Parrocchia B.V. Maria del SS. Rosario

San Ferdinando di Puglia (BT)

  
  
  

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    DOMENICA 8 MARZO 2020 


    II DOMENICA DI QUARESIMA


      

    «GESÙ FU TRASFIGURATO DAVANTI A LORO...MATTEO 17,2

    Dal vangelo secondo Matteo (17,1-9)

    08032020In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

     

     

     

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      DOMENICA 31 MARZO 2019 


     IV DOMENICA DI QUARESIMA


     

    «PADRE, HO PECCATO VERSO IL CIELO E DAVANTI A TE...»LUCA 15,18

    Dal Vangelo secondo Luca(13,1-9)

    31032019In quel tempo si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

    Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.

    Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.

    Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

     

     

     


    SF 306 pag 2

     
     

     
    strada facendo n 306 IV QRS C 31 03 19 
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      DOMENICA 24 MARZO 2019 


     III DOMENICA DI QUARESIMA


     

    «UN TALE AVEVA PIANTATO UN ALBERO DI FICHI...»LUCA 13,6

    24032019Dal Vangelo secondo Luca(13,1-9)

    In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

    Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

     

     

     


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    SF 305 pag3
     
     

    strada facendo n 305 III QRS C 24 03 19 
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      DOMENICA 17 MARZO 2019 


     II DOMENICA DI QUARESIMA


     

    DALLA NUBE USCÌ UNA VOCE CHE DICEVA: «QUESTI È IL FIGLIO MIO,L’ELETTO; ASCOLTATELO!»LUCA 9,35

    Dal Vangelo secondo Luca(6,39-45)

    17032019In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

    Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
    Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.

    Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».

    Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

     

     

     


    SF 304 pag 2

     

    strada facendo n 304 II QRS C 17 03 19 
     
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      DOMENICA 10 MARZO 2019 


     I DOMENICA DI QUARESIMA


     

    «STA SCRITTO: “NON DI SOLO PANE VIVRÀ L’UOMO”»LUCA 4,4

    10032019Dal Vangelo secondo Luca(6,39-45)

    In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo.

    Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame.

    Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».

    Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l’uomo"».

    Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».

    Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».

    Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano"; e anche: "Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"».

    Gesù gli rispose: «È stato detto: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».

    Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

     

     

     


    SF 303 pag 2

     


     
     
    LE TENTAZIONI DI GESÙ E LA CONVERSIONE PER IL REGNO DEI CIELI
    Benedetto XVI, Udienza generale 13.02.2013. Passim
     
    10032019 2Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di cambiare una pietra in pane per spegnere la fame. Gesù ribatte che l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane: senza una risposta alla fame di verità, alla fame di Dio, l’uomo non si può salvare (cfr vv. 3-4). Nella seconda tentazione, il diavolo propone a Gesù la via del potere: lo conduce in alto e gli offre il dominio del mondo; ma non è questa la strada di Dio: Gesù ha ben chiaro che non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore (cfr vv. 5-8). Nella terza tentazione, il diavolo propone a Gesù di gettarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme e farsi salvare da Dio mediante i suoi angeli, di compiere cioè qualcosa di sensazionale per mettere alla prova Dio stesso; ma la risposta è che Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni: è il Signore di tutto (cfr vv. 9-12). Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io?
    Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo.
    “Convertirsi”, un invito che ascolteremo molte volte in Quaresima, significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita; significa lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto «perdendo» la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla. Questo esige di operare le nostre scelte alla luce della Parola di Dio. Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei.
    Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita.
     

    strada facendo n 303 I QRS C 10 03 19 
     
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      DOMENICA 3 MARZO 2019 


     

    «PUÒ FORSE UN CIECO GUIDARE UN ALTRO CIECO?...»LUCA 6,39

    03032019Dal Vangelo secondo Luca(6,39-45)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

    Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: ‹Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio›, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

    Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda".

     

     

     

     

    il parroco scrive

    Questa domenica, con l’invito di Gesù a fermarsi a guardare i frutti che la nostra vita produce, ci introduce nel tempo della Quaresima. Dice Gesù che “ogni albero si riconosce dal suo frutto”, dall’albero della croce siamo chiamati a scoprire e gustare il frutto della vita nuova, il frutto dell’amore. Allora ecco che il tempo della Quaresima, diviene tempo di conversione, tempo cioè in cui fermarsi per mettersi in ascolto del proprio cuore, per discernere se i pensieri e le opere che da esso nascono sono per la vita o per la morte. All’inizio di questo tempo la Chiesa ci propone di vivere alcuni segni di conversione: il digiuno che, nel mercoledì delle Ceneri, diviene non solo del corpo ma digiuno dal peccato.

    L’elemosina, per condividere la nostra vita con chi vive momenti di precarietà, nella certezza che il Padre si prende cura di tutti noi ed infine, la preghiera, luogo in cui custodire la relazione con Dio, spazio e tempo non solo per chiedere a Dio ciò di cui abbiamo bisogno (il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate Mt 6,8) ma per gustare la gioia di stare a tu per tu con il Signore e mettere in atto la conversione del cuore. Nel linguaggio biblico, lo sappiamo, il cuore è il centro della persona, è la fonte delle decisioni importanti. Perciò Dio guarda al cuore dell’uomo e non alle apparenze superficiali. Dio chiede una conversione a lui a partire dalla nostra profondità interiore, lì dove si radicano i pensieri e le scelte che segnano la vita.

    Buon cammino di conversione!

    p. Luigi Murra

     


    SF 301 pag 2

     


     
    strada facendo n 301 VII TO C 03 03 19 
     
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     DOMENICA 1 APRILE 2018 

     


    PASQUA DI RISURREZIONE


    risorto pasqua

    “Esulti il coro degli angeli,
    esulti l’assemblea celeste,
    un inno di gloria saluti
    il trionfo del Signore risorto.
    Gioisca la terra inondata
    da così grande splendore; 
    la luce del Re eterno
    ha vinto le tenebre del mondo. 
    Gioisca la madre Chiesa,
    splendente della gloria del suo Signore”

     

    Così questa notte abbiamo cantato l’esultanza della Pasqua del Signore. La gioia nasce dalla vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato. Questa gioia ci appartiene, Cristo è morto e risorto una volta per sempre per tutti, in questa Pasqua per te! Anche noi, come i discepoli, siamo avvolti dalla paura della morte e andiamo al sepolcro per cercare un morto. Incontreremo l’angelo che ci dice: ”Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui.”

    È l’augurio più bello, perché vero, della Buona Pasqua in ogni famiglia e nel cuore di ciascuno che vi rivolgono i vostri sacerdoti:

     

    P. Luigi Piccolo, P. Luigi Murra, P. Raffaele Angelo Tosto.

     

     

     

     

  • Cristo Signore nella Pasqua di morte e risurrezione dà in abbondanza agli uomini la sua vita, l’acqua che zampilla per la vita eterna. Per portare la grazia della Pasqua in tutte le famiglie, viene consegnata una bottiglietta contenente l’acqua benedetta nella Veglia Pasquale.
    Dando a tutti la possibilità di benedire la casa si invita tutti a superare il concetto di benedizione come qualche cosa di magico, automatico o scaramantico ed a recuperare la famiglia come una realtà fatta da Dio, già da lui santificata e fonte di benedizione.

    Radunata la famiglia attorno alla mensa, colui che guida la preghiera dice:

    Guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

    Tutti: Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci, esultiamo e preghiamo insieme. Alleluia.

    Padre nostro, che sei nei cieli,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno
    sia fatta la tua volontà,
    come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
    e rimetti a noi i nostri debiti
    come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
    e non ci indurre in tentazione,
    ma liberaci dal male. Amen

    Guida: Aiutaci, o Padre santo, in questo giorno di Pasquaa riscoprire il valore del giorno del Signoreper imparare a far festa,
    per avere l’occasione di trovarci insieme a tavolae condividere l’amicizia,per cogliere una opportunità per incontrarci con te, nutrendoci della tua Parola e del tuo Pane. Amen.

    Chi guida la preghiera, porge l’acqua benedetta, eventualmente utilizzando un ramoscello d’olivo, e ciascuno si fa il segno della croce.

     

    BUONA PASQUA

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     DOMENICA 25 MARZO 2018 

     


    DOMENICA DELLE PALME


    PORTARONO IL PULEDRO DA GESÙ ED EGLI VI SALÌ SOPRA.Marco 11,7

    Dal Vangelo secondo Marco (11,1-10)

    25032018Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: "Perché fate questo?", rispondete: "Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito"».
    Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
    Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:

    «Osanna!
    Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
    Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
    Osanna nel più alto dei cieli!».

     

     

     

    il parroco

    La Quaresima giunge al termine e la domenica delle Palme, ci introduce alla settimana di Passione del Signore che culminerà con la Pasqua di Resurrezione. E’ Gesù che prepara con cura l’ingresso a Gerusalemme, chiedendo ai discepoli di portargli un puledro, per entrare da Messia nella città santa. “Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra”. Umile e solenne si presenta l’ingresso del Messia a Gerusalemme. Lui che aveva sempre rifiutato ogni riconoscimento messianico, ora, accetta la festosa accoglienza che, piccoli e grandi gli fanno “con stendere i propri mantelli sulla strada e fronde, gridavano: ”Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. E Gesù, a cavallo del “puledro, sul quale nessuno è ancora salito” è riconosciuto Messia della discendenza di Davide. Anche noi, con la processione delle Palme, che dall’antichità rinnova il gesto di Gesù, gridiamo e cantiamo: “Osanna!”. Seguirlo oggi, con la palma, è facile, gioioso, sapremo seguirlo fino alla Croce? Quante volte abbiamo cambiato gli osanna in “crocifiggilo!”. Quando, non ci riconosciamo suoi discepoli, umili e obbedienti, per seguirlo nell’ora della Passione, è avvenuto per i primi discepoli e, anche per noi, lasciandoci ingannare da altre voci che ci allontanano dal mistero della Croce. Chiediamo al Signore di essere, coerenti e fedeli, seguendolo fino al Calvario per poi risorgere nella gioia della Pasqua.

    Ringraziamo i genitori di Pompon Antonio Francesco, Mimmo e Maria Riccarda, per il commento al vangelo.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

    DAVANTI A TUTTO L'UMILTA'

    Con questo passo del vangelo di Marco entriamo nella Settimana Santa, giorni per riflettere sulle ultime ore di vita di Gesù.

    Gli eventi che segnano la sua esistenza terrena possono incrociarsi con la nostra storia e ravvivino la nostra piccola Fede.

    Gesù mette davanti a tutto l'umiltà entrando a cavallo di un asino.

    Ma a dispetto della modesta scelta del destriero vieni accolto come un re, con rispetto, lode e gratitudine, tanto da stendere i propri mantelli per terra, tuttavia pochi giorni dopo verrà rinnegato e crocifisso.

    Lasciato morire tra la folla che guarda muta.

    Il popolo non ha compreso il messaggio che Gesù ha lasciato.

    Il popolo chiede il benessere materiale, come quello che si chiede a qualunque Re, e non comprende il benessere più grande per l'uomo, quello che viene da Dio, il benessere spirituale.

    Anche oggi è difficile comprendere questo messaggio e in questo giorno di festa è importante per tutti noi gioire e lodare il Signore perché è vicina l'ora della salvezza.

    Mimmo e Maria Riccarda

     

      

     


     

    facciamo il tagliando

     “Incantevole come l’amore” è un corso per sposi, per ripartire con slancio!

    E riscoprire la bellezza della vita nuziale!
    Un ‘esperienza “incantevole”, un’esperienza DA DIO!
    Conduce il dott. Domenico Armiento, psicologo-psicoterapeuta, esperto in dinamiche di coppia.

    Per informazioni: p. Luigi Murra
    Per iscrizioni: 3473238373 e 3923361715

     


     

    TI RACCONTO LA MIA ESPERIENZA:

    ingannevole come lamore

     

    Avete presente quando la realtà supera le aspettative? Ecco cosa posso dire di questo corso... non mi ha tolto nulla, mi ha arricchita, mi ha dato la possibilità di riscoprire me stessa e la persona che ho al mio fianco, a scoprire e a vedere anche dal suo punto di vista. Ma soprattutto che il fidanzamento vissuto nella castità è la certezza che il matrimonio sarà pieno di benedizioni!

    Angela F.

     

     

     

    Questa esperienza viene a dirmi quanto è importante amare nel vero senso della parola la persona che ti sta accanto, mi ha fatto capire anche quanto è importante il matrimonio ed il rispetto della persona che ti sta affianco.

    Daniele

     

     

     

    Sono stati tre giorni intensi, ricchi di emozioni positive, di esperienze nuove, di entusiasmo e di energia. All’inizio ho sinceramente pensato “ecco il passo finale al corso prematrimoniale” ma in realtà si è aperto uno spiraglio di luce che ha chiarito alcuni punti “scuri” e rigidi. La conclusione finale di tutto per me si può racchiudere nella frase “la felicità è una scelta”. Concludo consigliando ai giovani di partecipare al corso perché è un passo importante per comprendere e comprendersi.

    Marianna

     

     

     

    All’inizio del nostro cammino prematrimoniale (il cosiddetto corso prematrimoniale) ci è stato presentato il calendario del corso, il quale prevedeva alla fine un “ritiro” di tre giorni a San Giovanni Rotondo per seguire il corso “Ingannevole come l’amore”. Non sapendo cosa fosse e nonostante un poco del mio solito scetticismo, mi sono fidato e ho aderito all’iniziativa. Ad oggi, al rientro, ho quasi la nostalgia di quei momenti…quasi quasi ci ritornerei ma non posso (il corso si può frequentare una sola volta). Per me è stata una esperienza fantastica. Ti permette di scrutarti dentro e capire sia te stesso che l’altro/a e trovare la piena felicità sia da single che come coppia. Un’esperienza adatta a single e sposi, un’esperienza da non raccontare, perché non si riescono a trovare le parole per raccontarla…è troppo personale…un’esperienza da vivere, e sono contento di averla vissuta e soprattutto di averla condivisa con la mia futura moglie.

    Carlo

     

     

     

    È possibile vivere l’Amore, quello vero che Gesù ci propone? Ma soprattutto è possibile viverlo in coppia, con la persona che si ama? Durante un fine settimana a San Giovanni Rotondo, si possono affrontare tematiche come queste. Già, a volte l’amore che crediamo essere amore è ingannevole, ci illude e alla fine ci lega senza che ce ne accorgiamo. A chiunque fa esperienza di questo corso, viene offerta la possibilità di percorrere un cammino di confronto e scoperta partendo da una profonda riflessione su se stessi e poi passando alle dinamiche che si instaurano tra fidanzati. Quando spesso ci chiedono di raccontare, l’unica cose che riusciamo a dire è “provatelo”. Tutto il tempo e lo spazio sono permeati da una gioia indescrivibile che, chi ritorna, difficilmente riesce a spiegare. Involontariamente sui visi dei partecipanti si stampa un sorriso come se fosse l’aria stessa che si respira lì a farlo nascere. Persone provenienti da tutta Italia, c’è anche chi ha impiegato 12 ore di viaggio per assaggiare parole, per dissetarsi di una Gioia che si sente essere vera e piena. Nessuno sa prima di farlo, di cosa si tratta o cosa ci si aspetta, è una sorpresa continua e meravigliosa e forse è anche per questo che non voglio raccontare troppo, ripeto “provatelo”. Testimonianze di persone che hanno scelto la felicità donano spunti e incoraggiamenti ad affrontare la vita in maniera autentica. La musica riempie ogni istante, i sapori diventano coccole, gli sguardi diventano parole e le parole si tramutano in sentimenti. È come trovarsi difronte un enorme quadro dove i colori non sono solo sulla tela ma attraversano ogni momento e ci si sente partecipi di quest’opera d’arte. Vivere in coppia quest’avventura costituisce il modo migliore per affrontare il corso, ma ciò nonostante, rappresenta un’opportunità di crescita personale.

    Stefano

     


     
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     DOMENICA 18 MARZO 2018 

     


    5ª DOMENICA DI QUARESIMA


    «SE IL CHICCO DI GRANO NON MUORE, RIMANE SOLO...»Giovanni 12,24

    Dal Vangelo secondo Giovanni(12,20-33)
    18032018In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

     

     

     

    il parroco

    “Vogliamo vedere Gesù” è la richiesta di alcuni greci fatta ai discepoli, che rivela la notorietà di Gesù, oltre i confini della propria terra. E Gesù, non cavalca la facile via del successo, ma risponde, presentando la sua “ora”: “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”. Perché tutti possano capire a quale gloria fa riferimento, lo fa con la parabola del chicco di grano. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. L’ora di Gesù è la croce, la gloria “quando sarà innalzato da terra”. La gloria dell’uomo spesso è potere, sentirsi superiore, onorato. Gesù invece si fa chicco di grano che cade, muore e risorge, in una logica di amore: di dono. Anche noi vogliamo “vedere” Gesù, non con la curiosità dell’occhio, ma con il cuore di discepoli. “Se uno mi vuol servire, mi segua” è l’invito che ci viene rivolto, coscienti di farci “chicco di grano”. Il discepolo è colui che accoglie la chiamata per servire, seguire ed essere con Gesù che ci assicura: “Se uno serve me, il Padre lo onorerà”. La spiga è la gloria del chicco di grano caduto in terra. La Croce di Gesù è la sua e la nostra gloria. La settimana santa, ormai prossima, diventi grazia per sperimentare, che facendoci “chicco di grano” ci lasciamo attrarre dal Maestro: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”.

    Grazie ai genitori di Giulia Distaso, Dora e Antonio, per il commento al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

    IL SENSO DELLA NOSTRA ESISTENZA

    L’immagine del chicco di grano serve a Gesù per dare luce, sia alla sua vicenda personale, che a quella dei suoi discepoli. Il chicco di grano è Gesù stesso. Caduto in terra nella sua passione e morte, è rispuntato e ha portato frutto con la sua resurrezione. La storia del chicco di grano ci aiuta anche a capire il senso della nostra esistenza. Che succede al chicco di grano che rifiuta di cadere in terra? O viene mangiato dagli uccelli o ammuffisce e tutto finisce lì. Il seme seminato rispunterà e conoscerà una nuova vita. Amare vuol dire avere coraggio di uscire da se stessi. Soltanto chi diventa seme d’amore nel cuore del mondo è destinato a portare frutti senza fine.

    Dora e Antonio

     

      

     

     

     

    “LA CHIESA È CHIESA SE È CHIESA DI MARTIRI”
    Papa Francesco, 22 aprile 2017

     

    24 Marzo:

    26ª GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO PER I MISSIONARI MARTIRI

     

    18032018 2

     

    I MISSIONARI UCCISI NELL’ANNO 2017:

     

    AMERICA

    In America sono stati uccisi 8 sacerdoti, 1 religioso, 2 laici. 

    In Messico sono stati uccisi il sacerdote Joaquin Hernandez Sifuentes, scomparso il 3 gennaio e ritrovato alcuni giorni dopo; don Felipe Carrillo Altamirano, ucciso il 26 marzo apparentemente vittima di un'aggressione per furto; don Luis Lopez Villa, ucciso il 5 luglio da criminali che hanno fatto irruzione nella sua parrocchia; il 3 agosto è morto in ospedale don José Miguel Machorro, accoltellato il 15 maggio al termine della Messa che stava celebrando.

    In Bolivia Helena Agnieszka Kmiec, volontaria polacca del Volontariato Missionario Salvatoriano, è stata assassinata il 24 gennaio in un tentativo di furto.

    In Venezuela il religioso francescano Diego Bedoya è stato trovato morto all’alba del 10 aprile, ucciso durante una rapina.

    In Colombia don Diomer Eliver Chavarría Pérez, è stato ucciso la sera del 27 luglio, nella sua parrocchia; il 3 ottobre, durante un tentativo di furto, è stato ucciso don Abelardo Antonio Muñoz Sánchez.

    In Brasile don Pedro Gomes Bezerra, è stato trovato ucciso nella casa canonica la mattina del 24 agosto.

    In Argentina Ricardo Luna, laico, guardiano della parrocchia, è stato ucciso il 23 agosto.
    Ad Haiti il 21 dicembre è stato ucciso a scopo di rapina don Joseph Simoly.

     

    AFRICA

    In Africa sono stati uccisi 4 sacerdoti, 1 religiosa, 5 laici.

    In Sud Sudan un catechista di Kajo-Keji, di nome Lino, è stato ucciso il 22 gennaio in una cappella insieme ad altre cinque persone.

    In Madagascar p. Lucien Njiva, cappuccino, è stato ucciso dai ladri all’una di notte di domenica 23 aprile, nel convento di Ambendrana Antsohihy, in Madagascar.

    In Burundi don Adolphe Ntahondereye, è morto l’11 maggio, due settimane dopo la sua liberazione, a causa dello stress accumulato durante il sequestro.

    In Nigeria don Cyriacus Onunkwo è stato rapito e ucciso nello stato di Imo, il 1° settembre; tre catechisti laici, Joseph, John e Patrick, sono rimasti uccisi in un attentato di Boko Haram a Pulka.

    In Kenya George Omondi è stato ucciso il 18 marzo nel tentativo di fermare i ladri che avevano preso di mira la chiesa di cui era il custode; p. Evans Juma Oduor è stato trovato incosciente la sera di domenica 22 ottobre, portato all’ospedale vi è morto; suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya, religiosa, è stata violentata e uccisa il 22 ottobre.

     

    ASIA

    In Asia sono stati uccisi 1 sacerdote e 1 laico.

    Nelle Filippine il 4 dicembre don Marcelito Paez è stato ucciso da quattro uomini che gli hanno teso un agguato mentre era alla guida del suo veicolo; il 20 agosto, mentre si recava a guidare una liturgia della Parola, è stato ucciso il catechista laico Domingo Edo.

     


     
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     DOMENICA 11 MARZO 2018 

     


    4ª DOMENICA DI QUARESIMA


    «GLI UOMINI HANNO AMATO PIÙ LE TENEBRE CHE LA LUCE...»Giovanni 3,19

    11032018Dal Vangelo secondo Giovanni(3,14-21)
    In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

     

     

     

    il parroco

    L’incontro notturno di Gesù con Nicodemo mette in contrasto la luce e le tenebre che si nascondono nel cuore di ciascuno e Nicodemo ha il coraggio di interrogarsi. E’ un uomo, che sa il fatto suo, ha cultura, riveste ruoli importanti nella vita sociale e religiosa, ma il suo cuore non è appagato, si mette in ricerca e così “di notte” va da Gesù. Dal riferimento a Mosè, al serpente innalzato e al Figlio dell’uomo, per giungere a: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. A questa abbondanza di amore per tutti è necessaria una risposta di fede: “Chi crede in lui non è condannato”. Nonostante infedeltà e peccato dell’uomo, il suo amore non viene meno, anzi viene innalzato sulla Croce, non solo per essere visto, ma accolto, sperimentato, raggiungendo così la pienezza della gloria. La croce diventa l’antenna parabolica, capace di attirare ogni sguardo. Nicodemo è stato conquistato: le ombre dissipate, la notte è luminosa. Ora nel dialogo, ma poi ai piedi della Croce, mettendo tutta la sua faccia di credente, nell’accogliere il corpo di Gesù nel sepolcro. Nicodemo, sincero con se stesso, dà risposta ai suoi dubbi fondamentali della vita incontrando Gesù che illumina la sua vita, facendogli sperimentare una ri-nascita umana e di fede. Ora, “nella notte” della vita, impariamo da Nicodemo come poter incontrare la luce che vuol illuminare il nostro cuore. Facciamo un primo passo, certamente, per giungere alla luce della Pasqua.

    Grazie ai genitori di De Palma Gabriel, Maria e Antonio, per il commento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

    INNALZATO SULLA CROCE

    Il Vangelo di oggi ci invita a rivedere il nostro rapporto con Cristo e l’amore di Dio per noi. Gesù spiega a Nicodemo che Lui sarà innalzato sulla croce, affinché l’uomo possa essere salvato. “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio”, per dare a tutti noi la possibilità di essere salvati per mezzo del Figlio, la nostra luce. Se camminiamo nella luce, anche se impegnativo, il Signore ci farà sperimentare lo splendore della verità. La salvezza del mondo è legata alla nostra fede, chiediamoci allora: quanto è grande il nostro amore per Lui? Ci lasciamo toccare dal suo amore?

    Maria e Antonio

     

      

     


     
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  • Azione Cattolica
    Madrine OMD
    Apostolato della Preghiera

    ritiro spirituale quaresimale 2018

    RITIRO SPIRITUALE QUARESIMALE

    Giovedì 22 Marzo

    16.00 Ritrovo presso la Chiesa diS. Antonio

    16.15 Parola e meditazione
    17.00 Adorazione Eucaristica
    18.00 Vespri e benedizione Eucaristica

  • canonizzazione sgl

    17 Aprile 2018

    80° canonizzazionesan Giovanni Leonardi

    19.00 Solenne Concelebrazione di ringraziamento

    18 Aprile 2018

    Pellegrinaggio di ringraziamento:

    Udienza da papa Francesco, visita ai luoghi leonardini e pranzoa S. Maria in Portico in Campitelli
    Celebrazione sulla tomba del Santo nella chiesa di Campitelli
    Presieduta dal Rev.mo
    p. Vincenzo Molinaro, Rettore Generale OMD
    e affiliazione di alcuni laici al nostro Ordine

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     DOMENICA 4 MARZO 2018 

     


    3ª DOMENICA DI QUARESIMA


    «PORTATE VIA DI QUIQUESTE COSE E NON FATE DELLA CASA DEL PADRE MIO UN MERCATO!»Giovanni 2,16

    Dal Vangelo secondo Giovanni(2,13-25)
    04032018Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.

     

     

     

    il parroco

    Gesù va al Tempio per la Pasqua, la sua motivazione profonda è pregare, ma rimane, prima sorpreso e poi, indignato profondamente nel vedere come il Tempio era trasformato in un luogo, dove tutto si faceva, fuorché pregare. La sua reazione è istantanea e forte: “fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti dal tempio… gettò a terra il denaro dei cambiamonete…”. Il contrasto così evidente, tra “Io sono il Signore, tuo Dio,… Non avrai altri dei di fronte a me”, la prima delle dieci Parole che Gesù, di fronte a tale commercio, agisce in maniera forte. Forse anche noi ci riconosciamo tra costoro. L’ipocrisia dell’uomo si manifesta anche nell’interno di un Tempio, capovolgendo la sua finalità di fede, di preghiera. Anche oggi possiamo manifestarla, quando, in chiesa tutto facciamo, fuorché ascoltare, adorare, pregare, fermandoci ad una “recita” esteriore, senza entrare in quel rapporto di fede, di comunione con Dio. I “Giudei”, di allora e di oggi, hanno da dire la loro perché non condividono parole e gesti di Gesù. E Lui si propone quale Nuovo Tempio, in riferimento alla sua Pasqua di morte e resurrezione. Anche per noi, nel Battesimo, è stato distrutto il vecchio tempio, fatto di peccato, di egoismo per diventare tempio vivo del suo amore. Manteniamo tale coscienza nel celebrare la bellezza e la gioia di essere uniti a Cristo, “Tempio nuovo” nel suo amore.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

      

     

    LA GIOIA DEL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE/2

    CARLO MARIA MARTINI, RITROVARE SE STESSI


    La penitenza

    04032018 2Il sacramento della Riconciliazione prevede il momento cosiddetto della "penitenza" o "soddisfazione". Si tratta di quei gesti, preghiere, azioni che il sacerdote chiede di compiere quale segno, frutto ed espressione della conversione.

    Devo però ammettere che quando, come confessore, penso alla "penitenza" sento emergere in me qualche disagio, perché mi domando: quale penitenza è veramente adeguata al cammino della persona che ho davanti? Come posso, in un tempo così breve, individuare la penitenza che per questa persona sia frutto di una specifica conversione, di un suo momento di grazia? Che cosa le è veramente utile per esprimere, in modo specifico, il suo cammino storico

    Di solito il confessore sfugge a tale difficoltà proponendo genericamente una preghiera o un atto di culto: cose molto belle, importanti, che tuttavia non sembrano avere sempre una rispondenza immediata al cammino che la persona sta compiendo.

    Questo è il disagio concreto del momento specificamente penitenziale del sacramento, quando si vuole uscire dalla routine, dall' abitudine, dalla formalità e adattarsi alla persona.

    D'altra parte sono convinto che quello è uno dei momenti in cui la Chiesa è più vicina, in forma concreta, a colui che compie un itinerario di penitenza. E vero che gli è vicina in ogni tappa del sacramento: nell' esame di coscienza aiutando con le domande; nel momento del dolore suggerendo le parole; invitando al proposito con l'esempio dei santi; soprattutto facendosi trasparenza di

    Cristo misericordioso quando accoglie e assolve in nome del Signore.

    Nel momento però di suggerire la «penitenza» la Chiesa vuole adattarsi in maniera tutta particolare, facendosi vicina al cammino di ciascuna persona nella sua irripetibile individualità.

    Dovrebbe quindi farsi maestra di itinerario penitenziale perché la persona esprima, secondo la parola di Giovanni Battista, «frutti degni di penitenza», segno di un cuore che si vuole rinnovare.

    Tenendo presente la difficoltà che la «penitenza» pone al sacerdote che amministra il sacramento, vorrei meditare il brano evangelico che parla di Zaccheo (Luca 19, 1-10).

    Possiamo definirlo, infatti, un brano di incontro penitenziale tra l'uomo e Gesù: è un racconto storico che sottolinea una realtà permanente. In questo incontro, l'uomo Zaccheo compie delle azioni successive, interne ed esterne che sono alcune la premessa, e altre la conseguenza della parola di perdono di Gesù.

    • L'azione interna di Zaccheo è il suo desiderio di vedere Gesù. Un desiderio forte, intenso, che potremmo quasi chiamare «estatico», che fa uscire cioè Zaccheo fuori di sé. Non è spiegabile che sia la semplice curiosità a farlo correre per vedere Gesù, a imporgli di fare le cose che sta facendo! E un profondo desiderio che lo muove dal di dentro ed è già amore, un amore incoativo, incipiente per Gesù, che lo spinge a compiere un'azione esterna.
    • L'azione esterna è quella di mettersi a correre e di salire su un albero. Stupisce che un uomo come lui, un impiegato, si metta a correre per la strada e salga poi su un albero, cosa che non avrebbe fatto in un momento ordinario, E una persona che sta vivendo un attimo di amore così forte da dimenticare le abitudini, le convenienze, il suo nome, il suo prestigio, la sua boria.
      Su questo amore intenso di Zaccheo ecco allora che cade la parola di amicizia di Gesù: «Oggi vengo a casa tua».
      Una parola di familiarità che sorprende Zaccheo e suscita in lui alcune nuove azioni che non sono più di premessa ma di conversione.
    • L'azione esterna è che Zaccheo accoglie Gesù, pieno di gioia.
    • L'azione interna è che Zaccheo decide e comunica di voler dare ai poveri la metà di quello che ha e di riparare i torti in misura straordinaria. «Signore, do la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» è la risultanza penitenziale, sociale, civile, comunitaria del cammino di Zaccheo. E il frutto di «penitenza» della sua riconciliazione.

    Mi colpisce molto la gioia con cui Zaccheo compie le sue azioni, una gioia che lo rende straordinariamente, quasi diremmo sconsideratamente, generoso al di là di ogni calcolo. Gli si potrebbe fare osservare che se dà la metà dei suoi beni ai poveri, l'altra metà non gli basta per restituire il quadruplo! In realtà, Zaccheo ha, per così dire, perso il senso della misura, è stato trasformato dall' amicizia e dalla riconciliazione con Gesù e per questo ciò che gli importa è il lasciar risuonare intorno a sé la gioia con abbondanza, quale segno della sua conversione.

    Il primo frutto dell'incontro penitenziale è allora la gioia, una gioia che deborda, trabocca intorno a noi e che ci fa compiere con facilità azioni anche difficili a cui non ci saremmo mai decisi prima di aver ascoltato la parola di Gesù.

    La seconda sottolineatura del cammino di Zaccheo è che lui stesso propone a Gesù la «penitenza» che vuol fare e Gesù l'approva. Zaccheo propone ciò che è più adatto per un uomo avido, imbroglione, desideroso di possedere come è lui.

    Ha saputo cogliere il proprio punto debole e su questo si rinnova. Per lui il frutto di «penitenza» è la generosità verso i poveri, la prontezza nel riparare i torti che ha arrecato agli altri (non lunghe formule di preghiera, non pellegrinaggi, non gesti esteriori che non toccano). E la sua personale, storica, precisa penitenza. Gesù l'approva e gli dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa».

    Tornando alla domanda che si pone il confessore sulla «penitenza» da dare, mi sembra che la risposta suggerita dal brano evangelico sia molto semplice. Forse è il penitente che può aiutare il sacerdote, invertendo le posizioni. Invece di chiedere che cosa deve fare come penitenza, si interroga su quale sia l'opera, il gesto di giustizia, di misericordia che corrisponde al suo cammino.

    Anziché lamentarci che la «penitenza» è poco adatta, che è esteriore, formale, che è sempre la stessa, noi potremmo, in un dialogo più disteso e più aperto, suggerire che cosa riteniamo importante come segno della conversione che abbiamo chiesto a Dio, come frutto dello Spirito santo di purificazione, invocandolo con le parole del Salmo: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo... non privarmi del tuo santo Spirito, rendimi la gioia di essere salvato...».

     


     
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  •  logo del servizio diocesano

     

    Questo Servizio diocesano è nato dalla premura pastorale ed attenzione giuridica dell’Arcivescovo Mons. Giovan Battista Pichierri, il quale volle istituire nel 2016 una “struttura stabile” che, nell’ambito del Tribunale Ecclesiastico Diocesano ed in collaborazione con la Pastorale familiare, fosse attenta alle situazione di fragilità della famiglia in generale ed in modo particolare alle coppie divorziate risposate.

     

    http://www.arcidiocesitrani.it/arcidiocesi/fedeli-separati

  • Giornata Diocesana della Gioventù

    something bright

    Disponibile un pullman per i giovani. Info e prenotazioni presso p. Luigi

  • san giuseppe

    GIOVEDÌ 19 MARZO

    FESTA DEL PAPÀ

    Alle ore 18.3o con tutti i papà, accompagnati dai loro bambini, celebreremo la

    SOLENNITÀ DI SAN GIUSEPPE

    partecipando all'Eucaristia e ricevendo la speciale benedizione ai papà

  • Azione Cattolica - Apostolato della Preghiera - Madrine OMD

    Ritiro spirituale quaresimale

    Martedì 24 Marzo

    ritiro spirituale quaresimale

    16.00 Ritrovo presso la Chiesa di S. Antonio
    16.15 Parola e meditazione
    17.00 Adorazione Eucaristica
    18.00 Canto dei Primi Vespri dell'Annunciazione e benedizione Eucaristica
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      DOMENICA 26 MARZO 2017


    4ª DOMENICA DI QUARESIMA


    GESÙ PASSANDO VIDE UN UOMO CIECO DALLA NASCITA...Giovanni 9,1

    Dal Vangelo secondo Giovanni (9, 1.6-9.13-17.34-38)

    26032017In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

    Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

    Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.





    il parroco

    "La quarta tappa del cammino quaresimale si inonda di luce e già ci fa pregustare la gioia pasquale che promana dalla Parola di Dio. "Io sono la luce del mondo" è il cuore del Vangelo. La Quaresima è questo andare verso la luce e allora confondiamoci con "il cieco nato" per tornare a vedere. Il racconto evangelico è semplice, lineare. Gesù al cieco spalma del fango con la saliva e gli dice: "Va' a lavarti nella piscina di Siloe, quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva". Il fatto doveva essere motivo di meraviglia e di gioia, non solo per il cieco, ma per tutti. Invece diventa motivo di acceso contrasto per i "soliti" farisei che si rifiutano di credere all'evidenza, appellandosi alla legge del sabato e ad ogni altro ragionamento, pur di negare l'operato di Gesù. In tutto questo si rivela la schiettezza e la testimonianza del cieco: "Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo". È il caso del noto proverbio: "Non c'è più cieco di chi non vuol vedere". I farisei allora e, noi oggi, crediamo di vedere e di non avere bisogno di nessuna "luce", ed è la cecità peggiore, quella del cuore. Sono le passioni che ci conducono nelle tenebre più profonde: il peccato! La purificazione avviene con il sacramento del perdono: è "la piscina di Siloe" che purifica il cuore dal peccato e ci riporta alla luce di figli di Dio, come ci ricorda l'apostolo Paolo: "Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà". È quanto ha sperimentato il "cieco nato" con la sua fede e la testimonianza davanti agli increduli farisei. Questo è il cristiano.

    Grati ai fidanzati Di Modugno Pietro e Ronzullo Rosa per il commento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)






    VEDERE CON OCCHI NUOVI

    Nel Vangelo di questa domenica domina il tema della luce. L'evangelista Giovanni presenta in maniera semplice e diretta l'incontro tra Gesù e un uomo cieco dalla nascita, non si è ammalato per colpa sua, ma è nato così. La cecità rappresenta le tenebre. Chi è cieco vive perennemente al buio, senza distinguere i colori. Il buio è il simbolo della condizione umana, quando non è rischiarata dalla luce divina. Gesù si avvicina al cieco: "Sputò per terra, fece del fango, con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco". Un piccolo gesto per un avvenimento importantissimo per il cieco che torna a vedere. È una nuova nascita, la sua vita cambia completamente, dopo aver obbedito alla parola di Gesù. Anche noi, nati ciechi, possiamo tornare a vedere, ascoltando e mettendo in pratica la parola di Gesù. Saremo così capaci di tendere le mani a chi ci è solo e a chi è bisognoso. Il cieco guarito professa la sua fede in un contesto di ostilità e per questo si espone alla persecuzione, anche da parte dei genitori che lo lasciano solo. Mentre il cieco ritorna vedere, gli avversari perdono la vista, diventando sempre più ciechi. L'uomo con la fede ha la possibilità di vedere con occhi nuovi, perché si affida a chi ha detto: "Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". È una parola che infonde grande fiducia e sicurezza nei nostri cuori.

    Pietro e Rosa





    DOMENICA IN "LAETARE"

    Benedetto XVI, Angelus 3 aprile 2011

    Cari fratelli e sorelle!

    26032017 2L'itinerario quaresimale che stiamo vivendo è un tempo particolare di grazia, durante il quale possiamo sperimentare il dono della benevolenza del Signore nei nostri confronti. La liturgia di questa domenica, denominata "Laetare", invita a rallegrarci, a gioire, così come proclama l'antifona d'ingresso della celebrazione eucaristica: "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione" (cfr Is 66,10-11). Qual è la ragione profonda di questa gioia? Ce lo dice il Vangelo odierno, nel quale Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. La domanda che il Signore Gesù rivolge a colui che era stato cieco costituisce il culmine del racconto: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?" (Gv 9,35). Quell'uomo riconosce il segno operato da Gesù e passa dalla luce degli occhi alla luce della fede: "Credo, Signore!" (Gv 9,38). È da evidenziare come una persona semplice e sincera, in modo graduale, compie un cammino di fede: in un primo momento incontra Gesù come un "uomo" tra gli altri, poi lo considera un "profeta", infine i suoi occhi si aprono e lo proclama "Signore". In opposizione alla fede del cieco guarito vi è l'indurimento del cuore dei farisei che non vogliono accettare il miracolo, perché si rifiutano di accogliere Gesù come il Messia. La folla, invece, si sofferma a discutere sull'accaduto e resta distante e indifferente. Gli stessi genitori del cieco sono vinti dalla paura del giudizio degli altri.

    E noi, quale atteggiamento assumiamo di fronte a Gesù? Anche noi a causa del peccato di Adamo siamo nati "ciechi", ma nel fonte battesimale siamo stati illuminati dalla grazia di Cristo. Il peccato aveva ferito l'umanità destinandola all'oscurità della morte, ma in Cristo risplende la novità della vita e la meta alla quale siamo chiamati. In Lui, rinvigoriti dallo Spirito Santo, riceviamo la forza per vincere il male e operare il bene. Infatti la vita cristiana è una continua conformazione a Cristo, immagine dell'uomo nuovo, per giungere alla piena comunione con Dio. Il Signore Gesù è "la luce del mondo" (Gv 8,12), perché in Lui "risplende la conoscenza della gloria di Dio" (2 Cor 4,6) che continua a rivelare nella complessa trama della storia quale sia il senso dell'esistenza umana. Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione. In questi giorni che ci preparano alla Pasqua ravviviamo in noi il dono ricevuto nel Battesimo, quella fiamma che a volte rischia di essere soffocata. Alimentiamola con la preghiera e la carità verso il prossimo.


     strada facendo n 225

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      DOMENICA 19 MARZO 2017


    3ª DOMENICA DI QUARESIMA


    GESÙ SEDEVA PRESSO IL POZZO E GIUNGE UNA DONNA SAMARITANA AD ATTINGERE ACQUA.Giovanni 4,6s.

    Dal Vangelo secondo Giovanni (4, 5-15.19b-26.39a.40-42)

    19032017In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

    Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

    Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo»





    il parroco

    Gesù, un pozzo, una donna sono i riferimenti del vangelo di questa terza domenica di Quaresima. L'incontro con la samaritana che va ad attingere acqua offre anche a noi la possibilità di attingere un'acqua viva che sazia la profonda sete dell'uomo. La pagina di Giovanni ci riporta indietro nel tempo, quando, il pozzo, la fontana del villaggio era il luogo ordinario e obbligato dell'incontro, del dialogo e degli sguardi amorosi. Così quel giorno, Gesù "affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo". Viene annotata anche l'ora "circa mezzogiorno". La Samaritana rallenta il passo nel vedere un uomo al bordo del pozzo e a quell'ora. Il suo stupore si fa ancora maggiore e alla richiesta: "Dammi da bere", prende le debite distanze, da chi si vuole intromettere nella sua vita. E il Signore, da vero maestro e conoscitore dei desideri umani, con delicatezza si fa spazio nel suo cuore: "Se tu conoscessi il dono di Dio"! L'acqua un bene primario e necessario per l'uomo, gli animali, per la terra. Ma c'è l'acqua del pozzo necessaria per gli usi domestici, personali e un'"acqua viva" di cui, e la Samaritana e noi abbiamo sete. Gesù vuole offrire quest'acqua viva che soddisfa la sete dell'uomo. Purtroppo soddisfiamo la nostra sete con banalità, vizi, superficialità e peccato. La Samaritana ne è consapevole di tutto questo e apre il suo cuore con il racconto della sua vita e Gesù la disseta con "l'acqua che zampilla per la vita eterna". Ora ha "conosciuto il dono di Dio" e non se lo tiene solo per sé, ma si fa testimone verso gli altri. Anch'io come la Samaritana voglio dissetarmi a "quest'acqua viva" che è Gesù, mia vera gioia di vita.

    Questa è Quaresima!

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)





    ESAME DI COSCIENZA
    I consigli di Papa Francesco
     
    Consiste nell'interrogarsi sul male commesso e il bene omesso: verso Dio, il prossimo e se stessi.

    19032017 2

    NEI CONFRONTI DI DIO


    Mi rivolgo a Dio solo nel bisogno?
    Partecipo alla Messa la domenica e le feste di precetto?
    Comincio e chiudo la giornata con la preghiera?
    Ho nominato invano Dio, la Vergine, i Santi?
    Mi sono vergognato di dimostrarmi cristiano?
    Cosa faccio per crescere spiritualmente? Come? Quando?
    Mi ribello davanti ai disegni di Dio?
    Pretendo che egli compia la mia volontà?

     
    NEI CONFRONTI DEL PROSSIMO

    So perdonare, compatire, aiutare il prossimo?
    Ho calunniato, rubato, disprezzato i piccoli e gli indifesi?
    Sono invidioso, collerico, parziale?
    Ho cura dei poveri e dei malati?
    Mi vergogno della carne di mio fratello, della mia sorella?
    Sono onesto e giusto con tutti o alimento la "cultura dello scarto"?
    Ho istigato altri a fare il male?
    Osservo la morale coniugale e familiare insegnata dal Vangelo?
    Come vivo le responsabilità educative verso i figli?
    Onoro e rispetto i miei genitori?
    Ho rifiutato la vita appena concepita?
    Ho spento il dono della vita?
    Ho aiutato a farlo?
    Rispetto l'ambiente?

     
    NEI CONFRONTI DI SÉ

    Sono un po' mondano e un po' credente?
    Esagero nel mangiare, bere, fumare, divertirmi?
    Mi preoccupo troppo della salute fisica, dei miei beni?
    Come uso il mio tempo?
    Sono pigro?
    Voglio essere servito?
    Amo e coltivo la purezza di cuore, di pensieri e di azioni?
    Medito vendette, nutro rancori?
    Sono mite, umile, costruttore di pace?

    Da: www.avvenire.it


     strada facendo n 224

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      DOMENICA 12 MARZO 2017


    2ª DOMENICA DI QUARESIMA


    FU TRASFIGURATO: IL SUO VOLTO BRILLÒ COME IL SOLE E LE SUE VESTI DIVENNERO CANDIDE COME LA LUCE.Matteo 17,2

    Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)

    12032017In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

    Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

    All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

    Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».





    il parroco

    È la domenica della Trasfigurazione, dopo che Gesù ha vinto le tentazioni del diavolo. La Parola di Dio, oggi, ci invita a metterci in cammino. Così Abramo nella pagina della Genesi: "Vattene dalla tua terra,...verso la terra che io ti indicherò". Nel Vangelo: "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su alto monte". Allora anche noi, facendo una bella cordata, mettiamoci in cammino con Gesù, che come ad amici vuol dirci e manifestare qualcosa di strettamente personale. "E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". Per i discepoli è un'assoluta novità, restano sorpresi dalla bellezza, tanto che Pietro, si fa portavoce ed esclama: "Signore, è bello per noi essere qui". La bellezza che riempie gli occhi e il cuore. E' l'esperienza quotidiana della vita: un panorama, un fiore, la mamma con il suo bambino, il fidanzato con la fidanzata, il volto sereno del nonno. Qui con Gesù, i discepoli sperimentano una bellezza nuova, "trasfigurata" che trasfigura il loro cuore, vedono chi è veramente Gesù. Confortati dalla voce: "Questi è il Figlio mio l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo.". Ecco dove porta il cammino della fede, dell'ascolto. Stare con il Signore è sempre bello, non solo sul Tabor, ma anche nelle ore buie della vita. La Trasfigurazione è un anticipo della luce e bellezza pasquale. Gesù lo manifesta chiaramente: "Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti". Seguiamo Gesù, ascoltiamo e viviamo il Vangelo, sperimenteremo anche noi la gioia e la bellezza della Trasfigurazione.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)





    La PREGHIERA di Roberto Laurita
    Gesù, per i tre apostoli che hai portato
    con te, in disparte, sul monte,
    quell'esperienza straordinaria
    deve rimanere solo una tappa
    sulla strada che conduce a Gerusalemme.
    È una tappa di luce
    per affrontare le tenebre
    che caleranno il Venerdì santo
    da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio:
    il buio del disorientamento,
    dello scandalo, del dolore
    di fronte alla morte dell'Innocente
    che offre la sua vita per l'umanità.
    È una tappa per intravedere
    il compimento delle promesse:
    Mosè ed Elia sono lì per attestarlo.
    Ma quello che accadrà sconvolgerà
    qualsiasi immagine messianica
    del potere di Dio che schiaccia,
    sbaraglia i nemici, distrugge gli avversari.
    Tu, il Cristo, realizzerai il progetto di Dio
    percorrendo la via dell'umiliazione,
    del dolore, della fragilità
    perché questa è la via dell'amore.
    È una tappa di manifestazione
    perché, coperti dalla nube luminosa,
    i tre apostoli percepiscono
    la presenza del Padre
    che rivela loro la tua identità, Gesù:
    il Figlio amato che è il Testimone fedele,
    il Servo obbediente, il Salvatore.
    Se ne ricorderanno quando tu apparirai
    ai loro occhi come l'immagine terribile
    dell'abbandono e del fallimento?

    12032017 2




     strada facendo n 223

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      DOMENICA 5 MARZO 2017


    1ª DOMENICA DI QUARESIMA


    GESÙ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO, PER ESSERE TENTATO DAL DIAVOLO.Matteo 4,1

    Dal Vangelo secondo Matteo (4,1-11)

    05032017In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"».

    Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».

    Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».

    Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.





    il parroco

    Ben tornata Quaresima! Tempo di grazia per tutti, ed in particolare per noi che vogliamo essere discepoli di Gesù, che per primo fu, "condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo", ha vissuto i quaranta giorni e ne è uscito vittorioso. È la prima domenica di Quaresima, tempo che ci richiama all'essenziale delle cose della vita, una sosta obbligata per tornare in forma. La Quaresima è la palestra dello spirito per recuperare le forze perdute, per tornare alla gioia, alla santità. Il nemico, Satana, è astuto ci sa fare, si presenta sotto forma di bene per ingannarci e portarci dalla sua parte. Così è avvenuto con il primo Adamo e ci è riuscito, ma per Gesù, "nuovo Adamo", ha trovato un netto rifiuto, l'ha messo a tacere. Gesù, prendendo la nostra umanità, supera anche per noi la tentazione, ora però si richiede la nostra parte. La fame, l'ambizione, la cupidigia sono le tentazioni di ogni uomo e Gesù le ha vinte con la forza della Parola, fidandosi totalmente del Padre. Così offre a ciascuno di noi il metodo e la grazia per essere vincitori. La Parola di Dio al primo posto, per questo è necessario ritrovare il tempo del silenzio. Digiuno di pane, certo, ma ancora molto più urgente un digiuno di chiacchiere e immagini che distraggono il cuore dall'essenziale. Mercoledì, primo giorno della Quaresima, eravamo in molti a ricevere le Ceneri, segno che vogliamo fare sul serio, manteniamo costante l'impegno. Sperimentiamo il pane della Parola "che esce dalla bocca di Dio", è un ottimo inizio per ri-partire e "vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito".

    Il nostro grazie a Ferdinando Dassisti e Luciana Frontino per il Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)




    SUCCEDE ANCORA OGGI

    Dopo aver letto questo passo del Vangelo di Matteo, ci si può rendere conto che ciò che avvenne a Gesù 2000 anni fa, succede ancora oggi. La nostra società è piena di tentazioni. Si viene tentati quasi tutti i gironi a sfidare la legge di Dio, presi dalla voglia di potere e dai guadagni facili. I più soggetti sono i giovani che sfidano la volontà dei padri. Questo brano è l'invito a non cadere in tentazione, come ha fatto Gesù nel deserto, ha patito la fame, gli è stato offerto il potere di ogni regno ed è stato invitato a buttarsi da un monte altissimo tanto ci sarebbero stati gli Angeli a soccorrerlo. Gesù, fermo nel suo amore e fedele verso suo Padre, ha resistito perché Dio stesso aveva scritto di non adorare nessun altro all'infuori di Lui, di non sfidare la Sua volontà. Dopo tutto ciò, Satana smise di tentarlo e gli Angeli vennero ad adorare il Signore Gesù. Questo brano è un monito per tutti e un invito a non perdere mai la fede in Dio.

    Ferdinando e Luciana




    quaresima


    "La Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell'incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo. Il Signore – che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore – ci indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi."

    Con queste parole Papa Francesco ci invita a vivere intensamente la Quaresima come tempo di conversione alla luce della Parola. Si tratta di tagliare col peccato e con tutte quelle forme che contribuiscono alla nostra infelicità promettendoci gioie a poco prezzo, la Quaresima ci ricorda che il cristiano è chiamato ad una lotta contro il male, che è una lotta con se stessi. Vi inviti pertanto a condividere, presbiteri, diaconi, religiosi, famiglie e giovani, gli appuntamenti che vivremo comunitariamente.

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     strada facendo n 222

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      PASQUA DI RISURREZIONE - 27 MARZO 2016


    CRISTO E' VERAMENTE RISORTO!

    Buona Pasqua!

    27032016È l'augurio semplice e pieno di gioia che si diffonde nei cuori perché: "Cristo è veramente risorto!". Questo primo annuncio è riservato alle donne che, di primo mattino, si recano al sepolcro e con loro sorpresa trovano la tomba vuota, ma ricevono da due angeli la parola rassicurante: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!". Questa sì è la notizia sconvolgente per tutti. Gesù, il Crocifisso, morto e sepolto, è risorto! La Pasqua di Gesù è la nostra pasqua, con lui anche noi siamo chiamati a lasciare i nostri sepolcri che ci tengono prigionieri per vivere una vita nuova.

    Se i giorni della quaresima sono segnati dall'impegno di avvicinarsi a Cristo che va incontro alla Passione e Morte, quelli della Pasqua devono esprimere una gioia così grande da prolungarsi per tutta la vita. Gesù ci ha preceduti sulla via della Croce, ora ci precede su quella della vita nuova. Stiamo vivendo l'anno del Giubileo della Misericordia per farci sperimentare nella nostra povertà di peccatori la vittoria sul peccato e sulla morte. Lasciamoci guidare dal coraggio delle donne che vanno al sepolcro e inondare di meraviglia: "Cristo, mia speranza, è risorto!". Sia questo il dono pasquale per tutti e per ogni famiglia da parte della Comunità Leonardina,

    P. Raffaele, P. Luigi M., P. Luigi P. e Paolo

     

     

     

    BENEDIZIONE IN FAMIGLIA NEL GIORNO DI PASQUA CON L'ACQUA BENEDETTA

    Cristo Signore nella Pasqua di morte e risurrezione dà in abbondanza agli uomini la sua vita, l'acqua che zampilla per la vita eterna. Per portare la grazia della Pasqua in tutte le famiglie, viene consegnata una bottiglietta contenente l'acqua benedetta nella Veglia Pasquale.
    Dando a tutti la possibilità di benedire la casa si invita tutti a superare il concetto di benedizione come qualche cosa di magico, automatico o scaramantico ed a recuperare la famiglia come una realtà fatta da Dio, già da lui santificata e fonte di benedizione.
    Radunata la famiglia attorno alla mensa, colui che guida la preghiera dice:
    Guida:
    Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
    Tutti:
    Questo è il giorno che ha fatto il Signore,
    rallegriamoci, esultiamo e preghiamo insieme. Alleluia.
    Padre nostro, che sei nei cieli,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno
    sia fatta la tua volontà,
    come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
    e rimetti a noi i nostri debiti
    come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
    e non ci indurre in tentazione,
    ma liberaci dal male. Amen
    Guida:
    Aiutaci, o Padre santo, in questo giorno di Pasqua
    a riscoprire il valore del giorno del Signore
    per imparare a far festa,
    per avere l'occasione di trovarci insieme a tavola
    e condividere l'amicizia,
    per cogliere una opportunità per incontrarci con te,
    nutrendoci della tua Parola e del tuo Pane. Amen.
    Chi guida la preghiera, porge l'acqua benedetta, eventualmente utilizzando un ramoscello d'olivo, e ciascuno si fa il segno della croce.
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      DOMENICA DELLE PALME - 20 MARZO 2016


    «GESÙ, RICORDATI DI ME QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO»Lc 23, 42

    Dal Vangelo secondo Luca (23,33-49)

    Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».

    Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

    Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

    Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

    Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

    Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest'uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

     

     

    il parroco

    La Domenica delle Palme ci introduce alla Settimana Santa per rivivere la salvezza che il Signore Gesù ha operato per tutti noi con la sua morte e risurrezione. E' facile farsi prendere dalle emozioni dei riti, delle processioni, ma non ci fermiamo solo ad esse, entriamo nel vivo del Vangelo. rrendiamoci presenti con Gesù, seguiamolo e scopriremo, in questa Pasqua, il suo amore per noi. Il vangelo della Passione di Gesù non ha bisogno di parole umane, da solo parla al cuore di ciascuno perdi convertirlo. Delle parole di Gesù nella sua Passione, ci soffermiamo su: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno": ecco il cuore di Gesù! Tra i dolori lancinanti di una crocifissione, confuso tra due malfattori rivela solo perdono per chi l'ha crocifisso. Per quanti si affidano a lui: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" risponde: "Oggi con me sarai nel paradiso". Ecco quanto è grande e personale la misericordia del Signore! Quanto ha vissuto quel malfattore, ora, lo posso vivere io. Il Giubileo della Misericordia è per condurmi al cuore di Gesù, per tornare a vivere rinnovato dal suo perdono. Gesù è salito sulla Croce per donare a tutti e a me perdono e misericordia: questa è la vera Pasqua!

    Ai fidanzati Ilaria Perchiazzo e Davide Giannetta la nostra gratitudine per il loro contributo spirituale.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

    UN INFINITO MISTERO D'AMORE

    Il Vangelo di questa Domenica, ci presenta la morte di nostro Signore, lui è l'Agnello di Dio che si è sacrificato per la salvezza di tutti noi. La passione di Gesù è l'esperienza più alta di Dio nella storia: il mistero di Dio ci viene mostrato nella condivisione totale della fragilità umana, un infinito mistero d'amore che chiede di perdonare tutto e tutti.

    Davide e Ilaria

     

     
     
    OSANNA! BENEDETTO COLUI CHE VIENE!
    Beda il Venerabile, Commento al Vangelo di Marco III,11,10

    Benedetto il Regno che viene del nostro padre David! Osanna nel più alto dei cieli (Mc 11,10). Nel Vangelo di Giovanni, leggiamo che le folle, ristorate dai cinque pani e dai due pesci, volevano rapire Gesù e proclamarlo re, ma egli, fuggendo sul monte, si sottrasse in modo che questo non potesse avvenire (cf. Gv 6,14-15). Ora invece, viene a Gerusalemme dove patirà, e non sfugge a coloro che lo proclamano re, a quella folla che gli dà gloria e che, con inni degni del Figlio di Dio e del re, lo conduce alla città regale, e non mette a tacere le voci di quanti cantano la restaurazione in lui del regno del patriarca David e la riconquista dei doni della primitiva benedizione. Per qual motivo ciò che dapprima rifiutò fuggendo adesso lo accoglie volentieri e, ora che sta per uscire dal mondo attraverso la passione della croce, non rifiuta quel regno che non volle accettare quando ancora doveva riportare la vittoria sul mondo? Per nessun altro motivo se non per insegnare apertamente che egli è re di un impero che non è temporale e terreno, ma eterno nei cieli e a esso giungerà con la vittoria sulla morte, con la gloria della resurrezione e il trionfo dell'ascensione. Per questo, apparendo ai suoi discepoli dopo la resurrezione, dice: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra (Mt 28,18), e ciò che segue. Va notato quale consonanza mostra la folla, che innalza lodi al Signore, con le parole di Gabriele che annuncia la buona notizia alla Vergine Madre; dice Gabriele: Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe (Lc 1,32-33). Il Signore accettò il trono e il regno di David per chiamare al regno celeste e immortale e introdurre alla stessa visione di Dio Padre con gesti, parole, doni e promesse degne soltanto del mediatore tra Dio e gli uomini quel popolo a cui David aveva offerto un regno temporale ed esempi di giustizia e nel quale egli soleva accendere la fiamma della fede e dell'amore per il creatore con le melodie dei suoi canti spirituali. Aggiungendo: Osanna, cioè salvezza, nel più alto dei cieli, si mostra chiaramente che la venuta di Cristo non costituisce la salvezza soltanto degli uomini, ma dell'universo intero, in quanto unisce le cose terrene a quelle celesti in modo che ogni ginocchio in cielo, nella terra e negli inferi si pieghi dinanzi a lui (cf. Fil 2,10).

     
    sanbedaSan Beda il Venerabile, a sette anni viene affidato per l'istruzione ad un monastero di benedettini e, tra i benedettini, Beda rimane, diventando monaco e ricevendo, verso i trent'anni, l'ordinazione sacerdotale.  Seguace di San Benedetto Biscop e di S. Ceolfrido, si dedicò alla preghiera, allo studio e all'insegnamento nel monastero di Jarrow in Inghilterra. Attento amanuense e studioso della Sacra Scrittura, è autore di una vasta produzione letteraria di cui restano opere esegetiche, ascetiche, scientifiche e storiche. Studioso di scienze, eccezionale e gran lavoratore, unici suoi momenti di "ricreazione" sono la preghiera e il canto corale. Ha lasciato nei suoi scritti l'impronta del suo spirito umile e sincero, del suo discernimento sicuro e della sua saggezza.
     
     

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  • Azione Cattolica

    Apostolato della Preghiera

    Madrine OMD

     croce ritiro

    RITIRO SPIRITUALE QUARESIMALE

    Giovedì 17 Marzo


    16.00 Ritrovo presso la Chiesa di S. Antonio

    16.15 Parola e meditazione

    17.00 Adorazione Eucaristica

    18.00 Vespri e benedizione Eucaristica

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      DOMENICA 13 MARZO 2016


    GESÙ LE DISSE: «DONNA, DOVE SONO? NESSUNO TI HA CONDANNATA?»Gv 8,10

    Dal Vangelo secondo Giovanni (8,1-11)

    donna nessuno ti ha condannataIn quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui.

    Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

    Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».

    Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

    Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

    Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

     

     

    il parroco

    "Chi è senza peccato scagli la prima pietra!". Quante volte abbiamo pronunciato questa parola di Gesù per una sommaria giustificazione della nostra vita! La pagina del vangelo ci offre la misericordia del Signore di fronte alle miserie umane. Da una parte, scribi e farisei irriducibili nemici di Gesù che, non sopportano e non accettano la sua parola e soprattutto il suo rapporto con i più deboli, accusandolo di violare la legge di Mosè. Dall'altra la figura di una donna "sorpresa in adulterio". I primi vogliono accusare Gesù e metterlo in disgrazia davanti al popolo che lo segue con una domanda molto capziosa, una vera trappola. Per la legge doveva essere lapidata, ma così avrebbe rinnegato il suo insegnamento di perdono e misericordia. Gesù rimane calmo, anzi sono gli avversari che si innervosiscono. "Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra". E vista la loro insistenza, si alza e dice: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". Gesù fa appello a guardare all'intimo della loro coscienza e solo, se si riterranno giusti e senza peccato a scagliare la pietra contro di lei. "Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani". Restano solo "La misera" e "la misericordia" dirà s. Agostino. La conclusione: "Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più". Condanna il peccato, ma salva la donna. Questa è la misericordia di Dio. Andiamo anche noi dal Signore per essere perdonati dai nostri peccati.

    Ringraziamo i fidanzati Antonella Cristallo e Giovanni Patruno per il vangelo

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

    PRIMA DI PUNTARE IL DITO

    L'insegnamento che traiamo da questo Vangelo per la nostra vita di coppia è che non bisogna mai giudicare qualcuno quando ha palesemente peccato e risulta indifendibile perché nessuno è puro di cuore.

    Prima di puntare il dito contro qualcuno bisogna guardarsi dentro e farsi un esame di coscienza. Per tanto nel mondo di oggi bisognerebbe fare tesoro di questo insegnamento, e mettere in pratica il perdono proprio come il Signore ha fatto con questa donna e con noi sempre amandoci infinitamente.

    Antonella e Giovanni

     

     
     
    L'ESEMPIO DI SAN GIUSEPPE
    BENEDETTO XVI, Angelus 19 dicembre 2010
    esempio di san giuseppeCari fratelli e sorelle!

    [...] Mi piace ricordare che di San Giuseppe era molto devoto anche l'amato Giovanni Paolo II, il quale gli dedicò l'Esortazione apostolica Redemptoris Custos - Custode del Redentore e sicuramente ne sperimentò l'assistenza nell'ora della morte.

    La figura di questo grande Santo, pur rimanendo piuttosto nascosta, riveste nella storia della salvezza un'importanza fondamentale. Anzitutto, appartenendo egli alla tribù di Giuda, legò Gesù alla discendenza davidica, così che, realizzando le promesse sul Messia, il Figlio della Vergine Maria può dirsi veramente "figlio di Davide". Il Vangelo di Matteo, in modo particolare, pone in risalto le profezie messianiche che trovarono compimento mediante il ruolo di Giuseppe: la nascita di Gesù a Betlemme (2, 1-6); il suo passaggio attraverso l'Egitto, dove la santa Famiglia si era rifugiata (2, 13-15); il soprannome di "Nazareno" (2, 22-23). In tutto ciò egli si dimostrò, al pari della sposa Maria, autentico erede della fede di Abramo: fede nel Dio che guida gli eventi della storia secondo il suo misterioso disegno salvifico. La sua grandezza, al pari di quella di Maria, risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena.

    Dall'esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato. Penso anzitutto ai padri e alle madri di famiglia, e prego perché sappiano sempre apprezzare la bellezza di una vita semplice e laboriosa, coltivando con premura la relazione coniugale e compiendo con entusiasmo la grande e non facile missione educativa. Ai Sacerdoti, che esercitano la paternità nei confronti delle comunità ecclesiali San Giuseppe ottenga di amare la Chiesa con affetto e piena dedizione, e sostenga le persone consacrate nella loro gioiosa e fedele osservanza dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Protegga i lavoratori di tutto il mondo, perché contribuiscano con le loro varie professioni al progresso dell'intera umanità, e aiuti ogni cristiano a realizzare con fiducia e con amore la volontà di Dio, cooperando così al compimento dell'opera della salvezza.

     
     

    strada facendo 186
     

      

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      DOMENICA 6 MARZO 2016


    QUANDO ERA ANCORA LONTANO, SUO PADRE LO VIDE, EBBE COMPASSIONE, GLI CORSE INCONTRO...Lc 15,20

    Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,1-3.11-35)

    buon samaritano 2016In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

    Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre.

    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».

     

     

    il parroco

    "Facciamo festa, perché mio figlio è tornato!" è il cuore del vangelo di questa domenica. Tutto il vangelo è rivelazione dell'amore senza limiti di Dio per l'uomo, ma l'evangelista Luca con la parabola del figliol prodigo ci offre il volto misericordioso del Padre. La pagina di oggi è quella che rimane impressa nel cuore più di tutte le altre, perché ci appartiene, ci riconosciamo nel figlio che, per seguire le sue passioni, scappa di casa e vive a modo suo, fino a confondersi con i porci. E nel momento in cui sperimenta la miseria più triste, sboccia un desiderio: "Mi alzerò, andrò da mio padre...". Da qui parte la sua storia di salvezza. In questo è preceduto, perché il Padre non ha smesso di essere Padre, i suoi giorni erano segnati solo dall'attesa del suo ritorno. Lui ama sempre, non si lascia condizionare dalla nostra bontà. La sua gioia di amare è perdonare sempre. Il nostro ritorno a Dio non è frutto di volontà, ma dono della sua misericordia che ci mette nel cuore la gioia del ritorno a casa dove troveremo sempre un Padre che fa festa per il figlio che si è allontanato. Quel figlio sono io, sei tu! Allora: "Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: "Padre ho peccato...".

    Il nostro ringraziamento ai fidanzati Mariangela Miccolis e Massimiliano Capuano per il vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

    SEMPRE PRONTO AD ABBRACCIARCI

    Nel Vangelo di Luca meditiamo su due parole importanti: il Perdono e la Misericordia.

    Nella parola di oggi da una parte assistiamo alla scena di un figlio minore che se ne va via di casa e comincia a sperperare tutti i suoi averi. Una volta che ebbe speso tutto cominciò a trovarsi in difficoltà e in questa situazione di bisogno estremo avrebbe voluto saziarsi con qualunque cosa perfino con la carrube che mangiavano i porci ma anche questo gli fu negato. Così riscoprì il senso profondo della sua realtà di figlio e del rapporto che lo univa al padre e decise di riprendere il cammino verso il suo focolare domestico e ad accoglierlo trovò un padre restato sempre fedele alla sua paternità, all'amore incondizionato verso di lui e pronto al perdono. Ne dà prova la gioia, la prontezza e la festosità nell'accoglierlo. Dall'altra parte troviamo il figlio maggiore, il quale non riesce a capire perché gli sembra che nonostante il suo essere stato sempre fedele e corretto con il padre, non abbia mai ricevuto tanta grazia. Così infatti, si realizza il prodigio della misericordia che rende più generoso colui che la dona cioè il padre, ed eleva l uomo che la riceve cioè il figlio. Questa parabola ci insegna che Dio è sempre pronto ad abbracciarci e ad accoglierci ogniqualvolta che ritorniamo a lui chiedendogli perdono perché lui è sempre pronto a concederci la sua misericordia. Ci insegna a gioire per chi avendo sbagliato è perdonato nella certezza che Dio dona tutto a tutti.

    Mariangela e Massimo

     

     
     
    SE PREGHI VERAMENTE, SEI TEOLOGO
    Evagrio Pontico (Trattato sulla preghiera, passim)
    La preghiera è germoglio di mitezza e di dolcezza. La preghiera è frutto di gioia e di rendimento di grazie.

    La preghiera è difesa da tristezza e scoraggiamento. Se desideri pregare come si deve, non rattristare nessuno, altrimenti corri invano.

    Se sei paziente, pregherai sempre con gioia. A volte, non appena ti sarai messo a pregare, pregherai bene; a volte, invece, nonostante grandi sforzi, non raggiungerai il fine. È perché tu cerchi ancor di più e, dopo aver ottenuto il risultato, tu l'abbia al sicuro da qualsiasi furto...

    Se desideri pregare, rinuncia a tutto per ottenere tutto.

    Prega innanzitutto per essere purificato dalle passioni, e in secondo luogo per essere liberato dall'ignoranza e dalla dimenticanza, in terzo luogo da ogni tentazione e abbandono.

    Nella tua preghiera cerca unicamente la giustizia e il Regno, cioè la virtù e la conoscenza, e tutto il resto ti sarà dato in aggiunta (cf. Mt 6,33).

    Se vuoi pregare, hai bisogno di Dio che dona la preghiera a chi prega (i Sam 2,9).

    Invocalo dunque dicendo: Sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno (Mt 6,9-Io), cioè lo Spirito santo e il suo Figlio unigenito. Così infatti ha insegnato il Signore, dicendo di adorare il Padre in spirito e verità (Gv 4,24).

    Se sei teologo, pregherai veramente, e se preghi veramente, sei teologo.

    Nel tempo delle tentazioni ricorri a una preghiera breve e intensa.

    Al momento della preghiera prega non al modo del fariseo, ma al modo del pubblicano nel sacro luogo della preghiera per essere anche tu giustificato dal Signore.

    Lotta per non pregare contro qualcuno nella tua preghiera; sarebbe demolire quello che vuoi edificare e rendere la tua preghiera abominevole.

     


     

    s evagrioEvagrio Pontico (345-399), diacono e teologo, nacque a Ebora, nella regione del Ponto (Asia minore). Amico di Basilio il Grande e di Gregorio di Nazianzo, visse a Costantinopoli. Osservò da vicino i Padri del Deserto e trascorse i suoi ultimi anni come uno di loro. La sua influenza sul più popolare di loro, Giovanni Cassiano, è significativa, perché attraverso Cassiano l'Occidente ha poi imparato a conoscere la spiritualità del deserto. Nei suoi scritti, in particolare nel Trattato sulla preghiera e nel Praktikos, racchiuse il suo insegnamento sulla vita monastica.

    A lui si deve la prima classificazione dei sette peccati o vizi capitali, e dei mezzi per combatterli. In particolare, egli divise la Tristezza come vizio a sé, successivamente accorpata come già effetto di Accidia o di Invidia, stessa cosa accadde per la Vanagloria, accorpata successivamente nell'unico vizio della Superbia. Gli altri vizi sono gli stessi giunti a noi (Ira, Lussuria, Avarizia, Gola, Invidia).

     


    strada facendo 185
     

      

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    «OSANNA! BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE!»Mc 11,10

    domenica palme2Dal Vangelo secondo Marco(11,1-10)

    Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: "Perché fate questo?", rispondete: "Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito"».

    Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

    Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:

    «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

    Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

    Osanna nel più alto dei cieli!».





    il parroco

    E' la settimana santa. Il cuore della fede: il Mistero della Croce, Morte e Resurrezione di Gesù. Quanto è avvenuto nella prima Pasqua, ora lo viviamo nelle celebrazioni sacramentali. La domenica delle Palme per accogliere Gesù che entra a Gerusalemme, giorno di festa, di canto: "Osanna al Figlio di Davide!". Facile, coinvolgente, con i rami di palma, di olivo l'inizio della settimana santa, ma il cammino si farà difficile e impegnativo verso il Calvario. Il vangelo della Passione ci mette davanti la Croce. "Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce". Nel racconto ci siamo anche noi mescolati tra la gente, i discepoli. L'ascolto attento e meditato fa si che io mi riconosca, perché guardi con amore il volto di Cristo che per me si è offerto al Padre. Giuda mi ricorda i tradimenti all'amore e la mia sordità ad ogni richiamo. Pietro nonostante i suoi proclami di fedeltà, anche lui si rivelerà fragile. Tutti discepoli si addormentano, mentre Gesù è in agonia nell'Orto. Simone di Cirene dà sollievo nel portare la Croce a Gesù. I due ladroni crocifissi accanto a Gesù. Il centurione, vedendo la morte di Gesù, fa una solenne professione di fede: "Veramente quest'uomo era figlio di Dio!". Una cosa è certa: l'amore di Dio Padre nella croce del Figlio per la nostra salvezza, per la mia salvezza. Lasciamo parlare la croce di Gesù al nostro cuore per una nuova vita.

    Grazie alla famiglia Arnese per la sua riflessione.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    ESSERE AMATI

    Allora come oggi Gesù crocifisso divide la folla: chi lo schernisce e bestemmia, chi invece lo riconosce come Dio venuto in terra a salvare il suo popolo, interpretandone tutti i suoi gesti, avvenimenti e soprattutto le parole. Gesù stravolge la figura del re adorato e servito, è un re umile, servitore, infonde amore e misericordia fino a morire in croce per noi. Ci invita ad imitarlo nella sua umiltà, a prendere ogni giorno quella croce senza la quale non si può raggiungere la via stretta e tortuosa, ma bellissima, come quella della santità e del Paradiso. Gesù avrebbe potuto prendere la "scorciatoia" senza più morire in croce, ma è proprio con la vita offerta sulla croce, che ha voluto redimere il popolo. In effetti, come dice S. Paolo: "Cristo Gesù, pur essendo di natura di divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo fino a morire sulla croce". A noi tutti quindi la scelta, la vera conversione, servire con l'aiuto della fede e con tanta umiltà Gesù, andando controcorrente, senza farci accattivare da false idolatrie che oggi ci offre la società.

    Nicoletta e Francesco Arnese



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    «SE IL CHICCO DI GRANO, CADUTO IN TERRA, NON MUORE, RIMANE SOLO...» Gv 12,24

    chicco granoDal Vangelo secondo Giovanni (12,20-33)

    In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».

    Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome».

    Venne allora una voce dal cielo:

    «L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

    La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono.

    Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

     

     

    il parroco

    Una richiesta insolita è rivolta a Filippo da alcuni attratti dalla fama che gode Gesù tra il popolo: "vogliamo vedere Gesù". La cosa è interessante, perché rivela la sincerità dell'uomo che non si accontenta dell'ordinarietà della vita, ma vuole andare al profondo. Porsi delle domande serie che danno senso alla vita richiede di fare sosta, silenzio con se stessi per non lasciarsi travolgere dal vortice di quanto ci circonda. E' per ogni uomo, ma soprattutto al credente, che dovrebbe aver già "visto" Gesù, è chiesto, non solo, vedere, ma sperimentare, incontrare Gesù per indicarlo a chi lo cerca. La risposta di Gesù è altrettanto insolita: "Se il chicco di grano; caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Più che una risposta è una proposta: per vedere, conoscere Gesù, è necessario seguirlo fino alla donazione completa, fino alla croce. Devi perdere qualcosa per dare risposta vera al tuo desiderio di "vedere" Gesù. Questo porterà alla glorificazione piena che si realizzerà sulla croce. "E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me". Rafforziamo il nostro desiderio di vedere, di stare con Gesù, diventeremo credibili verso tanti che anche oggi, come i greci di allora, chiedono di vedere Gesù.

    "Strada facendo" dà voce ai genitori della Prima Comunione per il vangelo, grazie a Elena Riglietti per il suo contributo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

    ESSERE AMATI

    "Vogliamo vedere Gesù....." è la domanda che i greci rivolgono a Filippo; essi sono assunti a simbolo di tutti gli uomini che desiderano conoscere e incontrare Gesù. E' quanto avviene nel tempo quaresimale con un rinnovato impegno a seguire Cristo che insegna e percorre la via della Croce per la salvezza di tutti. La risposta di Gesù sta nella breve parabola del "chicco di grano" che per sprigionare tutta la sua fecondità deve essere ingoiato dalla terra. Quel seme incarna Gesù, ormai prossimo alla morte, realtà amara che inquieta ogni uomo e anche il Figlio di Dio. "Ora l'anima mia è turbata, e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora?" Ed ecco che interviene la voce del Padre, ("L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!") che rende testimonianza al Figlio affinché gli uomini credano in Lui, Lo ascoltino e seguano le Sue orme fino alla vetta del Calvario. Ecco il segno della croce gloriosa anche per il cristiano che deve impegnare la propria esistenza nell'amore e nel dare la vita al prossimo. Con l'avvicinarsi della celebrazione dei misteri pasquali portiamo in noi la certezza che seguire Cristo significa essere amati dal Padre.

    Elena Riglietti

     

     

    ASSEMBLEA ANNUALE DEI SOCI "ESSEGIELLE"

    essegielle

     

    Carissimi soci,

    un saluto a tutti voi nelle diverse parti d'Italia. L'Assemblea dei soci per il 2015 aprirà i lavori a San Ferdinando di Puglia, sede secondaria della EsseGiElle, l'11 aprile p.v., alle ore 11,00. Ci rivedremo dopo tanti anni in quello che è stato uno dei primi campi di battaglia della nostra associazione, sia per il numero di soci che l'impegno profuso negli anni ai vari livelli. Grazie alla collaborazione dei padri OMD e di alcuni soci che hanno fatto da capogruppo, animando e mettendo il proprio tempo nelle azioni sul territorio, fin dentro le istituzioni. Più volte la EsseGiElle ha operato sotto patrocini e sponsorizzazioni pubbliche, segno di riconoscimento e appoggi importanti.

    Permettetemi di rivolgere un pensiero ad una cara socia che ci ha lasciato da poco: Rosa Di Terlizzi, la mamma di P. Michele. Se oggi abbiamo una buona visibilità è dovuto proprio a coloro che lontano dagli uffici si sono fatti portavoce tra gli amici e nella società, alimentato lo spirito di solidarietà e i valori che sono alla base della nostra missione. Grazie, Rosa ti ricorderemo.

    Invito quanti di voi non saranno presenti a S. Ferdinando di Puglia l'11 aprile prossimo, a compilare e consegnare la propria delega a chi parteciperà all'Assemblea.

    Ed ecco la situazione dei progetti della EsseGiElle.

    NIGERIA: la scuola di Amakohia è in funzione dall'ottobre scorso, con l'iscrizione di quasi 200 bambini tra quelli della prima sezione delle elementari e della materna. Alla direzione è stato nominato Padre Stephen Oudhu che risiede nella struttura. In primavera, in accordo con il responsabile del progetto, proseguirà il programma che prevede l'allestimento dell'ambulatorio sanitario, la formazione per i giovani e la formazione degli insegnanti.

    RD CONGO: il progetto di costruzione del pozzo nel villaggio di Yalikpo è stato avviato. Il villaggio si trova in una situazione di emergenza con la totale assenza di acqua potabile per le abitazioni. Entro marzo avverrà la consegna del pozzo ad opera della ditta incaricata dal partner locale, l'associazione Makemba, con la quale è stato firmato un accordo per l'esecuzione dei lavori. I soci in Provincia di Lucca hanno avviato una campagna di diffusione del progetto con eventi ed informative che hanno raggiunto numerosi sostenitori anche fuori dal territorio lucchese.

    INDIA: le scuole della EsseGiElle sono ormai una realtà consolidata. Alla nuova St. Leonardi English Medium School, la struttura inaugurata nel 2013, sono iscritti più di 500 ragazzi e ragazze ed il numero aumenterà perché è garantita un'alta qualità dell'insegnamento. Per tale motivo è stata accolta da parte dell'OMD la richiesta di ampliamento.

    ATTIVITA' PROMOZIONALI: i gruppi e la sede secondaria continuano ad aderire a tutte le iniziative, soprattutto in occasione del Natale. San Ferdinando, in particolare, organizza i propri eventi e aderisce alla campagna nazionale di vendita dei pacchetti di riso che si svolge ogni anno nel mese di maggio.

    Gli appuntamenti tradizionali di Roma e Lariano si confermano di anno in anno perché consolidano legami con altri soggetti ed una presenza locale che vanno certamente ampliati ed arricchiti di nuovi spunti.

    Per discutere su come proseguire e per tracciare nuovi percorsi vi aspetto in Assemblea a San Ferdinando. Ognuno porti le proprie idee, le svilupperemo insieme.

    Nell'attesa di incontrarvi, vi giunga il mio più caro ringraziamento e saluto.

    padre Vincenzo Molinaro, OMD

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    «CHI FA LA VERITÁ VIENE VERSO LA LUCE» Gv 3,21

    verso la luceDal Vangelo secondo Giovanni (3,14-21)

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

    E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».



    il parroco

    La quarta domenica di Quaresima, è chiamata la domenica della gioia. Perché? Per un amore grande, generoso, salvifico di Dio Padre, fonte di vera gioia per l'uomo perenne ricercatore. Il vangelo di Giovanni riporta il cuore del dialogo tra Gesù e Nicodemo, che di notte, si era messo alla ricerca per incontrarlo, per avere risposte ai suoi interrogativi. A Nicodemo, buon conoscitore della storia di Israele, viene rivelato "l'innalzamento del Figlio dell'uomo perché crede in lui abbia la vita eterna". Richiamando quanto era avvenuto nel deserto con Mosé. Ma, segue subito, la rivelazione centrale: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito". Ecco l'amore di Dio: dona sempre, senza risparmio, verso tutti senza distinguo, anzi una particolare predilezione verso i nemici, i peccatori. Questa è la bellezza del nostro Dio: Il suo amore è dono, sempre oblativo! Come è meschino, superficiale, egoistico, quello umano che ama per ricevere. Forse l'amore materno ci si avvicina. Il vuoto, le lotte, le inimicizie, la guerra nascono dall'assenza dell'amore. Siamo chiamati a guardare chi è stato innalzato sulla croce per riscoprire un amore personale, gratuito e salvifico. Il cammino della Quaresima ci deve condurre ai piedi della Croce per rileggere in chiave personale: "Dio ha tanto amato me da dare il Figlio unigenito, perché io creda in lui, non vada perduto, ma abbia la vita eterna".

    Grazie ai fidanzati: Maria Alba Parente e Mauro Pasquale per la lettura del vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    ALLA RICERCA DI UN SENSO

    mani vs croceIl vangelo presentatoci da Giovanni, in questa IV domenica di quaresima, ci invita a riflettere sull'innalzamento del Figlio dell'uomo, ossia la "Crocifissione". Essa è presentata nel suo aspetto positivo e glorioso a tutti coloro che come Nicodemo, sono alla ricerca di un senso e cercano altresì Dio con cuore sincero. Pertanto Gesù parla di tenebre e luce "la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce". L'uomo vive nelle tenebre quando si chiude in se stesso, vive senza Dio, ed è incapace di compiere il bene; vivere nella luce è invece iniziare a credere, permettendo a Dio di entrare con la sua luce a illuminare la nostra vita. Gesù spiega anche a Nicodemo del disegno di Dio "che non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare, ma perché il mondo sia salvato per mezzo suo"; Dio non condanna, ma dona la vita, il perdono e la salvezza. L'essere umano si sente condannato o giudicato quando non accoglie la grazia di Dio. Noi cristiani dobbiamo guardare la croce come strumento della nostra salvezza, perché è segno del grande amore di Dio nei nostri confronti; basta guardare al Figlio dell'uomo innalzato sulla croce e credere in lui per avere "la Vita Eterna".

    Maria Alba e Mauro

     



    SAN GIUSEPPE EDUCATORE

    Papa Francesco, Udienza Generale, Mercoledì, 19 marzo 2014

    san giuseppe educatoreOggi, 19 marzo, celebriamo la festa solenne di san Giuseppe, Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Dedichiamo dunque questa catechesi a lui, che merita tutta la nostra riconoscenza e la nostra devozione per come ha saputo custodire la Vergine Santa e il Figlio Gesù. L'essere custode è la caratteristica di Giuseppe: è la sua grande missione, essere custode.

    Oggi vorrei riprendere il tema della custodia secondo una prospettiva particolare: la prospettiva educativa. Guardiamo a Giuseppe come il modello dell'educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita «in sapienza, età e grazia», come dice il Vangelo. Lui non era il padre di Gesù: il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia.

    Partiamo dall'età, che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e psicologica. Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù anzitutto da questo punto di vista, cioè lo ha "allevato", preoccupandosi che non gli mancasse il necessario per un sano sviluppo. Non dimentichiamo che la custodia premurosa della vita del Bambino ha comportato anche la fuga in Egitto, la dura esperienza di vivere come rifugiati – Giuseppe è stato un rifugiato, con Maria e Gesù – per scampare alla minaccia di Erode. Poi, una volta tornati in patria e stabilitisi a Nazareth, c'è tutto il lungo periodo della vita di Gesù nella sua famiglia. In quegli anni Giuseppe insegnò a Gesù anche il suo lavoro, e Gesù ha imparato a fare il falegname con suo padre Giuseppe. Così Giuseppe ha allevato Gesù.

    Passiamo alla seconda dimensione dell'educazione, quella della «sapienza». Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth. E Giuseppe lo accompagnava perché Gesù ascoltasse la Parola di Dio nella sinagoga.

    E infine, la dimensione della «grazia». Dice sempre San Luca riferendosi a Gesù: «La grazia di Dio era su di lui» (2,40). Qui certamente la parte riservata a San Giuseppe è più limitata rispetto agli ambiti dell'età e della sapienza. Ma sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre non possono fare nulla per educare i figli a crescere nella grazia di Dio. Crescere in età, crescere in sapienza, crescere in grazia: questo è il lavoro che ha fatto Giuseppe con Gesù, farlo crescere in queste tre dimensioni, aiutarlo a crescere.

    Cari fratelli e sorelle, la missione di san Giuseppe è certamente unica e irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo custodire Gesù, educandolo a crescere in età, sapienza e grazia, egli è modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre. San Giuseppe è il modello dell'educatore e del papà, del padre. Affido dunque alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti – che sono padri –, e coloro che hanno un compito educativo nella Chiesa e nella società. In modo speciale, vorrei salutare oggi, giorno del papà, tutti i genitori, tutti i papà: vi saluto di cuore! Vediamo: ci sono alcuni papà in piazza? Alzate la mano, i papà! Ma quanti papà! Auguri, auguri nel vostro giorno! Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto vicini ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini, vicini! Loro hanno bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del vostro amore. Siate per loro come san Giuseppe: custodi della loro crescita in età, sapienza e grazia. Custodi del loro cammino; educatori, e camminate con loro. E con questa vicinanza, sarete veri educatori. Grazie per tutto quello che fate per i vostri figli: grazie. A voi tanti auguri, e buona festa del papà a tutti i papà che sono qui, a tutti i papà. Che san Giuseppe vi benedica e vi accompagni. E alcuni di noi hanno perso il papà, se n'è andato, il Signore lo ha chiamato; tanti che sono in piazza non hanno il papà. Possiamo pregare per tutti i papà del mondo, per i papà vivi e anche per quelli defunti e per i nostri, e possiamo farlo insieme, ognuno ricordando il suo papà, se è vivo e se è morto. E preghiamo il grande Papà di tutti noi, il Padre.


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    «NON FATE DELLA CASA DEL PADRE MIO UN MERCATO!» Gv 2,16

    Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-25)

    tempio mercatoSi avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

    Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo.



    il parroco

    Marco nel vangelo odierno ci racconta come Gesù trascorreva la giornata, il sabato in particolare. In Sinagoga per leggere, insegnare, spiegare la Parola dei Profeti. Dalla Sinagoga alla casa di Pietro dove continua la "liturgia familiare" e nel vedere che la suocera è ammalata, con la sua presenza e con la sua mano la guarisce. Guarita, si mette subito a servire, esprimendo così il ringraziamento, festeggiando l'ospite, creando nuovi rapporti di amicizia. Al tramonto si reca alla porta della città ed anche qui manifesta la sua presenza guarendo malati e indemoniati. Dal bagno di folla si ritira nel deserto per pregare per poi continuare il cammino e annunciare a tutti il Vangelo. Quale importanza ha per noi conoscere come Gesù trascorreva il sabato? Non solo di cronaca, ma di senso. Mi devo mettere sulle sue tracce per seguirlo e ascoltarlo la domenica, accoglierlo in casa, dirgli la mia febbre di male, di peccato, lasciarmi prendere per mano e guarire, seguirlo nel deserto, nel silenzio della preghiera. In breve stare con Lui e questo mi permetterà di lasciare tracce di cammino utili ai fratelli per incontrarlo.

    Ai fidanzati Antonio Lopopolo e Consiglia De Bellis il grazie per la loro parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    SPAZZARE IL CUORE

    È la terza domenica di quaresima e la Pasqua si avvicina.

    Gesù arriva al tempio e trova la sua casa come luogo di mercato e di conseguenza spazza tutto via. Con questo gesto Gesù ci sta dicendo di spazzare via dal nostro cuore tutto ciò che non serve, tutti i nostri idoli e di prepararci, seriamente, a questa Pasqua.

    Dopo la sua risurrezione i discepoli si ricordarono delle sue parole e credettero.

    Ecco chi è l'uomo... colui che ha bisogno di certezze e di segni.

    Gesù dice anche che non si fidava di loro perché sapeva che l'ammirazione della folla era legata ai suoi fatti meravigliosi.

    Noi non abbiamo queste capacità, lui è l'unico che conosce a fondo nei nostri cuori, però, noi possiamo imparare da lui.

    Infondo cosa dobbiamo fare? Semplicemente non pretendere dall'altro ciò che non ci può dare e invece preoccuparci di piacere solo a Dio, perché lui è l'unico, che può donarci la pace.

    Antonio e Consiglia

     



    ESAME DI COSCIENZA

    I consigli di Papa Francesco

    esame di coscienza


    Consiste nell'interrogarsi sul male commesso e il bene omesso: verso Dio, il prossimo e se stessi.


    NEI CONFRONTI DI DIO
    Mi rivolgo a Dio solo nel bisogno?
    Partecipo alla Messa la domenica e le feste di precetto?
    Comincio e chiudo la giornata con la preghiera?
    Ho nominato invano Dio, la Vergine, i Santi?
    Mi sono vergognato di dimostrarmi cristiano?
    Cosa faccio per crescere spiritualmente? Come? Quando?
    Mi ribello davanti ai disegni di Dio?
    Pretendo che egli compia la mia volontà?
     
    NEI CONFRONTI DEL PROSSIMO
    So perdonare, compatire, aiutare il prossimo?
    Ho calunniato, rubato, disprezzato i piccoli e gli indifesi?
    Sono invidioso, collerico, parziale?
    Ho cura dei poveri e dei malati?
    Mi vergogno della carne di mio fratello, della mia sorella?
    Sono onesto e giusto con tutti o alimento la "cultura dello scarto"?
    Ho istigato altri a fare il male?
    Osservo la morale coniugale e familiare insegnata dal Vangelo?
    Come vivo le responsabilità educative verso i figli?
    Onoro e rispetto i miei genitori?
    Ho rifiutato la vita appena concepita?
    Ho spento il dono della vita?
    Ho aiutato a farlo?
    Rispetto l'ambiente?
     
    NEI CONFRONTI DI SÉ
    Sono un po' mondano e un po' credente?
    Esagero nel mangiare, bere, fumare, divertirmi?
    Mi preoccupo troppo della salute fisica, dei miei beni?
    Come uso il mio tempo?
    Sono pigro?
    Voglio essere servito?
    Amo e coltivo la purezza di cuore, di pensieri e di azioni?
    Medito vendette, nutro rancori?
    Sono mite, umile, costruttore di pace?


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    GESU' GLI DISSE: "VA' A LAVARTI NELLA PISCINA DI SILOE..." Gv 9,7

    Dal Vangelo secondo Giovanni (9, 1- 41 passim)

    lavati nella piscinaIn quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

    Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

    Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.


    il parroco

    L'acqua viva alla samaritana, la luce al cieco nato in questa quarta domenica di Quaresima. Vita e luce sono intimamente connesse, tanto che la nascita è venire alla luce. L'incontro di Gesù con il cieco fin dalla nascita costituisce una tappa importante per giungere alla luce della Pasqua. Il miracolo compiuto nel Vangelo di Giovanni diventa un "segno" per l'uomo di ieri e di oggi, segnato dalle tenebre del peccato. Il racconto presenta l'evidenza del fatto così chiara da non ammettere dubbi e contraddizioni, ma chi si compiace delle tenebre non riesce a scorgere la luce del sole. Come è vero il proverbio: "Non c'è più cieco di chi non vuol vedere". Il gesto di Gesù, "fece del fango con la saliva, spalmò sugli occhi del cieco" e l'obbedienza alla parola "andò, si lavò e tornò che ci vedeva", inaugura una nuova creazione, un ritorno alla pienezza della vita, alla luce. Un fatto così evidente che doveva suscitare una gioiosa meraviglia, invece, nei parenti e vicini dubbi, incertezze, e nei farisei addirittura aperta ostilità. C'è da chiedersi: chi è il vero cieco? E' il rifiuto ostinato per partito preso, nascondendosi dietro una legalità per difendere le proprie tenebre. E' il cieco che, riacquistata la vista ad accompagnarci per incontrare Gesù. Ora vede con gli occhi della fede. Una luce che ha vinto le tenebre confessando Gesù, Signore. Ecco cosa avviene a chi incontra con Gesù. Non ci sono tenebre che non possano essere vinte da chi si presenta: "Io sono la luce del mondo".

    Ringraziamo Maddalena Piazzolla per la sua parola sul vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    LUCE DEL MONDO

    Con il vangelo di Giovanni la liturgia ci fa percorrere un vero e proprio itinerario battesimale. Domenica scorsa, Gesù ha promesso alla samaritana il dono dell'acqua viva, oggi guarendo il cieco nato si rivela come la luce del mondo. La cecità degli occhi impedisce di cogliere la realtà e di capire ciò che è essenziale. La cecità spirituale invece fa credere di sapere tutto su Dio e sul modo di agire pur essendo ciechi e incapaci di guidare noi stessi. Il cieco guarito da Gesù diventa maestro e ci insegna ad accogliere la sua visita che si manifesta inaspettata. Solo allora con cuore umile, fedele e disponibile possiamo incontrare Gesù, nostra luce.

    Maddalena Piazzolla



    QUARESIMA DI CARITA'...
    Una vignetta per riflettere

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    IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE

    Udienza del Santo Padre Francesco del 19/02/2014 (guarda il video)

    penitenza riconciliazioneAttraverso i Sacramenti dell'iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia, l'uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, noi portiamo questa vita «in vasi di creta» (2 Cor 4,7), siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione e quello dell'Unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di «Sacramenti di guarigione». Il Sacramento della Riconciliazione è un Sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l'anima, guarirmi il cuore e qualcosa che ho fatto che non va bene. L'icona biblica che li esprime al meglio, nel loro profondo legame, è l'episodio del perdono e della guarigione del paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi (cfr Mc 2,1-12 // Mt 9,1-8; Lc 5,17-26).

    1. Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione scaturisce direttamente dal mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai discepoli, chiusi nel cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto «Pace a voi!», soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21-23). Questo passo ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo Sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell'anima, un po' di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell'anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui.

    sacramento penitenza2. Nel tempo, la celebrazione di questo Sacramento è passata da una forma pubblica - perché all'inizio si faceva pubblicamente - a quella personale, alla forma riservata della Confessione. Questo però non deve far perdere la matrice ecclesiale, che costituisce il contesto vitale. Infatti, è la comunità cristiana il luogo in cui si rende presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell'amore di Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù. Ecco allora perché non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa. Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio "perdonami", e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote. "Ma padre, io mi vergogno...". Anche la vergogna è buona, è salute avere un po' di vergogna, perché vergognarsi è salutare. Quando una persona non ha vergogna, nel mio Paese diciamo che è un "senza vergogna": un "sin verguenza". Ma anche la vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di vista umano, per sfogarsi, è buono parlare con il fratello e dire al sacerdote queste cose, che sono tanto pesanti nel mio cuore. E uno sente che si sfoga davanti a Dio, con la Chiesa, con il fratello. Non avere paura della Confessione! Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice. E' questo il bello della Confessione! Io vorrei domandarvi - ma non ditelo a voce alta, ognuno si risponda nel suo cuore -: quando è stata l'ultima volta che ti sei confessato, che ti sei confessata? Ognuno ci pensi... Sono due giorni, due settimane, due anni, vent'anni, quarant'anni? Ognuno faccia il conto, ma ognuno si dica: quando è stata l'ultima volta che io mi sono confessato? E se è passato tanto tempo, non perdere un giorno di più, vai, che il sacerdote sarà buono. E' Gesù lì, e Gesù è più buono dei preti, Gesù ti riceve, ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e vai alla Confessione!

    penitenza33. Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l'abbraccio dell'infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n'è andato da casa sua con i soldi dell'eredità; ha sprecato tutti i soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada. Che Dio vi benedica!


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    "CHI BERRA' DELL'ACQUA CHE IO GLI DARO', NON AVRA' PIU' SETE" Gv 4,14

    Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-42 , passim)

    chi berra dell acquaIn quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe.

    Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

    Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

    Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

    Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

    Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».


    il parroco

    Con la terza domenica entriamo nel cuore del cammino quaresimale accompagnati dal Vangelo di Giovanni. I catecumeni intensificavano la loro preparazione battesimale in vista della Pasqua, ora come "neo-catecumeni" siamo chiamati a riscoprire il nostro battesimo. La liturgia domenicale è via maestra, seguiamola con gioia, andando anche noi, come la Samaritana ad attingere l'acqua al pozzo. La pagina evangelica è una ricchezza di umanità, di profondità e di fede. Qualche rapido accenno, lasciando a ciascuno la gioia di ulteriori scoperte alla luce dello Spirito. Gesù "affaticato" si ferma al pozzo di Giacobbe, ha sete. Una donna a mezzogiorno viene ad attingere acqua. La sete di Gesù è motivo per entrare in dialogo con la donna. "Dammi da bere". La meraviglia della donna, i fraintendimenti dei discepoli non creano nessuna difficoltà, nessuna paura, Gesù entra subito nel cuore della donna: "Se tu conoscessi il dono di Dio". La donna viene ad attingere acqua che serve per l'uso quotidiano, ma non estingue la sente interiore. Il linguaggio ora si fa simbolico: c'è un'acqua materiale e una acqua viva! Gesù vuol portare la donna e, oggi ciascuno di noi, a desiderare l'acqua viva. La donna si lascia coinvolgere e non oppone resistenza, anzi confessa la sua realtà: cinque mariti e la sua insoddisfazione, ha sete di altro. E Gesù le rivela il vero volto di Dio risvegliando la sua fede nell'attesa di un Messia: "Sono io, che parlo con te". Quel dono promesso all'inizio ora è offerto ed accolto con una gioia sorprendente, tanto da diventare la prima evangelizzatrice della Samaria. Anche noi siamo come la Samaritana, non ci basta l'acqua materiale, cerchiamo un'acqua viva. Anche noi siamo legati a "cinque mariti" le passioni, i legami con le cose, i nostri idoli, Satana che non ci fanno vivere. La Samaritana ci invita ad imitarla. Oggi tu hai incontrato Gesù al pozzo della Parola, alla mensa eucaristica, è Lui che vuol diventare in te sorgente d'acqua viva. Che aspetti?

    Grazie ad Angelica Giannino per la partecipazione al vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    CUORI ASSETATI

    Il dialogo tra Gesù e la Samaritana, quando dice: Dammi da bere" è simbolico perché Gesù ci vuol dire che come l'acqua disseta la nostra vita, così, di fronte al mistero di Dio l'uomo viene dissetato dall'"acqua viva" che offre Gesù. Il peccato ci allontana da Dio e rende i nostri cuori più assetati, così la Samaritana dopo le sue esperienze negative nella sua vita matrimoniale vede in Gesù qualcuno che gli può offrire un'acqua nuova nel ricevere il perdono e ritrovare una fiducia che aveva perso per andare avanti superando tutte le difficoltà. La Samaritana ci dà un grande esempio, chiedere il dono "dell'acqua" che ci fa diventare più umili e più felici perché " l'acqua viva" è Gesù.

    Angelica Giannino



    QUARESIMA DI CARITA'...
    Una vignetta per riflettere

     vignetta 2




    IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE

    Udienza del Santo Padre Francesco del 19/02/2014 (guarda il video)

    penitenza riconciliazioneAttraverso i Sacramenti dell'iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia, l'uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, noi portiamo questa vita «in vasi di creta» (2 Cor 4,7), siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione e quello dell'Unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di «Sacramenti di guarigione». Il Sacramento della Riconciliazione è un Sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l'anima, guarirmi il cuore e qualcosa che ho fatto che non va bene. L'icona biblica che li esprime al meglio, nel loro profondo legame, è l'episodio del perdono e della guarigione del paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi (cfr Mc 2,1-12 // Mt 9,1-8; Lc 5,17-26).

    1. Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione scaturisce direttamente dal mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai discepoli, chiusi nel cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto «Pace a voi!», soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21-23). Questo passo ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo Sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell'anima, un po' di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell'anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui.

    sacramento penitenza2. Nel tempo, la celebrazione di questo Sacramento è passata da una forma pubblica - perché all'inizio si faceva pubblicamente - a quella personale, alla forma riservata della Confessione. Questo però non deve far perdere la matrice ecclesiale, che costituisce il contesto vitale. Infatti, è la comunità cristiana il luogo in cui si rende presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell'amore di Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù. Ecco allora perché non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa. Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio "perdonami", e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote. "Ma padre, io mi vergogno...". Anche la vergogna è buona, è salute avere un po' di vergogna, perché vergognarsi è salutare. Quando una persona non ha vergogna, nel mio Paese diciamo che è un "senza vergogna": un "sin verguenza". Ma anche la vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di vista umano, per sfogarsi, è buono parlare con il fratello e dire al sacerdote queste cose, che sono tanto pesanti nel mio cuore. E uno sente che si sfoga davanti a Dio, con la Chiesa, con il fratello. Non avere paura della Confessione! Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice. E' questo il bello della Confessione! Io vorrei domandarvi - ma non ditelo a voce alta, ognuno si risponda nel suo cuore -: quando è stata l'ultima volta che ti sei confessato, che ti sei confessata? Ognuno ci pensi... Sono due giorni, due settimane, due anni, vent'anni, quarant'anni? Ognuno faccia il conto, ma ognuno si dica: quando è stata l'ultima volta che io mi sono confessato? E se è passato tanto tempo, non perdere un giorno di più, vai, che il sacerdote sarà buono. E' Gesù lì, e Gesù è più buono dei preti, Gesù ti riceve, ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e vai alla Confessione!

    3. Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l'abbraccio dell'infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n'è andato da casa sua con i soldi dell'eredità; ha sprecato tutti i soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada. Che Dio vi benedica!


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    GESU' FU TRASFIGURATO DAVANTI A LORO... Mt 17,2

    Dal Vangelo secondo Matteo (4, 1-11)

    gesu trasfiguratoIn In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

    Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

    All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

    Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

     

     

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    Dal deserto della prova al monte della gloria. Il cammino quaresimale ci porta dietro a Gesù con Pietro, Giacomo e Giovanni sull'alto monte. Prima della trasfigurazione, Gesù aveva annunciato ai discepoli la sua passione e Pietro, rimasto scandalizzato, riceve una risposta durissima, un rimprovero perché "pensa secondo l'uomo e non secondo Dio". La Trasfigurazione è un anticipo di quella gloria che seguirà alla croce e che manifesterà lo splendore delle sue vesti nel mattino di Pasqua. Lungo il cammino verso Gerusalemme il Tabor è una sosta obbligata e Gesù si fa rivelatore della gloria di Dio apparendo con Mosè ed Elia. La reazione di Pietro non si fa attendere: "Signore, è bello per noi essere qui!" esprime tutta la gioia, l'entusiasmo, vuole prolungare all'infinito quanto sta percependo con i propri occhi. A rendere più intenso il momento tutti restano avvolti dalla nube ed una voce, quella del Padre, mette il sigillo sull'evento confermando con autorità: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!". Quanto è avvenuto nel battesimo al Giordano, ora si rinnova nella Trasfigurazione. Questa è la missione affidatagli: la via della croce che conduce alla gloria pasquale di cui ogni discepolo può gustarne fin d'ora la bellezza se saprà ascoltare e vivere la sua Parola. Nel cammino quotidiano siamo soggetti a perdere luminosità, si addensano le tenebre nel cuore, lo sguardo annebbiato e, le passioni che ci portano al peccato, facendoci cadere in una situazione di buio totale. La Parola è sorgente di luce, come nella prima creazione così oggi per noi, se vogliamo essere suoi discepoli. La voce del Padre è un comando: "Ascoltate Lui!". E' la via prima ed unica per far brillare quella luce accesa nel battesimo. Un ascolto vero che mette a tacere le altre voci, che si fa accoglienza, preghiera, vita, gioia da esclamare con Pietro: "Signore, è bello stare con te!". Proviamo, allora, a metterci sul sentiero della Parola, non solo nella liturgia della domenica, ma anche in famiglia, per vedere in noi un riflesso del volto luminoso del Signore Gesù.

    A Patrizia Di Salvo il nostro grazie per quanto ci comunica del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    SPIRAGLIO DI LUCE

    Siamo nella seconda domenica di Quaresima e il brano del Vangelo è uno spiraglio di luce, quella vera. Come Gesù si è manifestato a Pietro, Giacomo e Giovanni allo stesso modo vuole manifestarsi a ognuno di noi per farci comprendere che solo seguendo Gesù sul monte della Gloria e quello del Calvario riceviamo uno Spirito di forza nuova, una gioia che nessun dolore può togliere per vivere serenamente in tutte le avversità della vita. Possano i nostri occhi rinnovati dalla fede vedere Gesù in ogni situazione e ascoltare anche noi quella voce del Padre che si compiace del Figlio e di noi che facciamo la sua volontà.

    Patrizia Di Salvo

     

     
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    IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE

    Udienza del Santo Padre Francesco del 19/02/2014 (guarda il video)

     

    penitenza riconciliazioneAttraverso i Sacramenti dell'iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia, l'uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, noi portiamo questa vita «in vasi di creta» (2 Cor 4,7), siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione e quello dell'Unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di «Sacramenti di guarigione». Il Sacramento della Riconciliazione è un Sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l'anima, guarirmi il cuore e qualcosa che ho fatto che non va bene. L'icona biblica che li esprime al meglio, nel loro profondo legame, è l'episodio del perdono e della guarigione del paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi (cfr Mc 2,1-12 // Mt 9,1-8; Lc 5,17-26).

    1. Il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione scaturisce direttamente dal mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai discepoli, chiusi nel cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto «Pace a voi!», soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21-23). Questo passo ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo Sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell'anima, un po' di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell'anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui.

    2. Nel tempo, la celebrazione di questo Sacramento è passata da una forma pubblica - perché all'inizio si faceva pubblicamente - a quella personale, alla forma riservata della Confessione. Questo però non deve far perdere la matrice ecclesiale, che costituisce il contesto vitale. Infatti, è la comunità cristiana il luogo in cui si rende presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell'amore di Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù. Ecco allora perché non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa. Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio "perdonami", e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote. "Ma padre, io mi vergogno...". Anche la vergogna è buona, è salute avere un po' di vergogna, perché vergognarsi è salutare. Quando una persona non ha vergogna, nel mio Paese diciamo che è un "senza vergogna": un "sin verguenza". Ma anche la vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di vista umano, per sfogarsi, è buono parlare con il fratello e dire al sacerdote queste cose, che sono tanto pesanti nel mio cuore. E uno sente che si sfoga davanti a Dio, con la Chiesa, con il fratello. Non avere paura della Confessione! Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice. E' questo il bello della Confessione! Io vorrei domandarvi - ma non ditelo a voce alta, ognuno si risponda nel suo cuore -: quando è stata l'ultima volta che ti sei confessato, che ti sei confessata? Ognuno ci pensi... Sono due giorni, due settimane, due anni, vent'anni, quarant'anni? Ognuno faccia il conto, ma ognuno si dica: quando è stata l'ultima volta che io mi sono confessato? E se è passato tanto tempo, non perdere un giorno di più, vai, che il sacerdote sarà buono. E' Gesù lì, e Gesù è più buono dei preti, Gesù ti riceve, ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e vai alla Confessione!

    3. Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l'abbraccio dell'infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n'è andato da casa sua con i soldi dell'eredità; ha sprecato tutti i soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada. Che Dio vi benedica!

     

     

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    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
    FRANCESCO
    PER LA QUARESIMA 2014

    Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)


    Cari fratelli e sorelle,

    in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall'espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L'Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell'aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l'invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico?


    La grazia di Cristo

    cristo crocifissoAnzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi...». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, "svuotato", per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l'incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l'amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l'amore è condividere in tutto la sorte dell'amato. L'amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22).

    Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di parole, di un'espressione ad effetto! E' invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell'amore, la logica dell'Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall'alto, come l'elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l'amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati. E' questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che l'Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce bene le «impenetrabili ricchezze di Cristo» (Ef 3,8), «erede di tutte le cose» (Eb 1,2).

    noi cristiani siamoChe cos'è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell'uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell'affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo "giogo soave", ci invita ad arricchirci di questa sua "ricca povertà" e "povera ricchezza", a condividere con Lui il suo Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito (cfr Rm 8,29).

    È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo.


    La nostra testimonianza

    Potremmo pensare che questa "via" della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo.

    Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l'acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell'umanità. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all'origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all'esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all'uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione.

    Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell'angoscia perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è soggiogato dall'alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all'educazione e alla salute. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente. Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l'unico che veramente salva e libera.

    Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l'annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d'amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana.

    ci fara bene domandarciCari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell'annuncio dell'amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell'elemosina che non costa e che non duole.

    Lo Spirito Santo, grazie al quale «[siamo] come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l'attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l'itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.


    Dal Vaticano, 26 dicembre 2013

    Festa di Santo Stefano, diacono e primo martire


    firma papa


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    "GESU' FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO.."Mt 1,1

    Dal Vangelo secondo Matteo (4, 1-11)

    nel desertoIn quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.

    Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"».

    Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».

    Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.



    il parroco

    È la prima domenica di Quaresima. Siamo partiti con le ceneri sul capo, un rito austero e vero, per giungere alla Pasqua. Sono quaranta giorni di grazia, di primavera, come ci parla la nostra terra resa un giardino, dopo un gelido inverno. Partiamo svantaggiati, abbiamo alle spalle una storia di peccato, di morte, il primo Adamo ha ceduto alle insinuazioni del serpente e così è iniziata una caduta a catena per tutti. Gesù "il nuovo Adamo" è venuto per riportare l'uomo alla salvezza. E' il Figlio di Dio, ma "è stato sottomesso alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato" dirà la lettera agli Ebrei. Le tentazioni di Gesù, che l'evangelista Matteo ci propone, sono quelle di ogni uomo: La tentazione del pane, del prestigio, del potere. Satana ce la mette tutta per distogliere Gesù dalla sua missione, lo riconosce Messia, Figlio di Dio e per questo lo tenta a mettere da parte la sua missione per soddisfare la fame di pane e di potere e gli appaganti sogni di gloria. Gesù rimane fedele ad essere Messia-Servo, allontanando con la forza della Parola ogni tentazione. Anche noi siamo tentati di allontanarci dal cammino di Dio. La Quaresima è una palestra per esercitarci per tornare a Dio. Preghiera, digiuno, carità sono i sentieri privilegiati.

    Facciamo nostra una preghiera del B. Giovanni Paolo II:

    "Padre, non lasciarci soccombere alle comuni tentazioni: quelle che un giorno il tuo popolo ha conosciuto nel deserto, quelle di Gesù, dopo i quaranta giorni di digiuno; quelle che noi conosciamo a nostra volta quando restiamo insidiati dal denaro, dal prestigio o dal potere".

    Grazie a Celeste Addato per la riflessione sul Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)

    la tentazione




    LA TENTAZIONE

    Il Vangelo delle tentazioni apre il tempo quaresimale, quale momento opportuno per riconoscere la nostra debolezza e il nostro peccato, ma anche per sperimentare la protezione del Signore. La tentazione fa parte della vita umana e prima o poi la sperimentiamo, perché è il momento in cui ciascuno riconosce i propri limiti di fronte all'infinita grandezza dell'amore di Dio.

    S. Agostino ci ricorda: "Tu sai se sei libero, solo dopo essere stato tentato". Infatti è nella prova che capiamo chi siamo veramente. Cosa sono le tentazioni? Sono modi di pensare e di sognare che appaiono normali, ma ci allontanano dalla strada della Verità, mentre invece siamo chiamati a non soccombere alla tentazione per diventare uomini e donne liberi, veri figli di Dio. Chi non desidera avere pane senza fatica? Chi non desidera apparire e ricevere onori? Questo è il modo comune di rapportarci con Dio: temere la sua concorrenza; sentirlo come ostacolo; oppure sfruttare a proprio vantaggio la sua bontà. E' la preghiera che ci aiuta a vincere la tentazione. Gesù stesso ha vinto le tentazioni ricorrendo alla Parola di Dio. Così anche noi potremo dire: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".

    Celeste Addato




    LETTERA DI PAPA FRANCESCO ALLE FAMIGLIE

    Care famiglie,

    famigliami presento alla soglia della vostra casa per parlarvi di un evento che, come è noto, si svolgerà nel prossimo mese di ottobre in Vaticano. Si tratta dell'Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata per discutere sul tema "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione". Oggi, infatti, la Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo affrontando anche le nuove urgenze pastorali che riguardano la famiglia.

    Questo importante appuntamento coinvolge tutto il Popolo di Dio, Vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici delle Chiese particolari del mondo intero, che partecipano attivamente alla sua preparazione con suggerimenti concreti e con l'apporto indispensabile della preghiera. Il sostegno della preghiera è quanto mai necessario e significativo specialmente da parte vostra, care famiglie. Infatti, questa Assemblea sinodale è dedicata in modo speciale a voi, alla vostra vocazione e missione nella Chiesa e nella società, ai problemi del matrimonio, della vita familiare, dell'educazione dei figli, e al ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa. Pertanto vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito. Come sapete, questa Assemblea sinodale straordinaria sarà seguita un anno dopo da quella ordinaria, che porterà avanti lo stesso tema della famiglia. E, in tale contesto, nel settembre 2015 si terrà anche l'Incontro Mondiale delle Famiglie a Philadelphia. Preghiamo dunque tutti insieme perché, attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo.

    Vi scrivo questa lettera nel giorno in cui si celebra la festa della Presentazione di Gesù al tempio. L'evangelista Luca narra che la Madonna e san Giuseppe, secondo la Legge di Mosè, portarono il Bambino al tempio per offrirlo al Signore, e che due anziani, Simeone e Anna, mossi dallo Spirito Santo, andarono loro incontro e riconobbero in Gesù il Messia (cfr Lc 2,22-38). Simeone lo prese tra le braccia e ringraziò Dio perché finalmente aveva "visto" la salvezza; Anna, malgrado l'età avanzata, trovò nuovo vigore e si mise a parlare a tutti del Bambino. È un'immagine bella: due giovani genitori e due persone anziane, radunati da Gesù. Davvero Gesù fa incontrare e unisce le generazioni! Egli è la fonte inesauribile di quell'amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza. Nel vostro cammino familiare, voi condividete tanti momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà... Tuttavia, se manca l'amore manca la gioia, e l'amore autentico ce lo dona Gesù: ci offre la sua Parola, che illumina la nostra strada; ci dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino.

    Care famiglie, la vostra preghiera per il Sinodo dei Vescovi sarà un tesoro prezioso che arricchirà la Chiesa. Vi ringrazio, e vi chiedo di pregare anche per me, perché possa servire il Popolo di Dio nella verità e nella carità. La protezione della Beata Vergine Maria e di san Giuseppe accompagni sempre tutti voi e vi aiuti a camminare uniti nell'amore e nel servizio reciproco. Di cuore invoco su ogni famiglia la benedizione del Signore.

    firma papa


     libro animato

  •  padre pio

    Lunedì 7 Aprile:

    PELLEGRINAGGIO PENITENZIALE

    a San Giovanni Rotondo

    Via crucis - Confessioni - Eucaristia

    Partenza ore 14 da via Roma (Bar Capriccio)
    Nel pomeriggio la chiesa resterà chiusa
  • logo strada facendo



    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
    FRANCESCO
    PER LA QUARESIMA 2014

    Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)


    Cari fratelli e sorelle,

    in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall'espressione di san Paolo: «Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L'Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell'aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l'invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico?


    La grazia di Cristo

    cristo crocifissoAnzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi...». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, "svuotato", per rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero l'incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l'amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l'amore è condividere in tutto la sorte dell'amato. L'amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, «ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con intelligenza d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22).

    Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». Non si tratta di un gioco di parole, di un'espressione ad effetto! E' invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell'amore, la logica dell'Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall'alto, come l'elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l'amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati. E' questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che l'Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce bene le «impenetrabili ricchezze di Cristo» (Ef 3,8), «erede di tutte le cose» (Eb 1,2).

    noi cristiani siamoChe cos'è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell'uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada (cfr Lc 10,25ss). Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell'affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo "giogo soave", ci invita ad arricchirci di questa sua "ricca povertà" e "povera ricchezza", a condividere con Lui il suo Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito (cfr Rm 8,29).

    È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo.


    La nostra testimonianza

    Potremmo pensare che questa "via" della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo.

    Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l'acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell'umanità. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all'origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all'esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all'uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione.

    Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell'angoscia perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è soggiogato dall'alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all'educazione e alla salute. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente. Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l'unico che veramente salva e libera.

    Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l'annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d'amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana.

    ci fara bene domandarciCari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell'annuncio dell'amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell'elemosina che non costa e che non duole.

    Lo Spirito Santo, grazie al quale «[siamo] come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l'attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l'itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.


    Dal Vaticano, 26 dicembre 2013

    Festa di Santo Stefano, diacono e primo martire


    firma papa


     libro animato

  • QUARESIMA

    quaresima 2014
     "La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2,16)

     

    Dal Lunedì al Sabato

    ore 6.45 Ufficio letture e Lodi Mattutine
    ore 18.00 Via Matris

    Sabato

    ore 19.45 Primi Vespri della Domenica.


    Durante il tempo di quaresima:
    Visita pastorale del parroco e benedizione delle famiglie
  • logo strada facendo anno di fede



    E' PASQUA! E' RISORTO!

    risorto"Non abbiate paura! Non è qui". Dalle tenebre di quel venerdì alla luce splendida del giorno dopo il sabato.

    E' Pasqua! E' risorto! I discepoli si erano nascosti nell'ora della croce ed ora sopravviene una grande paura, non riescono a darsi ragione. Ci vuole il coraggio delle donne che all'alba, di corsa, si recano al sepolcro e lo trovano vuoto. E l'Amato? E' risorto, è vivo! Si erano giocato tutto per seguirlo, sembrava che finalmente il Messia tanto atteso era arrivato e loro per primi avrebbero goduto sotto ogni aspetto, ed ora la Croce, la morte, il sepolcro! Nessuno poteva liberarli da questi pensieri, e nella delusione più grande, Gesù si presenta vivo, risorto, anzi il vivente! Quante volte anche noi siamo nella stessa situazione dei discepoli, sentiamo dentro di noi la morte, l'angoscia, la disperazione. Nessuno ci può convincere del contrario. Lui è risorto per tutti, per te! Vuole entrare nella tua casa vuole essere il Vivente. Ha vinto la morte per farti vivere, per darti speranza. Noi ci aggiriamo tra le tombe del cimitero, Lui ha lasciato vuoto il sepolcro e si aggira tra le case degli uomini in cerca di chi gli apra la porta del cuore per camminare insieme, liberi da ogni morte, da ogni angoscia, da ogni tristezza, da ogni schiavitù. In ogni celebrazione eucaristica diciamo: "Annunciamo la tua morte, Signore, e proclamiamo la tua risurrezione nell'attesa della tua venuta". Oggi, Pasqua del Signore, un motivo in più per credere che è risorto e portare nella nostra vita la sua gioia pasquale.

    Buona Pasqua! A tutta la famiglia, riunita intorno alla mensa, benedetta da voi genitori con letizia di cuore si uniscono i Padri Leonardini del Rosario:

    P. Raffaele Angelo Tosto, P. Luigi Murra, P. Luigi Piccolo.



    BENEDIZIONE IN FAMIGLIA NEL GIORNO DI PASQUA CON L'ACQUA BENEDETTA

    Cristo Signore nella Pasqua di morte e risurrezione dà in abbondanza agli uomini la sua vita, l'acqua che zampilla per la vita eterna. Per portare la grazia della Pasqua in tutte le famiglie, viene consegnata una bottiglietta contenente l'acqua benedetta nella veglia Pasquale.

    Dando a tutti la possibilità di benedire la casa si invita tutti a superare il concetto di benedizione come qualche cosa di magico, automatico o scaramantico ed a recuperare la famiglia come una realtà fatta da Dio, già da lui santificata e fonte di benedizione. Radunata la famiglia attorno alla mensa, colui che guida la preghiera dice:

    Guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

    Tutti: Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci, esultiamo e preghiamo insieme. Alleluia.

    Padre nostro, che sei nei cieli,

    sia santificato il tuo nome,

    venga il tuo regno

    sia fatta la tua volontà,

    come in cielo così in terra.

    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

    e rimetti a noi i nostri debiti

    come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

    e non ci indurre in tentazione,

    ma liberaci dal male. Amen

    Guida: Aiutaci, o Padre santo, in questo giorno di Pasqua a riscoprire il valore del giorno del Signore per imparare a far festa, per avere l'occasione di trovarci insieme a tavola e condividere l'amicizia, per cogliere una opportunità per incontrarci con te, nutrendoci della tua Parola e del tuo Pane. Amen.

    Chi guida la preghiera, porge l'acqua benedetta, eventualmente utilizzando un ramoscello d'olivo, e ciascuno si fa il segno della croce.

     

    libro animato

  • pasqua 2013

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    GRIDERANNO LE PIETRE

    Dal Vangelo secondo Luca (11,1-11)

    grideranno le pietreQuando In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: "Perché lo slegate?", risponderete così: "Il Signore ne ha bisogno"». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».

    Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

    «Benedetto colui che viene,

    il re, nel nome del Signore.

    Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

    Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».


    il parroco

    Il percorso quaresimale giunge al suo culmine, la grande settimana, la settimana santa, la Pasqua! Accompagnati dalla Parola che ha dato slancio ed energia al nostro impegno, seguiamo Gesù che entra a Gerusalemme, a dorso di un asinello, accolto festosamente dalla gente e dai fanciulli con rami di palme con il grido: "Osanna al Figlio di Davide, benedetto colui che viene nel nome del Signore". E' la domenica delle Palme da tutti attesa e molto partecipata, come se fosse la prima volta, in tripudio di festa e di cuori, agitando i rami d'ulivo come fanciulli e scambiandosene l'un l'altro quale augurio di pace. L'evangelista Luca ci offre il racconto della Passione di Gesù che porta a pieno compimento la salvezza per l'uomo, per me, per te. Nel dramma della Croce l'uomo consuma tutto il suo rifiuto, trovando soddisfazione nella morte di Gesù e Lui, come agnello condotto al macello, rimane fedele fino in fondo alla volontà del Padre, donando dalla croce perdono, misericordia, così a quel povero condannato, che sperimentava la sua stessa pena: "Oggi, sarai con me in paradiso!". Ora è ciascuno di noi, a invocare la sua misericordia nel sacramento della Confessione. "Dio mai si stanca di perdonarci, mai! Il problema è che noi ci stanchiamo, non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono" ci ha detto Papa Francesco nel suo primo Angelus. Viviamo il Triduo Pasquale con fede e con desiderio di rinascere a vita nuova, grazie alla morte e resurrezione di Gesù, sia la nostra vera Pasqua!

    Sono i giovani del Gruppo Scout che ci offrono la Parola, a loro il nostro grazie.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    LA STORIA D'AMORE

    "Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi": così inizia il vangelo della Passione che ascolteremo questa domenica a Messa. Giorno di festa, giorno di tripudio delle folle per l'arrivo del Messia in città... ma è solo l'inizio della fine.

    Nella narrazione della passione, morte e risurrezione è racchiusa tutta la storia d'amore di quel Dio che, nella genesi, ha creato "per amore"; che nella storia della salvezza ha "sopportato" ed ammonito i suoi figli, come un padre agisce "per amore" dei suoi figli; e che con la nuova alleanza ha offerto il suo stesso figlio affinché, facendosi nostro fratello con l'incarnazione, riprendessimo quella dignità di eredi di Dio che avevamo perso per colpa del peccato. Peccato che, anche in questo momento estremo e cruciale per la salvezza dell'uomo, continua ad insinuarsi pericolosamente: "Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli". Signore, quante volte, appena usciti da qualche funzione liturgica o appena finito di pregare, non riusciamo a rientrare nelle nostre case senza averti "tradito" un'infinità di volte con le nostre azioni, con le nostre omissioni, con la nostra lingua... aiutaci Tu in questi momenti, perché ogni giorno abbiamo la forza di dichiararci Cristiani nel nostro stile di vita, e non solo nelle nostre belle parole... Che questo tempo intenso di riflessione ci faccia giungere rinnovati ad una risurrezione vera.

    Gruppo Scout



    TORNIAMO AL SIGNORE.

    Omelia del Santo Padre Francesco, Domenica 17 marzo 2013, passim.

    ...Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia. Ma Lui stesso l'ha detto: Io non sono venuto per i giusti; i giusti si giustificano da soli. Io sono venuto per i peccatori (cfr Mc 2,17).

    ... E Lui è venuto per noi, quando noi riconosciamo che siamo peccatori. Ma se noi siamo come quel fariseo, davanti all'altare: Ti ringrazio Signore, perché non sono come tutti gli altri uomini, e nemmeno come quello che è alla porta, come quel pubblicano (cfr Lc 18,11-12), non conosciamo il cuore del Signore, e non avremo mai la gioia di sentire questa misericordia! Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile. Ma dobbiamo farlo! "Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non mi parlerebbe così!".

    "Perché?, cosa hai fatto?". "Oh, ne ho fatte di grosse!". "Meglio! Vai da Gesù: a Lui piace se gli racconti queste cose!". Lui si dimentica, Lui ha una capacità di dimenticarsi, speciale. Si dimentica, ti bacia, ti abbraccia e ti dice soltanto: "Neanch'io ti condanno; va', e d'ora in poi non peccare più" (Gv 8,11). Soltanto quel consiglio ti da. Dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni...Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono. E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si stanca di perdonare.

    Chiediamo questa grazia.

     

    libro animato

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    CHI DI VOI E' SENZA PECCATO

    Dal Vangelo secondo Giovanni (8,1-11)

    chi di voi senza peccatoIn quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.

    Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.

    Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.

    Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani

    Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».


    il parroco

    Habemus Papam! Jorge Mario Bergoglio è Papa Francesco nell'ora vespertina del 13 marzo. "Strada facendo" si unisce al giubilo di tutta la Chiesa per esprimere la sua gioia di cuori e di preghiera.

    Uno spettacolo da non perdere! Una donna, prima chiacchierata e poi sorpresa, diventa facile preda di altrettanti facili ed irremovibili giustizieri, i sassi sono già a portata di mano, manca solo che qualcuno dia il via. Scribi e farisei che si ritengono giusti al di sopra di tutti provocano Gesù, in una maniera subdola e maliziosa per averne l'approvazione. "Tu che ne dici?". Qualsiasi risposta si sarebbe rivolta contro Gesù, e, Lui, sembra indifferente davanti alle loro richieste così urgenti. Scrive per terra per ben due volte. Poi la risposta, che va oltre, ed entra, anche nel cuore: "Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei". Una parola capace di disarmare la mano anche di chi si ritiene puro. Tutti, con la coda tra le gambe, lasciano la piazza. E la donna, ora respira, le si avvicina Gesù, prima con uno sguardo di tenerezza e poi con la sua parola: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". "Nessuno, Signore". Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più". La "miseria" di peccato della donna, la mia "miseria" non è giudicata, ma perdonata dalla Misericordia. I giorni della Quaresima ci stanno conducendo alla Pasqua, una Pasqua di vita nuova donata dal perdono. Lo desidero? La confessione rinnova l'incontro di Gesù, ricco di misericordia verso di me, misero e peccatore. Come alla donna, così a me ripete: "Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più". Ed io, ricoperto dalle pietre dei miei peccati, torno a vivere. Grazie, Signore, per il tuo perdono!

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    FIDUCIA NEL SIGNORE

    Siamo fidanzati e siamo impegnati nel percorso di preparazione al matrimonio, dove stiamo scoprendo la bellezza del Vangelo. Quando il nostro parroco ci ha proposto di commentare il Vangelo di questa domenica, siamo rimasti sorpresi e un po' impauriti della cosa, ci sembrava più grande di noi ed incapaci a farla, ma la sua insistenza ci ha convinti e allora in semplicità proviamo ad esprimere i nostri pensieri sul brano del Vangelo.

    La prima riflessione che abbiamo fatta è questa: ognuno di noi dovrebbe trovare nel Signore un punto fermo su cui aggrapparsi nei momenti difficili e senza speranza. Il Signore Gesù ci invita a riflettere per cambiare il cuore, diventando uomini più giusti, imparando cosa sia il perdono. Il Vangelo di Giovanni ci dice di avere fiducia nel Signore, perché ci perdona dai nostri peccati, ci aiuta a cambiare vita attraverso il pentimento e non a giudicare e condannare la donna sorpresa in adulterio, come vogliono fare scribi e farisei lapidandola. E Gesù fa capire a loro e a noi che nessuno è senza peccato e quindi nessuno ha diritto accusare e giudicare qualunque essere umano. Noi pensiamo che il Signore ci vuole insegnare non solo a non giudicare, ma a confessare i nostri peccati, Lui che conosce la nostra coscienza e il nostro cuore.

    I fidanzati Nicola e Tiziana.



    CAMMINARE, EDIFICARE, CONFESSARE.

    Omelia del Santo Padre Francesco, Cappella Sistina, Giovedì, 14 marzo 2013


    ... Camminare.camminare edificare confessare

    «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.


    Edificare.

    Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare.


    Terzo, confessare.

    Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: "Chi non prega il Signore, prega il diavolo". Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.

    Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro.

    ... Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c'entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.

    Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l'unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti.

    Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, per la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia.

     

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    Auguri a Papa Francesco

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  • stemma omd

    18-23 MARZO

    VISITA CANONICA

    del p. Generale, rev.mo p. Francesco Petrillo

    e del Convisitatore, rev.do p. Davide Carbonaro

    alla Comunità religiosa OMD di San Ferdinando di Puglia.


    MERCOLEDI 20 MARZO

    ore 19.30, il p. Generale e il p. Convisitatore incontreranno il Consiglio Pastorale Parrocchiale e tutti i fedeli

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    QUANDO ERA ANCORA LONTANO

    Dal Vangelo secondo Luca (15, 11-24)

    figliol prodigoDisse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.

    Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.

    Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».


    il parroco

    La domenica IV di Quaresima è chiamata: Laetare! Nel cuore di questo cammino scoppia una gioia grande, inaspettata. La pagina di Luca ci offre, nel suo linguaggio parabolico, una realtà che tocca tutti gli uomini. E' rivolta a me, a ciascuno perché è l'esperienza che facciamo con le nostre scelte, devo solo trovare la mia collocazione. Il figlio minore, il figlio maggiore, il padre. La storia è chiara: il richiamo alla libertà, senza nessuna dipendenza, la vita è mia la voglio gestire a modo mio, del figlio minore lo porta alle conseguenze più estreme. Ha solo bisogno dell'eredità per dare sfogo alle sue passioni. E il padre rispetta questa libertà senza ostacoli, sembra quasi disinteressato. Facile e scontata la fase del divertimento che sfocia nella dissolutezza più sfrenata. Ma, finiti i soldi, ecco la crisi, la fame, si confonde con i porci, per sopravvivere deve rubare qualche ghianda. Ma quando la disperazione raggiunge il culmine, prende coscienza: Mi alzerò... Il padre dal primo giorno è rimasto padre, ha lasciato socchiusa la porta, e quel giorno, tanto atteso, si è spalancata...gli va incontro e senza parole di rimprovero lo abbraccia, lo riveste, gli ridona l'anello, ammazza il vitello grasso, fa festa in casa. Il figlio maggiore non solo non capisce, ma è così adirato da rifiutare la casa paterna. Rivendica la sua giustizia e accusa di cattiveria il padre. Nessuna parola, gesto riesce a persuaderlo, non può immaginare un padre così buono, misericordioso, rimane solo e chiuso nei suoi pensieri. Ed io dove mi colloco?

    Ringraziamo i fidanzati D'Addato Sergio e del Vecchio Annalisa della loro lettura su questa stupenda pagina di Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    "NON ERA COME PENSAVO"

    Attraverso questa parabola, San Luca, pone al centro di tutto la Misericordia del Padre, invitando la chiesa a scoprirla a viverla e a praticarla.

    Questi due fratelli, rappresentano tutta la chiesa, tutti i figli, tutti i fratelli, sia quelli che decidono di seguire il piacere sentendosi stretti nella casa del padre, sia quelli che seguono il senso del dovere e si lamentano con il padre di non vedere riconosciuto il proprio lavoro. In realtà non parliamo di due categorie, siamo sempre noi in momenti diversi della vita.

    Noi tutti siamo quel figliol prodigo che il peccato ha allontanato dal padre e che deve ritrovare ogni giorno, il cammino della sua casa, il cammino del suo cuore.

    Noi tutti, però, siamo anche quel figlio maggiore che non trasgredisce, che osserva e che non trova giusto far festa ad un fratello che dopo aver consumato tutti i suoi averi torna a casa. Perché lasciare le 99 pecorelle nell'ovile e correre in cerca della pecorella perduta?

    Perché quella pecora ha capito di aver sbagliato, ha abbandonato il peccato e la miseria nella quale esso ci ha gettato per andare verso il Padre, verso il giusto, verso l'amore. Questo figlio ha avuto il coraggio di dire "non era come pensavo", questo figlio riconosce il peccato e si converte. Riconoscere il peccato è difficile. Il grande peccato è proprio quello di non riconoscere il peccato, è considerare il male come bene: badare ai porci e pensare di essere liberi, questo è il grande peccato. Ma la Chiesa deve avere un amore immenso per i peccatori. Come quel Padre che attende il proprio figlio da sempre. Egli è commosso non appena vede il figlio tornare da lui. Talvolta siamo tentati di dubitare del suo perdono, pensando che la nostra colpa sia troppo grande. Ma il padre continua sempre ad amarci. Non sono i peccati ad impedirgli di amarci, ma il nostro orgoglio. Non appena ci riconosciamo peccatori egli si dona a noi, con un amore grande, con un amore capace di riparare tutto, con un amore in grado trarre dal male un bene più grande. Quando vediamo fratelli e sorelle che si convertono, noi dobbiamo esultare, commuoverci e partecipare alla gioia del padre. Perché è solo con questo amore che si va' incontro all'uomo. Se non siamo capaci di commozione tra noi, non saremo capaci di perdonarci, evidenzieremo le nostre differenze, saremmo incapaci di amarci e non sapremo accogliere il prossimo.

    I fidanzati Annalisa e Sergio.

     

     

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  • fidei donum

    Domenica 3 marzo

    Giornata diocesana di sensibilizzazione per la missione

    fidei donum di Pacas

    "Siamo tutti generosi verso la comunità parrocchiale che abbiamo adottato attraverso la cooperazione missionaria con la diocesi sorella di Pinheiro. Il Signore benedica la nostra generosità"

    + Giovan Battista Pichierri

  • logo strada facendo anno di fede



    SE PORTERA' FRUTTI

    Dal Vangelo secondo Luca (9,28b-36)

    se portera fruttiIn quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

    Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?".

    Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"».



    il parroco

    La cronaca entra nel vangelo di questa domenica. Allora come oggi quante volte ci troviamo di fronte a ingiustizie, delitti, attentati, o a eventi della natura, terremoti, allagamenti, incidenti causati da incoscienti che procurano dolore e morte, e noi ci domandiamo: perché? Si paga la colpa del peccato, è un castigo di Dio? E' il destino, per alcuni buono per altri cattivo? Questi o simili i ragionamenti dell'uomo. Gesù anche in questi avvenimenti porta il suo Vangelo, annunciando la conversione:" No io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". La fragilità e le disgrazie dell'uomo devono diventare motivo di conversione, di ritorno a Dio che sostiene e dà speranza anche in questi momenti, rivelandone il volto di Padre. L'invito alla conversione si riveste di paziente attesa nelle vesti del contadino davanti all'albero di fico da tre anni infruttuoso. E' bello vedere Gesù con la zappa lavorare intorno al mio albero fiducioso che arriverà la stagione con tanti frutti. Vogliamo deludere l'attesa del divino agricoltore che cura e ama la "sua" vigna in cui ha piantato il mio albero? Collaboriamo alla sua fatica, al suo amore e quest'anno incominciamo a portare frutti. Un grazie ai fidanzati Luigi Ferrara e Lucia Riondino per la loro lettura del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    UN DIO CONTADINO

    In questa domenica di quaresima il brano del vangelo mette in evidenza come le disgrazie non siano castighi divini ma avvenimenti. Gesù prende le difese degli uccisi contro chi associa avvenimenti e catastrofi alla giusta punizione divina data ai peccatori; ma chi siamo noi per giudicare? Siamo forse meno peccatori di costoro? Ricordiamoci che Dio non produce morte ma, misericordioso e paziente, è sempre accanto ai suoi figli per dare loro grazia e forza, concedendo sempre tempo per la conversione indicandogli una vita operosa. La nostra vita è ancora così lontana dalla bontà e dalla generosità, Gesù in questo brano ci dice chiaramente che la peggior calamità è il peccato, se l'uomo non cambia, non si converte in costruttore di pace, periremo tutti perché questa terra è fondata sulla violenza e l'ingiustizia. Nella parabola del fico sterile chi rappresenta Dio non è il padrone esigente, che pretende dei frutti, ma il contadino paziente e fiducioso: "voglio lavorare ancora un anno attorno a questo fico e forse porterà frutto". Dio come un contadino si prende cura della nostra vita, una piccola probabilità è sufficiente per attendere e sperare. Bisogna imparare dall'uomo della parabola che dice: "zapperò, metterò concime, curerò... e vedrai che porterà frutti".

    Convertirsi è credere a questo Dio contadino, simbolo di speranza e serietà non solo per noi, ma per l'intera comunità. Scriveva un giovane, dopo una riflessione su questo brano: "Signore, abbi pazienza ancora un po' con me, cercherò di darmi da fare nella vita spirituale e vedrai che porterò frutto, per il tuo amore e per il bene di tanti fratelli". Il tempo trascorre veloce, non lasciamolo sfuggire come sabbia tra le dita, ma prendiamoci cura della nostra spiritualità affinché Dio possa tornare a regnare nei nostri cuori e nel mondo intero ricordandoci che una piccola probabilità di un domani conta più della sterilità di ieri.

    I fidanzati Luigi e Lucia

     


    PREGHIERA PER L'ELEZIONE DEL ROMANO PONTEFICE

    papa benedetto xvi disegnoDalle ore 20.00 del 28 febbraio 2013, con la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, la Sede Apostolica è vacante.

    Si aprono ora giorni importanti per la vita della Chiesa, che culmineranno nel Conclave, convocato per eleggere il nuovo Vescovo di Roma, Successore di San Pietro e Pastore della Chiesa universale.

    La Chiesa raccomanda che durante il periodo della Sede vacante «tutti i pastori e i fedeli, in tutto il mondo, elevino a Dio ferventi orazioni perché illumini le menti degli Elettori e li renda concordi nello svolgimento del loro ufficio, sì che l'elezione del Romano Pontefice sia sollecita, unanime e giovi alla salvezza delle anime e al bene di tutto il popolo di Dio» (Ordo rituum conclavis, 19).


    chiavi chiesaCosì come ha ricordato il card. Scola, "con l'intensificarsi della preghiera, con il sacrificio del digiuno, con opere di carità, con sincero pentimento che ci conduca fino al sacramento della Riconciliazione, invochiamo lo Spirito di Gesù Risorto perché infonda i Suoi sette doni ai Cardinali che stanno per riunirsi in Conclave. Lo Spirito conceda loro, sorretti dall'affetto di comunione di tutti i fedeli, di interrogarsi umilmente su che cosa Egli, in questo momento di delicato passaggio al nuovo millennio, stia chiedendo a tutte le Chiese del mondo che vivono ad immagine della Chiesa universale".


    O Dio, pastore eterno,

    che governi il tuo popolo con sollecitudine di padre,

    dona alla tua Chiesa

    un pontefice a te accetto per santità di vita,

    interamente consacrato al servizio del tuo popolo.

    Per Cristo nostro Signore



    libro animato


  • OSANNA!

    Dal Vangelo secondo Marco(11,1-11)

    osannaQuando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».

    Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

    Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:

    «Osanna!

    Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

    Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

    Osanna nel più alto dei cieli!».

    Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.




    E’ la settimana santa! Sono i giorni della Passione, della Morte e della Risurrezione di Gesù che nel triduo pasquale avranno il culmine di tutto l’anno liturgico da cui scaturisce la vita del cristiano. La domenica delle palme apre la celebrazione con il segno di festa e di gioia per accogliere Gesù nella sua regalità. Un bel preludio alla Pasqua del Signore che porta a compimento il cammino quaresimale. Tra i protagonisti: i discepoli, la gente, i fanciulli, e un… asino! Tutto si sarebbe aspettato, ma di portare un re non ci aveva proprio pensato! Chissà se si sarà data una scrollata per togliersi di dosso fili di paglia, se avrà sbattuto più volte gli zoccoli per liberarsi da residui di stalla, e come avrà scodinzolato nel sentirsi slegato per un ingresso trionfale a Gerusalemme. Tra gli osanna al Figlio di Davide, gli evviva si sarà sentito re ! Si sarà riconosciuto nel fratello della mangiatoia di Betlemme, lì nel silenzio, qui nella festa. E se io mi facessi “asino” per accompagnare Gesù a Gerusalemme e vivere la Pasqua con lui? Sarò capace di accogliere Gesù? Di sentirmi onorato della sua compagnia? Di partecipare alla sua Pasqua? Se mi chiedesse un passaggio troverebbe posto? Segui le indicazioni delle celebrazioni, vivile con fede, liberati dal peccato con il sacramento del Perdono, apriti alla gioia per accogliere la luce della Pasqua come suggerisce a tutti il Gruppo Giovani della nostra parrocchia, è un augurio primaverile, di serena e santa letizia pasquale.

    P. Raffaele Angelo Tosto




    OCCORRE AVER FIDUCIA

    Osanna: donaci la salvezza, è questo il grido del popolo che acclama Gesù come salvatore, osanna era il grido elevato al re vittorioso in guerra, ed ora questa acclamazione è rivolta a Gesù da quel popolo che tra un pò griderà: crocefiggilo!

    Ma oggi tutti cercano Gesù, lo acclamano, ma chi lo conosce veramente? Chi fa esperienza di Lui?

    Gesù, si propone come liberatore pacifico che attraverso l'amore porta la redenzione dal peccato. E' questo il vero trionfo di Gesù! Il trionfo della vera luce sulla tenebra, della croce che dissolve anche le debolezze dell'uomo.

    Occorre aver fiducia in Gesù tanto da concedere ai suoi discepoli il permesso di slegare il puledro mai montato; occorre aver fiducia in Gesù e permettere che le sue parole possano slegare la nostra mente che è schiava delmondo per giungere alla vera vittoria; non bisogna confidare solo in se stessi, nelle proprie forze, ma avere fiducia nella presenza amorosa di Dio.

    E così in questa giornata che è dedicata ai giovani è forte l’invito a cercare la salvezza vera, a fare veramente esperienza di Gesù. Osanna!



     La riflessione si fa preghiera

    Osanna!

    Donaci la salvezza, Signore Gesù

    aiuta noi e la nostra comunità

    a spogliarci dei nostri interessi

    e a stendere i mantelli per accoglierti.

    Donaci fiducia e allontana le tenebre

    che calano sulla nostra vita.

    Tu, che con umiltà hai scelto un puledro

    per l'entrata trionfale in Gerusalemme,

    liberaci dai pregiudizi,

    dall'egoismo, dalla superbia

    affinché possiamo accogliere la tua luce

    nel giorno della Pasqua. Amen.

    Gruppo Giovani




    Prepararsi alla Pasqua

    SPUNTI PER L'ESAME DI COSCIENZA

     esame coscienza


    &Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto1Pt 3,15.

    F Ti vergogni della tua fede? Ne parli agli altri?

     

    &Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuoMt 6,6-8-Chi dice di seguire Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato 1Gv 2,6

    F Leggi il Vangelo? Cerchi di viverlo ogni giorno nella quotidianità? Preghi personalmente? Come? Pregate insieme in famiglia?

     

    &Rallegratevi sempre; ve lo ripeto ancora, rallegrateviFil 4,4Il pane che noi spezziamo è comunione con il corpo di Cristo 1Cor 10,16-17

    FCome vivi tempo libero e divertimento? Come vivi la domenica? La domenica partecipi alla Messa? La vivi da protagonista?

     

    &Date e vi sarà dato Lc 6,38.-Nessuno può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire Dio e i soldi Mt 6,24.

    F Come gestisci i tuoi soldi e ciò che possiedi? Cosa dai agli altri?

     

    &Esaminate ogni cosa, tenete solo ciò che è buono1Ts 5,21

    F Cosa fai per migliorare la tua formazione personale?

     

    &Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel moltoLc 16,10

    F Sei onesto? Lavori con professionalità? Studi con impegno?

     

    &Il vostro parlare sia sì, sì; no, no; il di più viene dal maleMt 5,37-38

    F Sei sincero? Comunichi agli altri le tue esperienze?

     

    &Vi do un comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amatoGv 13,34

    F Nell'amicizia, in famiglia, nella coppia quanto sei capace d’amare? Ami tutti, anche chi è diverso da te? Fai sempre il primo passo? Cosa fai concretamente per gli altri?

     

    &Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loroMt 18,20

    F Senti la presenza di Gesù nella tua vita? E nella tua famiglia?

     

    &Che tutti siano una sola cosa. Che siano perfetti nell'unitàGv 17,21.23

    F C'è qualcuno che non hai perdonato? Hai rancore con qualcuno?

     

    &La moltitudine di coloro che credevano in Gesù aveva un cuore solo e un'anima sola e ogni cosa era fra loro comuneAt4,32

    F Sei presente in comunità parrocchiale? Cosa fai per abbellirla?

     

    &Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noiRm 5,8

    F Ringrazi Gesù perché ha dato la vita per te? Credi che è risorto?

     

    &Ecco tua madre!Gv 19,27

    F Che rapporto hai con Maria? Cerchi di imitarla o la preghi solo?

     

    &Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi1 Cor 6,19

    F Hai cura del tuo corpo? Curi la salute? Come vivi la sessualità? Hai conservato la tua fedeltà nella vita di coppia? La tua vita sessuale è sempre espressione d’amore, di donazione totale e feconda?




    "Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione"

    Pr 19,17


    Offri il tuo digiuno quaresimale,

    la tua solidarietà per chi vive in ristrettezze.

    Sostieni laCaritas



     

    Cara famiglia,
    quest’anno dal 30 maggio al 3 giugnosi celebrerà a Milano il VII Incontro Mondiale delle famiglie sul tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”. 

    E’ una grande occasione per festeggiare insieme l’essere famiglie che trasformano il mondo col loro lavoro, che lo popolano e lo abitano generando la vita, non solo fisica ma più profondamente quella umana e spirituale. 

    Ti preghiamo di osare e farti avanti per programmare per tempo la tua partecipazionea questo unico e speciale momento di incontro e di festa.

    Per ogni informazioni rivolgersi al parroco.


  • croce

     

    Circondato dalla preghiera e dall’affetto dei religiosi della Comunità di Santa Maria in Campitelli dove ha vissuto per lunghi anni, è spirato alle 8,50 di venerdì 23 marzo,

     

    Fra Franco Aguglia

     

    religioso professo

    dell’Ordine della Madre di Dio.

     

    Nato a Roma nel 1918 entrò nell’Ordine l’anno 1939 servendo con instancabile  pazienza e amorevole carità le Comunità dove l’obbedienza lo ha inviato. Lascia un grande esempio di fedeltà evangelica, di premuroso servizio e di ardente preghiera. 


  • ATTIRERO' TUTTI A ME

    Dal Vangelo secondo Giovanni(12, 20-33)

    attirero tutti a meIn quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.



    “Vogliamo vedere Gesù” è la domanda che alcuni “greci” (pagani al di fuori dell’ambito ebraico), pongono a Filippo ad aprire il vangelo di questa domenica. E’ significativo il fatto che si rivolgono ai discepoli per avere accesso a Gesù, la mediazione dell’uomo, del credente, della chiesa, è sempre necessaria per accompagnare anche oggi a “vedere Gesù”.

    La risposta che Gesù dà non è intellettuale, filosofica, ma è l’immagine di un “chicco di grano, caduto in terra”. Voi vi aspettate la gloria, invece attraverso la morte del chicco di grano, con il dono della propria vita entrerete nella “visione “ di Gesù, ne farete esperienza diretta, personale e così “vedrete”.

    Tutto questo non è facile, porterà alla sofferenza, “Adesso l’anima mia è turbata”anche Gesù ci rivela, tutta la sua umanità, fragilità, ma nello stesso tempo tutta la sua volontà ad affrontare “la sua ora”, e quando sarà innalzato attirerà tutti a se.

    Anche in questa pagina di vangelo sono i nostri giovani Rover del gruppo Scout ad accompagnarci per “vedere” Gesù. Seguiamo le loro indicazioni per dare  una risposta al nostro desiderio profondo di ricerca e di incontrare Gesù.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    SPENDERSI IN TUTTO

    Il vangelo di questa domenica, nella semplicità del chicco di grano esprime e sottolinea il vero senso dell’essere cristiano. Il chicco che muore è sinonimo di chi ama. E chi ama sa spendersi in tutto, donando anche la propria vita. Anche Gesù ha sofferto nel morire per noi, che siamo il suo frutto chiamati come lui a dare la vita per i nostri fratelli. Quanto è difficile tante volte rinunciare ai propri egoismi per un bene che come Gesù stesso ci ha promesso è eterno. Chiamati ad amare Dio ci lascia liberi di scegliere, tocca a a noi credere ed avere fiducia nelle promesse che Gesù ci ha fatto.

    spendersi in tutto

     La riflessione si fa preghiera

    Signore Gesù,

    tu ci hai mostrato

    come si ama

    e hai messo in noi

    il desiderio di amare.

    Fa che illuminati dal tuo esempio

    possiamo anche noi imparare

    a spenderci senza riserve. Amen

    “Clan Antares” - Guide e Scout d’Europa



    Basilio di Cesarea, Regole diffuse.

    NON RINVIAMO A DOMANI

    non rinviamo a domaniVi prego, per l'amore del Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati: prendiamoci cura una buona volta delle nostre anime, rattristiamoci sulla  vanità della vita passata impegniamoci nella lotta per i beni futuri, a gloria di Dio, del suo Cristo e del suo Santo Spirito degno di ogni adorazione.

    Non indugiamo in questa indolenza e  in questo rilassamento, e non trascuriamo, sempre per indolenza il tempo presente; non rinviamo al domani o a più tardi l’inizio dell’opera, perché non ci accada poi di essere sorpresi sprovvisti di opere buone da Colui che reclama le nostre anime, e di essere gettati fuori dalla gioia delle nozze. Allora verseremo  lacrime invano, inutilmente, quando non sarà più possibile nulla per chi vuole pentirsi e piangeranno il tempo della vita speso malamente. “Adesso è il momento favorevole - dice l’Apostolo -, adesso è il giorno della salvezza”. Questo è il tempo del pentimento, quello il tempo della ricompensa; questo è il tempo della pazienza, quello il tempo della consolazione. Ora Dio è l’aiuto di quanti si convertono dalla via del male, allora sarà terribile e irremovibile inquisitore delle azioni, delle parole e dei pensieri degli uomini. Adesso approfittiamo della pazienza, allora conosceremo il giusto giudizio, quando risorgeremo, gli uni per una punizione eterna, gli altri per la vita eterna, e ciascuno riceverà la ricompensa secondo le proprie opere. A quando rimandiamo l’obbedienza dovuta a Cristo, che ci ha chiamati nel Suo regno celeste? Non vogliamo rientrare in noi stessi e richiamare noi stessi dalle abitudini mondane all'esatta conformità al Vangelo?...Noi diciamo di desiderare ardentemente il regno dei cieli, e poi invece  non ci  preoccupiamo dei mezzi per ottenerlo; anzi, non accettiamo di fare alcuna fatica a motivo del comandamento del Signore e, nella vanità del nostro spirito, ci riteniamo degni di conseguire gli stessi onori di coloro che si sono opposti al peccato resistendo fino alla morte.Chi mai, quando arriva la stagione della mietitura, riesce a riempirsi il grembo di manipoli se al tempo della seminagione se ne resta in casa seduto o a dormire? Chi mai può vendemmiare in una vigna che non sia stata da lui piantata e lavorata? A quelli che hanno faticato spettano i frutti; gli onori e le corone appartengono ai vincitori. Chi mai incorona l'atleta che non si è neppure spogliato per lottare contro l’avversario?



    Giubileo nuziale

    26 Marzo: Baldassarre Damiano e Virgilio Lucia - 25° Anniversario


    La condurrò nel deserto

     parlerò al suo cuore”  ( Os 2,16)



    Dal Lunedì al Venerdì

    ore 6:30 Ufficio letture e lodi

    Sabato

    ore19:45 Primi Vespri della domenica.


    "Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione"

    Pr 19,17


    Offri il tuo digiuno quaresimale,

    la tua solidarietà per chi vive in ristrettezze.

    Sostieni laCaritas



     

    Cara famiglia,
    quest’anno dal 30 maggio al 3 giugnosi celebrerà a Milano il VII Incontro Mondiale delle famiglie sul tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”. 

    E’ una grande occasione per festeggiare insieme l’essere famiglie che trasformano il mondo col loro lavoro, che lo popolano e lo abitano generando la vita, non solo fisica ma più profondamente quella umana e spirituale. 

    Ti preghiamo di osare e farti avanti per programmare per tempo la tua partecipazionea questo unico e speciale momento di incontro e di festa.

    Per ogni informazioni rivolgersi al parroco.



  • CHIUNQUE CREDE IN LUI

    Dal Vangelo secondo Giovanni(3,14-21)

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».


    La Quaresima è giunta a metà del suo percorso e l’evangelista Giovanni nel brano di questa domenica, detta “laetare”, ci dona la risposta di Gesù al nottambulo Nicodemo, e ci riporta all’esperienza vissuta da Israele nell’esodo verso la Terra promessa dei morsi dei serpenti velenosi e la guarigione per coloro che fissavano lo sguardo sul serpente di bronzo posto su di un’asta. Ciò che per Israele era un segno per noi è divenuto realtà. “Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Quanti morsi velenosi abbiamo subito non serve guardare le ferite, ma è necessario rivolgere lo sguardo a chi sulla croce ha guarito la ferita. L’innalzamento di Gesù sulla croce, la sua morte è scritta nella logica dell’amore. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”. Ora spetta all’uomo, a te credente, entrare in questo amore così grande e personale per guarire dal peccato. Sapremo accogliere questa salvezza o “il giudizio è questo: …gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce”.

    Le scolte del gruppo Guide e scout d’Europa ci offrono la lettura e la meditazione del vangelo e ci invitano a scegliere la luce o il buio. Grazie per come cercate la luce e come ci indicate la via per trovarla.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    UN AMORE INCONFUTABILE

    In questa domenica, l’evangelista Giovanni ci offre l’opportunità di riflettere sulla nostra condizione di uomini nel mondo e del regalo di salvezza che Dio ci offre indiscriminatamente  attraverso la fede in Cristo Gesù figlio di Dio.

    E’ inconfutabile l’amore immenso di Dio nei nostri confronti! Egli ci ha dato il suo unico figlio e noi l’abbiamo issato sulla croce da ingrati fratelli. Gesù è morto e risorto, e i nostri cuori potranno risorgere soltanto con la fede in Lui.

    Dio è buono e ci ama; non è il Dio castigatore che falsamente immaginiamo quando non siamo felici, ma è lui che vuole più di noi stessi la nostra salvezza. I nostri occhi hanno l’opportunità di vedere laluce o vivere nelbuio,il nostro cuore può brillare d’amore o spegnersi nel peccato. Siamo noi a scegliere l’una o l’altra situazione; e la nostre azioni sono il mezzo per operare nel bene e nella verità che è Gesù con la sua croce, sacrificatosi per noi, a cui semplicemente dobbiamo crede per avere la vita eterna.


    .

    La riflessione si fa preghiera


    Signore Gesù,

    nel buio che temo

    donami la forza

    di essere luce chiara e vera per gli altri.

    Aiutami a fare di una scintilla,

    un fuoco vivo

    che arde d’amore per te

    e per tutti gli uomini

    che insieme camminano

    verso la tua luce immensa.

    Amen


    “Fuoco CRUX” - Guide e Scout d’Europa



    AMANDO FINO ALLA FINE

    24 marzo: Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri


    “Ricordare e pregare per questi nostri fratelli e sorelle, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, caduti mentre svolgevano il loro servizio missionario, è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa, è uno stimolo per ciascuno di noi a testimoniare in modo sempre più coraggioso la nostra fede, la nostra speranza in colui che sulla croce ha vinto per sempre il potere dell’odio e della violenza con l’onnipotenza del suo amore” 

    Benedetto XVI


    Il 24 marzo 1980, mentre celebrava l’Eucaristia, venne ucciso Monsignor Oscar  A. Romero,Vescovo di San Salvador nel piccolo stato centroamericano di El Salvador.

    La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in ricordo dei missionari martiri, il 24 marzo, prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti.

    Fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza.



    TestimoniUCCISI NELL’ANNO 2011

    26 Operatori pastorali:

    18Sacerdoti(15 diocesani; 1 SDB; 1 PIME; 1 Eudisti)

      4Laici

      4Religiose  (2 Ordine S. Agostino;  1 Suore della Carità di Gesù e Maria;  1 Ancelle della Carità)

     

    Paesi di origine:

    Africa  3       (1 R.D.Congo; 1 Sud Sudan; 1 Kenya) 

    America  15 (1 Brasile, 7 Colombia, 5 Messico, 1 Paraguay, 1 Nicaragua) 

    Asia  3 (India)

    Europa  5   (2 Italia, 1 Spagna, 1 Croazia, 1 Polonia)


    Luoghi della morte:

    Africa  6 (1 R.D.Congo; 1 Sud Sudan; 1 Tunisia, 1 Kenya, 2 Burundi)

    America  15(1 Brasile, 7 Colombia, 5 Messico, 1 Paraguay, 1 Nicaragua)

    Asia  4 (3 India, 1 Filippine) 

    Europa  1 (Spagna)


    SABATO 24 MARZO

    OFFRI IL TUO DIGIUNO E LA TUA PREGHIERA



    La condurrò nel deserto

     parlerò al suo cuore”  ( Os 2,16)



    Dal Lunedì al Venerdì

    ore 6:30 Ufficio letture e lodi

    Sabato

    ore19:45 Primi Vespri della domenica.


    "Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione"

    Pr 19,17


    Offri il tuo digiuno quaresimale,

    la tua solidarietà per chi vive in ristrettezze.

    Sostieni laCaritas



     

    Cara famiglia,
    quest’anno dal 30 maggio al 3 giugnosi celebrerà a Milano il VII Incontro Mondiale delle famiglie sul tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”. 

    E’ una grande occasione per festeggiare insieme l’essere famiglie che trasformano il mondo col loro lavoro, che lo popolano e lo abitano generando la vita, non solo fisica ma più profondamente quella umana e spirituale. 

    Ti preghiamo di osare e farti avanti per programmare per tempo la tua partecipazionea questo unico e speciale momento di incontro e di festa.

    Per ogni informazioni rivolgersi al parroco.


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  • LA CASA DEL PADRE MIO

    Dal Vangelo secondo Giovanni(2, 13-25)

    Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

    Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

    Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

    Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

    Gesù con la frusta! Un’immagine che si addice più a un rivoltoso che a chi si è fatto compassionevole ad ogni sofferenza, ma di fatto anche questa pagina è Vangelo! Gesù si reca al tempio per la Pasqua dei Giudei osservando come veniva strumentalizzato per interessi di borsa, e, allora, intreccia cordicelle, ne fa una frusta menando si santa ragione con la motivazione: “Non fate della  casa del Padre mio un mercato!”. Offesi i Giudei chiedono un segno e Gesù si presenta come il nuovo tempio. Ogni cristiano è il tempio che deve ospitare la presenza dello Spirito santo, della bontà di Dio, ma è proprio così? O è trasformato in un mercato dove si trova di tutto e di più e se per caso dovesse entrare Gesù dovrebbe fare una frusta per rovesciare i banchi stracolmi di tanti interessi: egoismi, rivalità, invidie, gelosie, ingiustizie, assenza di Dio e ognuno aggiunga il suo. Se poi tutto questo è legato a una falsa fede, ad una devozione sterile, spingerebbe Gesù ad agire allo stesso modo. Fare spazio a Dio nella propria casa è il suggerimento che ci danno ancora una volta i nostri cresimandi: “Dobbiamo buttare fuori dal nostro cuore tutto quello che ci tiene lontano da Dio”. Tutti noi vi ringraziamo di come ci presentate il Vangelo di Gesù con gioia, semplicità e forza.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    UNA CASA PER DIO

    Questa domenica è l’evangelista Giovanni a raccontarci un episodio un po’ particolare: Gesù butta tutto all’aria perché non vuole che la casa di Dio si trasformi in un mercato! È l’unico episodio dove Gesù dimostra tutta la sua forza: si comporta così perché è proprio appassionato di Dio, non sopporta che Dio sia trattato male, che la sua casa venga usata addirittura come un grande mercato dove si compra, si vende e si imbroglia perfino! Con questo gesto il Maestro ci fa capire non solo quanto Gesù vuole bene a Dio Padre ma anche che la Casa di Dio non è più il Tempio. Dio non abita in un posto preciso fatto di mattoni ma la vera casa di Dio è Gesù stesso! Dio ABITA in Gesù, dentro di Lui e se noi siamo in comunione con Lui, allora è anche dentro di noi. Proprio così, anche noi possiamo essere una CASA per Dio, anche noi possiamo fare spazio a Dio. Allora dobbiamo imparare a liberarci da tutto ciò che ci ostacola; anche noi, come Gesù, dobbiamo buttare fuori dal nostro cuore tutto quello che ci tiene lontano da Dio.

    .

    La riflessione si fa preghiera

    Signore Gesù, 

    tu hai usato la forza per farci capire

    quanto fosse FORTE il tuo amore per Dio:

    Aiutaci ad essere cristiani coraggiosi;

    Aiutaci ad imparare a pregare;

    Aiutaci a non aver vergogna

    quando siamo chiamati a svolgere

    qualche servizio per te;

    Aiutaci a sconfiggere il nostro egoismo;

    Aiutaci ad avere il coraggio

    di pregare e cantare ad alta voce in Chiesa

    e manifestare apertamente

    il nostro amore per te.

    Il gruppo cresimandi 2012



    ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERA' L'ANIMA

    Dalla Redemptoris Mater del Beato Giovanni Paolo II  (17-18)


    Trovandosi a fianco del Figlio, sotto lo stesso tetto e “serbando fedelmente la sua unione col Figlio”, Maria “avanzava nella peregrinazione della fede”,come sottolinea il Concilio (Lumen gentium, 38). E così fu anche durante la vita pubblica di Cristo (cfr. Mc 3, 31-33), onde di giorno in giorno si adempiva in lei la benedizione pronunciata da Elisabetta nella visitazione: “Beata colei che ha creduto”.

    Tale benedizione raggiunge la pienezza del suo significato, quando Maria sta sotto la Croce di suo Figlio(cfr. Gv19, 25).

    Il Concilio afferma che ciò avvenne “non senza un disegno divino”: “Soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata”, in questo modo Maria “serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce”(Lumen gentium, 58):l'unione mediante la fede, la stessa fede con la quale aveva accolto la rivelazione dell'angelo al momento dell'annunciazione.Allora si era anche sentita dire: “Sarà grande..., il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre..., regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine ”(Lc 1, 32-33).

    Ed ecco, stando ai piedi della Croce, Maria è testimone, umanamente parlando, della completa smentita di queste parole.Il suo Figlio agonizza su quel legno come un condannato. “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori...; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima”: quasi distrutto(cfr. Is 53, 3-5). Quanto grande, quanto eroica è allora l’obbedienza della fededimostrata da Maria di fronte agli“imperscrutabili giudizi” di Dio! Come “si abbandona a Dio” senza riserve, “prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà”(Dei Verbum, 5)a colui, le cui “vie sono inaccessibili”(cfr. Rm 11, 33)! Ed insieme quanto potente è l'azione della grazia nella sua anima, come penetrante è l'influsso dello Spirito Santo, della sua luce e della sua virtù! Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione.Infatti,GesùCristo,pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini”: proprio sul Golgota “umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce”(cfr. Fil 2, 5-8). Ai piedi della Croce Maria partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. E questa forse la più profonda “kenosidella fedenella storia dell'umanità. Mediante la fede la madre partecipa alla morte del Figlio, alla morte redentrice;ma, a differenza di quella dei discepoli che fuggivano, era una fede ben più illuminata. Sul Golgota Gesù mediante la Croce ha confermato definitivamente di essere il “segno di contraddizione”, predetto da Simeone. Nello stesso tempo, là si sono adempiute le parole da lui rivolte a Maria: “e anche a te una spada trafiggerà l’anima”.


    La condurrò nel deserto

     parlerò al suo cuore”  ( Os 2,16)



    Dal Lunedì al Venerdì

    ore 6:30 Ufficio letture e lodi

    Sabato

    ore19:45 Primi Vespri della domenica.



     

    Cara famiglia,
    quest’anno dal 30 maggio al 3 giugnosi celebrerà a Milano il VII Incontro Mondiale delle famiglie sul tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”. 

    E’ una grande occasione per festeggiare insieme l’essere famiglie che trasformano il mondo col loro lavoro, che lo popolano e lo abitano generando la vita, non solo fisica ma più profondamente quella umana e spirituale. 

    Ti preghiamo di osare e farti avanti per programmare per tempo la tua partecipazionea questo unico e speciale momento di incontro e di festa.

    Per ogni informazioni rivolgersi al parroco.



  • FU TRASFIGURATO

    Dal Vangelo secondoMarco(9, 2-10)

    In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

    Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

    Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.


    La seconda tappa del cammino quaresimale ci offre un momento bello per Gesù, che si trasfigura rivelando il suo vero volto di Figlio di Dio, tanto da far esclamare a Pietro che con Giacomo e Giovanni l’avevano seguito sul monte: “Rabbì, è bello per noi restare qui”.

    Anche noi vogliamo seguire il Maestro sul monte e partecipare alla gioia, alla bellezza della trasfigurazione. Gesù si rivela per quello che è, il Figlio di Dio, e sul monte offre uno squarcio di luce splendida della sua risurrezione. Un anticipo gioioso e luminoso dell’alba pasquale! Mettiamoci al seguito di Gesù, saliamo “su un alto monte”, lasciamoci prendere dallo stupore di Pietro: “che bello!”. Sì, è bello vedere un volto luminoso di un bambino, di un giovane, di due sposi, dell’anziano, dell’ammalato, del fratello che trasmette una luce solare di semplicità, di bontà.

    E’ ancora più bello lasciarsi  affascinare dalla bellezza delle “vesti splendenti, bianchissime” di Gesù, se così le vesti, che sarà stato il suo volto?

    L’itinerario quaresimale ha questa finalità: riportarci al primitivo splendore del nostro battesimo, il peccato ha deturpato, ha reso irriconoscibile il volto e il cuore. Salire la montagna richiede impegno, non fermarsi alle difficoltà; guardare in alto, è lo stile del discepolo.

    Ci fa compagnia Pietro  che preso dallo stupore non voleva più tornare a valle, e per togliere ogni facile illusione di bellezza superficiale, sentimentale, “dalla nube una voce: “ Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”.

    Anche i nostri cresimandi sono stati colpiti dalla bellezza del Vangelo e ci invitano ad essere come girasoli che ruotano attorno alla luce di Gesù e ne ascoltano la sua voce. Grazie!


    P. Raffaele Angelo Tosto


    RISURREZIONE IN ANTICIPO

    Incredibile! Nel vangelo di oggi a Gesù succede qualcosa di veramente straordinario! Altro che maghi e stregoni!! Prima di esser crocifisso Gesù vuole incoraggiare i suoi amici discepoli, vuole far vedere IN ANTICIPO quale sarà il suo vero destino: e vuoi sapere cosa fa allora? Si TRASFIGURA!

    Sì, proprio così, Gesù si trasforma, fa vedere chi veramente Lui è: il Figlio di Dio. Bellissimo, splendente  come il sole, il suo aspetto diventa luminosissimo e i suoi tre amici ne restano abbagliati. Anche noi, grazie alla risurrezione di Gesù, un giorno saremo così: saremo proprio COME LUI. Ma già da ora possiamo assomigliare a Gesù! COME? Proviamo ad essere come il girasole, un fiore che segue sempre il sole, ed è così attirato da lui che quasi gli assomiglia! Il nostro sole è Gesù e se ci lasciamo attirare da Lui, se ci lasciamo illuminare da Lui anche noi possiamo diventare simili a Lui. Ma come facciamo a riconoscerlo? Basta ASCOLTARE la sua voce. Lo ha detto Dio Padre: “questo è il mio Figlio: ASCOLTATELO”. Già: se vogliamo diventare come Gesù non ci rimane che sentire quello che lui ha da dirci… come sono le nostre orecchie?


    .

    La riflessione si fa preghiera


    Signore Gesù,

    grazie perché nelle difficoltà

    non mi lasci mai solo,

    sento sempre la vicinanza dentro il mio cuore.

    Tu mi chiedi di ascoltare la tua voce

    che parla dentro di me;

    spesso invece faccio il sordo e non voglio sentire.

    Mi accorgo che facendo così non cresco,

    non assomiglio a te, non splendo di bontà

    ma divento triste e musone.

    Aiutami ad essere come il girasole:

    fa che ascoltando la tua voce

    e guardandoti in Croce

    io diventi sempre di più simile a te,

    capace di irradiare l’amore su chi mi sta vicino.


    Il gruppo cresimandi 2012


    QUARESIMA CON MARIA  Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo.

    Hai visto l'ammirabile vittoria? Hai visto la nobilissima impresa della croce? Potrò mai dirti qualcosa di più meraviglioso? Considera il modo con cui ha vinto e resterai ancora più ammirato. Cristo infatti ha vinto il diavolo con gli stessi mezzi con cui aveva ottenuto vittoria il diavolo. Lo sbaragliò con le stesse armi usate da lui. Senti in che modo.

    Una vergine, un legno e la morte furono i simboli della nostra sconfitta. La vergine era Eva, non aveva infatti ancora coabitato col marito; il legno era l'albero; la morte la pena di Adamo. Ma ecco ancora una vergine, un legno e la morte, già simboli della sconfitta, diventare ora simboli della sua vittoria. Infatti al posto di Eva c'è Maria, al posto dell'albero della scienza del bene e del male c'è l'albero della croce, al posto della morte di Adamo la morte di Cristo.

    Vedi come colui che aveva vinto viene ora sconfitto con gli stessi suoi mezzi? Presso l'albero il diavolo abbatté Adamo, presso l'albero Cristo sconfisse il diavolo. E quell'albero mandava all'inferno, questo invece richiama dall'inferno anche coloro che vi erano già scesi. Inoltre un altro albero nascose l'uo­mo vinto e nudo, questo invece innalza agli occhi di tutti il vincitore spoglio. E quella morte colpì tutti coloro che erano nati dopo di essa, questa morte invece risuscita anche coloro che erano nati prima di essa. «Chi può narrare i prodigi del Signore?»(Sal 105,2).Siamo stati resi immortali da una morte: queste sono le gloriose imprese della croce.

    Hai compreso la vittoria? Hai capito il modo con cui ha vinto? Apprendi ora come questa vittoria fu riportata senza nostra fatica e sudore. Noi non abbiamo bagnato di sangue le armi, non siamo stati in battaglia, non siamo stati feriti, la battaglia non l'abbiamo nemmeno vista, eppure abbiamo riportato vittoria. Del Signore è stato il combattimento, nostra la corona. Poiché la vittoria è anche nostra, imitiamo i soldati e, con voci di gioia, cantiamo oggi le lodi e l'inno della vittoria. Diciamo, lodando il Signore: «La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?»(1 Cor 15,54-55).

    Tutto questo ci è stato procurato dalla croce gloriosa: la croce, trofeo eretto contro il demonio, arma contro il peccato, spada con cui Cristo ha trafitto il serpente; la croce volontà del Padre, gloria dell'Unigenito, gaudio dello Spirito Santo, onore degli angeli, presidio della Chiesa, vanto di Paolo, difesa dei santi, luce di tutto il mondo.



    La condurrò nel deserto

     parlerò al suo cuore”  ( Os 2,16)



    Dal Lunedì al Venerdì

    ore 6:30 Ufficio letture e lodi

    Sabato

    ore19:45 Primi Vespri della domenica.


     

    Cara famiglia,
    quest’anno dal 30 maggio al 3 giugnosi celebrerà a Milano il VII Incontro Mondiale delle famiglie sul tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”. 

    E’ una grande occasione per festeggiare insieme l’essere famiglie che trasformano il mondo col loro lavoro, che lo popolano e lo abitano generando la vita, non solo fisica ma più profondamente quella umana e spirituale. 

    Ti preghiamo di osare e farti avanti per programmare per tempo la tua partecipazionea questo unico e speciale momento di incontro e di festa.

    Per ogni informazioni rivolgersi al parroco.


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