Parrocchia B.V. Maria del SS. Rosario

San Ferdinando di Puglia (BT)

  
  
  

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      DOMENICA 27 OTTOBRE 2019 


     

    «IL FARISEO... IL PUBBLICANO SI BATTEVA IL PETTO DICENDO: “O DIO, ABBI PIETÀ DI ME PECCATORE”»LUCA 18,13

    27102019Dal Vangelo secondo Luca(18,9-14)

    In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.

    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

    Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». 

     

     

     

     

     

     

      

     

    estategiovani 8

    ORATORIO ESTIVO

     

    Anche questa estate come le scorse volte, ci è stato proposto di svolgere un servizio a mio parere fantastico e molto educativo. Non un compito come gli altri, forse il più importante: essere EDUCATORI (ben diverso da essere animatori) di tutti i bimbi che hanno voluto iscriversi all’oratorio estivo. Abbiamo svolto come ogni anno un corso formativo per prepararci al meglio a svolgere questa attività. Quest’ultimo è stato ricco di incontri con psicologi, col vescovo e con persone che avrebbero potuto darci qualche consiglio visto il loro impegno da anni in questo campo. Siamo entrati pian piano nella psiche, immedesimandoci quasi nei bambini che saremmo andati a educare e far divertire. Dopo tutto ciò comincia l’anno mai banale e pieno di divertimento fra la gioia dei bimbi e il gruppo formatosi all’interno dell’oratorio che ti fa sentire davvero parte di una famiglia. Ognuno che svolge il suo compito con il sorriso e senza costrizione alcuna o paga. È proprio quello il bello di servire, essere ricompensasti non col denaro, ma con i sorrisi del prossimo, con una risata dei bimbi o con un “Grazie per il tuo contributo. Hai dato il massimo! Se tutto va bene è anche merito tuo”.

    E non c’è soddisfazione più grande. Invito caldamente tutti a prestarsi per l’altro, sia come educatore o anche solo essendoci per il prossimo. Servire è Regnare.

    Luca 

     

     

     

     

     

     

     

    “DALLA TERRA E DAL LAVORO: PANE PER LA VITA”

    Messaggio per la 69ª Giornata nazionale del Ringraziamento (10 novembre 2019)

     

    27102019 2Per tanti popoli il pane non è solo un cibo come tanti altri, ma elemento fondamentale, che spesso è base per una buona vita. Quando manca, invece, è la vita stessa ad essere a repentaglio e ci si trova esposti ad un’insicurezza che alimenta tensioni sociali e conflitti laceranti. Il pane diventa anche simbolo della vita stessa e delle sue relazioni fondamentali, che chiedono lode e responsabilità. Per questo la manna è chiamata “il pane dal cielo” e viene indicata tra i segni della presenza di Dio, che sosteneva la vita del popolo di Israele nel deserto (Sal 105,40).

     

    Pane che sostiene il cuore

    Il profumo di pane evoca nella vita quotidiana un gusto di cose essenziali, saporite; per molti ricorda un contesto familiare di condivisione e di affetto, un legame alla terra madre. Non a caso, quando il Salmo 104 ringrazia il Creatore per i doni che vivificano l’essere umano ed il creato, è proprio nel pane che tale lode ha un punto culminante: «Tu fai crescere l’erba per il bestiame e le piante che l’uomo coltiva per trarre cibo dalla terra, vino che allieta il cuore dell’uomo, olio che fa brillare il suo volto, e pane che sostiene il suo cuore» ( Sal 104,14-15). Il canto del salmista raccoglie in un unico movimento la lode a Dio per il dono che viene dalla terra e quella per l’operare laborioso degli esseri umani che la coltivano. C’è un forte legame tra il pane e il lavoro, tanto che alcune espressioni come “guadagnare il pane” o “portare a casa il pane” indicano l’attività lavorativa umana. La stessa dinamica si trasfigura nell’Eucaristia e si svolge nella benedizione per i frutti della terra e del nostro lavoro, così come nella loro offerta a Dio, Creatore e Padre. E la stessa dinamica chiede di essere attualizzata ogni giorno, nel ringraziamento quotidiano per il cibo che consumiamo, da soli, nelle nostre famiglie o nelle comunità.

     

    Un pane, molti pani

    Nel pane si illumina, dunque, la realtà benedetta con cui ha a che fare l’opera preziosa di chi lavora la terra. Scopriamo così che anche in tale ambito l’unico dono di vita del Creatore dà luogo ad una varietà di forme: tra le cose belle che esprimono la cultura di un territorio c’è la varietà dei campi e il mutare dei colori secondo le stagioni, oltre alla tipicità del modo di panificare. Davvero il lavoro degli esseri umani si radica in tante colture e culture diverse e lo testimonia la varietà dei grani tradizionali che stiamo riscoprendo: anch’essa contribuisce a quelle forme e quei sapori del pane, che anche nel nostro paese partecipano alla bellezza dei territori. I nostri campi accolgono il dono a partire dal seme e dai campi di grano, per coltivarlo e trasformarlo con un lavoro che non è soltanto la risposta a una necessità umana, ma anche condivisione della cura del Creato.

     

    Pane spezzato per la fraternità e per la pace

    Tenere lo sguardo sull’Eucaristia aiuta a scoprire anche la realtà di un pane che è fatto per essere spezzato e condiviso, nell’accoglienza reciproca. Si disegna qui una dinamica di convivialità fraterna che spesso si realizza anche nell’incontro tra realtà culturalmente differenti, quando attorno alla diversità condivisa dei pani si creano momenti di unità. Allora emerge con chiarezza che il pane è anche germe di pace, generatore di vita assieme. Favorisce uno stile ecumenico. La stessa condivisione presente nei racconti evangelici di moltiplicazione dei pani è il fragile punto di partenza per l’intervento del Signore: Gesù provoca il gesto generoso di pochi per saziare abbondantemente la fame di tutti. La logica accogliente della condivisione è valorizzata dalla sorprendente grazia del Signore e si rivela come sapienza, ben più lungimirante dell’egoistica chiusura su di sé. Ma gli stessi racconti narrano anche della raccolta di quanto alla fine avanza, a segnare una netta distanza dell’accoglienza del dono rispetto alla cultura dello scarto. Al contrario, le tante esperienze di recupero alimentare finalizzate alla solidarietà esprimono una felice convergenza di sostenibilità ambientale e sociale.

     

    Pane di vita, pane di giustizia

    Il pane è dunque fonte di vita, espressione di un dono nascosto che è ben più che solo pane, di una misericordia radicale, che tutto valorizza e trasforma. «Io sono il pane di vita», dirà Gesù ( Gv 6,35): una realtà così semplice ed umana giunge a comunicare il mistero della presenza divina. Lasciamo allora che la forza simbolica del pane si dispieghi in tutta la sua potenza - anche nelle pratiche che attorno ad esso ruotano perché illumini l’intera vita umana, nella sua profondità personale e nel vivere assieme. Nella preghiera cristiana del Padre nostro chiediamo a Dio di darci “il nostro pane quotidiano”: una richiesta che ciascuno non fa solo per sé, ma per tutti. Se si chiede il pane, lo si chiede per ogni uomo. Commentando questa frase papa Francesco ha affermato durante l’Udienza dello scorso 27 marzo: «Il pane che chiediamo al Signore nella preghiera è quello stesso che un giorno ci accuserà. Ci rimprovererà la poca abitudine a spezzarlo con chi ci è vicino, la poca abitudine a condividerlo. Era un pane regalato per l’umanità, e invece è stato mangiato solo da qualcuno: l’amore non può sopportare questo. Il nostro amore non può sopportarlo; e neppure l’amore di Dio può sopportare questo egoismo di non condividere il pane».

    Il simbolo deve essere trasparente; occorre un pane che mantenga le promesse che porta in sé. Un pane prodotto ogni giorno rispettando la terra e i suoi frutti, valorizzandone la biodiversità e garantendo condizioni giuste ed equa remunerazione (evitando ad esempio le forme di caporalato, di “lavoro nero” o di corruzione) per chi la lavora. Un pane che, nella sua semplicità, non tradisca le attese di cibo buono, nutriente, genuino. Un pane che non può essere usato per vere e proprie guerre economiche, che i paesi economicamente forti conducono sul piano della filiera di commercializzazione, per imporre un certo tipo di produzione ai mercati più deboli. Queste condizioni richiedono molteplici attori nelle fasi progettuali, imprenditoriali, produttive, consumatori responsabili. La forza simbolica del pane corre a ritroso fino alle messi dorate e al dono della natura per la vita, entra nelle profondità dove ci raggiungono le parole di Gesù: «Io sono il pane della vita» ( Gv 6,48), che ci spalancano all’orizzonte della comunione con Lui. Dunque, il pane sia accolto in stili di vita senza spreco e senza avidità, capaci di gustarlo con gratitudine, nel segno del ringraziamento, senza le distorsioni della sua realtà. Nulla - neppure le forme della produzione industriale, inevitabilmente tecnologiche e con modi di produzione che talvolta modificano geneticamente le componenti di base - deve offuscare la realtà di un pane che nasce dalla terra e dall’amore di chi la lavora, per la buona vita di chi lo mangerà. Il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, diventi alimento di vita, di dignità e di solidarietà.

     

     


     
     
     
    strada facendo n 323 XXX TO C 27 10 19 
     
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      DOMENICA 20 OTTOBRE 2019 


     

    «UNA VEDOVA DICEVA AL GIUDICE DISONESTO: “FAMMI GIUSTIZIA CONTRO IL MIO AVVERSARIO”»LUCA 18,3

    Dal Vangelo secondo Luca(18,1-8)

    20102019Lungo In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

    Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

    E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». 

     

     

     

     

     

     

     

    estategiovani 7

     

    Pellegrinaggio giovani
    Cammino neocatecumenale

     

    cammino neocatecumenaleCome ogni anno tutti pronti per un nuovo pellegrinaggio con destinazione una regione meravigliosa: LA SICILIA

    Il 27 agosto ore 00:30 siamo partiti dopo una celebrazione penitenziale che ci ha predisposti a vivere questo pellegrinaggio come momento favorevole per incontrare Dio.

    Il viaggio è stato un po’ lungo, abbiamo preso il traghetto e siamo arrivati in Sicilia.

    Prima tappa è stata Taormina dove in una chiesa del centro abbiamo pregato le lodi e un breve kerigma che ci invitava a vivere questo pellegrinaggio non come una gita ma un vero incontro con Gesù Cristo. Dopo ci siamo recati alle Gole dell’Alcantara, caratteristica per le sue pareti create da colate di lava basaltica e dove abbiamo avuto modo di camminare a piedi nudi nell’acqua ghiacciata. Il paesaggio era meraviglioso!

    Giunti in hotel e dopo aver preso le stanze abbiamo fatto un bel bagno in piscina per rilassarci e dopo cena, come tutti i pellegrinaggi, abbiamo fatto la compieta prima di andare a dormire. Il giorno successivo ci siamo recati a Catania, dapprima alla Cattedrale di S. Agata, pregando sulla tomba della santa e poi ci siamo recati nella chiesa di S. Agata in Carcere, luogo della sua prigionia e qui abbiamo pregato Lodi mattutine e ascoltato una catechesi sulla castità. Per noi cristiani la castità nel fidanzamento è molto importante, e queste catechesi ci insegnano ad avere rispetto del nostro corpo, perché è tempio dello Spirito Santo e non va profanato, infatti il fidanzamento è un percorso che deve maturare, un tempo di conocenza, un cammino per arrivare al matrimonio.

    In questa chiesa, abbiamo visto anche la cella dove S. Agata fu torturata e uccisa per aver custodito la sua castità e non aver rinnegato la sua fede. Dopo abbiamo pranzato nei giardini Bellini di Catania e nel pomeriggio siamo andati al monastero delle suore di clausura. Dopo aver pregato con i vespri abbiamo ascoltato la testimonianza di una suora di 28 anni che ci ha parlato della sua vocazione e della castità del cuore. Ci diceva che chi perde la propria anima è perduto. Infatti il puro di cuore è colui che si distingue per la sua trasparenza e sincerità e lascia vedere a Dio con naturalezza il proprio cuore. Dio ci ama senza secondi fini, senza chiedere niente in cambio, ma solo per la gioia di donare. Per avere un cuore casto bisogna agire con umiltà e comportarci come veri cristiani.

    La sera dopo cena c’è stata la testimonianza di due coppie del gruppo che si accingono al matrimonio e ci hanno raccontato la loro esperienza e come le difficoltà nel vivere la castità nel fidanzamento, sono state superate grazie alla preghiera. La serata si è conclusa con l’adorazione Eucaristica.

    Il terzo giorno abbiamo visitato il Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa. Dopo le lodi ci è stata fatta la catechesi sull’obbedienza e abbiamo chiesto con cuore sincero delle grazie alla Madonna. Il cristiano deve essere testimone di obbedienza, solo con lo Spirito Santo si può crescere nell’obbedienza verso i genitori, i catechisti… Lo Spirito Santo può cambiare il nostro cuore. Dopo abbiamo avuto del tempo libero per mangiare gli immancabili panini!!!! e visitare l’isola di Ortigia. Dopo cena abbiamo fatto la scrutatio della Parola e la compieta.

    Il quarto giorno siamo andati a Noto dove Padre Luigi ci ha fatto la catechesi sulla vocazione. La vocazione è una chiamata di Dio, ognuno di noi ha la sua vocazione, bisogna aver fede in Dio e aprire il nostro cuore a LUI, senza scappare dalla sua volontà. Dopo tutta questa abbondanza di Parola siamo andati al mare, ci siamo divertiti molto. Il mare era a dir poco stupendo! Siamo poi rientrati in hotel. Dopo cena si è celebrata l’Eucarestia. Ognuno di noi ha dato la propria esperienza ringraziando il Signore per tutto quello che in questi giorni ci ha donato e continua a fare per noi.

    Posso dire personalmente che il pellegrinaggio è un esperienza molto forte e molto individuale. Il Signore ti parla continuamente ogni giorno, in qualsiasi momento. Ti parla attraverso una parola, una lettura , una catechesi, una risonanza e attraverso l’esperienza degli altri fratelli. Se chiedi le cose sante e le chiedi con il cuore il Signore te le dona.

    Apriamo il Nostro cuore e mettiamo la Nostra vita nelle mani di DIO, solo così troveremo la VERA FELICITÀ!!!!!!!!!!!!!

    Antonella Guarino 

     

     

     

     

     


     

    INDULGENZE PER L'ANNO MARIANO LEONARDINO

     

    La Penitenzieria Apostolica, su mandato del Santissimo Padre Francesco, approva benignamente e concede l'Anno Mariano OMD con l'annessa indulgenza plenaria, alle solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica, preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice), ai Chierici Regolari della Madre di Dio e agli altri fedeli veramente pentiti e mossi dalla carità, da lucrarsi come nel Giubileo e tale che possano anche applicarla come suffragio alle anime dei fedeli trattenute nel Purgatorio, allorquando abbiano partecipato a una santa liturgia o ad un pio esercizio in onore di Maria SS. e, almeno per un congruo spazio di tempo, abbiano elevato preghiere per la fedeltà alla vocazione cristiana, per impetrare vocazioni sacerdotali e religiose e per difendere l’istituto della famiglia umana. Deve concludersi con la preghiera al Signore, il Credo e una invocazione alla Beata Vergine Maria e a San Giovanni Leonardi.

    I Chierici Regolari della Madre di Dio impediti dall’età, dalla malattia o da altra grave causa, potranno ugualmente conseguire l'indulgenza plenaria, sinceramente pentiti d'ogni peccato e con la dichiarata intenzione di compiere quanto prima possibile le tre consuete condizioni, purché davanti a una piccola immagine della Celeste Patrona, abbiano recitato le preghiere suddette, dopo aver offerto al Dio misericordioso, per il tramite di Maria, le sofferenze e le angustie della propria vita.

    Perché l'accesso alla carità pastorale sia più agevole per giungere al perdono divino attraverso le chiavi della Chiesa, questa Penitenzieria chiede intensamente che i sacerdoti dell'OMD si dedichino con animo pronto e generoso all’ascolto delle Confessioni e portino ai malati la Santa Eucaristia.

    Questa concessione sarà valida per tutto l’Anno Mariano, non essendoci nessuna cosa che la ostacoli.

     

     


     
     
     
    strada facendo n 322 XXIX TO C 20 10 19 
     
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      DOMENICA 13 OTTOBRE 2019 


     

    UN POVERO, DI NOME LAZZARO, STAVA ALLA SUA PORTA,COPERTO DI PIAGHE...LUCA 16,20

    13102019Dal Vangelo secondo Luca(17.11-19)

    Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.

    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

    Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

    Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». 

     

     

     

     

     

     

    SF 321 pag 2 

     

     

    SF 321 pag 3


     
     
     
    strada facendo n 321 XXVIII TO C 13 10 19 
     
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      DOMENICA 6 OTTOBRE 2019 


     

    UN POVERO, DI NOME LAZZARO, STAVA ALLA SUA PORTA,COPERTO DI PIAGHE...LUCA 16,20

    Dal Vangelo secondo Luca (17,5-10)

    06102019In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

    Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe

    Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». 

     

     

     

     

     

     

    estate giovsni 4

    PARATE VIAM DOMINI - PREPARATE LA VIA DEL SIGNORE
    Euromoot - Scout d’Europa - Gruppo San Ferdinando 1

     

    06102019 2"Per conoscere Gesù, si deve partire" ci ha insegnato Papa Francesco nel 2014. Ecco che, nell'anno dove noi Scolte abbiamo scelto di migliorare il nostro fare strada, il Signore ci chiama per una nuova sfida: camminare sulle vie dei Santi per andare incontro a Lui. A distanza di oltre 12 anni dall'ultimo incontro, quest'anno dal 27 luglio al 3 agosto si è svolto in Italia l'EUROMOOT (raduno europeo di tutti i rovers e scolte) che si è concluso a Roma dove Papa Francesco ci ha accolti in una Udienza Privata dedicata a noi Guide e Scout d'Europa Cattolici.

    Ci siamo ritrovati in 5000, dalla Via Francigena alla strada di San Benedetto, per camminare lungo i percorsi che i Santi hanno segnato con il loro esempio. Noi Scolte, abbiamo deciso di camminare sul sentiero di San Benedetto da Norcia e ci siamo gemellate con altri 5 fuochi con i quali abbiamo condiviso la strada e la prima fase di questa grande avventura.

    E così, in una piovosa domenica di fine luglio siamo partire per Frosinone, nostra prima tappa e passaggio per raggiungere il giorno seguente il nostro interfuoco alla Certosa di Trisulti. Immerse in questo luogo di eterna bellezza, abbiamo mosso i primi passi nella vita del Padre d'Europa, colui che ha introdotto la regola secondo cui ognuno di noi è chiamato ad un doppio lavoro: OPUS DEI (preghiera e studio) e OPUS MANUUM (lavoro manule). Alla luce del Vangelo, in questa tappa abbiamo sviluppato una'attività che ha unito la Lectio Divina all'attività pratica dei monaci amanuensi: il MOBILE SCRIPTORIA. Ad ogni unità sono stati assegnati alcuni versetti di uno dei 4 vangeli da copiare e commentare nella propria lingua; abbiamo così ottenuto la trascrizione completa dei vangeli che accuratamente rilegati, abbiamo donato al Santo Padre durante l'udienza del 3 Agosto.

    Mai come in questa route, abbiamo percepito la presenza del Signore lungo la strada. Lo abbiamo incontrato in diversi modi: attraverso la bellezza della sua creazione, nell'aiuto fraterno ricevuto nel tracciare sentieri non presenti sulle cartine, nelle ripide salite dove lo sconforto era tanto ma la brezza improvvisa alleggeriva la fatica e il peso dello zaino.

    Prima di giungere alla seconda fase del cammino, abbiamo fatto tappa a Subiaco per visitare il monastero di San Benedetto noto come il Sacro Speco. In questo luogo favoloso, denominato "la soglie del Paradiso", nel Parco regionale dei Monti Simbruini, S. Benedetto nel IV secolo visse in eremitaggio per 3 anni e in suo onore nel XII secolo vennero eretti il monastero e la chiesa.

    Siamo così giunti alla tappa più suggestiva del nostro cammino: l'incontro con tutti i ragazzi che hanno percorso il nostro stesso sentiero. Sono stati due giorni pieni di scambi, incontri, veglie di preghiera, incanto puro per le soavi voci dei canti stranieri e la liturgia della Parola proclamata in lingue differenti. Ci siamo sentite chiamate alla costruzione dell'Europa dei popoli, a costruire il futuro di una società fondata sulla solidarietà e la ricchezza della diversità, a fare la storia di questa nostra Europa. Il 3 Agosto ne abbiamo avuto la certezza quando giunte a Roma nella sala Nervi, alla presenza del Santo Padre tutti assieme, e in una sola voce, abbiamo intonato il canto della Promessa e le lacrime di gioia ed emozione hanno riempito i nostri cuori.

    “Voi rover e scolte di tutta Europa avete questo compito storico: l'Amore per l'Europa che vi accomuna, non richiede solo osservatori attenti, ma costruttori attivi, costruttori di società riconciliate e integrate, che diano vita ad una Europa rinnovata generatrice di incontri"

    E così consapevoli di questo grande dono, manteniamo la giusta rotta e prendiamo il largo per diffondere la Buona Novella: la Via del Signore è quella che ha come senso di marcia il DONO.

    le scolte del fuoco CRUX

     

     

     

     

     

    estate giovsni 5

    Campo Estivo Esploratori
    Scout d’Europa - Gruppo San Ferdinando 1

     

    06102019 3La vita da scout è fatta di scoperte e di divertimento nella natura che offre nella sua unicità esperienze uniche e magnifiche.

    Il nostro riparto “Antares” è formato da un gruppo di ragazzi di età differenti che fa attività di manualità e ricreative ma soprattutto vive una esperienza di vita all’aria aperta, effettuando uscite dove scopriamo il bello di costruire tutte le strutture necessarie per soddisfare le nostre necessità (tenda, cucina, tavoli e tanto altro ancora) utilizzando tecniche e modalità imparate durante le attività.

    “La ricerca degli uomini straordinari”;
    Questa è stata la tematica centrale del campo estivo esploratori 2019, effettuatosi a Pescopennataro tra il 10 e il 17 agosto.

    Questa avventura intrapresa in questa settimana immersi nella natura e godendo di quelle emozioni che solo una esperienza come campo ci può offrire abbiamo scoperto che la nostra vita è circondata e influenzata da uomini straordinari. Abbiamo conosciuto la vita di santi, ad esempio sant’ Ignazio di Loyala (fondatore della Compagnia di Gesù) e Papa Giovanni Paolo II, e persone comuni che nelle loro azioni hanno contribuito ad un mondo migliore. E ciò ci ha dato l’opportunità di riflettere su quanto, attraverso le nostre azioni, possiamo partecipare positivamente alla crescita di un mondo migliore di come lo abbiamo trovato, come il nostro fondatore ci insegna.

     


     
    strada facendo n 320 XXVII TO C 06 10 19
     
     
     
     
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    pellegrinaggio pompeiOgni anno, il 13 novembre, al Santuario di Pompei il quadro raffigurante la Madonna viene fatto scendere dal trono e posizionato davanti all’altare per ricordare il giorno in cui il quadro arrivò nella città mariana. Nel 1875, infatti, il suo fondatore, il Beato Bartolo Longo, affidò ad un carrettiere il quadro raffigurante la Madonna perché lo portasse da Napoli, dove gli era stato regalato, fino a Valle di Pompei, nel Santuario che stava facendo edificare.
    Nel centenario dell’arrivo del quadro della Madonna nella nostra comunità, vogliamo recarci pellegrini a Pompei per ringraziare il Signore dei benefici che ci concede attraverso la Madonna del Rosario.

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     DOMENICA 21 OTTOBRE 2018 


     

    «CHI VUOLE DIVENTARE GRANDE TRA VOI SARÀ VOSTRO SERVITORE...»MARCO 10,43

    Dal Vangelo secondo Marco(10,35-45)
    21102018In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo».
    Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 
    Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
    Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

     

     

     

    il parroco

    “I discepoli chiamati a seguire Gesù conservano tutta la loro umanità e nonostante i tanti insegnamenti del Maestro, tirano fuori quelle segrete aspirazioni per occupare i primi posti, facendo cadere nel vuoto, le sue parole. La pagina di Marco mette in evidenza i desideri di Giacomo e Giovanni: “sedere uno a destra e l’altro a sinistra”. Si sentivano privilegiati nei confronti degli altri, poco prima erano stati testimoni della Trasfigurazione ed ora si concedono di fare una richiesta audace. Gesù non si scompone e, con ironia, accetta i loro desideri: “Potete bere il calice che io bevo e battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. I due accettano la sfida suscitando indignazione e reazione forte tra gli altri dieci che si vedono scavalcati. Gesù deve intervenire con autorità e pazienza, richiamando i dodici a liberarsi da quanto avviene nel mondo per occupare i primi posti, dominare sugli altri. “Tra voi però non è così; ma chi vuole essere grande tra voi sarà vostro servitore”. La parola è avvalorata dal suo esempio: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Gesù non fa la morale, ma invita a farsi servi, ultimi. Questo è il “primo” posto! Avranno capito i dodici? E noi?

    Grazie a Michele Riontino per il commento al Vangelo.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    SERVIRE

    Il Vangelo di oggi narra il terzo annuncio della passione e, come nelle volte precedenti, ci mostra l’incoerenza dei discepoli. Gesù insiste nel servizio e nel dono della propria vita, ma loro continuano a discutere sui primi posti nel Regno. Tutto indica che i discepoli continuano a essere ciechi. Malgrado il fatto di aver vissuto diversi anni con Gesù, loro non avevano cambiato il loro modo di vedere le cose. I discepoli non solo non capiscono, ma continuano con le loro ambizioni personali. Non capiscono la proposta di Gesù, sono preoccupati solo dei propri interessi. Tutto ciò rispecchia le tensioni e i fraintendimenti esistenti nelle comunità del tempo e che esistono fino ad oggi nelle nostre comunità. Ma Gesù reagisce con fermezza: “Voi non sapete ciò che state chiedendo”. Ciò che Gesù può offrire è il calice e il battesimo, la sofferenza e la croce.

    Insegna contro i privilegi e contro le rivalità. Rovescia il sistema ed insiste nel servizio quale rimedio contro l’ambizione personale. La comunità deve presentare un’alternativa per la convivenza umana.

    Michele

       

     

      

     

     

     

    NON ABBIATE PAURA! APRITE LE PORTE A CRISTO!
    “Dall’Omelia per l’inizio del pontificato di san Giovanni Paolo II, papa.
    (22 ottobre 1978: A.A.S. 70 [1978], pp. 945-947)

    21102018 2

    22 ottobre: S. Giovanni Paolo II

     

    Pietro è venuto a Roma! Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesareth, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua ispirazione, è giunto qui! 

    Secondo un’antica tradizione, durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a lui chiedendo: «Quo vadis, Domine?» (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispose subito: «Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta». Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione. 

    Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergerci in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo. 

    Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio del falegname – come si riteneva –, il Figlio del Dio vivente, come ha confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi «un regno di sacerdoti». 

    Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato il mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sacerdote, Profeta-Maestro, Re – continua nella Chiesa. Tutti, tutto il Popolo di Dio è partecipe di questa triplice missione. E forse in passato si deponeva sul capo del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo, che tutto l’ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua «sacra potestà» in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione. 

    La potestà assoluta e pure dolce e soave del Signore risponde a tutto il profondo dell’uomo, alle sue più elevate aspirazioni di intelletto, di volontà, di cuore. Essa non parla con un linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità. 

    Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma eleva oggi una fervente, umile, fiduciosa preghiera: «O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi». 

    Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! 

    Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! 

    Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa «cosa è dentro l’uomo». Solo lui lo sa! 

    Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. 

     


     

     strada facendo n 282 TO B 21 10 18
     
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  • CAMMINO NEOCATECUMENALE

    neocatecumenale

    Catechesi per giovani ed adulti

    ogni Lunedì e Giovedì ore 20.00

    locali parrocchiali in via Tripoli 28

  • logo strada facendo

     DOMENICA 14 OTTOBRE 2018 


     

    «QUANTO È DIFFICILE, PER QUELLI CHE POSSIEDONO RICCHEZZE, ENTRARE NEL REGNO DI DIO!»MARCO 10,23

    14102018Dal Vangelo secondo Marco(10,17-27)
    In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».

    Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».

    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

     

     

     

    il parroco

    “Vendi quello che hai e seguimi” queste parole hanno messo in crisi “un tale” che, con tutto il suo entusiasmo, va incontro a Gesù, anzi si inginocchia davanti a lui e gli rivolge una domanda seria: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Anche Gesù rimane sorpreso, ma accoglie la richiesta, anzi la completa, motivandola e arricchendola con la bontà di Dio e la fedeltà ai comandamenti che guidano le relazioni umane. E lui non solo ascolta, ma può affermare, nella verità della sua vita, che ha sempre osservato “fin dalla giovinezza”. Ora in Gesù cresce non solo l’ascolto, ma soprattutto l’amore:” fissando lo sguardo su di lui, lo amò”, e per soddisfare in pieno la domanda, aggiunge: “Una cosa ti manca: va', vendi quello che hai…vieni e seguimi”. Ora, che sembrava aver avuto risposta alla richiesta, e tutto lasciava ben sperare, un cambiamento di scena, totale. Si rattrista profondamente, lascia cadere nel vuoto la sua domanda, e se ne va perché aveva molti beni. Anche Gesù rimane colpito e aggiunge il suo giudizio: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze entrare nel Regno di Dio”.

    Il proverbio è chiarissimo: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Gli stessi discepoli restano sconcertati, impauriti, e Gesù riporta la serenità: “Impossibile all’uomo, ma non a Dio”. È il primato della grazia che vince sulle debolezze umane, se ci fidiamo totalmente della sua Parola, lasciamo uno, per ricevere cento! Purtroppo la seduzione delle ricchezze imprigiona il cuore e toglie lo slancio a vivere la gioia del Vangelo!

    E grazie a Nicola Di Pilato per il commento al Vangelo.

     

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

     

     

    IL SORRISO E IL SENSO DELLA VITA

    Il Vangelo di oggi traccia il profilo di un uomo che viveva in modo onesto il rapporto con Dio, ma era intrappolato in una mentalità mercantile. Gesù lo sfida a compiere un passaggio radicale: fondare il suo rapporto con Dio sull’amore. Il Signore ci guarda attraverso gli occhi del povero, il volto del sofferente, lo sguardo bisognoso dell’ultimo. Gesù ci chiede di noi di porre Dio al di sopra di tutto. Chi riesce a fare questo riceverà in questa vita il centuplo e, dopo la morte, la vita eterna. L’uomo del Vangelo decise di conservare le sue ricchezze, ma perse il sorriso e il senso vero della vita.

    Nicola

       

     

      

     

     

     

    estate giovsni 5

    Pellegrinaggio Comunità Neocatecumenali

     

    14102018 2Il 10 Agosto in vista del Pellegrinaggio “Per mille strade. I giovani italiani incontrano il Papa", siamo partiti, destinazione Ascoli Piceno, per dare inizio a questo nostro pellegrinaggio con una celebrazione penitenziale. Dopo aver pranzato, ci siamo spostati a Loreto dove abbiamo visitato il Santuario che custodisce la Santa Casa di Nazareth ed in seguito siamo andati in hotel per la cena e concludere la serata con i Vespri.

    Il giorno dopo, ci siamo avviati verso Tagliacozzo, nel Monastero delle Monache di clausura benedettine, dove le sorelle ci hanno dato la possibilità di pregare insieme a loro e ascoltare le loro bellissime esperienze. Dopo il pranzo, offerto nella loro immensa generosità e ospitalità, siamo partiti per Roma, per vivere nel Circo Massimo, l'incontro con il Papa.

    Domenica 12, dopo aver Celebrato l'Eucarestia, ci siamo avviati all'incontro vocazionale con Kiko, fondatore del Cammino Neocatecumenale, al termine del quale molti giovani, chiamati a vivere un cammino di discernimento vocazionale nella vita presbiterale o consacrata hanno dato la loro disponibilità, mettendosi in piedi e salendo sul palco.

    Il lunedì, ormai sulla via del ritorno a casa, dopo tanta abbondanza di Parola e preghiera, abbiamo fatto tappa ad un acquapark per vivere un momento di svago e di gioiosità.

    A conclusione del Pellegrinaggio, posso dire che questa è stata per tutti noi un'esperienza unica e bella, che sicuramente lascia aperte delle domande dentro di noi e offre anche risposte. Personalmente, ho vissuto un Pellegrinaggio travagliato e doloroso con tanta rabbia nel cuore per situazioni avvenute nei giorni precedenti la partenza, ma Dio, nella mia sofferenza, mi ha parlato e mi ha dato forza, anche se in quel momento non mi accorgevo pienamente della grazia e dell'amore che aveva Dio per me.

    Ora invece riesco a vedere ogni beneficio perché il Signore ha aperto i miei occhi, ha illuminato la mia storia e mi ha donato, dopo questo Pellegrinaggio, la forza di affrontare e risolvere questa situazione dolorosa, portando una consapevolezza nella mia vita: "l'uomo non sa amare, solo Dio può!" e nella misura in cui amiamo del suo stesso amore, il Signore ci dona pace, consolazione e gioia.

    Raffaella

     


     

     strada facendo n 281 28 TO B 14 10 18
     
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  • 07102018 2Durante questo mese di ottobre, il Santo Padre chiede a tutti i fedeli di pregare il Santo Rosario ogni giorno affinché la Vergine Maria aiuti la Chiesa in questi tempi di crisi e a pregare l'Arcangelo S. Michele per difenderla dagli attacchi del demonio. Il Santo Padre ci invita alla fine del Rosario a concludere con queste preghiere:

     

    Sotto la tua protezione
    cerchiamo rifugio,
    Santa Madre di Dio.
    Non disprezzare le suppliche di noi
    che siamo nella prova,
    ma liberaci da ogni pericolo,
    o Vergine Gloriosa e Benedetta.

     

    San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia;
    sii tu il nostro sostegno
    contro la perfidia e le insidie del diavolo!
    Che Dio eserciti il suo dominio su di lui,
    te ne preghiamo supplichevoli.
    E tu o Principe della milizia celeste,
    con la potenza divina,
    ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni,
    i quali errano per il mondo per far perdere le anime. Amen.
     
  • sgleonardiDa esperto in medicine a maestro della dottrina: san Giovanni Leonardi così diventò uno dei protagonisti della Riforma cattolica del XVI secolo. Nato a Diecimo, Lucca, nel 1541 a 26 anni, quando era ormai "speziale", cioè farmacista, decise di seguire la chiamata alla vita sacerdotale, divenendo prete nel 1572. Si dedicò con particolare dedizione alla predicazione e alla catechesi anche con metodi innovativi, che lo spinsero a fondare la Compagnia della Dottrina Cristiana gestita da laici. Nel 1574, poi, istituì la famiglia religiosa dei "Chierici regolari della Madre di Dio". Osteggiato e allontanato da Lucca, trovò un estimatore in Clemente VIII che lo inviò a riformare monasteri e congregazioni. Morì nel 1609.

     

    Leggi di più

  • gruppo tenerezza«La Casa della tenerezza è nata da un mio sogno: quello di mettermi al servizio delle coppie in difficoltà − racconta il fondatore don Carlo Rocchetta −. Grazie al vescovo di Perugia e ad alcune coppie siamo riusciti a creare una comunità che oggi mette a disposizione alcuni cammini non solo per coppie in crisi, ma anche per fidanzati, per genitori e separati. Il fine è aiutare la coppia a ristrutturarsi e la tenerezza è l’anima di questa ristrutturazione: sono convinto che l’anima è per il corpo ciò che la tenerezza è per la coppia».
    Tenerezza che occorre distinguere «dal tenerume-sentimentalismo», come spiega don Carlo: «La tenerezza in senso orizzontale è un sentimento forte di affetto per la persona amata: per la coppia implica il tutto e il per sempre, per gli altri le virtù di benevolenza, bontà, comprensione, perdono. In senso verticale è sentirsi amati da Dio come una madre porta il bambino in grembo e, grazie a questa consapevolezza, sapere che la propria vita merita di essere vissuta».
    Solo scoprendo un Dio così ci si potrà esprimere in modo analogo nel rapporto con il proprio coniuge: «Il matrimonio è il sacramento della tenerezza di Dio per gli sposi. Senza di essa si rimane due individui che stanno insieme, ma che non realizzano quel sogno di essere una cosa sola».
    Ai molti che domandano la differenza tra amore e tenerezza il sacerdote risponde: «Quest’ultima aggiunge all’amore il pathos, la sensibilità alla persona. Quante donne affermano: “mio marito mi ama, ma non me lo dice mai, non mi chiede mai come sto!”; la tenerezza è questa attenzione e partecipazione, per cui ci può essere l’amore senza tenerezza ma non ci può essere la tenerezza senza amore».
    [...] Tante le coppie che hanno transitato per la Casa della Tenerezza in quindici anni, delle quali sei su dieci hanno superato la crisi, come testimoniano Barbara e Stefano, una delle coppie co-fondatrici che si dedica ai separati e divorziati: «Chi arriva da noi ha in genere alle spalle una separazione molto complessa dove non vi è possibilità di tornare indietro, ma di miracoli ne abbiamo visti: due volte è capitato, nel contesto di una separazione consensuale dai toni contenuti che, uno dei due coniugi, trovatosi bene, ha proposto il cammino anche all’altro. In un altro caso, dopo un percorso di due anni, un separato ha deciso di ricominciare la storia col coniuge nonostante la separazione ormai conclamata».
    Generalmente, però, solo se presa per tempo «la crisi è un’opportunità di crescita» [...]
    «Ogni coppia collaboratrice della Casa della tenerezza − prosegue Barbara − si occupa di situazioni diverse: per me e per mio marito, verso i coniugi in stato di separazione e divorzio, il carisma della tenerezza è diventato importante, anche per non approcciarsi con l’idea che noi siamo quelli che ce l’hanno fatta e loro i poveretti da aiutare. Non si tratta di dare permessi, ma di offrire percorsi: il bisogno primario per i separati o divorziati con nuova unione è quello di essere accolti, ascoltati e sentirsi ancora parte della Chiesa, qualunque sia la loro situazione e l’esito del discernimento; in secondo luogo, hanno bisogno di riallacciare, oltre al rapporto con la Chiesa, anche quello con Dio, recuperando l’intimità della preghiera e tornando a guardare alla propria storia alla luce della Parola. Non ultima c’è la necessità di essere sostenuti nella genitorialità: per questo mettiamo a disposizione per i bambini dei percorsi di aiuto all’elaborazione della separazione e di attivazione della comunicazione genitori-figli».
    Vi è un susseguirsi di storie negli occhi dei coniugi della Casa della Tenerezza, testimoni delle spine e delle piccole risurrezioni quotidiane di tante coppie che bussano: «Fin dall’inizio il loro gruppo ci ha ripulito da tanti difetti, chiamandoci a stare accanto quando davanti al dolore sembra non esserci più un’altra parola, e mostrandoci che anche lì il Signore scrive cose belle che vanno oltre la debolezza», conclude raggiante la coppia confondatrice.


    Tratto da: Frammenti di Pace, passim

     


     In Parrocchia è presente
    “IL GRUPPO DELLA TENEREZZA”
    Percorso di coppia
    Vieni, è per la tua famiglia!
    Info: Rosangela e Michele Scarcelli 3491372911


     

  • 28 ottobre 2014

    Siamo chiamati a fare esperienza di essere Chiesa del Signore ogni volta che ci riuniamo per mettere il Vangelo al centro della nostra vita cristiana. Il Sinodo della famiglia e il nostro diocesano ci incoraggiano a proseguire su questo sentiero, percorriamolo con gioia, animati dalla presenza del Signore e sostenuti dalla forza della preghiera. Queste le proposte:

    1. Brevi relazioni su "Incontriamo Gesù".
    2. Avvento con "Evangelii gaudium" (Novena Immacolata, Natale, adorazione).
    3. Un presepe a tema.
    4. Vita della Comunità religiosa e pastorale. (Tempi / ritmi).
    5. Pranzo della solidarietà '14 dicembre: impegni concreti.
    6. Comunicazioni: I nuovi ministri della comunione, festa della famiglia, giovani Assisi fine anno...
    7. Le tue proposte.

    La tua partecipazione sia segno di gioia e di entusiasmo nel cammino pastorale della nostra Chiesa. Nel silenzio, nella preghiera, nel confronto nascono suggerimenti e proposte pastorali valide. Affidiamoci a Maria, Madre del Buon Consiglio.

    San Ferdinando di Puglia, 16 Ottobre 2014

    P. Raffaele Angelo Tosto, parroco e il Consiglio di Presidenza.

  • holyween2014

    Per info rivolgersi in Parrocchia

  • logo strada facendo

    DOMENICA 29 OTTOBRE 2017 

     


     

    «MAESTRO, NELLA LEGGE, QUAL' È IL GRANDE COMANDAMENTO?»Matteo 22,36

     

    29102017Dal Vangelo secondo Matteo(22,34-40)
    In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

     

     

     

    il parroco

    “Amerai il Signore tuo Dio e il tuo prossimo come te stesso”. È la risposta di Gesù ai farisei che, ancora una volta, lo vogliono mettere alla prova. Seicentotredici i precetti della “Torah”, ma qual è la graduatoria, il più importante? E Gesù, attingendo alla sapienza della Parola rivelata, risponde con autorità e chiarezza. Anzi unisce in un solo comandamento l’amore per Dio e per il prossimo. “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.
    Siamo grati a Tonia Fortunato per la sua lettura meditata del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    AMERAI

     

    29102017 2In questa domenica Gesù racchiude il suo messaggio in un verbo: amerai. In che modo amare? Il vangelo ci dà delle indicazioni particolareggiate: ci chiede di amare con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Amare con la mente, cioè facendo attenzione alle necessità di chi ci sta accanto, tenendo gli occhi aperti. Amare con tutta l’anima: nei gesti concreti, condividendo quello che abbiamo, soccorrendo chi è nel bisogno, restando vicini a chi è solo, triste, messo da parte. Amare con tutto il cuore: condividendo la gioia e il dolore, rallegrandoci quando intorno a noi capita qualcosa di bello a qualcuno, partecipando alla tristezza di chi vive un momento difficile. La rivoluzione che Gesù propone è questa: il prossimo è simile a Dio, ha volto, voce e cuore simile a Dio. Il volto dell’altro è da leggere come un libro sacro, la sua parola da ascoltare come parola santa, il suo grido da fare nostro come se fosse parola di Dio. E Gesù usa un metro di misura molto chiaro: ama il prossimo come te stesso. Soltanto avendo una relazione profonda con Dio si può amare pienamente il prossimo, come accade ad esempio a un bambino che, grazie alla positiva esperienza di relazione con i genitori, riesce ad amare pienamente gli altri.
    Se non amo me stesso non sono capace neanche di andare verso l’altro. L’amore al fratello diviene indice ed espressione dell’amore che portiamo a Dio e attraverso cui Dio si esprime, ci chiama, ci arricchisce e misura il nostro amore. Il prossimo diventa mezzo attraverso cui Dio viene a vivere in noi e opera la nostra santificazione.

    Tonia Fortunato

     

     

     

     

     

    estate giovani 4

    CAMPO MOBILE 2017

     

    Ogni Anno Scout non sarebbe completo senza Campo Estivo. Per i Rover (ragazzi dai 16 ai 23 anni) esso si chiama Campo Mobile e come le parole lasciano intendere è un campo itinerante.
    Quest’anno la località che ci ha ospitato è stata il parco nazionale del Gran Sasso, i Monti della Laga più precisamente. Siamo saliti in vetta al Monte Scindarella (2233 mslm) ogni campo mobile che sia tale ha sempre una vetta da raggiungere: non è stato affatto semplice affrontare le difficoltà che la strada ci ha posto di fronte: la siccità, i percorsi accidentati, i dislivelli impegnativi, il peso dello zaino, le escursioni termiche, e tutto ciò che un vero ambiente di montagna sa offrirci, ma in tutto questo, malgrado il fisico possa quasi stentare, lo spirito si tempra, come sa bene Michele un Rover che ha vissuto tutti i suoi anni in clan, e che durante questo campo mobile ha “preso la partenza”, ha cioè lasciato questa comunità nella quale per un tempo limitato si vivono esperienze di servizio per dedicarsi meglio e più pienamente a servire nella sua vita, che sia da scout o no.
    Il campo mobile è un tempo, come il tema suggeriva quest’ anno: “Un Tempo Per…”, è un tempo per fermarsi con se stessi, un tempo per condividere fraternamente ciò che si ha, un tempo per riflettere, fare e condividere giornate di difficoltà e gioie, un tempo per pregare, per mettersi in ascolto, così che, tornando a casa abbiamo portato uno zaino più vuoto e un’esistenza arricchita di consapevolezze, di gioie e la voglia di fare, apprezzando di buon grado ogni piccolo aspetto della quotidianità.

    Raffaele Dicorato

     

     

     

     

     

     

    estate giovsni 5

    ROUTE DI SERVIZIO 2017

     


     rs

    “La fede che passa all'azione diventa Amore‚
    e l'Amore che si trasforma in azione diventa Servizio”
    Madre Teresa di Calcutta

     


     

    Sono Marilea, ho 17 anni e faccio parte della FSE (Federazione Scout d'Europa) di San Ferdinando di Puglia, in cui ora sono una Scolta viandante e parte viva di un fuoco che ha ripreso ad ardere da ben due anni. Da ben sette anni faccio parte anch'io di questa meravigliosa sfumatura della vita, che è la mia seconda famiglia e che ogni anno mi riserva sorprendenti mete per i campeggi e route estive. Solitamente, in una route (dal francese, "strada") estiva, sono alternati i momenti di strada, percorsa sempre con il nostro amico zaino sulle spalle, a quelli di comunità e servizio; quest'anno, però, cause di forza maggiore ci hanno indirizzato a svolgere una route di servizio e così, il pomeriggio del 9 luglio, noi Fuoco Crux, siamo partite per questa nuova avventura verso il convento delle suore francescane alcantarine di Scafati (SA).
    Lo scopo della nostra route di servizio è stato quello di aiutare per una settimana le suore e le maestre con il loro asilo estivo, a cui partecipavano bambini dai 3 ai 7 anni.
    Dovete sapere che non sono “un'amante” dei bambini, soprattutto di quell'età, quindi è stata un'esperienza strana per me. Strana, ma in modo positivo. Grazie alle suore, alle maestre, grazie a quei bambini, alle loro storie spesso difficili alle spalle, grazie ai loro sguardi, ai loro gesti e alle loro parole, mi sono sentita migliore...quasi non mi riconoscevo!
    Ho stretto rapporti tanto affettuosi con quei bimbi e i loro genitori, che ancora oggi mi sembra di avere davanti agli occhi la postulante Valeria che, paonazza in viso, rimprovera Alfonso, che gioca felice e spensierato nel fango.
    E sono sicura che gli occhi di Alfonso, di Flavia, Francesca, Andrea, di Alyssa, di Pierangelo, Liberato, dei gemelli Mirko e Myriam, del piccolo Simone, gli occhi di quei bambini, sono gli occhi dell'Amore. Un Amore con la A maiuscola, un amore che suor Raffaella, nella sua testimonianza, ci ha ben descritto, un amore che va oltre ogni limite e che ti insegna a superare tutto soffrendo e lottando, perché questo mondo è solo l'anticamera di un mondo migliore. Un amore che suor Sabatina esprimeva trattando tutti come dei figli, che suor Valentina esprimeva nel ballo, suor Carmela nella preghiera, suor Raffaella nella musica e nel canto e suor Gemma nel prepararci la merenda ogni giorno, senza impegno, solo per il piacere di farlo.
    In questo, infine, è racchiuso il servizio: Dare senza pretendere è servire e servire è il nostro motto.
    Buona Strada.

    Marilea


     
    strada facendo n 244 XXX A 29 10 17
     

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    DOMENICA 22 OTTOBRE 2017 

     


     

    «È LECITO, O NO, PAGARE IL TRIBUTO A CESARE?»Matteo 22,17

     

    22102017Dal Vangelo secondo Matteo(22,15-21)
    In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

     

     

     

    il parroco

    “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” è la risposta chiara e precisa di Gesù al gruppo dei farisei che “tennero consiglio come coglierlo in fallo”. I farisei cercano in ogni modo, studiano la cosa anche nei minimi particolari per trovare di che accusarlo e condannarlo. Non riescono ad accettare la sua parola, la popolarità che gode e quindi, tentano con una domanda trabocchetto, di metterlo in difficoltà. Prima, con un linguaggio adulatorio: “Maestro sappiamo che sei veritiero,…, e poi, pongono la domanda sul tributo da pagare, argomento sempre attuale, anche a quel tempo le tasse costituivano un problema serio per la vita quotidiana. “E’ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?”. La risposta di Gesù supera di molto la loro malizia e si rifà all’immagine impressa sulla moneta. “A Cesare quello che è di Cesare...”. Invita tutti ad essere onesti verso l’autorità civile, a mettersi a servizio della Cosa pubblica, pagando quanto è dovuto, senza facili evasioni. Ma altrettanta onestà viene richiesta per l’immagine di Dio che è impressa in ogni uomo. Ma, purtroppo, dobbiamo riconoscere che come cristiani, figli di Dio, siamo… evasori! A “Cesare” diamo troppo di noi, ci lasciamo coinvolgere in tutte le vicende, spesso negative, anche se dopo ci lamentiamo e imprechiamo. Torniamo a dare a Dio, quanto abbiamo ricevuto, la sua immagine di bontà, di figli di Dio, di santità, sicuri che Lui, ridona in abbondanza e di molto, il nostro piccolo “dare”.
    Grazie a Federico Bilotto per commento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    NELL'IMPEGNO CONCRETO

     

    In questa pagina del Vangelo, l’evangelista Matteo parla al cuore della comunità parrocchiale, della famiglia e di ciascuno di noi, dicendoci: ”Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Questa Parola ci invita a viverla nell’impegno concreto, liberandoci dal nostro fariseismo. È il dono dello Spirito santo che ci aiuta e ci sostiene in questo compito, perché da soli non siamo capaci di metterla in pratica, siamo portati di dare di più a Cesare e non a Dio, che è il nostro creatore e ci ha mandato Gesù quale Salvatore. È sempre lo Spirito del Signore che ci illumina e ci indica il cammino della nostra gioia.

    Federico Bilotto

     

     

     

     

     

    estate giovani 2

    VACANZE DI BRANCO 2017

     

    22102017 2Dal 19 Luglio al 23 luglio 2017 si sono tenute le Vacanze di Branco (Campo estivo) con i lupetti, bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni, del Gruppo Scout San Ferdinando 1, presso la Masseria Salecchia situata nella città di Bovino (FG).
    La scelta del luogo non è avvenuta per caso, in quanto essendo una masseria didattica oltre a far vivere l’esperienza di un campo scout, i lupetti hanno potuto incontrare e interagire con la fauna tipica delle nostre zone.
    Una delle attività più divertenti che ci ha coinvolto per un intero pomeriggio è stata la visita agli animali della fattoria; tra oche, pecore, maiali e il piccolo pony, su cui tutti hanno potuto fare un giro, il contatto con la natura è giunto all’apice della sua espressione.
    Le giornate sono state scandite e organizzate a punto tale da non annoiare nemmeno per un minuto i lupetti immergendoli pienamente nell’atmosfera “giungla” attuando il nostro metodo attraverso tanti giochi diversi tra di loro; giochi d’acqua, con la palla, giochi di appostamento e molti altri.
    Naturalmente non sono mancati momenti spirituali passati insieme al nostro Baloo (P. Luigi) sempre mantenendo l’atmosfera ludica tipica del Branco.
    L’ultimo giorno di permanenza al campo è trascorso in compagnia delle famiglie dei lupetti che hanno potuto passare la giornata con i loro figli in un ambiente diverso dal solito.
    Per concludere vorrei ringraziare tutti i ragazzi del gruppo che hanno permesso la realizzazione di questo campo e le famiglie che hanno riposto in noi la loro fiducia.

    Raffaele Piazzolla

     

     

     

     

     

     

    estate giovsni 3

    CAMPO ESTIVO ESPLORATORI

     

    22102017 3“Anche la persona più piccola può cambiare il corso del futuro” è stata la frase, tratta dal celebre romanzo del Signore degli anelli, che ha concluso il campo estivo del riparto Antares del Gruppo Scout San Ferdinando1.
    A fare da cornice è stato lo splendido bosco di ”Masseria Salecchia” nei pressi di Bovino (FG), dove i ragazzi hanno sperimentato l’avventura all’aria aperta, elemento essenziale del metodo scout. Gli esploratori si sono dovuti rapportare alle quotidiane esigenze: cucinare, lavarsi e dormire in un ambiente inconsueto e privo di tutte le comodità a cui siamo abituati. Col passare dei giorni ci si stupisce di come dormire in tenda possa risultare piacevole e divertente. Così come cucinare il pasto sul fuoco in autonomia, costruire un tavolo o una cucina, sono i mezzi attraverso i quali i ragazzi imparano ad apprezzare la bellezza del lavoro manuale e di squadra. La convivialità e lo stare insieme non mancano durante l’arco della giornata; oltre alle attività spirituali, di canto e chiacchierate ci si ritrova al fuoco serale, animato da bans e giochi. Agli occhi di un “piede tenero” potrebbe sembrare strano e stupido accamparsi e vivere nei boschi, ma è proprio attraverso tali esperienze che noi impariamo a scoprire la bellezza del creato.
    Tutto col gioco ma niente per gioco! Nello zaino l’ultimo giorno, prendono un posto speciale tutte le gioie e le fatiche condivise. Tornati a casa, ritrovare i luoghi e le abitudini quotidiane è appagante e ti rende consapevole che una doccia calda o il proprio letto sono piccole comodità che fino al qualche giorno prima davi per scontato. Ciò di cui ci si è caricati però è molto più grande ed importante, cioè la sicurezza che tutto ci è stato donato, è questa consapevolezza che ci spinge a “lascare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato” (BP).

    Antonio e Stefano


    strada facendo n 243 XXIX A 22 10 17
     

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    DOMENICA 15 OTTOBRE 2017 

     


     

    «LA FESTA DI NOZZE È PRONTA, MA GLI INVITATI NON ERANO DEGNI...» Matteo 28,8

     

    Dal Vangelo secondo Matteo(22,1-14)
    15102017In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

     

     

     

    il parroco

    “Tutto è pronto; venite alle nozze!”: è l’invito del Signore, che “un re” rivolge a tutti per la grande festa nuziale del suo figlio. Una festa attesa, preparata: “i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi”. E’ il sogno di ogni famiglia per le nozze del figlio, una sala bella e accogliente, un’attenzione ad ogni particolare, un menù ricco e abbondante, non solo per una bella figura, ma per la gioia e la soddisfazione di tutti gli invitati. L’invito è vero, sincero, caloroso, ma sempre rispettoso della libertà degli invitati, che si riservano la partecipazione. E difatti “non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari”. È la verità della parabola che mette al nudo la fede di tanti cristiani, che rifiutano l’invito all’Eucaristia della domenica, vero banchetto in cui il Signore si offre Parola, che illumina e riscalda i cuori, Agnello di Dio, Pane vivo che, non solo nutre, ma ci fa vivere la comunione con Dio e i fratelli. Quanti posti vuoti la domenica, intorno alla mensa eucaristica, dovuto alla fede scarsa e povera in Colui che rivolge l’invito. Ci sono sempre “gli affari” che ostacolano di partecipare, nascondendosi dietro alla generica e facile scusa: “non ho tempo!”. Tornare alla domenica per gustare la bontà dell’invito, e di Colui che invita. È il Signore, che gode della mia presenza al di là di ogni mia immaginazione. Solo mi chiede “l’abito nuziale”, di chi vive secondo il suo cuore, con lo sguardo fisso “alla sua venuta”.
    Grazie, ad Anna e Nunzio Masciulli per la Parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    AL BANCHETTO NUZIALE

     

    15102017 2La Parola di oggi illumina gli occhi del nostro cuore, sperimentando la grande fiducia che il Signore ci dona, nonostante tante volte noi lo sfiduciamo vogliamo fare di testa nostra. Questo avviene, quando ingannati e avvolti dalla menzogna, dagli affanni della vita, rifiutiamo l’invito a nozze che Gesù ci rivolge a partecipare alla santa Eucaristia. La parabola ci esorta a ravvederci in tempo prima che sia troppo tardi e siamo trovati indegni e buttati nelle tenebre. Perciò guardiamo bene nel nostro cuore e, se scopriamo di essere peccatori, con il sacramento della confessione, perdonati dei peccati, possiamo partecipare in maniera più degna al banchetto nuziale. Crescerà la gioia della fede che avrà la sua pienezza nella vita eterna.

    Nunzio e Anna

     

     

     

     

     

    estate giovani I

    CAMPO ESTIVO GIOVANI

    15102017 3

    La calda mattina del 7 Agosto siamo partiti per una nuova avventura: il campo estivo 2017.

    Tra cibo, giochi, canti, balli, escursione, attività e ancora cibo, abbiamo trascorso 6 giorni di pura “follia” in compagnia di persone COMPLETAMENTE inaspettate.

    Il titolo di questo campo estivo è stato “SI VA IN SCENA”, ambientato nel mondo delle arti. Attraverso questa esperienza abbiamo scoperto una nuova parte di noi stessi, grazie anche ad una frase che poi è diventata il nostro motto, ovvero:

    “Avere coraggio
    non significa non avere paura.
    Significa avere qualcosa dentro
    che brucia più della paura”.

    Questa frase è diventata per noi un punto di forza.

    Ora è giunto il momento di far uscire il vero artista che è in noi. Il momento di sporcarsi le mani per realizzare anche l’impossibile. Il momento di tirare i nostri sogni dal cassetto e renderli realtà. Il momento di trasformare la realtà che ci circonda in qualcosa di più bello osando, perché osare è andare oltre le paure, è sbilanciarsi, rischiare di perdere, di cadere….ma è anche possibilità di ottenere ciò che desideri profondamente!.

    Ed ora tocca a noi salire sul palco della nostra vita ed andare in scena, gridando a tutti il nostro «IO SONO QUI !».

    Maria Pia, Sonia,Maria Grazia e Andrea


    strada facendo n 242 XXVIII A 15 10 17
     

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    DOMENICA 8 OTTOBRE 2017 

     


     

    «DA ULTIMO MANDÒ LORO IL PROPRIO FIGLIO...»Matteo 21,37

     

    Dal Vangelo secondo Matteo(21,33-43)

    08102017In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

     

     

     

    il parroco

    “Ascoltate un’altra parabola” è l’invito che Gesù ci rivolge attraverso il vangelo di questa domenica, allora disponiamoci ad entrare nel cuore della parabola. Ancora una volta ritorna la vigna, quale immagine diretta che più di tutte può suscitare la nostra attenzione. È una vigna amata, curata in ogni particolare, che “un uomo piantò, circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre”. Tutto per avere un buon raccolto. “La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano”. Una fiducia grande, sicuro che avrebbe ottenuto quanto sperava. Ma al tempo della vendemmia avviene qualcosa di impensabile: “I contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono”. Il rifiuto dell’uomo non si ferma ai servi e raggiunge il suo culmine, quando: ”Da ultimo mandò loro il proprio figlio”, ma i contadini: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. La parabola rivela con estrema chiarezza l’agire di Dio e quello di noi cristiani che usufruiamo della vigna, ma allontaniamo o uccidiamo il servi e padrone per avere “la sua eredità”. Nonostante questa delusione che l’uomo dà al Signore, Lui non si stanca di amare la “sua” vigna. Il profeta Isaia aveva anticipato: “Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che non l’abbia fatto?”. Siamo chiamati a farci un sincero esame di coscienza sulla nostra condotta di vita. Alla sua grande fiducia deve corrisponde una vita ricca di frutti buoni. Non deludiamo ancora le sue aspettative!
    Grazie a Tommaso e Daniela Digregorio per la Parola spezzata per noi.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    IL PADRONE DELLA VIGNA TORNERÀ

     

    Ammonimento molto forte e cruento: parabola destinata all'epoca al popolo di Israele che ha disatteso i comandamenti di Dio, ma attuale più che mai per noi. Oggi, noi che ci professiamo cristiani, stiamo amministrando la vigna secondo le volontà del “Vignaiolo”? Curiamo la vigna che Dio ha affidata noi? Siamo sicuri di comportarci da “veri cristiani”? Alla fine di ogni giornata dovremmo porci queste domande, per capire se veramente siamo in cammino verso il Regno dei Cieli.

    Non posso fare a meno di paragonare questa parabola al nostro comportamento nei confronti degli immigrati dalle terre africane che sbarcano sulle spiagge italiane. Ci professiamo “credenti”, ma ci comportiamo come tali? Accogliamo il fratello in difficoltà o ci chiudiamo nelle nostre paure, dietro il muro della “diversità”?
    Questa parabola non da risposte, ma pone domande alla nostra “Fede”.
    Un giorno il Padrone della vigna tornerà e chiederà conto della nostra gestione, delle nostre azioni.

    Tommaso e Daniela

     

     

     

    ROSARIO DELL'OTTOBRE MISSIONARIO

    MISSIO offre cinque misteri da meditare, ispirati alla Parola e legati alle tematiche delle cinque settimane dell'Ottobre Missionario, offrendo ciascuna decina ad un diverso continente.

    08102017 2

     

    NEL MISTERO DELLA CONTEMPLAZIONE MEDITIAMO LA PRESENZA DI DIO NELL’UMANITÀ

    • Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. (Matteo 13,44)
    • Dio è presente tra noi, è con noi. Il suo Regno è la Sua Presenza viva nel cuore di ogni uomo, nelle nostre comunità parrocchiali, nei nostri gruppi , nelle nostre amicizie. Il suo Regno a volte è nascosto in quegli angoli di umanità che hanno bisogno di essere trovati.
    • In questo primo mistero ci affidiamo a Maria Madre dell’umanità di renderci capaci di scorgere la Presenza di Dio, di essere annunciatori pieni di gioia di questo gran Tesoro. Offriamo questa decina per l’Asia, perché i fratelli che vivono in molti paesi vittime di persecuzione possano fissare la loro speranza in questo Tesoro, che è Dio con noi.


    NEL MISTERO DELLA VOCAZIONE MEDITIAMO IL PROGETTO DI DIO PER OGNI UOMO

    • E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». (Mc 16,15)
    • Siamo chiamati e inviati da Dio. Ciascuno di noi ha ricevuto questa chiamata a uscire dalla sua terra. Dalla situazione in cui ciascuno si trova siamo chiamati ad aprire il nostro sguardo verso il mondo che attende .
    • Preghiamo Maria perché possiamo rinnovare la coscienza di essere chiamati e possiamo rispondere con la nostra vita. Offriamo questa decina per l’Europa, perché riconosca la fiducia con la quale è chiamata a annunciare il Vangelo, in questo particolare momento di sofferenza di tanti fratelli che cercano in essa rifugio, condividendo i valori dell’accoglienza e della solidarietà dei popoli.


    NEL MISTERO DELL’ANNUNCIO MEDITIAMO LA BUONA NOTIZIA CHE CI HA RAGGIUNTI

    • Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l’Agnello di Dio!» I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù. Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Ed essi gli dissero: «Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?» Egli rispose loro: «Venite e vedrete». (Gv 1,35-39)
    • Abbiamo trovato il Messia, fu l’annuncio di Andrea. Abbiamo trovato Colui che cambia la nostra storia, le nostre storie! Da un incontro vero nasce il desiderio di incontrare e annunciare agli altri. “Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: «Abbiamo incontrato il Messia» (Gv1,41)”. EG 120
    • Maria è madre dell’Annuncio, colei cha ha ricevuto l’annuncio dell’angelo diventa la prima annunciatrice. Ci affidiamo a lei nostra compagna perché possiamo essere strumenti a servizio dell’Annuncio. Offriamo questa decina per l’Africa, perché ogni popolo di questo continente, raggiunto dall’Annuncio della Buona Notizia trasmetta con gioia la fede e la speranza laddove si trovano guerre, ingiustizie e soprusi dei potenti.


    NEL MISTERO DELLA CARITÀ MEDITIAMO L’AMORE DI DIO CHE HA CURA DI NOI

    • Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro (Matteo 6,25-26)
    • Dio Padre ci accompagna con amore premuroso e attento. Ha cura noi, si preoccupa delle nostre vite. Siamo importanti ai suoi occhi. Il nostro creatore custodisce e ha cura degli uccelli del cielo, dei gigli del campo e ancor più di noi suoi figli.
    • Preghiamo Maria, madre della Fiducia perché ci aiuti a fidarci in ogni nostro passo per essere missionari dell’Amore che si preoccupa di ogni uomo. Offriamo questa decina per l’America, perché le diverse culture, i diversi popoli che la abitino possano aver cura gli uni degli altri, costruendo una nuova civiltà dell’amore.


    NEL MISTERO DEL RINGRAZIAMENTO MEDITIAMO LO STUPORE CHE VIENE DALLO SCOPRIRSI CHIAMATI

    • Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. (1Timoteo 1,15)
    • La gratitudine nasce dallo stupore di sentici guardati quando ci sentivamo nell’oscurità, considerati quando ci sentivamo indegni, trovati quando ci siamo sentiti persi, amati e chiamati. “In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. EG 120.
    • Ci affidiamo a Maria che ha vissuto tutta la sua vita sotto lo sguardo del suo Creatore perché possiamo con gioia e stupore rispondere alla fiducia con cui siamo stati chiamati. Nell’ultima decina preghiamo per l’Oceania, perché la sua popolazione possa ricevere e accogliere l’annuncio del Vangelo, e con gioia e stupore sentirsi parte con tutta la sua ricchezza culturale e sociale parte del Popolo di Dio.

    strada facendo n 241 XXVII A 08 10 17
     

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    DOMENICA 1 OTTOBRE 2017 

     


     

    «CHE VE NE PARE? UN UOMO AVEVA DUE FIGLI...»Matteo 21,28

     

    01102017Dal Vangelo secondo Matteo(21,28-32)
    In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: Sì, signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

     

     

     

    il parroco

    La pagina di Matteo di questa domenica ci accompagna a dare verità a tanti sì e no della vita. Gesù, provocato e contestato dai sacerdoti e anziani del popolo, risponde con una domanda-tranello: “Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli…”. A tutti e due viene rivolta la domanda di andare a lavorare nella vigna. Il primo in sincerità esprime subito il suo no, ma poi, torna in se stesso e decide di andarci. Il secondo non ci pensa due volte a dire il suo sì ma poi non va a lavorare. Ora, chi è il figlio obbediente? La risposta è immediata: “ Il primo”. Dalla parabola alla vita. Così avviene anche per il Regno di Dio. Gesù aveva ammonito i suoi discepoli che per entrare nel Regno non basta ascoltare e dire sì a parole, ma occorre obbedire, operare. Troppe volte ci fermiamo alle discussioni infinite, con argomenti, mossi da facile entusiasmo, nell’ andare nella vigna a lavorare, più per convincere gli altri, evidenziando le cose belle e aggiungendo eventuali critiche, ma guardandosi bene di mettersi in gioco. Con amarezza, ci dobbiamo riconoscere nel secondo figlio. “Sì, Signore, ma non vi andò”. Il sì appaga subito, ci fa sentire buoni. Nella vita c’è una disobbedienza obbediente e una obbedienza disobbediente! È forse è proprio per noi che ci sentiamo più vicini e obbedienti perché siamo religiosi, veniamo a messa, ci sentiamo sicuri perché siamo inseriti in quel gruppo, ma pigri nell’impegno concreto di lavorare nella “vigna”. Rendiamo vera la nostra obbedienza, altrimenti, lontani e peccatori ci precedono nel Regno di Dio.
    La nostra gratitudine a Giulia e Franco Spina per la loro offerta di Parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)

     

     

    LAVORARE NELLA SUA VIGNA

     

    01102017 2Il Vangelo di questa settimana ci invita all’umiltà e alla conversione. Con l’esempio di questa storia dei due figli, il Signore ci dice quanto ci ama, nonostante tutti i nostri peccati, che noi conosciamo bene. Solo quando consegneremo al Signore il nostro cuore così com’è, allora diventeremo poveri e umili di cuore come il Signore ci vuole, sperimentando la vera salvezza, che è credere in Gesù Cristo, obbedendo alla sua Parola, andando a lavorare nella sua vigna, stando attenti alle necessità e i bisogni degli altri e poi ai nostri.

    Giulia e Franco

     

     

     

    PREGHIERA PER LE MISSIONI


    O Padre,
    tu vuoi che tutti gli uomini siano salvi 
    e giungano alla conoscenza della verità; 
    guarda quant'è grande la tua mèsse 
    e manda i tuoi operai, 
    perché sia annunziato il Vangelo a ogni creatura; 
    e il tuo popolo, radunato dalla parola di vita
    e plasmato dalla forza dei sacramenti, 
    proceda nella via della salvezza e dell'amore.
    Per Cristo nostro Signore. 
    Amen

     


    strada facendo n 240 XXVI A 01 10 17
     

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  • QUARANT'ORE

    "NELLA TUA MISERICORDIAA TUTTI SEI VENUTO INCONTRO"

    CHIESA, MISSIONE E MISERICORDIA

    anno-della-misericordia

     


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      DOMENICA 30 OTTOBRE 2016


    «ZACCHEO, SCENDI SUBITO, PERCHÉ OGGI DEVO FERMARMI A CASA TUA»Luca 19,5

    Dal Vangelo secondo Luca (19, 1-10)

    30102016In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.

    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

    Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

    Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».




    il parroco

    È la domenica di Zaccheo, molto noto a Gerico, ma poco amato, per essersi arricchito nel riscuotere le tasse. Pubblicano è il suo soprannome. Quel giorno, accanto al suo tavolo di lavoro, passa Gesù, seguito da una folla numerosa e vociante, che lo distrae, poi, si confonde con la gente. Mosso da intima curiosità, fa del tutto per incontrarlo o almeno vederlo. C'è una difficoltà, è... piccolo di statura! Non si arrende e come, agile scoiattolo, si arrampica su un albero. Sale per vedere, ma è "fulminato" dallo sguardo di Gesù e dal suo invito: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Zaccheo, che da tempo desiderava questo incontro, "scese in fretta e lo accolse pieno di gioia". Ecco, dove porta uno sguardo che sprigiona amore! A casa non solo fa festa per un ospite inatteso, ed ora amico, ma anche per la rinascita di un "nuovo" Zaccheo che cambia vita, è convertito. "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri". Nessuno avrebbe pensato una cosa simile. Zaccheo sono io, preoccupato dell'avere, ma anche con il desiderio di vedere Gesù. Anch'io "piccolo di statura" devo salire su di un albero, è la Chiesa, che mi fa vedere e incontrare Gesù. E Lui: "Oggi devo fermarmi a casa tua". Ed io "pieno di gioia" gli apro la porta di casa e soprattutto del cuore e la mia vita è salva. Grazie, Signore Gesù, che hai posato il tuo sguardo su di me.

    Grazie ad Angela per il commento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto (tostangelo@yahoo.it)




    ACCOGLIERE GESU'

    Il brano del Vangelo di oggi ci offre due grandi spunti per riflettere. Il primo è il grande desiderio di Zaccheo consapevole di essere peccatore e di non avere molti meriti da vantare, si fa spazio tra la folla arrampicandosi su un albero, per vedere Gesù nella convinzione che da quell'incontro la sua vita sarebbe cambiata eliminando quel senso di umiliazione nell'essere disprezzato da tutti. Questo ci spinge ad interrogarci su quanto noi abbiamo voglia di incontrare Gesù, quanto ci impegniamo a farlo.

    Il secondo punto riguarda il desiderio di Gesù di essere accolto nella casa di Zaccheo, nella sua vita come anche nella vita di ognuno di noi per portare gioia e amore nel nostro cuore. Ma ancora una volta: noi siamo pronti ad accogliere Gesù?

    Angela Russo



    SF 204 pag 4

       

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      DOMENICA 23 OTTOBRE 2016


    «DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L'ALTRO PUBBLICANO...»Luca 18,10

    Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)

    23102016In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".

    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".

    Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».




    il parroco

    L'evangelista Luca continua ad offrirci l'insegnamento su come pregare, con la parabola "per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri". Questa precisazione è utile per tutti ed è diretta a noi questa domenica! La parabola:" Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano". Il fariseismo nella vita è triste, ma quello che manifestiamo in Chiesa è tremendo, raggiunge il culmine della falsità nei confronti di Dio, di se stessi e con i fratelli. La parabola ci vuol condurre al cuore della preghiera che non sono parole che ci gratificano, ci fanno sentire più buoni e più santi degli altri. La vera preghiera nasce con lo sguardo verso Dio per entrare nella profondità del proprio cuore, nel fare silenzio, nell'ascoltare Lui che mi parla, nel mettersi in ginocchio e scoprire di essere peccatori. È quello che fatto il pubblicano. Ecco, la verità dell'uomo davanti a Dio! Dobbiamo riconoscere che preghiamo poco e male, con cuore superbo e giudicante. Il pubblicano ci insegna la vera preghiera, quella "dell'umile che penetra le nubi". Il frastuono, il chiasso, le dissipazioni in cui siamo immersi, non ci aiutano a fare silenzio, a tornare a metterci in ginocchio e, con la fede del pubblicano, a confessare: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Solo così, usciremo giustificati, perdonati dal Tempio.

    Grazie a Giuseppe Riontino per la riflessione sul Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    LA PREGHIERA CHE PIACE AL SIGNORE

    Nel Vangelo Gesù presenta la figura di due uomini molto diversi, due modi di pregare, di stare davanti a Dio e di leggere la propria vita attraverso i loro comportamenti così diversi, Gesù ci propone una verità essenziale: dinanzi a Dio il peccatore pentito viene accolto, mentre chi poggia esclusivamente sulla propria giustizia non ottiene misericordia. In genere chi è arrogante e presuntuoso nella vita ordinaria, lo è anche nella preghiera, come dimostrano le parole del fariseo che non rende grazie per il dono di Dio, ma per quello che lui ha fatto per Dio: lui non ha bisogno di nulla, si percepisce già salvato.

    Ben diverso è il modo di stare davanti a Dio del pubblicano egli porta dinanzi al Signore soltanto la voglia di essere perdonato, battendosi il petto, quasi nascosto, con lo sguardo basso, confessa la propria miseria, non si ritiene degno di niente, ma ha fede nella misericordia di Dio.

    Impariamo a vivere la preghiera che piace al Signore, una preghiera che ci spinge a essere solidali con gli altri, che ci impedisce di giudicare gli altri perché svela la verità su noi stessi.

    Giuseppe Riontino







    ROSARIO DELL'OTTOBRE MISSIONARIO

    MISSIO offre cinque misteri da meditare, ispirati alla Parola e legati alle tematiche delle cinque settimane dell'Ottobre Missionario, offrendo ciascuna decina ad un diverso continente.

    rosario ottobre missionario

    1. Nel Mistero della Contemplazione meditiamo il Volto Misericordioso di Dio

    Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi (1Gv 1, 3).

    La Misericordia di Dio ha il Volto di Cristo: chi lo incontra non può fare a meno di comunicare la gioia che viene dal suo sguardo d'amore per noi. In questo primo Mistero, preghiamo la Madre della Misericordia di renderci sempre capaci di annunciare con gioia la Bellezza del Figlio.

    Offriamo questa decina per l'Asia, perché la Luce che viene da Gesù possa dissipare le tenebre di chi è perseguitato a causa della fede, liberamente confessarla e di quanti cadono vittime del terrore del fanatismo religioso.


    2. Nel Mistero della Vocazione meditiamo il progetto di Dio sull'umanità

    Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l'imposizione delle mie mani. (2Tm 1, 6).

    A quale straordinario orizzonte di gloria ci ha destinato la Misericordia del Padre! Non possiamo che accogliere con infinita gratitudine il suo immenso Dono! Preghiamo perché anche noi, come Maria, in gioiosa riconoscenza e umiltà, non smettiamo di collaborare al disegno d'amore di Dio per l'umanità, portando nella nostra vita e ai fratelli, la Parola di salvezza.

    Offriamo questa decina per l'Europa, perché abbia il coraggio di riconoscere l'impronta della fede cristiana nelle radici della sua storia, per riscoprire i valori della vera fratellanza, della solidarietà e dell'uguaglianza tra i popoli.


    3. Nel Mistero dell'Annuncio meditiamo la chiamata di ciascuno a servire il Vangelo

    Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". Ma Gesù disse loro: "Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare". Gli risposero: "Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!". Ed egli disse: "Portatemeli qui". Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene (Mt 14, 15-18. 20).

    Sull'esempio di Gesù siamo chiamati a farci "cibo per gli altri", ad offrire quel poco che abbiamo perché, associato al donarsi di Cristo per noi, diventi offerta di vita per i nostri fratelli! Partecipiamo dunque, con gioia e generosità, all' "avventura della Misericordia", come testimoni fedeli, attenti alle esigenze di tutti, specie dei più poveri.

    Offriamo questa decina per l'Africa, perché in un continente così ricco di risorse, sfruttato dall'ingordigia dei potenti e in preda alle guerre, non manchino mai sguardi attenti e premurosi che si facciano annunciatori del cambiamento a favore della giustizia delle sue genti.


    4. Nel Mistero della Carità meditiamo l'Amore di Dio che ci unisce

    Dopo aver purificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna (1Pt 1, 22-23).

    Il sacrificio di Cristo ci unisce gli uni gli altri come fratelli, ci rende figli dello stesso Padre e ci chiama a formare un solo Corpo nella Misericordia reciproca. Tutto è finalizzato all'amore. Siamo chiamati a realizzare opere di misericordia. Preghiamo la Madre della Carità perché ci aiuti ad aprire il cuore alla volontà di Dio, per essere missionari dell'Amore che non delude.

    Offriamo questa decina per l'America, perché le disparità e le disuguaglianze sociali esistenti vengano superate da una nuova cultura della solidarietà ispirata ai valori del Regno di Dio e le minoranze dei popoli siano rispettate nei loro diritti fondamentali.


    5. Nel Mistero del Ringraziamento meditiamo la gioia che viene dalla Misericordia

    Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15, 9-11).

    Il nostro Dio è un Padre ricco di Misericordia che vuole la gioia, la pienezza di vita dei suoi figli e ci fa sperimentare la sua tenerezza perché facciamo esperienza del significato vero dell'Amore "più forte della morte". Guardiamo a Maria, portiamola con noi nel nostro cuore imparando da lei a ringraziare il Figlio per essersi fatto dono d'Amore per l'umanità.

    Quest'ultima decina la offriamo per l'Oceania, perché le sue genti possano conoscere la bellezza del Vangelo e, dalla vita che rinasce dalla Misericordia, sanare le divisioni, i conflitti culturali, etnici e sociali, per ritrovarsi tutti parte dello stesso Popolo di Dio.

     (Tratto da: L'Animatore Missionario 2/3, 2016)


    strada facendo 203 23-10-16

       

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      DOMENICA 16 OTTOBRE 2016


    «IN UNA CITTÀ VIVEVA UN GIUDICE CHE NON TEMEVA DIO NÉ AVEVA RIGUARDO PER ALCUNO...»Luca 18,2

    Dal Vangelo secondo Luca (18,1- )

    16102016In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

    «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario".

    Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».

    E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».




    il parroco

    Pregare è bello, ma non ho tempo! Ho pregato tante volte, ma non ho ottenuto quanto chiesto, allora a che serve? Mi affido alla fortuna, sperando che mi vada bene! Forse, anche tu, qualche volta, hai avuto questi pensieri! Il vangelo di Luca è una scuola di preghiera, ne sottolinea tutta la bellezza e la necessità, soprattutto presentando Gesù che prega in ogni momento della sua vita, raggiungendo il culmine sulla croce. Nel Vangelo: "Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai". E' La parabola di "una vedova e di un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno" per dare speranza ad ogni preghiera. Non c'è proporzione tra la vedova e il giudice! Ma è la vedova a "vincere" con la sua povertà, umiltà e insistenza un giudice dal cuore così duro e insensibile perché non crede in Dio, come descritto nella parabola. Gesù ci apre il cuore a riscoprire la confidenza dei figli di Dio che è Padre, e così ritrovare certezza e fiducia nella gioia della preghiera. Torniamo alla preghiera quotidiana semplice, fiduciosa e umile, come quella della vedova. Che il Signore ci trovi perseveranti nella preghiera che ci accompagna a vivere il suo vangelo fino alla fine dei giorni.

    Grazie a Raffaele Piazzolla che questa settimana ha condiviso con noi una riflessione sul vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    PREGARE


    16102016 2"La preghiera è il respiro della fede" dice papa Francesco, la preghiera è il mezzo con cui noi tutti possiamo interagire e comunicare con Dio. Spesso si confonde quest'ultima come pretesa al Signore per esaudire i nostri desideri e risolvere i nostri problemi. Come ci fa notare Gesù, in questo passo del Vangelo, Dio prontamente sarà disposto ad aiutare i propri eletti; ma noi tutti ci rivolgiamo a lui perché crediamo fermamente e profondamente nella sua esistenza o lo interpelliamo solo quando ci fa comodo sperando che ci renda la vita più facile per poi cadere nell'indifferenza?

    Pregare è un po' come quando si incontra una persona cara, una persona amata. Non si conta mai il tempo che si ha per stare assieme, non pesano le ore passate con lei! Anzi, quando viene il momento di lasciarsi, assieme alla gioia vissuta, si prova anche un po' di tristezza e si desidera ritrovarsi presto. Il «pregare senza stancarsi» è amare senza arrendersi, è lasciarsi trasformare, è abbandonarsi tra le braccia di un Padre che ti ama.

    Raffaele Piazzolla







    estate giovsni 4

    Campo Estivo Giovani

    L'8 agosto siamo partiti per il camposcuola al Santuario Madonna delle Grazie a Celenza Valfortore. I ragazzi erano molto contenti e gasati, noi animatori più piccoli e alle prime armi non sapevamo bene a cosa andavamo incontro, dato che gli animatori più grandi erano già stanchi prima di partire. Ma tutto sommato siamo partiti carichi di attività e materiale. Dopo essere arrivati, esserci divisi nelle stanze, noi animatori non abbiamo avuto, sin dall'inizio, un momento libero.

    "Vita da Campione - Per uno scatto da beato" questo il tema del campo e ogni giorno dopo un breve momento di preghiera, delle scenette ci portavano a scoprire non solo lo sport del giorno ma uno stile nuovo di vita anche grazie alle attività e ai giochi preparati.

    Quando i ragazzi e noi animatori siamo stati divisi in squadre, si è subito sentita un'aria di competizione, il dover realizzare una bandiera di squadra, un motto... eravamo uniti per divertirci in questo campo.

    Dover animare le attività non è stato molto difficile e ci siamo divertiti un sacco. Fortunatamente siamo un gruppo di animatori abbastanza affiatato e unito anche se ci sono stati momenti in cui anche noi abbiamo perso la pazienza... come ad esempio quando le ragazze non volevano andare a dormire e ovviamente al mattino per farle svegliare...!

    Personalmente è stata un'esperienza stupenda, perché mi ha insegnato ad essere più paziente, mi ha fatto crescere e diventare più responsabile e, soprattutto, mi ha fatto conoscere tante persone e rafforzare i rapporti con tanti amici. Penso che rifarei questa esperienza altre mille volte e consiglierei a tutti di poter partecipare, perché davvero è un'esperienza che anche solo una volta bisogna fare.

    Francesca




    estate giovsni 5

    G.M.G. 2016:

    Pellegrinaggio a Cracovia


    Il 26 Agosto, due pullman di ragazzi, zaino in spalla, sono pronti a partire per un viaggio, senza sapere a cosa il Signore li stesse preparando. Nel cuore di ognuno c'era qualcosa di diverso: chi desiderava ardentemente l'incontro con il Papa, chi voleva vivere un'esperienza nel divertimento, chi stava cercando risposte e chi non le cercava affatto.

    Papa Francesco, durante la giornata mondiale, ha detto: "Per seguire Gesù bisogna avere una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare..."

    Le stesse scarpe che abbiamo cercato di indossare noi in questi 12 giorni di pellegrinaggio fatti di prove; la pioggia, che è stata nostra amica anche tra danze e canti, le lunghe camminate che sembrava non avessero fine, la paura di non sapere cosa ci aspettasse dal momento che non ci era stato consegnato alcun tipo di programma. Tutto, quindi, si realizzava giorno per giorno secondo il disegno di Dio. La gioia era tanta, soprattutto quella di condividere questa esperienza con tanti giovani come noi, alcuni che ci hanno accompagnato dall'inizio del pellegrinaggio e con i quali si è creato un forte legame, altri conosciuti solo per un giorno o anche per un momento, ma questo non importava quando si trattava di mangiare, tasto dolente dal momento che, quando si esce fuori dall'Italia, il cibo non è il massimo, e questo l'abbiamo constatato, con un po' di dispiacere, soprattutto quando per pranzo ci è stato dato un solo wurstel (sempre meglio però che rimanere digiuni)! Se all'inizio di questa esperienza abbiamo, anche solo per un momento, pensato di tornare a casa, quando si è avvicinato il ritorno, il nostro desiderio era cambiato, volevamo rimanere li! Ma eravamo sicuri che stavamo tornando a casa con un cuore diverso da quello con cui eravamo partiti. Abbiamo capito che per essere felici è vero che non c'è bisogno di un buon divano, ma di buone scarpe!

    Veronica, Marialucrezia e Antonella




    16102016 3"Per seguire Gesù

    bisogna avere una dose di coraggio,

    bisogna decidersi a cambiare il divano

     con un paio di scarpe

    che ti aiutino a camminare..."


    Papa Francesco

     


    strada facendo 202 29 TO 16-10-16

       

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      DOMENICA 9 OTTOBRE 2016


    FESTA DI SAN GIOVANNI LEONARDI

    18


    IN QUALUNQUE CASA ENTRIATE, PRIMA DITE: «PACE A QUESTA CASA!»Luca 10,5

    Dal Vangelo secondo Luca (10,1-9)

    09102016In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

    Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

    In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.

    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio"».




    il parroco

    S. Giovanni Leonardi, oggi, nel giorno della sua festa ci accompagna a vivere la gioia della domenica. Infatti era il 9 ottobre del 1609 quando terminava i suoi giorni in terra per entrare nella gloria dei santi del cielo e continuare a camminare con noi come amico, modello e intercessore. La nostra parrocchia del Rosario, fin dai suoi primi passi, dopo l'avvio di Mons. Raffaele Lopez, ha camminato sulle vie del vangelo accompagnata dai Padri Leonardini. "In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a se in ogni città e luogo dove stava per recarsi". E' l'inizio del Vangelo di questa domenica leonardina. Il Signore manda i suoi apostoli per un primo annuncio. Pur nella pochezza di numero e nella scarsità di forze, sono mandati a portare la pace. "In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa". Ed è proprio questa la missione degli apostoli in ogni tempo e che Giovanni Leonardi ha fatto sua con entusiasmo, prima come farmacista e poi con un cuore generoso e missionario. E che ora è consegnata a ciascuno di noi. Quale è la forza della missione? La santità! Una parola fuori moda, ma è la sola parola vincente! La santità ci appartiene fin dalla nascita, è l'amore di Dio in ciascuno, crescerà se viviamo il Vangelo. San Giovanni Leonardi si è lasciato amare ed ha vissuto il Vangelo, sperimentandone tutta la sua gioia. E' questo il dono che vuol rinnovare a tutti. A noi, Padri leonardini e a tutta la famiglia parrocchiale del Rosario.

    La voce giovane di Raffaele Dicorato ci indica il sentiero. Grazie!

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    ATTRAVERSO L'AZIONE DEGLI UOMINI

    09102016 2Le parole del vangelo di questa domenica, mettono in evidenza quanto il "regno di Dio" passi attraverso l'Azione degli uomini.

    Gesù invia i "settantadue" e chiede a tutti di pregare perché ci siano sempre persone capaci e disponibili ad operare, affinché sia annunciata a tutti la possibilità che si realizzi in ciascuno il suo regno.

    L'invio avviene con delle modalità alquanto insolite, innanzi tutto questa volta chi è inviato precederà l'arrivo di Gesù, perché in fondo, nella nostra vita chi ci cambia il cuore è Lui, successivamente comanda di non portare con sé nulla che non sia strettamente necessario, così che chi annuncia sia il primo esempio di libertà, che vada insomma, a cuor leggero evitando qualsiasi distrazione durante il cammino.

    Oggi come allora, quanto abbiamo bisogno che questo avvenga? Evidentemente le modalità di annuncio possono essere diverse, ma l'esempio, il nostro quotidiano vivere la volontà di Dio, sono il primo annuncio realizzabile, ognuno di noi come quei "settantadue", è quindi chiamato ad annunciare la verità che Gesù oggi ci suggerisce, cioè che il suo regno di pace è più vicino di quanto possiamo immaginare. Non c'è casa o città più grande del cuore dell'uomo, ad ognuno è chiesto di preparare la strada perché si possa incontrare Gesù.

    Raffaele Dicorato






    estate giovsni 3

    Campo Mobile Estivo Rover 2016...

    GMG CRACOVIA



    09102016 3Scrivendo, rivedo immagini di tutto ciò che, come capo, insieme con i Rover del clan Altair di S. Ferdinando, abbiamo vissuto quest'estate.

    Come tutti gli anni infatti, il clan si muove nei mesi estivi, concedendosi un'importante occasione di crescita: il Campo Mobile, che quest'anno a differenza degli altri non si è svolto in montagna bensì in città, destinazione Cracovia per vivere la Giornata Mondiale della Gioventù.

    Molti di voi avranno seguito ed appreso notizie dai TG, dalla TV, dai media, ma vi assicuro che esserci è un'esperienza unica, per questo abbiamo scelto fin dall'inizio dell'anno di prepararci, non senza paure ed indecisioni, a partire dal come fare ad arrivare fin lì, passando per tante incertezze che abbiamo superato con tanta voglia di fare e quel pizzico di "incoscienza" che contraddistingue ogni partenza, ogni viaggio.

    Così giungeva il momento di lasciare San Ferdinando alla volta di Cracovia. Il giorno 21 luglio 2016 siam partiti a bordo del furgone appena acquistato e subito messo a disposizione dalla nostra Parrocchia e dopo due giornate di "cammino" siamo arrivati.

    Cosa avremmo fatto nei giorni seguenti? Bè non è semplice raccontarlo, innanzi tutto noi come scout abbiamo vissuto un campo di servizio, cioè, la nostra associazione, l'F.S.E., come da accordi già presi con "l'organizzazione GMG", si è resa fattivamente disponibile per tutta una serie di servizi ed eventi che anticipano il grande appuntamento di sabato e domenica quando milioni di persone di ogni parte del mondo si incontrano, ascoltano e vivono la Parola di Dio.

    Noi durante l'anno abbiamo preparato una parte dello spettacolo che poi il giorno 28 luglio abbiamo presentato in piazza Wolnica (Cracovia centro) con altri Clan e Fuochi di tutta Europa.

    Il tempo è volato, già sabato, era tempo di spostarsi tutti insieme al Campo della misericordia per l'appuntamento con papa Francesco ed allora, zaini in spalla, abbiamo lasciato il "campo base" dove eravamo con tutti gli altri scout d'Europa. Ore di marcia bellissime, ricche di incontri, canti, allegria e sorsi d'acqua scambiati. Una volta lì ci aspettavano ore di servizio e come tutti i pellegrini venuti da ogni parte del mondo un tempo d'ascolto.

    Fortunatamente il Papa ha scelto di parlare in italiano e dopo giorni di approssimato inglese per comunicare con i ragazzi che abbiamo incontrato è stata una grandissima sorpresa, prestare attenzione è stato più semplice, quelle parole che ci spronavano a fare sempre meglio, erano fatte apposta per noi: quanta bellezza, quanta verità in un messaggio semplice ed efficace, nel linguaggio più immediato che si possa utilizzare, senza fronzoli, tipico di chi vuol davvero dire qualcosa. Dopo la messa domenicale, ci siamo rimessi in cammino verso il "campo base", sotto un acquazzone che non ha certo spento l'entusiasmo di un campo così intenso. Non restava che salutare tutti i ragazzi e le ragazze con i quali abbiamo condiviso nel modo più bello e speciale quel campo di servizio.

    Difficilmente dimenticheremo quanto siamo stati bene, le risate, il tempo trascorso insieme, la gioia che scaturisce dalla condivisione, l'incontro con i fratelli seppur nelle differenze, insomma tutto ciò a cui non si può dare un prezzo perché vale sempre molto di più.

    Tornati sani e salvi il 2 agosto con lo zaino leggero ed il cuore colmo per tutto ciò che abbiamo vissuto, non restava e resta, che auguraci Buona Strada ed alla prossima avventura...

    Raffaele




    strada facendo 201 SGL 9-10-16

       

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      DOMENICA 1 NOVEMBRE 2015



    TUTTI STAVANO IN PIEDI DAVANTI AL TRONO E DAVANTI ALL'AGNELLO.Ap 7,9

    Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12)

    in piedi davanti trono agnelloIn quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

    «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

    Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

    Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

    Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

    Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

    Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».


     

    il parroco

    Le beatitudini, una pagina sublime del vangelo che si ascolta con vero gaudio interiore. E' la festa di tutti i Santi, una moltitudine immensa di coloro che già sono nella beatitudine eterna e di tutti noi che siamo pellegrini verso la stessa meta. Se la lettura è affascinante, non altrettanto la pratica concreta. La vocazione di ogni uomo è per la felicità e Gesù ci offre fin d'ora la possibilità concreta per esserlo. Guardiamo alla prima beatitudine: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli". Quale reazione produce nel cuore dell'uomo? L'attrazione delle cose si fa più forte e prevale sulla vita concreta di sobrietà, semplicità, essenzialità. La mancanza e l'invidia per quelli che hanno producono tristezza, angoscia. Il Vangelo non è un proclama di belle idee, ma è vita vera e prenderlo sul serio realizza la beatitudine già in questa terra. Tutti i santi, che oggi ricordiamo nella Gerusalemme celeste, ce ne danno una bella e gioiosa testimonianza e ci dicono che è possibile vivere il Vangelo di Gesù. Anzi ci vengono incontro, ci danno una mano, ci sorridono per far crescere quella santità che il Signore ha seminato nel Battesimo. Essere santi è la nostra prima e unica vocazione!

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    RALLEGRATEVI ED ESULTATE!

    "Il Vangelo di oggi è chiamato "delle beatitudini", al plurale, perché ne sono elencate dieci; così come la festa di oggi è quella di "tutti i santi" perché sono senza numero. Gesù si rivolge alle folle dichiarando beati i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati. Lui, vero Dio e vero uomo, tocca la condizione umana e si rivolge a tutto il mondo, nel presente e nel futuro. Non è una ideologia, ma solo la sequela per comprendere e sperimentare il Regno dei Cieli spalancato. Le beatitudini si cantano con l'anima, in obbedienza al suo comando: rallegratevi ed esultate! Non sono cose da fare, né frutti del nostro sapere: sono la conseguenza dell'opera dello Spirito in noi. È lo Spirito che ci può rendere miti, pacifici, puri di cuore, misericordiosi... La nostra opera consiste nella Fede, cioè nell'accogliere l'azione dello Spirito in noi. Le beatitudini sono la vita stessa di Cristo, Lui le ha vissute. Il nostro aderire ad esse ci inserisce nella vita di Cristo, ci unisce strettamente a Lui, ci pone alla sua sequela. È proprio questo il compito dello Spirito: insegnarci a seguire Cristo, ad entrare nei suoi sentimenti. Il Signore vuole che realmente collaboriamo con lui, dove la Sua e la nostra azione si incontrano.

    Nunzio e Maria Todisco




    COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

    Papa Francesco, Angelus, Domenica, 2 novembre 2014


    commemorazione defuntiCari fratelli e sorelle, buongiorno!

    Ieri abbiamo celebrato la Solennità di tutti i Santi, e oggi la liturgia ci invita a commemorare i fedeli defunti. Queste due ricorrenze sono intimamente legate fra di loro, così come la gioia e le lacrime trovano in Gesù Cristo una sintesi che è fondamento della nostra fede e della nostra speranza. Da una parte, infatti, la Chiesa, pellegrina nella storia, si rallegra per l'intercessione dei Santi e dei Beati che la sostengono nella missione di annunciare il Vangelo; dall'altra, essa, come Gesù, condivide il pianto di chi soffre il distacco dalle persone care, e come Lui e grazie a Lui fa risuonare il ringraziamento al Padre che ci ha liberato dal dominio del peccato e della morte.

    Tra ieri e oggi tanti fanno una visita al cimitero, che, come dice questa stessa parola, è il "luogo del riposo", in attesa del risveglio finale. È bello pensare che sarà Gesù stesso a risvegliarci. Gesù stesso ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale Lui ci risveglia. Con questa fede sostiamo – anche spiritualmente – presso le tombe dei nostri cari, di quanti ci hanno voluto bene e ci hanno fatto del bene. Ma oggi siamo chiamati a ricordare tutti, anche quelli che nessuno ricorda. Ricordiamo le vittime delle guerre e delle violenze; tanti "piccoli" del mondo schiacciati dalla fame e della miseria; ricordiamo gli anonimi che riposano nell'ossario comune. Ricordiamo i fratelli e le sorelle uccisi perché cristiani; e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri. Affidiamo al Signore specialmente quanti ci hanno lasciato nel corso di quest'ultimo anno.

    La tradizione della Chiesa ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate. Il fondamento della preghiera di suffragio si trova nella comunione del Corpo Mistico. Come ribadisce il Concilio Vaticano II, «la Chiesa pellegrinante sulla terra, ben consapevole di questa comunione di tutto il Corpo Mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti» (Lumen gentium, 50).

    Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l'ultima parola sulla sorte umana, poiché l'uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio. A Dio rivolgiamo questa preghiera: «Dio di infinita misericordia, affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l'eternità, dove tu attendi l'intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati. Non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale, per essere giudicati per la felicità o la condanna. Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una completa purificazione. Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell'inferno, dove non ci può essere più pentimento. Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari, delle persone che sono morte senza il conforto sacramentale, o non hanno avuto modo di pentirsi nemmeno al temine della loro vita. Nessun abbia da temere di incontrare Te, dopo il pellegrinaggio terreno, nella speranza di essere accolto nelle braccia della tua infinita misericordia. Sorella morte corporale ci trovi vigilanti nella preghiera e carichi di ogni bene fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza. Signore, niente ci allontani da Te su questa terra, ma tutto e tutti ci sostengano nell'ardente desiderio di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen» (P. Antonio Rungi, passionista, Preghiera dei defunti).


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      DOMENICA 25 OTTOBRE 2015



    «FIGLIO DI DAVIDE, GESU', ABBI PIETA' DI ME!». Mc 10,47

    figlio di davideDal Vangelo secondo Marco (10,46-52)

    In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

    Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

    Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:

    «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.

    Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.


     

    il parroco

    "Che cosa vuoi che io faccia per te?". Questa la proposta che Gesù rivolge al cieco Bartimeo. La pagina evangelica ci offre, non solo, il racconto di un miracolo, ma un itinerario di discepolato. Gesù è in cammino verso Gerusalemme e lungo la strada Bartimeo, cieco, grida la sua cecità. Il grido dei poveri disturba, infastidisce tanto che gli impongono di smetterla, ma lui non si arrende, anzi aumenta il tono e con grande fiducia: "Figlio di Davide, Gesù abbi pietà di me". Gesù si fa spazio tra la folla e gli va incontro, il cieco, deposto il mantello, manifesta senza giri di parole la richiesta: "Rabbunì, che io veda di nuovo...Và la tua fede ti ha salvato". Riacquista la vista e lo segue. Chi è il discepolo? È chi si scopre cieco sulla strada della vita e cerca la luce, depone il vecchio mantello, il peccato, il suo grido si fa preghiera, sostenuto e accompagnato da chi può ridargli la vista. È la parabola della nostra vita. Riscoprirsi ciechi è una grazia, abbiamo avuto e abbiamo la Chiesa che ci accompagna alla sorgente della luce, con la Parola e i sacramenti. Con il Battesimo siamo figli della luce per camminare nella luce del Vangelo, abbandonando le tenebre del male, sempre in agguato. Bartimeo ci offre un bell'esempio di come incontrare e seguire Gesù, fonte di luce e gioia. La sua preghiera, detta con fede, farà scoprire la nostra cecità, mettendoci a seguire il Maestro.

    Grazie alla famiglia Mario e Lina Vurchio per la testimonianza di Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    GESU' IL NOSTRO SALVATORE

    "Gesù, Figlio di Davide abbi pietà di me". È il grido rivolto a Gesù dall'uomo cieco. È avvolto nel mantello che lo imprigiona, quando si sente chiamare: "Cosa vuoi che ti faccia? Voglio tornare a vedere!" . Quanti motivi ci possono essere per perdere la vista, essere accecati dai bagliori del mondo. Questa è la nostra storia, eravamo lontani da Dio o meglio non sapevamo che Lui è sempre con noi. Quando in una situazione dolorosa della nostra vita abbiamo gridato a Gesù il nostro Salvatore abbiamo sperimentato la sua potenza, la sua guarigione, si sono aperti i nostri occhi ed ha rinnovato la nostra vita. Nonostante fragilità e debolezze, sperimentiamo nella nostra famiglia la forza di Dio nella preghiera e nella lode. Il cieco guarito si mise a seguire Gesù. Anche noi, come famiglia, a cui Gesù ha aperto gli occhi, cerchiamo di seguire e testimoniare l'amore di Dio. "Se tu credi sarai salvato tu e la tua famiglia". E noi ci proviamo. Amen, Alleluia!

    Mario e Lina Vurchio




    estate giovsni 3

    CAMPO ESTIVO LUPETTI ED ESPLORATORI

    scout babyQuest'anno il Branco dei Lupetti del nostro Gruppo Scout ha vissuto, dal 17 al 20 giugno 2015 presso "Tenuta Sospiro", le "Vacanze di Branco", ovvero il campo estivo dei Lupetti (bambini dagli 8 agli 11 anni). La Vacanza di Branco è l'attività più importante dell'anno scout, che si svolge al termine dell'anno sociale con lo scopo di far vivere un'esperienza educativa unica ai bambini, scostandoli da tutto ciò che spesso li distrae e limita la loro fantasia, come la televisione, i cellulari, il computer... Abbiamo trascorso quattro giorni intensi e divertentissimi, con attività che spaziavano dalla costruzione di alcuni oggetti ai rifugi, con l'utilizzo di quello che la natura ci metteva a disposizione, dai giochi di appostamento ai giochi d'acqua e di movimento. Quello che ogni volta stupisce è come questi bambini riescano, molte volte più di noi adulti, ad adattarsi, a vivere al meglio ogni singolo istante delle attività proposte e a dare il meglio di se "facendo squadra". Alla fine del campo nessuno di loro ha sentito la mancanza di casa, anzi, prolungare ancora per qualche giorno avrebbe procurato loro solo felicità! Ma il nostro compito è quello di mettere in pratica, nel quotidiano, ciò che di bello abbiam toccato con mano per "lasciare questo mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato" (B.P.)


    Immagine5Anche quest'estate il Signore ci ha permesso di vivere insieme l'esperienza più importante e decisiva dell'anno scout: il Campo Estivo. Teatro di questa meravigliosa e forte avventura è stata la località lucana della "Foresta di Fossa Cupa" nei pressi di Pignola (PZ).

    Perché recarsi tutti gli anni, ci si chiede, a dormire in tenda nei boschi senza quelle che sono le comodità di cui quotidianamente godiamo? Cucinarsi da soli i pasti, rispettare orari e regole comuni, costruirsi da soli le proprie comodità tra cui cucina, tavolo ecc... "Chi ve lo fa fare ?!" ci sentiamo spesso dire. Noi rispondiamo che, alla radice di questa scelta, c'è la consapevolezza di essere nati in un mondo spettacolare, stupendo già prima dell'invenzione dell'elettricità, della costruzione di palazzi e di ogni sorta di progetto umano.

    Dal momento in cui il pullman che ci trasporta al luogo del campo attraversa i primi scorci di bosco, si ha la sensazione di ri-entrare a far parte di un ritmo ben diverso da quello abituale. Svegliarsi la mattina all'alba, cucinare i pasti sul fuoco e quindi procurarsi la legna per mantenerlo vivo, essere sempre pronti, quando i capi chiamano, per dare il proprio meglio nelle attività. Si arriva così al calar del giorno, dove il fuoco di fine giornata ci fa riscoprire la gioia di essere fratelli e di stare insieme. "Nessun profumo vale l'odore di quel fuoco..." ci sentiamo così di ribadire. Al calore di questo fuoco siamo tutti uguali, siamo tutti lì a riscaldarci dalle fatiche della giornata, ad assaporare la melodia di un canto, a gustare l'ardore della brace che si confonde con i nostri animi. Tutto questo sotto il tetto del cielo stellato che, quest'anno particolarmente, non ci ha lasciato un solo giorno senza ammirare il brillare degli astri. Il campo, insomma, è sempre un' esperienza decisiva dalla quale si impara ad apprezzare le cose davvero necessarie. Crediamo, infine, che riconoscersi parte del mondo autentico che si rivela nell'opera di Dio sia un passaggio essenziale per formare "buoni Cristiani e buoni Cittadini" (come recita un motto scout).


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      DOMENICA 18 OTTOBRE 2015



    «IL FIGLIO DELL'UOMO NON E' VENUTO PER FARSI SERVIVE, MA PER SERVIRE». Mc 10,35

    Dal Vangelo secondo Marco (10,35-45)

    gesu per servireIn quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

    Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

    Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»


     

    il parroco

    "L'ambizione dei primi posti è una caratteristica umana che prende ogni uomo, anche i discepoli di ieri e di oggi. Così si apre il Vangelo di questa domenica. Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, senza raggiri di parole, chiedono esplicitamente a Gesù: " Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Teniamo presente che, tutto questo avviene dopo che Gesù per la terza volta abbia annunciato la sua passione e morte. Gesù, con una pazienza senza limiti, li spiazza, appellandosi alla volontà del Padre, sarà Lui a dire l'ultima parola se siamo stati fedeli fino in fondo nell'accettare "il calice" che ci avvicina al mistero della croce. Gli altri discepoli, non sono da meno in fatto di ambizione, "cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni". Possiamo immaginare i loro discorsi! Questo ci consola, amaramente, se anche oggi noi cristiani, operatori pastorali cadiamo nelle stesse miserie non avendo capito nulla dell'essere discepoli di un Maestro, che si è fatto umile e obbediente. Gesù rovescia la mentalità del primato, insiste su quello della carità, del servizio. Lo farà in modo totale prima nel cenacolo lavando i piedi e poi sulla croce, atto supremo di amore. Chi lo segue, solo allora farà parte della gloria. A tutti piacciono applausi e ringraziamenti, li ricerchiamo e soffriamo se non ce li offrono. Ma se contempliamo il crocifisso quali sentimenti, pensieri entrano nella mente, nel cuore? Chiediamo l'umiltà, la semplicità, il servizio incominciando da quelli di casa e nell'ambito parrocchiale. Grazie alla famiglia Paoletti per il suo contributo al Vangelo che ci è stato donato.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    A SERVIZIO

    L'essere cristiani si manifesta nella gratuità, senza ambizioni. Due discepoli fanno una strana richiesta a Gesù: occupare i primi posti, prevaricando sugli altri. Gesù con pazienza e amorevolezza richiama tutti non a farsi superiori, ma ad esser servi imparando da Lui a partecipare al calice e al battesimo della sua passione. Anche oggi, purtroppo, se pensiamo alla politica, alle imprese, e in ogni ambito dobbiamo constatare più l'interesse a prevalere che a mettersi a servizio degli altri. Quanto ci aiuta papa Francesco in questo, scoprire il servizio umile verso i più deboli e non a prevaricare. Quanti doni e capacità abbiamo, come diventa bella la vita se riscopriamo lo spirito di umiltà e la gioia del donarsi.

    Felice e Nunzia Paoletti





    22 Ottobre: San Giovanni Paolo II


    Dall'Omelia per l'inizio del pontificato di san Giovanni Paolo II, papa.

    Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!

    Giovanni-Paolo-II2Pietro è venuto a Roma! Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell'Impero Romano, se non l'obbedienza all'ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesareth, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua ispirazione, è giunto qui!

    Secondo un'antica tradizione, durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a lui chiedendo: «Quo vadis, Domine?» (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispose subito: «Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta». Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione.

    Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergerci in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo.

    Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio del falegname – come si riteneva –, il Figlio del Dio vivente, come ha confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi «un regno di sacerdoti».

    Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato il mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sacerdote, Profeta-Maestro, Re – continua nella Chiesa. Tutti, tutto il Popolo di Dio è partecipe di questa triplice missione. E forse in passato si deponeva sul capo del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo, che tutto l'ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua «sacra potestà» in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione.

    La potestà assoluta e pure dolce e soave del Signore risponde a tutto il profondo dell'uomo, alle sue più elevate aspirazioni di intelletto, di volontà, di cuore. Essa non parla con un linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità.

    Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma eleva oggi una fervente, umile, fiduciosa preghiera: «O Cristo! Fa' che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa' che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi».

    Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!

    Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l'uomo e l'umanità intera!

    Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa «cosa è dentro l'uomo». Solo lui lo sa!

    Oggi così spesso l'uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all'uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.


    Orazione

    O Dio, ricco di misericordia, che hai chiamato san Giovanni Paolo II, papa, a guidare l'intera tua Chiesa, concedi a noi, forti del suo insegnamento, di aprire con fiducia i nostri cuori alla grazia salvifica di Cristo, unico Redentore dell'uomo. Egli è Dio...


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      DOMENICA 11 OTTOBRE 2015



    «SI FECE SCURO IN VOLO E SE NE ANDO' RATTRISTATO; POSSEDEVA INFATTI MOLTI BENI». Mc 10,22

    Dal Vangelo secondo Marco (10,17-30)

    si fece scuro in voltoIn quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».

    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

    Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».


     

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    "Va', vendi tutto e seguimi". Così Gesù, in modo deciso, al giovane del vangelo. Entriamo anche noi nel cuore dell'episodio narrato da Marco. Gesù è in cammino con i suoi discepoli e, strada facendo, un giovane buono e sincero attratto da Gesù, dalla sua parola e con coraggio gli rivolge una domanda seria, di grande valore: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". Gesù l'accoglie indicandogli la via ordinaria, quella di osservare i comandamenti. Il giovane si sente confortato perché può affermare di averlo sempre fatto. Da qui Gesù con uno sguardo traboccante amore gli propone: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". Una risposta senza mezze misure che va al cuore della del giovane che non si aspettava una parola così netta, decisa e impegnativa. Rimane spiazzato, deluso, sconvolto. Forse, dentro di sé, pensava di essere gratificato per la sua osservanza dei comandamenti che lo rapportavano in un facile intimismo con Dio, il culto, il Tempio, una religione di abitudine, di sentimento, ora Gesù gli chiede una scelta che gli fa mettere mano al...portafoglio per donare, servire. "Ma a queste parole egli si rabbuiò in volto e se ne andò rattristato; possedeva molti beni". Da questo Gesù trae motivo di allargare per tutti e, oggi, per noi la sua catechesi: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel di Dio!". Ogni bene è ricchezza e tutti ne abbiamo bisogno, ma se questa diventa assoluta, si trasforma in idolo che chiude cuore e occhi e non fa vedere né Dio, né gli uomini. Gesù indica la via del dono: "vendi...dallo ai poveri, avrai un tesoro". È la logica del Vangelo, è ricco non chi possiede, ma chi dona. Pietro avanza i suoi diritti, anche lui ha capito ben poco e Gesù lo rassicura: il poco donato diventa molto. Chi lo segue con povertà vera guadagna in ogni senso. Molto spesso ci piace farci poveri sognando le ricchezze materiali. Chiediamo al Signore un cuore povero, umile per godere fin d'ora di ogni bene, anticipo della vita eterna , liberandoci dalla bramosia del denaro seguendo Gesù che si è fatto povero per arricchirci della sua pienezza di vita.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)




    Anche da adulti... scout

    anche da adulti scoutDa bambina andavo in Chiesa e al catechismo perché dovevo ricevere i Sacramenti ed il Signore dentro di me.

    Da giovanissima andavo in Chiesa e ai gruppi giovanili parrocchiali perché avevo l'opportunità di crescere ancora spiritualmente e come persona nell'amore del Signore.

    Da giovane/adulta sono passata a prestare servizio come catechista. Certo prestare servizio è una opportunità di crescita ma non più nel senso di ricevere quanto di dare/ricevere.

    Il mio pensiero, quindi, è che, arrivati da una certa età in poi, si cresce e ci si forma per dare e non più per ricevere. Invece mi sbagliavo. Il Signore mi ha dato l'opportunità di continuare ancora a ricevere ma in modo diverso.

    Da un paio di anni faccio parte della "Pattuglia genitori Scout"; gruppo di genitori e amici partiti per comprendere la crescita dei propri figli nel gruppo scout.

    Oggi il gruppo è cresciuto, si è evoluto ed è diventato una sorta di scuola di vita. Ci riuniamo un paio di volte al mese ed ogni volta è una nuova scoperta. La scoperta del catechismo dimenticato; la scoperta di opportunità di crescita con persone di età anche differenti dalle tue, con esigenze diverse dalle tue e con problemi legati ognuno alle proprie vite intraprese; la scoperta di poter dare ma ricevendo ancora, così come quando ero piccola.

    Cosa facciamo praticamente: dalla preghiera alle tecniche teoriche scout, dalle passeggiate alle uscite, ai campi, dalla formazione spirituale all'evangelizzazione. Tanti momenti in questi due anni uno più bello dell'altro e tanti in programma ancora per quest'anno.

    Quest'estate, ad esempio, come uscita, siamo stati al campo dei nostri ragazzi arrivando un giorno prima della giornata dei genitori.

    Siamo arrivati il sabato mattina e abbiamo montato le nostre tende, abbiamo costruito il tavolo su cui mangiare. Abbiamo condiviso il pranzo e la cena che i capi hanno preparato per noi. Abbiamo imparato a preparare quel pranzo e quella cena senza le comodità di una cucina di casa. Abbiamo riscoperto quanto sia bello essere a contatto con la natura senza i telefonini, la tv e tutta la tecnologia che ci rende "singoli". Li eravamo "insieme". Noi tutti eravamo il lavoro ed il tempo libero di ognuno.

    Come attività pomeridiana c'è stato anche assegnato un compito: costruire la Chiesa che all'indomani ci avrebbe ospitati per la Messa con i ragazzi e tutti gli altri genitori che sarebbero arrivati. Ovviamente prima a scuola da padre Luigi per imparare come avremmo potuto muoverci. Quante cose che non sapevo! Come orientare una chiesa ad esempio. Non sapevo che sin dagli albori del cristianesimo fosse usanza comune direzionare i luoghi di culto verso il sole. Il sole che sorge simboleggia Gesù Cristo, la luce della sua risurrezione e per noi oggi, nelle nostre chiese non sempre orientate, è la croce a orientarci a est. Siamo passati quindi dalla teoria alla pratica con la costruzione dell'altare, l'ambone, la croce e così via.

    Il doversi costruire, studiando modi e metodi, ogni cosa, non ha fatto altro che fare assaporare meglio ogni singolo evento e situazione. Quando, ad esempio, a mezzogiorno il sole ha completamente illuminato la croce, padre Luigi era nel momento della consacrazione, il Signore era lì in mezzo a noi!

    L'esperienza con la Pattuglia genitori Scout è un'esperienza tutta da vivere e da costruire insieme. Auguro a tutti noi, genitori e amici, un altro buon anno insieme con la speranza di crescere anche numericamente e di vivere, anche quest'anno, tanti momenti di crescita insieme.

    Antonella


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      DOMENICA 4 OTTOBRE 2015



    «L'UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO». Mc 10,9

    Dal Vangelo secondo Marco (10,2-16)

    uomo non dividaIn In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».

    Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

    A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

    Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.


     

    il parroco

    Oggi 4 ottobre ha inizio il Sinodo, voluto da Papa Francesco, su "La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo". Il Vangelo, in una felice coincidenza, ci offre una pagina di estrema attualità, per riscoprire la bellezza della famiglia nel suo progetto originario. Ancora una volta i farisei rivolgono a Gesù una domanda maliziosa sulla liceità dell'uomo di divorziare dalla moglie. Gesù, nella risposta, va oltre la curiosità momentanea. I farisei, appoggiandosi su Mosè, credono di avere anche l'appoggio di Gesù. La sua risposta, prima mostra la "durezza di cuore" dell'uomo in queste cose, e poi ancora più importante, riporta al progetto della creazione: " Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda", l'uomo e la donna, l'uno di fronte all'altro, non solo per vincere la solitudine, ma per un cammino di vita. Da qui nascerà lo stupore di Adamo, come cantico di amore: "Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne". La benedizione del Creatore raggiunge il culmine nell'unità, non solo dei desideri, ma nell'essere "una sola carne", aggiungendo a questo mistero meraviglioso di amore, di comunione: " Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". La di ieri e di oggi porta alla frantumazione del progetto di amore, di unità, di comunione, di gioia, di vita. Quante fragilità nelle nostre famiglie, quante sofferenze, quante lacrime, degli sposi e soprattutto dei figli che pagano egoismi, violenza, chiusura e divisione che si consumano in casa. Ma, anche oggi, e, sono tante, le famiglie che sanno testimoniare la gioia del sì per sempre e con la grazia del sacramento del matrimonio vincono ogni difficoltà. E' grande e commovente la testimonianza delle famiglie che ringraziano il Signore per i 25/50 anni di vita matrimoniale, dando un bell'esempio di vita. Papa Francesco, convocando i Vescovi per il Sinodo sulla famiglia, vuole stimolare la chiesa e l'uomo a riscoprire tutta la bellezza della famiglia secondo il progetto di Dio perché, oggi sia vissuto nella verità e nella gioia. Seguiamo con interesse e con la preghiera l'impegno dei Padri Sinodali perché la famiglia ritrovi la sorgente dell'Amore.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    PREGHIERA ALLA SANTA FAMIGLIA PER IL SINODO

     famiglia sinodo
    Gesù, Maria e Giuseppe,
    in voi contempliamo lo splendore dell'amore vero,
    a voi con fiducia ci rivolgiamo.
    Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie
    luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
    autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche.
    Santa Famiglia di Nazareth,
    mai più nelle famiglie si faccia esperienza
    di violenza, chiusura e divisione:
    chiunque è stato ferito o scandalizzato
    conosca presto consolazione e guarigione.
    Santa Famiglia di Nazareth,
    il prossimo Sinodo dei Vescovi
    possa ridestare in tutti
    la consapevolezza del carattere sacro
    e inviolabile della famiglia,
    la sua bellezza nel progetto di Dio.
    Gesù, Maria e Giuseppe,
    ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen



    strada facendo 162 27TO

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  • indulgenza defuntiLa Chiesa concede l'indulgenza plenaria, applicabile soltanto alle anime del Purgatorio, al fedele che:

    • nei singoli giorni (una sola volta al giorno), dall'1 all'8 novembre, devotamente visita il cimitero e prega, anche solo mentalmente, per i defunti;
    • nel giorno in cui si celebra la Commemorazione di tutti i fedeli defunti (la si può ottenere una sola volta dal mezzogiorno del giorno 1 a tutto il 2 Novembre) visita una Chiesa.

    Le condizioni sono: Essere confessati (che si può fare anche nei giorni precedenti o seguenti), comunicati, recitare il Padre Nostro e il Credo e pregando secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

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    «BEATI QUELLI CHE SONO NEL PIANTO, PERCHE' SARANNO CONSOLATI» Mt 5,4

    Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12)

    beatitudiniIn quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

    «Beati i poveri in spirito,
    perché di essi è il regno dei cieli.

    Beati quelli che sono nel pianto,
    perché saranno consolati.

    Beati i miti,
    perché avranno in eredità la terra.

    Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
    perché saranno saziati.

    Beati i misericordiosi,
    perché troveranno misericordia.

    Beati i puri di cuore,
    perché vedranno Dio.

    Beati gli operatori di pace,
    perché saranno chiamati figli di Dio.

    Beati i perseguitati per la giustizia,
    perché di essi è il regno dei cieli.

    Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.



    il parroco

    Tutti, quindi ci sono anch'io! Sì, è vero, anche se non lo credo, anch'io sono santo. Chi è il santo? E' colui che sperimenta e vive la presenza, l'amore di Dio nella vita. La santità non nasce dalle nostre opere, ma dal suo amore infinito e personale. Noi pur essendo santi, finché siamo pellegrini, corriamo il rischio di perderci per altre vie. Anche loro hanno sperimentato la fatica e la resistenza alla santità, ma non si sono lasciati imprigionare dalle passioni dell'avidità, della superbia, della lussuria che sono le più facili e allettanti, hanno invece percorso la via delle beatitudini che Gesù propone a tutti. A leggerle feriscono il nostro udito, abituato ad altre facili e allettanti proclami di felicità. "Beati i poveri, quelli che piangono, i miti, i misericordiosi, i puri, i perseguitati,...perché grande è la vostra ricompensa nei cieli". La difficoltà ad accettarle e viverle, conferma come siamo imprigionati! I santi che oggi veneriamo ci incoraggiano a metterci su questa strada, hanno accolto il Vangelo, hanno incontrato il Signore raggiungendo la beatitudine della vita. Di fronte a questo meraviglioso spettacolo di santità, qualcuno si è messo in crisi: "Se ci sono riusciti loro, perché non posso riuscirci anch'io?". Coraggio, una bella cordata verso la santità!

    A Luigi Piazzolla un grazie per il suo contributo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    UNA FELICITA' COMPLETA

    La festa liturgica di oggi ci invita a riflettere sulla figura dei santi.

    Le Beatitudini sono la vita di Gesù; povero in spirito, afflitto, mite, affamato ed assetato di giustizia, misericordioso, puro di cuore, operatore di pace, perseguitato, insultato, calunniato e infine glorioso. Sono anche la regola di vita delle persone sante che accolgono con speranza ogni cosa, sanno vedere "oltre" gli eventi.

    All'inizio del Discorso della Montagna, Gesù non comincia il suo insegnamento con un comando o un'istruzione, ma con l'annuncio di una felicità completa: Gesù sa che è questo il vero e principale problema di ogni uomo: il problema della felicità. E vuole assicurare che la felicità è possibile e offerta a tutti, nessuno escluso. Ma rivela anche il contenuto della felicità. Chi è felice? Chi è davvero beato? Chi è miliardario? Chi ha successo? Chi arricchisce ingannando? Chi domina e assicura la sua vita schiacciando gli altri? C'è una via che porta alla felicità?

    La risposta di Gesù a tutti questi interrogativi spiazza e manda in tilt la mentalità corrente e le attese comuni. Gesù nelle Beatitudini rivela il vero volto di Dio, il Padre. E' Lui e soltanto Lui che fa felici e la sua gioia più grande è quella di far felici. Per Gesù la felicità si trova nel rapporto col Padre e nella comunione con Lui.

    Luigi Piazzolla




    preghiera a tavola
    Padre, che nella tua bontà
    hai voluto donare agli uomini
    per mezzo dei santi
    un segno visibile di vita evangelica:
    benedici ora noi e la nostra mensa;
    radunaci tutti nella Gerusalemme del cielo.
    Amen




    IN PREGHIERA AL CIMITERO

    lampade cimiteroNella visita al Camposanto, luogo del riposo dei nostri fratelli e sorelle defunti, rinnoviamo la fede nel Cristo, morto, sepolto e risorto per la nostra salvezza. Anche i corpi mortali si risveglieranno nell'ultimo giorno e coloro che si sono addormentati nel Signore saranno associati a lui nel trionfo sulla morte. Con questa certezza eleviamo al Padre la nostra preghiera unanime di suffragio e di benedizione.

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    Lodiamo Dio, fonte di perdono e di pace.
    Benedetto nei secoli il Signore.

    Preghiamo.
    Si prega per qualche momento in silenzio.

    Ascolta, o Dio,
    la preghiera che la comunità dei credenti
    innalza a te nella fede del Signore risorto,
    e conferma in noi la beata speranza
    che insieme ai nostri fratelli defunti
    risorgeremo in Cristo a vita nuova.
    Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.


    LETTURA DELLA PAROLA DI DIO

    Fratelli, voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
    Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. (Col 3,3s.; Rm 6,8s.)


    Salmo 114
    Camminerò alla presenza del Signore
    nella terra dei viventi.

    Amo il Signore, perché ascolta
    il grido della mia preghiera.
    Verso di me ha teso l'orecchio
    nel giorno in cui lo invocavo.
    Mi stringevano funi di morte,
    ero preso nei lacci degli inferi,
    ero preso da tristezza e angoscia.
    Allora ho invocato il nome del Signore:
    «Ti prego, liberami, Signore».
    Pietoso e giusto è il Signore,
    il nostro Dio è misericordioso.
    Il Signore protegge i piccoli:
    ero misero ed egli mi ha salvato.

    Padre nostro.


    PREGHIERA DI BENEDIZIONE

    Dio di infinita misericordia,
    che stringi in un unico abbraccio
    tutte le anime redente dal sangue del tuo Figlio,
    noi ci presentiamo davanti a te
    con la mestizia e il dolore
    per il distacco dai nostri cari defunti,
    ma con la fede e la speranza
    che il tuo Spirito ha acceso nei nostri cuori.
    La morte non ha distrutto la comunione di carità
    che unisce la Chiesa pellegrina sulla terra
    alle sorelle e ai fratelli
    che hanno lasciato questo mondo.
    Accogli, o Signore,
    le preghiere e le opere
    che umilmente ti offriamo,
    perché le loro anime
    contemplino la gloria del tuo volto.
    Fa' che quando giungerà la nostra ora
    possiamo allietarci della tua dolce presenza
    nell'assemblea degli angeli e dei santi
    e rendere grazie a te,
    termine ultimo di ogni umana attesa.
    Per Cristo nostro Signore. Amen.

    L'eterno riposo dona loro, Signore.
    E splenda ad essi la luce perpetua.
    Riposino in pace. Amen.



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    «MAESTRO, NELLA LEGGE, QUAL E' IL GRANDE COMANDAMENTO?» Mt 22,36

    Dal Vangelo secondo Matteo (22,34-40)

    maestro nella leggeIn quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».

    Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».



    il parroco

    Continua il confronto dei farisei con Gesù, per metterlo alla prova, anche se i toni si fanno più morbidi. Dobbiamo essere grati a questi avversari perché offrono occasione a Gesù di mettere in evidenza l'essenziale. Una piccola curiosità: a quei tempi c'erano 248 precetti da osservare e 365 da evitare! E' comprensibile la domanda: "Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". La risposta di Gesù: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore... il secondo poi è simile: Amerai il tuo prossimo come te stesso". Se sembra facile, illudendoci, amare Dio, il vero ostacolo lo troviamo nell'amare chi vive accanto a me. La verifica dell'amore Dio, è nell'amare il prossimo, iniziando dal pensare, parlare e giudicare. Se viene meno, crolla tutta la Legge. Prova a lasciarti amare per amare.

    Grazie a Domenico Binetti per l'intervento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    L'ANIMA DELLA LEGGE

    Anche i Farisei mettono alla prova Gesù: «Qual è il grande comandamento?». Rispondere a questa domanda per i contemporanei di Gesù non era facile. La legge ebraica si componeva di 613 tra regole e precetti che per loro era importante osservare. Avevano l'idea di un Dio che puniva ogni trasgressione.

    Gesù invece è venuto a rivelarci un Dio benevolo, "lento all'ira e ricco di misericordia".

    A questa ennesima provocazione, Gesù risponde rifacendosi allo "Shemà Israel" la preghiera ripetuta tre volte al giorno da ogni giudeo.

    Quanto siamo amati dal Signore! Se ne riversassimo altrettanto amore in risposta, di certo ci renderebbe migliori e ci predisporrebbe al comandamento che Gesù aggiunge a completamento dello "Shemà": «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Per Gesù anche il prossimo va amato...totalmente! Perciò stabilisce una somiglianza, un'unione tra questi due comandamenti. Un solo comando "Amare" e non diecimila precetti.

    Dall'amore dipende ogni legge e profezia, dipende tutta la storia: e dipende la salvezza eterna.

    Quando stiamo in famiglia, al lavoro...tra la gente, proviamo ad amare gli altri come amiamo noi stessi; ad avere verso gli altri quelle attenzioni, quelle gentilezze, quelle parole che ci fa tanto piacere ricevere. Nell'Amore è "fissata" l'anima della legge ebraica e quella del Vangelo.

    Domenico Binetti




    preghiera a tavola
    Benedici noi e la nostra mensa, Signore,
    con la forza del tuo amore.
    Aiutaci a mangiare il tuo corpo
    e a vivere uniti come fratelli.
    Amen




    LA SANTITA' E' UNA VOCAZIONE PER TUTTI

    santita vocazione di tuttiLa festa di Tutti i Santi, che oggi celebriamo, ci ricorda che il traguardo della nostra esistenza non è la morte, è il Paradiso! Lo scrive l'apostolo Giovanni: «Ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3,2). I Santi, gli amici di Dio, ci assicurano che questa promessa non delude. Nella loro esistenza terrena, infatti, hanno vissuto in comunione profonda con Dio. Nel volto dei fratelli più piccoli e disprezzati hanno veduto il volto di Dio, e ora lo contemplano faccia a faccia nella sua bellezza gloriosa.

    I Santi non sono superuomini, né sono nati perfetti. Sono come noi, come ognuno di noi, sono persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e speranze. Ma cosa ha cambiato la loro vita? Quando hanno conosciuto l'amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie; hanno speso la loro vita al servizio degli altri, hanno sopportato sofferenze e avversità senza odiare e rispondendo al male con il bene, diffondendo gioia e pace. Questa è la vita dei Santi: persone che per amore di Dio nella loro vita non hanno posto condizioni a Lui; non sono stati ipocriti; hanno speso la loro vita al servizio degli altri per servire il prossimo; hanno sofferto tante avversità, ma senza odiare. I Santi non hanno mai odiato. Capite bene questo: l'amore è di Dio, ma l'odio da chi viene? L'odio non viene da Dio, ma dal diavolo! E i Santi si sono allontanati dal diavolo; i Santi sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri. Mai odiare, ma servire gli altri, i più bisognosi; pregare e vivere nella gioia; questa è la strada della santità!

    Essere santi non è un privilegio di pochi, come se qualcuno avesse avuto una grossa eredità; tutti noi nel Battesimo abbiamo l'eredità di poter diventare santi. La santità è una vocazione per tutti. Tutti perciò siamo chiamati a camminare sulla via della santità, e questa via ha un nome, un volto: il volto di Gesù Cristo. Lui ci insegna a diventare santi. Lui nel Vangelo ci mostra la strada: quella delle Beatitudini (cfr Mt 5,1-12). Il Regno dei cieli, infatti, è per quanti non pongono la loro sicurezza nelle cose, ma nell'amore di Dio; per quanti hanno un cuore semplice, umile, non presumono di essere giusti e non giudicano gli altri, quanti sanno soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce, non sono violenti ma misericordiosi e cercano di essere artefici di riconciliazione e di pace. Il Santo, la Santa è artefice di riconciliazione e di pace; aiuta sempre la gente a riconciliarsi e aiuta sempre affinché ci sia la pace. E così è bella la santità; è una bella strada!

    Oggi, in questa festa, i Santi ci danno un messaggio. Ci dicono: fidatevi del Signore, perché il Signore non delude! Non delude mai, è un buon amico sempre al nostro fianco. Con la loro testimonianza i Santi ci incoraggiano a non avere paura di andare controcorrente o di essere incompresi e derisi quando parliamo di Lui e del Vangelo; ci dimostrano con la loro vita che chi rimane fedele a Dio e alla sua Parola sperimenta già su questa terra il conforto del suo amore e poi il "centuplo" nell'eternità.

    Papa Francesco, Angelus, 1° novembre 2013


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    «MAESTRO, DÌ A NOI IL TUO PARERE: È LECITO, O NO, PAGARE IL TRIBUTO A CESARE?» Mt 22,17

    Dal Vangelo secondo Matteo (22,15-21)

    pagare tributo a cesareIn quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.

    Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità.

    Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

    Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».

    Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».



    il parroco

    Matteo ci offre una delle occasioni in cui i farisei ed erodiani, avversari, si ritrovano d'accordo per provocare Gesù, screditarlo e poi giudicarlo e condannarlo. Che c'è di più facile dell'argomento delle tasse? Anche allora il cittadino era oberato da una richiesta sproporzionata. E oggi? Una richiesta continua nascosta tra sigle e nomi più svariati. Pagare o non pagare le tasse, domanda equivoca e provocante, e Gesù con la sua risposta netta e chiara riporta alla verità: "Rendere a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". Gesù non risponde da consulente fiscale, ma secondo giustizia. La giustizia verso Dio e verso l'uomo. Se tu sei giusto verso Dio, lo ami e conosci la sua parola, sarai giusto anche verso l'uomo. Dimenticare Dio provoca ingiustizia anche verso Cesare. Tutti abbiamo bisogno di un sincero esame per rimettere equilibrio la nostra vita verso Dio e verso Cesare, come fedeli e cittadini.

    Grazie ad Anna Garofalo per la riflessione sul vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    NOI DI CHI SIAMO?

    noi di chi siamoIl brano del vangelo è molto noto per la frase: "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". I farisei vogliono attirare Gesù nella trappola con la questione delle tasse, da pagare o meno, agli occupanti romani. Pagare le tasse significava sottomettersi a Roma, non pagarle, essere un provocatore politico. L'affermazione di Gesù diventa provocazione: Di chi siamo noi? La nostra faccia assomiglia a quella impressa nella moneta o assomiglia a di Dio? Per chi ci preoccupiamo? Per quello che abbiamo in tasca o per quello che abbiamo nel cuore? Gesù non è venuto per dire se è lecito o meno pagare le tasse, ma è venuto per ricordare all'uomo di allora e di oggi, a chi debba dare tutto e su chi basare le proprie scelte: Dio Padre. Siamo fatti ad immagine di Dio e per renderla sempre bella e felice, non dobbiamo fissarci su quella di Cesare, cioè ai soldi, ai beni che abbiamo, ma dobbiamo orientare lo sguardo e il cuore sul volto di Gesù.

    Anna Garofalo





    preghiera a tavola
    Padre buono,
    apri il nostro cuore alla necessità degli altri.
    Insegnaci ad essere generosi
    con quello che abbiamo
    e a lavorare con impegno
    perché si abbia più giustizia per tutti.
    Benedici il nostro pane e la nostra famiglia.
    Amen



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    «IL REGNO DEI CIELI È SIMILE A UN RE, CHE FECE UNA FESTA DI NOZZE PER SUO FIGLIO» Mt 22,2

    Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-14)

    regno cieli simile reIn quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:

    «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

    Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

    Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

    Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».



    il parroco

    La parola del Vangelo di oggi è un gioioso invito ad un banchetto di nozze, è festa grande, nessuno è escluso e non per modo dire, ma di fatto. L'unico escluso è chi vuol fare il "furbo", non conoscendo il cuore di chi lo ha invitato.

    Antonietta Di Buduo ci offre la sua riflessione, accogliamola in semplicità, ringraziandola.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    NON SI PUÓ ESSERE FELICI DA SOLI


    Un banchetto di nozze per il figlio del re! Chi noi, invitato, non si sentirebbe onorato, allettato dall'idea delle vivande prelibate già preparate? Eppure l'invito viene rifiutato dagli invitati della parabola poiché questi siedono già ad un altro banchetto, quello della propria autosufficienza, dell'ipocrisia e dell'incredulità. Ma il re non si dà per vinto ed estende l'invito a tutti, buoni e cattivi poiché il regno di Dio è destinato ad estendersi verso ogni uomo. Quindi tutti siamo invitati a questo banchetto perché Dio vuole vederci felici, ci chiama a vivere in comunione con Lui nella festa e nella gioia. Quello preparato da Dio però, non è il banchetto della sopraffazione e della cupidigia, in cui ognuno pensa elusivamente a se stesso, non è il banchetto del ricco epulone che lascia morire di fame il povero Lazzaro leccato dai cani. No, non si può essere felici da soli! Dio ci chiama ad essere i commensali di un banchetto molto diverso, in cui si crea un clima di festa, di felicità e di condivisione; in cui, stando l'uno accanto all'altro, si costruisce la fratellanza e la comunione. Un banchetto le cui vivande sono il pane della Parola e il pane della vita, nutrimento e sostegno nel nostro cammino verso il Regno. Questo banchetto perciò esige una degna partecipazione: non basta accettare l'invito, ma occorre entrare nel clima di festa con il cuore aperto ad accogliere le esigenze del vangelo. Entrare in questa atmosfera di gioia, di fede, di comunione fraterna ci prepara al grande banchetto del cielo in cui Egli stesso passerà a servirlo. Dio ci offre il suo amore e l'uomo è libero. Chi lo rifiuta si condanna da solo ad una vita triste e senza speranza; solo l'adesione al suo invito rende felice la nostra esistenza, dà sicurezza ai nostri passi e ci fa percorrere sentieri di luce, di fraternità e di pace.

    Antonietta Di Buduo




    preghiera a tavola
    Signore riempici del tuo amore, per crescere uniti.
    Aiutaci a vivere con semplicità e generosità.
    Benedici questa mensa e questa famiglia che ti ama.
    Amen



    campo estivo giovanissimi

    A conclusione del Campo estivo, ogni gruppo ha sintetizzato l'esperienza vissuta...


    "Uffa, è estate, vogliamo dormire!" ma ormai al campo avevamo aderito

    e non potevamo rifiutare l'invito.

    Giunti a destinazione,

    sembrava una gran confusione:

    tra i grandi spaesati

    e gli annoiati.

    ma in questi giorni, dalla sera alla mattina,

    abbiamo imparato che non si giudica il libro solo dalla copertina.

    Perciò dobbiamo ringraziare,

    chi il campo scuola ci ha fatto frequentare.

    Un grazie per questa esperienza

    va alla magnifica "zia Enza",

    costantemente accompagnata

    da una squadra iper organizzata.

    Pietro, Lucia, Maria e Pasqualina,

    hanno assunto il completo controllo della cucina.

    Con i suoi complimenti, Tonia, a tutte le ore

    ha messo anche gli ammalati di buon umore.

    Michele e Rosangela con il loro aiuto,

    l'ordine tra le squadre han mantenuto.

    Un grazie anche a Mariangela, Roberto e i loro bambini

    per esserci stati vicini.

    Degli animatori non ci siam dimenticati:

    sappiamo che per noi tanto vi siete impegnati.

    Ricordiamo Tommaso e Gianni,

    perché con lo spavento ci hanno accorciato gli anni.

    Grazie a Mauro, Leo e Giovannino che con polso e precisione

    hanno controllato ogni situazione.

    Ad Angelica, Carmen ed Alessia vogliamo dire:

    grazie per averci fatto divertire.

    Un grazie speciale a Miriam e Dora,

    che ci hanno tollerati finora.

    Un grazie anche a chi con il summit ci ha riuniti,

    perché un unico gruppo ci siam sentiti.

    Una grande amicizia è nata

    e speriamo che con il tempo non venga dimenticata.

    Siamo diversi ma tutti amici

    e per aver capito ciò dobbiamo ringraziare p. Luigi.

    Nel nostro cuore quest'esperienza conserveremo

    e i valori appresi nella vita quotidiana applicheremo.

    Grazie a tutti!



    grazie campo estivoA tutti coloro

    che con la loro disponibilità

    e sostegno economico

    hanno permesso la riuscita del campo: Grazie!!!



     libro animato

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    DA ULTIMO MANDO' LORO IL PROPRIO FIGLIO DICENDO: "AVRANNO RISPETTO PER MIO FIGLIO!" Mt 21,37

    Dal Vangelo secondo Matteo (21,33-43)

    rispetto per mio figlioIn quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:

    «Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.

    Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.

    Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

    Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».

    Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

    E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi"? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».




    il parroco

    La vigna con tutta la sua bellezza di immagine e di frutti, percorre molte pagine della Bibbia. In questa domenica il cantico di Isaia e la pagina di Matteo ci fanno rivivere la magnificenza e la tragicità. "Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna...aspettava che producesse uva;...invece acini acerbi". Così il profeta Isaia. La parabola del vangelo ha una conclusione ancora peggiore. Il padrone manda i servi a raccogliere i frutti e vengono uccisi ed infine lo stesso figlio. L'allusione è chiara: il rifiuto dell'uomo avvenuto nel tempo e in ultimo l'uccisione del figlio. Tutto questo ci parla di un amore senza misura del Signore verso la sua vigna che è la Chiesa, nonostante la delusione continua e i tradimenti che i discepoli mettono in atto. Una parola deve farci tornare a coltivare la vigna, ad essere Chiesa che ascolta e produce frutti: potremmo restare privi dell'amore del Signore, se ci ostiniamo nel rifiuto di convertirci all'amore ostinato che il Signore ha per la sua Chiesa, per ciascuno di noi.

    Un grazie particolare alla famiglia Antonia e Michele Dinuzzi per la lettura offerta del vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    OPERAI DELLA SUA VIGNA

    operai sua vignaSiamo Antonia e Michele Dinuzzi con gioia abbiamo letto il vangelo e con tremore proviamo a comunicare alcuni pensieri. Il padrone della vigna si preoccupa di mandare i servi a raccogliere i frutti, ma questi vengono uccisi, manda poi anche suo figlio e riceve la stessa sorte. Per Dio la vigna siamo noi, tutto il popolo, preceduto dai figli d'Israele, che cammina con il Signore. Lui si manifesta e si preoccupa che questa vigna dia buoni frutti di carità, obbedienza e umanità. Gesù con la sua vita guarisce e dà salvezza al mondo.

    Il Signore chiama me come operaio della sua vigna.

    Grazie, Signore, per essere stati privilegiati dal tuo amore misericordioso.

    Antonia e Michele Dinuzzi



    preghiera a tavola
    Signore Gesù Cristo,
    mangiamo oggi il nostro pane,
    aiutaci a vivere in comunione fraterna,
    riconoscendo la tua presenzae il tuo amore tra  di noi.
    Amen




    SAN GIOVANNI LEONARDI
    da GiòBOOK 1 - 2009

    cristoincrocePadre Giovanni Leonardi o come lui si firmava padre Giò, è uno spirito irrequieto: la Chiesa non può andare avanti se non rimette al centro il motivo della sua esistenza: Cristo. È uno speziale, e da buon farmacista non può osservare i mali senza trovare un'adeguata "soluzione" o almeno dei lenitivi in attesa della guarigione.

    Ed ecco quindi che intraprende il suo cammino di cambiamento e di riforma nella Chiesa: si dona totalmente alla causa diventando sacerdote.

    Chiedendo la protezione della Vergine Maria, Madre di Cristo, comincia a lavorare prima da solo, poi man mano attorniato da tre suoi compagni che formeranno il futuro Ordine della Madre di Dio, affinché fino ai confini della terra arrivi il messaggio del Cristo risorto.

    Ed è proprio il Cristo glorioso, morto e risorto, che ispira tutta la sua vita portandolo ad elevare gli occhi a Lui, per farsi conquistare da Colui che è bellezza infinita.

    Questa la visione di Cristo del nostro Santo: nessuna azione, nessun lavoro, nessuna preghiera vale a qualcosa se non viene fatta tenendo davanti agli occhi il Crocifisso Risorto.

    È solo con Cristo che si misurano le cose: le Sue braccia aperte, spalancate verso l'umanità intera, simboleggiano il dono totale, il dono estremo, ma anche l'accoglienza e la misericordia, che ha spinto il giovane Santo a fondare un ordine missionario, aperto alle esigenze del mondo intero. La testa chinata sulla croce, simbolo di obbedienza al Padre, si offre come spunto a quella che sarà regola fondamentale e virtù per Giovanni Leonardi: obbedienza.

    Di fronte a una così grande meraviglia tutto passa in secondo piano, tutti gli affanni, le cose terrene, la propria vita, non ha più valore. Tutto ruota intorno a Cristo. La sua vita è vissuta in obbedienza totale a Cristo. Come gli apostoli, padre Giò, riconosce il primato di Cristo e fa di lui la sua unica ragione di vita. "Cristo innanzitutto".

    È Cristo la misura e il fine di ogni cosa, è Cristo il conforto, il sole della vita. È Cristo la stessa vita, la verità, la guida, la speranza. È da Cristo vivo e presente nella sacramentalità della Chiesa che Giovanni Leonardi riparte. È ormai chiaro a padre Giò che solo imitando il Maestro nelle cose quotidiane, nell'insegnare il catechismo ai fanciulli, nell'obbedire ai superiori per il bene comune, nell'accostarsi frequentemente al Sacramento della Penitenza, nell'incontrarlo nella Santa Eucarestia, si può ottemperare al volere di Dio per la salvezza della propria anima. Ma per fare tutto ciò bisogna "denudarsi di ogni proprio interesse e solo il servizio di Dio riguardare". ( Lettera del 27 luglio 1601).

    " A Te levo i miei occhi conquistati da te" (Sermone 40). Con i suoi occhi sempre fissi e conquistati da Colui che è Amore infinito, anche nelle difficoltà e tra i dolorosi dissensi, Giovanni non si scoraggia, perché il suo sguardo è costantemente rivolto a Cristo. Sollevare lo sguardo è l'invito che Giovanni Leonardi ci esorta a fare davanti a Colui che per amore si è donato a tutti noi ed è diventato misura di tutte le cose.

    È Cristo il centro del cosmo e della storia. Nell'incontro con Lui si illumina il senso della vita di ciascuno di noi e del destino che ci attende. "O Cristo o niente! Questa fu la "misura" di San Giovanni Leonardi! Questa è la misura dei Santi!" (Omelia Mons. Castellani, 5.10.2008).

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    ABBI PIETA' DI ME PECCATORE

    Dal Vangelo secondo Luca (18, 9-14)

    abbi pieta di me peccatoreIn quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:

    «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

    Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".

    Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".

    Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».


    il parroco

    Continua l'insegnamento di Gesù con il linguaggio parabolico, domenica scorsa sulla "necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai" con il giudice disonesto e la povera vedova, oggi, sullo stesso tema "per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri".

    Per parlare di preghiera Gesù parte da ciò che vede con i propri occhi e, quel giorno, era salito al Tempio e rimane colpito da due pellegrini: "uno era fariseo e l'altro pubblicano". Tutti e due erano andati a pregare, ma lo esprimevano in modo totalmente diverso, opposto. Il fariseo inizia bene: "O Dio, ti ringrazio", ma poi tutta la sua preghiera, già dalla sua postura in piedi, è un monologo, un assolo per esaltarsi, si sente superiore a tutti, osservante della Legge in ogni ambito, non ha nulla da rimproverarsi, è a posto, con una parola: " non sono come gli altri"! Nel contempo il suo sguardo si dirige verso il fondo del Tempio dove nota un pubblicano. Già dal suo atteggiamento rivela un altro stile di preghiera, raggomitolato, con gli occhi bassi, "ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Chi era il pubblicano? Agli occhi della gente era impuro, uno che di mestiere approfittava sui tributi, viveva di ingiustizia, si era arricchito alle spalle della povera gente, uno così, veniva naturalmente disprezzato da tutti. Che avremmo detto e che diciamo oggi: hai visto, prima ruba e poi va in chiesa! Certo se la preghiera è una facile e comoda copertura della mia vita disonesta, questa non solo non è preghiera, ma peccato. L'uomo guarda l'esterno, Dio il profondo del cuore. Cosa c'è nel cuore del fariseo e in quello del pubblicano? Nel primo un autocompiacimento di sé e condanna degli altri, nel secondo la verità e affidarsi alla misericordia. Ne vedremo di belle al giorno del giudizio! Quanti abbiamo condannati e giudicati lontani da Dio, incapaci a nulla, neanche a pregare, invece escono giustificati per una invocazione vera, umile, fiduciosa: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Prima di accostarci all'altare la liturgia ci invita: "Riconosciamo i nostri peccati..., Kyrie eleison " e non per modo di dire, ma di essere, da qui: Gloria a Dio e ogni altra espressione di lode.

    S. Nicola il Pellegrino, patrono della nostra Chiesa diocesana, non sapeva altra preghiera che: Kyrie eleison! Facciamoci pellegrini in cerca di misericordia. Grazie alla famiglia Binetti per la partecipazione al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    CERCARE DIO NELL'UMILTA'

    cercare dioChissà quante volte ascoltando questa parabola ci siamo chiesti: da quale pericolo Gesù metterci in guardia? Il fariseo accampa pretese verso Dio, come se volesse barattare la propria salvezza offrendo dei doni. La preghiera, la decima, la devozione, offerte gradite al Signore, ma l'uomo non dovrebbe identificarsi nelle cose da offrire per giustificarsi. Dall'altra parte, il pubblicano, consapevole della sua condizione peccaminosa, offre se stesso, il suo cuore, la sua pochezza. Ed ecco che Dio si fa vicino, lo incontra personalmente. Lo arricchisce del Suo perdono e della Sua misericordia. Si apre nel cuore del peccatore pentito uno spiraglio di luce dove la misericordia di Dio opera affinché la sua vita diventa una ricerca continua per verificare il suo comportamento e poter confrontarsi con il Volto misericordioso di Dio, da poter dire con il salmista: "Signore se offro olocausti Tu non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Te gradito. Un cuore affranto e umiliato tu, o Dio, non disprezzi".

    Isa e Ignazio Binetti


      

      

    NON AVERE PAURA DELLA SANTITA'
    Papa Francesco, Udienza generarle, 2 ottobre 2013, passim

     nn avere paura della santita

    ... C'è stata nella storia la tentazione di alcuni che affermavano: la Chiesa è solo la Chiesa dei puri, di quelli che sono totalmente coerenti, e gli altri vanno allontanati. Questo non è vero! Questa è un'eresia!La Chiesa, che è santa, non rifiuta i peccatori; non rifiuta tutti noi; non rifiuta perché chiama tutti, li accoglie, è aperta anche ai più lontani, chiama tutti a lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal perdono del Padre, che offre a tutti la possibilità di incontrarlo, di camminare verso la santità. "Mah! Padre, io sono un peccatore, ho grandi peccati, come posso sentirmi parte della Chiesa?". Caro fratello, cara sorella, è proprio questo che desidera il Signore; che tu gli dica: "Signore sono qui, con i miei peccati". Qualcuno di voi è qui senza i propri peccati? Qualcuno di voi? Nessuno, nessuno di noi. Tutti portiamo con noi i nostri peccati. Ma il Signore vuole sentire che gli diciamo: "Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore!". E il Signore può trasformare il cuore.

    ... La Chiesa a tutti offre la possibilità di percorrere la strada della santità, che è la strada del cristiano: ci fa incontrare Gesù Cristo nei Sacramenti, specialmente nella Confessione e nell'Eucaristia; ci comunica la Parola di Dio, ci fa vivere nella carità, nell'amore di Dio verso tutti. Chiediamoci, allora: ci lasciamo santificare? Siamo una Chiesa che chiama e accoglie a braccia aperte i peccatori, che dona coraggio, speranza, o siamo una Chiesa chiusa in se stessa? Siamo una Chiesa in cui si vive l'amore di Dio, in cui si ha attenzione verso l'altro, in cui si prega gli uni per gli altri?

    Un'ultima domanda: che cosa posso fare io che mi sento debole, fragile, peccatore? Dio ti dice: non avere paura della santità, non avere paura di puntare in alto, di lasciarti amare e purificare da Dio, non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. Lasciamoci contagiare dalla santità di Dio. Ogni cristiano è chiamato alla santità (cfr Lumen gentium, 39-42); e la santità non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. E' l'incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio al prossimo. C'è una celebre frase dello scrittore francese Léon Bloy; negli ultimi momenti della sua vita diceva: «C'è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi». Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Il Signore ci aspetta tutti, con le braccia aperte; ci aspetta per accompagnarci in questa strada della santità. Viviamo con gioia la nostra fede, lasciamoci amare dal Signore... chiediamo questo dono a Dio nella preghiera, per noi e per gli altri.


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    SENZA STANCARSI

    Dal Vangelo secondo Luca (18, 1-8)

    senza stancarsiLungo In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

    «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario".

    Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».

    E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.

    Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».


    il parroco

    Un giudice e una vedova sono i protagonisti del vangelo di oggi. Il primo è qualificato come uno senza religione e nessuna attenzione o ascolto dell'altro. La vedova non ha nessun arma se non quella della sua insistente richiesta, da diventare importuna, petulante finché non ottiene quanto chiede. Risultato: Il giudice pur di non sentirla più, di togliersela davanti, per non essere più infastidito con i suoi lamenti, la esaudisce. Dal racconto la parabola: Ora, voi credete che "Dio non farà giustizia ai suoi eletti?". E' strano il paragone tra Dio e il giudice cattivo, ma questo per mettere in risalto la forza della preghiera umile, costante, fiduciosa, insistente di chi "grida giorno e notte": questa è stata la preghiera della povera vedova. La Bibbia ci rivela il volto della preghiera, la troviamo in ogni pagina e soprattutto nei salmi, l'evangelista Luca ci mostra Gesù in costante comunione di preghiera con il Padre che insegna l'unica preghiera: Padre nostro, e sulla croce l'ultima parola: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". E noi cristiani, che ne abbiamo fatto della preghiera? L'abbiamo ridotta a quando ci scappa qualche ritaglio di tempo, e peggio ancora come atto magico nei casi di emergenza, di malattia con la pretesa di essere subito ascoltati ed esauditi secondo quanto abbiamo detto. E se non avviene, forse si traduce in imprecazione e bestemmia! E' la fede che fa nascere la preghiera vera dal cuore, così pure, è la preghiera che alimenta la fede. Se tornassimo tutti alla preghiera umile, semplice, vera, costante come ci ha testimoniato la povera vedova saremmo esauditi nella sua promessa disegno e non dei nostri vani desideri. Può un padre non ascoltare la voce dei figli? Preghiamo con il salmo: "Ascolta, Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera". Ma il vangelo si chiude con un forte dubbio sospensivo: " Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà ancora fede sulla terra?". Troverà in me una fede viva, una preghiera non di parole, una fiducia totale di abbandono al suo amore di Padre? Un grazie di cuore alla famiglia Marzo per la lettura personale del Vangelo..

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    UNA FEDE VERA

    una fede veraSiamo Carmine e Caterina genitori di Salvatore che la scorsa domenica ha ricevuto il sacramento della Confermazione. Per ringraziare il Signore di questo grande dono vogliamo riflettere sul vangelo di questa domenica.

    Oggi Gesù stesso ci dice che è importante pregare e che bisogna farlo sempre e con fede. Infatti ci viene presentata la parabola della vedova importuna che chiede con insistenza al giudice iniquo di farle giustizia e il giudice: nonostante non avesse né timore di Dio né rispetto degli uomini; decide di fare giustizia alla vedova solo per la sua insistenza. Gesù fa notare come il giudice, pur essendo ingiusto, ha fatto giustizia alla vedova perché era insistente, a maggior ragione Dio Padre, che è giusto e misericordioso, farà giustizia prontamente a tutti coloro che seguono e vivono la Sua parola mettendola in pratica e a chi subisce ingiustizie a causa della Sua parola. Gesù ci dice anche che Dio farà giustizia se troverà fede, una fede vera, autentica anche se piccola come un granello di senape. Infondi in noi, o Signore, una fede vera, aiutaci a vivere in modo autentico la tua Parola e a pregarti sempre con cuore sincero perché alla fine del tempo anche noi possiamo essere tra i tuoi eletti.

    Caterina e Carmine Marzo

      

      

    "SULLE STRADE DEL MONDO"

    Nel mese missionario, per antica tradizione cristiana, preghiamo con Maria per il mondo intero. E' importante riflettere con Maria, così legata al Figlio Gesù, da essere lei stessa, per la Chiesa, 'Stella dell'Evangelizzazione" e Via per l'Annuncio.

    sulle strade del mondo


    MISTERO DELLA CONTEMPLAZIONE:

    Presentazione di Gesù al Tempio (Lc 2, 22-38)

    Anna e Simeone contemplano il Bambino tanto atteso, riconoscono la 'PRESENZA' di Dio che secondo le promesse bibliche, 'ABITA' la sua casa, ma non nascondono a Maria le difficoltà e le contraddizioni che la nascita del Figlio di Dio porterà tra gli uomini. L'annuncio del Vangelo, la presenza dei missionari in ogni luogo della terra, deve sempre essere un segno che Dio incontra l'umanità per donare vita nuova.

    Preghiamo per l'Africa, perché a partire dai propri doni e valori, sappia porre al centro l'uomo e andare oltre le divisioni, senza mai dimenticare la Giustizia e la condivisione con gli altri popoli della terra.

     

    MISTERO DELLA VOCAZIONE:

    L'annuncio dell'Angelo a Maria (Lc 1,26- 38)

    La scelta di Maria, se accettare la proposta di Dio, è tante volta quella di ogni donna del mondo, chiamata a portare alla luce una vita, spesso in mezzo a difficoltà che sembrano ostacolare la vita. E' l'esperienza di chi nell'annuncio del Vangelo ha trovato salvezza per le proprie bambine e vita nuova per sé e per l'intera comunità, passando dalla paura al BENE-dire di Dio.

    Preghiamo per l'Asia, il continente più giovane, dove la 'vocazione' alla vita è accompagnata e sostenuta dal forte spirito religioso di ogni uomo e donna e può trovare il suo significato profondo nel Vangelo.

     

    MISTERO DELLA RESPONSABILITÀ:

    La Visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39-56)

    Maria, piena di gratitudine per il dono della maternità divina, sente la responsabilità di condividere la sua gioia mettendosi a servizio di chi ha più bisogno. Nella nostra Europa, troppe volte han prevalso l'egoismo e la divisione, portando al rifiuto di chi è 'diverso', impedendo di capire la fratellanza dell'unica umanità.

    Preghiamo per l'Europa, perché possa continuare a portare avanti la sua storia recente di impegno per l'unità e la pace, senza cedere all'egoismo ed alla disperazione, senza mai lasciare indietro nessuno né escludere i più deboli, ma lavorando uniti per un nuovo sviluppo solidale.

     

    MISTERO DELLA CARITÀ:

    Maria alle nozze di Cana: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2, 1-5)

    Maria non ha paura di condividere ciò che ha ricevuto e anche se forse non sa bene quali saranno le conseguenze del suo gesto, invita con generosità ad ascoltare e seguire il Figlio Gesù.

    Preghiamo per l'Oceania, perché accolga il dono dell'Annuncio e della Fede che cambia il cuore e perché il Vangelo, testimoniato nella vita dei cristiani, sia sempre a favore della Pace fra i popoli.

     

    MISTERO DEL RINGRAZIAMENTO:

    "Ti ringrazio Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25)

    Quando Gesù 'esulta' in questa preghiera, sicuramente comprende sua Madre, Maria, nei piccoli e poveri prediletti da Dio, e da sua Madre già 'cantati' nel Magnificat.

    Preghiamo per l'America Latina, perché dopo aver donato al mondo ed alla Chiesa Papa Francesco, dopo aver vissuto la GMG, sappia camminare verso il futuro con la ricchezza della propria spiritualità, della gioia e della condivisione generosa.


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  • holyween2013

    Per info rivolgersi in Parrocchia

  • reliquiario1In occasione del triduo di preparazione alla solennità del Santo Fondatore è stata esposta alla venerazione dei fedeli la reliquia di San Giovanni Leonardi nel nuovo e significativo reliquiario realizzato e donato alla parrocchia da Michele Todisco, valente artista del vetro e del mosaico in San Ferdinando di Puglia.

    Domenica 6 ottobre tutte le celebrazioni eucaristiche hanno avuto inizio con la processione di ingresso del reliquiario dal fondo della chiesa fino al presbiterio in un posto opportunamente previsto per la venerazione pubblica e personale dove è rimasta esposta la reliquia fino alla solennità del 9 ottobre quando tutti i fedeli convenuti per commemorare il santo farmacista hanno potuto venerare da vicino la reliquia al termine della celebrazione eucaristica.

    Il reliquiario fonde e compone in armonia alcuni tratti caratteristici del santo, che come olivo verdeggiante affonda radici nella terra dell'alleanza con Dio in Cristo fondata sull'obbedienza ai suoi comandi: di questo è simbolo il tronco del reliquiario, in legno di olivo con su incisa la parola obbedienza.

    reliquiario2Il vigore del giusto cresce lungo il cammino e porta frutti di vita eterna. È questo il segreto che rende stabile e inossidabile – proprio come il metallo di cui sono realizzate le fronde che coronano la teca vitrea - l'esistenza di San Giovanni Leonardi, tutta giocata e spesa per il Regno. È lo stesso segreto che dalle Costituzioni e Regole, al soffio dello Spirito, rifluisce alla famiglia religiosa da lui fondata e le consente di vivere e crescere e dare frutti nella Chiesa di oggi: frutti significati dalle tre drupe che imperlano le foglie di olivo a significare i tre voti di obbedienza, povertà e castità, che declinano la vita di santità pienamente offerta e spesa per il servizio delle anime: "L'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, che lo spirito Santo suscitò nella Chiesa per opera di S. Giovanni Leonardi, si propone come fine la santificazione dei propri figli e il generoso servizio delle anime, mediante la professione dei consigli evangelici e della vita comune, nella pronta disponibilità ai carismi dello Spirito" (Cost. 1).

    Il giusto piantato nella casa del Signore fiorisce negli atri del nostro Dio e le sue foglie medicamentose non appassiranno mai e il suo frutto nutriente non verrà mai meno perché è fecondo dalla copiosa grazia che sgorga dal santuario del Dio altissimo.

  • Domenica 13 Ottobre 2013
    spirito santo stil1
    Caggia Emanuele
    Capacchione Martina
    Caressa Luisa
    Colucci Elena
    Curci Michele Pio
    Dassisti Vito
    De Sanio Michele
    Dell'olio Daniele
    Demichele Antonia
    Di Consolo Debora
    Di Consolo Francesco
    Divincenzo Martina
    Fiore Gabriele
    Fiotta Raffaella
    Franchino Rossella
    Galasso Giuseppe
    Grimaldi Danilo Pio
    Iadarola Marco Nicola
    Lamonaca Domenico
    Lamonaca Florinda
    Larovere Vito
    Leonetti Raffaella
    Marzo Salvatore Pio
    Masciulli Marianna
    Michielli Francesco Pio
    Montanaro Emmanuel
    Paoletti Francesca
    Penza Giampaolo
    Pestillo Aurora
    Piazzolla Michele
    Poppi Anna
    Rizzitiello Michele
    Todisco Nunzio
    Ursi Miriana
    Visaggio Michele
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    GESU', MAESTRO, ABBI PIETA' DI NOI!

    Dal Vangelo secondo Luca (17, 11-19)


    gesu maestrLungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.

    Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

    Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

    Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».



    il parroco

    E' la domenica dell'incontro dei dieci lebbrosi con Gesù. In pochi versetti l'evangelista Luca riesce a trasmettere un quadro coinvolgente. Io sono tra quei dieci. I lebbrosi, al tempo di Gesù, erano condannati a vivere lontano da ogni relazione pubblica, la loro sofferenza era doppia: prima per il male che deformava il corpo, poi l'isolamento, l'esclusione, il disprezzo, l'emarginazione più assoluta. Ma quel giorno per la loro strada c'è Qualcuno che va loro incontro, la loro voce viene subito accolta, invitandoli a presentarsi ai sacerdoti. Ma fin da primi passi avvertono la guarigione, possiamo immaginare lo stupore, la meraviglia, i salti di gioia. Si mettono a correre verso il Tempio, non vedono l'ora di essere riconosciuti guariti, riprendere la vita normale. Nella corsa non si accorgono di essere in nove, uno è tornato indietro, si sente in dovere di ringraziare, la parola precisa "eucaristia", è troppo grande il dono ricevuto, non se lo aspettava. E nell'incontro con Gesù riceve una conferma di salvezza a motivo della sua fede: " Alzati e và: la tua fede ti ha salvato!". Prima ci siamo confusi con i dieci lebbrosi, e se fossi io, il samaritano? Con la fede è possibile. Grazie alla famiglia Capacchione per il loro intervento al Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    DIRE GRAZIE

    Nel Vangelo di questa domenica, c'è un susseguirsi di azioni di Gesù che si intrecciano con quelle delle persone che incontra.

    Gesù, attraversa la Samaria, terra di eretici, secondo i giudei, e la Galilea. Dieci lebbrosi vanno incontro a Gesù, si fermano e gridano verso Lui invocando la guarigione. Gesù li vede e risponde positivamente, indirizzandoli verso i sacerdoti del tempio.

    Uno solo vistosi guarito tornò indietro, toccando il cuore di Cristo per la sua gratitudine. Il Maestro va oltre il corpo sanato e mette il lebbroso guarito sulla via della salvezza: la fede.

    Qui le domande si affollano nella mente e nel cuore: so dire grazie al Signore per tutti i doni che mi ha elargito? O sono tra quelli che credono che tutto è dovuto nella vita? Strano che colui che torna indietro è uno "straniero", un eretico. Mi credo a posto con la coscienza solo perché sono stato battezzato? Ma vivo da battezzato?

    Signore Gesù, aumenta la nostra fede per imparare a dirti grazie.

    Rosangela e Cosimo Capacchione

      

    dire grazie

    Signore Gesù, siamo tutti lebbrosi.

    Abbiamo bisogno di essere guariti.

    Siamo lebbrosi dai pensieri mai limpidi,

    dagli affetti mai totalmente purificati,

    dalla fede non sempre forte.

    Guariremo quando obbediremo al tuo Vangelo.

    La fede guarisce e salva.

    Occorre accoglierti come Salvatore.

    A volte ci sentiamo in diritto di ricevere la guarigione,

    non sentiamo il dovere di ringraziarti.

    Ci abituiamo ai tuoi doni

    e perdiamo lo stupore della gratuità,

    non sperimentiamo la gioia della salvezza.

    Ringraziare è riconoscere il tuo amore per noi,

    ritornare da te e dirti grazie,

    stabilire un rapporto tra te che doni con amore

    e noi che riceviamo i tuoi doni.

    O Gesù, donaci una fede autentica

    con la quale chiedere e ottenere.

    Guariscici col tuo amore misericordioso.

    Amen.



    BEATA PERCHE' HAI CREDUTO!

    Giornata mariana nel giorno dell'anniversario dell'ultima apparizione della B. V. Maria a Fatima (13 ottobre 1917).

    via matris


    VIA MATRIS

    I Dolore: Maria Santissima accoglie nella fede la profezia di Simeone

    Dal Vangelo secondo Luca: Mosso dallo Spirito [Simeone], si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.


    II Dolore: La fuga in Egitto

    Dal Vangelo secondo Matteo: I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico; perché Erode sta per cercare il bambino per farlo morire». Egli dunque si alzò, prese di notte il bambino e sua madre, e si ritirò in Egitto.

     

    III Dolore: Maria va in cerca di Gesù smarrito

    Dal Vangelo secondo Luca: I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole.

     

    IV Dolore: Maria segue Gesù sulla strada del Calvario

    Dal Vangelo secondo Luca: Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori".

     

    V Dolore: Maria al Calvario sotto la croce

    Dal Vangelo secondo Giovanni: In quell'ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!" Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!" E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

     

    VI Dolore: Gesù deposto dalla croce fra le braccia della Madre

    Dal Vangelo secondo Marco: Poi, avvicinandosi ormai la sera, poiché era la Preparazione, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatea, un rispettabile membro del consiglio, che aspettava anch'egli il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato e domandò il corpo di Gesù. E Pilato si meravigliò che fosse già morto. E, chiamato il centurione, gli domandò se fosse morto da molto tempo. E, rassicurato dal centurione, concesse il corpo a Giuseppe. E questi, comperato un lenzuolo e deposto Gesù dalla croce, lo avvolse nel lenzuolo e lo mise in un sepolcro che era stato scavato nella roccia; poi rotolò una pietra davanti all'entrata del sepolcro.

     

    VII Dolore: Maria depone Gesù nel sepolcro in attesa della risurrezione

    Dal Vangelo secondo Marco: Giuseppe d'Arimatea, avvolto il corpo di Gesù in un lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Magdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto.



    In un'apparizione la Madonna disse: «Quando recitate la corona dei rosario, dite dopo ogni decina: Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dai fuoco dell´inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua misericordia»



    libro animato

  • 80 anniversario chiesa

    "Quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale" (1 Pt. 2,5)


    La Madonna del Rosario
    visita le nostre case e sosta tra noi


    PROGRAMMA

    14 Ottobre - ore 17.30
    dalla Parrocchia del Rosario alla Parrocchia del Sacro Cuore e Concelebrazione Eucaristica

    21 Ottobre - ore 17.30
    dalla Parrocchia del Sacro Cuore alla Parrocchia San Ferdinando Re e Concelebrazione Eucaristica

    28 Ottobre - ore 17.30
    dalla Parrocchia San Ferdinando Re alla Parrocchia del Rosario e Concelebrazione Eucaristica

    Durante la settimana: ore 18.00 S. Rosario animato dalla Confraternita del Rosario



    Con Maria riscopriamo la nostra fede
    con i sacerdoti di San Ferdinando di Puglia

    6 Novembre - ore 18.30
    "Eccomi sono la serva del Signore"
    predicatore: Padre Rosario Piazzolla OMD

    7 Novembre - ore 18.30
    "Maria premurosa nella carità"
    predicatore:Padre Ignazio Miccolis OMD

    8 Novembre - ore 18.30
    "Dal grembo verginale di Maria, Cristo"
    predicatore: Padre Michele Lopopolo OMD

    9 Novembre - ore 18.30
    "Maria immagine e Madre della Chiesa"
    predicatore:Don Mimmo Marrone

    10 Novembre - ore 18.30
    "Maria Vergine fonte di luce e di vita"
    predicatore:Padre Tommaso Galasso OMD

    11 Novembre - ore 16.30
    Sosta di preghiera, in via Barletta, presso la restaurata croce commemorativa dell'arrivo dei Padri Leonardini in San Ferdinando di Puglia, con Padre Francesco Petrillo, Rettore Generale OMD.
    Processione verso la chiesa del Rosario.
    Ore 18.30:"Maria Vergine Tempio del Signore" Concelebrazione Eucaristica

    12 Novembre - ore 18.30
    Concelebrazione Eucaristica con il nostro Arcivescovo Mons. Giovan Battista Pichierri, gli ex parroci della Parrocchia e i nati nel 1933.
  • logo strada facendo anno di fede



    ACCRESCI IN NOI LA FEDE!

    Dal Vangelo secondo Luca (17,5-10)

    accresci la fedeIn quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

    Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe.

    Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

    Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"».



    il parroco

    "Accresci in noi la fede" questa è la richiesta dei discepoli, con cui si apre il vangelo di questa domenica, una richiesta fuori dalle solite e scontate domande di interesse personale, possiamo chiamarla una richiesta di qualità. La domanda scaturisce dai precedenti insegnamenti che Gesù dà ai discepoli sull'accoglienza dei piccoli e soprattutto di perdonare i deboli, "non sette volte, ma settanta volte sette". Forse hanno visto la loro incapacità a vivere proposte così esigenti, hanno fatto i conti con la loro pochezza ed ecco la domanda. La fede è protagonista nella vita in qualsiasi ambito: personale, familiare, sociale, ecclesiale. Se manca, tutto diventa pesante, obbligato, e di conseguenza, inutile. Al contrario anche in piccolissima dose è forza sconvolgente. "Se aveste fede quanto un granello si senape..." Così Gesù ai discepoli per scuoterli, per incoraggiarli parla di effetti impensabili: "Potreste dire a questo gelso: sradicati e vai a piantarti nel mare!". La storia è piena di questi miracoli "impossibili". Proprio i discepoli paurosi, peccatori, impacciati a parlare, limitati all'azione, sono stati i primi a sperimentare quanto sia grande la fede piccola come "granello di senape"! Ma quanto è avvenuto nei primi discepoli ha avuto conferma in coloro che si sono lasciati guidare, totalmente, dalla fede. Solo un riferimento: Madre Teresa di Calcutta, come ha potuto realizzare una carità inimmaginabile a qualsiasi progetto umano? E Lei si considerava "una semplice matita" nelle mani di Dio! Ma questo è vero, sperimentabile anche in ciascuno di noi, quando ci lasciamo condurre dalla fede.

    Il 9 ottobre del 1609 moriva S. Giovanni Leonardi e tutta la sua vita è stata segnata dalla forza della fede, da fanciullo in famiglia, da giovane in farmacia, ma soprattutto nella sua missione sacerdotale. Le difficoltà non l'hanno frenato, anzi ha fatto sorgere nel suo cuore una fede ancora più generosa, da trasmetterla, accenderla in coloro che incontrava. Così a Lucca, a Roma e in tutte le missioni intraprese. Ma quella che gli stava più a cuore era un grande amore a Cristo e alla Chiesa in un impegno di annuncio, di catechesi per tutti, ma soprattutto per i più piccoli. Nella sua azione ha saputo coinvolgere altri ad avere lo stesso entusiasmo e affidandoli alla protezione di Maria, è nato l'Ordine della Madre di Dio, i Padri Leonardini. A quattro secoli di distanza S. Giovanni Leonardi ci ha lasciato una grande eredità: la sua santità, il suo entusiasmo di fede. La risposta non si può fermare alle parole, ma, per viverla, è indispensabile la forza della fede "grande quanto un granello di senape"!

    Grazie alla famiglia Fiore per quanto ci hanno voluto comunicare dalla lettura del Vangelo.

    P. Raffaele Angelo Tosto(tostangelo@yahoo.it)



    SINONIMO DI RISPETTO

    Il vangelo di Luca ci fa riflettere su quanta fede abbiamo (ma ce l'abbiamo?), dovremmo essere come dei gelsi piantati in qualunque terreno e nonostante tutto, dare ogni anno bei frutti.

    Secondo noi fede è sinonimo di rispetto. Rispettare le leggi di Gesù, ma anche rispettare chi ci ha educati. Ci auguriamo che i ragazzi che riceveranno la santa Cresima, abbiano fede in noi genitori e in chi darà loro consigli giusti. Così anche noi possiamo dire: "Abbiamo fatto quanto dovevamo fare".

    Anna Maria e Nicola Fiore



    estate giovani 4


    ROUTE DEL FUOCO CRUX

    route fuoco cruxPur non essendo la prima esperienza di Route (così viene chiamato il campo mobile, svolto dalle Scolte), ogni qual volta si parte, ci si prepara per mettere a dura prova la propria resistenza fisica e la propria forza spirituale. Quest'anno con il "Fuoco" di Cerignola alcune ragazze di San Ferdinando hanno affrontato un campo mobile sulle montagne garganiche. Erano previsti diversi chilometri per quattro giorni e con lo zaino in spalla ci si spostava da una meta all'altra solo con l'ausilio delle proprie gambe. Mentre si camminava la concentrazione si intensificava in proporzione alla fatica, ma la forza di volontà da sola sembrava non bastare. Il dolore e la fatica sembrano avere il sopravvento ma sentivo che il Signore era con me. Lo Spirito santo che sempre mi custodisce mi dava la forza per andare avanti e mi motivava a fare e dare di più. La sensazione più piacevole della strada era la riflessione inimitabile che puoi avere quando sei in silenzio e sola con te stessa. Sai che la stessa fatica e lo stesso dolore era condiviso dalle altre ragazze ma soprattutto l'idea che ciò che stai facendo è qualcosa di buono e ciò che stai provando lo ha provato Gesù Cristo nella sua passione. In questi giorni ho trovato soluzioni a dei problemi e tratto deduzioni che da sola non avrei mai potuto trarre. So che questa crescita interiore è opera del Signore ed è per questo che dopo questa esperienza resto convinta e felice di "viaggiare fedelmente" con Lui.

    Alessia Musci



    ESPLORATORI E GUIDE AL CAMPO ESTIVO

    esploratori guideIl campo estivo è l'elemento fondamentale della formazione scout: ci si prepara per un anno intero con attività fatte in sede ed uscite all'aria aperta. Il campo dà forma a quell'uomo che è dentro il ragazzo: si impara ad ascoltare, a progettare, a condividere, il tutto nella piena gioia e divertimento. Su questi elementi anche quest'anno il nostro gruppo ha vissuto il campo estivo nei boschi fantastici degli altipiani di Montella, in provincia di Avellino dal 15 al 25 luglio. Arrivati sul posto, ogni squadriglia si è dedicata subito al montaggio delle tende, refettori (tavoli costruiti con pali di legno e corde), cucine da campo rialzate (sulle quali si cucina rigorosamente a legna), e varie astuzie per rendere la vita all'aria aperta più agevole. I nostri tempi sono stati scanditi dal sole: l'orologio in natura diventa un qualcosa da mettere da parte... imparando quindi a valorizzare ogni attimo che il Signore ci dona (anche quelli dedicati al riposo!). La mattina sveglia presto, attività ginnica, colazione, lavaggio personale e pronti in uniforme per l'issa bandiera: dopodiché spazio al gioco!!! Stupende attività avventurose vissute al fresco dei boschi campani. Le attività venivano fermate a mezzogiorno con l'Angelus per poi prepararsi il pranzo e riprendere, dopo la pulizia delle stoviglie ed un po' di riposo, con l'attività ludica ed il momento di catechesi. Al tramonto l'ammaina bandiera da' fine all'attività frenetica per lasciare il posto alla cena, al fuoco di bivacco tutti insieme tra canti, bans e scenette divertenti: al bagliore del fuoco, nel silenzio notturno del bosco, si terminano le nostre avventurose giornate con un momento di preghiera e di ringraziamento al Creatore di tutta la bellezza di cui abbiam goduto durante la giornata. E poi tutti a nanna, pronti ad affrontare una nuova ed entusiasmante giornata! E' così che ogni scout impara a fare del proprio meglio per essere pronto a servire...

    Antonio, Vito, Francesca e Marilea




    punto interrogativoStoricamente, Baden-Powell ha fondato due movimenti separati, quello degli Scout (per i ragazzi) e quello delle Guide (per le ragazze). Partendo dallo sviluppo e dalla valorizzazione delle specificità proprie di ciascun individuo e rispettando e arricchendo gli elementi tipici delle due personalità, maschile e femminile, anche oggi l'Associazione mantiene due riparti indipendenti.

    Le GUIDE e gli ESPLORATORI, sono ragazze e ragazzi di 11-16 anni, organizzati in Squadriglie composte da 6-8 ragazzi guidati da uno di loro detto Capo Squadriglia. Ogni squadriglia prende il nome di un animale. L'unione di più squadriglie è chiamato Riparto.

    Le SCOLTE sono ragazze di 16-21 anni che si riuniscono in unità chiamate fuoco. Il termine scolta, cioè sentinella, colei che ascolta, rappresenta con riferimento evangelico, la ragazza che è sempre pronta. Il motto delle Scolte è: "SERVIRE".


    libro animato

  • IL DONO DELLO SPIRITO SANTO

    il dono dello spirito

    Bernardi Rolando

    Bombini Francesco

    Calpagnano Michele

    Caprioli Antonietta

    Cellamare Giuseppina

    Dargenio Danilo

    De Lillo Ivan

    D'ercole Veronica

    Di Bitonto Andrea

    Di Modugno Antonio

    Dicorato Vincenzo

    Dipaola Antonio

    Distaso Altomare

    Fiorino Francesco

    Fiorino Giuseppe

    Frontino Addolorata

    Labianca Elena

    Laserra Angelica

    Laserra Grazia

    Lopez Rosalba

    Messina Carmela

    Muoio Alessia

    Oscuri Annamaria

    Palumbo Marco

    Piazzolla Antonio

    Piazzolla Mauro

    Ricco Marco

    Scaringella Rachele

    Spina Vanessa

    Todisco Cosimo

    Zizza Nicola

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    FIGLIO DI DAVIDE, GESU', ABBI PIETA' DI ME!

    Dal Vangelo secondo Marco (10, 46-52)

    figlio di davideIn quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

    Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

    Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.

    Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato».

    E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.


     

    Un cieco, che grida con tutta la voce è il modo più naturale per farsi vedere e sentire da tutti, ma Bartimeo si rivolge esplicitamente a Gesù Nazareno, e lo chiama " Figlio di Davide" con quella segreta convinzione di recuperare la vista. Si rende conto che dà disturbo, ma il suo scopo è uno solo: vedere! Si fa strada con la voce, ma è la fede che lo guida ad incontrare personalmente Gesù, ha ottenuto quanto desiderava. " Che cosa vuoi che io faccia per te?" e il cieco: "Che io veda di nuovo!". " Va la tua fede ti ha salvato". Ora vede e segue. La fede di Bartimeo è stata così vera che Gesù gli ridona la vista. Beati noi se, come Bartimeo, sappiamo conoscere la cecità che ci invade, nonostante la nostra buona vista, per vedere con gli occhi della fede e seguire il Signore.

    I cresimandi, che oggi ricevono lo Spirito Santo hanno sperimentato la forza della fede nel cammino di catechesi e di esperienza: campo estivo a Lariano, ritiro a Tenuta Sospiro e alla vigilia, armati di carriole si sono fatti cercatori di carità allargando la loro vista e il loro cuore in un dono di gioia verso i più poveri. Grazie ragazzi per questa ventata di Spirito che ci donate! Ne abbiamo bisogno per tornare a vedere con gli occhi nuovi di Bartimeo! Un grazie ai Ministri per la comunione della condivisione della Parola.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    GRIDARE AL SIGNORE

    Bartimeo era cieco e stava seduto lungo la strada, appena sentì che passava Gesù cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».

    Molti cercavano di farlo tacere ma egli gridava più forte. Gesù lo chiamò, lo fece alzare ed egli subito si alzò, buttò via il mantello e si avvicinò a Gesù. Quest'uomo ci aiuta a comprendere cos'è la fede: avere fede significa gridare al Signore di aprirci gli occhi sulla nostra condizione di peccato, buttar via il mantello che è il peso di noi stessi, delle nostre convinzioni, del nostro fare affidamento sui propri pensieri, sulle proprie forze per affidarci completamente a lui che è l'unico Signore della nostra vita.

    Avere fede è un atto di umiltà, è ammettere che noi senza la sua grazia, non siamo in grado di vedere le meraviglie che compie nella nostra vita.

    Gesù in questo brano del Vangelo, ridà la vista al cieco e dice: «Va', la tua fede ti ha salvato». Anche noi saremo salvati dal Signore ogni qualvolta compiamo un atto di fede verso di lui che non aspetta altro che come figli ci fidiamo di lui per guarire la nostra anima.

    I Ministri per la Comunione

    commemorazione defunti



    2 NOVEMBRE:


    UNA PREGHIERA

    PER I NOSTRI FRATELLI DEFUNTI







    A TE LI ABBIAMO AFFIDATI, IN TE UN GIORNO LI RITROVEREMO

    Dio dei vivi e dei morti, Signore,

    tu chiami tutti a partecipare alla tua gioia,

    nella dimora della luce e della pace.

    Oggi i nostri occhi lucidi

    brillano di una tristezza colma di nostalgia:

    nostalgia di tante persone

    che ci hanno amato e che abbiamo amato

    – volti che ora non sono più tra noi –,

    nostalgia di volti cari, nostalgia di abbracci cordiali,

    nostalgia di parole tenere e sagge e consolanti,

    e di silenzi abitati da una dolce presenza.

    Oggi i nostri cuori

    ti dicono tutta la gratitudine che proviamo

    per il dono che ci hai concesso della loro esistenza,

    perché sono stati compagni di viaggio premurosi,

    attenti e discreti,

    e ci hanno trasmesso con generosità fiducia e speranza.

    È a loro che dobbiamo una parte non piccola

    di quello che siamo diventati.

    Oggi le nostre mani si levano verso di te, Padre misericordioso,

    e con la comunità cristiana ti rivolgiamo una preghiera accorata:

    dona ad ognuno di loro di essere trasfigurato dalla tua bellezza

    e di poter approdare all'oceano sconfinato della tua bontà.

    Nonostante il passare dei giorni e la brutalità del tempo che ci separa,

    noi restiamo tenacemente attaccati a tutte queste persone care.

    Per questo continuiamo a moltiplicare i segni

    di una comunione ininterrotta

    nella bellezza fragile di un fiore, nella fiamma tremula di un cero,

    nella lacrima che cade, furtiva, dai nostri occhi.

    Signore, Dio dei vivi e dei morti, donaci oggi di essere rinnovati

    dalla luce e dalla forza della tua Parola,

    dal sostegno costante della tua grazia

    e dalla realtà misteriosa e consolante della comunione dei santi.

    Guida i nostri passi sul sentiero della vita vera,

    che non conosce tramonto.

    Apri i nostri occhi sulle realtà che, fondate in te,

    non vengono mai meno.

    Rendi le nostre mani e le nostre braccia pronte a costruire fin d'ora

    un frammento di quel mondo nuovo che Gesù, il tuo Figlio,

    ha inaugurato con la sua morte in croce e la sua risurrezione

    e che il tuo Spirito prepara nel tessuto di questa nostra storia.

    (Da Servizio della Parola, 441/442)

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    PER SERVIRE

    Dal Vangelo secondo Marco (10, 35– 45)

    per servireIn quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

    Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

    Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».


     

    La scena del Vangelo è una di quelle che troppo spesso avviene nelle nostre famiglie, in politica e, non solo, ma anche in chiesa! Certo fa poco onore ai discepoli alla scuola di Gesù ambire ai primi posti, suscitando gelosie e rancori. Il desiderio di essere primi è innato nel cuore dell'uomo, anzi siamo "educati" ad esserlo ad ogni costo e spesso senza nessun rispetto dell'altro.

    Servire, servo, sono termini in disuso nel linguaggio e nella vita. Quello che aggrava la cosa è credere che stare con Gesù si ha diritto alla pretesa del posto!

    Ora è proprio Gesù che di fronte ai discepoli così desiderosi di primeggiare, li invita a non seguire "i capi che dominano", ma a guardare "il Figlio dell'uomo venuto per servire e dare la vita per molti".

    Un grazie grande e di cuore ai ministri per la Comunione per il servizio alla Parola che ci offrono in queste domeniche.

    P. Raffaele Angelo Tosto


    CHIAMATI A SERVIRE

    Il fascino dei primi posti è nascosto nell'intimo di ognuno di noi per cui neppure Giacomo e Giovanni ne sono stati esenti. Gesù comincia a ridimensionare il loro desiderio di primeggiare: "Potete bere il calice che io bevo?. Ed essi: Lo possiamo". Ma non avevano idea di quello che dicevano con il loro sì: volevano potere e successo, volevano essere vicini a Gesù perché pensavano che Egli avrebbe costituito un nuovo ordine politico. La proposta di Gesù invece non era quella di seguirlo sulla strada di una carriera brillante, ma sulla strada della croce e della donazione. Sarà nel camminare insieme al Maestro, che pian piano scopriranno il senso del bere quel calice: lo sentiranno parlare di perdere la propria vita per Lui, di farsi sevi e non padroni, di cercare l'ultimo posto anziché il primo. "Chi vuol essere il primo tra voi, sarà il servo di tutti": sono parole che devono fare breccia nel nostro cuore e farci capire che Gesù rovescia la nostra idea di grandezza. Siamo chiamati a servire, ma non possiamo servire i nostri fratelli se non li amiamo, se non riconosciamo in essi la stessa nostra dignità di figli di Dio, di essere un dono suo, solo allora sapremo farci dono per gli altri. L'amore che, Dio riversa nei nostri cuori deve essere restituito a Lui attraverso l'amore e il servizio ai fratelli. Quando serviamo il fratello amiamo Dio "con tutte le forze" come ci dice il comandamento dell'amore: Tu sei grande se il tuo cuore sa amare senza misura: Cosa c'è per l'anima di più bello e gioioso si un gesto di solidarietà, di una carezza, di un sorriso, di una parola giusta donata a chi è solo, a chi soffre, a chi ha fame? Dobbiamo piegarci sul fratello come Gesù, in quel lontano giovedì, si piegò sui piedi dei Dodici, dobbiamo incarnare "la chiesa del grembiule" tanto desiderata da Don Tonino Bello. Quando sappiamo tradurre il nostro amore in servizio ai fratelli allora veramente amiamo Dio.

    I Ministri per la Comunione



    INDULGENZA PLENARIA NELL'ANNO DELLA FEDE


    logo anno fedeNel giorno del cinquantesimo anniversario dalla solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II - si legge nel Decreto - il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito l'inizio di un Anno particolarmente dedicato alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione, con la lettura, o meglio, la pia meditazione degli Atti del Concilio e degli Articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica".

    "Poiché si tratta anzitutto di sviluppare in sommo grado – per quanto è possibile su questa terra – la santità di vita e di ottenere, quindi, nel grado più alto la purezza dell'anima, sarà molto utile il grande dono delle Indulgenze, che la Chiesa, in virtù del potere conferitole da Cristo, offre a tutti coloro che con le dovute disposizioni adempiono le speciali prescrizioni per conseguirle".

    "Durante tutto l'arco dell'Anno della fede, indetto dall'11 Ottobre 2012 fino all'intero 24 Novembre 2013, potranno acquisire l'Indulgenza plenaria della pena temporale per i propri peccati impartita per la misericordia di Dio, applicabile in suffragio alle anime dei fedeli defunti, tutti i singoli fedeli veramente pentiti, debitamente confessati, comunicati sacramentalmente, e che preghino secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

    1. Ogniqualvolta parteciperanno ad almeno tre lezioni sugli Atti del Concilio Vaticano II e sugli Articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica, in qualsiasi chiesa o luogo idoneo;
    2. Ogniqualvolta visiteranno in forma di pellegrinaggio una Basilica Papale, una catacomba cristiana, una Chiesa Cattedrale, un luogo sacro designato dall'Ordinario del luogo per l'Anno della fede e lì parteciperanno a qualche sacra funzione o almeno si soffermeranno per un congruo tempo di raccoglimento con pie meditazioni, concludendo con la recita del Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima, le invocazioni alla Beata Vergine Maria e, secondo il caso, ai Santi Apostoli o Patroni;
    3. Ogniqualvolta, nei giorni determinati dall'Ordinario del luogo per l'Anno della fede in qualunque luogo sacro parteciperanno ad una solenne celebrazione eucaristica o alla liturgia delle ore, aggiungendo la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima;
    4. un giorno liberamente scelto, durante l'Anno della fede, per la pia visita del battistero o altro luogo, nel quale ricevettero il sacramento del Battesimo, se rinnoveranno le promesse battesimali.

    Il Decreto si conclude ricordando che tutti i fedeli che "per malattia o gravi motivi" non possono uscire di casa, potranno ottenere l'indulgenza plenaria "se, uniti con lo spirito e con il pensiero ai fedeli presenti, particolarmente nei momenti in cui le Parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi Diocesani verranno trasmesse per televisione e radio, reciteranno nella propria casa o là dove l'impedimento li trattiene il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima, e altre preghiere conformi alle finalità dell'Anno della fede, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita.

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    FISSO' LO SGUARDO SU DI LUI

    Dal Vangelo secondo Marco (10, 17-27)

    sguardo su luiIn quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».

    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

    Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».


     

    L' 11 ottobre 1962 segnò l'inizio del Concilio Vaticano II con Papa Giovanni XXIII e la sera, dalla finestra del suo studio, rivolgeva alla folla in piazza San Pietro, "la sua carezza da portare ai bambini a casa e il saluto della luna che partecipava alla gioia di tutti". Per ricordare un evento così grande, il 9 ottobre, festa di San Giovanni Leonardi, le Comunità parrocchiali, riunite nella chiesa del Rosario, pellegrine hanno varcato la Porta Santa della Chiesa Matrice per il primo passo dell'Anno della Fede. In un pomeriggio, minaccioso di pioggia, all'uscita di chiesa, è apparso nel cielo un meraviglioso arcobaleno! Con la bellezza di questo segno proseguiamo il cammino accompagnati dalla luce del Vangelo di Marco che ci presenta Gesù, che "mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e gettandosi in ginocchio davanti a lui gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Un gesto che esprime un desiderio, un entusiasmo per qualcosa fuori dall'ordinario, una domanda "grande" che supera di molto, le piccole richieste scontate che assillano i pensieri quotidiani del cuore umano. La risposta di Gesù: "osserva i comandamenti..., e, il giovane: li osservo dalla nascita". E Gesù "fissò lo sguardo su di lui e lo amò", non basta la parola, gli mostra uno sguardo da innamorato, alzando la prospettiva, indicando la via alta della vita: "Vendi quello che hai... vieni e seguimi!". Il giovane non si aspettava una proposta di questo genere e rimane sconcertato, deluso, anzi "se ne andò rattristato, possedeva molti beni".

    Quel giovane sono io, sei tu, che forse ci sembra di osservare i comandamenti, la messa domenicale, le devozioni, più per un'abitudine che per scelta libera, coerente, ci sentiamo insoddisfatti, cerchiamo qualcosa di più grande, nello stesso tempo non siamo disposti ad abbandonare le ricchezze materiali, ma soprattutto "la ricchezza " del nostro io, delle passioni: la più micidiale, escludere il Signore dalla propria vita, e tutte le altre. Certo una vita nuova, orientata secondo il Vangelo risulta non solo difficile, ma impossibile, è il primo commento di Gesù alla fuga del giovane. Gli stessi discepoli restano sconcertati da quello che percepiscono, si sentono anche loro messi in crisi e forse vorrebbero imitare il giovane. E Gesù commenta con una frase proverbiale: "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio!". Il detto è così originale che tutti possono capire il senso più profondo, allegorico, ma anche preso nel senso letterale, Gesù ci vuole far comprendere che un "cammello", sia che si riferisca al cavallo del deserto con le due gobbe , o a una grossa corda, hanno una chance in più di passare per una cruna di un ago che un "ricco" abbandoni le ricchezze e tutto ciò che lo rende sicuro su questa terra. Il Vangelo, ora ascoltato, mette in crisi ciascuno di noi, per non cedere allo sconforto, alla tristezza, come il giovane, ci viene incontro colui che fissa lo sguardo su di me e rende possibile la sequela con Gesù così impegnativa, ma ricca di vita fin dal presente.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    gruppi catechismo

  • sinodo diocesanoVenerdì 19 ottobre

    ore 19.30

    Cattedrale di Trani

    Solenne celebrazione eucaristica

    presieduta dall'Arcivescovo

    Mons. Giovan Battista Pichierri

    per l'indizione del Sinodo

    nei Primi Vespri dell'anniversario

    della Dedicazione della Cattedrale

  • logo strada facendo anno di fede



    RALLÈGRATI, PIENA DI GRAZIA

    Dal Vangelo secondo Luca (1,26– 38)

    piena di graziaIn quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, da una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:

    «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

    A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.  L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

    Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.


     

    "Ave, (Rallegrati, nella nuova versione) Maria, piena di grazia, il Signore è con te...". Così l'angelo Gabriele si rivolge a Maria nella sua casa a Nazareth. È "la prima" Ave Maria e da quel giorno "tutte le generazioni mi chiameranno beata". Il 7 ottobre per tutta la chiesa si celebra la memoria della Beata Vergine Maria del Santo Rosario. Per la nostra Comunità parrocchiale è un motivo di gioia ancora più grande, perché nel suo nome è stata costruita la chiesa che ci accoglie nel cammino della vita cristiana, dal Battesimo fino ad accompagnarci all'ingresso della vita eterna. Il nostro grazie, sempre piccolo, alla venerata memoria di Mons. Raffaele Lopez per aver realizzato questo tempio così originale e così bello. E noi siamo contenti di ritrovarci la domenica, in questo tempio, dove il Signore ci dona Parola e Pane di vita e Maria, come nel primo Cenacolo, ci raduna come discepoli, nella familiare immagine del Rosario.

    Con ottobre si apre l'Anno della fede che, Benedetto XVI ha indetto per tutta la Chiesa, per ricordare il 50° anniversario del grande evento del Concilio Vaticano II. Inoltre la Chiesa diocesana, con il suo Pastore Mons. Giovan Battista Pichierri, si è messa in cammino sinodale per una Chiesa, mistero di comunione e di missione. Due eventi di grande importanza che, nei desideri, nelle indicazioni concrete vogliono accompagnare noi credenti e ogni uomo alla riscoperta della Fede, della vita buona del Vangelo. L'Anno della fede per tutta la città di San Ferdinando muove i primi passi il 9 ottobre, festa di San Giovanni Leonardi. Le tre Comunità parrocchiali si incontrano nella Chiesa del Rosario e pellegrini si recheranno alla Chiesa Matrice. I santi e San Giovanni Leonardi sono gli apripista di questo cammino. In umiltà e verità dobbiamo riconoscere di aver messo da parte Dio, la preghiera, il Vangelo, i Comandamenti... Allora, una piccola proposta: in ottobre, torniamo al caro e vecchio rosario in famiglia, non per nostalgia di antichità, ma, con il ritmo semplice e melodioso dell'Ave Maria ritrovando il gusto della preghiera, liberandoci da facili persuasori di programmi televisivi, stanchi, ripetitivi e spesso vuoti di senso. Il "vecchio e glorioso " rosario, il vangelo dei poveri, dei semplici ha la grazia di farci riscoprire la presenza di Dio in noi e nella famiglia. Non richiede titoli di studio, è per tutti, è per la tua famiglia, è per te. Maria, per noi, la Madonna del Rosario, ha iniziato così con i primi discepoli ed anche oggi, vuol continuare ad essere colei che ha creduto alla Parola ed ora si fa Madre che accompagna alla Fede noi, suoi figli. Forse riusciremo a fare poche o tante cose in questo anno pastorale, ma, la più importante e indispensabile è tornare a pregare. Iniziamo con il Rosario in famiglia, nella tua famiglia. Il Rosario diventerà quella "catena dolce che, ci rannoda a Dio...". Chiedo troppo, se, nel silenzio, nel nascondimento, confidate a me o agli altri Padri, chi accoglie tale proposta? Da parte mia vi assicuro ogni giorno l'Ave Maria di benedizione per tutta la vostra famiglia.

    P. Raffaele Angelo Tosto



    LA FAMIGLIA CHE PREGA UNITA, RESTA UNITA.

    famiglia pregaIl Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio.

    Molti problemi delle famiglie contemporanee, specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l'immagine del Redentore, l'immagine della sua Madre Santissima. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po' il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con Lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da Lui la speranza e la forza per il cammino.

    A questa preghiera è anche bello e fruttuoso affidare l'itinerario di crescita dei figli. Diventa oggi sempre più arduo per i genitori seguire i figli nelle varie tappe della vita. Nella società della tecnologia avanzata, dei mass media e della globalizzazione, tutto è diventato così rapido e la distanza culturale tra le generazioni si fa sempre più grande. I più diversi messaggi e le esperienze più imprevedibili si fanno presto spazio nella vita dei ragazzi e degli adolescenti, e per i genitori diventa talvolta angoscioso far fronte ai rischi che essi corrono. Si trovano non di rado a sperimentare delusioni cocenti, constatando i fallimenti dei propri figli di fronte alla seduzione della droga, alle attrattive di un edonismo sfrenato, alle tentazioni della violenza, alle più varie espressioni del non senso e della disperazione.

    Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornaliero di «sosta orante» della famiglia, non è, certo, la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare.

    Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana.

    Che questo mio appello non cada inascoltato!

    « O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora dell'agonia. A te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.

    Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo ».

    GIOVANNI PAOLO PP. II

    Lettera apostolica Rosarium Vinrginis Mariae

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