sua bellezza, con le sue possenti colonne, gli archi gotici che accompagnano all'incontro con Dio coloro che vi entrano sotto lo sguardo materno di Maria. La chiesa ci appartiene, è la nostra casa, proviamo a chiederci: e se non ci fosse? Come sarebbe la nostra vita? Ne sentiremmo la nostalgia? Ogni chiesa non solo è la casa dove "abita" Dio, nostro Padre, che si è rivelato in Gesù, dandoci la salvezza, ma è anche la casa dove gli uomini incontrandosi possono formare la vera Chiesa, fatta "di pietre vive per un edificio spirituale". E' questa la Chiesa più vera, quella sempre giovane, bella, "senza macchia né ruga". La nascita della nostra risale a ottanta anni fa, e ha assunto il ruolo di parrocchia l'undici Novembre 1947 con l'arrivo dei Padri Leonardini. Quel giorno fu piantata una croce a memoria dell'evento, in Via Barletta e la Confraternita del Rosario, che quest'anno festeggia il 60° di fondazione, ha preso a cuore l'opera di restauro e abbellimento, di quella Croce gloriosa del Cristo da cui vogliamo ripartire per essere forza di Vangelo in un mondo che cambia. Tutto questo si inserisce nell'anno della Fede che volge al termine e nel pieno svolgimento del Primo Sinodo diocesano per realizzare una Chiesa di comunione e di missione. La porta della Fede rimane aperta per attingere in abbondanza, per crescere in gioia di testimonianza e di missione. L'evento celebrativo non deve finire in un museo, ma nel cuore per riaccendere l'intima gioia di essere figli di questa santa Madre Chiesa, la nostra Chiesa del Rosario.

    Grazie ai coniugi De Lillo per il commento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    UNA ROTTA DIVERSA

    una rotta diversaSiamo in Novembre, mese tradizionalmente dedicato alla memoria dei defunti e la Chiesa ci invita oggi ad una riflessione profonda sul mistero della morte, ma soprattutto della Risurrezione dei morti. Una riflessione che rifiuta la disperazione ma non banalizza la morte, presentandocela come ingresso nel mistero di Dio.

    Alla storiella congegnata dai Sadducei, forte arriva la risposta di Gesù che, senza mezzi termini ci spiega che l'aldilà è tutta un'altra cosa, una proclamazione di Dio come Signore della Vita, radice di eternità per tutti coloro che sono stati in comunione e in alleanza con Lui. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento o aggiustamento della vita che conosciamo e neppure la semplice eliminazione delle storture più evidenti. Il nuovo supera la nostra immaginazione perché Dio ci stupisce continuamente con il suo Amore creativo. Contrariamente al pensiero dei Sadducei accade che non è questa vita a fare da riferimento all'eternità ma l'eternità a trasfigurare ed offrire una rotta diversa alla nostra esistenza. L'evidenza della storia, l'esperienza, sembrano dire: il cammino dell'uomo va dalla vita verso la morte. Gesù capovolge la prospettiva: dalla morte alla vita va il pellegrinaggio dell'uomo. La morte sta dietro, alle spalle, non in faccia. Davanti a me sta il Dio dei viventi, il Dio in cui fermamente crediamo, altrimenti sarebbe tutto un' inutile ed effimera illusione. In Cristo risorto.

    Maria e Leonardo De Lillo


    CATECHISTI PELLEGRINI AD ASSISI

    catechisti pellegrini ad assisiLo scorso fine settimana il gruppo dei catechisti ha vissuto un momento di ritiro ad Assisi. Come pellegrini ci siamo messi in cammino per cercare Dio guidati dall'esempio di S. Francesco, un uomo come noi, che si è spogliato di tutto, per lasciarsi rivestire dall'amore di Dio, confidando totalmente in Lui e compiendo la sua volontà.

    Arrivati, abbiamo dapprima visitato la Basilica inferiore di S. Francesco poi ci siamo recati nella cripta, dove nonostante l'andirivieni di gente si sentiva molto forte il clima di raccoglimento di chi era fermo a pregare e chi era in fila per visitare da vicino la tomba del santo. Abbiamo potuto, in quei pochi minuti, meditare e contemplare come per noi oggi sia difficile fermarsi e stare in silenzio, trasportati dalla frenesia dei tempi... Fermarsi e stare in silenzio per Francesco ha significato incontrare davvero Gesù! Ha significato spogliarsi (in tutti i sensi) dell'uomo vecchio per abbracciare la volontà di Cristo!... ciascuno si è chiesto: cosa, sono disposto a lasciare, a perdere per incontrare il Signore? Passando poi nella Basilica superiore abbiamo potuto ammirare gli affreschi che raffigurano la storia del santo, nei quali si potevano anche percepire le emozioni che vivevano gli stessi personaggi rappresentati nei dipinti.

    Una volta fuori ci siamo recati nella Basilica di Santa Chiara dove abbiamo pregato sulla tomba della Santa e, dopo aver celebrato l'Eucaristia, la contemplazione del Crocifisso di S. Damiano, ci ha guidato nella meditazione. Il Cristo non inchiodato ma in piedi ci ha dato l'impressione che quella persona morta e risorta per noi ci venga incontro e ci guardi con i suoi occhi ben aperti trasmettendoci amore filiale.

    La mattina seguente, abbiamo ripreso il nostro pellegrinaggio visitando il Sacro Tugurio, a Rivotorto, a pochi chilometri da Assisi, dove S. Francesco stando in silenzio e in raccoglimento con i suoi compagni ha scritto la prima regola del suo ordine. Subito dopo ci siamo recati al lebbrosario: una chiesetta oggi dedicata a S. Maria Maddalena, dove abbiamo celebrato l'Eucaristia; abbiamo potuto notare come in questi luoghi il santo non sia capitato per caso, ma che ci sia stato di proposito e come in lui stava già crescendo la voglia di cambiamento, quella conversione totale che lo porta a lasciare tutte le sue comodità e abitudini, e vivere come il più povero tra i poveri. Difficile per noi fare a meno delle cose inutili figuriamoci delle comodità...

    Ritiro Catechisti Assisi 2013Molto contemplativa è stata poi la visita all'Eremo delle Carceri dove il santo era solito ritirarsi in meditazione. Visitare quel posto ci ha portato alla mente alcune pagine di Vangelo molto belle e ricche di significato, come quello della "porta stretta" e li ce ne erano di porte strette e basse, quasi a volerci indicare la necessita di scendere dai piedistalli e di non essere orgogliosi, superbi, pieni di pregiudizi, di lasciare ogni tipo di zavorra per riuscire a raggiungere la propria salvezza. Dopo pranzo siamo stati alla Basilica di Santa Maria degli Angeli dove abbiamo pregato all'interno della Porziuncola e visitato la cappella del Transito e il Roseto senza spine. Finita la nostra visita, siamo ripartiti alla volta di casa.

    Che dire di più... è bello "sentire" il silenzio tra tanto rumore per capire quanto sia necessario stare soli con Dio, per sperimentare scelte e fare chiarezza in noi ed è per questo che invitiamo tutti a ritagliarsi momenti di silenzio nel quotidiano, perché Dio si fa avanti e si fa trovare, ma a noi spetta dedicargli tempo per ascoltarlo.

    Grazie ai padri Luigi che ci hanno supportato per questa iniziativa (che speriamo di ripetere quanto prima) e grazie ai catechisti, a tutti quelli che c'erano e quelli impossibilitati a venire, ma che ci hanno sostituito nelle attività quotidiane: grazie di cuore.

    Mimmo Binetti e Pamela Messinese

    libro animato

  • DOMENICA 10 NOVEMBRE

    63ª GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO

    giornata nazionale ringraziamento

    In questa domenica ringrazieremo il Signore riconoscendo la sua mano creatrice e provvidenziale che nutre i suoi figli.

    Per questo, Sabato 9, la comunità è invitata a portare qualche "frutto della terra" (olio, frutta, ma anche marmellate fatte in case, etc...) da offrire all'altare. Quanto raccolto sarà distribuito alle famiglie bisognose della parrocchia.

  • logo strada facendo anno di fede



    A CASA TUA

    Dal Vangelo secondo Luca (19,1-10)

    a casa tuaIn quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura.

    Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.

    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

    Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

    Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».


    il parroco

    La pagina evangelica di questa domenica ci offre ancora una volta l'incontro di Gesù con un pubblicano. Possiamo dire è il suo lato debole, l'incontra per strada, al tempio, in casa, ogni occasione è buona per manifestare un amore personale. Tutti allontanano i pubblicani, sanno che tipi sono, si mettono a servizio di Roma nel riscuotere i tributi, arricchendosi a scapito della povera gente, quindi è meglio evitarli, non solo, ma anche disprezzarli. Luca ci offre riferimenti preziosi sulla identità di questo pubblicano: Il suo nome Zaccheo , "capo dei pubblicani" un ruolo importante che la dice lunga sulle sue capacità di gestire il mestiere per facili guadagni, "piccolo di statura", motivo che fa scattare in lui un desiderio ancora più forte di "vedere" Gesù e come scoiattolo si arrampica su di un sicomoro, così nascosto tra il fogliame vede, osserva senza essere visto. Quanto è forte il desiderio, fa superare ogni difficoltà! Abituato alla cassa, al tintinnare delle monete, fare un salto su di un albero lo fa crescere in altezza...morale! E poi, sentirsi chiamato per nome, riconosciuto, lo ha messo a proprio agio. Parafrasando questo momento, è stato creato un ritornello: "Scendi, Zaccheo, non sei un passerotto, chi credi di vedere di lassù, ho voglia di restarmene con te, portami a casa tua e scendi giù!". Lo sguardo di Gesù si incontra con quello di Zaccheo e, "strada facendo", in un colloquio di fiducia reciproca, Gesù si permette di autoinvitarsi a casa sua, accoglie la proposta, dà ordine ai servi di preparare un pranzo improvvisato, ma buono. Avverte in Gesù un'accoglienza inaspettata, non si sente giudicato, avverte nel suo intimo di essere rinato e la conferma gli viene dalla bocca di Gesù: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo". Da pubblicano a figlio di Abramo! Da qui la sua decisione di dare ai poveri quanto aveva rubato. Ecco dove porta l'incontro con Gesù, alla gioia piena della vita. Anche a me, come a Zaccheo, il Signore mi rivolge lo stesso invito: "Oggi devo fermarmi a casa tua". Sarò capace di accoglierlo? Zaccheo ci è riuscito, perché non ci provo anch'io?

    Grazie a Giovanna Cangiano per quanto ci comunica del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    LA NOSTRA SALVEZZA

    la nostra salvezzaDio ci sorprende sempre e riesce a scoprire nascondigli remoti dell'uomo, offrendogli l'occasione per cambiare la vita. Egli non si ferma davanti a nessuno ostacolo, pur rispettando la nostra libertà, sa indovinare i momenti in cui gettare l'amo in un cuore che forse va alla deriva, perché Dio ama tutte le cose, e ancora le sue creature. Un giorno, come tanti, anche per Zaccheo sarà diverso. La curiosità di incontrare il profeta di Nazareth lo spinge a correre tra la folla. Essendo piccolo di statura sale sul sicomoro e riesce a vedere Gesù, ma si accorge, che è il maestro che cercava lui, quell'incontro cambia la vita di Zaccheo. Anche per noi se vogliamo incontrare Gesù sappiamo dove appostarci: nel suo tempio, la Chiesa, nei sacramenti, nella Parola di Dio. Anche a noi come Zaccheo, Gesù dice: oggi la salvezza è entrata in questa casa. Perché Dio è la nostra salvezza.

    Giovanna Cangiano


      

      

    nel grembo della sposa2 


    Che cos'è l'Oratorio

    Quando nella seconda metà del '600 San Filippo Neri creò a Roma l'oratorio di San Girolamo della carità, non pensava che quel nome "oratorio" sarebbe ben presto divenuto il nome di un genere musicale che avrebbe avuto un grande sviluppo nei secoli seguenti. L'intuizione originale dell'"oratorio" non è strettamente musicale; S. Filippo si serviva della musica per accompagnare la preghiera e la catechesi che si svolgeva a San Girolamo, ma questa invenzione apparve subito come un mezzo per avvicinare a Dio giovani ed adulti, ignoranti e colti.

    Attraverso l'universale linguaggio della musica e del canto, la parola di Dio diventa più facile, più comprensibile, più vicina al cuore di ciascuno. Col tempo le laudi polifoniche anche monodiche, accompagnate o no da strumenti, divennero più preziose e curate, scrissero per l'oratorio musicisti quali Animuccia e Palestrina, e pian piano l'"oratorio" acquisisce una forma drammatica per rappresentare, quasi come un'opera, i sentimenti e le vicende bibliche muovendoli cuore degli ascoltatori. Scrissero oratori tutti i più grandi musicisti in ogni epoca, ma gradualmente la forma musicale ha preso il sopravvento sul contenuto spirituale che, pur sempre presente, rimaneva chiuso all'interno della composizione. Il pubblico, in una parola, prese il posto degli "oratoriani", si veniva a "sentire la musica" e non più a "pregare con la musica".

    Questo oratorio vuole essere un tentativo di "ritorno" al modo con cui San Filippo vedeva il rapporto Parola-musica.

    don Marco Frisina


    libro animato

  • DOMENICA 16 DICEMBRE 2012

    UNA SCUOLA ELEMENTARE A OWERRI IN NIGERIA

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    Anche quest'anno il nostro Natale sa di Solidarietà sostenendo il progetto EsseGiElle, avviato quest'anno con il contributo della CEI, per costruire una scuola elementare a Owerri in Nigeria.

    Mangiare insieme, condividere insieme la mensa che si allarga e raggiunge chi non ha di che vivere e gli fa posto alla tavola della famiglia di Dio. Ecco la gioia di vivere fin d'ora come commensali al banchetto celeste tra canti di gioia e danze di esultanza...e perché no, una bella tombolata !!!

    Il divertimento è assicurato, partecipa anche tu!

    Per prenotare il biglietto rivolgersi presso l'ufficio o ai referenti di tutti i gruppi parrocchiali.

  • logo strada facendo anno di fede



    TU SEI RE?

    tu sei reDal Vangelo secondo Giovanni (18, 33-37)

    In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

    Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

    Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

    .

    il parroco

    Qui Acquaviva delle Fonti. E' trascorso un mese dall'intervento chirurgico e, se il desiderio di guarire vuole precedere i tempi, la riabilitazione degli arti per una retta deambulazione, purtroppo richiede tempi un po' più lunghi, comunque la miglioria è netta e visibile. Ringrazio il Signore che attraverso i fisioterapisti fa di tutto per rimettermi in gamba.

    E' l'ultima domenica dell'anno liturgico, la domenica di Cristo Re dell'universo. Un titolo strano tanto ambito dagli uomini, ma così lontano dal Vangelo. Quante occasioni si sono presentate a Gesù per essere proclamato Re, ma le ha tutte rifiutate, anzi fuggiva quando vedeva che le folle lo volevano Re. Nel brano del Vangelo di Giovanni Gesù dialoga con Pilato e dichiara apertamente: "Il mio regno non è di questo mondo" e alle insistenze di Pilato conferma: "Io sono re". Ma allora che tipo di Re è Gesù? Innanzitutto è un re di verità, di servizio, di amore: è venuto per annunciare il Regno di Dio nel liberare l'uomo dal regno di Satana, con segni e miracoli e soprattutto con il dono supremo della sua vita, offerta sulla croce. Il cartiglio di Pilato confermava: Gesù Nazareno Re dei Giudei.

    Lui ha aperto la strada ci ha insegnato a pregare "venga il tuo regno", ora sta a noi suoi discepoli a diffonderlo, a farlo crescere seguendo la sua strada: essere servi, servire Lui e i fratelli è veramente regnare. Ancora grazie ai Ministri per la Comunione per la Parola condivisa. Un saluto agli scout nel decennale della loro presenza in parrocchia: il vostro servizio sia sempre più segno della regalità di Cristo in mezzo agli uomini; l'augurio anche all'Apostolato della preghiera nel giorno di consacrazione dell'umanità a Cristo re.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    UN POSTO REGALE NEL CUORE DELL'UOMO

    La Chiesa ci propone la festa di Cristo re, il mistero della Chiesa, perché Dio Padre sia tutto in tutti. Il trionfo di Cristo re l'ultimo atto del mistero nel tempo: questa solennità è compimento dell'anno liturgico.

    Il vangelo di Giovanni ci riporta che Pilato chiede a Gesù «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù risponde «Il mio regno non è di questo mondo». Il significato di Cristo re è questo posto regale nel cuore dell'uomo, per la virtù d'amore che c'è nel mistero dell'incarnazione, passione e risurrezione. Se Cristo è re può chiederci l'obbedienza al Padre e nell'amore per noi dare la sua vita per i fratelli. Il vangelo di Luca (23,35-43) ci ricorda che Gesù sulla croce concede immediatamente la vita eterna al buon ladrone che gli domanda di ricordarsi di lui quando sarà nel suo regno. La grandezza del buon ladrone sta proprio qui che ha riconosciuto in quell'uomo distrutto dal dolore e dalle sofferenze il figlio di Dio, re di coloro che lo riconoscono Signore della vita. Ecco cos'è essere re dell'universo, entrare nella verità e rendere testimonianza. Noi cristiani suoi discepoli siamo chiamati a condividere la sua regalità, infatti Cristo ci dice chiunque è dalla verità ascolta la mia voce e ha reso la testimonianza alla verità. La verità sul Padre, la verità sulla vita eterna e sulla morte.

    L'anno di fede e la pazienza del cammino è Dio steso a viverla con noi, nel conoscere e amare Gesù Figlio di Dio.

     I Ministri per la Comunione


    cristo salvatore

    PREGHIERA A CRISTO SALVATORE

    Tu sei il Cristo,

    il Padre mio Santo,

    il mio Dio pieno di misericordia,

    il mio grande Re

    il mio pastore buono,

    il mio unico maestro,

    il mio soccorso magnifico,

    il mio amato bellissimo,

    il mio pane vivo,

    il mio sacerdote per sempre,

    la mia guida alla patria,

    la mia vera luce

    la mia dolcezza anta

    la mia strada dritta,

    la mia sapienza chiarissima

    la mia semplicità modesta

    la mia concordia pacifica,

    la mia protezione completa.

    la mia buona eredità,

    la mia salvezza sempiterna..

    Cristo Gesù, amabile Signore !

    Perché ho amato,

    perché ho bramato

    in tutta la vita altra cosa fuori di te,

    Gesù mio Dio ?

    Dov'ero quando non pensavo a te ?

    O voi tutti desideri miei,

    da questo momento infiammatevi

    e confluite sul Signore Gesù

    correte; già troppo indugiaste;

    affrettatevi verso il traguardo cui tendete;

    cercate davvero colui che cercate!

    O Gesù!

    chi non ti ama sia anatema !

    Chi non ama te

    sia saziato di amarezze...

    Gesù dolce,

    che ogni buon sentimento

    adatto alle lodi

    ti ami, in te si diletti, di te si stupisca !

    Dio del mio cuore e mia eredità,

    Cristo Gesù,

    scompaia il mio cuore entro di me

    e sii tu a vivere in me;

    che dentro nel mio spirito si accenda

    la viva fiamma del tuo amore,

    e divampi in me un incendio;

    arda per sempre

    sull'altare del mio cuore,

    bruci nelle mie midolla,

    avvampi le fibre più riposte della mia anima

    nel giorno della mia morte

    che io sia trovato

    consumato presso di te...

    Amen

    Sant'Agostino

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    DALLA PIANTA DI FICO

    Dal Vangelo secondo Marco (13, 24-32)

    pianta ficoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

    Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

    Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

    In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

    Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».


    il parroco

    Qui Acquaviva delle Fonti. "Strada facendo" ci tiene uniti pur nella distanza e nella diversità delle condizioni della vita. Il ritorno, per me, alla normalità si fa, di giorno in giorno, più vicino e mi auguro che il tempo insieme agli esercizi fisici la favoriscano più che mai. Devo esprimere il mio più grande, sincero e cordiale ringraziamento a tutti voi per la presenza affettiva e orante che avete manifestato ai miei 70 anni, che il Signore mi insegni la sapienza del cuore nell'esperienza degli anni. Ma un grazie ancora più sentito va ai miei confratelli: PP. Luigi junior e senior per la loro generosa e zelante attività pastorale che, da sempre, ma in questi giorni a piene mani e con cuore zelante, stanno  dando di chiara testimonianza sacerdotale, unita alla  generosa collaborazione degli operatori pastorali. Il vangelo di questa domenica ci invita ad alzare lo sguardo verso la fine di questo mondo. Un giorno ci coglierà la morte, un giorno questo mondo a cui siamo così attaccati sarà sconvolto. Eventi che procurano incertezza, paura, dolore, lo sperimentiamo quando siamo toccati da vicino dalla morte o dalla forza della natura che, come un drago (uragani, terremoti, alluvioni...) è capace di sconvolgere la terra seminando la fine del mondo. Il Vangelo ne parla espressamente e ci invita alla fiducia, guardando la pianta di fico che con i suoi germogli annuncia la bella stagione. Se è certa la fine, ancora più certa e stabile è la Parola. "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Su questa certezza di Parola manteniamo ferma la nostra fede. Ancora grazie ai ministri per la Comunione per il servizio della Parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    CI E' CHIESTO DI VIGILARE

    Vigilanza e fedeltà sono le parole che commentano bene il brano evangelico di questa domenica.

    No, non è una favola Cristo ritornerà, del resto in ogni messa preghiamo dicendo di vivere "nell'attesa della Tua venuta". Come sarà? Quando avverrà? Il Vangelo ci fa un po' paura. Ma il discorso di Gesù non è un discorso di morte, anche se questa inevitabilmente verrà, è un discorso di vita e di vita eterna. E' il destino ultimo dell'uomo, è la meta verso la quale corre tutta la storia, la storia dell'umanità di tutti i tempi e la nostra piccola storia individuale... e tra gli eletti ci saremo anche noi se la nostra vita di ogni giorno sarà vigile e fedele. Ci è chiesto di vigilare perché il male non abbia posto nella nostra vita; ci è chiesto di vigilare perché, tutti ne facciamo esperienza, il male si insinua nella vita di ogni giorno anche quando noi non vogliamo e sembra essere più forte di noi, sembra essere inevitabile... Ma il male e il peccato sono stati vinti da Gesù, coraggio, siamo più che in ottima compagnia, l'Eucarestia a cui partecipiamo ogni domenica è il "carburante" che ci spinge a vivere la nostra fedeltà a Dio ogni giorno, è il "carburante" che ci aiuta a fare tutto, lavoro - casa - scuola - sport, con francescana "perfetta letizia" o con il "metro" indicato da San Giovanni Leonardi "con Cristo misurate le cose".

    Con Gesù come guida della nostra vita cosa abbiamo da temere?

    "Ti lodi, o Signore, la nostra voce, ti lodi il nostro spirito, e poiché il nostro essere è un dono del tuo amore, tutta la nostra vita si trasformi in perenne liturgia di lode", la Chiesa ci fa pregare così.

    ...e se questa preghiera diventasse il nostro modo di vivere, il nostro modo di pregare, cosa può turbarci? Cosa può farci paura? Una piccolissima parte della liturgia celeste la vivremmo già qui.

    I Ministri per la Comunione




    10 ANNI DI SCOUTISMO A SAN FERDINANDO DI PUGLIA

    Logo Decennale3

    Lo scoutismo, nato nel 1907 in Inghilterra grazie alla geniale intuizione di Sir Robert Baden-Powell, è caratterizzato da un metodo educativo fondato su 4+1 punti fondamentali (formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio e vita di fede) ed un codice di valori (la Legge scout e la Promessa). Ci si basa sul principio dell'imparare facendo, dove l'individuo cresce tramite l'esperienza attiva, con attività per piccoli gruppi, il gioco, l'avventura, che sviluppa la responsabilità, la partecipazione e le capacità decisionali, offrendo attività sempre stimolanti ed interessanti. Mantenendo la più stretta neutralità ed indipendenza nei confronti di ideologie, di partiti e di organizzazioni politiche, l'Associazione Italiana Guide e Scouts d'Europa Cattolici, afferma con molta più forza la necessità di un'educazione civica e morale, e ciò permette ai giovani di diventare "buoni cittadini", responsabilmente impegnati nella vita del loro paese e predisposti ad essere futuri "cittadini del mondo".

    Il nostro Gruppo Scout "Theotokos" SAN FERDINANDO 1° quest'anno festeggia i suoi 10 anni di attività come Gruppo autonomo (24 novembre 2002 – 2012) ed i suoi 16 anni di presenza sul territorio (inizio attività con il Gruppo Cerignola 2° nel marzo 1996), e nasce grazie a P. Innocenzo Santangelo che volle portare lo scoutismo cattolico a San Ferdinando di Puglia. In questi anni di attività svolta sul territorio c'è stata sempre una stretta collaborazione con l'ente promotore (la Parrocchia del Rosario) e le altre realtà cittadine.

    Si sono svolte attività di interesse socio-ambientale (giornate ecologiche, biciclettate...), di servizio in parrocchia (realizzazione Presepe artistico...), partecipazione alle varie Giornate Mondiali della Gioventù con il Papa (Parigi, Roma, Colonia, Madrid...), esperienze di servizio "forte" (a Sarno per le popolazioni alluvionate, ad Assisi per il terremoto...), sociali (portare a San Ferdinando la Luce della Pace proveniente dalla grotta della Natività di Betlemme).

    Durante l'anno sociale si svolgono campi invernali in accantonamento, campi primaverili in tenda e campi estivi nei boschi, a contatto diretto con il Creato, dopo aver effettuato in sede, durante l'anno, un'attenta preparazione, sotto la guida dei Capi Unità. Per i più grandi, ogni fine estate, campi mobili in montagna e, per i capi, campi scuola federali di formazione spirituale e metodologica.

    I nostri obiettivi: educare cristianamente, conoscendo e servendo Dio e la Chiesa; sviluppare il carattere e la personalità; acquisire capacità e competenze tecniche e manuali; completare lo sviluppo del corpo con attività fisiche e vita all'aperto; servizio al prossimo. Il tutto in collaborazione con la famiglia, prima cellula della società e primo ambiente educativo del ragazzo.

    Per rispettare le naturali differenze ed esigenze fisiche e psicologiche, i ragazzi e le ragazze sono riuniti in due sezioni: maschile (11-16 anni Esploratori, 17-21 anni Rovers, 21-99... anni Rover Scout) e femminile (11-16 anni Guide, 17-21 anni Scolte, 21-99... anni si Rende Servizio).


    http://scout.smrosario.org

    grupposanferdinando1@tiscali.it

  • Insegnaci a contare i nostri giorni,

    e giungeremo alla Sapienza del cuore" (Sal 90)

    torta

    Tanti auguri

    al nostro parroco,

    p. Raffaele,

    che il 13 Novembre

    festeggia i suoi primi

    70 anni ! ! !

    Ad multos annos !


    Chi lo desidera puo' contattare p. Raffaele presso:

    Centro polivalente di riabilitazione "P. Frangi" -  Via per Santeramo, Km. 5, Acquaviva delle Fonti (BA) Stanza 303, interno 314 - orario di ricevimento: 11.30 -13.00; 16.30 - 18.30. Tel.  080 76 96 62

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    PIU' DI TUTTI GLI ALTRI

    Dal Vangelo secondo Marco (12, 28-34)

    tutti gli altriIn quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

    Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.

    Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».


    il parroco

    Qui Acquaviva delle Fonti. I giorni di riabilitazione procedono in progresso e, pur con l'ausilio del girello, come bambino riprendo a muovere passi e spero, di giorno in giorno, di tornare alla normalità. Pur nella distanza che ci separa, sentiamo la comunione della vita che nasce dal Vangelo e che in queste domeniche ci viene offerto dai Ministri per la Comunione, a cui va la nostra gratitudine. L'evangelista Marco ci offre un quadro di vita che mette in evidenza la fede di due categorie: gli scribi, i signori e una povera vedova. La fede dei primi si manifesta con l'ostensione della loro superiorità in ogni atteggiamento: vestito, posto riservato, offerta generosa e soprattutto sentirsi considerati al di sopra di tutti. Dall'altra parte una povera vedova umile, vestita di stracci che avanza a capo chino per non essere osservata, che depone "due monetine, che fanno un soldo". Ora il giudizio: i primi condannati per la loro ostentata superbia, frutto di ingiustizia e sopruso verso i più deboli mascherata da una fede auto compiacente, la povera vedova che dona tutto, la sua vita, con l'ultimo "soldo" riceve non solo l'approvazione, ma le viene riconosciuta una fede vera e grande. La nostra chiesa è la "Chiesa del soldo" quante "vedove" nel passato e ancora oggi con il loro "soldo" collaborano a renderla bella, accogliente. Grazie perché ci offrite una bella testimonianza di fede e di generosità con l'offerta del vostro prezioso "soldo"!

    P. Raffaele Angelo Tosto


    IL TESORO PIU' PREZIOSO

    tesoro preziosoCiò che gli israeliti depositavano nel tempio, doveva servire per la bellezza del culto reso a Dio. Ma Gesù, con i profeti, insegna che la bellezza suprema è da cercarsi nel cuore dell'uomo.

    Il tesoro più prezioso da dare è il dono di sé, Gesù insegna a non tenere nulla di sé, ma a mettersi completamente, con fiducia nelle mani di Dio. Dio guarda l'intenzione che accompagna ogni gesto di amore.

    Il gesto delle due vedove, che la liturgia di questa domenica ci offre nella prima lettura e nel vangelo, può far turbare chi oggi possiede beni, denari, progetti, idee e non è disposto a cedere nulla agli altri. Ma al di la di tutto ciò che ha il cristiano non deve mai dimenticare che tutto è dono di Dio.

    Un dono ricevuto che attende di essere ricordato.

    La stessa elemosina non è carità cristiana se non realizza il dono di sé, che è impossibile senza fede e sacrificio, senza rinuncia, senza sottrarre qualcosa di se stessi. Così ha fatto la vedova di Sarèpta con il profeta Elia, donando il suo ultimo pane, e la vedova del vangelo offrendo tutto ciò che aveva per vivere.

    I Ministri per la Comunione



    MESSAGGIO PER LA 62ª GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO - 11/11/ 2012

    CONFIDA NEL SIGNORE E FA' IL BENE: ABITERAI LA TERRA

    «Confida nel Signore e fa' il bene: abiterai la terra» (Sal 37,3): è il tema della Giornata del Ringraziamento 2012, che viene celebrata questa domenica, 11 novembre, ad un mese esatto dall'inizio dell'Anno della Fede. E proprio da "uno stile di vita radicato nella fede" la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, inizia il proprio Messaggio per la Giornata, ricordando come "a quanti sono immersi nella bellezza e nell'operosità del lavoro rurale" appare in modo speciale che "nella fede riconosciamo la mano creatrice e provvidenziale di Dio che nutre i suoi figli".

    "La valenza educativa propria della Giornata del Ringraziamento – si legge poi nel Messaggio - ha una ricaduta importante nell'attuale società, in cui l'appiattimento sul presente rischia di cancellare la memoria per i doni ricevuti". E a questo punto i vescovi rivolgono un particolare ringraziamento "alle Cooperative agricole che ridanno vita a terreni abbandonati, in non pochi casi togliendoli alla malavita organizzata, con una forte ricaduta educativa per tutto il territorio dove si trovano a operare" ed indicano nel Progetto Policoro una "chiave esemplare per tutte le comunità."

    Non mancano, infine, un nuovo appello per la giustizia e la legalità, specialmente di fronte "ai braccianti agricoli, in gran parte immigrati", che si vedono "lavorare in condizioni davvero inique", ed un invito a "guardare al nostro futuro nel rispetto e nella valorizzazione delle tipicità dei diversi territori che la bella storia d'Italia ha posto nelle nostre mani e che costituiscono l'unico Paese". "Investire nell'agricoltura – termina il Messaggio - è una scelta non solo economica, ma anche culturale, ecologica, sociale, politica di forte valenza educativa".

    raccolto


    Preghiera di ringraziamento per il Raccolto

    Noi ti benediciamo

    e ti ringraziamo, Signore,

    perché in questa stagione dell'autunno

    raccogliamo con abbondanza i frutti della terra.

    Sii benedetto Signore,

    perché noi abbiamo seminato e irrigato

    e tu hai dato fecondità al nostro lavoro.

    Sii benedetto, Signore,

    tu che hai affidato all'uomo

    tratto dalla terra le risorse della terra:

    fa' che l'abbondanza del nuovo raccolto

    sia da noi condivisa con i più poveri

    nella solidarietà e nella giustizia.

    Sii benedetto Signore,

    perché tu apri la tua mano generosa

    e ogni vivente si sazia dei tuoi beni:

    tua è la terra e tutto ciò che essa contiene.

    Fa' che nessun uomo soffra la fame,

    e i beni che tu hai creato per tutti da tutti siano condivisi.

     Da monastero di Bose

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    COME TE STESSO

    Dal Vangelo secondo Marco(12, 28-34)

    31 toIn quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».

    Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».

    Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».

    Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.


    il parroco

    La sosta fa parte di ogni percorso, ed è programmata, voluta. Per me la sosta al "Centro Pierantonio Frangi" ad Acquaviva delle Fonti, pur non programmata si è resa necessaria, visto il mio camminare incerto e claudicante e si protrarrà per diversi giorni in attesa di tornare a camminare insieme. Grazie a tutti e a ciascuno per la partecipazione sincera, affettiva accompagnata dalla preghiera, vi ho sentito vicino più che mai in questi giorni, il Signore ricompensi con la Sua bontà. Pur stando in situazione precaria, riabilitativa, "Strada facendo" ci riunisce intorno al Vangelo e accompagna il nostro cammino e nel ringraziare i Ministri per la Comunione per il loro servizio alla Parola, mi è di gioia ascoltare, accogliere e vivere con voi la Parola di Gesù. Lo scriba che si rivolge a Lui gli fa una domanda essenziale: “Quale è il primo comandamento?". Una domanda fuori dall'ordinario, va al cuore delle cose della vita, una domanda di senso e di peso. Gesù gli indica una via tracciata dalla prima rivelazione e poi trascritta nel 1° comandamento: L'amore di Dio e del prossimo. Qui c'è tutto! Lo scriba lo riconosce e rimane soddisfatto. Bisognerà verificare, se a questa conoscenza teorica ci sia stato un seguito altrettanto soddisfacente nella pratica della vita. Lo scriba è ciascuno di noi. Porsi domande serie è un primo segnale importante, facciamole emergere e certamente troveremo la risposta e la forza per tradurle nella vita.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    L'OBIEZIONE AL MAESTRO

    Potrebbe sembrare strano che il fariseo, qualificato come esperto della legge dall’evangelista Matteo, rivolgesse a Gesù un tale quesito. Ma i capi della religione ebraica avevano aumentato a dismisura i precetti della legge, data da Dio a Mosè, fino a contarne 613 tra positivi e negativi. La domanda dovette piacere a Gesù, che rispose senz’altro al fariseo e, alla fine del dialogo, lo elogiò pure. Ma l’obiezione la facciamo noi oggi al Maestro: “Si può comandare a una persona di amare?”. Non diciamo ordinariamente che al cuor non si comanda? Noi, così gelosi della nostra autonomia, il cui esercizio ci inebria, come se ciascuno di noi fosse un dio a cui nessuno può imporre nulla, come ci troviamo di fronte all’amore? Agostino d’Ippona, un brillante professore e avvocato del suo tempo, aveva “abbracciato con fervore” (Edith Stein) tutto ciò che il mondo gli offriva, facendo a meno di Dio. Ma era insoddisfatto. Tramite Ambrogio, vescovo di Milano, incontrò Cristo che lo liberò da quella prigione e lo spinse a conoscere se stesso nella profondità della sua anima. Giunse così a concludere: “Signore, ci hai fatti per Te e il nostro cuore non ha pace, finché non riposa in te”. Il nostro cuore si alimenta dell’amore di Dio, ricevuto e corrisposto; è il suo cibo essenziale. Quando un malato comincia a non desiderare il cibo, specialmente quello che più gli piace, la gente dice che si avvicina la morte. Anche l’anima che rifiuta l’amore di Dio, si avvia alla “morte seconda”, come la chiamava S. Francesco. Inoltre siamo stati creati per costruire insieme la storia umana, e senza l’amore verso l’altro che vive vicino a me, il prossimo, la storia finisce, l’umanità muore. Siamo tutti figli amati e desiderati da Dio. Ce lo ha rivelato Gesù che ha rivolto il suo sguardo specialmente verso i più deboli, i falliti della vita. E’ Gesù che alimenta il nostro amore per Dio e per i fratelli, anche quelli antipatici, odiosi, traditori, nemici. Cade in questi giorni l’anniversario della morte di don Oreste Benzi, come è stato scritto, innamorato di Gesù innamorato dell’uomo. Oscar Baffoni, un personaggio alla maniera di Agostino di Ippona, lo incontrò e da tossicodipendente è diventato un missionario. Egli ha detto di don Benzi: “Ti faceva innamorare di Gesù”. Auguriamo a tutti che questa frase possa avverarsi per ognuno di noi.

    I Ministri per la Comunione



    MONS. RAFFAELE DIMICCOLI,

    SR. MARIA CHIARA DAMATO E DON PASQUALE UVA

    PROCLAMATI VENERABILI

    2012venerabili


    pantocratorMercoledì 31 ottobre 2012 nella Cattedrale di Trani il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della CongregazioneVaticana delle Cause dei Santi, ha presieduto la Solenne Concelebrazione Eucaristica in ringraziamento alla Trinità Santissima per il dono dei tre Venerabili:

    Mons. Raffaele Dimiccoli (1887-1956, di cui ricorre quest’anno il 125° anniversario della nascita), di Barletta fondò il “Nuovo Oratorio San Filippo Neri” a favore dell’infanzia abbandonata e della gioventù, operando alacremente per il riscatto di un quartiere emarginato della città, soccorrendo le famiglie più povere e bisognose.

    Don Pasquale Uva (1883-1955) di Bisceglie, fondatore della “Casa della Divina Provvidenza per il ricovero dei deficienti” e delle suore Ancelle della Divina Provvidenza, dedito interamente a vantaggio degli infermi più reietti.

    Suor Maria Chiara Damato (1909-1948) di Barletta visse la sua esistenza di claustrale nel monastero delle clarisse di Albano Laziale, tutta dedita ad implorare la santificazione dei sacerdoti e l’incremento delle vocazioni e contraddistinguendosi per la sua carità.

    Il nostro Arcivescovo mons. Giovan Battista Pichierri, in questa felice ricorrenza, ha pubblicato la nota pastorale “Credo la Chiesa santa”, in cui esorta “a incrementare la preghiera di intercessione verso i nostri tre Venerabili affinché un segno dall’alto affretti la loro beatificazione”.

    Chi è “venerabile”?

    Quando viene iniziato a livello diocesano il processo di canonizzazione, la persona viene dichiarata Servo/a di Dio, e il postulatore, personaappositamente nominata dal Vescovo, raccoglie documenti e testimonianze che possano aiutare a ricostruire la vita e la santità della persona. Obiettivo è quello di verificarne l'"eroicità delle virtù".

    Conclusa la prima fase del processo, quando la causa viene trasmessa alla Congregazione delle Cause dei Santi, il Papa per il tramite della Congregazione dei Santi dichiara la ‘venerabilità’ di un servo di Dio. Essa è successiva al riconoscimento ufficiale dell’esercizio eroico da parte del Servo di Dio delle  virtù teologali (fede, speranza, carità) e cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza). Questi pertanto può esserevenerato privatamente e, nel caso egli compia un miracolo (debitamente riconosciuto da una commissione teologico-scientifica), può vedersi aperta la strada verso la beatificazione.

    Omelia del Card. Angelo Amato

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